Arte Dal 1980 l`artista francese Hubert Duprat (1957, Nérac) ha

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ANTROPOSFERA, NUOVE FORME DELLA VITA
HUBERT DUPRAT
Trichoptere
Arte
Dal 1980 l’artista francese Hubert Duprat (1957, Nérac) ha iniziato una intensa e
insolita collaborazione con un gruppo di piccoli insetti acquatici dell’ordine dei tricotteri.
Questi insetti usano costruire involucri entro i quali spendere la loro lunga vita larvale.
Si tratta di affascinanti costruzioni, minuziose e resistenti, piccoli astucci protettivi che
intrecciano materiali diversi, per lo più ciottoli, recuperati sul fondo dei ruscelli. Duprat
si è lasciato attrarre fin dall’infanzia dalla magia costruttiva di questi piccoli esseri,
raccogliendone le larve trovate nei torrenti del sud della Francia. Ha in seguito
coniugato la sua innata passione per il mondo naturale con l’acume estetico che gli ha
permesso di inventare – con tanto di brevetto depositato – un modo assolutamente
inedito di fare arte. Nell’ambito del progetto Trichoptere, Duprat fa realizzare infatti ai
tricotteri i loro astucci usando oro, turchesi, perle, producendo così preziose mini
sculture di squisita fattura. L’esperimento di esportare dal loro ambiente naturale i
Caddisfly e di mettere a loro disposizione in un acquario materiali a loro estranei, ha
dato come risultato la disarmante e affascinante capacità di adattamento dimostrata
dai tricotteri, segno che la natura è comunque sempre fautrice di nuove forme
meravigliose, anche in cattività, contribuendo così attivamente alla dimensione estetica
dell’universo.
Scienza
Il nostro impatto sulle altre forme di vita non è stato sempre negativo. Le piante e gli
animali che abbiamo addomesticato si sono diffusi in tutto il mondo a partire dalle
regioni in cui vivevano i loro antenati selvatici. Nel frattempo, però, li abbiamo
trasformati anche profondamente. Il pomodoro che conosciamo, ad esempio, è una
nuova forma di vita geneticamente modificata nel corso di qualche millennio dalla
selezione degli agricoltori. Se ci imbattessimo nel suo antenato selvatico non lo
riconosceremmo neppure, perché è cento volte più piccolo. Allo stesso modo sono
nuove forme di vita cani, pecore, patate, piante di grano o di riso. Moltissime altre,
però, dai topi ai falchi pellegrini che vivono in città, sono le specie ancora selvatiche
che si sono avvantaggiate della nostra presenza perché le abbiamo portate dove prima
non vivevano, perché abbiamo loro creato ambienti più favorevoli, o perché mettiamo a
loro disposizione nuove risorse, dai campi coltivati all’immondizia. Queste specie
hanno in comune l’opportunismo, cioè la capacità di adattarsi a esistenze di tipo
completamente nuovo, e spesso danneggiano le altre. Forse anche per questo a noi
sembrano “meno naturali”. Ma questa è soltanto una distorsione di prospettiva dovuta
al nostro particolare punto di vista, che è il frutto dell’idea di natura che abbiamo oggi.
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