PARTE III Sud in competizione FINANZIAMENTI PUBBLICI E PRIVATI A SUPPORTO DI RICERCA, INNOVAZIONE E SVILUPPO Premessa La terza parte dell’analisi si focalizza sui principali finanziamenti pubblici messi a disposizioni delle iniziative volte a migliorare il contesto di ricerca e di innovazione e sulle iniziative private volte a finanziare nuove ed innovative attività imprenditoriali. Il primo capitolo analizza le caratteristiche dei principali strumenti di finanza innovativa nel Mezzogiorno, in particolar modo del Private Equity. Successivamente, partendo da un esame generale delle principali politiche internazionali e nazionali a supporto della ricerca e dell’innovazione nel Mezzogiorno (Capitolo 2) si è passati poi ad un esame più dettagliato delle iniziative promosse dal MIUR (Capitolo 3) e successivamente ad un’analisi dei Piani Operativi Nazionali e Regionali – PON e POR – (Capitolo 4 e 5). Si fornisce poi un approfondimento sul Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR) e sul Fondo per l’Innovazione Tecnologica (FIT). La terza parte si conclude con un approfondimento sui principali aspetti della ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno pubblica e privata. 33 Sud in competizione CAPITOLO 1 I FINANZIAMENTI PRIVATI 1. Introduzione Il peso dei finanziamenti privati all’innovazione è sostanzialmente limitato se paragonato ai finanziamenti pubblici. Per quanto riguarda i finanziamenti alla ricerca di base, un ruolo fondamentale è svolto dalle fondazioni, che spesso concedono finanziamenti sotto forma di donazioni alle università e ad altri enti di ricerca. Le fondazioni sono entità private operanti senza fini di lucro, dotate di piena autonomia decisionale per la definizione della propria missione istituzionale. La loro azione è rivolta al perseguimento di obiettivi di utilità sociale anche nei settori della ricerca scientifica e nel trasferimento tecnologico. In tal senso le fondazioni operano però con strumenti differenti: • fondazioni di erogazione (grant making): concedono a terzi le risorse necessarie a svolgere l’attività di ricerca e sviluppo; • fondazioni di gestione (operating foundations): svolgono direttamente l’attività d’indagine scientifica ed industriale; • fondazioni intermediarie (fund raising): operano per la raccolta di fondi da destinare alla ricerca e all’innovazione. Maggiormente rilevanti sono, invece, i finanziamenti concessi alle imprese per la realizzazione di attività innovative. In tal senso iniziano a diffondersi nel nostro paese soggetti istituzionali che gestiscono fondi di Venture Capital e Private Equity. Questi ultimi sono fondi chiusi1 che hanno lo scopo di investire in imprese fortemente innovative o in fase di start-up. Si tratta di una tipologia di finanziamento estremamente utile perché interviene di solito laddove gli strumenti tradizionali falliscono a causa dell’eccessivo rischio dell’attività da finanziare. 2. La nascita del Private Equity in Italia Il comparto del Private Equity costituiva fino alla prima metà degli anni ‘80 un canale di finanziamento tipico, se non addirittura esclusivo del mercato USA. Il Si definisce “fondo chiuso” lo strumento che raccoglie capitali presso investitori istituzionali (banche, fondazioni, assicurazioni, fondi pensione) per investirli in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo. Il fondo viene definito chiuso perché non è concesso ai sottoscrittori di riscattare quote in qualunque momento ma solo ad una scadenza definita. 1 5 Sud in competizione progressivo sviluppo di nuove competenze manageriali, in aggiunta al fenomeno della crescente internazionalizzazione dei flussi di investimento ed all’esigenza dei governi nazionali di garantire la presenza di misure di agevolazione a favore dello sviluppo dei finanziamenti – soprattutto a titolo di capitale di rischio, rivolti ad aziende ad elevato contenuto innovativo – hanno impresso una forte spinta all’introduzione ed al successivo consolidamento anche in Europa di un mercato delle operazioni di Private Equity. L’avvento anche in Italia del Private Equity, quale attività di investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, risale alla metà degli anni 80 e si consolida a partire dalla prima metà degli anni ‘90. In termini normativi l’evento che, comunque, ne ha favorito lo sviluppo risale al Testo Unico del 1998 che ha riformato l’attività di intermediazione finanziaria e ha introdotto la figura del “gestore unico del risparmio” tramite le Società di Gestione (SGR). I successivi emendamenti del Ministero del Tesoro2 e i regolamenti della Banca d’Italia hanno dato maggiore impulso ai fondi in coerenza con quanto stava avvenendo nello scenario finanziario internazionale. Dalla prima metà degli anni ‘90 hanno iniziato ad operare in Italia sia fondi chiusi internazionali, sia i primi fondi italiani. La tendenza è dunque sinonimo di progressivo allineamento istituzionale dell’Italia ai sistemi più evoluti (quale quello statunitense) in cui i fondi chiusi sono lo strumento tipico di investimento nel capitale di rischio. Secondo uno studio condotto nel 20063, “le SGR (che gestiscono i fondi chiusi di diritto italiano) e i fondi di diritto estero dedicati all’Italia costituiscono più della metà degli operatori presenti sul mercato. Ad oggi, le banche italiane, che nel passato hanno svolto un ruolo fondamentale nel contesto del capitale di rischio, stanno sempre più sostituendo la loro attività di investimento diretto con la promozione di società di gestione del risparmio (SGR) aventi strutture separate. Oggi, infatti, più del 50% delle SGR sono di emanazione bancaria, mentre gli investitori diretti di natura bancaria rappresentano l’11% del totale degli operatori”4. 3. Le caratteristiche del settore Secondo l’EVCA (European Private Equity and Venture Capital), cui fanno riferimento le associazioni dei singoli stati membri, in Europa, mentre il Venture Capital tende a finanziare “l’avvio dell’impresa”, il Private Equity finanzia le aziende non quotate per le operazioni realizzate nelle fasi successive del ciclo di vita e può Decreto Ministero del Tesoro 228/99 e s.m.i. Price Waterhouse Coopers – AIFI (2006), The Economic Impact of Private Equity and Venture Capital in Italy, www.aifi.it. 4 PONTAROLLO E., CASÉ M. (2007), “Il Private Equity e l’industria italiana”, in L’Industria, N.4/2007. 2 3 6 Sud in competizione essere utilizzato per sviluppare nuovi prodotti e tecnologie, per aumentare il capitale liquido, per fare acquisizioni o per rafforzare il bilancio dell’azienda. Può anche risolvere i problemi di amministrazione e di proprietà e finanche di successione nella guida dell’azienda5. Si distingue, inoltre, tra finanziamenti allo sviluppo (expansion capital) delle imprese e quelli mirati al cambiamento (replacement e turnover capital) che spesso implicano anche una modifica dell’assetto proprietario o la ristrutturazione radicale dell’azienda. La possibilità di far riscorso ad operatori specializzati consente alle imprese di reperire capitale “paziente”, utilizzabile per sostenere la fase di start-up, piuttosto che piani di sviluppo o altri processi critici del loro ciclo di vita e, poiché il tipico supporto dell’investitore istituzionale non si esaurisce nel fornire capitale di rischio, un ulteriore vantaggio deriva dalla disponibilità di know how manageriale. “In Italia le operazioni di expansion capital (tipicamente interventi di controllo di capitale di minoranza)6 si sono diffuse in base a schemi per molti versi differenti rispetto a quelli normalmente conosciuti e studiati in dottrina, evidenziando, almeno per quanto riguarda questo specifico comparto, quella che potremmo definire come una “via italiana al Private Equity”, che necessita di essere approfondita ed analizzata tramite schemi interpretativi e di analisi differenti rispetto a quelli utilizzati abitualmente e che fanno principalmente riferimento alle realtà economiche di matrice anglosassone. Tale diversità è connessa alla diversa struttura imprenditoriale ed industriale dell’Italia, caratterizzata dalla massiccia presenza di società non quotate a controllo familiare, spesso operanti in settori maturi e altrettanto spesso esposte alle problematiche del passaggio generazionale. Questo ha indotto molti operatori di Private Equity ad effettuare interventi aventi struttura e modalità di realizzazione diverse rispetto a quelle sviluppate in altri mercati, ma in molti casi di altrettanto successo”7. In termini numerici, le operazioni di expansion nel 2007 rappresentano, infatti, ben il 37% del totale, seguite dalle operazioni di start-up e buy-out, entrambe al 29%. Per descrivere l’attività svolta dai fondi del nostro Paese si è fatto ricorso ai dati dell’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital (AIFI). Con circa 4,2 miliardi di euro investiti e un numero di investimenti che ha supe5 Fonte: Glossario EVCA, voce Private Equity. Private Equity provides equity capital to enterprises not quoted on a stock market.Private Equity can be used to develop new products and technologies, to expand working capital, to make acquisitions, or to strengthen a company’s balance sheet. It can also solve ownership and management issues. A succession in family-owned companies, or the buy-out and buy-in of a business by experienced managers may be achieved using Private Equity funding. Venture Capital is, strictly speaking, a subset of private equity and refers to equity investments made for the launch, early development, or expansion of a business”. 6 Nei paesi anglosassoni invece è raro che gli operatori di PE acquisiscano quote di minoranza. 7 F. SATTIN, “La via italiana al Private Equity”, in “il Sole 24 Ore, 6 settembre 2007. 7 Sud in competizione rato quota 300, il Private Equity italiano è cresciuto del 12,5% rispetto al 2006, e le risorse investite dagli operatori di Private Equity e Venture Capital attivi in Italia nel corso del 2007 hanno raggiunto il valore più alto mai rilevato sul mercato nazionale. Al 31 dicembre 2007, il portafoglio complessivo degli investitori attivi in Italia risultava composto da 1.120 aziende, per un controvalore delle partecipazioni detenute, valutato al costo di acquisto, superiore a 12,6 miliardi di euro. In crescita i dati relativi all’early stage (passato da 50 operazioni nel 2004 ad 80 nel 2007 e in valore da 23 milioni a 63 milioni) che, però, è sostenuto per numero di investimenti dagli operatori pubblici (42%) e da fondi specializzati (42%). In termini di distribuzione settoriale per ammontare, si evidenzia che il 78% delle operazioni sono riferite ad attività di buy-out, il 19% al settore expansion, mentre il residuo 3% è confluito verso iniziative aventi ad oggetto la sostituzione della compagine azionaria (replacement capital). Sotto il profilo geografico (Figura 1), il quadro complessivo denota l’elevato grado di concentrazione del mercato nell’area settentrionale del paese, in termini sia di origination delle operazioni, sia di ubicazione delle aziende target. A causa della maggiore concentrazione geografica, alcune regioni non sono state interessate da operazioni di Private Equity (Basilicata, Puglia e Valle d’Aosta). Figura 1 La distribuzione regionale del Private Equity in Italia per numero di investimenti nel 2007 90 81 80 70 60 50 38 40 30 27 25 22 18 20 14 9 10 8 7 6 4 3 3 1 1 1 ise ia ol M o lia Ca la br ci Si ria he uz z A br gu Li in o nt a ni ar c M Tr e a pa Ca m ia br de gn m U Sa r te on to li ca na To s m Pi e Ve ne zi o Fr iu La Em ili Lo aR m om ba rd ag n ia a 0 Fonte : AIFI Yearbook 2008 Gli investimenti del Private Equity italiano sono concentrati su imprese di taglio medio-piccolo. Circa l’80% del numero di operazioni realizzate nell’anno 2007, 8 Sud in competizione infatti, ha interessato aziende con un numero di dipendenti inferiore alle 250 unità. Nel dettaglio, dall’analisi dei singoli segmenti di mercato, emerge che il numero medio di dipendenti delle società oggetto di un investimento in fase di avvio (early stage) nel corso del 2007 sia stato pari a 6. 9 10 Specializzati nell’assunzione di partecipazioni di minoranza in piccole e medie imprese localizzate nelle regioni del Sud Italia. Vertis SGR e i suoi azionisti sottoscriveranno quote dei fondi, denominati Vertis Capital e Vertis Venture, per almeno 5 milioni di euro. Vertis Capital e Vertis Venture -- Fondo Quadrivio IGI Investimenti SUD (quattro fondi di cui uno dedicato al sud) Vertis SGR Clessidra SGR (iniziativa indipendente di 7 partners) Quadrivio Sgr IGI Sgr S.p.A. É un fondo chiuso riservato ad investitori qualificati che investirà prevalentemente in aziende non quotate operanti nel Sud d'Italia. Il fondo investe, attraverso aumenti di capitale, in aziende: sane; con efficiente guida imprenditoriale; che abbiano concrete potenzialità di sviluppo. Quadrivio SGR gestisce un fondo di Private Equity con una dotazione di 100 milioni di euro ed una durata fino al 2012, estendibile per ulteriori 3 anni. La strategia del fondo è mirata ad investimenti sia in operazioni di maggioranza, sia di minoranza qualificata e ben strutturata. Fondo di Private Equity dedicato esclusivamente al mercato italiano. Target: ristrutturazioni di gruppi industriali e finanziari; privatizzazioni; imprese familiari; buy and build; public to private. Investimenti a 360° escluso nelle biotecnologie. La strategia del fondo è : finanziamenti di Venture Capital per l'85% in imprese innovative early stage; 10% investimenti in aziende pubbliche in high-growth small cap; 5% seed capital investments nei progetti tecnologicamente avanzati. Fondo per le start-up del Mezzogiorno. La finalità unica del fondo è l’investimento in imprese non quotate ad elevato contenuto tecnologico nella fase iniziale del loro ciclo di vita, con l’obiettivo di incrementare nel tempo il valore dei capitali conferiti, mediante la gestione del portafoglio delle partecipazioni assunte dal fondo e tramite il successivo disinvestimento. 360 Capital Partners (società di Venture Capital franco-italiana) Principia II Quantica SGR S.p.A. Investirà prevalentemente in aziende non quotate operanti nel Sud Italia. Il fondo intende investire, attraverso aumenti di capitale, in aziende sane, con efficiente guida imprenditoriale e con concrete potenzialità di sviluppo. Investimenti e Sviluppo Mediterraneo S.p.A., investment company dedicata alle PMI localizzate nel Mezzogiorno d’Italia. IES Mediterraneo investe in aziende di piccole e medie dimensioni al fine di favorirne lo sviluppo e la crescita offrendo contemporaneamente la gamma completa di consulenza in finanza strategica Fondo Interbanca Investimenti Sud Interbanca Gestione Investimenti S.p.A. Le aziende target sono PMI meridionali con le seguenti caratteristiche: operanti nel settore dell'industria, del commercio e del terziario, dotate di buona solidità patrimoniale, di un'elevata redditualità attuale e/o prospettica e di un forte potenziale di crescita; con interessanti prospettive di sviluppo con gestione affidata a management efficiente e di elevata professionalità; con marchio o know how da valorizzare; con caratteristiche idonee all'effettuazione di operazione di LBO; che utilizzino processi e tecnologie avanzate ed innovative; con fatturato superiore a 5 milioni di euro. Fino all'80% degli investimenti dovrà essere rivolto ad aziende operanti nel Sud Italia (regioni Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Puglia e Campania). Sono esclusi investimenti in società immobiliari o esercenti servizi finanziari in genere od operanti nel settore delle telecomunicazioni. I&S Mediterraneo Società quotata con sede a Napoli) MPS Venture Sud 2 MPS Venture SGR Le aziende target sono PMI meridionali con le seguenti caratteristiche: forte posizione in termini di tecnologia, prodotti, mercato ed organizzazione, interessanti prospettive di crescita, redditività soddisfacente, posizioni di vantaggio competitivo difendibili e sostenibili. Destinatari Cape Regione Siciliana è un fondo comune di investimento mobiliare di tipo chiuso, rivolto alle piccole e medie imprese, prevalentemente siciliane, non quotate, organizzato e gestito da Cape Regione Siciliana SGR S.p.A., società di gestione del risparmio controllata da Cape che ne è anche advisor. Cape Regione Siciliana, fondo di Private Equity a maggioranza privata e minoranza pubblica riservato ad investitori qualificati, effettuerà investimenti di media lunga durata prevalentemente in imprese operanti nei settori industriali, commerciali e dei servizi. Fondo Mezzogiorno SanPaolo IMI Investimenti per lo Sviluppo SGR Cape Regione Siciliana Cape-Natixis SGR S.p.A. (Cimino & Associati Private Equity S.p.a. 51%; Natixis Private Equity International 49%) Fondo Gestore Tabella 1 I principali fondi di Private Equity e Venture Capital nel Mezzogiorno Sud in competizione Cambria investe in PMI senza vincoli settoriali e geografici. Investe in mercati di nicchia. Ha investito in Microgame, azienda campana del terziario avanzato. Importi: Cambria Equity fino a 5 milioni di dollari; Transaction Value fino a 25 milioni. Interventi più ampi possono essere chiusi con il coinvolgimento di coinvestitori. State Street Global Investments SGR (SSgI) è la società di gestione del risparmio di diritto italiano del gruppo statunitense State Street. SSgI gestisce Fondamenta, fondo di fondi di Private Equity di diritto italiano e complessivamente il portafoglio diretto e indiretto (tramite i fondi chiusi partecipati). Tutte le aziende nel portafoglio di Atmos hanno in comune la propensione ad investire nell’innovazione, con l’obiettivo di crescere all’interno del mercato europeo e non solo italiano. DGPA Capital è un fondo d’investimento chiuso e riservato ad investitori qualificati, che investe in capitale di rischio di imprese prevalentemente non quotate. DGPA CAPITAL investe nel capitale di rischio di imprese industriali e società di servizi italiane, di piccole e medie dimensioni (fatturato tra 20 e 100 milioni di euro), caratterizzate da un fatturato in crescita o comunque stabile negli ultimi anni, da una buona redditività operativa. DGPA CAPITAL ricerca aziende operanti in business consolidati, spesso attive in nicchie di mercato ben presidiate in cui siano leader o tra i principali players, connotate da strategie di sviluppo chiare e sostenibili. La strategia di investimento non prevede nessuna specializzazione settoriale; tuttavia si ritengono di particolare interesse aziende operanti in settori tipici del “Made in Italy” e aventi come carattere distintivo stile, design, qualità ed inimitabilità di prodotto. -- Atmos (fondo di Private Equity specializzati nell'energetico), holding di investimento controllata all'80% da Fondamenta, il fondo di fondi di State Street DGPA Capital Ronda innovation scr Venice spa la società di investimenti di private equity del Gruppo Palladio Finanziaria. Impresa Adriatica, Antares L Capital 2, fondo comune di investimento francese Cambria (fondo di P.E. di diritto inglese) State Street Global Investment Sgr Dal 2005 DGPA&Co ha creato la controllata DGPA SGR S.p.A. con sede in Italia, dedicata alla promozione e gestione di fondi chiusi di private equity e immobiliari Clave Mayor è una società di gestione spagnola del capitale di rischio Palladio Finanziaria costituisce Palladium Sgr nel 2005. BCC Private Equity Sgr (iniziativa del gruppo Bancario Iccrea) L Capital Management Fonte: ns. elaborazione Vegagest Sgr (Compagine societaria Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A.; Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A; Società Cattolica di Assicurazione Soc. Coop.; Banca Popolare di Bari; Cassa di Risparmio di Cento S.p.A.; BancApulia S.p.A; Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana S.p.A.; Cedacri S.p.A.; Banca Popolare Provinciale Lecchese Società Cooperativa per Azioni) Questo specifico fondo (la società ne gestisce altri 8) è orientato ad investimenti in imprese che operano in settori strategici di primario livello quali computer, comunicazione, meccanica di precisione, biotecnologie e nanotecnologie. In Italia, Pentar è oggi presente con i propri uffici in Lombardia, Campania, Puglia e Sardegna.Gli investimenti di natura finanziaria prevedono l'acquisizione di partecipazioni con l'obiettivo di accompagnare l'azienda in un momento particolare della sua vita, quale la quotazione in Borsa, una significativa operazione societaria o azionaria o importanti investimenti per lo sviluppo sui mercati internazionali. Gli investimenti "finanziari" debbono avere una durata determinata e accordi definiti per la dismissione (tra i 3 e i 5 anni). -- Pentar Sud in competizione 11 Sud in competizione Le operazioni finalizzate a sostenere progetti di crescita, definite di expansion, hanno invece riguardato imprese con un numero di dipendenti mediamente pari a 64, valore che sale a quota 120 se si considerano le imprese oggetto di un operazione di buy-out nel corso dell’anno, con esclusione di quelle interessate da investimenti di grandi dimensioni, ossia con un Equity investito superiore ai 150 milioni di euro (AIFI, 2007)8. Nel 2007, l’89% degli investimenti realizzati dalle società di Private Equity e Venture Capital che hanno sede in Italia ha riguardato le imprese italiane, tuttavia solo il 6% di tale quota è stata destinata alle imprese meridionali (AIFI, 2007)9. In quest’ottica, assumono rilevanza ancora maggiore le iniziative di Private Equity e Venture Capital volte a finanziare in maniera esclusiva le imprese meridionali. É il caso, ad esempio, del Fondo di Promozione del Capitale di Rischio nel Mezzogiorno, gestito dalla SanPaolo IMI Investimenti per lo Sviluppo SGR, che ha come obiettivo il finanziamento delle PMI meridionali oppure della società di gestione del risparmio Vertis SGR, con sede a Napoli, specializzata nell’assunzione di partecipazioni di minoranza nelle PMI localizzate nelle regioni del Sud Italia. 4. Il ruolo del finanziamento pubblico a supporto del Private Equity nel Mezzogiorno Nel Mezzogiorno sono sorte delle nuove iniziative di investimento pubblico destinato al segmento del Private Equity. Dal lato dell’offerta, significativa è la dotazione delle risorse pubbliche di 86 milioni in arrivo dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie (DIT) dopo la chiusura, nel 2007, dell’avviso per la selezione degli operatori, cui hanno partecipato 5 SGR (Capenatix SGR, Advisor 360 Capital Partners, Sanpaolo Imi Fondi Chiusi SGR, Quantica SGR, Vegest SGR, Vertis SGR). Il progetto parte dal bando lanciato dal Ministero dell’Innovazione nella precedente legislatura per l’accesso ad un fondo volto a sostenere l’afflusso di capitali di rischio a fronte di programmi d’investimento destinati ad innovazioni di prodotto e di processo nell’ambito delle tecnologie digitali. Si tratta di un’iniziativa che, se completata nel 2008, potrebbe fornire ulteriore impulso all’attività di investimento nel capitale iniziata in questi anni dai fondi specializzati10. La novità riguarda anche la tipologia di investimento, in quanto sono finanziate anche le attività di primo sviluppo del Venture Capital. Il 60% delle risorse complessivamente raccolte dai fondi partecipanti al bando ministeriale dovrà finanziare operazioni di investimento in aziende alla prima fase di sviluppo. Il restante 40% Annuario 2007 dell’Associazione Italiana del Private Equity e del Venture Capital (AIFI). Ibidem. 10 Si tratta di tre fondi chiusi di emanazione bancari dediti all’attività nel Sud Italia: Interbanca Investimenti Sud, Sanpaolo Imi Investimenti per lo Sviluppo SGR, Fondi MPS Venture Sud. 8 9 12 Sud in competizione potrà finanziare operazioni di expansion, anche se l’ammontare massimo del singolo finanziamento non potrà superare i 2,5 milioni di euro. Alle novità del bando pubblico del DIT si aggiungono le iniziative degli altri operatori del settore. IeS Med (Investimenti e Sviluppo Mediterraneo), società di investimento napoletana dedicata alle PMI del Mezzogiorno che, quotatasi in borsa nel 2008, ha raccolto sul mercato azionario 50 milioni da investire nel Sud. Sempre in Campania, si registra l’avvio della raccolta del fondo chiuso “Vertis Capital” (gestito da Vertis SGR, che partecipa ai bandi del DIT con il fondo “Vertis Venture”), che si pone l’obiettivo di essere operativo da giugno del 2008 con una dotazione di 75 milioni. In Sicilia nasce il fondo Cape Regione Sicilia (gestito da Cape Regione Sicilia SGR, che vede la regione socia al 49%) con una dotazione riservata di 33,9 milioni ma con l’obiettivo di arrivare a 70. Stime del Sole 24 Ore11 affermano che saranno disponibili 408 milioni di risorse per il 2008, se tutte le iniziative annunciate, pubbliche e private, andranno in porto. Figura 2 Le risorse stanziate per il P.E. nel Mezzogiorno Fonte: Il Sole 24 Ore Sud Dei 408 milioni, circa 170 deriveranno dall’applicazione del bando; 86 milioni saranno messi a disposizione dal DIT ed altri 86 verranno raccolti tra le 5 SGR aderenti nel rispetto del vincolo che impone che le risorse pubbliche non superino il 50% dell’ammontare complessivo. Altri 50 milioni deriveranno da I&S Med, senza considerare ulteriori possibilità di raccolta. Altri 33,9 milioni provengono dal fondo Cape Regione Sicilia (senza considerare l’obiettivo di raggiungere 70 milioni) e gli altri 75 derivano da “Vertis Capital”. In totale, quindi, si tratta di circa 330 milioni SERRA M., Il Sole 24 Ore Sud, n. 9, 27 febbraio 2008. 11 13 Sud in competizione che si aggiungono ai tre fondi chiusi di emanazione bancaria dedicati al Sud e al Fondo Puglia, che ammonta a 80 milioni di euro. 5. Le principali criticità In conclusione, in merito al Private Equity e al Venture Capital, dal “libro bianco” dell’AIFI12 emergono le principali criticità del settore. Permane, infatti, la difficoltà di reperire capitali presso gli investitori istituzionali nazionali. Sono soprattutto le banche ad aver sostenuto i fondi di Private Equity negli ultimi anni, mentre permane la dipendenza del mercato italiano dagli andamenti internazionali, visto che “il 60% della raccolta viene dall’estero”13. Tra le altre difficoltà del mercato si rileva il numero limitato di operazioni che generalmente si registrano ogni anno in Italia rispetto alla media europea, unitamente al limitato numero di operatori presenti sul mercato. Si rileva, inoltre, una scarsa presenza di operazioni di Venture Capital nel comparto hig-tech; oltre, come abbiamo precedentemente evidenziato, una scarsa modalità di diversificazione delle modalità di disinvestimento ed una disomogeneità territoriale di interventi. Accanto ad investitori istituzionali come i gestori di fondi Venture Capital, si stanno diffondendo anche in Italia i cosiddetti Business Angels (investitori informali). Si tratta di persone fisiche ex titolari di impresa, manager in attività o in pensione, che dispongono di mezzi finanziari (anche limitati), di una buona rete di conoscenze, di una solida capacità gestionale e di un buon know how imprenditoriale. Tali soggetti acquisiscono una partecipazione in aziende con alto potenziale di sviluppo e assistono l’imprenditore nella gestione dell’azienda nei primi anni di attività. La partecipazione viene poi dismessa nel momento in cui le quotazioni salgono, consentendo all’investitore di realizzare una significativa plusvalenza. In Italia è previsto che i Business Angels si organizzino in reti locali, conosciute come B.A.N. (Business Angels Networks), che sono delle strutture permanenti che consentono ai Business Angels di incontrare imprenditori alla ricerca di capitale e di competenze manageriali. Tali reti fanno capo all’IBAN (Italian Business Angels Network) che, a sua volta, fa capo all’EBAN (European Business Angels Network). AIFI (2005), Libro bianco per lo sviluppo del Private Equity e Venture Capital in Italia, www.aifi.it. BRACCHI G., Convegno Nazionale AIFI 2008, “Il Private Equity nell’attuale contesto economico”. 12 13 14 Sud in competizione Tabella 2 Le principali criticità del mercato italiano del Private Equity Ridotto sviluppo dei canali interni di raccolta: la raccolta di capitali è principalmente di origine internazionale. Limitato numero di operatori ed operazioni: le dimensioni del mercato rivelano potenzialità inespresse. Scarso sviluppo delle operazioni di Venture Capital High-Tech: il trend dell'ammontare degli investimenti in imprese tecnologiche è decrescente Scarsa presenza di interventi di turnaround: a differenza di quanto avviene nel resto d'Europa, non esistono fondi specializzati in aziende da rilanciare. Debole diversificazione delle modalità di disinvestimento: si rende necessario sviluppare l'utilizzo del mercato borsisitico per la dismissione delle partecipazioni. Disomogeneità geografica degli interventi: le operazioni sono concentrate nel Nord Italia. Fonte: Libro Bianco AIFI 2005 Il fenomeno dei Business Angels è quasi assente nelle regioni meridionali, infatti, degli oltre 100 individui tra soci ed associati alla rete italiana dei Business Angels, solo 4 hanno la loro sede nel Mezzogiorno. 6. Alcune considerazioni da parte dei principali operatori del Venture Capital e del Private Equity nel Mezzogiorno Nel corso del 2007 sono state effettuate nel Sud Italia (Sud+isole) 21 operazioni di Private Equity, il 15% in più del 2006. In termini di ammontare, il Mezzogiorno rappresenta soltanto il 3% del complessivo italiano, ma registra una crescita del 38% rispetto al 2006. Gli investimenti fatti hanno riguardato essenzialmente il finanziamento allo sviluppo (expansion) ed, in ogni caso, si tratta di attività di minoranza azionaria. In termini di numero di operazioni chiuse nel Mezzogiorno, il primato del 2007 va alla Sardegna, che ha realizzato 8 operazioni, seguita dalla Campania con 7 (prima regione nell’ambito dell’obiettivo convergenza)14. Data la mancanza di solide statistiche su operazioni di Private Equity, nel Mezzogiorno vengono riportati i tratti salienti di due interviste: una realizzata con un fondo chiuso di emanazione bancaria specificamente dedicato al Sud Italia (Fondo Mezzogiorno gestito da Sanpaolo Imi Investimenti per lo sviluppo SGR) e l’altra con una Società di Gestione del Risparmio (SGR) che finanzia esclusivamente la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica e che ha in corso un investimento nel Mezzogiorno (Quantica). Si è dunque analizzato, a titolo sperimentale, il lavoro di alcuni operatori che operano in quest’area, per individuare le caratteristiche distintive, il ruolo specifico degli operatori specializzati in tale mercato e il valore aggiunto che è stato conferito alle aziende. 14 Fonte: AIFI Yearbook 2008. 15 Sud in competizione Il mercato meridionale si continua a caratterizzare per un’opportunità di investimento minore rispetto al Centro-Nord. Le ragioni sono da ricercare nella dimensione del tessuto industriale e nella tipologia di azienda: l’impresa oggetto di intervento è, nella maggioranza dei casi, a carattere “familiare” ed è sostanzialmente gestita da un unico amministratore, il quale generalmente è poco propenso a condividere decisioni strategiche. “L’ingresso del fondo implica invece una linea condivisa di azione, l’adozione di una struttura organizzativa tendente a responsabilizzare il management, la programmazione e il monitoraggio dell’attività, la certificazione del bilancio”15. L’offerta di Venture Capital, già poco presente in Italia, è veramente molto contenuta nel Mezzogiorno. Tali attività sono molto costose e richiedono operatori fortemente specializzati che dispongono di un network adeguato a valutare le iniziative. Dalle interviste fatte16 si rilevano però alcune importanti iniziative di Venture Capital avviate nel Mezzogiorno17, unitamente ad operazioni di start-up nei settori tecnologicamente molto avanzati ed operazioni di early stage18. L’idea di fondo che deriva dalle interviste rivolte agli esperti è che “il mercato meridionale è certamente più sviluppato rispetto al passato; non è cresciuto solo il numero di operazioni, ma anche il numero degli operatori presenti sia in termini di investitori, sia di società di consulenza strategica. Un numero crescente di imprenditori considerano l’apertura del capitale come un’alternativa e un’opportunità da valutare per finanziare il proprio sviluppo, consapevoli anche delle nuove regole richieste dal sistema finanziario in termini di capitalizzazione”19. Inoltre “l’impegno sul territorio consente di cogliere una più intensa ed ambiziosa progettualità delle aziende, derivante anche dalla maggiore conoscenza delle caratteristiche del Private Equity”. Nel Mezzogiorno è comunque presente “un bacino di eccellenze che caratterizza il mondo della ricerca e dell’innovazione. Uno dei limiti più importanti appare però costituito dalla scarsa propensione alla cultura imprenditoriale”20. In un mercato non ancora maturo come quello meridionale diventa particolarmente importante la sinergia tra fondi pubblici e investimenti privati. Le misure già concesse, tra cui quella del DIT, permettono di avvicinare gli operatori di Private Equity alle imprese di piccola dimensione; uno spaccato di impresa fino ad oggi poco esplorato dal Private Equity e che rappresenta, soprattutto nel Meridione, quello più numeroso in termini di opportunità. É fondamentale, inoltre, che gli operatori individuino aziende piccole ad elevato contenuto tecnologico e ad elevata potenzialità innovativa. Diviene dunque fonda F. Borsoi, Intervista Fondo Mezzogiorno, Sanpaolo Imi Investimenti per lo Sviluppo SGR. In particolare vedasi l’intervista rilasciata da Maria Severino, Investment Analyst, Quantica SGR. 17 É il caso dell’investimento di Accademica Life Science, spin-off dell’Università di Napoli e Lecce che opera nel settore biotecnologico. 18 F. Borsoi, Intervista Fondo Mezzogiorno, Sanpaolo Imi Investimenti per lo Sviluppo SGR. 19 Ibidem. 20 Maria Severino, Investment Analyst, Quantica SGR. 15 16 16 Sud in competizione mentale favorire “l’attività di scouting” svolta sul territorio. Tale attività assorbe, infatti, una gran mole di risorse e di oneri burocratici e quindi ben vengano quelle facilitazioni e azioni indirette che permettano a chi opera concretamente sul territorio di ridurre tali oneri anziché puntare a finanziamenti diretti alle aziende. 