Dismenorrea Descrizione LA DISMENORREA - Il termine dismenorrea identifica un disturbo cronico ricorrente caratterizzato da una forte componente dolorosa che accompagna le mestruazioni, soprattutto nelle giovani donne. Viene abitualmente classificata come dismenorrea primaria (fisiologica o funzionale) quando non vi sono alterazioni dimostrabili a carico dell’apparato riproduttivo e come dismenorrea secondaria quando vi è una patologia pelvica o un'altra causa identificabile (es. endometriosi, fibromi, fibromi cisti ovariche, IUD). La dismenorrea primaria inizia, generalmente, durante l’adolescenza poco dopo il menarca (6-12 (6 mesi), quando si sono stabiliti i cicli ovulatori (i primi cicli mestruali sono, infatti, anovulatori) e tende a migliorare nella terza decade della vita riproduttiva della donna e dopo il parto. La dismenorrea secondaria per sua natura è più frequente tra i 40 e i 50 anni. APPROFONDIMENTO LA SINDROME PREMESTRUALE La dismenorrea non va confusa con la sindrome premestruale, con cui condivide alcuni sintomi. La sindrome premestruale è un disturbo ciclico, che si manifesta tipicamente tra i 25 e i 35 anni, caratterizzato dalla comparsa durante la seconda metà del ciclo (fase luteale) di segni e sintomi fisici (es. mal di testa, dolore e tensione alla mammella, ritenzione idrica, dolori muscolari ed articolari), psichici (es. sbalzi d’umore, mancanza di concentrazione, smemoratezza,ansia) e comportamentali (es. insonnia, cambiamenti delle abitudini alimentari e dell’interesse sessuale) che si attenuano nuano rapidamente con l’inizio delle mestruazioni. APPROFONDIMENTO L’ENDOMETRIOSI L’endometriosi è una patologia benigna, frequente nelle donne in età fertile: solo in Italia ne soffrono 3 milioni di donne, 14 milioni in Europa. E’ caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale, cioè il tessuto che “forma” la superficie interna dell’utero, in sedi atipiche al di fuori della cavità uterina, più comunemente ovaie, tube di Falloppio, vescica, intestino, vagina. Raramente possono essere interessate altre tre sedi, es. pleure, pericardio, cicatrici chirurgiche. Indipendentemente dalla sede in cui sono localizzate, le cellule endometriali sono sensibili alle fluttuazioni ormonali del ciclo mestruale e pertanto proliferano durante la prima fase e, in corrispondenza ndenza delle mestruazioni, danno luogo a sanguinamento. Segni e sintomi Nonostante spesso le donne siano asintomatiche, l’endometriosi può essere associata alla 1 comparsa di dolore pelvico, di intensità variabile a seconda della fase del ciclo mestruale e, a volte, tale da risultare invalidante. Il dolore può comparire anche durante i rapporti sessuali. Spesso sono presenti alterazioni del ciclo e infertilità (30-50% (30 50% delle donne con endotmetriosi). Le lesioni presenti nell’intestino crasso possono provocare dolore durante la defecazione e rettorragia durante le mestruazioni; quelle presenti nella vescica dolore sovrapubico durante la minzione. Gli impianti di tessuto endometriosico presenti su ovaie e annessi possono formare un endometrioma, una massa cistica a la cui rottura o fissurazione può a volte rendersi responsabile dell’insorgenza acuta di dolore addominale. Trattamento La scelta del trattamento dipende dall’estensione della malattia, dai sintomi e dall’eventuale riscontro di sterilità. La terapia, di pertienza specialistica, comprende opzioni farmacologiche (es. gonadoreline, associazione estro progestiniche, antagonisti delle gonadotropine) e chirurgiche. La terapia farmacologica ha l’obiettivo di sopprimere la funzione ovarica per ottenere l’atrofia dei focolai endometriosici. Il dolore, ove presente, può essere controllato mediante l’assunzione di un FANS (es. ibuprofene; naproxene). GLOSSARIO Endometriosi = formazione di tessuto endometriale che si localizza in varie sedi nell’ambito della cavità pelvica. Fibromi = tumori benigni costituiti principalmente da tessuto fibroso o da tessuto connettivo completamente sviluppato. IUD = (Intra Uterine Device) Mezzi meccanici, di forma, consistenza e dimensione variabili, che s’introducono nella cavità uterina per lunghi periodi e che esercitano per la loro stessa presenza un effetto contraccettivo. 