Libertà e cervello: possiamo veramente scegliere? Sarah Songhorian Centro Studi di Etica Pubblica Facoltà di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano! [email protected] www.unisr.it/cesep! Indice 1. Introduzione 2. Oggetto 3. La libertà del volere 4. Vere scelte: le decisioni morali 5. Naturalismo e normatività 6. L’analogia linguistica 1. Introduzione 1.1 La rivoluzione neuroscientifica Rilevanza scientifica e culturale • La rivoluzione neuroscientifica sta modificando la medicina, la psicologia, la psichiatria, la bioingegneria, la biologia, l’economia, il diritto, l’etica e la filosofia della mente più profondamente di quanto stia facendo la rivoluzione genetica • Lo studio e il trattamento delle funzioni cerebrali superiori sono direttamente connessi a ciò che più ci sta a cuore: l’identità, la libertà, la conoscenza, il comportamento! 1.2 Che cos’è la neuroetica? Due accezioni The ethics of neuroscience can be roughly subdivided into two groups of issues: (1) the ethical issues and considerations that should be raised in the course of designing and executing neuroscientific studies and (2) the ethical and social impact that the results of those studies might have, or ought to have, on existing social, ethical, and legal structures. Let me call, for convenience, the first the “ethics of practice,” and the second the “ethical implications of neuroscience” (Roskies 2002, p. 21). • Etica delle neuroscienze • Neuroscienze dell’etica (Roskies 2002, Levy 2007, Mordacci 2010) 1.2 Che cos’è la neuroetica? Due accezioni ! “For the most part, the ethics of practice is where traditional bioethics, as applied to neuroscience, resides. [informed consent; incidental findings] The second subdivision of the ethics of neuroscience, the “ethical implications of neuroscience” is the area of neuroethics that is truly novel, and perhaps the most ripe for advancement. Its aim is to investigate the implications of our mechanistic understanding of brain function for society, and it will require integrating neuroscientific knowledge with ethical and social thought” (Roskies 2002, p. 21). 1.3 Etica delle neuroscienze Aree tematiche • “Lettura” e controllo della mente • Trattamenti neurochirurgici (Deep Brain Stimulation) • Controllo di sé e dipendenza da stimoli neurali • Potenziamento delle capacità cognitive, della condizione psichica, delle prestazioni fisiche, della longevità (Enhancement) • Modificazioni della memoria (potenziamento, selezione e riduzione) • Modificazione dei tratti di personalità (tema dell’autenticità) • Inizio e fine vita! 1.4 Neuroscienze dell’etica Problemi filosofici The second subdivision of the ethics of neuroscience, the “ethical implications of neuroscience” is the area of neuroethics that is truly novel, and perhaps the most ripe for advancement. Its aim is to investigate the implications of our mechanistic understanding of brain function for society, and it will require integrating neuroscientific knowledge with ethical and social thought” (Roskies 2002, p. 21). • Identità personale: mind-body problem (monismo fisicalista o spiritualista, dualismo sostanziale, dualismo delle proprietà, funzionalismo, pluralismo epistemologico) • I confini della mente sono fuori dal cervello (la mente estesa; le Brain-Machine Interfaces, la robotica) • Libertà, volontarietà, responsabilità • Il pregiudizio contro la manipolazione diretta del cervello • Potenziamento, depotenziamento e natura umana • Equità e competizione! 2. Oggetto • Percezione Morale. • Giudizio morale. • Come giudichiamo che cos’è giusto e sbagliato, buono e cattivo? • Come evolve la nostra capacità di giudicare moralmente? • Azione morale. Presupposto: - La libertà (Moll et al. 2002) 3. La libertà del volere • L’alternativa fra libertà e determinismo va chiarita con una netta distinzione fra tesi ontologiche (la libertà fa parte di ciò che esiste?), tesi epistemiche (possiamo sapere se siamo liberi?) e tesi pratiche (gli agenti razionali agiscono liberamente?). • Il tema della responsabilità può essere separato da quello della libertà perché si può immaginare di riconoscere la responsabilità in termini di causalità (anche non volontaria) rispetto a un evento. Per alcuni questa nozione è sufficiente a sostenere i sistemi della moralità e del diritto (P.F. Strawson, 1962). • Sul piano della regolazione pratica della vita sociale, l’assunto della libertà dell’agire vale per lo più come fondazione delle pratiche di biasimo e lode, permesso e divieto, legittimazione e condanna. A prescindere da come sia risolto il problema filosofico circa la libertà. 