17 Sud in competizione CAPITOLO 2 POLITICHE E FINANZIAMENTI INTERNAZIONALI E NAZIONALI A SUPPORTO DELLA RICERCA E DELL’INNOVAZIONE 1. Premessa Alla luce dei fattori della competizione globale, della dinamica della crescita economica nei paesi industrializzati trainata dalla valorizzazione della conoscenza come risorsa strategica e dei punti di forza e di debolezza che caratterizzano il Sistema Innovativo Nazionale, il Governo italiano ha tentato di ridefinire le priorità della politica scientifica nazionale. Il nuovo orientamento prende spunto dalla strategia UE volta a costruire lo Spazio Europeo della Ricerca, per definire un indirizzo volto al rafforzamento strutturale dei centri scientifici e tecnologici esistenti nel nostro Paese. Di fronte alla costante crescita della dimensione minima efficiente per svolgere attività di ricerca, l’allocazione delle risorse deve promuovere strutture che sappiano esprimere una competitività sostenibile ed una leadership a livello internazionale. In tal senso, le nuove scelte di indirizzo politico riservano particolare importanza all’emersione delle capacità innovative delle piccole e medie imprese e alla realizzazione – attraverso la concentrazione di competenze, attrezzature scientifiche e dotazioni infrastrutturali – di strutture di eccellenza idonee ad attrarre investimenti italiani e stranieri in settori produttivi caratterizzati da un’alta intensità di conoscenza e da un elevato potenziale di crescita. Ulteriori obiettivi risiedono nel favorire la creazione e lo sviluppo di imprese basate su nuove tecnologie; nello sviluppo di una maggiore imprenditorialità dei ricercatori pubblici e delle università; nel sostegno del potenziale innovativo delle Regioni del Mezzogiorno; nella rifocalizzazione delle missioni e delle funzioni dei Grandi Enti di Ricerca e nell’aggregazione delle persone e dei gruppi di ricerca pubblici e privati intorno a programmi di grande rilevanza strategica; nello sviluppo della relazione tra Scienza e Impresa, anche attraverso la formazione di capitale umano orientato alla ricerca di base e a quella industriale. Per quanto riguarda le politiche, i principali obiettivi del Governo italiano, in tema di ricerca e innovazione, sono racchiusi nel Piano Nazionale della Ricerca e in Industria 2015. Il Piano Nazionale della Ricerca ha una durata biennale ed è redatto in stretta connessione con il Quadro Strategico Nazionale (QSN) di più ampia durata (6 anni). Allo stato attuale, il PNR 2005-2007 risulta concluso, mentre pochi sono i dati sul PNR in corso, che copre il biennio 2008-2010. 19 Sud in competizione Gli obiettivi del PNR, coerenti con il QSN 2007-2013 e le linee strategiche comunitarie richiamate anche nel VII programma quadro, dovrebbero riguardare lo sviluppo di alcuni settori di R&S – infoscienza, bioscienza, nanoscienza, nuovi materiali, ecc. – sia per le prospettive di rilevanti ritorni per le industrie innovative che operano sulla frontiera tecnologica, sia perché lo sviluppo di tecnologie chiave abilitanti a carattere multisettoriale consente di rafforzare la competitività di tutto il sistema economico. Le finalità del PNR vengono completate, sul piano industriale, da quanto previsto in Industria 2015, che stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano e si basa su un concetto nuovo di competitività del sistema industriale, focalizzato sulla necessaria integrazione tra manifattura, servizi avanzati e nuove tecnologie. Sia la politica a sostegno dell’innovazione, sia quella a sostegno della competitività sembrano partire dal presupposto di una necessaria correlazione tra i settori produttivi e di una maggiore integrazione tra governo (inteso come soggetto politico che guida il Sistema-Paese), impresa e mondo della ricerca (rappresentato prevalentemente dalle università e dagli enti di ricerca). A tal fine, i provvedimenti legislativi pongono molta enfasi sulla necessità di sviluppare, attraverso il potenziamento della ricerca di base, tecnologie pervasive sulle quali puntare per favorire una maggiore competitività dei diversi settori. La spinta all’innovazione dovrebbe, nella logica dei provvedimenti emanati, provenire proprio dal continuo confronto tra mondo della ricerca e mondo della produzione, collaborazione che viene favorita anche dalla logica dei finanziamenti che premiano la collaborazione, non solo tra più soggetti, ma anche tra soggetti di natura diversa. Uno dei principali ambiti di intervento della politica scientifica nazionale è, infatti, relativo allo sviluppo delle tecnologie abilitanti a carattere multisettoriale, sia per le prospettive di rilevanti ritorni per le imprese operanti all’interno dei diversi comparti, sia per gli effetti diffusivi dello sviluppo e dell’innovazione che esse determinano in tutto il tessuto sociale ed economico. Gli alti costi degli investimenti da compiere e il differimento nel medio-lungo termine della loro redditività impegnano l’attore pubblico ad operare come leva di trascinamento, di incubazione e di coordinamento dei vari operatori. Un altro cardine della strategia nazionale è rinvenibile nella promozione di reti come conseguenza della larga preponderanza di piccole imprese nel nostro tessuto produttivo; della dimensione organizzativa sottosoglia che caratterizza la maggioranza dei centri di ricerca; della scarsa dotazione di risorse che i diversi attori, pubblici e di mercato, possono mobilitare per fare ricerca. Dal momento in cui il “Sistema-Italia”, nel confronto competitivo con gli altri “Sistemi-Paese”, non è in grado di far valere economie di scala, la strategia nazionale detta l’indicazione di costruire economie di rete, aumentando la quantità e la qualità delle relazioni tra attori diversi e integrando competenze ed esperienze tra imprese ed enti di ricerca. 20 Sud in competizione L’internazionalizzazione delle attività di ricerca nazionali viene considerata tra le azioni strategiche e prioritarie. Infatti, solo attraverso lo sviluppo della cooperazione e dell’integrazione sovranazionale è possibile perseguire un processo accelerato di allineamento degli organismi scientifici italiani alle best practices internazionali e l’innalzamento a costi sostenibili dell’eccellenza delle attività di ricerca. La strategia formulata a livello nazionale è volta non solo a rafforzare l’attuale grado di internazionalizzazione della ricerca nazionale ma, soprattutto, a facilitare la transizione delle attività di collaborazione internazionale esistenti verso un sistema di cooperazione maggiormente strutturato a livello istituzionale, rispetto al tradizionale sistema di scambi tra singoli ricercatori. Uno specifico obiettivo operativo è relativo al rafforzamento delle attività di cooperazione scientifica internazionale, focalizzate su settori ed aree tecnologiche abilitanti per lo sviluppo della competitività sostenibile del Sistema-Paese. Il presente capitolo mira a dare un’idea dei principali strumenti finanziari pubblici e privati a supporto dell’innovazione. Dopo un’attenta descrizione del PNR, offre un’analisi generale dei principali strumenti pubblici internazionali e nazionali. Affronta poi il tema dei finanziamenti privati ed, infine, termina con un paragrafo dedicato ad “Industria 2015”. Quest’ultimo progetto, pur non essendo destinato direttamente alla ricerca, pone come principale obiettivo quello di migliorare l’innovazione nell’industria italiana. Infine, si definiscono le principali linee di tendenza dell’industria del Venture Capital e del Private Equity, individuando principali operatori, vincoli di operatività e potenziale sviluppo. 2. Le politiche a sostegno dell’innovazione: il Programma Nazionale della Ricerca Le priorità programmatiche previste nel PNR 2005-2007 vengono distinte in base all’impatto economico (mercato e/o occupazione), relativo alla spesa pubblica (costi sociali evitati grazie ai risultati dell’innovazione, ad esempio in campo farmaceutico), alla spesa sociale (soddisfazione dei bisogni e delle attese dei cittadini) e all’effetto che tali spese possono avere sul raggiungimento, da parte del Sistema-Italia, di migliori posizionamenti competitivi (vanno in tal caso considerate le ricadute degli investimenti in ricerca e sviluppo sotto forma di prodotto, processi e servizi ad elevata intensità tecnologica), come indicato nella tabella. 21 21 Sud in competizione Tabella 1 Indicatori di priorità per gli interventi in Ricerca e Sviluppo AREE\INDICATORI Sistemi di produzione Informatica e Telecomunicazione Energia Ambiente Trasporti Agroalimentare Salute Beni culturali INCREMENTO OCCUPAZIONALE AD ALTa SCOLARITà ++ IMPATTO SOCIALE (bisogni) POSIZIONE COMPETITIVà (% EXPORT) RICADUTE IN PRODOTTI HIGH-TECH + +++ +++ +++ ++ ++ +++ + ++ + ++ + ++ ++ +++ ++ ++ +++ ++ + + ++ ++ + non applicabile ++ + ++ ++ ++ + Fonte: PNR – Database Ricerca Italiana Le scelte sintetizzate nel Programma Nazionale della Ricerca 2005-2007 risultano coerenti con quanto stabilito nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 per le Regioni della Convergenza1, nel quale riemergono le stesse problematiche di fondo individuate nell’analisi del PNR e del sistema nazionale di innovazione. Il Programma Nazionale della Ricerca 2005-20072 ha stabilito quattro missioni principali per il potenziamento del sistema italiano di R&S: 1. svolgere attività di ricerca fondamentale, libera ma di eccellenza, che sia fonte di nuove idee e promotrice dello sviluppo culturale nazionale; 2. svolgere attività di alta formazione, finalizzata all’incremento qualitativo e quantitativo del capitale umano; 3. contribuire, anche attraverso l’assimilazione di conoscenza prodotta al di fuori dei confini nazionali, alla diffusione della stessa nel Sistema-Italia; 4. contribuire alla competitività del Paese in collaborazione con il sistema produttivo nazionale per lo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi prodotti, processi e servizi che siano competitivi nel mercato globale. In linea con tali missioni, le linee direttive del programma puntano alla diffusione, nella nostra società, della strategicità che il sistema dell’educazione e quello della ricerca rivestono per la competitività del Paese; alla realizzazione di interventi innovativi per l’ammodernamento dello stesso; all’allineamento del nostro sistema scientifico e tecnologico a quello dei Paesi più avanzati. Anche se – alla luce delle esperienze di successo analizzate e dei dati diffusi periodicamente dall’OCSE sull’avanzamento della ricerca scientifica e sull’organizzazione dei sistemi della ricerca dei diversi paesi – quest’ultimo obiettivo richiederebbe, tuttavia, una profonda riorganizzazione del sistema con una razionalizzazione 1 Un esame critico del documento è stato inserito nell’analisi del sistema di innovazione meridionale. 2 Fonte: Database Ricerca Italiana. 22 Sud in competizione dei soggetti impiegati nello stesso ed un incremento considerevole delle risorse finanziarie destinate non solo dal soggetto pubblico, ma anche dalle imprese. Per ciò che riguarda, in particolare, le aree di intervento, il PNR riconosce come settori strategici in cui intervenire: i settori di rilevante interesse per l’economia nazionale (beni strumentali e sistemi di produzione, microelettronica, optoelettronica, sistema agroalimentare); quelli finalizzati alla tutela dell’ambiente, al risparmio energetico e alla produzione di energia; i settori attinenti alla tutela della salute dei cittadini (biotecnologie) e quelli relativi alla conservazione e promozione del patrimonio culturale del paese (beni culturali materiali e immateriali). In termini di obiettivi strategici, le missioni del PNR 2005-2007 si traducono in: 1. rafforzare la ricerca del paese attraverso il sostegno alla ricerca di base e alla fondamentale ricerca mission-oriented, anche attraverso una maggiore interdisciplinarietà; 2. sviluppare il capitale umano per la scienza, soprattutto all’interno di progetti di ricerca di eccellenza; 3. intensificare la collaborazione tra sistema pubblico e privato; 4. incrementare il livello tecnologico del sistema produttivo anche attraverso la promozione di spin-off e start-up di imprese ad elevata tecnologia. Sono previsti 4 assi di intervento: sostegno della ricerca di base del sistema scientifico italiano, mirante allo sviluppo della conoscenza; sostegno della ricerca di base orientata allo sviluppo di tecnologie chiave abilitanti a carattere multisettoriale; potenziamento delle attività di ricerca industriale e delle collaborazioni pubblicoprivate; programmi di collaborazione a livello territoriale. Asse 1: La ricerca di base L’Asse 1 delle Linee Guida si riferisce alla ricerca di base intesa come attività di ricerca che trae origine dalle indicazioni e dalle proposte degli stessi ricercatori e viene svolta, quindi, senza un obiettivo preordinato, secondo un meccanismo detto bottom-up, dal basso verso l’alto. Essa si diversifica nei vari settori della conoscenza, (raggruppati dal MIUR nelle discipline afferenti a 14 aree disciplinari) e rappresenta uno degli ambiti fondamentali di formazione di nuovi ricercatori e tecnici. Negli ultimi anni in Italia l’attività di ricerca di base è stata suddivisa, da un punto di vista programmatico ed operativo, in attività di ricerca di base libera su proposta del singolo ricercatore (Asse 1) e attività di ricerca di base mission-oriented (Asse 2). Quest’ultima comprende attività di ricerca di base che assumono valenza strategica per il paese in settori scientifici, ove l’accumulo di nuova conoscenza procede in modo accelerato, con importanti prospettive applicative nel breve/medio periodo, come, ad esempio, i settori bioscienza, genomica, proteomica strutturale e funzionale, cellule staminali, nanoscienze, nuovi materiali, nanotecnologie e sviluppi avanzati della microelettronica. 23 Sud in competizione La ricerca di base su proposta libera del ricercatore corrisponde alla prima delle fondamentali missioni affidate al sistema scientifico nazionale. É attraverso quest’attività che si introducono nuove idee e, talvolta, impreviste discontinuità rispetto alla conoscenza acquisita. L’attività di ricerca di base rappresenta, inoltre, una palestra essenziale sia per interiorizzare la nuova conoscenza prodotta a livello internazionale, sia per la formazione di giovani talenti. Quest’attività si svolge particolarmente nelle università e, in modo più o meno prevalente – a seconda delle specifiche missioni di ciascun ente – nella rete di enti pubblici di ricerca del paese. I risultati della ricerca di base si traducono generalmente in pubblicazioni scientifiche. Queste, a loro volta, sono soggette, per la loro pubblicazione, al parere di esperti internazionali, il che rappresenta un eccellente ed omogeneo meccanismo di valutazione a livello internazionale della qualità del lavoro svolto. Una particolare forma di sostegno alla ricerca di base è quella che si attua attraverso il finanziamento espressamente dedicato in misura appropriata, spesso superiore a quella di altri paesi industrializzati, ai settori della fisica e dell’astrofisica. Qui l’Italia ha una posizione di avanguardia. Un importante ruolo nel settore della ricerca di base nel settore fisico è svolto dall’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). La fisica italiana delle interazioni fondamentali, erede della tradizione di Fermi, occupa, infatti, una posizione di prestigio nell’ambito della cooperazione e competizione scientifica internazionale. Si segnala a questo proposito il contributo sostanziale dell’Italia, fin dalla sua fondazione al CERN di Ginevra. La ricerca di base di eccellenza che si svolge nel paese non si limita alle attività di fisica nucleare e subnucleare. Ad esempio, tra le varie attività di forte rilievo internazionale svolte dagli enti di ricerca, l’astrofisica italiana merita una particolare menzione, essendo tra le materie scientifiche italiane più citate dallo Science Citation Index. Analoga posizione di leadership internazionale è stata raggiunta nei settori di studio della Geofisica e della Vulcanologia, settore in cui opera l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Accanto a quelli esistenti, è in previsione la costituzione di altri meccanismi di sostegno della ricerca di base progettati in ambito europeo. É da interpretare in questo senso la proposta di costituire un Consiglio di Ricerche Europeo. Gli elementi segnalati nei punti precedenti consentono di definire le seguenti indicazioni a sostegno della ricerca di base: • incrementare il fondo COFIN di sostegno alla ricerca di base, fino al graduale raddoppio del fondo stesso nei prossimi tre anni, per conseguire l’obiettivo del finanziamento di tutti i ricercatori ritenuti meritevoli a seguito di procedure di valutazione internazionali; • attribuire al CNR il compito di agenzia per il supporto della ricerca di base extrauniversitaria, con conseguente aumento del fondo di dotazione di questo ente; • accelerare e migliorare il processo di valutazione delle proposte di contributo di ricerca, adottando il sistema internazionale delle study sections, con larga partecipazione di esperti di altri paesi; 24 Sud in competizione • adottare, tra i criteri per la ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario delle università, quello inerente ai risultati ottenuti dai rispettivi ricercatori nei bandi competitivi nazionali ed europei e attraverso la loro attività di ricerca; sostenere il progetto europeo per il finanziamento della ricerca di base di eccellenza, con meccanismi analoghi (grants) a quelli adottati dai grandi enti americani (NSF, NIH); • valutare nel tempo la produttività delle istituzioni italiane e completare la banca dati dei progetti finanziati con gli strumenti dell’asse. Asse 2: sostegno della ricerca di base orientata allo sviluppo di tecnologie chiave abilitanti a carattere multisettoriale. Lo sviluppo accelerato di alcuni settori di R&S , ad es. infoscienza, bioscienza, nanoscienza e nuovi materiali, e le prospettive di rilevanti ritorni per le industrie innovative che operano in questi settori hanno accentuato l’importanza e il rilievo di programmi di ricerca mission-oriented in particolari settori. Gli alti costi di queste ricerche e il differimento nel medio-lungo periodo della loro redditività impegnano l’intervento pubblico ad operare come leva di trascinamento, di incubazione e di coordinamento dei vari operatori, università, enti pubblici di ricerca, imprese. La realizzazione di programmi mission-oriented richiede un’attenta considerazione del ruolo propulsore degli attori pubblici della R&S, attraverso un aggiornamento, una ridefinizione e un potenziamento della loro missione e della loro organizzazione. Una recente valutazione da parte di esperti UE circa i meccanismi di gestione americani dei progetti mission-oriented ha posto in luce una notevole differenza in tali meccanismi rispetto a quelli europei. In USA essi sono basati sull’identificazione di un direttore di progetto interamente dedicato al progetto stesso, il quale opera nell’ambito di un quadro di orientamento di carattere generale circa i programmi e i risultati attesi (roadmap). Tale direttore ha il compito di ripartire i fondi alle varie unità operative in modo estremamente flessibile in relazione al lavoro previsto e ai progressi registrati nell’attività di ricerca. La pre-assegnazione dell’intero budget alle varie unità operative, come tipicamente avviene nei programmi europei e in quelli italiani, porta, infatti, ad una ridotta flessibilità nell’utilizzo delle risorse e ad una minore possibilità di un reale coordinamento. I programmi mission-oriented americani hanno anche la caratteristica di riunire nello stesso programma attività di ricerca di base e orientate allo sviluppo di nuove tecnologie e prodotti secondo un approccio fortemente interdisciplinare, secondo obiettivi condivisi da tutti i partecipanti. In questo senso gli interventi previsti dall’asse 2 riguardano: • la riforma della rete degli enti pubblici di ricerca; • il varo operativo di una serie di programmi di rilievo in sede nazionale (FIRB, FIRS, PON); 25 Sud in competizione • lo svolgimento di azioni di sostegno e di coordinamento alla partecipazione italiana ai programmi del VI PQ europeo; • lo svolgimento di una forte azione, condotta particolarmente dalla Presidenza italiana dell’UE, per aprire un nuovo canale di opportunità e di finanziamento di programmi a carattere mission-oriented a livello europeo. La riforma degli enti pubblici di ricerca è iniziata dal CNR3. Dalla fine degli anni ‘80 si è assistito ad una progressiva erosione nella capacità di coordinamento e nello spazio operativo disponibile per il CNR, un ente che ha svolto per un lungo periodo una funzione cruciale per la crescita del sistema scientifico italiano e che, tuttora, per la sua dimensione, per le competenze umane e per la qualità delle infrastrutture disponibili, è chiamato a svolgere un ruolo essenziale nel sistema scientifico nazionale. Le cause fondamentali di questo processo sono state, a seguito dell’approvazione del D.L. 30 gennaio 1999: l’abolizione dei comitati nazionali di consulenza, la costante diminuzione del contributo dello Stato, ridotto, tra il 1992 ed il 2001, di oltre il 50% in termini reali; l’abbandono conseguente delle funzioni di agenzia, precedentemente svolte attraverso i progetti finalizzati e l’assegnazione di contratti e contributi; un notevole incremento nelle assunzioni di nuovo personale a tempo indeterminato; la mancata focalizzazione delle nuove risorse in settori ed aree strategiche di attività; la ristrutturazione, senza praticamente alcuna chiusura dei centri di attività esistenti e di spesa, della rete degli istituti dell’ente; lo scarsissimo ricorso nella direzione dei nuovi istituti alla comunità internazionale; il mantenimento di forti aree di sovrapposizione nelle attività rispetto alle università e ad altri enti pubblici di ricerca. Questi fattori avevano condotto alla diminuzione della disponibilità di risorse “libere”, da dedicare a programmi strategici a durata definita ed al coordinamento delle competenze umane operanti in settori strategici e disponibili presso le università e il settore produttivo del paese. La riforma del CNR è basata sui seguenti pilastri: • definizione di una precisa missione e concentrazione delle attività in settori ed aree scientifiche e tecnologiche strategiche per lo sviluppo della capacità competitiva del nostro paese, settori dove le prospettive di avanzamento nelle conoscenze e relative applicazioni sono particolarmente rilevanti; • promozione dell’integrazione nelle strutture dipartimentali di personalità scientifiche di alta qualificazione esterne all’ente, appartenenti all’industria o ad altri enti di ricerca stranieri, a cui è assegnato un ruolo di coordinamento, di foresight, di analisi strategica, di proposta e di promozione in settori specifici strategici per la competitività del paese; • definizione di un’adeguata struttura di governance; • possibilità per i dipartimenti di istituire unità operative esterne, a durata prestabilita. 3 26 Le informazioni sono tratte dal Database Ricerca Italiana. Sud in competizione Il processo di ristrutturazione del CNR secondo le linee tracciate dalla riforma è attualmente in corso con la partecipazione dei direttori di istituto e del personale dell’ente secondo le linee tracciate dalla riforma, e si concluderà presto con la definizione dei regolamenti e la nomina del consiglio scientifico, essendo già stati nominati il Presidente e il Consiglio di Amministrazione. Accanto alla riforma del CNR, il Piano Nazionale della Ricerca ha previsto anche l’istituzione di Centri di Eccellenza. Si tratta della creazione in una determinata area di centri formati da docenti e ricercatori afferenti ad una singola università. Tali soggetti presentano un progetto al MIUR, in seguito alla valutazione il MIUR decide di finanziare tali progetti per un periodo di tre anni; successivamente, a differenza dei COFIN, il MIUR ritira il finanziamento e i centri dovranno essere in grado di sopravvivere come istituzioni private. Ad oggi sono stati approvati con ricorso alla valutazione di esperti internazionali 55 Centri in vari settori di attività, 45 dei quali sono in procinto di terminare i primi tre anni di attività: 23 centri per biotecnologia e biomedicina; 7 centri per nuovi materiali; 12 centri per l’ICT; 4 centri per l’ambiente; 2 centri per la Logistica; 7 centri per aspetti economici e sociali. I fondi a tutt’oggi impegnati ammontano a circa 65 milioni di euro. Il tasso di approvazione è risultato di circa il 15% rispetto alle domande presentate, a conferma di un processo spinto di selezione. Nell’ambito della riforma degli enti pubblici di ricerca è stato istituito l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, con sede a Torino, derivante dalla fusione tra l’Istituto Colonnetti, afferente al CNR, e l’Istituto Galileo Ferraris, superando con ciò una storica divisione tra due enti operanti in sedi adiacenti nello stesso ambito. La missione del nuovo ente è finalizzata a valorizzare, diffondere e trasferire le conoscenze acquisite nella scienza delle misure e nella ricerca sui materiali, allo scopo di favorire lo sviluppo del Sistema-Italia nelle sue varie componenti. Il programma di attività è quello di allineare l’Italia agli altri paesi industrializzati e portare la metrologia italiana a divenire il nucleo di un sistema nazionale di misura e, in Europa, un punto di riferimento al fianco dei principali istituti metrologici di Germania, Regno Unito e Francia. L’obiettivo è di assicurare al paese, con la partecipazione ad accordi internazionali di mutuo riconoscimento, l’accreditamento internazionale del proprio sistema di misura. Si tratta, come può ben vedersi, di aspetti rilevanti per assicurare ai nostri prodotti un riconoscimento di qualità a livello internazionale e per garantire la qualità dei prodotti importati da altri paesi. Nell’ambito dell’ampio processo di riforma del sistema scientifico e tecnologico italiano è stato istituito l’Istituto Italiano di Tecnologia. L’Istituto Italiano di Tecnologia ha la forma giuridica della fondazione. Tra le sue finalità annovera lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione scientifica e tecnologica per contribuire alla competitività e alla crescita del Paese. L’Istituto opererà in una nuova sede resa disponibile dalla Regione Liguria, ma la sua operatività è rivolta a tutto il sistema scientifico ed economico nazionale e si avvarrà della partecipa27 Sud in competizione zione di illustri scienziati internazionali in collegamento con tutti gli altri centri di ricerca pubblici. L’intento fondamentale è di contribuire a superare le storiche barriere esistenti anche in Europa fra Scienza ed Impresa. Proprio perché rivolto all’eccellenza della ricerca in generale, l’Istituto di Genova si propone di attrarre scienziati e ricercatori residenti in Italia ed all’estero, indipendentemente dalla loro nazionalità ed età, operando, nel contesto delle politiche nazionali della R&S, secondo specifici meccanismi e modalità innovative. Il varo dei programmi mission-oriented Tra le azioni caratteristiche dell’Asse 2 di intervento, assumono particolare rilevanza quelle rappresentate da una serie di programmi a specifica finalità e campi di interventi finalizzati a sostenere i principali attori operanti in uno specifico settore a livello nazionale. I progetti del VI PQ europeo La partecipazione ai programmi mission-oriented dell’UE assume una particolare importanza per il sistema scientifico nazionale: dà modo ai nostri migliori ricercatori di confrontarsi con le più elevate competenze esistenti a livello europeo e introduce un forte grado di internazionalizzazione nelle nostre attività scientifiche. Il MIUR ha svolto una forte azione promozionale a livello nazionale con l’istituzione di una “cabina di regia” articolata nei vari settori di attività che ha operato in supporto alla predisposizione dei programmi italiani e, a livello europeo, attraverso il collegamento con la rappresentanza permanente italiana a Bruxelles. I dati attualmente disponibili sui finanziamenti del VI PQ riguardano cinque priorità tematiche: scienze della vita; tecnologie per la società dell’informazione, nanotecnologie e nanoscienze; aeronautica e spazio; sviluppo sostenibile; cambiamento globale ed ecosistemi. Il numero di proposte di finanziamento presentate dai nostri ricercatori è stato di poco inferiore a quelle di Germania e Regno Unito. Le proposte accettate e ammesse alla negoziazione per il finanziamento nei progetti sono state 538 (Germania), 452 (Francia), 448 (Regno Unito) e 420 (Italia). Questo risultato deve ritenersi altamente soddisfacente, se si considera che il numero di ricercatori italiani è circa la metà rispetto a quelli degli altri tre paesi considerati. Nei “Progetti Integrati” il numero di gruppi italiani che partecipa ai progetti finanziati ci colloca al terzo posto, dopo Germania e Francia. I ricercatori italiani, infine, sono presenti in 66 reti di eccellenza approvate. Il 34% del totale dei gruppi italiani finanziati afferisce all’università, il 27% ai centri di ricerca pubblici e privati, il 12% alle PMI e il 12% alle grandi imprese. In quest’ottica è da inserirsi l’Iniziativa Europea per la Crescita, che mira a 28 Sud in competizione mobilitare investimenti in due settori fondamentali dell’Agenda di Lisbona: le reti e la conoscenza. In particolare, l’obiettivo dell’iniziativa è accrescere gli investimenti in aree che contribuiranno al rafforzamento delle riforme strutturali in corso, volti a stimolare la crescita e a creare occupazione. Tali obiettivi dovranno essere realizzati attraverso una combinazione di azioni volte a creare le giuste condizioni normative, finanziarie ed amministrative, al fine di rafforzare gli investimenti privati, a mobilizzare il finanziamento comunitario, invitando gli Stati Membri a continuare nel processo di ri-orientamento della spesa pubblica verso aree importanti per la crescita. Gli indirizzi del PNR per l’Asse 2 sono: • giungere nel più breve tempo possibile a definire l’attività operativa del CNR nei settori prioritari definiti dalla nuova missione; • incrementare la dotazione finanziaria annuale dello stato; • riprendere la funzione di agenzia per il finanziamento della ricerca di base extrauniversitaria; • rendere operativo al più presto l’IIT, procedendo sollecitamente, entro l’anno di riferimento, ad impegnare le risorse finanziarie già disponibili, secondo la legge istitutiva; • rendere pienamente operativo il nuovo Istituto Nazionale di Ricerche di Metrologia; • approvare il bando di nuovi programmi FIRB nell’ambito dei settori strategici definiti dal PNR; • approvare il nuovo regolamento per il FIRB, con cui rendere possibile l’avvio di centri di ricerca pubblico-privati e iniziative di carattere negoziale nel settore delle grandi infrastrutture; • procedere al raggiungimento della scadenza triennale alla valutazione dei progetti di costituzione di centri di eccellenza e dei progetti FIRB; • completare la banca dati su tutti i progetti finanziati con gli strumenti dell’Asse; • procedere all’applicazione delle recenti modifiche del regolamento CE 25.2.2004 per quanto concerne l’estensione agli aiuti stanziati per R&S, che prevede di esentare tali aiuti dalla notificazione preventiva, di estendere i costi ammissibili, di aumentare l’intensità dell’aiuto fino al 100% per la ricerca fondamentale, il 60% per la ricerca industriale, il 35% per lo sviluppo precompetitivo. Asse 3: potenziamento delle attività di ricerca industriale e della collaborazione pubblico-privato Questo asse si riferisce ai programmi di potenziamento delle attività di ricerca industriale e relativo sviluppo tecnologico, finalizzati ad aumentare la capacità delle imprese a trasformare conoscenze e tecnologie in prodotti e processi a maggiore valore aggiunto. 