2 IL CICLO MESTRUALE Le mestruazioni sono il risultato dello sfaldamento dell’endometrio (l’epitelio che riveste la cavità uterina) e del sanguinamento provocato dalla rottura dei vasi che gli recano nutrimento. Il ciclo mestruale inizia con il primo giorno di mestruazioni e termina immediatamente prima dell’inizio della mestruazione successiva. Per convenzione si assume una durata di 28 giorni anche se, nella maggior parte delle donne, la durata del ciclo varia tra i 21 e i 40 giorni. Il ciclo mestruale è regolato da complesse interazioni tra estrogeni e progesterone, prodotti dalle ovaie, e ormoni luteinizzante (LH) e follicolo-stimolante (FSH), prodotti dall’ipofisi. La mutua variazione dei livelli di questi ormoni induce la maturazione della cellula uovo (oocita) e modificazioni dell’endometrio che lo rendono adatto ad ospitare l’oocita fecondato . Se la fecondazione non avviene, gli stessi ormoni entrano in gioco nel causare lo sfaldamento dell’endometrio e l’emorragia che lo accompagna. In base alle fluttuazioni ormonali e alle modificazioni che inducono a livello di ovaie e utero, il ciclo mestruale si divide in 3 fasi: -follicolare (giorni 1-13): l’aumento dei livelli di LH induce nell’ovaio lo sviluppo di più follicoli, solo uno dei quali matura a oocita sotto l’effetto dell’FSH e produce estrogeni; -ovulatoria (giorni 13-15): si verifica un rapido incremento dei livelli di LH che induce la liberazione dell’oocita maturo ed iniziano ad aumentare i livelli di progesterone; -luteale (giorni 15-28): nella prima parte della fase luteale, si riducono i livelli di LH e FSH, mentre aumentano i livelli di progesterone e di estrogeni che inducono l’ispessimento e l’aumento della vascolarizzazione dell’endometrio. Se l’oocita non è fecondato, in un secondo momento i livelli di progesterone e estrogeni si riducono e l’endometrio si sfalda. 3 Prevalenza e cause PREVALENZA - La dismenorrea può presentarsi in modo molto variabile, con crampi occasionali durante alcuni cicli o con dolori forti che interferiscono con le normali attività quotidiane. Questa variabilità si è riflessa anche nella definizione stessa di dismenorrea e, di conseguenza, sulla valutazione dell’esatta prevalenza. prevalenza. A ciò si deve aggiungere che molte donne non si rivolgono al medico ritenendo “normale” che le mestruazioni siano dolorose. Una revisione sistematica degli studi condotti su adolescenti, generalmente limitati alla sola dismenorrea primaria, comprendente valutazioni sia ambulatoriali che ospedaliere, ha stimato una prevalenza del dolore pelvico cronico del 45%. CAUSE E FATTORI DI RISCHIO - Nella dismenorrea primaria, il dolore deriva dalle contrazioni e dalla ischemia dell’utero mediate dalle prostaglandine. prostaglandine La sintesi delle prostaglandine viene stimolata dal progesterone al termine del ciclo ovulatorio (fase ( luteale)) e dal trauma vasale che origina dallo sfaldamento mestruale. Le donne che soffrono di dismenorrea primaria presentano una elevata concentrazione di prostaglandine, soprattutto PGF2α e PGE2, nel sangue mestruale. Questo eccesso di prostaglandine, sintetizzate soprattutto a livello dell’endometrio, causa una intensa e protratta contrazione della muscolatura dell’utero che comprime i vasi uterini con conseguente ischemia. Le prostaglandine giocano un ruolo importante anche nella dismenorrea secondaria. La gravità della dismenorrea sembra essere legata alla durata del mestruo; uno studio ha documentato una durata media del flusso mestruale di 5 giorni nelle nelle donne senza dismenorrea e di quasi 6 giorni in quelle con dismenorrea grave. Altri fattori che possono incidere sulla entità dei sintomi sono un’età media più precoce per il menarca (13,1 anni nelle donne senza dismenorrea contro 12,6 anni nelle donne dismenorroiche), la condizione di nulliparità, la familiarità e il fumo di sigaretta. Non è, invece, provata una associazione tra gravità della dismenorrea e entità del flusso mestruale o peso corporeo. GLOSSARIO Prevalenza = Numero di soggetti che presentano