“EPISTEMOLOGIA INFORMATICA ED ETICA DIGITALE” PROF. MAURO DI GIANDOMENICO Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale Indice 1 SENSO E VALORE DELL’EPISTEMOLOGIA INFORMATICA ------------------------------------------------- 3 2 ETICA ED INFORMATICA: DALLA DEONTOLOGIA ALL’ETICA APPLICATA ------------------------- 7 3 L’ETICA DELL’INFORMAZIONE --------------------------------------------------------------------------------------- 9 4 L’ETICA DIGITALE -------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13 5 LA ROBOETICA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale 1 Senso e valore dell’epistemologia informatica I problemi di fondo delle scienze dell’informazione rinviano ad un piano di analisi che è squisitamente filosofico. Concetti come metodo, informazione, comunicazione, comprensione, analisi, ambiente, ragione, e così via, sono stati ampiamente tematizzati in tutta la storia della filosofia, da Platone in poi. In questo senso l’attuale dibattito filosofico sull’informatica non si configura come una riflessione dall’esterno, decisamente irritante per gli “addetti ai lavori”, ma come trascrizione in chiave informatica di argomenti già presenti nella tradizione filosofica. Questo è particolarmente vero nel caso dell'Intelligenza Artificiale, che vede riproposti argomenti quali rapporto mente-cervello, modelli di razionalità, procedure di ragionamento, rappresentazione della conoscenza, inferenza ed analogia: sembra quasi di trovarsi di fronte -mutatis mutandis - ad un trattato di Metafisica o di Gnoseologia o di Logica di qualche secolo fa. Certamente l’ingegnere della conoscenza si stupirebbe se venisse tacciato di soggiacere ad una forma inconsapevole (o “spontanea”, come direbbe il filosofo francese Louis Althusser) di metafisica; eppure anche egli parla di macchine che giocano agli scacchi, che riconoscono le immagini, che comprendono un testo, proprio quando pone dei veri problemi tecnici. Questi ultimi, d’altro canto, possono essere a loro volta superati solo in virtù di nuovi sviluppi sul piano delle teorie e dei metodi informatici, stimolati o prodotti da altre discipline che abbracciano l’attività cognitiva dello spirito: paradosso apparente che non è raro incontrare nella storia della scienza e della tecnologia. È pur vero che in questi ultimi anni feconde intersezioni e connessioni sono state richieste ed offerte in particolare alla psicologia cognitiva ed alla neuropsicologia, con la speranza di poter meglio discernere la realtà molteplice dei rapporti possibili tra intelligenza naturale ed intelligenza Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale artificiale. Ma tali domande coinvolgono inevitabilmente il dominio propositivo della linguistica (o meglio, delle linguistiche), della logica (delle logiche) e della retorica. Il riferimento a quest’ultima disciplina merita una puntualizzazione ed una domanda di attenzione, nella misura in cui si prospetti la possibilità di una formalizzazione e di una simbolizzazione del pensiero umano ad opera dell’informatica teorica e sperimentale. Sono passati più di sessant’anni da quando il filosofo polacco Caïm Perelmann si faceva paladino della Nouvelle Rhétorique, ma l’idea secondo la quale la struttura del ragionamento e dell’argomentazione sfugge alle regole della logica canonica si è via via inserita nel dibattito epistemologico sulla struttura della scienza, sul valore di verità delle sue teorie, sulla dinamica del suo cambiamento storico. Si è posta così la questione relativa alla capacità di persuasione delle teorie scientifiche (intesa come cartina di tornasole della loro pregnanza veritativa) e, conseguentemente, alle tecniche utilizzate ed utilizzabili per ottenere l’assenso della comunità scientifica. Si tratta, naturalmente, di procedure “logicamente retoriche” o “retoricamente logiche”, le quali pongono -non c’è dubbio - sfide tecnicamente ardue per la loro riproducibilità in informatica: ma già l’informatica medica, con i suoi studi sul ragionamento diagnostico, concretamente si pone su questa linea di ricerca. Eppure la Storia della filosofia del Cinque e Seicento