29 Sud in competizione Gli strumenti operativi sono rappresentati dal fondo FAR (MIUR) e dal fondo FIT (MAP). È necessario premettere che il PNR non tratta le azioni, sebbene ne riconosca il collegamento con le attività di R&S inerenti alla promozione dei processi di innovazione a favore delle imprese (FIT e programmi regionali di promozione dell’innovazione). L’asse 3 impatta comunque particolarmente con la politica di supporto del governo al sistema produttivo italiano. Indirizzi per gli interventi da attuarsi per l’Asse 3: - valutare l’opportunità di proseguire negli interventi a “sportello”; - esaminare le domande giacenti in attesa di finanziamento ex D.L. 297/98 ed eliminare l’arretrato esistente; - rifinanziare il fondo FAR e focalizzare gli interventi in specifici settori di prioritaria importanza per la competitività del sistema industriale italiano, con interventi selettivi a favore del sostegno dei settori industriali a più alto tasso di export; - introdurre il meccanismo della selezione competitiva dei progetti presentati dalle imprese; - utilizzare la TecnoTremonti per fare emergere le imprese innovative e i relativi progetti di ricerca; - completare la banca dati sulla ricerca industriale attualmente in fase avanzata di realizzazione ed integrarla con quella relativa agli interventi FIT; - accelerare, attraverso il coinvolgimento di un più alto numero di esperti e la previsione di attività per sessioni della commissione di valutazione ex D.L 297 le procedure di selezione dei progetti; - valutare, sulla base di vari parametri, l’impatto di una possibile eliminazione dell’IRAP sul personale di ricerca sui conti pubblici. Asse 4: Programmi di ricerca e sviluppo a livello territoriale Questo asse comprende le attività di R&S collegate allo sviluppo della capacità di innovazione nei prodotti e nei processi delle PMI e alla creazione di aggregazioni sistemiche a livello territoriale (66,67,68,64). Tali processi trovano attualmente il loro sostegno istituzionale da parte del MAP e delle regioni ed enti locali. Le azioni del governo di interesse prevalentemente regionale e locale devono comunque necessariamente confrontarsi con il nuovo art. 117 della Costituzione introdotto dalla legge costituzionale di modifica del Titolo V, che attribuisce alle regioni potestà legislativa concorrente in materia di ricerca scientifica. La prossima emanazione di specifici decreti legislativi di attuazione fa prevedere un diverso assetto in materia di promozione, finanziamento e valutazione delle attività di R&S. Il raggiungimento degli obiettivi di competitività del Sistema-Paese, rispetto agli altri paesi avanzati, richiede che, anche in Italia, i livelli regionali e nazionali evitino sovrapposizioni e duplicazioni di intervento ed operino in modo sinergico, 30 Sud in competizione nell’ambito di un’unica, complessiva visione strategica. In merito alla ripartizione di competenza tra Stato e regioni nel settore della R&S, possono essere identificate tre modalità di intervento: • interventi riservati alla competenza regionale: ad essa dovrebbero essere attribuiti tutti gli interventi la cui rilevanza sia strettamente connessa alle esigenze di sviluppo del singolo territorio interessato. Appaiono rientrare in tale logica, da un lato, gli interventi di potenziamento della capacità di ricerca e di innovazione delle piccole imprese, dall’altro tutte le azioni di valorizzazione territoriale della ricerca rappresentate da: sostegno ai progetti di innovazione liberamente presentati da PMI; azioni a sostegno della creazione di imprese quali spin-off dalla ricerca; azioni di trasferimento tecnologico; interventi di recupero, attraverso attività di ricerca, di imprese industriali in crisi la cui dimensione non risulti critica per un’intera filiera produttiva nazionale; sostegno alle attività di formazione di ricercatori industriali; azioni di sostegno all’occupazione di personale qualificato all’interno di PMI; interventi per favorire la mobilità a livello regionale del personale di ricerca tra le componenti del sistema ricerca; facoltà esclusiva di proposta per la costituzione di distretti tecnologici; • interventi riservati alla competenza esclusiva dello Stato, in cui rientrano: gli interventi a sostegno della ricerca universitaria, degli enti nazionali di ricerca e delle accademie; i grandi progetti strategici di ricerca di base realizzati attraverso le risorse del FIRB; i progetti e i programmi di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo e gli interventi di sostegno alle imprese strategiche per una particolare filiera produttiva; la costituzione di grandi laboratori pubblico-privato al sostegno e per lo sviluppo di piattaforme tecnologiche di interesse nazionale; il coordinamento della partecipazione del sistema scientifico nazionale ai grandi progetti europei ed internazionali (piattaforme tecnologiche europee) e delle azioni di potenziamento del patrimonio infrastrutturale di ricerca del Paese; • azioni realizzabili con il concorso di competenze nazionali e regionali: ci si riferisce, in particolare, alle azioni di creazioni di distretti tecnologici territoriali. In tale ambito, infatti, accanto ad un rilievo della competenza regionale, necessario per la valorizzazione del patrimonio territoriale esistente, appare necessaria una forte azione nazionale per garantire ai distretti una capacità competitiva che vada oltre i ristretti confini nazionali e tale da poter essere inserita in reti nazionali ed internazionali. Tali distretti potrebbero quindi essere attivati solo su proposta delle singole regioni. Per la loro particolare rilevanza, verrà ricordata tra le varie azioni a sostegno della ricerca di interesse territoriale (ad es. spin-off ed altri processi di convergenza pubblico-privato) una nuova azione svolta dal MIUR in tema di distretti tecnologici. La priorità più rilevante per una politica dei distretti tecnologici in Italia è quella di accelerare la collaborazione tra diversi soggetti istituzionali nell’ambito di una forte collaborazione, di tipo pubblico-privato, sorretta da un processo di intesa istituzionale tra amministrazioni centrali, regionali e locali. Queste sono le considerazioni 31 Sud in competizione che hanno motivato gli interventi del MIUR in questo importante settore. L’obiettivo è anche quello di promuovere e di stimolare un processo competitivo tra regioni per creare in numerose aree del Paese poli di ricerca e di innovazione di eccellenza a livello internazionale con la finalità di accelerare il processo di trasferimento tecnologico e lo sviluppo di progetti condivisi tra i vari attori del sistema scientifico e dell’innovazione italiano. Le prime iniziative in tema di distretti tecnologici che sono state avviate dal MIUR su proposte provenienti dalle regioni interessate si caratterizzano per la presenza contemporanea dei seguenti fattori: la presenza di un progetto strutturato sostenuto da opportuni studi di foresight; la coerenza del progetto con le Linee Guida per la Ricerca 2003/2006 con le quali sono stati identificati i settori strategici di intervento per il Sistema-Paese e, nell’ambito di questi, l’identificazione di una specifica filiera produttiva in cui il distretto dovrà operare; la partecipazione di aziende leader del settore con un forte radicamento nella struttura industriale della regione; la presenza di attori pubblici che hanno raggiunto posizioni di eccellenza nel settore specifico; l’esistenza di una struttura di governance tale da garantire la piena partecipazione delle forze produttive, scientifiche, tecnologiche e sociali nella promozione e nella gestione delle azioni del distretto; l’apporto di competenze e di finanziamenti pubblici e privati; il previsto intervento di attori significativi del sistema finanziario a livello regionale; la definizione di un’entità giuridica responsabile del coordinamento delle iniziative; la previsione a medio-lungo termine dell’autosostenibilità del distretto. La constatata esistenza di questi elementi fondamentali è alla base della costituzione di un primo gruppo di distretti industriali a carattere regionale tra cui si segnalano per il loro stato di avanzamento quelli localizzati a Torino (distretto dedicato al settore Wireless Communication, nei settori dell’accesso radio ed efficienza spettrale, reti e sensori, servizi basati sulla localizzazione e security); Padova (Distretto Tecnologico Veneto dedicato alle nanotecnologie per le proprietà dei materiali); Catania (distretto dedicato all’elettronica, all’optoelettronica su nanostrutture in silicio, alla bioelettronica e ai sistemi miniaturizzati nel settore della sensoristica intelligente; Modena (distretto dedicato alla meccanica avanzata, su simulazione meccanica e modelling dei materiali, meccatronica, nanomeccanica e microsistemi, materiali e tecnologie, sensoristica, ICT nella gestione delle reti di impresa); Napoli (distretto dedicato all’ingegneria dei materiali polimerici e compositi; Milano (nel settore delle biotecnologie); Roma (nel settore aerospaziale). Altri distretti sono stati recentemente formati (attualmente in totale se ne contano undici). Gli indirizzi inerenti all’Asse 4 sono: • approvare un decreto legislativo che definisca le aree di intervento e di collaborazione tra Stato e Regioni in tema di R&S; • definire uno schema condiviso con le regioni per la valutazione delle attività e 32 Sud in competizione dello stato di avanzamento nei programmi dei distretti tecnologici; • completare la rete dei distretti tecnologici, assicurando per i nuovi interventi la verifica dell’esistenza di tutti gli elementi che caratterizzano il distretto stesso; • definire con maggiore precisione e tempistica il quadro delle azioni per il supporto delle iniziative da parte del MIUR e delle regioni; • attuare un processo di governance dei distretti, in modo da consentire un forte processo di internazionalizzazione delle attività previste. Il PNR, a causa di alcune caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano4, quali la dimensione media delle imprese manifatturiere, la prevalente specializzazione nei settori tradizionali, il ridotto grado di internazionalizzazione e la scarsa dotazione di risorse tecniche e finanziarie, individua alcuni azioni prioritarie al fine di incentivare la spesa in ricerca da parte delle imprese e, in particolare, la necessità di diffondere la cultura dell’innovazione attraverso una maggiore interazione tra università e impresa, intento che a livello operativo si sostanzia nella promozione degli Industrial Liaison Offices delle università tecnologiche, dei centri di competenza regionali e degli spin-off universitari, nell’incremento delle agevolazioni alle assunzioni dei dottori in ricerca nelle imprese e nell’incentivazione del passaggio, temporaneo e definitivo, di ricercatori dalle università alle imprese. Un altro passaggio fondamentale contenuto nel PNR è l’incremento delle collaborazioni internazionali, al fine di favorire una maggiore apertura del sistema nazionale della ricerca e delle imprese e promuovere un maggiore livello di competitività degli stessi. A livello europeo operano, infatti, organismi multilaterali in grado di programmare e gestire grandi progetti di ricerca, quali: il CERN per la fisica delle particelle elementari; l’ESA (European Space Agency) per le attività spaziali; l’EMBO (European Molecular Biology Organization) e l’EMBL (European Molecular Biology Laboratory) per la biologia molecolare; l’ESO, (European Southern Observatory) per l’astrofisica. Le Linee Guida del PNR confermano l’importanza che il governo riconosce alla partecipazione dell’Italia alle iniziative di tali centri, in particolare in settori ritenuti strategici quali le telecomunicazioni, il nucleare, la ricerca medica e quella sui cambiamenti climatici. 4 La situazione di debolezza strutturale dovuta alla presenza dei fattori precedentemente descritti è particolarmente accentuata per il nostro paese, che ormai dispone unicamente di un numero esiguo di gruppi industriali di grandissime dimensioni – di cui solo quattro con fatturato superiore ai 20 miliardi di euro (ENI, FIAT, Pirelli, Telecom) – e di un numero straordinariamente elevato di imprese medio-piccole, (le aziende registrate alle Camere di Commercio nel settore informatica nel 2002 sono 80.834: 1887 nel settore biotech e 2454 nel settore TLC, per un totale di 85.175 aziende). Ciò, come si è detto, rappresenta un fattore di alta flessibilità, ma anche di debolezza. Predomina la specializzazione manifatturiera incentrata sui settori tipici del cosiddetto Made in Italy, supportata però da un forte settore di meccanica strumentale, concentrato in oltre 200 distretti industriali, spesso leader o co-leader mondiali nei loro settori, con oltre 2 milioni di addetti e circa 1/3 dell’export nazionale. In Italia operano, infine, un numero significativo di medie imprese high-tech di rilevanza mondiale nei settori della microelettronica, della robotica, dell’optoelettronica, della motoristica, della chimica e delle tecnologie biomediche. 33 Sud in competizione In una molteplicità di settori tecnologici, risultati positivi sono stati ottenuti anche da rapporti di collaborazione internazionale di tipo bilaterale. Emblematici, in tal senso, sono il successo della collaborazione tra Italia e Francia, attraverso l’Università italo-francese e l’iniziativa di ricerca tecnologica EUREKA, il cui contenuto tecnologico è stato di recente rafforzato dall’ingresso d’Israele. Obiettivo prioritario del Governo italiano resta quello di stringere collaborazioni forti con il mondo della ricerca statunitense – soprattutto nei campi dell’energia, dell’ambiente, dell’informatica, delle telecomunicazioni e dello spazio – e con la Cina, Paese con cui già collabora in maniera forte la Germania. 3. I finanziamenti pubblici internazionali e nazionali Una corretta analisi della politica dei finanziamenti a sostegno dell’innovazione tecnologica impone una distinzione tra finanziamenti di origine pubblica e finanziamenti di origine privata, anche se questi ultimi hanno una rilevanza ancora ridotta nel panorama italiano. I finanziamenti pubblici Tra i finanziamenti di origine pubblica è necessario distinguere tra quelli promossi dagli organismi sopranazionali e quelli definiti in ambito nazionale e regionale. I finanziamenti internazionali L’organismo più attivo in tema di finanziamenti all’innovazione è ovviamente l’Unione Europea. L’azione dell’UE nel settore della ricerca è sempre consistita nell’incentivare la cooperazione tra partner di vari paesi, nell’ambito dei programmi quadro che si sono succeduti. Tuttavia, fino alla fine degli anni Novanta non si poteva ancora parlare di una “politica europea della ricerca”. L’80% della ricerca pubblica in Europa era, infatti, realizzata a livello nazionale, principalmente nell’ambito di programmi di ricerca nazionali o regionali. Con l’obiettivo di creare una vera e propria politica di ricerca comunitaria volta a superare i differenziali regionali, il 18 gennaio 2000, nell’ambito del Trattato di Lisbona, la Commissione ha proposto la creazione di uno Spazio Europeo della Ricerca (SER) – che sarà completato nel 2010 – il cui scopo principale è “contribuire all’istituzione di un contesto generale più favorevole alla ricerca in Europa”. Lo Spazio Europeo della Ricerca è volto al raggiungimento di tre ordini di obiettivi: • la creazione di “un mercato interno” della ricerca destinato a rafforzare la cooperazione, incentivare la concorrenza ed ottimizzare l’assegnazione delle risorse; 34 Sud in competizione • una ristrutturazione del tessuto europeo della ricerca, che consiste essenzialmente nel miglioramento del coordinamento delle attività e delle politiche di ricerca nazionali; • lo sviluppo di una politica europea che non si limiti al mero finanziamento di attività di ricerca, ma che comprenda anche tutti gli aspetti delle altre politiche nazionali ed europee legate al settore della ricerca. Gli strumenti utilizzati dallo Spazio Europeo della Ricerca per raggiungere gli obiettivi prefissi riguardano la creazione di “reti di eccellenza” in ambito europeo; l’omogeneizzazione dei programmi nazionali attraverso l’adozione del principio di apertura reciproca; la creazione di un brevetto comunitario unitario; la creazione di un sistema comune di riferimento scientifico e tecnico per l’attuazione delle politiche europee; l’adozione di politiche che favoriscano la mobilità dei ricercatori; la creazione di un sistema di valori condiviso in ambito europeo. Dal punto di vista finanziario il principale strumento adottato è il VI Programma Quadro per la Ricerca, valido fino alla fine del 2006 seguito, dal 2007 in poi, dal VII Programma Quadro. Quest’ultimo è concepito per aiutare l’UE a conseguire gli obiettivi stabiliti a Lisbona e dovrebbe costituire il fondamento della costruzione di un’economia della conoscenza. Il Programma Quadro, gestito dalla Direzione Generale Ricerca della Commissione Europea, coinvolge i più importanti settori scientifici e tecnologici della ricerca di base ed applicata, inclusa la ricerca socioeconomica ed umanistica. Per sostenere progetti di ricerca che vengono attivati sulla base degli inviti a presentare proposte, il VII P.Q. di R&ST adotta i seguenti schemi di finanziamento: Progetti in collaborazione (CP): sostegno ai progetti di ricerca svolti da consorzi con partecipanti appartenenti a vari paesi per sviluppare nuova conoscenza, nuova tecnologia, prodotti, attività dimostrative o risorse comuni per la ricerca. Le dimensioni, l’entità e l’organizzazione interna dei consorzi può variare a seconda del tema e del topic. I progetti possono riguardare azioni di ricerca specifiche su piccola o media scala (small o medium) oppure progetti integrati su ampia scala (large). Reti di eccellenza (NoE): sostegno a un programma congiunto di attività attuate da alcune organizzazioni di ricerca che integrano le loro attività in un dato settore nell’ambito di una cooperazione più a lungo termine. L’attuazione di questo programma congiunto di attività necessita di un impegno formale delle organizzazioni che mettono in comune parte delle loro risorse e attività. Azioni di sostegno e coordinamento (CSA): sostegno alle attività che hanno come scopo il coordinamento o il sostegno di politiche e attività di ricerca (creazione di reti, scambi, accesso transnazionale alle infrastrutture di ricerca, studi, conferenze, etc.). Progetti individuali: sostegno alla ricerca di frontiera e sostegno a progetti svolti da gruppi di ricerca individuali nazionali o transnazionali. Questo meccanismo è usato per appoggiare i progetti di ricerca di frontiera su iniziativa dei ricercatori finanziati nell’ambito del Consiglio Europeo della Ricerca. 35 Sud in competizione Formazione e sviluppo della carriera dei ricercatori: sostegno alla formazione e allo sviluppo della carriera dei ricercatori. Ricerca a vantaggio di gruppi di interesse: sostegno ai progetti di ricerca in cui gran parte della ricerca e dello sviluppo tecnologico è svolto dalle università, dai centri di ricerca o da altre persone giuridiche, a vantaggio di gruppi specifici, in particolare delle PMI o di associazioni di PMI. Il Programma Quadro di R&ST contribuisce alla ricerca tramite un cofinanziamento delle attività ammissibili. Il cofinanziamento comunitario consiste in un prefinanziamento, in pagamenti intermedi secondo una reportistica periodica e in un pagamento finale, pari al rimborso di una percentuale fissa dei costi ammissibili. Tabella 2 I finanziamenti previsti nell’ambito del VII Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico Attività finanziabili Descrizione delle attività Schema di Rimborso finanziamento FP7 RTD-Ricerca e Sviluppo Tecnologico Attività, incluso il coordinamento scientifico, rivolta a creare CP-NoE direttamente nuova conoscenza, nuova tecnologia e nuovi prodotti. 75% Demonstration Dimostrazione e validazione Attività rivolta a provare la fattibilità di nuove tecnologie che offrono un potenziale beneficio economico, ma che non sono direttamente commercializzabili (ad es. test di prodotti come i prototipi). max 50% CP Attività volta al coordinamento (non scientifico) gestionale del partenariato e agli adempimenti amministrativi e gestionali di ogni Other-Management, Training, partecipante, incluse le certificazioni finanziarie. Altre attività, CP-NoE-CSA Networking, Dissemination quali la formazione, la creazione di rete e la diffusione, specificate nella proposta Parte B. max 100% Fonte: elaborazione SRM su dati CE Le aree di intervento del VII Programma Quadro sono distinte nei seguenti programmi: • cooperazione: tale programma riguarda la strutturazione di una serie di politiche ed interventi volti a favorire la cooperazione tra università, industria, centri di ricerca e autorità pubbliche nell’UE e al suo esterno; • idee: l’obiettivo del programma specifico “Idee” è rafforzare l’eccellenza, il dinamismo e la creatività della ricerca europea offrendo una struttura di finanziamento competitiva, in aggiunta e non in sostituzione dei finanziamenti nazionali, per la “ricerca di frontiera” realizzata da gruppi individuali; • persone: tale programma include tutte le iniziative e le politiche a favore della mobilità e dello sviluppo della carriera dei ricercatori. Riprendendo le azioni svolte dal programma “Marie Curie”, gli obiettivi del programma specifico “Persone” saranno raggiunti implementando le azioni raggruppate nei cinque temi seguenti: formazione iniziale dei ricercatori per migliorare le prospettive di carriera, in particolare dei giovani ricercatori; formazione continua e sviluppo di carriera; partenariati e percorsi congiunti industria-università; dimensione internazionale; 36 Sud in competizione • capacità: punta a migliorare le capacità di ricerca e innovazione in Europa e a garantire il loro utilizzo ottimale, garantendo il finanziamento per sette vaste aree: infrastrutture di ricerca, ricerca a vantaggio delle PMI, regioni della conoscenza e appoggio ai distretti regionali basati sulla ricerca, potenziale di ricerca, scienza nella società, sostegno allo sviluppo coerente delle politiche di ricerca, attività specifiche di cooperazione internazionale; • azioni non nucleari svolte dal Centro Comune di Ricerca dell’UE; • Euratom: che include le azioni volte a finanziare la ricerca sull’energia nucleare. La Commissione, per il periodo 2007-2013, propone uno stanziamento di bilancio di 50.521 milioni di euro, ossia in media 7.217 milioni di euro l’anno, che rappresenta oltre una volta e mezzo il bilancio annuale del VI Programma Quadro (4.375 milioni di euro l’anno, ossia uno stanziamento di bilancio totale di 17.500 milioni di euro per quattro anni). Tale stanziamento sarà suddiviso tra le diverse aree così come indicato in Tabella 3. Tabella 3 Ripartizione del bilancio preventivo del VI Programma Quadro della CE (2007-2013) e dell’Euratom (2007-2011), dati in milioni di euro Programmi COOPERAZIONE temi Salute Prodotti alimentari, agricoltura e pesca, e biotecnologie Tecnologie dell’informazione e della comunicazione Nanoscienze, nanotecnologie, tecnologie dei materiali e processi di produzione Energia Ambiente (incl. cambiamenti climatici) Trasporto (incl. aeronautica) Scienze socioeconomiche e umanistiche Sicurezza e Spazio Totale COOPERAZIONE IDEE Consiglio Europeo della Ricerca PERSONE Azioni Marie Curie CAPACITà Infrastrutture per la ricerca Ricerca a vantaggio delle PMI apr-05 (*) 8317 2455 12670 4832 2931 2535 5940 792 3960 44432 11862 7129 3961 1901 mag-06 (**) 5984 1935 9110 3467 lug-06 (***) 6050 1935 9110 3500 dic. 06 (****) 6100 1935 9050 3475 2265 2300 1886 1900 4180 4180 607 610 2858 Spazio 1430 Sicurezza 1350 32292 32365 7460 7460 4727 4728 2008 1850 1266 1336 2350 1890 4160 623 Regioni della conoscenza 158 126 126 126 Potenziale di ricerca 554 350 370 340 Scienza nella società 554 359 280 330 Sostegno allo sviluppo coerente delle politiche di ricerca Attività specifiche di cooperazione internazionale TOTALE CAPACITà Attività non nucleari del Centro Comune di Ricerca TOTALE CE Ricerca e formazione nel settore nucleare Fonte: Cordis Spazio 1430 Sicurezza 1400 32413 7510 4750 1715 1336 70 70 358 182 185 180 7486 1817 72726 3092 4291 1751 50521 2751 4217 1751 50521 2751 4097 1751 50521 2751 37 Sud in competizione I finanziamenti nazionali Nell’ambito dei finanziamenti nazionali, è necessario distinguere tra i finanziamenti a favore della ricerca di base, destinati per lo più alle università ed ai centri di ricerca, e i finanziamenti nell’ambito della ricerca applicata, rivolti per lo più alle imprese. Tabella 4 Tipologie di finanziamenti pubblici nazionali Intervento PRIN: Fondo destinato alle Università per il finanziamento dei Programmi di Ricerca di Interesse Nazionale gestito dal MIUR Destinatario Schema di finanziamento Risorse Stanziate Università – Ricerca di Base Cofinanziamento 90 ml euro FIRB: Fondo per gli Investimenti in Ricerca di Base gestito dal MIUR per il finanziamento di ricerche di base in settori strategici Università – Ricerca di Base istituito dalla Legge Finanziaria 2001 Cofinanziamento 85 ml euro FISR: Fondo Integrativo Speciale Ricerca ex D.L. 204/1999; finanzia interventi specifici di particolare rilevanza strategica di interesse di tutte le Amministrazioni dello Stato. Università – Ricerca di Base Cofinanziamento 300 ml euro FOE: Fondo per il Finanziamento degli Enti Pubblici di Ricerca Enti pubblici di ricerca – Ricerca di Base Cofinanziamento FAR: Fondo Agevolazione Ricerca ex D.L. 297/1999; gestito dal MIUR per agevolazioni finanziarie ai programmi di ricerca delle Imprese – Ricerca Applicata Industrie. FIT: Fondo per l'Innovazione Tecnologica ex art. 14, L.46/1982; È gestito dal Ministero per le Attività Produttive per il Imprese- Ricerca Applicata finanziamento di attività di ricerca collegata all'innovazione tecnologica. Legge 388/00 art. 103 comma 5 e 6 - Incentivi per il commercio elettronico Imprese – Informatizzazione 1630 ml euro Agevolazioni Finanziarie 140 ml euro Finanziamenti 62,3 ml euro Cofinanziamento 68 ml euro Legge 388/00 art. 106 - Promozione e sviluppo di nuove imprese Persone e Società – Creazione Cofinanziamento innovative di imprese innovative D.M. 593/00 art. 11 - Progetti autonomamente presentati per attività di ricerca proposte da costituende società Personale università ed altri enti di ricerca Cofinanziamento Legge 326/2003 - Art. 1 “Detassazione degli investimenti in R&S, tecnologia digitale, export, quotazione in borsa stage aziendali per studenti Imprese –Ricerca Applicata Incentivi fiscali _ Legge 140/97 art.13 - Misure fiscali a sostegno dell'innovazione nelle imprese industriali Imprese –Ricerca Applicata Incentivi fiscali definiti su base regionale Legge 341/95 - Investimenti in attrezzature, macchinari, impianti, Imprese –Acquisto macchinari Incentivi fiscali collaudi e software innovativi definiti su base regionale Legge 598/94 art. 11 - Investimenti relativi all'innovazione tecnologica definiti su base regionale Fonte: elaborazione SRM 38 Imprese Riduzione dei tassi di interesse 25 ml euro Sud in competizione La prima categoria di finanziamenti è definita nell’ambito del Piano Nazionale della Ricerca. In particolare, il sostegno alla ricerca di base che si svolge nelle università italiane e che contribuisce per circa il 53% a questo settore (dati SCI), avviene secondo vari meccanismi; tra questi rilevante è il ruolo svolto dal Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che ha il compito di finanziare la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture per la didattica e la ricerca delle università. Un secondo strumento pubblico di sostegno della ricerca di base universitaria è costituito dal COFIN, a cui contribuisce il MIUR (70%) e le stesse università (30%), che consiste nell’offerta di co-finaziamento del MIUR alle università italiane per la realizzazione di specifici progetti di ricerca. L’assegnazione dei fondi COFIN, circa 130 milioni di euro per anno complessivamente, avviene attraverso un meccanismo di valutazione anonima dei singoli progetti effettuata da una commissione di due esperti per la valutazione di ogni singolo progetto. L’intero processo di valutazione è coordinato da una Commissione di garanti designati da vari organismi, tra cui il MIUR. Tuttavia, il sostegno alla ricerca di base, attraverso lo strumento rappresentato dal COFIN, è riservato solo al personale universitario. Poiché, come si è accennato, si stima che le università italiane producano circa il 53% di tutte le pubblicazioni italiane riportate nello Science Citation Index, tale strumento soddisfa solo per circa la metà la domanda della comunità scientifica italiana. Nell’ambito di tale categoria di finanziamenti, di particolare importanza sono anche i programmi FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base). Si tratta di progetti di ricerca di base, fondamentale in settori ad alta potenzialità di sviluppo delle conoscenze e con definite prospettive di ricadute nel medio-lungo periodo sul sistema economico del paese. Accanto ai progetti FIRB, vi sono i progetti FISR (Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca) che sono volti a finanziare progetti di interesse di una pluralità di amministrazioni dello Stato attraverso un fondo istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. A queste misure si aggiunge il Fondo per il Finanziamento degli Enti Pubblici di Ricerca (FOE) gestito dal MIUR. Per quanto riguarda i fondi destinati alle imprese per il finanziamento della ricerca applicata, si ricorda il FAR (Fondo Agevolazione Ricerca ex D.L. 297/1999) e il FIT (Fondo per l’Innovazione Tecnologica ex art. 14, L.46/1982), gestito dal Ministero per le Attività Produttive per il finanziamento di attività di ricerca collegata all’innovazione tecnologica. Sempre destinati alle imprese sono tutti quegli interventi legislativi volti a favorire la diffusione di una data tecnologia (Legge 388/00 art. 103, comma 5 e 6 – incentivi per il commercio elettronico); la costituzione di imprese innovative ex novo (Legge 388/00 art. 106 – promozione e sviluppo di nuove imprese innovative) o via spin-off (D.M. 593/00 art. 11 – progetti autonomamente presentati per attività di ricerca proposte da costituende società); l’incentivazione delle imprese innovative attraverso incentivi fiscali (Legge 326/2003 art. 1 – detassazione degli investimenti in R&S, 39 Sud in competizione tecnologia digitale, export, quotazione in borsa, stage aziendali per studenti (CD TecnoTremonti); Legge 140/97 art.13 – misure fiscali a sostegno dell’innovazione nelle imprese industriali; Legge 341/95 – investimenti in attrezzature, macchinari, impianti, collaudi e software); l’incentivazione di imprese innovative attraverso una riduzione dei tassi di interesse nell’accesso al credito (Legge 598/94 art. 11 – investimenti relativi all’innovazione tecnologica; Legge 317/91 art. 6 – interventi per la diffusione dell’innovazione). Una menzione particolare merita lo strumento del Programma Operativo Nazionale (PON) “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione” di cui è responsabile il MIUR. Tale programma mira ad introdurre mutamenti strutturali nel contesto economico-sociale delle regioni italiane rientranti nell’area Obiettivo 1 (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia). Il PON è articolato in 4 Assi, all’interno dei quali sono previste 13 misure, a loro volta distinte in 43 azioni: Asse 1: ricerca e sviluppo dell’industria e dei settori strategici nel Mezzogiorno; Asse 2: rafforzamento ed apertura del sistema scientifico e di alta formazione; Asse 3: sviluppo del capitale umano di eccellenza; Asse 4: assistenza tecnica Tale programma è volto, quindi, a favorire lo sviluppo sia della ricerca di base, sia della ricerca applicata nelle aree indicate. 4. Le politiche a sostegno della competitività: “Industria 2015” “Industria 2015” è un disegno di legge sulla nuova politica industriale varato dal governo italiano il 22 settembre 2006, le cui previsioni sono state recepite dalla Legge Finanziaria 2007. Esso stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano e si basa su un concetto nuovo di competitività del sistema industriale, focalizzato sulla necessaria integrazione tra manifattura, servizi avanzati e nuove tecnologie. Il documento deriva da una riflessione sui problemi dell’economia reale, sulla collocazione strategica del Sistema-Italia nell’ambito della nuova divisione internazionale del lavoro e sul ruolo che l’azione pubblica può giocare a sostegno dello sviluppo economico5. Il termine “industria” rievoca le radici manifatturiere del sistema produttivo italiano e mira ad enfatizzare la necessaria integrazione tra manifattura e servizi, integrazione favorita dalla crescente trasversalità delle tecnologie del peso dei servizi avanzati a supporto delle attività di impresa. La focalizzazione sull’industria trova la sua ragion d’essere nella convinzione che, nonostante le difficoltà del sistema produttivo italiano, è proprio dal settore manifatturiero che può ripartire lo sviluppo 5 40 “Industria 201”5, Documento di Sintesi diffuso dal Governo, Database IPI. Sud in competizione economico italiano, perché è in esso che va ricercato il connubio tra tradizione – e quindi sapere consolidato – e innovazione, intesa soprattutto come ricerca di nuovi servizi che favoriscano le imprese e ne accrescano la competitività internazionale. È necessario, in tal senso, riportare al centro del dibattito i temi dell’impresa intesa come luogo di creazione di nuova ricchezza, di valorizzazione delle competenze professionali, di incontro tra tradizione e innovazione, di sbocco professionale. Il riferimento al 2015 sottolinea la necessità di individuare interventi strategici che, sulla base di un’azione integrata tra Stato, impresa ed enti di ricerca, riesca a colmare il gap tra performance e potenzialità del Sistema-Italia. Tale azione è indirizzata sia alle grandi imprese, che troppo spesso non riescono a partecipare da protagoniste ai processi di riorganizzazione dell’industria su scala internazionale, sia alle piccole imprese, sempre più esposte alla competizione dei paesi emergenti. La strategia di “Industria 2015” fa perno su tre strumenti-chiave: i Progetti di Innovazione Industriale (PII), le reti di impresa e la finanza innovativa, strumenti che dovrebbero permettere un riposizionamento del sistema industriale italiano, mediante una strategia in cui il Governo abbia un ruolo forte di coordinatore del cambiamento e, attraverso l’IPI, possa fornire assistenza e consulenza continua ai soggetti coinvolti nel cambiamento: imprese ed enti di ricerca pubblici e privati. Ogni progetto richiede, inoltre, il raccordo tra Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero dell’Innovazione nella Pubblica Amministrazione, raccordo che si manifesta anche sotto il profilo finanziario, nel coordinamento tra i fondi per la ricerca e i fondi per lo sviluppo gestiti dai singoli ministeri. I Progetti di Innovazione Industriale I PII6 rappresentano il principale e il più innovativo strumento di intervento della nuova linea di politica industriale. Con modalità del tutto nuove rispetto al passato, il MSE ha inteso promuovere azioni di innovazione industriale di medio-lungo termine, volte al perseguimento di specifici obiettivi tecnologico-produttivi (OTP) e focalizzate su alcune filiere produttive complesse nelle quali nuovi prodotti e servizi ad alto valore aggiunto si affiancano alle produzioni tradizionali. I PII sono progetti di intervento organico che, a partire dagli OTP individuati dal Governo, mirano a favorire lo sviluppo di una specifica tipologia di prodotti e servizi ad alto contenuto di innovazione in quattro aree ritenute strategiche per lo sviluppo del Paese: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie per la vita, nuove tecnologie per il Made in Italy, tecnologie innovative per i beni culturali7, aree che hanno un forte impatto sullo sviluppo del sistema produttivo ita6 Fonte: Linee Guida per l’elaborazione dei Progetti di Innovazione Industriale, Ministero per lo Sviluppo Economico, in collaborazione con l’IPI. 41 Sud in competizione liano e un’intensa ricaduta sul sistema Paese, per i quali è stata prevista la seguente ripartizione delle risorse. Nell’ambito dei PII, i soggetti interessati presenteranno dei programmi relativi al compimento di azioni specifiche (realizzazione di prodotti innovativi, studio e applicazione di nuove tecnologie e simili), nei quali, secondo i criteri previsti dai bandi, devono essere indicati il soggetto proponente, l’obiettivo e la fattibilità del programma, i soggetti pubblici e privati che vi partecipano ed il progetto di investimento, con chiara indicazione delle risorse apportate dai soci e di quelle richieste come contributo. La verifica dei requisiti necessari all’ottenimento dei contributi è di competenza di uno specifico ente – Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l’Innovazione – attraverso l’ausilio di esperti che, oltre ai criteri delineati in precedenza, verificano la capacità del progetto di condurre, entro tre anni, alla realizzazione di un prototipo di prodotto o servizio innovativo, attraverso, quindi, attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale. I criteri utilizzati dall’Agenzia per la selezione dei progetti sono cinque: i progetti devono essere coerenti con i macroobiettivi del PII, devono costituire un progresso dal punto di vista innovativo e tecnico-scientifico, devono derivare dal dialogo tra mondo della ricerca e mondo dell’impresa, devono essere accompagnati da un piano di sviluppo industriale (che specifichi anche il modello gestionale e gli strumenti di valutazione e gestione del rischio) e da idonei meccanismi di valorizzazione della proprietà intellettuale e devono avere chiare e forti ricadute economiche, tecnologiche e competitive. I progetti devono, inoltre, rispettare una soglia minima di investimento e non possono eccedere la soglia massima di contributo, possono coinvolgere anche soggetti di paesi diversi, che però non possono ricevere più del 15% del contributo concesso al progetto), dovrebbero coinvolgere una pluralità di soggetti e identificare il primo proponente. La realizzazione dei PII ha l’obiettivo di favorire la creazione di partnership tra imprese private, capitali finanziari, università e centri di ricerca, sia in ambito nazionale, sia a livello internazionale, per realizzare programmi industriali in grado di incidere sulla competitività globale del sistema. Asse portante dei progetti è il raccordo tra Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero dell’Innovazione nella Pubblica Amministrazione, raccordo che tende a garantire il coordinamento tra i fondi per la ricerca applicata gestiti dal MIUR e i fondi per lo sviluppo gestiti dal Ministero dello Sviluppo Economico. In particolare, per stimolare imprese, enti di ricerca, università e soggetti finan7 Oltre ai PII, è stato avviato, nel rispetto dell’ambiente, un piano per il recupero delle aree industriali abbandonate. Per favorire il recupero dei siti dimessi, i proprietari delle aree in oggetto sono tenuti al pagamento dei soli danni a loro imputabili, mentre è lo Stato ad assumersi l’onere di risarcire i danni ambientali pregressi. Il recupero ha l’obiettivo di evitare la creazione di nuove cattedrali nel deserto e di perseguire il miglior utilizzo delle risorse esistenti, sempre nel rispetto dell’ambiente. 