una determinata patologia in una popolazione ad un determinato momento. Prostaglandine = Le prostaglandine sono sostanze di natura lipidica, con diffusione ubiquitaria nell’organismo, capaci di mediare diversi fenomeni legati ai processi infiammatori, come l’aumentata permeabilità vascolare, l’incremento del flusso sanguigno, l'accumulo di leucociti nella sede dell’infiammazione (chemiotassi leucocitaria) e la comparsa del dolore e della febbre. Le prostaglandine svolgono o anche un ruolo fisiologico nel regolare l’aggregazione piastrinica; proteggere la mucosa gastrica, riducendo la secrezione acida e aumentando la produzione di muco e di bicarbonato; nel mantenere una adeguata perfusione renale e nel regolare il tono dei vasi sanguigni. Esercitano, inoltre, una intensa azione stimolante della contrattilità uterina: quelle endogene intervengono nell’induzione del travaglio del parto spontaneo, quelle esogene vengono somministrate a scopo abortivo. Le prostaglandine endogene vengono sintetizzate a partire da un acido grasso poliinsaturo, normale costituente delle membrane cellulari, l’acido arachidonico, in risposta a svariati stimoli ormonali, fisici o chimici. La sintesi avviene ad opera di un enzima intracellulare, la ciclossigenasi ossigenasi o COX. L’isoforma 1 dell’enzima (COX-1) (COX 1) si trova nella maggior parte dei tessuti. A livello gastrico media la sintesi delle prostaglandine (PGE2 e PGI2) che svolgono un’azione protettiva nei confronti della mucosa gastrica, mentre a livello vasale vasale media la sintesi di trombossano A2 che ha un effetto proaggregante e un’azione vasocostrittrice. L’altra isoforma, la COX-2, 2, si trova in un numero ridotto di tessuti: a livello dei vasi sanguigni media la sintesi della prostaciclina, che ha un’azione vasodilatatrice, vasodilatatrice, inibisce l’aggregazione piastrinica e la proliferazione delle cellule dell’endotelio (lo strato più interno, direttamente a contatto con il sangue); a livello renale, interviene, insieme alla COX-1 COX 1 nella regolazione della perfusione dell’organo. dell’org La COX-2 è 4 coinvolta nella mediazione dell’infiammazione, sintetizzando le prostaglandine proinfiammatorie (es. PGD2 e PGF2α). 5 Sintomi I SINTOMI - Il dolore è il sintomo principale della dismenorrea. Si localizza ai quadranti inferiori dell’addome, risulta usualmente crampiforme o tipo colica, ma può essere un dolore sordo, costante, che talora si irradia all’interno delle cosce e alla regione lombare. lom Nella dismenorrea primaria,, insorge poche ore prima dell’inizio delle mestruazioni o contemporaneamente, tende a raggiungere l’acme dopo 24 ore e, in genere, recede dopo 2 giorni. Sono frequenti altri sintomi, variabili da donna a donna, quali nausea, nausea, vomito, cefalea, diarrea o stitichezza, pollachiuria.. La sintomatologia è, a volte, così debilitante da costringere la paziente ad assentarsi dal lavoro o da scuola. Nella dismenorrea secondaria, il dolore può precedere l’inizio delle mestruazioni e durare fino alla fine delle mestruazioni stesse; è spesso accompagnato da un “senso di pesantezza” nella zona pelvica. Se, dalla descrizione dei sintomi, vi è il sospetto sospetto che si possa trattare di dismenorrea secondaria è indispensabile invitare la donna a consultare un medico. Quando inviare la paziente all'osservazione del medico Inviare la paziente dal medico se il dolore: - aumenta durante le mestruazioni - permane oltre le mestruazioni - peggiora di mese in mese - in presenza di sanguinamenti intermestruali GLOSSARIO Pollachiuria = aumentata frequenza delle minzioni 6 Farmaci IL TRATTAMENTO DELLA DISMENORREA - Nella dismenorrea primaria,, la donna deve essere rassicurata circa la normalità del proprio apparato riproduttivo, sottolineando che si tratta di un disturbo che non ha alcuna influenza negativa sulla fertilità. L’obiettivo del trattamento è quello di ridurre il dolore con farmaci efficaci aci e ben tollerati. Per quanto riguarda la dismenorrea secondaria, secondaria, una volta che ne sia stata identificata la causa, la terapia è volta alla correzione del disordine di base. ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI - Negli studi clinici, i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) ( ) si sono dimostrati significativamente più efficaci del placebo nell’attenuazione del dolore, misurato attraverso una scala analogica visiva (o altre scale di valutazione) o l’interrogazione diretta della paziente sulla sua riduzione o meno. L’eziologia della dismenorrea primaria rende ben comprensibili le ragioni dell’utilità dei FANS, che, inibendo l’enzima ciclossigenasi, bloccano la sintesi delle prostaglandine riducendone la concentrazione a livello endometriale e migliorando tutta la sintomatologia correlata. I principi attivi attiv disponibili sotto forma di farmaci da banco sono numerosi (acido acetilsalicilico, diclofenac, ibuprofene, ketoprofene e naproxene). La The Cochrane Collaboration ha pubblicato, nel 2010 una revisione sistematica degli studi pubblicati sull 'impiego di FANS nel trattamento della dismenorrea primaria, ai fini di valutare i dati disponibili rispetto ad efficacia e sicurezza. La revisione ha incluso 73 studi clinici controllati verso placebo (53 studi), paracetamolo (3 studi) e i diversi FANS tra di loro (17 studi). Complessivamente i dati raccolti riguardano oltre 5.000 donne. Tutti i FANS analizzati, analizzati, tranne l'aspirina (per la quale i dati disponibili erano molto limitati), si sono dimostrati significativamente più efficaci del placebo nel trattamento dei dolori mestruali. Tuttavia, poiché i farmaci inclusi in questi studi erano numerosi e molto mol diversi tra loro, non è stato possibile stabilire quale fosse il più efficace e il meglio tollerato. La revisione ha incluso 73 studi clinici controllati verso placebo (53 53 studi), paracetamolo (3 studi) e i diversi FANS tra di loro (17 studi). Complessivamente i dati raccolti riguardano oltre 5.000 donne. Tutti i FANS analizzati, tranne l'aspirina (per la quale i dati disponibili erano molto limitati), si sono dimostrati significativamente più efficaci del placebo nel trattamento dei dolori mestruali. Tuttavia, poiché i farmaci inclusi in questi studi erano numerosi e molto diversi tra loro, non è stato possibile stabilire quale fosse il più efficace e il meglio tollerato. The Cochrane Collaboration E' una iniziativa internazionale no-profit no profit nata con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative all'efficacia degli interventi sanitari. Produce sintesi rigorose della letteratura biomedica, denominate “revisioni sistematiche”, raccolte all'interno della Cochrane Library. Per saperne di più: http://www.cochrane.it/la-cochrane cochrane-collaboration Revisioni sistematiche Una revisione sistematica è un processo metodico di identificazione, valutazione e, infine, di sintesi riassuntiva dei risultati di tutti gli studi disponibili, sia pubblicati che non, relativi ad un definito argomento (es. FANS nella dismenorrea primaria). primaria). Il metodo di identificazione degli studi deve essere dichiarato e riproducibile (cioè sistematico), e i criteri per l’inclusione dei singoli studi nella revisione deve essere definito in modo esplicito prima di iniziare la ricerca degli studi (es. si includono includono solo gli studi clinici controllati randomizzati). Il vantaggio principale delle revisioni sistematiche è che l’esplicitazione dei metodi utilizzati per identificare e includere gli studi nella revisione aiuta a ridurre gli “sbilanciamenti” nella 7 selezione ezione degli studi che potrebbero influenzare diversamente i risultati della revisione stessa. Studi clinici randomizzati controllati Uno studio clinico randomizzato controllato è un tipo di studio in cui i pazienti vengono assegnati casualmente (cioè random) ad uno di due o più trattamenti. Il processo di randomizzazione è finalizzato ad assicurare che i gruppi di pazienti siano complessivamente simili per tutti i fattori che possono influenzare i risultati dello studio, e quindi differiscano solo per il trattamento ricevuto. Se, al termine dello studio, vi è una differenza di esito tra i gruppi, i ricercatori potranno essere ragionevolmente certi che la differenza è dovuta al trattamento