presenta innumerevoli opere, in particolare trattati di filosofia politica, la cui struttura compositiva ed argomentativa, in concreto, utilizza quelle procedure in maniera esemplificativa ed esemplare: sarebbe quanto meno interessante saggiarne la possibilità di fornire classi di ragionamenti simbolicamente implementabili. Intesa in questo senso, l’epistemologia informatica si configura innanzitutto come luogo d’incontro tra le scienze filosofiche e quelle informatiche, secondo una duplice e complementare Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale prospettiva. Innanzitutto essa assume la caratteristica dell'atteggiamento epistemologico che va alla ricerca (per utilizzare una celebre distinzione del filosofo Edmund Husserl) della esattezza (coerenza) e del rigore (fondamento) delle teorie informatiche, riconducendole ad un ambiente concettuale - quello filosofico - generalmente non tematizzato nella praxis informatica, ma pur da questa presupposta e condizionata , come, tra gli altri, riconosce il matematico tedesco, Carl Adam Petri, famoso per la sua teoria delle reti (che porta il suo nome). Non è indifferente, ad esempio, utilizzare, nella costruzione di una procedura informatica, una concezione ermeneutica, oppure una dialettica, o anche una analitica, dei fondamenti logici del ragionamento. Ma, in secondo luogo, l’epistemologia informatica può delinearsi come atteggiamento informatico che mette alla prova, con l’ausilio delle sue tecnologie, le teorie filosofiche, fornendo ad esse, per così dire, la base sperimentale capace di falsificarle, di corroborarle, o, in ogni caso, di correggerle e modificarle . Si vuol dire, in altri termini, che l’informatica oggi interviene -o può intervenire - nella determinazione delle stesse strutture categoriali della filosofia, di quella filosofia che voglia essere attività riflessiva del mondo contemporaneo. Infine l’epistemologia informatica può essere intesa, in maniera più generale, come l'ambito problematico in cui si tematizzano le reciproche trasformazioni determinate dall’incontro tra sapere informatico ed altri saperi. Questo terzo aspetto si è rivelato fecondo in molti campi disciplinari scientifici, sicché ci si è resi conto che questa interattività costituisce non solo un fattore tecnico, ma è portatrice di effetti concettuali molto significatici. Per chiarire, con un esempio specifico, queste modalità d’interazione reciproca, scegliamo un campo emblematico. Affrontiamo ora questo problema: in che modo l’etica si trova a dover ridefinire i suoi criteri di valutazione morale dietro la spinta dei cambiamenti prodotti dall’intelligenza artificiale, dalla Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale robotica più recente e dalla vita artificiale sulla nostra esistenza di oggi e su quella che si prospetta nel nostro più prossimo futuro. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale 2 Etica ed informatica: dalla deontologia all’etica applicata L’infiltrazione capillare delle tecnologie digitali nella vita quotidiana, cresciuta in modo esponenziale a partire dagli anni ottanta del Novecento, ha contribuito in maniera decisiva a modificare le condizioni sociali, economiche e culturali di una parte crescente della popolazione mondiale. Queste tecnologie offrono enormi possibilità di sviluppo, ma contribuiscono a creare nuovi problemi etici e sociali e a modificarne di vecchi. Pensate, per esempio, ai classici problemi legati alla proprietà intellettuale, alla privacy e alla sicurezza; al furto e alla manipolazione illegale di software; ai fenomeni di hacking; ai virus informatici; alle discriminazioni sociali e culturali, quali il digital divide (divario digitale); ai problemi legati alla conservazione, alla distribuzione, al controllo di qualità, all’affidabilità, e al libero circolare delle informazioni; o alla cosiddetta «tragedia dei beni digitali collettivi». Certamente questi problemi, e molti altri ancora, sono legati solo in parte all’uso etico degli strumenti informatici. Già Norbert Wiener, nel saggio Introduzione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri umani, del 1950, individuò