Dismenorrea
Descrizione
LA DISMENORREA - Il termine dismenorrea identifica un disturbo cronico ricorrente caratterizzato da
una forte componente dolorosa che accompagna le mestruazioni, soprattutto nelle giovani donne.
Viene abitualmente classificata come dismenorrea primaria (fisiologica o funzionale) quando non vi
sono alterazioni dimostrabili a carico dell’apparato riproduttivo e come dismenorrea secondaria quando
vi è una patologia pelvica o un'altra causa identificabile (es. endometriosi, fibromi,
fibromi cisti ovariche,
IUD).
La dismenorrea primaria inizia, generalmente, durante l’adolescenza poco dopo il menarca (6-12
(6
mesi), quando si sono stabiliti i cicli ovulatori (i primi cicli mestruali sono, infatti, anovulatori) e tende a
migliorare nella terza decade della vita riproduttiva della donna e dopo il parto.
La dismenorrea secondaria per sua natura è più frequente tra i 40 e i 50
anni.
APPROFONDIMENTO
LA SINDROME PREMESTRUALE
La dismenorrea non va confusa con la sindrome premestruale, con cui condivide alcuni sintomi.
La sindrome premestruale è un disturbo ciclico, che si manifesta tipicamente tra i 25 e i 35 anni,
caratterizzato dalla comparsa durante la seconda metà del ciclo (fase luteale) di segni e sintomi
fisici (es. mal di testa, dolore e tensione alla mammella, ritenzione idrica, dolori muscolari ed
articolari), psichici (es. sbalzi d’umore, mancanza di concentrazione, smemoratezza,ansia) e
comportamentali (es. insonnia, cambiamenti delle abitudini alimentari e dell’interesse sessuale) che
si attenuano
nuano rapidamente con l’inizio delle mestruazioni.
APPROFONDIMENTO
L’ENDOMETRIOSI
L’endometriosi è una patologia benigna, frequente nelle donne in età fertile: solo in Italia ne soffrono
3 milioni di donne, 14 milioni in Europa. E’ caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale,
cioè il tessuto che “forma” la superficie interna dell’utero, in sedi atipiche al di fuori della cavità
uterina, più comunemente ovaie, tube di Falloppio, vescica, intestino, vagina. Raramente possono
essere interessate altre
tre sedi, es. pleure, pericardio, cicatrici chirurgiche.
Indipendentemente dalla sede in cui sono localizzate, le cellule endometriali sono sensibili alle
fluttuazioni ormonali del ciclo mestruale e pertanto proliferano durante la prima fase e, in
corrispondenza
ndenza delle mestruazioni, danno luogo a sanguinamento.
Segni e sintomi
Nonostante spesso le donne siano asintomatiche, l’endometriosi può essere associata alla
1
comparsa di dolore pelvico, di intensità variabile a seconda della fase del ciclo mestruale e, a volte,
tale da risultare invalidante. Il dolore può comparire anche durante i rapporti sessuali. Spesso sono
presenti alterazioni del ciclo e infertilità (30-50%
(30 50% delle donne con endotmetriosi). Le lesioni presenti
nell’intestino crasso possono provocare dolore durante la defecazione e rettorragia durante le
mestruazioni; quelle presenti nella vescica dolore sovrapubico durante la minzione. Gli impianti di
tessuto endometriosico presenti su ovaie e annessi possono formare un endometrioma, una massa
cistica
a la cui rottura o fissurazione può a volte rendersi responsabile dell’insorgenza acuta di dolore
addominale.
Trattamento
La scelta del trattamento dipende dall’estensione della malattia, dai sintomi e dall’eventuale
riscontro di sterilità. La terapia, di pertienza specialistica, comprende opzioni farmacologiche (es.
gonadoreline, associazione estro progestiniche, antagonisti delle gonadotropine) e chirurgiche. La
terapia farmacologica ha l’obiettivo di sopprimere la funzione ovarica per ottenere l’atrofia dei
focolai endometriosici. Il dolore, ove presente, può essere controllato mediante l’assunzione di un
FANS (es. ibuprofene; naproxene).
GLOSSARIO
Endometriosi = formazione di tessuto endometriale che si localizza in varie sedi nell’ambito della
cavità pelvica.
Fibromi = tumori benigni costituiti principalmente da tessuto fibroso o da tessuto connettivo
completamente sviluppato.
IUD = (Intra Uterine Device) Mezzi meccanici, di forma, consistenza e dimensione variabili, che
s’introducono nella cavità uterina per lunghi periodi e che esercitano per la loro stessa presenza un
effetto contraccettivo.