3. La libertà del volere • Di solito si distingue fra compatibilismo e incompatibilismo (De Caro 2004; De Caro, Lavazza, Sartori 2010): • L’incompatibilismo sostiene che libertà e determinismo non possono essere sostenuti insieme. L’incompatibilismo può essere libertario (la libertà esiste, il determinismo è sbagliato) o determinista “hard” (il determinismo è vero, la libertà non esiste). • Il compatibilismo sostiene che alcuni significati di libertà e determinismo possono essere sostenuti insieme. Per esempio, sostenendo che epistemologicamente il determinismo è “più forte” ma che sul piano dell’azione il libertarismo è “più adeguato”. Così: le scienze naturali sono “deterministiche” e le scienze umane (psicologiche e sociali) e quelle morali (morale, politica, diritto, economia) “libertarie”. • Si sostiene che le neuroscienze stiano minando alla radice questa divisione dei ruoli, ma gli esperimenti non sono conclusivi. ! 3.1.1 Libet: l’esperimento • Libet et al. 1985. “Nella versione più nota di questi esperimenti, Libet chiedeva ai soggetti di rilassarsi e poi di compiere un semplice movimento, come la flessione della falange di un dito, non appena avessero sentito l’impulso a farlo: un movimento, questo, che i soggetti dovevano eseguire spontaneamente […]. Ai soggetti veniva anche richiesto di guardare un grande orologio e di indicare il momento esatto in cui avvertivano l’impulso a flettere il dito; nel frattempo, con l’elettroencefalogramma si misurava l’attività elettrica del loro cervello. […] Libet osservò che i soggetti sperimentali avvertivano l’impulso a flettere il dito circa 200 millisecondi prima del compimento effettivo dell’azione. Il dato più interessante che Libet notò, tuttavia, fu che 550 millisecondi prima del compimento di quell’azione – e dunque 250 millisecondi prima che divenissero consapevoli dell’impulso a flettere il dito –, nel cervello dei soggetti si verificava un rilevante incremento dell’attività elettrica” (De Caro 2010, p. 71). Libertà di veto 3.1.2 Libet: le obiezioni (De Caro 2010) • Coscienza, non libertà. • Non è una vera scelta (argomento dell’indifferenza e dell’abitudine). • “Urge”/impulso. • Azione comunicata dallo sperimentatore, la scelta – se di scelta si vuol parlare – riguarda quando compierla. • Orologio (durata decisione). 3.2.1 Soon et al. 2008: l’esperimento Unconscious determinants of free decisions in the human brain (I determinanti inconsci delle decisioni libere nel cervello umano) “L’esperimento […] richiede ai soggetti sperimentali di rilassarsi mentre tengono due dita poggiate su due pulsanti e fissano il centro di uno schermo sul quale scorre una serie di lettere dell’alfabeto. Viene poi richiesto loro di scegliere liberamente, quando avvertono un impulso in tal senso, di premere il pulsante destro o quello sinistro, verificando quale lettera appare in quel momento sullo schermo […]” (De Caro 2010, pp. 75-76). • Previsione sino a 10 secondi prima di consapevolezza. • fMRI. 3.2.2 Soon et al. 2008: le obiezioni • Coscienza, non libertà. • Non è una vera scelta (argomento dell’indifferenza e dell’abitudine). è Scelta implica preferenza, valutazione di opzioni. • “Urge”/impulso. • Schermo (durata decisione). • 60%. 4. Vere scelte: le decisioni morali • Greene, J. et al. (2001) ‘An fMRI investigation of emotional engagement in moral judgment’, Science 14 september: 2105-2108 • Koenigs, M. et al. (2007) ‘Damage to the prefrontal cortex increases utilitarian moral judgements’, Nature 21 march • Hauser, M. et al. (2007) ‘A dissociation between moral judgments and justifications’, Mind & Language 22, 1: 1-21 • Ethics & Politics, gennaio 2010 (contributi di Levy, Mordacci, YokumRossi, Magni, Polonioli). 4.1 Giudizi morali. I dilemmi Greene et al. 2001 4.2 Altri dilemmi “Enemy soldiers have taken over your village. They have orders to kill all remaining civilians. You and your large family have sought refuge in a cellar. You hear soldiers outside who have come to search the house. Your baby begins to cry loudly. His crying will summon the attention of the soldiers who will kill you, your baby, and the rest of your family hiding in the cellar. To save the rest of your family, you must smother your baby. Is it appropriate to smother your baby?” (Greene). Variabili: - Personale/impersonale. - Il soggetto rischia la vita? - Duplice effetto. - Intenzionale/accidentale. 4.3 Che teoria morale è preferibile? • Greene et al. 2004: utilitarismo vs. deontologia. • I dati possono limitare il raggio delle teorie morali possibili a quelle che possono essere realizzate dagli individui che siamo con le nostre capacità naturali e i loro limiti. 