per primo alcune delle questioni chiave dell’etica informatica e ne tentò una prima analisi filosofica. Con l’eccezione di Wiener, per lungo tempo questi problemi sono stati ignorati dai filosofi ed hanno costituito oggetto di studio solo per un ristretto gruppo di esperti, preoccupati dall’esigenza di definire regole di comportamento quotidiano e professionale. Un esempio è costituito dall’informatico americano Donn Parker, fautore di una “Esade” (sestetto), sei norme elementari di sicurezza delle informazioni, che estendono la triade tradizionale di riservatezza, integrità e disponibilità con autenticità, controllo ed utilità. Il risultato è stata la nascita, negli anni Ottanta del secolo scorso, di una serie di tentativi interni di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale autoregolamentazione deontologica, quali il codice etico della Association for Computer Machinery del 1973 e quello della British Computer Society del 2011. Si fa strada, conseguentemente, l’idea che i problemi avanzati dalle nuove tecnologie digitali debbano essere affrontati e risolti in termini di etica applicata. Si diffonde un approccio basato sull’analisi di casi individuali da cui ricavare regole generali di comportamento, linee guida per lo sviluppo di apposite norme giuridiche, programmi educativi ad hoc e codici professionali, quali quelle proposte dall’informatico americano Walter Maner nel 1996. Bisogna però riconoscere che simili tentativi sono in realtà legati ad una visione dell’etica e dei suoi fondamenti di tipo “pre-informatico”, giacché le tecnologie digitali pervadono a tal punto la società (compreso il mondo della cultura e delle scienze) da rendere obsoleti i classici modelli di rappresentazione ed interpretazione della stessa. Sfugge, infatti, sia all’approccio deontologico sia a quello applicativo dell’etica, la complessità e la profondità fondativa della rivoluzione informatica, come ha messo in luce la stessa epistemologia informatica. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale 3 L’etica dell’informazione E’ abbastanza facile notare il fatto che le tecnologie informatiche sono uno strumento potente di condizionamento degli stili di esistenza del soggetto morale (nell’informatichese è chiamato Agente morale). Naturalmente le scelte morali dell’agente sono rapportate alle informazioni di cui è in possesso, alla loro qualità ed alla loro completezza. Sulla base di queste risorse informative, egli può generare altri prodotti informativi ed in tal modo raggiungere l’obiettivo informativo di condizionare il proprio ambiente intenzionale. Il fondamento concettuale di tale attività sta nell’approccio ambientalista all’etica del computer, la quale , pertanto, può considerare l’informazione sia come risorsa, sia come prodotto, sia come obiettivo. A. L’etica dell’informazione come risorsa. Consideriamo in primo luogo il ruolo fondamentale che l’informazione come risorsa gioca per le valutazioni e le azioni morali dell’ Agente. Tali valutazioni ed azioni hanno una componente epistemica, dal momento che è lecito attendersi che l’Agente proceda in base alle “migliori” informazioni, al fine di raggiungere le migliori conclusioni al riguardo di quanto deve in determinate circostanze. Già Socrate sosteneva che l’Agente morale fosse naturalmente interessato a ottenere tante informazioni rilevanti quante ne richiedono le circostanze, di modo che l'agente bene informato ha maggiori probabilità di fare la cosa giusta. L’”intellettualismo etico” che ne deriva concepisce il male ed i comportamenti moralmente sbagliati come l’esito della mancanza di informazioni. Al contrario, la responsabilità morale tende ad essere direttamente proporzionale al livello di informazione dell’Agente: ogni diminuzione di tale livello corrisponde, di regola, ad una delimitazione della prima. In questo senso è possibile dire che l'informazione opera alla stregua di una prova in un processo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale È anche il senso in cui si parla di decisione informata, consenso informato, partecipazione informata di A. Nell’etica cristiana, ad esempio, persino