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IL CICLO MESTRUALE
Le mestruazioni sono il risultato dello
sfaldamento dell’endometrio (l’epitelio che
riveste la cavità uterina) e del sanguinamento
provocato dalla rottura dei vasi che gli recano
nutrimento. Il ciclo mestruale inizia con il primo
giorno
di
mestruazioni
e
termina
immediatamente
prima
dell’inizio
della
mestruazione successiva. Per convenzione si
assume una durata di 28 giorni anche se, nella
maggior parte delle donne, la durata del ciclo
varia tra i 21 e i 40 giorni. Il ciclo mestruale è
regolato da complesse interazioni tra estrogeni e
progesterone, prodotti dalle ovaie, e ormoni
luteinizzante (LH) e follicolo-stimolante (FSH),
prodotti dall’ipofisi. La mutua variazione dei livelli
di questi ormoni induce la maturazione della
cellula
uovo
(oocita)
e
modificazioni
dell’endometrio che lo rendono adatto ad
ospitare l’oocita fecondato . Se la fecondazione
non avviene, gli stessi ormoni entrano in gioco
nel causare lo sfaldamento dell’endometrio e
l’emorragia che lo accompagna.
In base alle fluttuazioni ormonali e alle modificazioni che inducono a livello di ovaie e utero, il
ciclo mestruale si divide in 3 fasi:
-follicolare (giorni 1-13): l’aumento dei livelli di LH induce nell’ovaio lo sviluppo di più follicoli,
solo uno dei quali matura a oocita sotto l’effetto dell’FSH e produce estrogeni;
-ovulatoria (giorni 13-15): si verifica un rapido incremento dei livelli di LH che induce la
liberazione dell’oocita maturo ed iniziano ad aumentare i livelli di progesterone;
-luteale (giorni 15-28): nella prima parte della fase luteale, si riducono i livelli di LH e FSH,
mentre aumentano i livelli di progesterone e di estrogeni che inducono l’ispessimento e
l’aumento della vascolarizzazione dell’endometrio. Se l’oocita non è fecondato, in un secondo
momento i livelli di progesterone e estrogeni si riducono e l’endometrio si sfalda.
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Prevalenza e cause
PREVALENZA - La dismenorrea può presentarsi in modo molto variabile, con crampi occasionali
durante alcuni cicli o con dolori forti che interferiscono con le normali attività quotidiane. Questa
variabilità si è riflessa anche nella definizione stessa di dismenorrea e, di conseguenza, sulla
valutazione dell’esatta prevalenza.
prevalenza. A ciò si deve aggiungere che molte donne non si rivolgono al
medico ritenendo “normale” che le mestruazioni siano dolorose. Una revisione sistematica degli
studi condotti su adolescenti, generalmente limitati alla sola dismenorrea primaria, comprendente
valutazioni sia ambulatoriali che ospedaliere, ha stimato una prevalenza del dolore pelvico cronico
del 45%.
CAUSE E FATTORI DI RISCHIO - Nella dismenorrea primaria, il dolore deriva dalle
contrazioni e dalla ischemia dell’utero mediate dalle prostaglandine.
prostaglandine La sintesi delle
prostaglandine viene stimolata dal progesterone al termine del ciclo ovulatorio (fase
(
luteale)) e dal trauma vasale che origina dallo sfaldamento mestruale.
Le donne che soffrono di dismenorrea primaria presentano una elevata concentrazione di
prostaglandine, soprattutto PGF2α e PGE2, nel sangue mestruale. Questo eccesso di prostaglandine,
sintetizzate soprattutto a livello dell’endometrio, causa una intensa e protratta contrazione della
muscolatura dell’utero che comprime i vasi uterini con conseguente ischemia.
Le prostaglandine giocano un ruolo importante anche nella dismenorrea secondaria.
La gravità della dismenorrea sembra essere legata alla durata del mestruo; uno studio ha
documentato una durata media del flusso mestruale di 5 giorni nelle
nelle donne senza dismenorrea e di
quasi 6 giorni in quelle con dismenorrea grave. Altri fattori che possono incidere sulla entità dei
sintomi sono un’età media più precoce per il menarca (13,1 anni nelle donne senza dismenorrea
contro 12,6 anni nelle donne dismenorroiche), la condizione di nulliparità, la familiarità e il fumo di
sigaretta. Non è, invece, provata una associazione tra gravità della dismenorrea e entità del flusso
mestruale o peso corporeo.