42 Sud in competizione ziari privati a partecipare ai singoli progetti di innovazione industriale, tutte le amministrazioni pubbliche nazionali e locali sono coinvolte nei progetti e possono contribuire sia con standardizzazioni normative, sia a livello economico attraverso i nuovi fondi: il Fondo per la Competitività e il Fondo per la Finanza d’Impresa. Componenti centrali dei PII sono iniziative integrate di rilievo nazionale – le cosiddette Azioni Strategiche di Innovazione Industriale (ASII) – finalizzate allo sviluppo di nuove tipologie di prodotti e/o servizi, caratterizzate da un elevato livello di innovazione tecnologica e da un impatto di sistema e/o filiera. L’attuazione delle ASII segue una logica di tipo bottom-up, ovvero parte da un’analisi di ricognizione della situazione del paese in relazione all’area tecnologica e agli obiettivi definiti, per individuare le possibili tecnologie innovative che abbiano delle ricadute sul sistema economico-produttivo del paese. Al contrario, le azioni dei PII vengono progettate secondo una logica di tipo top-down, per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione spontanea del processo che si intende favorire: sia attraverso il superamento di specifici fallimenti di mercato, sia attraverso la messa in atto di azioni di coordinamento che facilitino la concentrazione di forze pubbliche e private sull’obiettivo scelto. Il percorso prevede dei momenti di verifica, generalmente corrispondenti al passaggio dall’una all’altra fase dello sviluppo del prodotto/servizio, durante i quali è possibile effettuare una valutazione dello stato del processo e dell’opportunità di eventuali azioni di rimodulazione. Al fine di radicare e consolidare gli effetti degli interventi realizzati a livello di Sistema-Paese, grande importanza è riservata al coinvolgimento di tutti gli stakeholders, anche nella fase di elaborazione dei PII stessi. Riguardo ai diversi PII, per quelli già avviati, le ASII sono state specificate nei relativi bandi; per gli altri, sono stati definiti solo gli obiettivi strategici. 43 Sud in competizione Tabella 5 ASII ed obiettivi strategici del Piano di Innovazione Industriale Progetto Innovazione Industriale Efficienza Energetica Tab. 6 Mobilità sostenibile Nuove tecnologie per il Made in Italy Nuove tecnologie per la vita Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turistiche ASII Aree tecnologiche Solare fotovoltaico ad alto potenziale Solare termodinamico innovativo Bioenergia e produzione di energia dai rifiuti Celle a combustione e idrogeno Generazione distribuita Aree tecnologiche Materiali ad alta efficienza per l’edilizia ed architettura bioclimatica ad alto potenziale Macchine e motori elettrici ad alta efficienza applicativo Tecnologie avanzate per l’illuminazione Elettrodomestici ad alta efficienza energetica Tecnologie per l’efficientamento energetico dei processi ind Temi per Sistemi e sottosistemi navali competitivi innovazioni di Imbarcazioni energeticamente efficienti, ecologiche, facili da filiera mantenere e dotate di sistemi di navigazione, automazione e controllo intelligenti Veicoli urbani stradali su gomma ecologici, ergonomici, economici, sicuri ed interconnessi per il trasporto di persone e/o merci Veicoli su rotaia Temi per Gestione del trasferimento intermodale di persone e merci nei nodi di l'innovazione di scambio tra mare e terra Sistemi per la mobilità sicura ed integrata fra veicoli ed infrastrutture sistema per il trasporto di persone e/o merci Sistemi di produzione modulari, ecologici, ergonomici, sicuri, efficienti ed economici per mezzi di trasporto e relative infrastrutture Rinnovo e Prodotti innovativi, basati sui nuovi bisogni dei consumatori nel capitalizzazione mercato mondiale delle competenze distintive Materiali innovativi ed intelligenti Soluzioni robomeccatroniche Tecnologie e soluzioni impiantistiche per gli ambienti civili ed industriali Tecnologie, sistemi di produzione e prodotti destinati al miglioramento della qualità della vita Tecnologie, materiali, processi e sistemi in grado di migliorare la performance ambientale, la conservazione e la durata di vita del prodotto Cooperazione Prodotti e e processi innovativi eco-compatibili focalizzati sull'utilizzo produttiva di materie prime rinnovabili Sviluppo di sistemi di filiera per la progettazione integrata su tutto il ciclo produttivo e la rappresentazione del prodotto Progetti per l'organizzazione delle filiere Presidio strategico Sviluppo di format distributivi innovativi per il mercato consumer dei mercati int.le Progettazione di strumenti tecnologici innovativi per la commercializzazione sul mercato business int.le Soluzioni di e-Commerce e mktg intelligente Soluzioni di logistica di filiera Rendere più competitiva la filiera produttiva delle nuove tecnologie della vita, biomediche, per le terapie avanzate Sviluppare e diffondere l'innovazione tecnologica e la ricerca industriale Spingere verso una gestione integrata del patrimonio con una maggiore enfasi verso la valorizzazione Privilegiare quelle tecnologie che hanno importanti ricadute su altri settori Creare “campioni nazionali” capaci di cogliere le grandi opportunità di export Facilitare le condizioni per una maggiore attrazione di investimenti diretti esteri Fonte elaborazione SRM 44 Obiettivi strategici Contenuto dei programmi Attività di ricerca industriale a prevalente contenuto sperimentale per la creazione di prodotti o prototipi che abbiano una ricaduta industriale entro 5 anni Attività di ricerca industriale e prevalente sviluppo sperimentale per la realizzazione di un prototipo funzionante di prodotto/servizio innovativo che consenta di verificarne le funzioni, misurarne le prestazioni e valutarne la fattibilità industriale Attività di ricerca industriale non prevalente, sviluppo sperimentale, innovazione dei processi e dell'organizzazione nei servizi o altre tipologie funzionali alla logistica Sud in competizione Il processo di elaborazione del progetto di innovazione industriale si articola in cinque fasi principali: 1) definizione dei contenuti dell’azione strategica di innovazione industriale, a partire dagli obiettivi tecnologico-produttivi: l’analisi si concentrerà sulla situazione economica nazionale ed internazionale che impatta sugli OTP, sulla situazione normativa e su quella infrastrutturale. Per ciascuno degli OTP assegnati, si potranno quindi individuare i punti di debolezza più rilevanti in relazione ai grandi processi evolutivi legati all’OTP, nonché le potenzialità di sviluppo sia dell’offerta, sia della domanda di tipologie di prodotti/servizi innovativi ai quali dovrà essere agganciata l’azione strategica. Dal confronto delle evidenze emerse per ciascuno degli OTP, si potranno ricavare primi elementi di riferimento per indirizzare e programmare i successivi approfondimenti dell’analisi. 2) definizione della struttura del PII, ovvero identificazione della ASII e delle azioni ad essa connesse, necessarie per il perseguimento degli obiettivi tecnologicoproduttivi: in questa fase verrà condotta un’attività di scouting tecnologico finalizzata all’individuazione di tecnologie innovative che possano portare allo sviluppo dei prodotti/servizi individuati nella fase precedente. Tale attività è strettamente connessa con quella relativa al monitoraggio delle strutture di ricerca e con l’individuazione di quelle strutture (anche private) specializzate nel trasferimento tecnologico. In prima istanza, si procederà a ricostruire la “filiera” delle tecnologie correlate al raggiungimento degli OTP in termini di tipologia di operatori coinvolti (strutture di ricerca, università, centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, settori e comparti produttivi); successivamente si analizzeranno le imprese e gli altri soggetti che operano nelle diverse componenti della “filiera”, il bacino dei potenziali nuovi entranti, nonché le barriere alla mobilità intra-settoriale e inter-settoriale. Particolare attenzione nell’analisi sarà dedicata all’esame delle competenze, del ruolo e dell’attività degli enti pubblici di ricerca, in quanto per questi potranno essere individuate specifiche modalità di partecipazione all’ASII (ad esempio: disponibilità di risultati di ricerche, etc.). Allo stesso modo, la posizione degli stakeholders privati sarà valutata rispetto al know how specifico, ma anche alla consistenza organizzativa ed alla propensione a farsi coinvolgere nelle iniziative ipotizzabili. Le tecnologie individuate nella overview generale dovranno essere sottoposte ad un processo di valutazione, al fine di misurarne l’impatto sugli OTP e, in definitiva, sul sistema economico. Attività propedeutica, pertanto, è l’individuazione di un adeguato set di variabili da inserire nel modello di valutazione, al fine di misurare l’impatto delle tecnologie prescelte in termini di prodotti/servizi innovativi. Tale modello potrà essere applicato anche in itinere, al fine di verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi (fissando ad es. degli obiettivi intermedi) ed al fine di porre in essere le opportune azioni correttive nel caso vengano rilevati scostamenti considerati “non fisiologici”. 45 Sud in competizione In linea generale, la scelta delle tecnologie su cui focalizzare l’azione strategica dovrà tener conto dei seguenti criteri: • tecnologia che deve consentire un reale “salto” tecnologico del sistema produttivo; • presenza di una forte competenza scientifica nei centri di ricerca e nelle università; • elevata competenza industriale, nell’utilizzo della tecnologia nei processi produttivi; • alta pervasività dell’applicazione della tecnologia nei settori industriali; • elevato impatto nei settori industriali high-tech e/o medium-tech e low-tech in cui l’Italia è leader. L’identificazione dei contenuti tecnologico-produttivi della ASII consisterà prevalentemente in una trade-off analysis, per stabilire quali tra le varie combinazioni di tecnologie, prodotti/servizi innovativi e potenziali soggetti coinvolgibili, rappresentino opzioni privilegiate per la costruzione di una ASII. L’analisi in questione potrà ad esempio basarsi su una combinazione di tecniche di valutazione ex ante dei costi-benefici e della rischiosità dell’investimento corrispondente a ciascuna potenziale ASII. 3) Analisi e definizione dello scenario del partenariato pubblico: per l’individuazione delle possibili risorse pubbliche da utilizzare nell’ambito del progetto saranno identificati tutti i soggetti, pubblici e privati riferibili all’area tecnologica in esame e la loro posizione di stakeholders rispetto alla varie iniziative. Una volta definita la struttura del PII, sarà necessario produrre un’analisi che ne chiarisca il posizionamento rispetto al quadro complessivo d’intervento pubblico nell’area tecnologica di riferimento: questo sia per dimostrare la coerenza del PII rispetto al succitato quadro e l’assenza di duplicazioni e sprechi di risorse, sia allo scopo di individuare altre amministrazioni centrali e regionali alle quali proporre forme di partenariato pubblico (co-finanziamento, comodato d’uso, messa a disposizione di ricerche precedentemente svolte, etc.) che possano ampliare le risorse a disposizione per la realizzazione del PII stesso. Le diverse forme di cooperazione tra le autorità pubbliche e gli operatori economici generalmente definite partenariati pubblico-privato (PPP) possono configurarsi come modalità attuative più efficienti per finanziare, realizzare o sfruttare un’infrastruttura materiale o immateriale o la fornitura di un servizio nell’ambito della realizzazione di azioni (o parti di azioni) previste nei progetti di innovazione industriale. L’interesse verso tali forme è dovuto anche ai vantaggi che le autorità pubbliche potrebbero trarre dal know how del settore privato ed è, infatti, necessario valutare, per ciascun progetto, se il partenariato apporti realmente un valore aggiunto allo specifico servizio o ai lavori pubblici in questione, rispetto ad altre opzioni come la conclusione di un contratto più tradizionale. Secondo una prassi consolidata a livello europeo, i PPP possono essere di due tipi: contrattuale – nel caso in cui la partnership sia basata su legami esclusivamente contrattuali – e istituzionalizzato – in cui può essere prevista la creazione di 46 Sud in competizione un’entità distinta ad hoc. In entrambi i casi, è opportuno che vengano specificate: la durata della relazione, la modalità di finanziamento, la ripartizione dei rischi e il contributo di ciascun partner in termini di concezione, la realizzazione e l’attuazione del finanziamento. 4) Elaborazione delle modalità di attuazione del PII: una volta individuata la tipologia di prodotto/servizio oggetto della ASII, si dovrà anche procedere alla definizione del modello di sviluppo da utilizzare, ovvero all’individuazione delle sue principali fasi e della loro connessione logico-temporale. In questa fase saranno definite le modalità di attuazione delle diverse azioni del PII, garantendo il rispetto dei seguenti principi generali: • la correttezza formale e la natura vincolante degli atti che prevedono il coinvolgimento delle amministrazioni; • il rispetto delle norme sulla concorrenza e sugli aiuti di stato; • il rispetto delle procedure di affidamento secondo la normativa nazionale ed europea applicabile. In questa fase devono essere definiti: - gli inviti a presentare le proposte progettuali; - i criteri per la valutazione delle proposte. 5) Stesura del piano di progetto, ovvero descrizione di dettaglio del progetto di innovazione industriale dal punto di vista dei contenuti tecnico-realizzativi, dell’articolazione temporale e del piano finanziario. In questa fase prenderà corpo l’architettura del PII, come progetto d’intervento organico mirato a favorire lo sviluppo del prodotto/ servizio innovativo precedentemente identificato. Le reti Il secondo pilastro della strategia di “Industria 2015” è rappresentato dalle reti8 e ciò suggerisce due riflessioni importanti: da un lato, il Governo spinge le PMI – che costituiscono la gran parte del sistema produttivo italiano – a creare massa critica attraverso il networking, senza rinunciare, quindi, a quelli che, a dispetto delle risorse limitate, sono i vantaggi della piccola dimensione, primo fra tutti la flessibilità. Dall’altro lato, il riconoscimento del networking come via per incrementare la competitività del Sistema-Italia è un riconoscimento implicito della necessità di 8 Il Governo, su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico, insieme ai Ministri dell’Economia e della Giustizia, definisce le forme di coordinamento stabile di natura contrattuale tra imprese (che abbiano centri di imputazione soggettiva distinti) idonee a costituire una rete di imprese in forma di gruppo paritetico o gerarchico; i requisiti di stabilità, coordinamento e direzione necessari a riconoscere la rete di imprese; gli effetti giuridici della rete di imprese, anche con riguardo alle conseguenze di natura contabile e impositiva, eventualmente coordinando e modificando le normative vigenti in materia di gruppi e consorzi di imprese. 47 Sud in competizione non discutere di competitività solo in termini di dimensione, ma di partire da ciò che esiste per puntare al miglioramento del sistema. Nella stessa direzione sembra, in effetti, andare l’auspicata integrazione tra industria, servizi avanzati e tecnologia, integrazione che, più che ribadire la necessità di una riconversione del sistema produttivo italiano, dai settori tradizionali a quelli innovativi, sottolinea la necessità di fare innovazione nei settori in cui il paese è già forte, innovazione che, soprattutto nei settori tradizionali, necessita di un connubio continuo tra tecnologia e industria e in cui la competitività passa per forza attraverso eccellenza dei servizi. L’ottica sistemica non include solo i clusters di imprese; al contrario, Industria 2015 privilegia – nell’approvazione dei progetti e soprattutto nell’erogazione delle risorse e nella concessione degli sgravi fiscali – le collaborazioni tra imprese e università o altri enti di ricerca. A tale logica risponde la possibilità di attivare il partenariato pubblico-privato. Le politiche finanziarie In campo finanziario, “Industria 2015” sembra creare una discontinuità rispetto al passato. Esperienze eccellenti come quelle del Galles o della Scozia hanno, in effetti, dimostrato come migliori risultati, nell’utilizzo dei fondi pubblici, possano derivare ancorando l’erogazione delle risorse finanziarie alla capacità delle imprese di creare valore attraverso progetti fattibili di creare performance positive entro un tempo determinato (3-5 anni) e suscettibili di essere valutati secondo criteri specifici: è, in effetti, questo il principale compito dell’Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l’Innovazione. Ai Progetti di Innovazione Industriale possono afferire sia le risorse comprese nel FCS, sia quelle derivanti dal FIRST (Fondo Investimenti in Ricerca Scientifica e Tecnologica), dai Fondi Comunitari, da PON in ricerca e competitività, dal POIN (Programma Operativo Interregionale Nazionale), dai POR e dal Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS), le cui risorse devono essere destinate per l’85% ad iniziative da realizzare nel Mezzogiorno al fine di ridurre il gap di sviluppo tra Nord e Sud del paese, nonché da eventuali fondi regionali ordinari. Le amministrazioni pubbliche nazionali e locali, in particolare le regioni, possono, infatti, contribuire prevedendo strumenti di intervento che andranno ad affiancarsi a quelli specificamente previsto per i PII (Fondo per la Competitività e lo Sviluppo). Un ruolo particolarmente importante spetta a tali attori nella realizzazione di un ambiente favorevole all’innovazione e, quindi, nella creazione e nella messa a sistema di infrastrutture utili alla ricerca, di una regolamentazione che favorisca l’implementazione dell’innovazione e nello sviluppo di filiere produttive che facilitino i rapporti inter-organizzativi e l’adozione di una logica di network. Il nuovo Fondo per la Competitività e lo Sviluppo finanzia sia i Progetti di Innovazione Industriale, sia gli interventi di sostegno agevolativo alle imprese di 48 Sud in competizione competenza del Ministero dello Sviluppo economico. In esso confluiscono le risorse stanziate di anno in anno in finanziaria, le risorse assegnate dal CIPE al Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito del riparto FAS e il Fondo Unico per gli Incentivi, che continuerà a finanziare nello stesso modo le leggi esistenti fino all’entrata in vigore dei decreti attuativi di riordino della normativa sulle agevolazioni, ma finanzierà contemporaneamente anche i Progetti di Innovazione Industriale. Questo fondo rivoluziona il meccanismo in base al quale ad ogni fondo di agevolazione sia corrisposta una forma tecnica di intervento agevolativo, in quanto consente di dare agevolazioni alle imprese in modo flessibile, decidendo, di volta in volta, quale agevolazione utilizzare, in base a ciò che si ritiene più utile rispetto al progetto (Regime Omnibus). Alle azioni previste dai progetti possono anche partecipare le regioni e le altre amministrazioni ed enti interessati sulla base di specifici accordi e anche conferendo o utilizzando le risorse stanziate nel proprio stato di previsione. Il fondo, anche insieme ad altre amministrazioni, provvede a finanziare: - gli investimenti e le attività delle imprese coinvolti nel progetto; - le infrastrutture di diretto supporto ad insediamenti produttivi e ad attività di impresa; - gli interventi regionali complementari ed integrativi ai progetti. Il Fondo di Competitività e Sviluppo (FCS) è stato dotato, per il triennio 20072009, di 990.000.000 di euro, cui vanno aggiunti 3 miliardi di euro da programmazione PON e FAS. Gli altri fondi contribuiscono alla realizzazione di azioni infrastrutturali, normative e di contesto a sostegno dei PII. Tabella 6 Risorse destinate ai PII PII Efficienza energetica Mobilità sostenibile Contributo FCS Risorse aggiuntive da programmare Contributo max miliardi di € per il Sud per programma 200000000 50.000.000 SUD (Fondi PON) 15.000.000 180.000.000 Nuove tecnologie per il Made in Italy 220.000.000 Nuove tecnologie della vita 150.000.000 Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turistiche 150.000.000 Contributo max per soggetto 5.000.000 50.000.000 SUD (Fondi PON) 20.000.000 6.000.000 50.000.000 Sud 10.000.000 2.000.000 25.000.000 Micro e Piccole Imprese 5.000.000 1.000.000 Al sostegno finanziario si aggiunge poi l’operato del Fondo per la Finanza d’Impresa, che ha l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito e al capitale di rischio da parte delle imprese, soprattutto di quelle medie e piccole che operano in rete (distretti, clusters, etc.), anche attraverso l’intervento in operazioni di Private Equity, proposte da banche e/o intermediari finanziari. In esso confluiscono le risorse attualmente contenute nel fondo di garanzia, quelle contenute nei fondi già istituiti per il Venture Capital e, con decreto del Presidente 49 Sud in competizione del Consiglio, le ulteriori disponibilità degli altri fondi di amministrazioni e soggetti pubblici per la finanza di imprese individuate dal decreto stesso. Per favorire l’accesso al credito e la patrimonializzazione delle imprese, il fondo opera con interventi mirati a facilitare operazioni di concessione di garanzie su finanziamenti e di partecipazione al capitale di rischio delle imprese anche tramite banche o società finanziarie sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia e la partecipazione a operazioni di finanza strutturata, anche tramite sottoscrizione di fondi di investimento chiusi, privilegiando gli interventi di sistema in grado di attivare ulteriori risorse finanziarie pubbliche e private in coerenza con la normativa nazionale in materia di intermediazione finanziaria e con le normative europee. Il Fondo per la Finanza d’Impresa è autorizzato a compiere tutte le operazioni finanziarie, a condizioni di mercato o anche in forma di aiuto alle imprese, nei limiti previsti dalle normative comunitarie sugli aiuti di Stato. È data priorità alle operazioni finanziarie che coinvolgono la più ampia partecipazione di altri enti pubblici o privati. La formulazione del pacchetto agevolativo (in particolare strumenti e intensità di aiuto) viene definita nell’ambito della procedura negoziale con i soggetti proponenti, in base alle caratteristiche progettuali, tecniche e produttive delle iniziative e con riferimento all’impegno finanziario delle imprese interessate ed al possibile maggior coinvolgimento dei capitali privati. Al fine di avere a disposizione un set di strumenti che consentano un’applicazione flessibile in base agli obiettivi da perseguire, sono stati previsti i seguenti regimi di aiuto: 1) aiuti per ricerca, sviluppo e innovazione applicabile per tutti i settori e sull’intero territorio nazionale; 2) aiuti agli investimenti “a finalità regionale” (investimenti produttivi anche delle grandi imprese solo nelle aree “assistite” del paese); 3) aiuti agli investimenti e acquisizione di servizi da parte delle PMI su tutto il territorio nazionale; 4) aiuti alla formazione per le imprese di tutte le dimensioni sul territorio nazionale; nell’ambito degli interventi definiti dai bandi stessi su base territoriale o settoriale. I bandi, inoltre, determinano le spese ammissibili, le forme e le modalità degli interventi, la durata del procedimento di selezione delle manifestazioni di interesse, la documentazione necessaria per l’attività istruttoria e i criteri di selezione, con riferimento agli obiettivi territoriali e settoriali, alle ricadute tecnologiche e produttive, all’impatto occupazionale, ai costi dei programmi e alla capacità dei proponenti di perseguire gli obiettivi fissati. Le risorse, inoltre, non vengono destinate in maniera standardizzata, il cosiddetto “Regime Omnibus”, approvato dalla Commissione Europea, prevede che siano le imprese a scegliere la tipologia e la forma di sostegno finanziario maggiormente confacenti alle proprie esigenze e gi aiuti possono essere destinati a progetti di 50 Sud in competizione R&S; studi di fattibilità tecnica; spese connesse ai diritti di proprietà industriale; creazione di nuove imprese innovative; innovazione dei processi ed organizzazione dei servizi; servizi di consulenza e di supporto all’innovazione; selezione di personale altamente qualificato; sviluppo di poli di innovazione. Il “Regime Omnibus” stabilisce, inoltre, che ai contributi per la ricerca e l’innovazione vengano applicati gli stessi limiti massimi previsti dalla Commissione Europea per le fasi di ricerca industriale e sviluppo sperimentale (2006/C 323/01) e richiamati nella tabella seguente. Tabella 7 Aliquote massime finanziabili per tipologia di attività e di impresa Tipologia di attività Ricerca industriale Ricerca industriale in caso di collaborazione tra imprese** Sviluppo sperimentale Sviluppo sperimentale in caso di collaborazione tra imprese ** Piccole Imprese 70% 80% 45% 60% Intensità massima* Medie Imprese Grandi Imprese 60% 50% 75% 65% 35% 25% 50% 40% * L’intensità dell’aiuto è calcolata sul valore dei costi ammissibili attualizzato al momento della concessione. ** La collaborazione tra imprese, nel caso di grandi imprese, attiene alla collaborazione transfrontaliera oppure alla collaborazione con una PMI o ancora alla collaborazione con un ente di ricerca. Fonte: elaborazione SRM da Disciplina Comunitaria 2006/C 323/01 Il credito d’imposta Al fine di ridurre il gap esistente tra le regioni del Nord Italia e il Mezzogiorno, “Industria 2015” prevede delle misure specifiche a sostegno delle imprese meridionali, misure che dovrebbero incentivare l’investimento in Ricerca e Sviluppo di tali imprese e facilitare lo spostamento delle stesse verso attività a più elevato contenuto innovativo. Risponde a tale obiettivo lo strumento del credito d’imposta, che prevede la possibilità, per le imprese del Mezzogiorno, di detrarre il 10% delle spese in ricerca industriale e sperimentale. La detrazione, nel caso di spese sostenute con le università, sale al 40% e il tetto massimo di spesa previsto dall’ultima finanziaria è di 50 milioni di euro. Il credito d’imposta si aggiunge, quindi, alle possibilità di finanziamento del FCS, cui, per il Mezzogiorno, si aggiungono altre risorse PON e FAS (si veda la tabella precedente). Anche la focalizzazione sulle filiere, anziché sui distretti industriali, come era stato nei precedenti provvedimenti di politica industriale, dovrebbe essere positiva per il Meridione, in quanto il concetto di distretto mal si adattava alla morfologia del sistema produttivo meridionale, caratterizzato da una forte dispersione delle PMI sul territorio e da un basso livello di coordinamento tra le stesse. Non tutti sono però unanimi nel ritenere che tali misure siano sufficienti a ridurre il dualismo italiano e 51 Sud in competizione Novacco (2007)9 sottolinea, in tal senso, il rischio, insito nel riferimento alle filiere, di arrivare ad una selezione settoriale dei contributi che finirebbe per privilegiare i settori a maggiore potenzialità, localizzati nell’Italia settentrionale. Per evitare ciò, lo studioso auspica che, nell’individuazione delle filiere, non vengano tralasciati i poli di eccellenza del Sud, quali quelli dell’aeronautica e aerospazio, delle biotecnologie, dell’agricoltura di qualità, della microelettronica e della logistica. D’altra parte, proprio la necessità di superare l’ottica assistenzialista degli aiuti a pioggia e di favorire un’effettiva crescita di competitività delle imprese porterebbe a privilegiare l’ottica della competizione sana fra le imprese piuttosto che il garantismo. 5. I finanziamenti privati Il peso dei finanziamenti privati all’innovazione è sostanzialmente limitato se paragonato ai finanziamenti pubblici. Per quanto riguarda i finanziamenti alla ricerca di base, un ruolo fondamentale è svolto dalle fondazioni che spesso concedono finanziamenti sotto forma di donazioni alle università e ad altri enti di ricerca. Le fondazioni sono entità private operanti senza fini di lucro, dotate di piena autonomia decisionale per la definizione della propria missione istituzionale. La loro azione è rivolta al perseguimento di obiettivi di utilità sociale anche nei settori della ricerca scientifica e nel trasferimento tecnologico. In tal senso, le fondazioni operano però con strumenti differenti: - fondazioni di erogazione (grant making): concedono a terzi le risorse necessarie a svolgere l’attività di ricerca e sviluppo; - fondazioni di gestione (operating foundations): svolgono direttamente l’attività d’indagine scientifica ed industriale; - fondazioni intermediarie (fund raising): operano per la raccolta di fondi da destinare alla ricerca e all’innovazione Maggiormente rilevanti sono, invece, i finanziamenti concessi alle imprese per la realizzazione di attività innovative. In tal senso, iniziano a diffondersi nel nostro Paese soggetti istituzionali che gestiscono fondi di Venture Capital. Questi ultimi sono fondi chiusi che hanno lo scopo di investire in imprese fortemente innovative o in fase di start-up. Si tratta di una tipologia di finanziamento estremamente utile, perché interviene di solito laddove gli strumenti tradizionali falliscono a causa dell’eccessivo rischio dell’attività da finanziare. Fonte: Novacco N. (2007), “Industria 2015 e Mezzogiorno: alcune considerazioni” in Rivista Economica del Mezzogiorno, a. XXI, n. 1, pp. 3-10. 9 52 Sud in competizione Con circa 4,2 miliardi di euro investiti e un numero di investimenti che ha superato quota 300, il Private Equity italiano è cresciuto del 12,5% rispetto al 2006, e le risorse investite dagli operatori di Private Equity e Venture Capital attivi in Italia nel corso del 2007 hanno raggiunto il valore più alto mai rilevato sul mercato nazionale. Al 31 dicembre 2007 il portafoglio complessivo degli investitori attivi in Italia risultava composto da 1.120 aziende, per un controvalore delle partecipazioni detenute, valutato al costo di acquisto, superiore a 12,6 miliardi di euro. Gli investimenti del Private Equity italiano sono concentrati su imprese di taglio medio-piccolo. Circa l’80% del numero di operazioni realizzate nell’anno 2007, infatti, ha interessato aziende con un numero di dipendenti inferiore alle 250 unità. Nel dettaglio, dall’analisi dei singoli segmenti di mercato, emerge come il numero medio di dipendenti delle società oggetto di un investimento in fase di avvio (early stage) nel corso del 2007 sia stato pari a 6. Le operazioni finalizzate a sostenere progetti di crescita, definite di expansion, hanno invece riguardato imprese con un numero di dipendenti mediamente pari a 64, valore che sale a quota 120, se si considerano le imprese oggetto di un’operazione di buy-out nel corso dell’anno, con esclusione di quelle interessate da investimenti di grandi dimensioni, ossia con un Equity investito superiore ai 150 milioni di Euro (AIFI, 2007)10. 10 Annuario 2007 dell’Associazione Italiana del Private Equity e del Venture Capital (AIFI). 