il più grave dei peccati può essere perdonato se il peccatore non era in possesso di sufficienti informazioni, dal momento che è possibile fornire una valutazione controfattuale: se l’Agente fosse stato adeguatamente informato avrebbe agito diversamente e dunque non avrebbe peccato. Se la presenza (quantitativa e qualitativa) o l'assenza (totale) di informazione come risorsa è in questione, è perfettamente ragionevole che l’etica dell’informazione possa concepirsi come lo studio delle questioni morali che emergono sulla base di una triplice condizione: disponibilità, accessibilità e accuratezza delle risorse informazionali, indipendentemente dal loro formato, genere e supporto fisico. Esempi di temi propri dell'etica dell'informazione come risorsa sono il cosiddetto digital divide (divario digitale), il problema dell’eccesso di informazioni e l'analisi dell'affidabilità e attendibilità delle fonti informative. B. L’etica dell’informazione come prodotto. L’informazione gioca un ruolo significativo, in un senso ulteriore ma strettamente connesso, in quanto prodotto delle valutazioni e delle azioni morali dell’Agente. Questi non è soltanto consumatore di informazioni, ma ne è anche produttore e, come tale, può essere soggetto a restrizioni, così come può trarre vantaggio dalle opportunità . Sia le prime che le seconde richiedono un’analisi etica. Perciò l'etica dell'informazione come prodotto può trattare questioni morali che sorgono, ad esempio, nel contesto della responsabilità, dell’imputabilità, della legislazione dei marchi, della testimonianza, del plagio, della pubblicità, della propaganda, della disinformazione e, più in generale, delle regole pragmatiche della comunicazione. La disamina della immoralità del mentire di lmmanuel Kant è uno dei più celebri casi di studio nella letteratura filosofica che concerne tale genere di etica dell’informazione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 19 Università Telematica Pegaso C. L’etica dell’informazione Epistemologia informatica ed etica digitale come obiettivo. Indipendentemente dall’input (risorse informazionali) e dall’output (prodotti informazionali) informativi di A, vi è una terza accezione in cui l’informazione può essere materia di analisi etica, laddove le valutazioni e le azioni morali dell’Agente influenzano l’ambiente informazionale. Esempi in tal senso sono offerti dal rispetto o dalla violazione da parte dell’Agente della privacy o della confidenzialità informativa di un soggetto. L’hackeraggio, inteso come accesso non autorizzato a un sistema informativo (di regola computerizzato), è un altro buon esempio. Purtroppo non è inusuale confonderlo erroneamente con un problema da trattare entro il quadro concettuale di un’etica delle risorse informazionali. Questa inesatta classificazione consente all’hacker di difendere la propria posizione sostenendo di non aver fatto alcun uso (lasciando da parte l'abuso) dell’informazione alla quale ha avuto accesso. Al contrario, se concepito correttamente, l’hackeraggio configura una forma di violazione della privacy. In gioco non vi è dunque ciò che l’Agente faccia con l’informazione, cui ha avuto accesso senza autorizzazione, ma che cosa comporti per l’ambiente informazionale l'accesso non autorizzato dell’Agente. Per questo motivo l’analisi dell’attività di hackeraggio è parte dell’etica dell'informazione come obiettivo. È possibile annoverare tra le problematiche di questo genere la sicurezza, il vandalismo (che va dal bruciare biblioteche e libri alla disseminazione di virus), la privacy, la proprietà intellettuale, l’open source (software gratuito), la libertà di espressione, la censura, la creazione di filtri ed il controllo dei contenuti. Da un punto di vista critico, questi tre aspetti dell’etica dell’informazione, che usano un approccio definibile come microetico risulta inadeguato per due motivi: sia perché troppo semplicistico, sia perché non sufficientemente inclusivo: ad esempio, sfugge ad essa sia il problema del controllo e del monitoraggio di tutte le informazioni che possono riguardare l’Agente, sia quello Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale del loro uso legittimo, che riguarda sia gli utenti che i produttori, in quanto essa configura il loro ambiente informazionale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale 4 L’etica digitale Il passaggio dalla microetica alla macroetica digitale è compiuto dal filosofo Luciano Floridi, che ha elaborato la teoria dell’infosfera. L’infosfera è l’ecosistema semantico, proprio della società dell’informazione, costituito dalla totalità dei documenti, degli agenti e delle loro operazioni. Per documenti si intende ogni genere di dati, informazioni e conoscenze, codificati ed implementati in qualsiasi formato semiotico, senza alcun limite di dimensione, tipologia e struttura sintattica (dagli oggetti digitali alle narrazioni orali, dai testi a stampa ai filmati televisivi). Per agenti si intende qualsiasi sistema in grado di interagire con un documento (per esempio, una persona o un software). Per operazioni si intendono tutte le interrelazioni dinamiche tra agenti e documenti. Come nel gioco degli scacchi, dove i pezzi sulla scacchiera sono insiemi di regole, indipendenti dalla specifica implementazione fisica, l’infosfera è uno spazio i cui oggetti e le cui dimensioni sono costituiti da proprietà e relazioni. La progressiva virtualizzazione del mondo degli oggetti materiali e la altrettanto progressiva reificazione del mondo degli oggetti immateriali sono tra le principali cause della continua crescita dell’infosfera e della sua importanza nel corso della storia. Nelle etiche standard, come nell’etica della virtù o in quella dell’utilitarismo, la valutazione morale è basata sull’agente (la fonte dell’azione) o sull’azione stessa (carattere fortemente sociale, intersoggettivo).L’etica digitale, al contrario, pone al centro dell’analisi etica il paziente (l’entità che subisce l’azione), seguendo il modello di altre etiche non-standard, quali l’etica medica, l’etica ambientalista e la bioetica. L’etica digitale è minimalista e considera come potenziale paziente una Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale qualunque entità informazionale, cioè uno tra gli elementi costitutivi dell’infosfera (agenti, documenti, operazioni). Strettamente legata alla nozione di infosfera è quello di entropia, intesa, però, non nell’accezione termodinamica(che abbiamo incontrato in una precedente lezione), bensì come la distruzione o l’inquinamento (corruzione o impoverimento) di entità informazionali o di parti dell’infosfera. In effetti i problemi che coinvolgono l’infosfera sono tanto importanti ed urgenti quanto quelli che affliggono la biosfera. Intendere l’infosfera come un ecosistema, pertanto, permette il riconoscimento e la precisa definizione, in termini ecologici, dei problemi inediti tipici della società dell’informazione. L’analisi dell’infosfera e dei suoi problemi etici si basa sul metodo dei livelli di astrazione. Un livello di astrazione è un insieme finito, ma non vuoto, di dati “osservabili” di un sistema. Un osservabile, a sua volta, è costituito da una variabile tipizzata e da un’esplicita enunciazione della caratteristica che si intende analizzare nel sistema in esame. Una variabile tipizzata è un «contenitore» in cui sono riposti tutti e solo i valori di uno specifico insieme di riferimento. Il metodo di astrazione consente di estendere la classe degli agenti morali, in modo che comprenda non solo quelli umani ed animali ma anche quelli artificiali: esso è a fondamento della proposta centrale dell’etica digitale e quindi della definizione stessa di agente. Per questo motivo è possibile affermare che un agente è un entità che, ad un dato livello di astrazione, dimostra: a) interattività (cambiamento di stato in risposta a uno stimolo), b) autonomia (capacità di cambiare stato anche in assenza di stimoli), c) adattabilità (capacità di cambiare la regola di transizione tramite cui cambia stato). Un’azione è moralmente qualificabile se e solo se produce bene o male (in senso etico); un agente è un agente morale, se e solo se è in grado di compiere azioni Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale qualificabili moralmente. In