GLOSSARIO
Prevalenza = Numero di soggetti che presentano una determinata patologia in una popolazione ad
un determinato momento.
Prostaglandine = Le prostaglandine sono sostanze di natura lipidica, con diffusione ubiquitaria
nell’organismo, capaci di mediare diversi fenomeni legati ai processi infiammatori, come
l’aumentata permeabilità vascolare, l’incremento del flusso sanguigno, l'accumulo di leucociti nella
sede dell’infiammazione (chemiotassi leucocitaria) e la comparsa del dolore e della febbre. Le
prostaglandine svolgono
o anche un ruolo fisiologico nel regolare l’aggregazione piastrinica;
proteggere la mucosa gastrica, riducendo la secrezione acida e aumentando la produzione di muco
e di bicarbonato; nel mantenere una adeguata perfusione renale e nel regolare il tono dei vasi
sanguigni. Esercitano, inoltre, una intensa azione stimolante della contrattilità uterina: quelle
endogene intervengono nell’induzione del travaglio del parto spontaneo, quelle esogene vengono
somministrate a scopo abortivo. Le prostaglandine endogene vengono sintetizzate a partire da un
acido grasso poliinsaturo, normale costituente delle membrane cellulari, l’acido arachidonico, in
risposta a svariati stimoli ormonali, fisici o chimici. La sintesi avviene ad opera di un enzima
intracellulare, la ciclossigenasi
ossigenasi o COX. L’isoforma 1 dell’enzima (COX-1)
(COX 1) si trova nella maggior
parte dei tessuti. A livello gastrico media la sintesi delle prostaglandine (PGE2 e PGI2) che svolgono
un’azione protettiva nei confronti della mucosa gastrica, mentre a livello vasale
vasale media la sintesi di
trombossano A2 che ha un effetto proaggregante e un’azione vasocostrittrice. L’altra isoforma, la
COX-2,
2, si trova in un numero ridotto di tessuti: a livello dei vasi sanguigni media la sintesi della
prostaciclina, che ha un’azione vasodilatatrice,
vasodilatatrice, inibisce l’aggregazione piastrinica e la proliferazione
delle cellule dell’endotelio (lo strato più interno, direttamente a contatto con il sangue); a livello
renale, interviene, insieme alla COX-1
COX 1 nella regolazione della perfusione dell’organo.
dell’org
La COX-2 è
4
coinvolta nella mediazione dell’infiammazione, sintetizzando le prostaglandine proinfiammatorie (es.
PGD2 e PGF2α).
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Sintomi
I SINTOMI - Il dolore è il sintomo principale della dismenorrea. Si localizza ai quadranti inferiori
dell’addome, risulta usualmente crampiforme o tipo colica, ma può essere un dolore sordo,
costante, che talora si irradia all’interno delle cosce e alla regione lombare.
lom
Nella dismenorrea primaria,, insorge poche ore prima dell’inizio delle mestruazioni o
contemporaneamente, tende a raggiungere l’acme dopo 24 ore e, in genere, recede dopo 2 giorni.
Sono frequenti altri sintomi, variabili da donna a donna, quali nausea,
nausea, vomito, cefalea, diarrea o
stitichezza, pollachiuria.. La sintomatologia è, a volte, così debilitante da costringere la paziente ad
assentarsi dal lavoro o da scuola.
Nella dismenorrea secondaria, il dolore può precedere l’inizio delle mestruazioni e durare fino alla
fine delle mestruazioni stesse; è spesso accompagnato da un “senso di pesantezza” nella zona
pelvica. Se, dalla descrizione dei sintomi, vi è il sospetto
sospetto che si possa trattare di dismenorrea
secondaria è indispensabile invitare la donna a consultare un medico.
Quando inviare la paziente all'osservazione del medico
Inviare la paziente dal medico se il dolore:
- aumenta durante le mestruazioni
- permane oltre le mestruazioni
- peggiora di mese in mese
- in presenza di sanguinamenti intermestruali
GLOSSARIO
Pollachiuria = aumentata frequenza delle minzioni
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Farmaci
IL TRATTAMENTO DELLA DISMENORREA - Nella dismenorrea primaria,, la
donna deve essere rassicurata circa la normalità del proprio apparato
riproduttivo, sottolineando che si tratta di un disturbo che non ha alcuna
influenza negativa sulla fertilità. L’obiettivo del trattamento è quello di ridurre il
dolore con farmaci efficaci
aci e ben tollerati.