53 Sud in competizione Tabella 8 I principali fondi italiani di Venture Capital Gestore Fondo Pino Venture Partners KIWI I Pino Partecipazioni S.P.A KIWI II Mps Venture Mps Venture 1 San Paolo IMI Fondi Chiusi SGR Fondo Centro Impresa Fondo Nord Ovest Impresa “San Paolo IMI Inve- Fondo di promozione stimenti per lo sviluppo del capitale di rischio SGR nel Mezzogiorno “Sella Lab Jupiter Venture Quantica SGR PRINCIPIA Npmh Italia Srl NESTOR 2000 VERTIS SGR Vertis Capital Vertis Venture Piemonte High TechnoPIEMONTECH logy Srl Quantica SGR PRINCIPIA Npmh Italia Srl NESTOR 2000 VERTIS SGR Vertis Capital Vertis Venture Piemonte High TechnoPIEMONTECH logy Srl VERTIS SGR Vertis Capital Vertis Venture Piemonte High TechnoPIEMONTECH logy Srl Fonte: elaborazione SRM 54 Destinatari Piccole imprese che operano nel settore ICT localizzate prevalentemente al nord (95%) e per una piccola percentuale (5%)al centro Investe prevalentemente in Europa, con particolare attenzione all’Italia e alla Spagna, in iniziative di venture capital nelle telecomunicazioni, Internet, new media, infrastrutture hardware e software e nelle tecnologie emergenti Le aziende target sono le PMI nei settori industria, commercio e terziario, con fatturato significativo (superiore indicativamente a 15 mln Euro), dotate di un’elevata redditività attuale e prospettica e di un forte potenziale di sviluppo. “Le aziende target sono le PMI, localizzate nell’Italia centrale e nord-occidentale, già ben consolidate e rispondenti ai seguenti criteri:buona gestione,interessanti prospettive di sviluppo, valido progetto industriale, concrete possibilità di rilancio con il supporto di un valido intervento imprenditoriale e/o finanziario esterno, redditività soddisfacente, posizioni di vantaggio competitivo difendibili e sostenibili “Le aziende target sono PMI,localizzate nel meridione, già ben consolidate e rispondenti ai seguenti criteri:forte posizione in termini di tecnologia, prodotti, mercato ed organizzazione, interessanti prospettive di crescita,redditività soddisfacente, posizioni di vantaggio competitivo difendibili e sostenibili Le imprese target sono localizzate nel centro–nord Italia. Si tratta, in particolare di piccole imprese già avviate o da avviare, ad alto contenuto tecnologico sia di prodotto che di servizi Le imprese target saranno start-up tecnologici, spin-off da ricerca, piccole e medie imprese già avviate o da avviare, ad alto contenuto tecnologico, caratterizzate da un orientamento continuo all’innovazione e che abbiano come oggetto l’utilizzazione industriale dei risultati delle attività di ricerca svolte. Le imprese target nelle quali il fondo investe sono per circa il 10% imprese di medie imprese mentre per il 90% si tratta di imprese piccola dimensione. La fase del ciclo di vita aziendale in cui il fondo opera è quella di avvio (seed, start-up financing, first and second round of financing) e quella di sviluppo (Expansion financing). I settori in cui il fondo investe sono principalmente il settore dei servizi finanziari, wireless ed innovation technology. Tali fondi sono specializzati nell’assunzione di partecipazioni di minoranza in piccole e medie imprese localizzate nelle Regioni del Sud Italia Le imprese target sono localizzate nel nord Italia. Si tratta, in particolare di piccole imprese già avviate o da avviare, operanti nei settori dell’ICT, biotecnologie, meccanica avanzata, tecnologie biomediche, energia, servizi innovativi ad alto valore aggiunto Le imprese target saranno start-up tecnologici, spin-off da ricerca, piccole e medie imprese già avviate o da avviare, ad alto contenuto tecnologico, caratterizzate da un orientamento continuo all’innovazione e che abbiano come oggetto l’utilizzazione industriale dei risultati delle attività di ricerca svolte. Le imprese target nelle quali il fondo investe sono per circa il 10% imprese di medie imprese mentre per il 90% si tratta di imprese piccola dimensione. La fase del ciclo di vita aziendale in cui il fondo opera è quella di avvio (seed, start-up financing, first and second round of financing) e quella di sviluppo (Expansion financing). I settori in cui il fondo investe sono principalmente il settore dei servizi finanziari, wireless ed innovation technology. Tali fondi sono specializzati nell’assunzione di partecipazioni di minoranza in piccole e medie imprese localizzate nelle Regioni del Sud Italia Le imprese target sono localizzate nel nord Italia. Si tratta, in particolare di piccole imprese già avviate o da avviare, operanti nei settori dell’ICT, biotecnologie, meccanica avanzata, tecnologie biomediche, energia, servizi innovativi ad alto valore aggiunto Tali fondi sono specializzati nell’assunzione di partecipazioni di minoranza in piccole e medie imprese localizzate nelle Regioni del Sud Italia Le imprese target sono localizzate nel nord Italia. Si tratta, in particolare di piccole imprese già avviate o da avviare, operanti nei settori dell’ICT, biotecnologie, meccanica avanzata, tecnologie biomediche, energia, servizi innovativi ad alto valore aggiunto Sud in competizione Nel 2007 l’89% degli investimenti realizzati dalle società di Venture Capital che hanno sede in Italia ha riguardato le imprese italiane, tuttavia solo il 6% di tale quota è stata destinata alle imprese meridionali (AIFI, 2007)11. In quest’ottica assumono rilevanza ancora maggiore le iniziative di Venture Capital volte a finanziare in maniera esclusiva le imprese meridionali. È il caso ad esempio del Fondo di Promozione del Capitale di Rischio nel Mezzogiorno gestito dalla SanPaolo IMI Investimenti per lo Sviluppo SGR, che ha come obiettivo il finanziamento delle PMI meridionali, oppure della società di gestione del risparmio Vertis SGR, con sede a Napoli, specializzata nell’assunzione di partecipazioni di minoranza nelle PMI localizzate nelle Regioni del Sud Italia. Accanto ad investitori istituzionali come i gestori di fondi Venture Capital, si stanno diffondendo anche in Italia i cosiddetti Business Angels (Investitori Informali). Si tratta di persone fisiche ex titolari di impresa, manager in attività o in pensione, che dispongono di mezzi finanziari (anche limitati), di una buona rete di conoscenze, di una solida capacità gestionale e di un buon know how imprenditoriale. Tali soggetti acquisiscono una partecipazione in aziende con alto potenziale di sviluppo e assistono l’imprenditore nella gestione dell’azienda nei primi anni di attività. La partecipazione viene poi dismessa nel momento in cui le quotazioni salgono, consentendo all’investitore di realizzare una significativa plusvalenza. In Italia è previsto che i Business Angels si organizzino in reti locali, conosciute come B.A.N. (Business Angels Networks), che sono delle strutture permanenti che consentono ai Business Angels di incontrare imprenditori alla ricerca di capitale e di competenze manageriali. Tali reti fanno capo all’IBAN (Italian Business Angels Network) che, a sua volta, fa capo all’EBAN (European Business Angels Network). Il fenomeno dei Business Angels è quasi assente nelle regioni meridionali, infatti degli oltre 100 individui tra soci ed associati alla rete italiana dei Business Angels solo 4 hanno la loro sede nel Mezzogiorno. Annuario 2007 dell’Associazione Italiana del Private Equity e del Venture Capital (AIFI) 11 55 Sud in competizione CAPITOLO 3 I NUOVI PROCESSI DI INNOVAZIONE E L’AZIONE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’ UNIVERSITà E DELLA RICERCA 1. Premessa Le nuove dinamiche del contesto scientifico-tecnologico internazionale, le caratteristiche dello scenario competitivo dell’economia globale, unitamente all’analisi del complessivo posizionamento dei sistemi innovativi nazionali, fanno emergere con immediata evidenza l’importanza del ruolo che le politiche di intervento delle istituzioni di governo debbono assumere per rispondere al meglio alle nuove e sempre più pressanti esigenze poste dal progressivo caratterizzarsi dell’economia contemporanea quale economia basata fortemente sulla “conoscenza”. Come si è visto, le dimensioni completamente globalizzate delle odierne dinamiche economiche spingono sempre più a considerare i processi di innovazione che procedono per interazioni e interdipendenze multiple tra ricerca, invenzione, sviluppo, produzione, come i veri fattori determinanti su cui fondare la capacità competitiva di un sistema economico nazionale. Questo nuovo modello di innovazione comporta un profondo cambiamento nell’azione e nel ruolo dei soggetti tradizionalmente protagonisti dei processi innovativi: la chiave di volta per garantire la crescita competitiva di un sistema in un’economia basata sulla conoscenza diventa l’interazione costante e profonda tra istituzioni di governo, università e imprese. L’azione dei tre soggetti viene visualizzata, tra gli studiosi, come una sorta di “Tripla Elica” in cui continuamente si creano relazioni interattive tra le sfere, che agiscono in azioni complementari e continue, quasi giocando ciascuno il ruolo dell’altro, senza tuttavia perdere di vista la propria mission fondamentale. Nella nuova struttura dei processi di innovazione, si osserva come la natura e il ruolo dei tre soggetti indicati vada profondamente mutando. Le imprese diventano sempre meno verticalmente integrate: ad esempio, le grandi aziende americane continuano ovviamente, a spendere moltissimo in R&S, tuttavia nessuna, proprio in considerazione del carattere globale e ubiquitario delle attività scientifiche e tecnologiche, sembra intenzionata a ricreare i grandi laboratori di ricerca che, un tempo, furono la caratteristica delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali. Anche il mondo delle università vede modificarsi il proprio ruolo e la natura della propria attività. Si parla addirittura di una seconda rivoluzione accademica: 57 Sud in competizione dopo la prima, che ha visto affiancarsi la ricerca alla naturale vocazione didattica dell’università, ora le università vedono sempre più svilupparsi una nuova funzione, quella di contribuire direttamente allo sviluppo economico e sociale della società. Nel modello della “Tripla Elica” è l’università che assume un ruolo fondamentale, elevando la propria azione al livello delle altre sfere ed affiancando al suo ruolo esclusivo di produttrice di conoscenza, quello di soggetto direttamente attivo nella promozione dell’innovazione. Infine, anche lo Stato e, più in generale, le istituzioni di governo assumono una nuova e più moderna funzione. Nel modello della “Tripla Elica” le istituzioni governative, siano esse centrali o regionali e locali, non svolgono più soltanto il compito di sostenere finanziariamente l’attività di ricerca degli altri soggetti, erogando fondi pubblici, peraltro in un’attività di selezione non sempre efficace e tempestiva. Lo Stato va configurandosi sempre più come il soggetto che scrive le regole del gioco e ne assicura il rispetto, incoraggiando relazioni sistemiche e profonde tra imprese e università, in una più ampia azione tesa a realizzare quelle migliori condizioni di contesto e di sistema necessarie per favorire la crescita della capacità di innovazione del Paese. In tale scenario, lo Stato è impegnato nel definire nuove regole che favoriscano una ricerca libera di alto livello qualitativo, che promuovano una collaborazione permanente e stabile tra università e imprese, che incoraggino la formazione qualificata di personale di ricerca, che favoriscano la mobilità dei ricercatori tra il settore pubblico e quello privato, la valorizzazione dei risultati della ricerca, la nascita di nuove imprese dall’attività di ricerca universitaria, la diffusione di attività di Venture Capital, eliminando nel contempo gli eventuali ostacoli esistenti a livello normativo e/o amministrativo. In effetti, si osserva come molti Paesi stiano orientando le proprie politiche pubbliche sulla base delle nuove concezioni: tipici sono gli esempi della Francia e del Giappone. L’Italia, pur in ritardo, sembra comunque rendersi conto del cambiamento: negli ultimi anni, le politiche di intervento pubblico, con particolare riferimento a quelle condotte dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), sembrano connotarsi per una nuova visione, orientando la propria azione dal semplice sostegno alla domanda di ricerca alla definizione di nuovi modelli di intervento. L’obiettivo di questo capitolo è quello di fornire le principali linee di azione poste in essere dal MIUR, al fine di migliorare i sistemi di innovazione territoriale, attraverso il sostegno alla nascita di nuove imprese high-tech, quali spin-off dalla ricerca pubblica, la realizzazione di laboratori di carattere pubblico-privati, la nascita e il potenziamento di distretti territoriali di alta tecnologia ed, infine, il sostegno a grandi programmi di ricerca, strategici per la capacità competitiva del paese. 58 Sud in competizione 2. L’Italia e l’azione del Ministero dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca Nell’ultimo decennio anche nel nostro Paese si è progressivamente affermata, con un certo ritardo quindi, la consapevolezza della necessità di affidare alle politiche di sostegno e coordinamento delle attività di ricerca scientifico-tecnologiche un ruolo di particolare importanza per il conseguimento del grande obiettivo di modernizzazione del Paese. A tali fini, il Governo italiano, in particolare attraverso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha avviato, dal 1998, un profondo rinnovamento del settore della ricerca in ognuna delle sue articolazioni e delle sue componenti, con l’obiettivo di favorire, attraverso un nuovo sistema organizzativo e di regole, un reale contesto favorevole alla crescita competitiva del paese. La complessiva azione svolta dal Governo italiano si è sviluppata in piena adesione e coerenza con il descritto modello della “Tripla Elica”. In ognuno degli interventi riformatori avviati negli ultimi anni l’azione pubblica ha mostrato di ben comprendere e interpretare il ruolo che lo Stato, quale una delle tre sfere dell’elica, deve saper svolgere: • favorire l’integrazione e interazione tra mondo della ricerca pubblica e imprese; • incoraggiare il superamento del modello lineare dei processi di innovazione in favore di caratteri interattivi e circolari; • sostenere il nuovo ruolo che le università possono e debbono svolgere per contribuire allo sviluppo socio-economico del paese; • potenziare l’attitudine delle imprese di sviluppare una capacità di innovazione fondata sulla ricerca; • concepire e mettere in atto nuove regole e nuovi sistemi di contesto idonei ed efficaci. 3. I contenuti dell’azione posta in essere Nel dettaglio, l’azione del Governo, e in particolare del MIUR, nel perseguimento dei propri obiettivi, si è sviluppata lungo due fondamentali direttrici, distinte ma considerate di forte complementarietà: azioni di carattere strategico e interventi di natura più strettamente tecnica. Infatti, dai primissimi anni 2000, attraverso l’adozione del Programma Nazionale della Ricerca, il Governo ha cominciato a definire, su base triennale, un preciso quadro di priorità su cui puntare per rafforzare le posizioni già detenute dal nostro Paese e per sviluppare l’eccellenza sulle aree tecnologicamente più promettenti e a più alto valore aggiunto. 59 59 Sud in competizione In parallelo, la realizzazione degli obiettivi del programma di Governo in tema di ricerca si è snodato attraverso una serie di interventi di carattere operativo, coerenti tra loro e funzionali all’attuazione degli indirizzi strategici. La caratteristica fondamentale di tutti gli interventi realizzati è stata quella, tipica nel modello della “Tripla Elica”, di realizzare un sistema di regole innovative che avessero la capacità di favorire la realizzazione di condizioni di contesto idonee al potenziamento competitivo dell’intero sistema. In tale ambito meritano una decisa sottolineatura le seguenti azioni: • il sostegno alla nascita di nuove imprese high-tech, quali spin-off dalla ricerca pubblica: • la realizzazione di laboratori di carattere pubblico-privati; • la nascita e il potenziamento di distretti territoriali di alta tecnologia; • il sostegno a grandi programmi di ricerca, strategici per la capacità competitiva del paese. In tutti gli interventi, il rafforzamento della presenza e della qualità del capitale umano ha, altresì, costituito un obiettivo costante nell’azione del Ministero, nella decisa convinzione che i necessari processi di ringiovanimento e potenziamento dei nostri ricercatori passino attraverso lo sviluppo di progetti di ricerca importanti che possano rappresentare anche veri e propri “cantieri” di formazione. 4. Il sostegno alla nascita di nuove imprese high-tech, quali spin-off dalla ricerca pubblica Nel 1999 il Governo ha approvato il decreto legislativo n. 297 che, nell’ambito del sostegno alle attività di ricerca svolte in ambito produttivo, rappresenta un vero punto di svolta. L’impianto normativo, oltre a riorganizzare le varie e già note forme di concessione di agevolazioni al mondo delle imprese, contiene, infatti, forme assolutamente nuove di intervento. Tra queste, assume particolare rilievo il sostegno alla nascita di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico, quali spin-off dalla ricerca pubblica. Per la prima volta, infatti, si offre la possibilità a competenze del mondo della ricerca pubblica di perseguire la propria attività attraverso la realizzazione di nuove iniziative imprenditoriali. Assume, in questo ambito, un rilevante ruolo il Venture Capital, che può trovare in tale forma di intervento le opportunità sinora mancanti per un proprio diretto impegno a sostegno di idee particolarmente innovative. Si tratta di una delle più significative novità dell’opera di riforma del sistema di sostegno alla ricerca industriale. Il Ministero intende favorire la nascita di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico, quale risultato di un processo di spin-off del mondo della ricerca pubblica: in altre parole, si vuole agevolare quei professori, ricer60 Sud in competizione catori universitari ed enti di ricerca che vogliano e siano in grado di trasformare un valido progetto di ricerca in un’iniziativa imprenditoriale di potenziale successo. Fenomeni del genere sono sicuramente più consoni ad abitudini, contesti ed opportunità economiche maggiormente rinvenibili nei paesi di cultura anglosassone; tuttavia, è apparso opportuno al Ministero avviare un tentativo che, unito ad interventi di possibili altri soggetti istituzionali e non, rafforzi il processo di avvicinamento tra mondo accademico e mondo imprenditoriale, sino a quella contiguità che si manifesta proprio nella nascita di nuove imprese dal mondo dell’accademia. Ispirato ad analogo intervento presente nell’ordinamento francese, il decreto prevede che professori o ricercatori universitari, ricercatori di enti pubblici, dottorandi di ricerca e titolari di assegni di ricerca potranno, in ogni momento dell’anno, proporre al Ministero dei classici progetti di ricerca, eventualmente da realizzarsi con la collaborazione della stessa università, di imprese, di investitori di capitale di rischio. I proponenti debbono, nel contempo, impegnarsi a costituire una società nei tre mesi successivi alla positiva selezione del progetto da parte del Ministero. Il Ministero valuta tali progetti attraverso un’apposita commissione che si occupa, oltre ai necessari contenuti tecnico-scientifici, di valutare il progetto sotto il profilo delle potenzialità che potrà offrire alla nuova società che si va a costituire; in tale quadro si presta particolare attenzione al piano finanziario e di sviluppo che i proponenti devono presentare in riferimento alla costituenda società, nonché a tutti gli aspetti inerenti alla nuova iniziativa. Tra questi aspetti, vengono privilegiati le iniziative che vedano la partecipazione di società di Venture Capital, cui il Ministero attribuisce un ruolo di straordinaria importanza nel processo di sostegno alla nascita di nuove imprese, ben sapendo quale rilievo tali società abbiano avuto in tante iniziative di successo in settori ad alta tecnologia, specie negli Stati Uniti. Il sostegno del Ministero è previsto nella forma del contributo nella spesa, secondo i limiti comunitari e, comunque, sino ad un massimo di 500.000 euro per progetto. Naturalmente non deve dimenticarsi che si tratta di una forma di intervento da un lato di natura sperimentale, dall’altro sicuramente non sufficiente a garantire l’adeguato sostegno alla nuova società sino al suo ingresso sul mercato: il Ministero, in ragione della propria competenza, non può spingersi oltre la conclusione del progetto di ricerca, ma è già prevista la possibilità di interventi successivi ad opera di altri soggetti (ad es. altri ministeri, regioni, etc.). Qui di seguito si forniscono alcuni significativi dati sulle domande presentate al 31 dicembre 2007. 61 Sud in competizione Tabella 1 Numero progetti Tipologia dei soggetti coinvolti: a. PERSONALE DI RICERCA b. UNIV./EPR c. IMPRESE Numero totale soggetti Costi complessivi dei progetti presentati 118 289 33 122 444 127.338.778,18 Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* Di seguito i dati sulle domande finanziate al 31 dicembre 2007. Tabella 2 Numero progetti Tipologia dei soggetti coinvolti: a. PERSONALE DI RICERCA b. UNIV./EPR c. IMPRESE Numero totale soggetti Costi ritenuti congrui Impegno di risorse MUR deliberato Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* 52 157 15 40 212 44.906.054,62 22.171.464,11 5. La realizzazione di laboratori di carattere pubblico-privato La normativa del Decreto Legislativo n. 297/99 ha, inoltre, consentito la realizzazione, nel Mezzogiorno d’Italia, di un’importantissima iniziativa finalizzata alla nascita dei cosiddetti “laboratori pubblico-privati”. In particolare, il Ministero ha inteso promuovere la realizzazione e/o il potenziamento, su specifici settori strategici, di forti concentrazioni di competenze scientifico-tecnologiche, di alto potenziale innovativo, che si caratterizzino per un’organica collaborazione tra imprese industriali e mondo della ricerca pubblica. Tali concentrazioni sono definite “laboratori”. L’azione si inseriva nel più ampio quadro disegnato dalle Linee Guida per la Politica Scientifica e Tecnologica, approvate dal CIPE il 19 aprile 2002; infatti, tra gli obiettivi posti, era ricompresa l’esigenza di un deciso riorientamento della strategia scientifica e tecnologica dell’intervento pubblico a sostegno del potenziale innovativo del Mezzogiorno, basata sulla collaborazione tra gli organismi scientifici pubblici e gli operatori privati in settori dove la qualità del capitale umano sia determinante. Il riorientamento, pertanto, doveva assecondare la convergenza degli interventi nel Mezzogiorno su settori e aree tecnologiche abilitanti la crescita di competitività sostenibile del Sistema-Paese. Ciò si è tradotto in interventi a sostegno della ricerca finalizzati alla modernizzazione del manifatturiero e dei servizi avanzati, presenti nel sistema produttivo meridionale e nella crescita di nuove attività economiche ad alto contenuto tecnologico in settori quali il biomedicale, il biotecnologico, i farmaci innovativi, l’agro-alimen62 Sud in competizione tare, la micromeccanica, i trasporti, le piattaforme ICT applicabili con priorità allo sviluppo di nuovi prodotti, al turismo, all’agro-alimentare e all’istruzione. Gli interventi realizzati, attraverso una dotazione finanziaria di 240 milioni di euro, avevano altresì l’obiettivo di valorizzare, consolidare e integrare gli investimenti in R&S già effettuati dal Ministero, attraverso il Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base, il Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca ed il Programma Operativo Nazionale per le Aree dell’Obiettivo 1, che hanno permesso di far emergere e selezionare, con criteri di scelta e di valutazione applicati a livello internazionale, iniziative e strutture di successo che manifestano, per la prima volta, la convergenza di interessi di natura pubblica e privata. In tale quadro, sono stati selezionati gli interventi in grado di: • sostenere i processi di modernizzazione del sistema produttivo meridionale e la crescita di imprese high-tech nel Mezzogiorno d’Italia; • consolidare e favorire processi di insediamento nel Mezzogiorno di attività di ricerca e sviluppo e di progettazione da parte di imprese nazionali e multinazionali e di enti pubblici di ricerca; • accelerare i processi di internazionalizzazione del sistema scientifico e tecnologico meridionale; • inserire giovani talenti in progetti di ricerca aperti ad applicazioni innovative e al mercato. Il MIUR ha perseguito i predetti obiettivi attraverso il finanziamento di specifici progetti che integrassero attività di ricerca industriale, di sviluppo precompetitivo e di alta formazione di personale qualificato, selezionati e finanziati ai sensi delle disposizioni dell’articolo 12 del Decreto Ministeriale n. 593 dell’8 agosto 2000 e successive modifiche e integrazioni, (attuativo delle norme del Decreto Legislativo n. 297 del 27 luglio 1999). I progetti selezionati sono caratterizzati per la loro capacità di svilupparsi all’interno dei richiamati laboratori, favorendo, al contempo, una loro strutturazione consolidata e durevole nel medio-lungo periodo. In tale ambito, i laboratori si configurano, quindi, come unità organizzative caratterizzate dai seguenti elementi distintivi: • concentrazione in un’unica sede di attività, competenze multidisciplinari e di strumentazione multiuso di valenza scientifica e di alto potenziale innovativo; • integrazione, nello stesso luogo, di strutture pubbliche di ricerca e imprese industriali; • esistenza di una struttura organizzativa e di gestione; • capacità di sviluppare attività di ricerca industriale, sviluppo precompetitivo, formazione, in modo integrato, nel medio-lungo periodo; • capacità di attrarre giovani talenti e qualificati studiosi e ricercatori, italiani e stranieri; • capacità di valorizzare i risultati della ricerca, anche in termini di marchi, brevetti e spin-off industriali; • presenza di una rete di collaborazioni scientifiche e industriali, esterne al laboratorio, anche su scala internazionale. 63 Sud in competizione Gli ambiti tecnologici relativamente ai quali si è intervenuti sono i seguenti: 1. sviluppo di tecnologie innovative per la diagnostica medica avanzata; 2. sviluppo di tecnologie per l’energia solare termica ad alta temperatura; 3. sviluppo di tecnologie innovative per i sistemi avanzati di produzione; 4. sviluppo di piattaforme e-Business abilitanti applicazioni innovative nei settori agro-alimentare, turismo, beni culturali e per lo sviluppo di nuovi prodotti; 5. sviluppo di piattaforme innovative biotecnologiche per l’identificazione di nuovi farmaci anti-infettivi; 6. genomica applicata al miglioramento e alla certificazione di specie vegetali (pomodoro, grano duro e vite) di rilevante interesse economico specifico; 7. sviluppo di materiali polimerici di interesse elettronico per la realizzazione di nuovi chip; 8. bioinformatica applicata alla genomica; 9. sviluppo di tecnologie per la realizzazione di nuovi materiali e di metodi di progettazione per il settore ferroviario e dei vettori di medie dimensioni e realizzazione di facilities per prove e qualificazione; 10.sviluppo di tecnologie e piattaforme tecnologiche per studi controllati finalizzati alla valutazione dell’efficacia di farmaci negli animali e nell’uomo; 11.risorse finalizzate su open source del software. In tale ambito sono stati finanziati n. 26 progetti per un impegno complessivo di risorse pubbliche di oltre 210 milioni di euro. Qui di seguito si forniscono alcuni dati sulle domande presentate e sulle domande finanziate Tabella 3 DATI SULLE DOMANDE PRESENTATE Numero progetti Tipologia dei soggetti coinvolti: a. EPR b. Università c. GI c. PMI d. Consorzi Numero totale soggetti Costi complessivi dei progetti presentati 60 55 94 47 71 28 295 € 754.462.701,00 Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* DATI SULLE DOMANDE FINANZIATE Numero di progetti Tipologia dei soggetti coinvolti : a. EPR b. Università c. GI c. PMI d. Consorzi Numero totale soggetti Costi ritenuti congrui Impegno di risorse MUR deliberato Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* 64 Tabella 4 26 26 42 25 29 13 135 € 252.028.139,00 € 211.815.094,80 Sud in competizione 6. La nascita e il potenziamento di distretti territoriali di alta tecnologia Deve essere segnalato, inoltre, come attraverso le norme del decreto 297/9, si è potuto dare avvio a forme di intervento fortemente innovative che vedono impegnati congiuntamente Ministero e amministrazioni locali. Attraverso azioni individuate e coordinate nell’ambito di specifici accordi di programma, si sta dando luogo alla realizzazione e al sostegno dei distretti high-tech che rappresentano un forte elemento di novità nella politica di sviluppo del territorio. Tali accordi rappresentano un nuovo modello di sviluppo che coinvolge, in un disegno strategico unitario, oltre alle imprese e al mondo scientifico (università ed enti) anche operatori della finanza privata e amministrazioni locali. I Distretti Tecnologici sono definibili quali aggregazioni territoriali di attività ad alto contenuto tecnologico, veri e propri “hub dell’innovazione”, nei quali forniscono il proprio contributo, con configurazioni diverse nelle varie realtà, enti pubblici di ricerca, grandi imprese, piccole imprese nuove o già esistenti, enti locali. I Distretti Tecnologici rappresentano attualmente in Italia una potenzialità estremamente promettente a fronte del consolidamento e anche un po’ dell’esaurimento dell’esperienza dei Parchi Scientifici e del nuovo dinamismo espresso in anni recenti dalle università e da alcune grandi imprese, emerse come veri e propri “registi” dello sviluppo territoriale. Da questo punto di vista, i Distretti Tecnologici esaltano la necessità di sviluppare processi di innovazione compositi, arricchiti dal contributo di una varietà di soggetti con competenze e anche obiettivi diversi. La priorità più rilevante per una politica dei Distretti Tecnologici in Italia, è quella di accelerare la collaborazione tra diversi soggetti istituzionali nell’ambito di una forte collaborazione in ambito pubblico-privato, sorretta da un processo di intesa istituzionale tra amministrazioni centrali, regionali e locali. Queste sono le considerazioni che hanno motivato gli interventi del Ministero in questo importante settore. L’obiettivo è stato quello di promuovere e di stimolare un processo competitivo tra regioni per creare in numerose aree del Paese poli di ricerca e di innovazione di eccellenza a livello internazionale con la finalità di accelerare il processo di trasferimento tecnologico nell’ambito di progetti condivisi tra i vari attori del sistema scientifico e dell’innovazione italiano. La realizzazione di un distretto tecnologico si basa sull’esistenza di alcune condizioni essenziali che devono risultare quali presupposti fondamentali della crescita e dello sviluppo. Uno dei fondamenti della politica dei distretti, così come è emerso dall’analisi della normativa che ne favorisce la creazione, è rappresentato dalla valorizzazione della specifica identità locale. Si attua, dunque, una crescita endogena, generata dall’accumulazione di competenze specifiche e di un incremento di competitività dell’area, che aumenta la 65 Sud in competizione capacità di attirare dall’esterno attori e attività produttive (quali imprenditori, multinazionali, enti di ricerca) e quindi saperi e competenze globali. Le condizioni fondamentali di un territorio per attrarre investimenti esogeni sono: • esistenza di una diffusa imprenditorialità; • dotazione di risorse umane altamente qualificate; • la presenza di università autorevoli; • il supporto di un’adeguata rete di infrastrutture; • la presenza di servizi dedicati al trasferimento tecnologico; • un’elevata qualità della vita. Il processo che deve essere messo in atto è di tipo non lineare, coinvolgendo una serie di attori diversi per natura e missione: imprese, enti di ricerca (universitari e privati), tutti, comunque interessati a partecipare ad una strategia comune, in grado di aumentare la competitività dell’area essendo in grado di imporsi anche all’estero. L’impegno comune deve essere volto a creare un sistema in cui le attività di ricerca, le attività imprenditoriali, la crescita di quelle esistenti e la disponibilità di capitali siano strettamente legati e capaci di autoalimentarsi. Il progetto, la cui finalità è la creazione di un distretto tecnologico, nasce dalla verifica dell’esistenza delle condizioni di partenza. È la Regione che promuove l’analisi della situazione esistente, impegnandosi a costituire un tavolo di concertazione a cui partecipano enti interessati (ad esempio le associazioni degli industriali) e che ha lo scopo di sensibilizzare gli attori del territorio al progetto. Avendo analizzato le potenzialità dell’area e la disponibilità del territorio ad avviare un programma impegnativo di sviluppo di un settore particolare, la Regione predispone un documento propositivo che viene trasmesso al MIUR che ne valuta la fattibilità. Una volta delineata la situazione di partenza, grazie agli approfondimenti forniti attraverso la documentazione della Regione ed i risultati emersi dall’analisi effettuata dal MIUR, è possibile definire gli accordi che consentano l’operatività del distretto. Prima di sancire un accordo di programma orientato alla creazione del Distretto Tecnologico, spesso, può essere stipulato un protocollo di intesa a firma del Ministro e del Presidente della Regione interessato. Si tratta di un documento di tipo politico, in cui le parti sottoscrivono l’impegno a mettere in atto gli obiettivi del Distretto oggetto dell’accordo. L’accordo di programma è un documento di tipo tecnico che mira a definire le attività di competenza dei vari soggetti coinvolti. Una volta sottoscritto l’accordo, risulta necessaria la presenza di una forte struttura di governance che viene ad identificarsi con un organismo di coordinamento del distretto e che ha quale mission quella di sostenere delle attività di ricerca e accelerare i processi di creazione e sviluppo di impresa, attraverso una strategia condivisa dai principali attori del territorio. 66 Sud in competizione Tra i firmatari del protocollo di intesa, un ruolo centrale è rivestito dal MIUR che si impegna a: • partecipare all’organizzazione di indirizzo e controllo dell’iniziativa; • sostenere finanziariamente iniziative di eccellenza nella ricerca e nell’alta formazione, su base progettuale e secondo obiettivi concreti e misurabili; • sostenere finanziariamente iniziative volte ad accelerare l’impatto economico delle idee, su base progettuale e secondo obiettivi concreti e misurabili; • sostenere finanziariamente la realizzazione di centri di eccellenza in ricerca e sviluppo, nonché la valorizzazione dei risultati di ricerca per la promozione di nuove attività imprenditoriali. Il MIUR finanzia l’iniziativa distrettuale in misura proporzionale all’entità dell’iniziativa stessa. È importante sottolineare che il MIUR interviene utilizzando strumenti propri dell’attività abitualmente svolta dal Ministeso stesso. Tra questi, uno dei più significativi è senza dubbio rappresentato da quanto previsto dal già ricordato Decreto Legislativo n. 297/99. Nell’ambito dell’organismo di gestione e coordinamento del distretto è di solito presente un consigliere nominato dal MIUR. Accanto alla partecipazione del Governo, c’è anche quella degli enti locali, in particolare Regione, Comuni, Province, associazioni di categoria, ognuna delle quali ha il diritto di nominare un consigliere e si impegna finanziariamente a sostenere l’iniziativa. La Regione, in particolare, analogamente al MIUR, interviene attraverso strumenti propri, quali il POR, ad esempio, ed effettua attività di contesto legate alla creazione ed al miglioramento delle infrastrutture, alla definizione della logistica, alla formazione ed all’assunzione di personale specializzato, etc. L’ente coordinatore, al fine di promuovere le attività del distretto, svolge ogni iniziativa ritenuta opportuna per favorire la nascita e lo sviluppo di strategie di rafforzamento delle attività di ricerca nel settore che caratterizza il distretto, nonché di accelerazione dell’insediamento e della crescita delle iniziative imprenditoriali afferenti al medesimo settore. Per ognuno dei distretti indicati, il Ministero ha stanziato risorse pubbliche, sostanzialmente derivanti dal Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca, di cui al già richiamato Decreto Legislativo n. 297/99, per un totale di oltre 300 milioni di euro. Qui di seguito si forniscono i dati sui progetti di ricerca sinora presentati e finanziati nell’ambito dei Distretti Tecnologici avviati. 67 Sud in competizione DATI SULLE DOMANDE PRESENTATE Numero di progetti* Tipologia dei soggetti coinvolti: a. EPR b. GI c. PMI d. Università e. Consorzi Numero totale di soggetti Costi complessivi dei progetti presentati Tabella 5 325 325 39 166 371 137 102 815 739.444.419,00 Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* Tabella 6 DATI SULLE DOMANDE FINANZIATE Numero di progetti * Tipologia dei soggetti coinvolti: a. EPR b. Soggetti privati c. Consorzi pubblico- privati d. Università Numero di soggetti coinvolti Costi ritenuti congrui Impegno di risorse MUR deliberato Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* 47 4 36 21 11 72 140.823.278,00 97.685.197,35 7. Il sostegno a grandi programmi di ricerca, strategici per la capacità competitiva del Paese Il Programma Nazionale della Ricerca 2005-2007 (di seguito PNR), approvato dal CIPE nella seduta del 18 marzo 2005, indicava, tra i principali interventi, il lancio di 12 grandi programmi, strategici per il rafforzamento della capacità competitiva del nostro sistema industriale: 1. salute dell’uomo (studio e trattamento dei tumori e delle malattie degenerative con nuovi approcci derivati dalla conoscenza del genoma umano); 2. rilancio dell’industria farmaceutica, anche attraverso la chimica fine dei composti naturali per nuove applicazioni diagnostiche e nuovi principi attivi; 3. nuove applicazioni dell’industria biomedicale; 4. sistemi avanzati di manifattura con impatto non solo nell’industria delle macchine utensili, ma su comparti manifatturieri del Made in Italy, quali tessile, abbigliamento, meccanica strumentale; 5. potenziamento e sviluppo dell’industria motoristica, incluse le due ruote con motori a basso consumo e a basso impatto ambientale; 6. cantieristica, aeronautica ed elicotteristica, con elevata capacità di penetrazione nei mercati esteri; 7. materiali avanzati (in particolare ceramici) per applicazioni strutturali; 8. sistemi di telecomunicazione innovativi a larga banda, anche con impiego di 68 Sud in competizione satelliti, per utenze differenziate in materia di sicurezza, prevenzione e intervento in caso di catastrofi naturali; 9. valorizzazione dei prodotti tipici dell’agroalimentare e sicurezza alimentare attraverso nuovi sistemi di caratterizzazione e garanzia di qualità; 10. trasporti e logistica avanzata, infomobilità di persone e merci; 11. ICT e componentistica elettronica; 12. risparmio energetico e microgenerazione distribuita. I programmi strategici sono stati concepiti come un insieme integrato e organico di azioni di ricerca di base, di ricerca industriale, di sviluppo precompetitivo, di formazione di capitale umano di eccellenza, che, alimentandosi reciprocamente, possano procedere al perseguimento parallelo sia di obiettivi di breve-medio periodo (in particolare attraverso attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo), sia di obiettivi di medio-lungo periodo (in particolare attraverso attività di ricerca di base). In tale ottica, i programmi strategici dovevano comprendere azioni che prevedessero la partecipazione congiunta e sistematica di imprese, università, enti pubblici di ricerca e di ogni altro soggetto pubblico e privato attivo nella ricerca e nell’innovazione; ciò anche al fine di creare le premesse per la realizzazione di stabili piattaforme di collaborazione organica e strutturale tra mondo delle imprese e sistema della ricerca pubblica. Nell’individuare i suddetti programmi strategici, il Governo dunque ha inteso dare riconoscimento al ruolo della ricerca come fattore strategico per il rilancio della competitività del Paese, intervenendo in piena coerenza con tutte le caratteristiche del modello della “Tripla Elica”. Il mondo delle imprese, le università e gli enti pubblici di ricerca hanno aderito con grandissima convinzione all’invito del Ministero: a fronte di una disponibilità di 1.100 milioni di euro, sono pervenute oltre 740 idee progettuali, le migliori delle quali sono state poi trasformate in oltre 150 progetti esecutivi distribuiti lungo i predetti 12 programmi, al momento in piena fase di svolgimento. Qui di seguito si forniscono alcuni significativi dati sulle domande presentate e finanziate al 31 dicembre 2007. Tabella 7 DATI SULLE DOMANDE PRESENTATE Numero di progetti Tipologia dei soggetti coinvolti : a. EPR b. GI c. PMI d. Università Numero totale di soggetti Costi complessivi dei progetti presentati 744 344 596 1715 789 3373 10.417.100 ,00 Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* 69 Sud in competizione Tabella 8 DATI SULLE DOMANDE FINANZIATE Numero di progetti Tipologia dei soggetti coinvolti: a. EPR b. Soggetti privati c. Consorzi pubblici d. Università Numero di soggetti coinvolti Costi ritenuti congrui Impegno di risorse MUR deliberato Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* 116 n. 9 n. 365 n. 18 n. 19 411 Euro 901.803.319,19 Euro 189.606.783,83 8. Gli interventi pubblico-privati nelle regioni del Mezzogiorno Come dianzi descritto, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, negli ultimi anni, spostando pienamente la logica della “Tripla Elica”, ha posto in essere importanti iniziative per favorire investimenti in ricerca e innovazione che, vedendo congiuntamente attivi il mondo industriale e la rete di ricerca pubblica, potessero contribuire allo sviluppo competitivo del territorio nazionale. In tale quadro, gli interventi di maggiore rilievo sono rappresentati dalla realizzazione di laboratori pubblico-privato (di seguito Laboratori), dalla nascita e rafforzamento di distretti di alta tecnologia (di seguito Distretti), dal sostegno a grandi programmi di carattere strategico (di seguito GPS). Tali interventi assumono, peraltro, una particolare rilevanza se riferiti alle esigenze di sviluppo delle regioni del Mezzogiorno d’Italia. Nella parte che segue si analizzeranno gli interventi realizzati con riferimento alla 4quattro regioni che, secondo le vigenti politiche comunitarie di sostegno, sono definite “della convergenza”: Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Al riguardo, appare opportuno sottolineare come, attraverso le tre grandi iniziative citate, il Ministero ha selezionato ed ammesso alle agevolazioni richieste un totale complessivo di 184 progetti, prevedendo un complessivo intervento agevolativo pari a circa 1.200 milioni di euro. In tale ambito, e con riferimento specifico alle quattro regioni “della convergenza”, i progetti finanziati sono complessivamente pari a 100 per un totale di agevolazioni concesse di circa 600 milioni di euro. Per il complesso delle altre regioni, il numero dei progetti è pertanto pari a 84, per un totale complessivo di agevolazioni riconosciute di circa 600 milioni di euro. La tabella seguente evidenzia il dato riferito alle 4 regioni “della convergenza” in dettaglio. 