questo modo il concetto di agente morale viene separato da quelli di responsabilità, sentimenti, stati mentali e libero arbitrio. Oltre a permettere un’analisi interessante e concettualmente fruttuosa dell’infosfera tramite il metodo di astrazione, etica digitale promuove quattro norme generali per la gestione e lo sviluppo etico dell’ecosistema informativo. Esse riguardano la prevenzione, la riduzione e l’eliminazione dell’entropia: 1) Non si deve mai generare entropia nell’infosfera; 2) Si deve prevenire l’entropia nell’infosfera; 3) Si deve rimuovere l’entropia nell’infosfera; 4) Si deve promuovere, estendere, migliorare arricchire l’infosfera. Le quattro norme anti-entropiche hanno un valore regolativo in senso kantiano, forniscono cioè indicazioni di massima, ma al contempo forti, in merito agli atteggiamenti da tenere nell’infosfera. Attore principale dello sviluppo e della cura del nuovo ecosistema dell’informazione è l’homo poieticus che, grazie alla natura intrinsecamente costruzionista delle tecnologie digitali non solo tende a concentrarsi sui processi di creazione, modifica e manipolazione di nuove realtà (materiali o concettuali che siano), ma ha anche il pieno controllo e la responsabilità di una corretta gestione di questi processi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale 5 La roboetica E’ possibile ammettere l’esistenza di un agente etico artificiale? Certo, se per soggetto etico s’intende un essere vivente, consapevole di esistere, fornito di intelletto, ragione, volontà e libertà la risposta immediata è no. Eppure, dubbi cominciano a prender forma da quando gli sviluppi di tutte le tecnologie informatiche, hardware e software, hanno prodotto ed immesso sul mercato robot, automi ed avatar ( gli scienziati e l’industria giapponese sono all’avanguardia, come è noto) che, tra agenti artificiali “incorporati” e “presenza” ed “immersione” nella realtà virtuale, hanno indotto non già scrittori e romanzieri, ma seri scienziati e compassati filosofi a prendere in considerazione domande e problemi che sembravano confinati nel mondo immaginifico della fantascienza. Sappiamo che gli agenti artificiali “incorporati”, i robot umanoidi in particolare, situati in un contesto. sono in grado di possedere un certo livello di riconoscimento delle parole e di processare il linguaggio naturale; che sono socievoli, in modo tale da poter interagire efficacemente con utenti umani (i loro compagni umani, per così dire); che siano informazionalmente abili, cosicché possono gestire le esigenze informazionali ordinarie dei loro utenti; che siano capaci di un certo grado di autonomia, nel senso di compiere azioni indirizzate a un fine, da loro stessi attivate e regolate; e infine che sono in grado di apprendere, secondo l’accezione di apprendimento proprio di una macchina. I compagni artificiali non sono certo il risultato finale di qualche imprevista scoperta d’intelligenza artificiale. Sono, però, qualcosa di più del1’equivalente sociale di Deep Blue, il computer che ha vinto la partita a scacchi con il campione del mondo Kasparov, di cui abbiamo parlato in una precedente lezione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale Non c’è dubbio che le future generazioni interagiranno tranquillamente con artefatti digitali in un modo che possiamo misurare solo in parte. Per loro, sarà naturale e pacifico essere in contatto con agenti artificiali e relazionarsi al mondo per il loro tramite. Quanto più il limite tra on line e on life diviene sottile, tanto più facile sarà accettare compagni artificiali, sintetici e ibridi, ed essere capaci di socializzare con loro. Le future generazioni degli attuali cittadini non saranno immigranti ma figli dell'era digitale. L’evoluzione dei compagni artificiali potrebbe, in tal senso, muoversi in direzione di agenti computerizzati, specializzati in compiti informazionali specifici. Sembra che la popolazione degli agenti artificiali sia crescente ed evolverà nel futuro e, come nel caso dei veicoli, è possibile attendersi forti tendenze alla specializzazione. Oggi, li comprendiamo e pianifichiamo come: 1. lavoratori sociali, che possano far fronte alla solitudine umana, a bisogni sociali e al desiderio di legami e interazioni emotive, non differentemente dagli animali di compagnia; 2. fornitori di servizi, in contesti quali l'educazione, la comunicazione, la salute, la sicurezza, la formazione ecc.; 3. conservatori di memoria (come, ad esempio, nel progetto Memories for Life, consultabile su internet), che si prendono cura dello spazio informazionale costituito da ricordi umani, sia individuali che socialmente condivisi. In ciascuno di questi casi, sorgono differenti questioni che qui sinteticamente proponiamo. 