Per quanto riguarda la dismenorrea secondaria,
secondaria, una volta che ne sia stata
identificata la causa, la terapia è volta alla correzione del disordine di base.
ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI - Negli studi clinici, i farmaci
antinfiammatori non steroidei (FANS)
(
) si sono dimostrati significativamente
più efficaci del placebo nell’attenuazione del dolore, misurato attraverso una
scala analogica visiva (o altre scale di valutazione) o l’interrogazione diretta
della paziente sulla sua riduzione o meno.
L’eziologia della dismenorrea primaria rende ben comprensibili le ragioni dell’utilità dei FANS, che,
inibendo l’enzima ciclossigenasi, bloccano la sintesi delle prostaglandine riducendone la
concentrazione a livello endometriale e migliorando tutta la sintomatologia correlata. I principi attivi
attiv
disponibili sotto forma di farmaci da banco sono numerosi (acido acetilsalicilico, diclofenac, ibuprofene,
ketoprofene e naproxene).
La The Cochrane Collaboration ha pubblicato, nel 2010 una revisione sistematica degli studi
pubblicati sull 'impiego di FANS nel trattamento della dismenorrea primaria, ai fini di valutare i dati
disponibili rispetto ad efficacia e sicurezza. La revisione ha incluso 73 studi clinici controllati verso
placebo (53 studi), paracetamolo (3 studi) e i diversi FANS tra di loro (17 studi). Complessivamente i
dati raccolti riguardano oltre 5.000 donne. Tutti i FANS analizzati,
analizzati, tranne l'aspirina (per la quale i dati
disponibili erano molto limitati), si sono dimostrati significativamente più efficaci del placebo nel
trattamento dei dolori mestruali. Tuttavia, poiché i farmaci inclusi in questi studi erano numerosi e molto
mol
diversi tra loro, non è stato possibile stabilire quale fosse il più efficace e il meglio tollerato.
La revisione ha incluso 73 studi clinici controllati verso placebo (53
53 studi), paracetamolo (3 studi) e i
diversi FANS tra di loro (17 studi). Complessivamente i dati raccolti riguardano oltre 5.000 donne. Tutti i
FANS analizzati, tranne l'aspirina (per la quale i dati disponibili erano molto limitati), si sono dimostrati
significativamente più efficaci del placebo nel trattamento dei dolori mestruali. Tuttavia, poiché i farmaci
inclusi in questi studi erano numerosi e molto diversi tra loro, non è stato possibile stabilire quale fosse
il più efficace e il meglio tollerato.
The Cochrane Collaboration
E' una iniziativa internazionale no-profit
no profit nata con lo scopo di raccogliere, valutare
criticamente e diffondere le informazioni relative all'efficacia degli interventi sanitari.
Produce sintesi rigorose della letteratura biomedica, denominate “revisioni sistematiche”,
raccolte all'interno della Cochrane Library. Per saperne di più:
http://www.cochrane.it/la-cochrane
cochrane-collaboration
Revisioni sistematiche
Una revisione sistematica è un processo metodico di identificazione, valutazione e, infine,
di sintesi riassuntiva dei risultati di tutti gli studi disponibili, sia pubblicati che non, relativi ad
un definito argomento (es. FANS nella dismenorrea primaria).
primaria). Il metodo di identificazione
degli studi deve essere dichiarato e riproducibile (cioè sistematico), e i criteri per
l’inclusione dei singoli studi nella revisione deve essere definito in modo esplicito prima di
iniziare la ricerca degli studi (es. si includono
includono solo gli studi clinici controllati randomizzati). Il
vantaggio principale delle revisioni sistematiche è che l’esplicitazione dei metodi utilizzati
per identificare e includere gli studi nella revisione aiuta a ridurre gli “sbilanciamenti” nella
7
selezione
ezione degli studi che potrebbero influenzare diversamente i risultati della revisione
stessa.