70 Sud in competizione Tabella 9 REGIONE INIZIATIVA NUMERO PROGETTI Calabria Distretti GPS Laboratori Campania Distretti GPS Laboratori Puglia Distretti GPS Laboratori Sicilia Distretti GPS Laboratori 5 1 1 7 5 45 11 61 4 8 7 19 / 9 4 13 100 TOTALE COMPLESSIVO Totale Totale Totale Totale Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* AGEVOLAZIONI CONCESSE (migliaia di euro) 1,336909722 3.665,80 5.045,50 30.377,40 14.378,10 218.423,40 86.336 319.137,60 14.550,60 63.067,80 69.658,80 147.277,30 / 77.370,70 29.262,30 106.663,00 603.455,30 Molto interessante risulta il dato che collega i predetti progetti alle 12 aree strategiche indicate come prioritarie nell’ambito del Programma Nazionale della Ricerca 2005-2007. Tabella 10 TOTALE INCID. SUL TOTALE DELLE RISORSE REGIONI CONVERGENZA INCID. SUL TOTALE DEL SETTORE 01-Salute 86292928 7% 33337680 39% 02-Farmaceutica 99026259 8% 47740300 48% 03-Biomedicale 122830293 10% 30385416 25% 04-Manifattura 88655931 7% 38711664 44% 05-Motoristica 88655607 7% 18136392 20% 06-Cantieri 67375079 6% 20806540 31% 07-Materiali 67503611 6% 50932106 75% 08-Telecom 39518704 3% 23099540 58% 09-Agroalimentare 132993554 11% 78293868 59% 10-Trasporti 158296311 13% 95229168 60% 11-ICT 186776481 15% 129954100 70% 69134593 6% 36828577 53% 1207059352 100% 603455351 50% 12-Energia Totale complessivo Fonte: elaborazione Fabrizio Copis* L’afferenza degli interventi (Distretti, Laboratori, GPS) alle 12 aree strategiche, sempre nelle regioni “della convergenza” è illustrata di seguito. 71 Sud in competizione Regioni CONVERGENZA 01-Salute 02-Farmaceutica 03-Biomedicale 04-Manifattura 05-Motoristica 06-Cantieri 07-Materiali 08-Telecom 09-Agroalimentare 10-Trasporti 11-ICT 12-Energia Totale complessivo Tabella 11 DISTRETTI 6375000 14378194 15290975 14550672 50594841 Fonte : elaborazione Fabrizio Copis* GPS 7800000 21475000 20206850 19504988 10313780 20806540 28731300 23099540 61185521 72115581 66192064 10960608 362391772 LABORATORI 25537680 26265300 10178567 12831676 7822612 7822612 17108348 7822612 7822612 25701969 190302740 TOTALE 33337680 47740300 30385416 38711664 18136392 20806540 50932106 23099540 78293868 95229168 129954100 36828577 603455351 *Le tabelle del presente capitolo sono elaborate dall’autore, Fabrizio Copis e tratte da dati MIUR. 72 Sud in competizione CAPITOLO 4 RICERCA, INNOVAZIONE E FINANZA COMUNITARIA: UN’ANALISI DEL QUADRO STRATEGICO NAZIONALE 2007-1013 PER IL SUD 1. Introduzione L’obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare le strategie poste in essere dal Quadro Strategico Nazionale (QSN) 2007-2013 per lo sviluppo dell’innovazione. Il QSN, nel definire la strategia complessiva, individua tra le principali cause della prolungata stagnazione della produttività del Paese in generale – e in particolare nelle Aree Convergenza – la scarsa innovazione imprenditoriale legata ad un sistema di ricerca poco propenso a veicolare nuove conoscenze nel settore produttivo, il livello inadeguato di competenze del capitale umano, l’incapacità del mercato dei capitali di sostenere l’innovazione e di raggiungere livelli di efficienza tali da accompagnare le decisioni di investimento e crescita dimensionale delle imprese. Considerata l’esigenza di dare rilievo strategico e visibilità a fattori e ambiti d’intervento determinati per accrescere la competitività del Paese e superarne i ritardi, il QSN dedica un’intera priorità alle politiche di “promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività”, nonché alla competitività dei sistemi produttivi e occupazione”. In sede di programmazione operativa, accanto alle scelte regionali riguardanti l’identificazione delle migliori opzioni specifiche per i singoli territori, prevede l’individuazione di un programma comune per il Mezzogiorno, finanziato con il FAS, e di un Programma Operativo Nazionale (PON), cofinanziato dai Fondi Strutturali, per le Regioni “Convergenza” (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Si sottolinea, in particolare, la complementarietà tra PON e POR (Programma Operativo Regionale), definita sulla base dei diversi livelli strategici cui fanno riferimento: mentre il PON rappresenta uno strumento di attuazione delle strategie nazionali per la ricerca e la competitività, il POR delinea le strategie regionali per l’innovazione. In questa sede verranno, perciò, presi in esame: • il PON “Ricerca e Competitività” 2007-2013, analizzandone la strategia seguita, l’articolazione, con particolare riferimento all’Asse che favorisce lo sviluppo dell’innovazione e le risorse assegnate; • i POR 2007-2013 delle Regioni Convergenza, soffermandosi sugli orientamenti del Programma relativi all’innovazione e sulle risorse ad essi destinate. 73 Sud in competizione 2. Il Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Competitività” 2007-2013 Le scelte strategiche del PON Il rilievo attribuito dal QSN alle politiche della ricerca e dell’innovazione e la necessità di proiettare queste politiche su scala nazionale e internazionale e di perseguire opzioni di particolare rilevanza strategica, connesse alle indicazioni programmatiche definite a livello nazionale, sono alla base della definizione del PON “Ricerca e Competitività” 2007-2013, indirizzato a quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza. Figura 1 Mappa del territorio ammissibile al PON R&C 2007-2013 Fonte: PON Ricerca e Competitività 2007-2013 Il Programma, in linea con gli Orientamenti Strategici Comunitari per la coesione economica, sociale e territoriale 2007-2013, concentra i propri interventi sullo 74 Sud in competizione sviluppo e la valorizzazione della conoscenza, della ricerca, dell’innovazione e del capitale umano. In particolare, nell’orientamento “promuovere la conoscenza e l’innovazione a favore della crescita” viene sottolineata la necessità di perseguire un orientamento strutturale dell’economia verso attività basate sulla conoscenza e agendo sui molteplici fattori di debolezza esistenti, quali il limitato livello di R&ST, specialmente nel settore privato, la dotazione di strutture scientifiche e tecnologiche per lo più sotto soglia critica, la contenuta propensione ad innovare nei prodotti, processi e servizi, la debole capacità di assorbire e valorizzare nuove tecnologie e l’insufficiente propensione al rischio. In tale ottica, il Programma deve contribuire ad accrescere ed indirizzare meglio gli investimenti in R&S attraverso un approccio reticolare e “a progetto” con cui strutturare le azioni. In merito alle politiche nazionali, invece, il PON si inserisce all’interno delle politiche definite dai principali documenti di impostazione strategica per l’innovazione e la competitività – si tratta del Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione (PICO) e del Piano Nazionale di Ricerca e Industria 2015 – integrando la manovra di sviluppo delle regioni convergenza con quella prevista per la crescita competitiva dell’intero Paese e raccordandola con le scelte regionali. Per quanto concerne le scelte strategiche del PON, l’analisi di contesto e le successive elaborazioni hanno portato alla formulazione delle scelte relative alle politiche di sviluppo 2007-2013, indicando tre caratteri che il PON deve assumere: • come missione, deve mirare a riposizionare la competitività delle Regioni Convergenza, in coerenza con le politiche regionali e con quelle relative al “SistemaPaese”, minata da uno scenario internazionale in forte mutamento; • come strategia, deve integrarsi in un’unitaria e coerente politica di sviluppo con le tante azioni e le tante risorse relative alla ricerca e all’innovazione avviate ed in fase di cantiere a livello regionale, nazionale e comunitario; • come governance, deve migliorare il processo concertativo sviluppato in questi anni con le Regioni, per declinare obiettivi, azioni e risorse della “StrategiaPaese”, in funzione delle caratteristiche di ciascun territorio. In linea con tali indicazioni è stato definito l’obiettivo generale del PON, che è quello di concorrere alla promozione della convergenza verso lo sviluppo medio dell’UE attraverso la crescita nelle Regioni della capacità di produrre e utilizzare ricerca e innovazione di qualità per l’innesco di uno sviluppo duraturo e sostenibile. L’obiettivo globale si suddivide in due distinti ma interrelati target specifici: 1 – Sostegno ai mutamenti strutturali e rafforzamento del potenziale scientificotecnologico per la transizione all’economia della conoscenza. Vista la necessità di introdurre modificazioni di natura strutturale nelle Regioni della Convergenza, creando nuove specializzazioni nei settori high-tech, per quanto riguarda gli interventi relativi alla ricerca prevale il peso riconosciuto agli interventi su aree scientifico-tecnologiche di valenza strategica, quali quelle individuate 75 75 Sud in competizione dal Programma Nazionale della Ricerca (PNR) e dai piani di intervento regionali. Contemporaneamente, sul versante della competitività, si riconosce la centralità dei Progetti di Innovazione Industriale attraverso cui perseguire la messa a punto e l’immissione sul mercato di prodotti e servizi ad alto contenuto innovativo ed elevato potenziale di crescita, al fine di riposizionare in termini competitivi l’offerta nazionale sul mercato globale. 2 – Rafforzamento del contesto innovativo per lo sviluppo della competitività. Data la priorità di introdurre cambiamenti nel mix produttivo dei settori portanti dell’economia delle Regioni della Convergenza, un’attenzione costante deve essere prestata al sostegno dell’innovazione diffusa, per aiutare le imprese esistenti a proporre sul mercato prodotti con più elevato valore aggiunto. Un generalizzato upgrading tecnologico è condizione essenziale perché possa realizzarsi un irrobustimento del tessuto produttivo esistente e ciò richiede una serie di specifici interventi, quali: un incremento della dotazione di capitale (sia apportando agli strumenti agevolativi esistenti i correttivi suggeriti dall’esperienza degli ultimi anni, sia riducendo le imperfezioni sul mercato degli assets finanziari); il sostegno alla crescita dimensionale delle imprese; lo sviluppo di strutture e servizi per il trasferimento tecnologico; la diffusione ed un maggiore utilizzo a fini strategici delle ICT; il sostegno dei soggetti imprenditoriali nella definizione e implementazione di strategie di sviluppo sostenibile. Per perseguire mutamenti strutturali nell’economia dell’Obiettivo Convergenza e per promuovere simultaneamente un generalizzato aggiornamento tecnologico nel tessuto produttivo esistente, le azioni di sviluppo sono articolate in due distinti assi, l’uno devoluto al sostegno diretto degli attori scientifico-tecnologici e imprenditoriali e l’altro mirato al sostegno dell’innovazione e al rafforzamento del contesto innovativo in cui gli attori operano. In un terzo asse si enucleano, invece, tutte le azioni di accompagnamento del PON, finalizzate ad assicurare una gestione efficace ed efficiente del Programma, nonché l’impatto dello stesso nei territori della Convergenza, anche attraverso azioni di accompagnamento a favore delle Regioni e delle imprese. In PON, al fine di meglio esplicitare i suoi orientamenti, indica una serie di azioni integrate da perseguire. Si sottolinea, in primis, la necessità di un approccio integrato tra ricerca e competitività, per assicurare il necessario coordinamento tra la produzione di conoscenze, la realizzazione di nuovi prodotti e servizi e la loro valorizzazione sul mercato. Ciò dovrebbe garantire il simultaneo coinvolgimento degli attori della conoscenza e delle imprese per stimolare le collaborazioni reciproche e per generare le contaminazioni culturali necessarie ad evitare, da un lato, produzioni scientifiche autoreferenziali e, dall’altro, l’appiattimento imprenditoriale incentrato sul semplice ammodernamento del loro assetto interno. È, inoltre, essenziale che vi sia integrazione territoriale – tra dimensione naziona76 Sud in competizione le e regionale – e tematica degli interventi. Per quanto concerne il primo aspetto, il PON mira a rafforzare nell’area Convergenza ambiti scientifico-tecnologici di rilevanza strategica nazionale e a valorizzare potenzialità e vantaggi comparati comuni alle quattro Regioni cui si riferisce. In merito all’integrazione tematica, invece, il PON mira a interpretare e tradurre gli obiettivi di politica industriale in una chiave di politica regionale, sostenendo, da un lato, la valorizzazione del sistema innovativo delle Regioni Convergenza e le potenzialità qui presenti e, dall’altro, massimizzando i benefici che gli investimenti producono sul tessuto locale. In tale scenario l’ambito di operatività del PON, riprendendo pienamente le priorità comunitarie, si concentra sullo specifico contesto italiano – in particolare, sulle quattro Regioni Convergenza – attraverso un’articolata serie di obiettivi e azioni. 3. Articolazione del PON e azioni a sostegno dell’innovazione Sulla base dell’obiettivo generale e dei due obiettivi specifici sopra visti, il PON Ricerca e Competitività si articola in tre Assi prioritari. Nel primo Asse – Sostegno ai mutamenti strutturali – sono comprese le azioni che, attraverso interventi altamente selettivi di natura strutturale, la promozione di reti scientifico-tecnologiche e le agevolazioni alle imprese, perseguono l’obiettivo di modificare la specializzazione produttiva che caratterizza le Regioni della Convergenza, promuovendo la nascita e il consolidamento di settori orientati alla scienza e alla tecnologia. Le azioni volte al proseguimento di cambiamenti strutturali si combinano e si alimentano con interventi mirati al sostegno di strategie di riposizionamento delle imprese esistenti che fanno leva sulla ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Il secondo Asse – Sostegno all’innovazione – riguarda azioni che tendono, da un lato, a potenziare la propensione all’innovazione e allo sviluppo da parte delle imprese e, dall’altro, a modificare i fattori di contorno all’agire imprenditoriale, rendendo il territorio dell’Obiettivo Convergenza maggiormente competitivo e attrattivo, in modo da rafforzare la sensibilità e la capacità delle imprese di adeguare le loro strategie ai mutamenti di scenario. Nel quadro complessivo delle iniziative contemplate nell’Asse, un ruolo importante viene riconosciuto alle azioni integrate per lo sviluppo sostenibile e per la Società dell’Informazione, assunte sia come leva per aumentare la propensione delle imprese a innovare, sia come fattori di contorno che concorrono a qualificare il contesto in cui le imprese operano. Le azioni dell’Asse 1 e dell’Asse 2 sono tra loro fortemente interrelate e interdipendenti: da una parte i mutamenti strutturali possono essere perseguiti e raggiunti solo nei contesti in cui la propensione a innovare delle imprese trova il sostegno di adeguate economie esterne e ha messo radici profonde; dall’altra, gli interventi 77 Sud in competizione di contesto trovano valorizzazione e consolidamento solo a fronte di un tessuto imprenditoriale evoluto e ricettivo. Il terzo Asse – Assistenza tecnica e attività di accompagnamento – contempla, infine, tutte le azioni mirate all’innalzamento dell’efficacia e dell’efficienza degli interventi programmati e all’ottimizzazione della gestione strategica del PON, nonché le linee di intervento finalizzate a creare raccordi interistituzionali e a trasferire know how e buone prassi sviluppate durante la precedente stagione programmatica. Si riporta, di seguito, un quadro si sintesi dell’articolazione del PON R&C. Tabella 1 Articolazioni in Assi, Obiettivi Operativi ed Azioni del PON R&C 2007-2013 ASSE 1 – SOSTEGNO AI MUTAMENTI STRUTTURALI ASSE 2 – SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE Obiettivo specifico: sostegno ai mutamenti strutturali e Obiettivo specifico: rafforzamento del contesto innovativo rafforzamento del potenziale scientifico-tecnologico per la per lo sviluppo della competitività transizione all’economia della conoscenza OBIETTIVI OBIETTIVI OPERATIVI AZIONI OPERATIVI AZIONI Aree scientifico-tecnologiche di valenAree scientificotecnologiche generatrici za strategica. di processi di trasforRafforzamento Interventi di sostegno alla ricerca mazione del sistema del sistema pro- Interventi finalizzati al riposizionamento produttivo e creatrici di industriale. duttivo. competitivo del sistema produttivo. nuovi settori. Progetti di innovazione industriale e Aree tecnologico-pro- interventi collegati. duttive per la competiti- Progetti di innovazione per la valoriz- Miglioramento Capitalizzazione delle PMI e accesso al zazione delle specifiche potenzialità del mercato dei vità del sistema. credito. delle Aree Convergenza. capitali. Reti per il rafforzaDistretti di alta tecnologia e relative reti mento del potenziale Azioni integrate di ricerca e competitività scientifico-tecnologico per lo sviluppo sostenibile. Lavori pubblico-privati e relative reti. delle Regioni della Azioni integrate Convergenza. per lo sviluppo Potenziamento delle sostenibile e la strutture e delle dotaRafforzamento strutturale. diffusione della zioni scientifiche e Società dell’InAzioni integrate di ricerca e competitività tecnologiche. formazione. Cooperazione interper la Società dell’Informazione. Cooperazione inter-regionale tra gli regionale tra gli attori attori del settore scientifico e prodel settore scientifico e duttivo. produttivo. ASSE 2I – ASSISTENZA TECNICA E ATTIVITÁ DI ACCOMPAGNAMENTO Obiettivo specifico: rafforzamento della qualità dell’azione del PON e del relativo impatto OBIETTIVI OPERATIVI AZIONI Rafforzamento dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità degli interventi, nonché delle connesse attività di monitoraggio, valu- Assistenza tecnica, gestione e controllo. tazione e controllo. Rafforzamento delle capacità strategiche e di comunicazione Valutazione. del PON. Informazione e pubblicità. Integrazioni tra azioni nazionali e azioni regionali. Integrazioni programmatiche per il perseguimento di effetti di Iniziative di osmosi Nord/Sud sistema. Attività di service e progetti congiunti. Servizi per la valorizzazione della proprietà industriale. Fonte: PON Ricerca e Competitività 2007-2013 78 Sud in competizione In questa sede viene preso in considerazione l’Asse che favorisce lo sviluppo dell’innovazione; si tratta, in particolare, dell’Asse 2 “Sostegno all’Innovazione” che ha come obiettivo specifico il “Rafforzamento del contesto innovativo per lo sviluppo della competitività”. La strategia dell’Asse 2 mira a diffondere ed accrescere la propensione a innovare delle imprese. A tal fine, oltre a interventi di sostegno all’innovazione e allo sviluppo tecnologico a livello imprenditoriale, sono previste azioni mirate a rafforzare il contesto innovativo delle Regioni della Convergenza, creando raccordi e integrazioni con le realtà istituzionali, economiche e scientifiche a livello nazionale. Dall’analisi di contesto è emerso che la propensione a innovare nelle Regioni della Convergenza è cresciuta negli ultimi anni, ma continua ad esistere una significativa debolezza del tessuto produttivo, riconducibile soprattutto alla prevalenza di imprese di piccola e piccolissima dimensione, concentrate nei settori tradizionali, scarsamente capitalizzate, con esigue capacità di innovazione autonoma ed eccessivamente legate al contesto locale. Si evidenzia, quindi, la necessità di rafforzare il contesto in cui gli attori si muovono, favorendo il collegamento dei territori con i più alti livelli di know how disponibile. È necessario, pertanto, creare condizioni interne ed esterne alle imprese analoghe a quelle esistenti nelle aree più evolute, in modo che la domanda d’innovazione, spesso debole e implicita, possa assumere spessore e possa divenire fattore di nuovo sviluppo e maggiore competitività. L’Asse contempla, inoltre, tre obiettivi operativi, ognuno dei quali si articola in una serie di azioni specifiche, di seguito riportate. Obiettivo operativo 1 – Rafforzamento del sistema produttivo Tale obiettivo ha l’intento di riposizionare, in termini di competitività, il sistema produttivo delle Regioni Convergenza, sfruttandone il potenziale innovativo e la propensione allo sviluppo, favorendo azioni che incidano sull’assetto produttivo, tecnologico ed organizzativo delle aziende, basate su strumenti di politica industriale rimodulati alla luce di quanto emerso dal precedente periodo di programmazione. L’azione direttamente collegata a tale obiettivo riguarda “interventi finalizzati al riposizionamento competitivo del sistema produttivo”. L’azione, in particolare, vuole finanziare interventi nelle Regioni Convergenza che, indipendentemente dalla specifica localizzazione, manifestano evidenti impatti economici sovraregionali. Due sono le principali categorie d’intervento, rispettivamente finalizzate a: • innovare mediante il sostegno di programmi complessi di intervento e riqualificazione settoriale, per favorire lo sviluppo di filiere e/o di poli di specializzazione, ovvero il riposizionamento competitivo delle originarie specializzazioni in termini di prodotto/mercato; all’attrarre di investimenti ad alto contenuto tecnologico, con l’obiettivo di realizzare effetti di diffusione dello sviluppo sui 79 Sud in competizione territori e rilevanti meccanismi di spill-over innovativo/tecnologico; all’adottare di nuove opzioni tecnologiche per la riqualificazione e la reindustrializzazione di aree di crisi settoriale ed industriale. • favorire le attività di ricerca e sviluppo sperimentale e l’innovazione nella produzione, mediante l’uso di modelli già sperimentati. Particolare attenzione viene, poi, posta sul capitale umano coinvolto nei processi produttivi e, infine, sono previste attività di tutoraggio alle imprese per agevolare la realizzazione degli investimenti in ambiti legati a processi di innovazione. Obiettivo operativo 2 – Miglioramento del mercato dei capitali Uno dei fattori d’innovazione del sistema imprenditoriale è la modernizzazione del sistema finanziario, a condizione che vi siano idonee relazioni tra gli attori (imprese, intermediari creditizi e finanziari) e un’adeguata cultura degli stessi. In tale ambito, la situazione delle Regioni Convergenza risulta carente, aumentando i rischi di fallimento dell’azione pubblica. Emerge, perciò, in materia di finanza innovativa, la necessità di agire su un’adeguata scala territoriale per favorire un generalizzato cambiamento culturale e assicurare un portafoglio rischi sufficientemente diversificato in relazione agli impieghi. Di conseguenza, il secondo obiettivo operativo mira a favorire la creazione di un mercato dei capitali evoluto, identificando come azione prioritaria il miglioramento dell’accesso al finanziamento in termini di qualità e condizioni del credito disponibile, nonché il sostegno e la diffusione di modalità innovative di finanziamento degli investimenti realizzati dalle imprese. L’azione collegata a questo obiettivo – “capitalizzazione delle PMI e accesso al credito” – quindi è finalizzata ad indirizzare una quota di capitali privati, più ampia di quella oggi disponibile, ad iniziative di investimento realizzate da piccole e medie imprese singole, tra cui spin-off della ricerca e start-up tecnologici, o associate, per favorirne il rafforzamento della struttura finanziaria. Obiettivo operativo 3 – Azioni integrate per lo sviluppo sostenibile e la diffusione della società dell’informazione Per ottimizzare la gestione strategica del PON e per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei diversi interventi programmati, il terzo obiettivo operativo prevede due azioni, rispettivamente volte a: • garantire l’integrazione trasversale della componente ambientale in tutti gli obiettivi operativi del Programma (“Azioni integrate per lo sviluppo sostenibile”); • sviluppare la consapevolezza del ruolo essenziale che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione svolgono a sostegno dello sviluppo qualificato delle Regioni (“Azioni integrate per la Società dell’Informazione”). 80 Sud in competizione In merito al primo punto, si vuole promuovere un maggiore sviluppo scientificotecnologico e favorire l’innovazione intervenendo in contesti tematici e territoriali rilevanti per lo sviluppo sostenibile delle Regioni Convergenza. Il secondo, invece, mira all’identificazione di un sistema di interventi prioritari, di ricerca e di utilizzo dell’ICT, la cui realizzazione congiunta può generare un beneficio ai territori della convergenza. 4. Le risorse assegnate dal PON Il QSN espone l’allocazione settoriale e territoriale dei fondi strutturali comunitari stabilita per l’Italia in sede europea; si sottolinea che è di fondamentale importanza assicurare, in sede di programmazione, un’adeguata ripartizione di tali risorse per garantire la realizzazione degli interventi necessari al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Nel complesso, al PON “Ricerca e Competitività” 2007-2013 sono assegnate risorse comunitarie a valere sul Fondo FESR per 3.102.696.821 euro ed un pari importo di risorse pubbliche nazionali da destinare ad interventi a favore delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza. Il piano di finanziamento a valere sul FESR, per i sette anni previsti, è esposto nella tabella che segue. Tabella 2 Le risorse del PON “R&C” 2007-2013 a valere sul FESR (dati in euro) Anno 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 TOTALE Fonte: PON “R&C” 2007-2013 Fondo Strutturale 417.349.818 425.696.815 434.210.751 442.894.967 451.752.866 460.787.923 470.003.681 3.102.696.821 Nel PON è, inoltre, specificata la dotazione di risorse dell’intero periodo di programmazione per ogni asse prioritario, distinguendo il contributo della Comunità da quello nazionale. All’asse dedicato al sostegno dell’innovazione è indirizzata una quota di quasi il 28% del totale. 81 Sud in competizione Tabella 3 Le risorse del PON per Asse (dati in euro) Asse I – Sostegni ai mutamenti strutturali II – Sostegno all’innovazione III – Assistenza tecnica, accompagnamento e integrazioni programmatiche TOTALE Contributo comunitario Valore assoluto % sul totale 2.127.000.000 68,6 860.696.821 27,7 Contributo nazionale Totale 2.127.000.000 860.696.821 4.254.000.000 1.721.393.642 115.000.000 3,7 115.000.000 230.000.000 3.102.696.821 3.102.696.821 6.205.393.642 Fonte: elaborazioni SRM su dati PON “Ricerca e Competitività” 2007-2013 Infine, si riporta una ripartizione dell’importo complessivo del FESR per categorie di spesa: l’attività di ricerca e sviluppo tecnologico e gli investimenti in imprese direttamente legate alla ricerca e all’innovazione sono le categorie che assorbono la maggior entità di risorse, con un importo che supera il 65% del totale. Tabella 4 Ripartizione del contributo comunitario per categorie di spesa (valori in euro) Categoria di spesa 1 2 7 9 74 85 86 Attività di R&ST nei centri di ricerca. Infrastrutture di R&ST e centri di competenza in una tecnologia specifica. Investimenti in imprese direttamente legati alla ricerca e all’innovazione. Altre misure volte a stimolare la ricerca, l’innovazione e l’imprenditorialità nelle PMI. Sviluppo di potenziale umano nella ricerca e nell’innovazione. Preparazione, implementazione, monitoraggio e vigilanza. Valutazione e studi; informazione e comunicazione. TOTALE Contributo Importo 1.017.696.821 % 32,8 472.500.000 15,2 1.018.800.000 32,8 180.000.000 5,8 310.200.000 83.500.000 20.000.000 3.102.696.821 10,0 2,7 0,6 Fonte: elaborazioni SRM su dati PON “Ricerca e Competitività” 2007-2013 5. I Programmi Operativi Regionali (POR) 2007-2013 delle Regioni Convergenza In questa parte del lavoro vengono presi in esami i POR delle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza, alle quali è indirizzato il PON “Ricerca e Competitività”, al fine di verificare in che misura essi siano rivolti allo sviluppo dell’innovazione, evidenziando gli obiettivi e le azioni programmate da ogni singola regione e le risorse a quest’ultime destinate. La Regione Calabria Visti gli interventi previsti per il periodo di programmazione 2007-2013, risultano necessarie, per la regione Calabria, politiche, programmi e progetti per migliorare la competitività regionale attraverso lo sviluppo della ricerca scientifica, il trasferimento tecnologico e l’adozione di innovazioni da parte delle imprese. 82 Sud in competizione Per contribuire a rafforzare il sistema regionale della ricerca e dell’innovazione, inoltre, emerge la necessità di un’opportuna regolamentazione, mediante una Legge Regionale che adotti misure volte a razionalizzare il Sistema Regionale della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione Tecnologica. In questo contesto normativo, la Regione mira ad aggiornare la propria Strategia per l’Innovazione (SRI) attraverso l’elaborazione del Piano Regionale per la Ricerca Scientifica e l’Innovazione Tecnologica. Il Piano sarà condiviso con le amministrazioni nazionali competenti (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica e Ministero dello Sviluppo Economico) e troverà attuazione prioritariamente attraverso le Linee di Intervento del POR Calabria FESR 2007-2013 e del PON Ricerca e Competitività 2007-2013. Per l’attuazione del Piano sarà, inoltre, necessario incrementare il numero di ricercatori e sostenere l’apertura e l’integrazione dei centri di ricerca localizzati in Calabria nelle comunità scientifiche di eccellenza per i relativi ambiti di ricerca. Il POR Calabria 2007-2013 dedica al tema dell’innovazione la prima parte dell’Asse 1 “Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica e Società dell’Informazione”. L’obiettivo specifico da perseguire è quello di rafforzare e valorizzare il sistema regionale della ricerca e le reti di cooperazione con le imprese per sostenere la competitività e la crescita economica della regione. Partendo da tale obiettivo, la strategia regionale si articola in una serie di obiettivi operativi e di linee d’intervento, rappresentati nella seguente tabella e successivamente analizzati nei tratti principali. Tabella 5 POR Calabria 2007-20013: obiettivi operativi e linee d’intervento dell’Asse Obiettivi Operativi 1.1.1 1.1.2 1.1.3 1.1.4 Qualificare in senso innovativo l’offerta di ricerca regionale, favorendo la creazione di reti fra università, centri di ricerca e imprese all’interno di un contesto competitivo e cooperativo in grado di indirizzare gli investimenti verso l’eccellenza. Linee di Intervento 1.1.1.1 Azioni per il potenziamento delle infrastrutture della Rete Regionale dei Poli di Innovazione. 1.1.1.2 Progetti di Ricerca Industriale e di Sviluppo Sperimentale nei Settori Strategici Regionali. 1.1.2.1 Azioni per la Realizzazione della Rete Regionale per l’Innovazione. 1.1.2.2 Azioni per il potenziamento dei servizi tecnologici dei Poli di Innovazione. Migliorare la competitività delle imprese regionali attraver- 1.1.3.1 so lo sviluppo e/o l’adozione di innovazioni tecnologiche ed organizzative. 1.1.3.2 Servizi per l’adozione di innovazione tecnologica da parte delle imprese. Aumentare il numero di imprese innovative nella regione. 1.1.4.1 Creazione di iniziative imprenditoriali di spinoff da università e centri di ricerca e di microimprese innovative da parte di neo-laureati o dottori di ricerca. 1.1.4.2 Attrazione di imprese innovative estere. Realizzare un efficace collegamento tra domanda e offerta di ricerca e innovazione valorizzando le competenze e le funzioni di mediazione. Fonte: POR Calabria 2007-2013 Realizzazione dei Piani di Innovazione Aziendali ed Interaziendali previsti dai Pacchetti Integrati di Agevolazione e dai Contratti di Investimento. 83 Sud in competizione Obiettivi operativi 1.1.1 – L’Obiettivo operativo 1.1.1 è perseguito prioritariamente attraverso la creazione di una rete di Poli Regionali di Innovazione finalizzata ad organizzare e integrare, garantendo standard di servizi e di qualità comuni, le attuali e future infrastrutture di ricerca scientifica e innovazione tecnologica presenti sul territorio regionale. I Poli di Innovazione sono raggruppamenti di imprese (start-up innovatrici, PMI, grandi imprese) e di organismi di ricerca1 attivi in un particolare territorio e settore che operano per stimolare e attivare processi di innovazione attraverso: • l’interazione intensiva tra imprese e tra queste e gli organismi di ricerca; • l’utilizzo in comune di installazioni (infrastrutture e attrezzature) per le attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica; • lo scambio di esperienze e conoscenze; • il trasferimento di tecnologie; • la messa in rete e la diffusione delle informazioni tra i soggetti che costituiscono il Polo. In parallelo, nell’ambito dell’Obiettivo operativo 1.1.1, si prevede la realizzazione di Progetti di Ricerca Industriale e di Sviluppo Sperimentale. 