e non ad altri fattori. Lo studio si dice 'controllato con placebo', o', quando il trattamento di confronto è privo di attività (es. compresse fatte in modo da essere uguali a quelle del farmaco attivo). A volte il gruppo placebo è trattato nello stesso modo del gruppo assegnato al trattamento attivo ma riceve 'finte' somministrazioni. sommi GLOSSARIO Scala analogica visiva = è una scala di misurazione del dolore che consiste di una linea retta lunga 10 cm, le cui estremità coincidono, rispettivamente, con l’assenza di dolore e con la percezione di un dolore soggettivamente molto intenso. Al paziente viene chiesto di indicare indicar sulla retta un punto in base all’intensità del dolore percepito. Lo sperimentatore valuterà poi questo dato misurando la distanza del punto indicato dal paziente rispetto allo zero. La posologia generalmente consigliata nella dismenorrea per i 4 principi attivi più utilizzati è riportata in tabella. Va evidenziato che gli studi esaminati nella revisione Cochrane sopra descritta utilizzavano in genere dosi superiori a quelle raccomandate per i prodotti di automedicazione. Farmaco Posologia consigliata consigli dai prodotti commerciali disponibili Posologie utilizzate negli studi clinici ibuprofene 400 mg alla comparsa dei primi sintomi, poi 200 mg ogni 12 ore 400 mg 3-6 6 volte al giorno naproxene sodico 440 mg alla comparsa dei primi sintomi, poi 220 mg ogni 12 ore 275 mg ogni 4-8 8 ore. In alcuni studi la prima dose era di 550 mg ketoprofene 25-50 50 mg ripetuti ogni 8 – 12 ore 25 mg ogni 6 ore con o senza dose di carico di 25-70 70 mg diclofenac 25-50 50 mg ripetuti a distanza di 12-24 12 ore Fino a 200 mg die per os o per via rettale 8 Non è consigliabile iniziare l’assunzione qualche giorno prima dell’arrivo previsto del ciclo perché gli esiti del trattamento non sono migliori e vi è una esposizione inutile a farmaci in una potenziale fase precoce di gravidanza. Limitando il periodo di assunzione a 2-3 giorni al mese si riduce anche il rischio di comparsa di effetti indesiderati, in particolare a carico dell’apparato gastrointestinale. E' importante comunque raccomandare alle donne di assumere i FANS a stomaco pieno. Gli effetti indesiderati più frequentemente riportati nel corso degli studi sono stati nausea, dolore addominale, cefalea e vertigini. L’attività antiaggregante piastrinica dei FANS potrebbe far temere un aumento del sanguinamento mestruale, ma questo evento è scongiurato dal fatto che l’emostasi uterina differisce dall’emostasi negli altri tessuti. L'uso dei FANS è controindicato in presenza di ulcera peptica in fase attiva o pregressa e nelle donne allergiche all'aspirina o ad un altro FANS (possibili episodi di asma, angioedema, orticaria o rinite). Le interazioni segnalate dei FANS con altri farmaci sono numerose ma, nel caso della dismenorrea, in considerazione della brevità del trattamento, è improbabile che abbiano rilevanza. PARACETAMOLO - Nella revisione Cochrane sopra menzionata, sono riportati solo tre studi di confronto fra FANS con il paracetamolo. Secondo quanto riportato dagli autori della revisione, il paracetamolo è meno efficace dei FANS nel ridurre i sintomi dolorosi in fase mestruale. Il paracetamolo pertanto va considerato una utile alternativa nelle donne che presentano controindicazioni ai FANS. La posologia è di una compressa da 500 mg ogni 6 ore. IOSCINA - La ioscina butilbromuro è un anticolinergico che viene proposto nel sollievo sintomatico degli spasmi della muscolatura liscia genito-urinaria e della dismenorrea, ma non ha un razionale d’impiego sia perché nell’utero esiste una ridotta innervazione colinergica sia perché per via orale il farmaco ha uno scarso assorbimento intestinale. CONTRACCETTIVI ORALI - Poiché la dismenorrea primaria è strettamente legata al ciclo ovulatorio, se il dolore non viene controllato coi FANS e continua ad essere invalidante, il trattamento più razionale consiste nella soppressione dell’ovulazione con l’uso ciclico di un contraccettivo orale estro-progestinico a basso dosaggio (di competenza medica). Nel caso in cui la terapia ormonale ciclica non produca