Studi clinici randomizzati controllati
Uno studio clinico randomizzato controllato è un tipo di studio in cui i pazienti vengono
assegnati casualmente (cioè random) ad uno di due o più trattamenti. Il processo di
randomizzazione è finalizzato ad assicurare che i gruppi di pazienti siano
complessivamente simili per tutti i fattori che possono influenzare i risultati dello studio, e
quindi differiscano solo per il trattamento ricevuto. Se, al termine dello studio, vi è una
differenza di esito tra i gruppi, i ricercatori potranno essere ragionevolmente certi che la
differenza è dovuta al trattamento e non ad altri fattori. Lo studio si dice 'controllato con
placebo',
o', quando il trattamento di confronto è privo di attività (es. compresse fatte in modo
da essere uguali a quelle del farmaco attivo). A volte il gruppo placebo è trattato nello
stesso modo del gruppo assegnato al trattamento attivo ma riceve 'finte' somministrazioni.
sommi
GLOSSARIO
Scala analogica visiva = è una scala di misurazione del dolore che consiste di una linea retta
lunga 10 cm, le cui estremità coincidono, rispettivamente, con l’assenza di dolore e con la
percezione di un dolore soggettivamente molto intenso. Al paziente viene chiesto di indicare
indicar sulla
retta un punto in base all’intensità del dolore percepito. Lo sperimentatore valuterà poi questo dato
misurando la distanza del punto indicato dal paziente rispetto allo zero.
La posologia generalmente consigliata nella dismenorrea per i 4 principi attivi più utilizzati è
riportata in tabella. Va evidenziato che gli studi esaminati nella revisione Cochrane sopra descritta
utilizzavano in genere dosi superiori a quelle raccomandate per i prodotti di automedicazione.
Farmaco
Posologia consigliata
consigli
dai prodotti
commerciali disponibili
Posologie utilizzate negli studi
clinici
ibuprofene
400 mg alla comparsa dei primi
sintomi, poi 200 mg ogni 12 ore
400 mg 3-6
6 volte al giorno
naproxene
sodico
440 mg alla comparsa dei primi
sintomi, poi 220 mg ogni 12 ore
275 mg ogni 4-8
8 ore. In alcuni studi
la prima dose era di 550 mg
ketoprofene
25-50
50 mg ripetuti ogni 8 – 12 ore
25 mg ogni 6 ore con o senza dose
di carico di 25-70
70 mg
diclofenac
25-50
50 mg ripetuti a distanza di 12-24
12
ore
Fino a 200 mg die per os o per via
rettale
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Non è consigliabile iniziare l’assunzione qualche giorno prima dell’arrivo previsto del ciclo perché gli
esiti del trattamento non sono migliori e vi è una esposizione inutile a farmaci in una potenziale fase
precoce di gravidanza. Limitando il periodo di assunzione a 2-3 giorni al mese si riduce anche il
rischio di comparsa di effetti indesiderati, in particolare a carico dell’apparato gastrointestinale.
E' importante comunque raccomandare alle donne di assumere i FANS a stomaco pieno.
Gli effetti indesiderati più frequentemente riportati nel corso degli studi sono stati nausea, dolore
addominale, cefalea e vertigini. L’attività antiaggregante piastrinica dei FANS potrebbe far temere
un aumento del sanguinamento mestruale, ma questo evento è scongiurato dal fatto che l’emostasi
uterina differisce dall’emostasi negli altri tessuti.
L'uso dei FANS è controindicato in presenza di ulcera peptica in fase attiva o pregressa e nelle
donne allergiche all'aspirina o ad un altro FANS (possibili episodi di asma, angioedema, orticaria o
rinite).
Le interazioni segnalate dei FANS con altri farmaci sono numerose ma, nel caso della dismenorrea,
in considerazione della brevità del trattamento, è improbabile che abbiano rilevanza.
PARACETAMOLO - Nella revisione Cochrane sopra menzionata, sono riportati solo tre studi di
confronto fra FANS con il paracetamolo. Secondo quanto riportato dagli autori della revisione, il
paracetamolo è meno efficace dei FANS nel ridurre i sintomi dolorosi in fase mestruale.
Il paracetamolo pertanto va considerato una utile alternativa nelle donne che presentano
controindicazioni ai FANS. La posologia è di una compressa da 500 mg ogni 6 ore.
IOSCINA - La ioscina butilbromuro è un anticolinergico che viene proposto nel sollievo sintomatico
degli spasmi della muscolatura liscia genito-urinaria e della dismenorrea, ma non ha un razionale
d’impiego sia perché nell’utero esiste una ridotta innervazione colinergica sia perché per via orale il
farmaco ha uno scarso assorbimento intestinale.
CONTRACCETTIVI ORALI - Poiché la dismenorrea primaria è strettamente legata al ciclo
ovulatorio, se il dolore non viene controllato coi FANS e continua ad essere invalidante, il
trattamento più razionale consiste nella soppressione dell’ovulazione con l’uso ciclico di un
contraccettivo orale estro-progestinico a basso dosaggio (di competenza medica). Nel caso in cui la
terapia ormonale ciclica non produca alcun miglioramento, è possibile sopprimere le mestruazioni
con un trattamento continuativo.