1.1.2 – La strategia di intervento che la Regione intende adottare per rafforzare i rapporti tra mondo accademico e sistema produttivo prevede la realizzazione della Rete Regionale per l’Innovazione e l’attivazione dei Servizi Tecnologici dei Poli di Innovazione che deve essere progettata e realizzata con i seguenti obiettivi: • fornire alle imprese un servizio integrato e di semplice utilizzazione per una prima individuazione dei prodotti/servizi dei centri di offerta di loro interesse; • qualificare e valorizzare i prodotti/servizi dei centri di offerta favorendo una maggiore integrazione e specializzazione ed evitando nel contempo duplicazioni; • rendere competitivo ed attrattivo il sistema regionale per l’innovazione attraverso una migliore articolazione e comunicazione dei prodotti/servizi all’esterno. I Poli di Innovazione devono svolgere in Calabria la funzione di intermediari specializzati della ricerca e dell’innovazione e, attraverso l’erogazione di servizi a contenuto scientifico-tecnologico, devono operare per favorire e supportare sia il rafforzamento dei collegamenti tra sistema scientifico e sistema imprenditoriale, sia la collaborazione tra le imprese, al fine di innalzare la propensione all’innovazione del sistema produttivo. 1 Si tratta di soggetti senza scopo di lucro, quali università o istituti di ricerca, che hanno come fine lo svolgimento di attività di ricerca di base, di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale e la diffusione dei risultati mediante l’insegnamento, la pubblicazione o il trasferimento di tecnologie. 84 Sud in competizione 1.1.3 – Un elemento trasversale a tutti i settori e di rilevanza strategica per il successo sui mercati è costituito dal contenuto di innovazione inglobato in ciascun prodotto. A tal fine è necessario: • sostenere le PMI nell’acquisizione di innovazioni tecnologiche, di processo, organizzative e gestionali; • sostenere le PMI nell’acquisizione di servizi per l’innovazione e nell’elaborazione di progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale; • sostenere la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale delle imprese, attraverso la collaborazione tra organismi di ricerca e raggruppamenti di PMI, anche al fine di superare il vincolo delle ridotte dimensioni delle imprese. Linee d’intervento 1.1.1.1 – Prevede l’attivazione di una rete di Poli di Innovazione in Calabria attraverso la razionalizzazione delle attuali strutture di ricerca scientifica e trasferimento tecnologico presenti nella regione ed, in particolare, dei Centri di Competenza e dei Distretti Tecnologici già attivati e di quelli in via di attivazione. 1.1.1.2 – Prevede il finanziamento di Progetti di Ricerca Industriale e di Sviluppo Sperimentale secondo le modalità previste dalla Comunicazione Quadro sugli Aiuti alla RSI (2006/C 323/01), che possono riguardare una o più delle seguenti tipologie di attività di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale. 1.1.2.1 – Sostiene la progettazione, la sperimentazione e la valutazione dei servizi della Rete Regionale per l’Innovazione che deve erogare in maniera coordinata attraverso i propri nodi, i seguenti servizi: • informazione e promozione delle attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica; • supporto agli spin-off; • supporto alla brevettazione; • assistenza tecnica per l’accesso ai finanziamenti regionali, nazionali e comunitari; • intermediazione della domanda di innovazione; • networking nazionale ed internazionale. 1.1.2.2 – Sostiene la progettazione, la sperimentazione e la valutazione dei servizi tecnologici dei Poli di Innovazione, attraverso attività quali: • orientamento della domanda delle imprese verso i servizi di innovazione tecnologica disponibili sia all’interno del Polo sia presso altri organismi specializzati; • sostegno tecnologico ai progetti innovativi delle imprese; • consulenza per l’acquisizione, la tutela e lo scambio dei diritti di proprietà intellettuale e per gli accordi di licenza, nonché sull’uso della normativa in materia; • predisposizione di spazi attrezzati per l’incubazione di progetti innovativi, di 85 Sud in competizione locali e materiale per la formazione, laboratori, strutture di prova e di certificazione. La distribuzione del contributo comunitario a valere sul FESR per l’intero POR, per i sette anni previsti, è illustrata nel seguente grafico. Figura 2 POR Calabria – Il piano finanziario di spesa a valere sul FESR (valori in milioni di euro) 250 201,6 205,7 209,8 214,0 218,3 222,6 227,1 200 importo 150 100 50 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anno Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria 2007-2013 Per l’Asse 1 è prevista una dotazione finanziaria di 299.824.006 euro – su un totale di 2.998.240.052 euro stanziato per tutti gli Assi – dei quali metà come contributo comunitario e metà come controparte nazionale (derivante interamente da finanziamento pubblico). Infine, una ripartizione indicativa del Fondo FESR per categoria di spesa prevede – per gli interventi relativi allo sviluppo dell’innovazione individuati dalle categorie di spesa 1, 2, 4, 7 e 9 del Regolamento CE n.1828 – un importo specifico di quasi 215,6 milioni di euro (suddivisi come segue) pari a circa il 14,4% dell’importo complessivo stanziato dal fondo. 86 Sud in competizione Tabella 6 Spesa prevista per le voci relative all’innovazione (dati in euro) Categoria Importo totale % sull’imporQuota a valere to complessivo sul FESR stanziato dal fondo 01 Attività di R&ST nei centri di ricerca. 39.276.945 19.638.472 1,31% 02 Infrastrutture di R&ST (compresi gli impianti fisici, gli apparati strumentali e le reti informatiche ad alta velocità che collegano i centri di ricerca) e centri di competenza in una tecnologia specifica. 44.074.129 22.037.064 1,47% 04 Sostegno a R&ST, in particolare nelle PMI (ivi compreso l’accesso ai servizi di R&ST nei centri di ricerca). 62.963.041 31.481.521 2,10% 07 Investimenti in imprese, direttamente legati alla ricerca e all’innovazione (tecnologie innovative, istituzione di nuove imprese da parte delle università, centri di R&ST e imprese esistenti etc.). 113.333.474 56.666.737 3,78% 09 Altre misure volte a stimolare la ricerca e l’innovazione nelle PMI. TOTALE Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria 2007-2013 171.499.331 85.749.665 5,72% 431.146.920 215.573.459 14,38% La Regione Campania Una della priorità della Campania per sostenere il sistema produttivo regionale è quella di intervenire per il rafforzamento e il potenziamento del settore della ricerca, per il trasferimento tecnologico a favore delle imprese e per la diffusione dell’innovazione nel tessuto produttivo. Si tratta, in particolare, dei contenuti dell’Asse 2, che punta alla promozione della ricerca applicata, allo sviluppo sperimentale e all’innovazione di prodotto, di processo ed organizzativa e che risulta essere strutturato come segue: Tabella 7 POR Campania 2007-20013: obiettivi specifici ed operativi dell’Asse 2 Obiettivo specifico Obiettivi operativi 2.a – Potenziamento del sistema della ricerca e innovazione 2.1 – Interventi su aree scientifiche di rilevanza strategicaed implementazione delle tecnologie nei sistemi produttivi. 2.2 – Interventi di potenziamento di sistema e di filiera della R&S. 2.3 – Sistemi e filiere produttive. 2.b – Sviluppo della competitività, insediamenti produttivi e 2.4 – Credito e finanza innovativa. logistica industriale. 2.5 – Infrastrutture industriali ed economiche. 2.c – Internazionalizzazione ed attrazione di investimenti. 2.6 – Apertura internazionale. Fonte: POR Campania 2007-2013 In questa sede viene analizzato, nello specifico, l’obiettivo relativo all’innovazione. Si tratta dell’obiettivo specifico 2.a che mira a potenziare il sistema della ricerca, promuovendone l’integrazione delle competenze e l’orientamento scientifico-tecnologico verso la cooperazione con il sistema produttivo e le reti di eccellenza; promuovere l’innovazione del sistema produttivo, il trasferimento tecnologico e la 87 Sud in competizione propensione delle imprese e dei sistemi produttivi ad investire in R&ST, favorendo l’aggregazione delle PMI, anche con la GI e la concentrazione tra i sistemi della conoscenza e i sistemi territoriali. Potenziare la ricerca come motore dello sviluppo economico regionale costituisce un obiettivo specifico, in quanto, dalla realizzazione di attività di R&S, si generano competenze e risultati che possono produrre un volano per alimentare, in maniera strutturale, i processi di trasferimento tecnologico della regione. Si mira, perciò, a riorganizzare, integrare e rafforzare l’offerta di innovazione su scala regionale, creando le condizioni di base per sviluppare i collegamenti tra ricerca e territorio, sistema sociale e sottosistemi scientifici, con la finalità di promuovere il trasferimento delle conoscenze. In tale obiettivo specifico si integra la strategia regionale per la promozione dell’innovazione nel tessuto produttivo, che si concretizza in interventi per il sostegno agli investimenti in Ricerca e Sviluppo da parte dei soggetti privati e in incentivi all’adozione di innovazioni di processo e di prodotto, contemplando, inoltre, contributi alla nascita di nuove realtà produttive innovative ed al consolidamento, in termini di adeguamento tecnologico, di quelle già operanti. A tali finalità sono indirizzati due obiettivi operativi ed una serie di attività specifiche. Obiettivo operativo 2.1 – Interventi su aree scientifiche di rilevanza strategica Si tratta di creare e rafforzare, nel campo della ricerca industriale e dello sviluppo sperimentale, leadership scientifico-tecnologiche che possano indurre il posizionamento di quote importanti del tessuto produttivo, anche mediante lo sviluppo in forma congiunta di servizi avanzati in ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Le attività previste in merito sono quattro: a –sviluppare nuovi progetti pilota, fortemente innovativi, generati da una domanda imprenditoriale e volti a consentire un tempestivo sfruttamento delle continue evoluzioni tecnologiche in atto, attraverso il coinvolgimento del sistema della ricerca in collaborazione con il sistema delle imprese; b –adeguare strutturalmente il sistema regionale della ricerca, volto ad innalzare il livello degli standard operativi e l’attrattività e la competitività delle strutture scientifiche regionali a carattere stabile per il territorio, a partire dalla strategia regionale aggiornata e soprattutto nei settori strategici per la crescita della regione; c –incoraggiare la partecipazione dei privati nel settore della ricerca, rafforzando le reti di cooperazione tra il sistema di ricerca e le imprese; d –consolidare il sistema dei Centri di Competenza ed avviare la fase di trasferimento tecnologico, da parte dei centri verso le imprese, dei risultati prodotti dalle attività di ricerca, anche attraverso azioni di accompagnamento all’innovazione e auditing tecnologico. 88 Sud in competizione Obiettivo operativo 2.2 – Interventi di potenziamento di sistema e di filiera della R&S Tale obiettivo mira a incentivare il sistema imprenditoriale per investimenti in ricerca industriale e sviluppo sperimentale all’interno dei sistemi e delle filiere produttive, in particolare nei settori strategici, innovativi, con più alto grado di specializzazione, promuovendo, nel contempo, l’innovazione di prodotto e di processo e il rilancio per i comparti strategici in declino. Mira, inoltre, a sostenere i Progetti di Innovazione Industriale di particolare interesse regionale, che vedono coinvolti tutti gli attori della ricerca applicata (grandi imprese, PMI del territorio e attori della ricerca pubblica e privata), favorendone così l’integrazione di sistema basata sulle competenze. Le attività previste, necessarie per perseguire tale obiettivo, sono quattro: a – sostenere progetti imprenditoriali con obiettivi di avanzamento tecnologico ad evidente impatto macroeconomico di rilievo regionale, sia diretto, in termini di localizzazione, sia indiretto, in termini di valorizzazione delle potenzialità e delle conoscenze di quegli stessi territori e delle iniziative ad essi complementari; b – sviluppare la concentrazione geografica e distrettuale delle attività di ricerca in poli e reti di cooperazione costituiti tra il sistema di ricerca e le imprese titolari dei progetti, sostenendo l’integrazione tra i principali attori del sistema della ricerca regionale, le autorità cittadine ed i Distretti Tecnologici; c – sostenere le imprese in merito all’introduzione di innovazione di prodotto, di processo ed organizzativa, con priorità ai settori strategici e/o di eccellenza, anche attraverso il consolidamento dei rapporti tra imprese guida e PMI locali; d – creare nuove imprese innovative, privilegiando i settori ad alto contenuto hightech e sostenendo lo spin-off di ricerca e accademico. In merito alle risorse assegnate al POR, la distribuzione del contributo comunitario a valere sul FESR, per i sette anni previsti, è illustrata nel seguente grafico. 89 Sud in competizione Figura 3 POR Campania – Il piano finanziario di spesa a valere sul FESR (valori in milioni di euro) 600 500 510 500 501 490 479 470 483 importo 400 300 200 100 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anno Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Campania 2007-2013 Per l’Asse 2 è prevista una dotazione finanziaria di 1.215 milioni di euro – su un totale di 6.864.795.198 euro stanziato per tutti gli Assi – dei quali metà come contributo comunitario e metà come controparte nazionale (derivante interamente da finanziamento pubblico). Infine, una ripartizione indicativa del Fondo FESR per categoria di spesa prevede per gli interventi relativi allo sviluppo dell’innovazione un importo specifico di 435 milioni di euro (suddivisi come segue), pari a quasi il 12,7% dell’importo complessivo stanziato dal fondo. Tabella 8 Spesa prevista per le voci relative all’innovazione (dati in euro) Importo totale Quota a valere sul FESR % sull’importo complessivo stanziato dal fondo 01 Attività di R&ST nei Centri di Ricerca. 50.000.000 25.000.000 0,73% Infrastrutture di R&ST (compresi gli impianti fisici, gli apparati strumentali e le reti informatiche ad alta velocità che collegano 02 i centri di ricerca) e centri di competenza in una tecnologia specifica. 90.000.000 45.000.000 1,31% Sostegno a R&ST, in particolare nelle PMI (ivi compreso l’accesso ai servizi di R&ST nei Centri di Ricerca.). 180.000.000 90.000.000 2,62% Investimenti in imprese, direttamente legati alla ricerca e all’in07 novazione (tecnologie innovative, istituzione di nuove imprese da parte delle università, centri di R&ST e imprese esistenti etc.). 50.000.000 25.000.000 0,73% Altre misure volte a stimolare la ricerca e l’innovazione nelle PMI. 500.000.000 250.000.000 7,28% 870.000.000 435.000.000 12,67% Categoria 04 09 TOTALE Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Campania 2007-2013 90 Sud in competizione La Regione Puglia Gli interventi a sostegno della ricerca ed innovazione e della diffusione della Società dell’Informazione della regione Puglia sono contenuti nell’Asse 1 del POR – “Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività”– e risultano rilevanti nelle strategie di accrescimento della competitività del tessuto produttivo regionale. Si sottolinea come lo sviluppo del “sistema regionale dell’innovazione” debba basarsi su una serie di principi: • la ricerca e l’innovazione costituiscono i principali fattori di vantaggio competitivo delle imprese nell’economia globale della conoscenza; • l’innovazione rappresenta il passaggio obbligato per la competitività delle imprese, anche nei settori a più basso contenuto tecnologico; • le imprese sono, di conseguenza, gli attori principali nei processi innovativi, anche se l’innovazione è un processo sociale complesso che richiede interazioni virtuose anche con i soggetti del mondo scientifico ed istituzionale; • le nuove politiche industriali comunitarie e nazionali sono basate sul paradigma del “sistema territoriale di innovazione”, come modello di relazioni efficaci tra sistema produttivo, sistema scientifico e sistema istituzionale. L’Asse 1 è articolato in due obiettivi specifici strutturati in obiettivi operativi e linee d’intervento, come si evince dalla tabella che segue. Tabella 9 POR Puglia 2007-2013: gli obiettivi dell’Asse Obiettivo specifico 1 – Favorire la diffusione delle attività di ricerca nel sistema delle imprese. 2 – Sviluppare contenuti, applicazioni e servizi digitali avanzati Obiettivi operativi Linee d’intervento Sostegno alle attività di ricerca delle imprese. 1a) Elevare la domanda e la propensione Rafforzamento del potenziale scientificodelle imprese ad investire in ricerca. tecnologico della regione a sostegno della domanda delle imprese. 2a) Potenziare l’infrastrutturazione di Interventi per il potenziamento di infraComunicazione Digitale strutture digitali. 2b) Accrescere l’utilizzo dei servizi Interventi per la diffusione delle TIC digitali innovativi nelle PMI. nelle PMI. 2c) Sostenere la promozione di servizi Interventi per lo sviluppo dei servizi pubpubblici digitali innovativi. blici digitali. Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Puglia 2007-2013 Di particolare importanza è l’obiettivo operativo 1.a, in cui ricadono gli interventi finalizzati al sostegno della ricerca industriale e dell’innovazione nelle imprese, dello sviluppo dei settori dell’alta tecnologia e della nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico. Si evidenzia la necessità di stimolare la domanda di ricerca dei settori tradizionali, in quanto il riposizionamento competitivo di una parte del sistema manifatturiero pugliese passa anche attraverso l’innalzamento del contenuto tecnologico dei prodotti e dei servizi offerti al cliente ed il coinvolgimento dei nuovi saperi e conoscenze di cui i giovani sono i privilegiati portatori. Anche nei settori 91 Sud in competizione tradizionali, infatti, apparentemente poco permeabili da sviluppi tecnologici sofisticati, esistono margini da esplorare per l’utilizzo delle ICT (soprattutto nei servizi offerti al cliente), dei nuovi materiali, dei sensori, delle biotecnologie, etc. Per questo diventa necessario il collegamento di questi settori con il sistema della ricerca e con le reti europee che stanno lavorando sull’innovazione di alcuni settori specifici al fine di superare la produzione di beni standard (facilmente imitabili) a favore di prodotti specializzati basati su nano, micro e bio-tecnologie, su nuovi processi di trattamento delle superfici, su processi digitali, interventi di integrazione e potenziamento dell’infrastruttura di comunicazione a larga banda, etc. Il contributo alla competitività delle imprese richiede, inoltre, una più ampia presenza di imprese high-tech in grado di contribuire al riposizionamento del sistema produttivo regionale sia attraverso lo sviluppo di nuove specializzazioni produttive a maggiore intensità tecnologica, sia attraverso la messa a disposizione di servizi ad alto livello di innovatività volti ad elevare il potenziale di conoscenza e di innovazione delle imprese già esistenti. Ne emerge la necessità di sostenere la creazione e lo sviluppo di imprese innovative ad elevato contenuto di conoscenza. In quest’obiettivo particolare importanza è, inoltre, assegnata alle azioni volte alla promozione di alcuni organismi e nodi regionali misti pubblico-privati orientati ad innalzare il livello qualitativo delle attività di ricerca svolte dalle imprese, nonché a favorire più qualificate competenze ed infrastrutture in grado di stimolare lo sviluppo di settori industriali high-tech e di settori dei servizi ad alto contenuto di conoscenza. Altri interventi legati alla ricerca e all’innovazione sono, inoltre, rinvenibili nell’Asse 6 “Competitività dei sistemi produttivi e occupazione”, il cui obiettivo specifico è quello di elevare la competitività dei sistemi produttivi, partendo dall’evoluzione del contesto competitivo e tecnologico che richiede strategie basate su una maggiore capacità d’offerta di risorse qualificate a livello territoriale e di una loro elevata specificazione produttiva e tecnologica. In merito alle risorse assegnate al POR, la distribuzione del contributo comunitario a valere sul FESR, per i sette anni previsti, è illustrata nel seguente grafico. 92 Sud in competizione Figura 4 POR Puglia – Il piano finanziario di spesa a valere sul FESR (valori in milioni di euro) 450 400 352 359 367 397 389 381 374 350 300 importo 250 200 150 100 50 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anno Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Puglia 2007-2013 Per il solo Asse 1 è prevista una dotazione finanziaria di 581 milioni di euro – su un totale di 5.238.043.956 euro stanziato per tutti gli Assi – dei quali metà come contributo comunitario e metà come controparte nazionale (derivante interamente da finanziamento pubblico). Infine, una ripartizione indicativa del Fondo FESR per categoria di spesa prevede per gli interventi relativi allo sviluppo dell’innovazione un importo specifico di 155,5 milioni di euro (suddivisi come segue), pari a quasi il 6% dell’importo complessivo stanziato dal fondo. Tabella 10 Spesa prevista per le voci relative all’innovazione (dati in euro) Categoria 01 Attività di R&ST nei Centri di Ricerca. Infrastrutture di R&ST (compresi gli impianti fisici, gli apparati strumentali e le reti informatiche ad alta velocità 02 che collegano i Centri di Ricerca.) e centri di competenza in una tecnologia specifica. Sostegno a R&ST, in particolare nelle PMI (ivi compreso 04 l’accesso ai servizi di R&ST nei Centri di Ricerca.). Investimenti in imprese, direttamente legati alla ricerca e all’innovazione (tecnologie innovative, istituzione di 07 nuove imprese da parte delle università, centri di R&ST e imprese esistenti etc.). Altre misure volte a stimolare la ricerca e l’innovazione 09 nelle PMI. TOTALE Importo totale Quota a valere sul FESR % sull’importo complessivo stanziato dal Fondo 0,95% 50.000.000 25.000.000 – – 131.000.000 65.500.000 2,50% 50.000.000 25.000.000 0,95% 80.000.000 40.000.000 1,53% 311.000.000 155.500.000 5,94% Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Puglia 2007-2013 93 Sud in competizione La Regione Sicilia Gli obiettivi del POR Sicilia riguardanti la ricerca e l’innovazione intendono far fronte a tre necessità: 1) rispondere alle esigenze di competitività del sistema: concentrazione in settori strategici e progetti di grande qualità e di forte impatto, preferibilmente nell’ambito di distretti tecnologici e clusters produttivi, favorendo le sinergie con le filiere produttive in campo energetico ambientale e con il settore agricolo per le filiere bioenergetiche, biotecnologiche e dei biomateriali (ad es. bioplastiche); 2) rispondere allo stimolo e all’accompagnamento delle PMI per incrementare il livello di innovazione; 3) orientare gli investimenti verso una strategia coordinata di interventi. L’Asse di riferimento del POR Sicilia è l’Asse 4, Asse che sottolinea la necessità, per il periodo 2007-2013, di orientare le strategie regionali per l’innovazione e la società dell’informazione in modo da attivare processi virtuosi di sviluppo, non attivabili spontaneamente, visto il tessuto fragile del sistema impresa. Tale Asse risulta strutturato in obiettivi specifici ed operativi, come illustrato nella tabella che segue. Tabella 11 POR Sicilia 2007-2013: obiettivi dell’Asse Obiettivo specifico Obiettivi operativi 4.1.1 – Promuovere e sostenere l’attività di ricerca industriale e di innovazione tecnologica nell’ambito di filiere produttive, distretti tecnologici e produttivi in settori di potenziale eccel4.1 – Promuovere e favorire la collaborazione tra sistema della lenza e ad elevata integrazione pubblico-privata, compreso il ricerca e imprese, favorendo la cooperazione e il trasferimento sistema agro-alimentare. tecnologico prevalentemente nell’ambito di distretti tecnologici 4.1.2 – Promuovere le azioni di assistenza ed accompagnamene clusters produttivi e introdurre innovazioni presso le PMI, i to all’innovazione e l’auditing tecnologico ed organizzativo, consorzi di imprese e i distretti produttivi. al fine di stimolare e sostenere la domanda di innovazione e di diffondere la partecipazione a programmi di ricerca e network internazionali. 4.2.1 – Diffusione delle TIC per potenziare la capacità competitiva del sistema delle PMI. 4.2 – Potenziare la capacità competitiva del sistema delle PMI 4.2.2 – Incentivare l’accesso e la diffusione di servizi connessi attraverso l’utilizzo delle TIC ed allargare i benefici per i cittaall’uso delle TIC, con particolare riferimento alle esigenze di dini derivanti dalla diffusione delle TIC. superamento dei fenomeni di digital divide e dei divari territoriali tra aree urbane ed aree interne rurali. Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Sicilia 2007-2013 L’obiettivo specifico 4.1 è quello dedicato all’innovazione e si pone lo scopo di contribuire ad incrementare la competitività del sistema, a rafforzare la filiera della ricerca e le reti di cooperazione tra il sistema della ricerca e delle imprese, rafforzando il raccordo tra sistema produttivo e sistema della conoscenza. Tutti i progetti di ricerca dovranno avere come obiettivo finale l’assorbimento e l’utilizzo della conoscenza da parte del settore produttivo e delle imprese e dovrà essere perseguito il rafforzamento e la messa in rete dei centri di offerta pubblici e 94 Sud in competizione privati, finalizzandone maggiormente le attività al trasferimento di innovazione in favore del sistema produttivo, secondo il modello dei “centri di competenza”. Le attività previste per l’obiettivo operativo 4.1 sono volte a: • sostenere l’attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale in connessione con filiere produttive, distretti tecnologici e produttivi in settori di potenziale eccellenza che sperimentino un elevato grado di integrazione tra università, centri di ricerca, PMI e grandi imprese; • sostenere le applicazioni sperimentali e l’innovazione di processo e organizzativa nei diversi settori di intervento; • sperimentare nuove azioni, progetti e metodi, individuando quelli di maggior successo, ossia progetti innovativi (cioè nuovi), utili (che rispondono ad una domanda) e possibili (che possono cioè assorbire le risorse in maniera efficace e tempestiva). Per l’obiettivo operativo 4.2, invece, le azioni previste riguardano: • un auditing tecnologico e organizzativo relativo al trasferimento di tecnologie, al management, al marketing, ai servizi delle TIC, anche attraverso l’ausilio di soggetti “intermediari di innovazione”, connessioni con i centri di ricerca, assistenza alla partecipazione a programmi di ricerca e network nazionali e internazionali; • l’acquisizione di servizi specialistici e beni strumentali da parte delle PMI, anche in forma associata, funzionali all’incremento del grado di innovazione tecnologica, di processo e organizzativa delle imprese; • la qualificazione dell’offerta di ricerca nei settori di rilevanza strategica regionale, favorendo la messa in rete di università ed enti di ricerca pubblici e privati e promuovendo una gestione manageriale della rete ed una maggiore finalizzazione della loro attività di ricerca al trasferimento di innovazione verso il settore produttivo. Per quanto concerne le risorse assegnate al POR, la distribuzione del contributo comunitario a valere sul FESR, per i sette anni previsti, è illustrata nel seguente grafico. 95 Sud in competizione Figura 5 POR Sicilia – Il piano finanziario di spesa a valere sul FESR (valori in milioni di euro) 600 500 466,7 482,0 478,5 494,5 465,4 459,1 423,6 importo 400 300 200 100 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anno Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Sicilia 2007-2013 Per il solo Asse 4 è prevista una dotazione finanziaria di 326.980.256 euro – su un totale di 6.539.605.100 euro stanziato per tutti gli Assi – dei quali metà come contributo comunitario e metà come controparte nazionale (derivante interamente da finanziamento pubblico). Infine, una ripartizione indicativa del Fondo FESR per categoria di spesa prevede per gli interventi relativi allo sviluppo dell’innovazione un importo specifico di 155,5 milioni di euro (suddivisi come segue), pari a quasi il 6% dell’importo complessivo stanziato dal fondo. Tabella 12 Spesa prevista per le voci relative all’innovazione (dati in euro) Categoria Importo totale Quota a valere sul FESR 01 Attività di R&ST nei Centri di Ricerca. Infrastrutture di R&ST (compresi gli impianti fisici, gli apparati strumentali e le reti informatiche ad alta velocità che collegano 02 i centri di ricerca) e Centri di Competenza in una tecnologia specifica. Sostegno a R&ST, in particolare nelle PMI (ivi compreso l’ac04 cesso ai servizi di R&ST nei centri di ricerca). Investimenti in imprese, direttamente legati alla ricerca e all’innovazione (tecnologie innovative, istituzione di nuove 07 imprese da parte delle università, centri di R&ST e imprese esistenti etc.). Altre misure volte a stimolare la ricerca e l’innovazione nelle 09 PMI. TOTALE 16.349.012 8.174.506 % sull’importo complessivo stanziato dal fondo 0,25% 32.698.026 16.349.013 0,50% 52.316.840 26.158.420 0,80% 28.983.598 14.491.799 0,44% Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Sicilia 2007-2013 96 264.154.580 132.077.290 4,04% 394.502.056 197.251.028 6,03% Sud in competizione Un confronto sui POR Dopo aver esposto gli interventi previsti a favore dello sviluppo dell’innovazione nei POR delle quattro regioni ammesse al PON “Ricerca e Competitività”, si è elaborato un quadro di confronto degli stessi, in modo da evidenziare la similitudine o la diversità con cui le regioni intendono puntare sullo sviluppo del settore. Una prima comparazione ha riguardato la struttura dei POR, con particolare attenzione agli obiettivi e alle linee d’intervento dedicate alla crescita dell’innovazione. Gli Assi presi in esame per i POR delle 4 regioni considerate associano l’ “innovazione” ad altri interventi, relativi, ad esempio, alla ricerca scientifica e all’informazione, e prevedono una simile articolazione in obiettivi specifici ed operativi e in linee d’intervento o, nel caso di Campania e Sicilia, in attività. Nella tabella che segue si riporta un quadro di sintesi degli Assi dedicati allo sviluppo dell’innovazione nei POR delle 4 regioni, nonché degli obiettivi specifici ed operativi a cui mirare. 97 Sud in competizione Tabella 13 Gli interventi a favore dell’innovazione Regione Assi e Obiettivi Asse 1 – Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica e Società dell’Informazione Ob. Specifico 1.1 – Rafforzare e valorizzare il sistema regionale della ricerca e le reti di cooperazione con le imprese per sostenere la competitività e la crescita economica della regione. Calabria Ob. Operativo 1.1.1 – Qualificare in senso innovativo l’offerta di ricerca regionale, favorendo la creazione di reti fra università, centri di ricerca e imprese all’interno di un contesto competitivo e cooperativo in grado di indirizzare gli investimenti verso l’eccellenza. Ob. Operativo 1.1.2 – Realizzare un efficace collegamento tra domanda e offerta di ricerca e innovazione, valorizzando le competenze e le funzioni di mediazione. Ob. Operativo 1.1.3 – Migliorare la competitività delle imprese regionali attraverso lo sviluppo e/o l’adozione di innovazioni tecnologiche ed organizzative. Ob. Operativo 1.1.4 – Aumentare il numero di imprese innovative nella regione. Asse 2 – Competitività del sistema produttivo regionale Ob. Specifico 2.a – Potenziamento del sistema della ricerca e innovazione ed implementazione delle tecnoloCampania gie nei sistemi produttivi. Ob. Operativo 2.1 – Interventi su aree scientifiche di rilevanza strategica Ob. Operativo 2.2 – Interventi di potenziamento di sistema e di filiera di R&S. Asse 1 – Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività Puglia Ob. Specifico 1 – Favorire la diffusione delle attività di ricerca nel sistema delle imprese. Ob. Operativo 1a – Elevare la domanda e la propensione delle imprese ad investire in ricerca. Asse 4 – Diffusione della ricerca, dell’innovazione e della società dell’innovazione Ob. Specifico 4.1 – Promuovere e favorire la collaborazione tra sistema della ricerca e imprese favorendo la cooperazione e il trasferimento tecnologico, prevalentemente nell’ambito di distretti tecnologici e clusters produttivi e introdurre innovazioni presso le PMI, i consorzi di imprese e i distretti produttivi. Sicilia Ob. Operativo 4.4.1 – Promuovere e sostenere l’attività di ricerca industriale e di innovazione tecnologica nell’ambito di filiere produttive, distretti tecnologici e produttivi in settori di potenziale eccellenza e ad elevata integrazione pubblico-privata, compreso il sistema agro-alimentare. Ob. Operativo 4.1.2 – Promuovere le azioni di assistenza ed accompagnamento all’innovazione e l’auditing tecnologico ed organizzativo, al fine di stimolare e sostenere la domanda di innovazione e di diffondere la partecipazione a programmi di ricerca e network internazionali. Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria, Campania, Puglia e Sicilia 2007-2013 Un secondo confronto è stato svolto sulla base dei dati finanziari riportati nei precedenti paragrafi; esso mira ad evidenziare, in primis, la differenza, tanto in valore assoluto quanto come peso percentuale sul totale del POR di riferimento, degli importi assegnati e, successivamente, l’incidenza degli stessi sul totale della popolazione e della superficie regionale. 