alcun miglioramento, è possibile sopprimere le mestruazioni con un trattamento continuativo. APPROFONDIMENTO FANS E RISPOSTA INDIVIDUALE L’attività antinfiammatoria dei vari FANS è pressoché sovrapponibile, tuttavia esiste una grande variabilità individuale nella risposta a questi farmaci e pazienti che non trovano beneficio con un farmaco possono, invece, rispondere ad un altro. Per questo motivo, se un FANS, assunto a dosaggio pieno risulta inefficace, è ragionevole non aumentare ulteriormente la dose, ma utilizzare un altro FANS. Sulla base delle evidenze disponibili, in termini di potenza analgesica, 200 mg di ibuprofene si possono considerare equivalenti a 650 mg di ASA, 220 mg di naproxene sodico, 25 mg di ketoprofene e, pur in assenza di confronti diretti, a 25 mg di diclofenac. 9 Trattamenti non convenzionali ERBORISTERIA - Nessuno dei fitoterapici tradizionalmente utilizzati nel trattamento della dismenorrea (es. melissa, artemisia, achillea, camomilla, agnocasto) è stato oggetto di studi formali. Ad oggi risulta pubblicato un solo studio controllato che ha valutato la miscela giapponese toki-shakuyaku-san (formata da 6 erbe tra cui radici di angelica e di peonia). Dallo studio è emerso che questo preparato, assunto 3 volte al giorno per 6 mesi, è superiore al placebo nel ridurre il dolore, senza fornire informazioni sugli eventi avversi. Non esistono studi che abbiano valutato altri prodotti erboristici. SUPPLEMENTI DIETETICI - In due piccoli studi, il magnesio, assunto 3 volte al giorno per 5-6 mesi, è risultato superiore al placebo nell’attenuare il dolore e ha aumentato il numero di donne asintomatiche, ma un terzo studio non ha rilevato differenze significative tra magnesio e placebo in termini di miglioramento del dolore. Il magnesio potrebbe essere tentato nelle pazienti in cui la risposta ai FANS o al paracetamolo è insoddisfacente, prima di passare ai contraccettivi orali oppure quando questi sono controindicati. Può essere utilizzato sotto forma di integratore (alla dose di 330 mg/die). Il principale effetto indesiderato è rappresentato dai disturbi intestinali. Non esistono dati sull’impiego del magnesio in associazione con farmaci. Un altro integratore dietetico probabilmente utile nella dismenorrea è la tiamina (vitamina B1); uno studio di grandi dimensioni ha dimostrato che, somministrata alla dose di 100 mg al giorno per 3 mesi, è più efficace del placebo nel migliorare i sintomi. Non sono disponibili dati adeguati sugli effetti degli oli di pesce, della vitamina E o di modificazioni della dieta (es. dieta vegetariana a basso contenuto di grassi). TENS - In due piccoli studi, l’elettrostimolazione nervosa transcutanea (TENS) ad alta frequenza ha prodotto una attenuazione del dolore significativamente superiore al placebo, mentre un terzo studio non ha rilevato alcuna differenza tra TENS a bassa frequenza e placebo. Due studi di confronto tra FANS e TENS ad alta frequenza hanno avuto esiti contrastanti; nel primo studio, l’ibuprofene è risultato più efficace, nel secondo naproxene e TENS si sono equivalsi. AGOPUNTURA - In uno studio di piccole dimensioni, l’agopuntura si è dimostrata più efficace del placebo nell’attenuare il dolore associato alla dismenorrea. CALORE - Il calore (39°C) si è dimostrato efficace quanto l’ibuprofene, e superiore al placebo, nel migliorare il dolore in uno studio della durata di 2 giorni, condotto su 84 pazienti con dismenorrea. Stante l’oggettiva difficoltà a rispettare le condizioni dello studio (il trattamento è durato 12 ore al giorno), l’indicazione pratica che si può ricavare è che, se fattibile, l’applicazione al basso ventre della borsa dell’acqua calda o di un termoforo, all’inizio delle mestruazioni, può comportare un beneficio aggiuntivo ai FANS. INTERVENTI COMPORTAMENTALI - Il ridotto numero di donne arruolate e la scarsa qualità metodologica dei due studi che hanno valutato l’effetto della terapia di rilassamento e degli esercizi aerobici non consentono di stabilire quale sia il loro ruolo nel trattamento della dismenorrea. 10 Bibliografia 1. 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