Varicella: cause, sintomi, terapie Che cos’è Nell’immaginario collettivo la varicella è considerata, a torto, una malattia benigna che costituisce quasi una tappa obbligata nell’ambito delle “esperienze infettive” del bambino, nell’errata convinzione che essa contribuisca perfino a rafforzarne le capacità difensive. La varicella è invece un’infezione virale che può dare complicazioni anche molto serie. È una malattia esantematica, in quanto da luogo a un’eruzione cutanea che, nel caso specifico, è caratterizzata da vescicole pruriginose destinate a evolvere in coste. Cause L’agente infettivo è un virus erpetico, denominato VZV (virus della varicella-zoster) il cui unico bersaglio è l’organismo umano. È dotato di facile trasmissibilità interpersonale per contatto diretto o per via respiratoria. Una volta penetrato attraverso le mucose nasali e trascorso il periodo di incubazione (circa 2 settimane), questo patogeno raggiunge il sangue e si replica rapidamente, dando luogo alla classica eruzione cutanea. Sintomi più comuni I sintomi generali (malessere, mal di testa, sensazione di stanchezza, febbre, calo dell’appetito e talvolta dolori addominali) possono precedere di un paio di giorni l’eruzione cutanea e persistere nella fase acuta della malattia. Le vescicole della varicella sono circondate da un bordo arrossato che dal cuoio capelluto e dal volto si diffondono, in tempi successivi, al tronco e agli arti, interessando anche le mucose (in particolare labbra, cavità orale e area genitale). Il loro contenuto, ricco di particelle virali infettanti, è inizialmente limpido ma tende nei giorni successivi ad acquisire un aspetto torbido per poi essere riassorbito o, in caso di rottura della vescicola, riversato all’esterno. Quando le lesioni sono crostificate l’individuo non è più contagioso. Complicazioni La complicanza più frequente è la sovrainfezione batterica della cute, che può costituire il punto di partenza di forme di infezione generalizzata. La polmonite da varicella è una complicanza severa. È rara nei bambini, ma più frequente negli adolescenti/adulti all’aumentare dell’età, così come nei soggetti immunocompromessi e nelle donne in gravidanza. L’interessamento secondario del sistema nervoso centrale può portare a compromissione temporanea della funzione del cervelletto, meningite asettica o encefalite. La prima, che è la complicanze neurologica più frequente (un bambino su 4.000), è caratterizzata da disturbi dell’andatura e del coordinamento dei movimenti, che possono persistere alcuni mesi malgrado il decorso benigno. L’encefalite (infiammazione del tessuto cerebrale) è più diffusa nell’età adulta e spesso fatale. La sindrome di Reye, che si configura in un serio coinvolgimento epatico associato a encefalopatia, ha un elevato tasso di letalità e, come dimostrato da diversi studi, è più probabile nei bambini trattati con aspirina o salicilati, il cui impiego è pertanto sconsigliato in caso di varicella. Altre complicanze della varicella sono la riduzione del numero di piastrine (porpora trombocitopenica idiopatica), che può manifestarsi diverse settimane dopo la malattia e in una minoranza di casi può portare a emorragie talora gravi e letali, epatite, otite media, cheratite, pancreatite, orchite, nefrite, miocardite e pericardite. Cure La cura nei casi non complicati è sintomatica e si avvale di antipiretici e antistaminici, per il controllo del prurito (in tal senso possono essere utili anche preparati ad uso topico). Nei casi più severi vengono utilizzati, non sempre correttamente, degli antivirali, quali acyclovir, famacyclovir e valacyclovir che bloccano la replicazione virale. La vaccinazione a tutti i bambini dopo il primo anno di vita costituirebbe la strategia preventiva più efficace per ridurre l’incidenza della malattia e la mortalità ad essa legata. In Italia la vaccinazione contro la varicella è stata inserita nel piano nazionale e rientra tra le vaccinazioni raccomandate. Quando consultare il medico Il medico deve essere consultato sempre alla comparsa dell’eruzione: la varicella è una malattia soggetta a denuncia obbligatoria e potenzialmente pericolosa (per esempio per le donne in gravidanza non immuni) oltre che molto contagiosa, per cui è importante una valutazione degli eventuali rischi a livello familiare. Inoltre una cura specifica tempestiva può arrestare il decorso.