APPROFONDIMENTO
FANS E RISPOSTA INDIVIDUALE
L’attività antinfiammatoria dei vari FANS è pressoché sovrapponibile, tuttavia esiste una grande
variabilità individuale nella risposta a questi farmaci e pazienti che non trovano beneficio con un
farmaco possono, invece, rispondere ad un altro. Per questo motivo, se un FANS, assunto a
dosaggio pieno risulta inefficace, è ragionevole non aumentare ulteriormente la dose, ma utilizzare
un altro FANS. Sulla base delle evidenze disponibili, in termini di potenza analgesica, 200 mg di
ibuprofene si possono considerare equivalenti a 650 mg di ASA, 220 mg di naproxene sodico, 25
mg di ketoprofene e, pur in assenza di confronti diretti, a 25 mg di diclofenac.
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Trattamenti non convenzionali
ERBORISTERIA - Nessuno dei fitoterapici tradizionalmente utilizzati nel
trattamento della dismenorrea (es. melissa, artemisia, achillea, camomilla,
agnocasto) è stato oggetto di studi formali. Ad oggi risulta pubblicato un solo
studio controllato che ha valutato la miscela giapponese toki-shakuyaku-san
(formata da 6 erbe tra cui radici di angelica e di peonia).
Dallo studio è emerso che questo preparato, assunto 3 volte al giorno per 6 mesi, è superiore al
placebo nel ridurre il dolore, senza fornire informazioni sugli eventi avversi. Non esistono studi che
abbiano valutato altri prodotti erboristici.
SUPPLEMENTI DIETETICI - In due piccoli studi, il magnesio, assunto 3 volte al giorno per 5-6
mesi, è risultato superiore al placebo nell’attenuare il dolore e ha aumentato il numero di donne
asintomatiche, ma un terzo studio non ha rilevato differenze significative tra magnesio e placebo in
termini di miglioramento del dolore. Il magnesio potrebbe essere tentato nelle pazienti in cui la
risposta ai FANS o al paracetamolo è insoddisfacente, prima di passare ai contraccettivi orali
oppure quando questi sono controindicati. Può essere utilizzato sotto forma di integratore (alla dose
di 330 mg/die). Il principale effetto indesiderato è rappresentato dai disturbi intestinali. Non esistono
dati
sull’impiego
del
magnesio
in
associazione
con
farmaci.
Un altro integratore dietetico probabilmente utile nella dismenorrea è la tiamina (vitamina B1); uno
studio di grandi dimensioni ha dimostrato che, somministrata alla dose di 100 mg al giorno per 3
mesi,
è
più
efficace
del
placebo
nel
migliorare
i
sintomi.
Non sono disponibili dati adeguati sugli effetti degli oli di pesce, della vitamina E o di modificazioni
della dieta (es. dieta vegetariana a basso contenuto di grassi).
TENS - In due piccoli studi, l’elettrostimolazione nervosa transcutanea (TENS) ad alta frequenza ha
prodotto una attenuazione del dolore significativamente superiore al placebo, mentre un terzo studio
non ha rilevato alcuna differenza tra TENS a bassa frequenza e placebo. Due studi di confronto tra
FANS e TENS ad alta frequenza hanno avuto esiti contrastanti; nel primo studio, l’ibuprofene è
risultato più efficace, nel secondo naproxene e TENS si sono equivalsi.
AGOPUNTURA - In uno studio di piccole dimensioni, l’agopuntura si è dimostrata più efficace del
placebo nell’attenuare il dolore associato alla dismenorrea.
CALORE - Il calore (39°C) si è dimostrato efficace quanto l’ibuprofene, e superiore al placebo, nel
migliorare il dolore in uno studio della durata di 2 giorni, condotto su 84 pazienti con dismenorrea.
Stante l’oggettiva difficoltà a rispettare le condizioni dello studio (il trattamento è durato 12 ore al
giorno), l’indicazione pratica che si può ricavare è che, se fattibile, l’applicazione al basso ventre
della borsa dell’acqua calda o di un termoforo, all’inizio delle mestruazioni, può comportare un
beneficio aggiuntivo ai FANS.
INTERVENTI COMPORTAMENTALI - Il ridotto numero di donne arruolate e la scarsa qualità
metodologica dei due studi che hanno valutato l’effetto della terapia di rilassamento e degli esercizi
aerobici non consentono di stabilire quale sia il loro ruolo nel trattamento della dismenorrea.
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Bibliografia
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