1. Per quanto riguarda i “lavoratori sociali”, è immorale o sconveniente o forse soltanto triste nel consentire che esseri umani stabiliscano relazioni sociali con agenti artificiali simili ad animali di compagnia? La domanda getta una luce interessante sulla natura umana e sembra appartenere a quel genere di quesiti che si pongono in relazione all'utilizzo di droghe Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale leggere. Essenzialmente: che cosa vi è di sbagliato? Differenti risposte si basano su diverse antropologie filosofiche o concezioni antropologiche relative a che cosa significhi essere autenticamente umano. 2. Per ciò che concerne i “fornitori di servizi” la questione è se essi in realtà incrementino la discriminazione sociale e il divario digitale? Ad esempio, i soggetti affetti da rilevanti disabilità dovrebbero avere diritto ad essere aiutati da un agente artificiale? Considerate che gli agenti artificiali potrebbero facilmente divenire parte di artefatti tecnologici futuri, costruiti per la mobilità, come gli agenti dotati di memoria sono costruiti per coloro che soffrono di disfunzioni di memoria. Similmente, nel caso delle nuove generazioni di studenti, quanto più i ricordi sono esogeni piuttosto che endogeni, tanto più il sistema educativo deve fornire ai soggetti il genere di abilità richieste per accedere e dare senso alle informazioni. 3. I “conservatori di memoria”, poi, intesi come diari artificialmente viventi solleverà sfide interessanti. Non dimentichiamo che, tranne la cosa stessa, una memoria imperitura è la seconda miglior scelta per raggiungere l'immortalità. Che cosa conservare? Come e chi salvaguarderà, la disponibilità e accessibilità delle informazioni, la loro longevità, la loro futura consumazione o “riedizione”? Chi deciderà l’impatto di tutto ciò sulla costruzione di individui, gruppi, identità sociali e sulle narrative con cui le persone ricompongono il loro passato e le loro radici? Tutte queste problematiche richiederanno una gestione molto attenta, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche etico. Ad esempio, chi saranno i nuovi operatori professionali della memoria? Nel passato, potevano essere definiti come persone celebri quei soggetti (il cui profilo era ricordato e ricostruito dai professionisti della memoria), che potevano essere artisti (poeti, scultori, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 19 Università Telematica Pegaso Epistemologia informatica ed etica digitale pittori, musicisti, architetti ecc.), cronisti, storici o giornalisti. Oggi, siamo tutti famosi e un po’ meno mortali, nella misura in cui siamo capaci di essere noi stessi conservatori della nostra memoria. Assisteremo all'emergenza di creatori e amministratori professionali dei ricordi digitali? E in tono diverso ma collegato, che genere di ricordi sopravvivranno o dovrebbero sopravvivere ai loro supporti umani? Che cosa faremo, inoltre, con i compagni artificiali che vivranno più a lungo dei loro partner umani e con le loro memorie? Cancellarle? Selezionarle, tagliarle e copiarle, modificarle? Assisteremo ad hacker della memoria? La svolta informazionale può essere descritta come il quarto stadio nel processo di dislocazione e ridefinizione della natura fondamentale dell’umanità e del suo ruolo nell'universo. La domanda di fondo, che questa prospettiva fa emergere, è la stessa che ha sancito nell’antica Grecia la nascita della filosofia come indagine razionale: perché? Attenzione! 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