4.3 Che teoria morale è preferibile? I dati sui dilemmi morali certamente depongono a favore di un processo duale per quanto riguarda la nostra capacità di giudicare moralmente. Per questo motivo una teoria morale che ritenga che il giudizio morale è e non può che essere solamente razionale (o emotivo) non è possibile. Non è compatibile con la conoscenza che abbiamo acquisito del nostro funzionamento. 4.4 Dati sperimentali e riflessione filosofica Si possono dedurre conseguenze normative a partire da questo tipo di esperimenti? I dati che le neuroscienze possono offrire limitano l’ambito di possibilità di realizzazione pratica delle teorie morali, ma non ne dimostrano la bontà o la superiorità di una sull’altra. Allo stesso modo, la speculazione filosofica può fornire degli strumenti concettuali all’analisi empirica, ma non può pretendere di non considerarne i risultati e non modificare le proprie posizioni là dove cadano tra le opzioni “impossibili”. 4.4 Dati sperimentali e riflessione filosofica “Moral philosophers cannot continue to ignore developments in psychology, brain science, and biology. Of course, philosophers need to be careful when they draw lessons from empirical research. As Moore and his followers argued, we should not jump straight from descriptive premises in psychology or biology to positive moral conclusions or normative conclusions in moral epistemology. That would be a fallacy. Nonetheless, psychology can still affect moral philosophy in indirect ways” (SinnottArmstrong 2006, p. 339). 4.5 Interpretazioni metaetiche (Joyce 2008) • Interpretazione intuizionista • Interpretazione emotivista • Interpretazione sentimentalista • Interpretazione costruttivista! 5. Naturalismo e normatività “Each form of naturalism has implications for normativity. Metaphysical naturalism entails that moral norms, if they exist, do not require postulating anything that goes beyond what the natural sciences allow. Explanatory naturalism entails that we can ultimately describe how any moral norm is realized by natural entities. Methodological naturalism entails that we should investigate norms using all available empirical resources tools. Transformation naturalism entails that we must investigate norms from within our current belief systems, and, as a result, the norms we currently accept will influence our intuitions about what norms we ought to uphold. If we choose to change our norms, we cannot do so by adopting a transcendental stance that brackets off the norms we currently accept” (Prinz 2007, p. 3). “If the world includes facts about what ought to be, those facts must be explicable in terms of how things are. Every ought must supervene on an is” (Prinz 2007, p. 4). 5. Naturalismo La morale e le scienze empiriche “Moral philosophers cannot continue to ignore developments in psychology, brain science, and biology. Of course, philosophers need to be careful when they draw lessons from empirical research. As Moore and his followers argued, we should not jump straight from descriptive premises in psychology or biology to positive moral conclusions or normative conclusions in moral epistemology. That would be a fallacy. Nonetheless, psychology can still affect moral philosophy in indirect ways” (SinnottArmstrong 2006, p. 339). 6. L’analogia linguistica Una grammatica morale universale? • Hauser, M. (2006) Moral Minds. How Nature Designed our Universal Sense of Right and Wrong, Ecco/Harper Collins, New York; tr. it. di A. Pedeferri, Menti morali. Le origini naturali del bene e del male, Il Saggiatore, Milano 2007 • Mikhail, J. (2007) ‘Universal moral grammar: theory, evidence, and the future’, Trends in Cognitive Sciences, 11/4: 143-152! 6. L’analogia linguistica Come nella linguistica si possono rintracciare delle strutture comuni a ogni grammatica possibile, che però non sono regole esplicite di nessuna grammatica di lingue naturali (Moro 2006), così nel pensiero morale si possono ipotizzare strutture invarianti di ogni morale possibile, che però non sono regole di nessuna morale storicamente determinata (Hauser, 2006, Mikhail 2007). Principi e parametri. 6.1 Alla ricerca delle morali perdute Perciò, una ricerca su queste strutture permette di mettere a fuoco, come nella linguistica, le regole di formazione genetica di qualsiasi morale possibile. Ma alcune morali sono impossibili. Esse sono “disumane”, cioè non corrispondono ai criteri generativi di una morale umana. Grazie dell’attenzione [email protected]