98 Sud in competizione Figura 6 Interventi a favore dell’innovazione nelle quattro Regioni Convergenza ammesse al PON “R&C” (valori in milioni di euro) 1.000 900 870 800 700 600 500 431 395 Milioni 400 311 300 200 100 0 Calabria Campania Puglia Sicilia Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria, Campania, Puglia e Sicilia 2007-2013 Figura 7 Incidenza % degli interventi a favore dell’innovazione sul totale del POR per le Regioni Convergenza ammesse al PON “R&C” 20 18 16 14,38 14 12,67 12 10 8 6 5,94 6,03 Puglia Sicilia 4 2 0 Calabria Campania Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria, Campania, Puglia e Sicilia 2007-2013 Dal primo dei due grafic, emerge che la Campania è la regione con l’importo più alto destinato allo sviluppo dell’innovazione, con un valore di 870 milioni di euro, pari a più del doppio di quanto previsto nelle altre regioni. Per quanto concerne, invece, la quota percentuale sul totale del POR, è la Cala99 Sud in competizione bria la regione con valore più alto, quasi il 14,4% delle risorse complessive, contro il 12,7% della Campania e circa il 6% delle due regioni restanti. Scomponendo, inoltre, gli importi assegnati per le singole categorie di spesa, è possibile evidenziare gli interventi su cui le regioni intendono puntare. Tabella 14 Ripartizione delle risorse a favore dell’innovazione per categoria di spesa 01 02 04 07 09 Categoria Attività di R&ST nei Centri di Ricerca. Infrastrutture di R&ST (compresi gli impianti fisici, gli apparati strumentali e le reti informatiche ad alta velocità che collegano i centri di ricerca) e centri di competenza in una tecnologia specifica. Sostegno a R&ST, in particolare nelle PMI (ivi compreso l’accesso ai servizi di R&ST nei Centri di Ricerca). Investimenti in imprese direttamente legati alla ricerca e all’innovazione (tecnologie innovative, istituzione di nuove imprese da parte delle università, centri di R&ST e imprese esistenti, etc.). Altre misure volte a stimolare la ricerca e l’innovazione nelle PMI. Calabria 9,10% Regione Campania Puglia 5,74% 16,07% Sicilia 4,14% 10,20% 10,35% – 8,29% 14,60% 20,70% 42,12% 13,26% 26,30% 5,74% 16,07% 7,35% 39,80% 57,47% 25,72% 66,96% Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria, Campania, Puglia e Sicilia 2007-2013 Se si esclude la categoria 09 “Altre misure volte a stimolare la ricerca e l’innovazione nelle PMI” che, per la sua genericità, assorbe in 3 regioni su 4 la maggior quota di risorse, emerge come intervento di punta per Campania, Puglia e Sicilia il “Sostegno alla Ricerca e allo Sviluppo Tecnologico, soprattutto nelle PMI” (voce 04). A tale voce il POR Puglia dedica più del 42% delle risorse assegnate per lo sviluppo dell’innovazione, mentre Campania e Sicilia ne attribuiscono rispettivamente il 20,7% e il 13,26%. Diversa è la situazione della Calabria, dove la percentuale più alta (26,3%) e assegnata alla voce 07 “Investimenti in imprese direttamente legati alla ricerca e all’innovazione”. Ulteriori considerazioni, infine, si possono trarre dal rapporto degli importi stanziati a favore della crescita dell’innovazione con il numero di abitanti e la superficie regionale. 100 Sud in competizione Tabella 15 Incidenza dell’innovazione sul totale della popolazione e della superficie regionale (dati in euro) Calabria Campania Puglia Sicilia Calabria Campania Puglia Sicilia Risorse POR-Innovazione euro 431.146.920 870.000.000 311.000.000 394.502.056 Popolazione Superficie unità 1.998.052 5.790.187 4.069.869 5.016.861 POR/Popolazione 216 150 76 79 kmq 15.080 13.595 19.357 25.707 POR/Superficie 28.591 63.994 16.067 15.346 Fonte: elaborazioni SRM su dati POR Calabria, Campania, Puglia e Sicilia 2007-2013, ISTAT e Globalgeografia.com Scegliendo come indicatore il rapporto tra le risorse del POR e la popolazione, si nota la prevalenza della Calabria rispetto alle altre tre regioni, con 216 euro pro-capite di investimento, giustificabili, tra l’altro, con il minor numero di abitanti (meno della metà delle altre regioni). Segue la Campania (regione più popolosa delle quattro), con un valore di 150 euro per abitante. Quest’ultima, inoltre, prevale in riferimento al rapporto con la superficie, come conseguenza non solo della maggior entità di risorse assegnate, ma anche delle sue minori dimensioni. In particolare, si ha un valore di quasi 64 mila euro per kmq; valore che corrisponde a più del doppio di quanto riscontrato per la regione Calabria (28.591 euro/kmq) e a circa quattro volte quanto investito in Puglia e Sicilia (rispettivamente 16.067 e 15.346 euro/kmq). 6. Considerazioni di sintesi I risultati dell’analisi servono a leggere i programmi operativi in una prospettiva territoriale, nel senso della compresenza dei fattori industriali e scientifico–tecnologici che connotano le diverse regioni e identificano la dotazione di partenza per il cambiamento futuro. Sembra utile, pure con il rischio di sacrificare l’ampiezza della visione fornita nel testo, ricondurre le risultanze del lavoro a poche sintetiche considerazioni. • Le Regioni Convergenza sono in generale attrezzate quanto alla capacità di offerta di ricerca industriale, nel senso che la disponibilità del capitale umano sembra adeguato ad affrontare il futuro, sia pure con qualche differenza da area ad area. Si tratta evidentemente di giudizi di prima approssimazione, limitati dal fatto che la base statistica non consente approfondimenti sul piano, davvero cruciale, della qualità dell’offerta. È certo, tuttavia, che questi risultati rassicurano circa l’esistenza nelle regioni delle condizioni basilari per accedere e accumulare nuove conoscenze 101 Sud in competizione e tecnologie. Il punto, sotto il profilo dell’intervento, è quello di stimare ipotesi di incremento di offerta in maniera rigorosa, così da evitare duplicazioni/sovradimensionamenti e finalizzare le risorse alla creazione e/o acquisizione di quelle competenze effettivamente mancanti. • L’analisi dei programmi conferma la relativa debolezza della struttura produttiva delle regioni, anche in questo caso con le differenze evidenti nel quadro di sintesi, e dunque della domanda potenziale. Il dato evidentemente non sorprende (serve tra l’altro a qualificare tali regioni) ma qui, messo in relazione con le risultanze dell’analisi sull’offerta, dimostra un’asimmetria che deve essere tenuta ben presente nella progettazione 2007-2013 e durante la sua implementazione. Solamente rispetto all’area ICT quest’asimmetria sembra non esserci. In sostanza, i risultati dell’analisi servono a chiarire la pista della strategia di ricerca industriale delle Regioni Convergenza, anche se occorre mettere in conto ulteriori e specifici approfondimenti necessari alla sua attuazione. Sembra, infine, lecito introdurre in sede di conclusione qualche suggerimento in ordine alla gerarchia di intervento, a fronte degli elementi di analisi forniti nel testo senza considerazioni di priorità. Sulla base delle analisi dei documenti e assumendo il principio che la concentrazione di risorse serve generalmente a massimizzare il ritorno, si ritiene abbiano titolo per essere considerate prioritarie ai fini dell’evoluzione delle Regioni Convergenza le seguenti aree tecnologico-produttive: • Trasporto, per la ragione che i comparti “forti” nelle regioni si confrontano con una domanda di mobilità in crescita e, contemporaneamente con un’accesa competitività tra imprese, tecnologie alternative e mezzi; inoltre, il settore, con i due comparti autoveicolistico ed aeronautico, presenta indici di specializzazione produttivi relativamente più elevati in quasi tutte le Regioni Convergenza. Nei due comparti sono radicate imprese e gruppi industriali di rilevanza internazionale/ globale e con forte capacità di trascinamento del sistema produttivo locale. Ai fini del ritorno conseguibile da investimenti in RSI, resta infine da considerare che il settore, in specie per i due comparti indicati, si caratterizza per la forte relazione con aree di business esterne, nel senso che assorbe e contemporaneamente stimola nuove conoscenze e tecnologie, con il risultato di rafforzare la propria competitività e quella dei fornitori. • Materiali avanzati, in ragione del potenziale di rottura rispetto alle soluzioni esistenti e la forza innovativa che attraversa pressoché tutti i settori di attività delle regioni considerate, a partire dalla stretta interazione con i progetti di evoluzione tecnologica dei comparti autoveicolistico ed aeronautico. • ICT, in considerazione del fatto che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono quelle di natura trasversale per eccellenza e rappresentano uno dei domini tecnologici cruciali per il futuro. É prevedibile stimare che le imprese investiranno in modo massiccio nelle ICT e tali investimenti produrranno spill-over 102 Sud in competizione di ampia portata su tutti i settori produttivi delle Aree Convergenza che, peraltro, sembrano essere ben attrezzate ed in maniera equilibrata sia sul versante dell’offerta, sia sul piano della domanda, per competere con successo in questo settore. 7. Una visione territoriale Calabria Il POR evidenzia che l’offerta è connotata da una netta predominanza di enti e strutture di natura pubblica e di stampo accademico. L’orientamento predominante nel personale scientifico-tecnologico che in essi opera è di fare ricerca per produrre conoscenze da proporre nel confronto interno alla comunità scientifica allargata. Il mercato di riferimento per questi enti è rappresentato dalle risorse pubbliche (nazionali, comunitarie e regionali) disponibili sui programmi di R&S, e non tanto dalla domanda dei soggetti imprenditoriali che devono vincere la sfida con i competitori vecchi e nuovi. Si tratta di “ricerca senza innovazione”, cioè di attività scientifica che non è in grado di produrre risultati apprezzabili a livello economico. Sempre il POR, enuncia che la domanda è rappresentata per lo più da tante piccolissime, piccole ed alcune medie imprese, destrutturate, con una cultura industriale modesta e con un debolissimo posizionamento sul mercato, tanto che il loro raggio d’azione è spesso soltanto locale. La domanda di servizi scientifico-tecnologici da parte di questo tessuto produttivo è quasi inesistente. Più che di domanda, si può parlare di fabbisogno inespresso e insoddisfatto, perché mancano nei diversi contesti locali le competenze in grado di interpretarlo e di orientare conseguentemente i soggetti imprenditoriali nelle loro scelte. Stanti queste condizioni, le imprese, per innovare, modificano i macchinari e le attrezzature, mentre sono poco propense ad utilizzare i servizi delle strutture scientifiche esistenti sul loro territorio. Si tratta di un’“innovazione senza ricerca”, come fenomeno caratteristico dell’economia del Mezzogiorno più che della Calabria. Gli indicatori di impatto principali che il POR intende raggiungere sono i seguenti: Tabella 16 Gli indicatori di impatto principali Indicatore Addetti alla Ricerca e Sviluppo (Addetti alla Ricerca e Sviluppo per 1.000 abitanti). Addetti creati nel settore manifatturiero di cui high-tech (Numero). Grado di utilizzo di Internet nelle imprese (Percentuale di addetti delle imprese (con più di dieci addetti) dei settori industria e servizi che utilizzano computer connessi a Internet, disaggregata per genere). ICT nelle Amministrazioni Locali (Percentuale delle Amministrazioni comunali che dispongono di accesso a banda larga sul totale dei Comuni che dispongono di collegamento ad Internet). Anno 2005 Valore atteso 0,80 1,6 48.946 50.200 17,6 28,0 47,6 60,0 Fonte: POR Calabria 2007-2013 103 Sud in competizione Campania Si intende riorganizzare, integrare e rafforzare l’offerta di innovazione su scala regionale, creando le condizioni di base per sviluppare i collegamenti tra ricerca e territorio, sistema sociale e sottosistemi scientifici, con la finalità di promuovere il trasferimento delle conoscenze. Le università e i centri di ricerca attivi sul territorio rimangono pilastri centrali della strategia regionale di sviluppo, ma, allo stesso tempo, devono essere messe in rete con il sistema produttivo, per creare un sistema collegato al trasferimento dei risultati della ricerca, alle necessità della formazione continua e all’occupazione di giovani qualificati. Nell’intento di finalizzare al meglio l’utilità dei risultati di ricerca prodotti, verrà proseguita la strategia di sviluppo dei “Centri di Competenza” definendone i correttivi necessari per il periodo 2007-2013. É necessario che i Centri di Competenza, così come le altre strutture di ricerca di interesse regionale, si impegnino in progetti che siano completamente rispondenti alle esigenze pratico-operative del sistema della domanda, in un’ottica di piena utilità ed efficienza. Ciò, in concreto, significa tradurre rapidamente le valutazioni circa l’efficacia di ogni singolo centro in modifiche al piano previsto nella Strategia Regionale e favorire una maggiore interconnessione con il sistema della domanda regionale, che dovrà rappresentare il “soggetto committente” della diffusione della ricerca e del trasferimento dell’innovazione. Il POR afferma che la difficoltà di disporre di personale scientifico adeguatamente formato anche sotto l’aspetto delle esperienze progettuali è uno dei maggiori problemi del territorio, dove il sistema universitario “produce” giovani laureati di grande preparazione ma il più delle volte privi di skills di eccellenza. Pertanto, è di assoluto rilievo che le linee di sviluppo sopradescritte siano accompagnate da un’importante azione di sviluppo del capitale umano, mediante l’integrazione con le azioni a sostegno dell’alta formazione, sia qualificando i giovani da impegnare in ambiti professionali high-tech, sia migliorando le competenze del personale impegnato in ruoli critici all’interno dei sistemi innovativi regionali. Le politiche per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione si devono tradurre in maggior coordinamento e interazione con le politiche industriali, infrastrutturali e di sviluppo locale, attivate in regione, al fine di incrementare il livello di competitività complessivo del territorio e delle sue componenti. In tal senso, un ruolo particolarmente rilevante potrà avere la ricerca collaborativa, che prevede interventi con investimenti congiunti del sistema pubblico e di quello privato della ricerca. L’obiettivo è dunque, sviluppare sistemi di imprese organizzati secondo una logica di collaborazione a raggiera, la cui centralità è affidata ad attori industriali di rilievo internazionale, capaci di proporsi come attrattori e realizzatori di grandi progetti di sviluppo, che dovranno però attivare attorno ad essi la necessaria crescita, in termini di processi e di competenze, delle PMI del territorio, incentivando la nascita e lo sviluppo di imprese legate ai settori di interesse dei Centri di Competenza, nonché 104 Sud in competizione dei processi di nuova imprenditorialità, come nel caso di spin-off di ricerca e accademici. Si intende intervenire su uno dei punti di debolezza del sistema innovativo campano, che vede un’ampia presenza del settore pubblico nell’ambito della R&S, ma un ruolo estremamente marginale dei privati. In generale, relativamente alle azioni succitate, particolare rilevanza sarà data al processo di valutazione, che sarà sempre affidato ad esperti di rilievo internazionale, che garantiscano sulla valenza specifica dei singoli interventi. Gli indicatori di realizzazione e risultato principali che il POR intende raggiungere sono i seguenti: Tabella 17 Indicatori di realizzazione Interventi su aree scientifiche di rilevanza strategica (n.) 30 azioni di adeguamento infrastrutturale del sistema regionale della ricerca 50 progetti pilota realizzati Interventi di potenziamento di sistema e di filiera della R&S (n.) 246 progetti di ricerca e sviluppo ed innovazione realizzati 20 cluster tra GI PMI e sistema della ricerca attivati 20 centri di servizio digitale a sostegno delle filiere realizzati Fonte: POR Campania 2007-2013 Obiettivo Potenziamento del sistema della ricerca e innovazione ed implementazione delle tecnologie nei sistemi produttivi Fonte: POR Campania 2007-2013 Tabella 18 Indicatori di risultato Indicatore di risultato Variazione del Summary Innovation Index Spesa totale in ricerca e innovazione per addetto (euro) Spesa privata in RST sul PIL * (2004 a prezzi correnti) Spesa pubblica per RST sul PIL Imprese che hanno introdotto innovazioni di prodotto e\o processo (% sul totale) Valore attuale 0,31 53.150 Target 2013 0,40 60.000 0,4 1,5 1,13 22,2 1,6 30 8. Indicatori di risultato Puglia La strategia regionale aggiornata per la ricerca e l’innovazione costituisce il quadro di riferimento per l’attivazione degli interventi da finanziare, con particolare riguardo a quelli infrastrutturali. Tale strategia fornisce il quadro di coerenza con il PON Ricerca e Competitività, per quanto riguarda in particolare l’integrazione tra la produzione delle conoscenze, la realizzazione di nuovi prodotti e servizi e la loro valorizzazione sul mercato. Inoltre, anche la strategia regionale prevede un’atten105 Sud in competizione zione costante al sostegno dell’innovazione diffusa per aiutare le imprese a proporre prodotti più competitivi e a maggiore valore aggiunto. Con gli interventi del PON, ci si propone in particolare di promuovere interventi di elevata qualità scientifica e tecnologica e/o a carattere sperimentale, nonché di favorire la messa in rete di esperienze di eccellenza e di progetti di ricerca e innovazione tra imprese e centri di elevato livello tecnologico. Le attività promosse dal POR FESR saranno indirizzate a: a) sostenere alla domanda di ricerca e innovazione delle imprese; b) rafforzare di alcuni nodi regionali promosso nell’ambito di specifici Accordi di Programma Quadro in corso di attuazione che registrano la partecipazione congiunta di imprese, università e laboratori specializzati, quali in particolare: • i Distretti Tecnologici, con particolare riferimento a quello della meccatronica, delle biotecnologie e dell’high-tech (nanotecnologie, ICT, materiali avanzati); • le reti di laboratori di ricerca pubblico-privati che operano in particolare nei seguenti settori: meccatronica, agroalimentare, nuove tecnologie per i sistemi produttivi, biotecnologie per la salute dell’uomo, energia, aeronautica spazio, nuovi materiali e nuove tecnologie per i sistemi produttivi. Gli indicatori principali che il POR intende raggiungere sono i seguenti: Obiettivo Favorire la diffusione delle attività di ricerca nel sistema delle imprese Tabella 19 Gli indicatori principali Indicatore di risultato Spesa privata in R&S in % del PIL Imprese che hanno introdotto innovazioni di prodotto e\o processo (% sul totale) Sviluppare contenuti, applicazioni e servizi % di comuni coperta da connessione a digitali avanzati banda larga per servizi di e-Government Grado di utilizzo di Internet nelle imprese (con più di 10 addetti) Valore attuale anno 2004 0,15 Target 2015 20,8 30 96 100 13,3 25 0,29 Fonte: POR Puglia 2007-2013 Tabella 20 Obiettivo operativo Indicatore di realizzazione Elevare la domanda e la propensione delle imprese ad investire in ricerca Potenziare l’infrastrutturazione di Comunicazione Digitale Accrescere l’utilizzo dei servizi digitali innovativi nelle PMI Sostenere la promozione di servizi pubblici digitali innovativi Imprese beneficiarie Interventi Imprese beneficiarie Offerta media di servizi telematici transattivi e multicanale erogati per ente Fonte: POR Puglia 2007-2013 106 Valore Unità di atteso a fine misura programma numero numero numero numero 618 14 75 10/5 Sud in competizione Sicilia Il POR pone innanzitutto un problema di governance degli interventi regionali sulla ricerca ed innovazione. Poiché il tessuto fragile delle imprese non riesce ad attivare spontaneamente dei processi virtuosi, essendo la domanda di innovazione debole e confusa, si ritiene necessario mettere in campo una forte azione pubblica volta soprattutto a favorire un’esplicitazione della domanda ed una sua migliore organizzazione. L’azione pubblica, inoltre, assume un ruolo strategico nel governo dei diversi soggetti pubblici che operano nel campo della ricerca scientifica, dell’innovazione tecnologica e della società dell’informazione. Il POR auspica che l’Amministrazione Regionale, anche attraverso il supporto di un soggetto a totale capitale pubblico regionale dotato di competenze di alto profilo scientifico-gestionale, svolga un’azione più incisiva volta alla creazione delle condizioni di contesto, alla facilitazione dei processi di aggregazione e incontro tra domanda e offerta di ricerca e innovazione, attraverso azioni di animazione e di accompagnamento. Inoltre, ai fini dell’incentivazione dei progetti a più elevato valore aggiunto, occorre un potenziamento degli uffici preposti ed un miglior coordinamento tra i diversi livelli di governance, nonché l’applicazione dei più moderni metodi di gestione delle varie fasi del ciclo di progetto, dalla selezione dei progetti di ricerca al trasferimento e valorizzazione dei risultati. In particolare, la selezione e la valutazione di progetti ad elevata specializzazione comportano necessariamente il coinvolgimento puntuale di expertise indipendenti, sul modello della Commissione Europea, nonché l’aggiornamento continuo delle conoscenze dei funzionari preposti. L’obiettivo di costituire un sistema di governance efficace, a livello di amministrazione regionale, si coniuga con un approccio strategico bottom-up, basato sulla concertazione e il coinvolgimento permanente a diversi livelli dei soggetti del partenariato, ai fini di individuare gli strumenti e le modalità migliori per soddisfare i fabbisogni espressi dal territorio. In questo ciclo di programmazione, infatti, il modello di governance adottato prevede, a partire dall’aggiornamento della strategia regionale dell’innovazione, la costituzione di un tavolo partenariale con l’apporto delle rappresentanze delle imprese, delle università e dei centri di ricerca e degli organismi di interfaccia. Grande attenzione sarà posta alla conoscenza e alla gestione del ciclo di progetto, in particolare all’analisi e alla diffusione dei risultati. Inoltre, data la stretta integrazione tra ricerca e innovazione, in fase di attuazione, saranno individuati i necessari meccanismi e strumenti di coordinamento in grado di assicurare il concreto esplicarsi delle sinergie potenziali tra le diverse tipologie di intervento. In tal senso, gli obiettivi del PO riguardanti la ricerca e l’innovazione intendono rispondere in maniera più mirata: • alle esigenze di competitività del sistema: concentrazione in settori strategici e progetti di grande qualità e di forte impatto, preferibilmente nell’ambito di distretti tecnologici e clusters produttivi, favorendo le sinergie con le filiere 107 Sud in competizione produttive in campo energetico ambientale e con il settore agricolo per le filiere bioenergetiche, biotecnologiche e dei biomateriali (ad es. bioplastiche); • allo stimolo e all’accompagnamento delle PMI per incrementare il livello di innovazione; • ad orientare gli investimenti verso una strategia coordinata di interventi. Gli indicatori principali che il POR intende raggiungere sono i seguenti: Tabella 21 Indicatori di realizzazione Indicatore Progetti di ricerca in comune tra aziende e centri di ricerca avviati nell’ambito di distretti e filiere produttive PMI beneficiarie di servizi di auditing e accompagnamento all’innovazione Interventi per la realizzazione di soluzioni e-Commerce Nuove PMI attivate nel settore dei servizi in ambito TIC Progetti relativi all’attivazione di servizi telematici avanzati, di cui: e-Government, e-Health, etc. Unità numero Target 30 numero numero numero numero 500 100 120 40 Valore attuale e anno Da rilevare Valore atteso al 2015 40 0 50 Tassi di crescita del 2,8% nel triennio 2002-2004 32 (al 2005) 69,6 (al 2006) 36,9 (al 2005) 12 Fonte: POR Sicilia 2007-2013 Tabella 22 Indicatori di risultato Indicatore di risultato Imprese coinvolte in progetti di ricerca in ambito distrettuale o di filiera a livello regionale (%) Audit che producono innovazioni (di processo, di prodotto, organizzative) adottate a seguito degli audit (%) Imprese di servizi operanti nell’ambito delle TIC (%) Comuni con popolazione < 30.000 abitanti raggiunti da banda larga (%) Diffusione della banda larga presso le imprese (più di dieci addetti) (%) Diffusione della banda larga presso la PA (%) Fonte: POR Sicilia 2007-2013 108 60 85 50 Sud in competizione CAPITOLO 5 LA PROGRAMMAZIONE 2000-2006 RISULTATI E CONFRONTI TERRITORIALI DEL PON RICERCA 1. Premessa di inquadramento Obiettivo della sezione è analizzare i risultati raggiunti dai fondi strutturali 20002006 previsti per lo sviluppo dell’innovazione e della ricerca, prendendo in considerazione il PON “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico ed Alta Formazione” 2000-2006 per le regioni dell’Obiettivo 1. La base di riferimento dei dati e delle informazioni è rappresentata da tre documenti principali: il PON Ricerca nella sua versione rivista ed aggiornata a maggio 2006 (nel corso dell’analisi sarà sempre denominato PON), il Rapporto di Aggiornamento della Valutazione Intermedia del PON di dicembre 2005 (nel corso dell’analisi sarà sempre denominato RVI) ed il Complemento di Programmazione del PON aggiornato a novembre 2007 (nel corso dell’analisi sarà sempre denominato CdP). Il Programma Operativo Nazionale “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione” 2000-2006 (PON Ricerca) ha in questi anni cofinanziato interventi a favore delle regioni italiane in ritardo di sviluppo: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Obiettivo generale del PON è stato quello di rafforzare la capacità di ricerca e innovazione del sistema meridionale per renderne più moderna la struttura, migliorarne l’alta formazione e qualificarne l’occupazione. Le azioni previste sono coerenti con le priorità strategiche del Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006, che ha stabilito la dotazione finanziaria necessaria al PON Ricerca per raggiungere i seguenti obiettivi specifici: • innalzare la quota delle imprese meridionali che introducono innovazioni di prodotto, di processo e organizzative; • valorizzare i risultati della ricerca e rafforzare i collegamenti tra sistema scientifico e sistema imprenditoriale; • rafforzare e migliorare il sistema dell’alta formazione meridionale, allineando gli attuali standard a quelli esistenti a livello nazionale ed europeo; • innalzare il numero degli insediamenti high-tech esistenti nel Mezzogiorno; • valorizzare le risorse naturali e storico-artistiche del territorio meridionale. Il PON è diviso in quattro Assi. I primi tre sono gli assi strategici che individuano le aree di intervento e strutturano contenuti, forme e destinatari degli investimenti. Il quarto Asse, invece, è di supporto all’attuazione dei primi tre. Ciascun Asse è, a sua volta, diviso in Misure, dove ne vengono sviluppati nei dettagli le finalità, i contenuti e gli obiettivi. 109 Sud in competizione Asse 1 Asse 2 Asse 3 Asse 4 Ricerca e sviluppo dell’industria e dei settori strategici nel Mezzogiorno è il più consistente finanziariamente potendo contare su una dotazione di 1.202,3 meuro Rafforzamento ed apertura del sistema scientifico e di alta formazione ha a disposizione 309,9 Meuro Sviluppo del capitale umano di eccellenza ha a disposizione 727,3 Meuro Assistenza tecnica ha a disposizione 27,8 Meuro L’autorità responsabile della gestione e del coordinamento del Programma Operativo Nazionale “Ricerca scientifica, Sviluppo Tecnologico ed Alta Formazione” 2000-2006 è il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Dipartimento per l’Università, l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica e per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Direzione Generale per il Coordinamento e lo Sviluppo della Ricerca. La dotazione finanziaria del PON Ricerca è di 2.267.3 milioni di euro. L’analisi si soffermerà esclusivamente sull’Asse 1; esso è il principale per volume di risorse stanziate, prevede, infatti, 1,202 miliardi di investimenti vale a dire il 53% degli investimenti totali del programma. La provenienza di tali risorse è indicata nel grafico che segue. Figura 1 Le risorse del PON Ricerca – Provenienza in % Privati 27,0% FESR 50,6% Altri (settore pubblico) 3,5% Stato 18,9% Fonte: elaborazioni SRM su PON Ricerca 2000-2006 L’Asse 1 ha promosso il sostegno allo sviluppo scientifico e tecnologico delle imprese meridionali. Tale finalità strategica è stata perseguita attraverso le seguenti linee di intervento: • finanziamento di progetti di ricerca autonomamente presentati dalle imprese (progetti a sportello); • promozione della ricerca nei settori strategici (ambiente, beni culturali, sistema agro-industriale e trasporti) attuata con la partecipazione di imprese e di organi110 Sud in competizione smi di ricerca universitari e non; • azioni di sistema che, attraverso l’operare di organismi ad elevata qualificazione, consentano di rafforzare il potenziale innovativo del Mezzogiorno e di innalzare la propensione all’innovazione da parte delle imprese (audit tecnologici), nonché di attrarre nuovi insediamenti high-tech nel territorio meridionale (marketing territoriale). La strategia complessiva dell’Asse 1 ha puntato ad uno sviluppo dei sistemi produttivi e delle strategie d’impresa, con un ampio potenziale di diffusione. A tal fine si sono intesi premiare i progetti capaci di inserirsi in un quadro di trasferibilità e valorizzazione dei risultati scientifici ottenuti. 2. I fondamenti strategici dell’Asse 1 e delle Misure L’Asse 1 è articolato in tre misure: Misura I.1 “Progetti di ricerca di interesse industriale”: è la principale e prevede investimenti per 762,332 milioni di euro; Misura I.2 “Servizi per la promozione dell’innovazione e dello sviluppo scientifico-tecnologico nel tessuto produttivo meridionale”: investimenti per 5,400 milioni di euro; Misura I.3 “Ricerca e sviluppo nei settori strategici per il Mezzogiorno”: investimenti per 434,601 milioni di euro. L’Asse risponde alla politica di sostegno dello sviluppo scientifico e tecnologico delle imprese e si è sostanziato sia nel finanziamento dei progetti autonomi, sia nella promozione della ricerca in settori strategici. La strategia posta in essere mira a soddisfare il fabbisogno di innovazione e di sviluppo tecnologico rinvenibile nel Mezzogiorno e, attraverso bandi tematici, stimola e sostiene progetti di ricerca di interesse industriale. I criteri utilizzati per la selezione dei progetti da cofinanziare attraverso le risorse dell’Asse sono stati rivolti a premiare le proposte inserite coerentemente in un quadro di politica di diffusione e valorizzazione dei risultati scientifici e di promozione dell’innovazione nel settore produttivo. É stata premiata la capacità dei progetti di inserirsi in una strategia complessiva di sviluppo dei sistemi produttivi e delle strategie d’impresa e di esprimere un ampio potenziale di diffusione. La scelta degli ambiti di intervento ha dovuto rispondere dunque a concrete esigenze di sviluppo dei prodotti/processi, applicabilità e replicabilità dei risultati di ricerca. L’impatto potenziale dei progetti e la loro rispondenza a sostenere strategie di riposizionamento competitivo delle imprese è stato il criterio prioritario della selezione. Le azioni attuative dell’Asse hanno inteso soddisfare il fabbisogno di innovazione dei soggetti economici del Mezzogiorno, stimolando le iniziative di ricerca e sviluppo tecnologico proposte sia dalle imprese singole, sia da raggruppamenti di 111 111 Sud in competizione imprese, anche con la partecipazione di organismi di ricerca esterni (universitari e non). In tal modo, l’autorità di gestione ha inteso assicurare la massima copertura a progetti bottom-up, proposti cioè dagli operatori economici meridionali per innalzare la loro competitività sui mercati, sia sostenendo l’internalizzazione delle funzioni di R&S nelle piccole e medie imprese meridionali, sia agevolando l’accesso delle stesse a servizi di ricerca e sviluppo tecnologico esterni. Contemporaneamente, attraverso iniziative di sistema, riguardanti quindi l’intero territorio dell’Obiettivo 1, si è inteso promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico di settori che di concerto con le Regioni, sono stati individuati come prioritari per valorizzare le risorse del Mezzogiorno innescare nuovi e più qualificati processi di sviluppo endogeno e creare un vantaggio competitivo duraturo per l’economia meridionale. La concentrazione delle risorse del PON in settori considerati particolarmente vocati a creare modificazioni strutturali nelle regioni dell’Obiettivo 1, oltre a rispondere al principio dell’integrazione che è proprio della politica di coesione, è coerente con le indicazioni che sono scaturite costantemente dal confronto partenariale sia al tavolo di programmazione, sia nell’ambito dei lavori del Comitato di Sorveglianza. Infine, all’interno di questo Asse sono state previste azioni che, attraverso l’operare di organismi ad elevata qualificazione, hanno avuto l’obiettivo di rafforzare il potenziale innovativo del Mezzogiorno e di innalzare la propensione all’innovazione da parte delle imprese. Si trattava di attrarre nuovi insediamenti high-tech nel territorio meridionale e di aiutare le imprese ad interpretare il proprio fabbisogno innovativo, attraverso servizi di audit espletati da organismi che siano in grado di “leggere” le realtà aziendali nei molteplici aspetti produttivi, tecnologici, organizzativi e di mercato. Entrando nel dettaglio, la Misura 1.1 ha come obiettivo specifico di riferimento “accrescere la propensione all’innovazione di prodotto, di processo ed organizzativa delle imprese meridionali e rafforzare il sistema della ricerca scientifico-tecnologica del Mezzogiorno, migliorando i collegamenti tra i sottosistemi scientifici ed il sistema imprenditoriale, anche con la finalità di promuovere il trasferimento tecnologico, la nascita di imprese sulla frontiera e l’attrazione di insediamenti high-tech”. La finalità è stata quella di rafforzare la capacità innovativa dell’industria del Mezzogiorno, per innalzare la competitività degli operatori meridionali, in uno scenario concorrenziale sempre più mutevole e competitivo. Ciò viene perseguito attraverso tre linee strategiche: • stimolare e sostenere gli investimenti in R&S delle imprese meridionali, agevolando l’attività innovativa interna alle imprese con un regime di aiuto caratterizzato da procedure snelle ed efficaci, che consentano di superare i prevalenti fattori ostativi che impediscono l’orientamento all’innovazione delle imprese; • agevolare e sostenere la cooperazione scientifica e tecnologica delle imprese meridionali con organismi di ricerca esterni, in modo da creare opportuni collegamenti, complementarità e sinergie tra la cultura imprenditoriale e la cultura 112 Sud in competizione delle università e dei centri di competenza scientifica e tecnologica sia interni, sia esterni al Mezzogiorno; • sostenere la domanda di servizi di contenuto scientifico-tecnologico che le piccole e medie imprese del Mezzogiorno rivolgono a organismi scientifici esterni attraverso commesse per la soluzione di problemi tecnologici relativi ai loro processi e prodotti. Le azioni promosse dalla Misura 1.1 a. progetti autonomi, proposti da imprese singole o associate tra loro, con l’eventuale collaborazione di centri di ricerca scientifica e tecnologica, per la realizzazione di attività di ricerca in ambito nazionale; b. progetti di ricerca industriale a elevato rischio e di rilevante interesse per l’economia nazionale, su indirizzi programmatici definiti da MIUR e posti a bando; c. progetti cluster, che prevedono la realizzazione di attività di ricerca svolta in collaborazione tra imprese, enti pubblici di ricerca e/o università; detti progetti sono cointestati ai diversi soggetti che vi partecipano. d. progetti autonomi di cooperazione, proposti da imprese singole o associate, con l’eventuale collaborazione di centri di ricerca scientifica e tecnologica, per la realizzazione di attività di ricerca nell’ambito di programmi o accordi intergovernativi di cooperazione; e. progetti di spin-off, presentati da professori, ricercatori delle università e degli enti pubblici di ricerca, dottorandi e titolari di assegni di ricerca interessati a trasformare un valido progetto di ricerca in un’iniziativa imprenditoriale, eventualmente con la partecipazione di università, altre imprese e Venture Capitalists; f. commesse di ricerca, che piccole e medie imprese, prive delle necessarie strutture e competenze per svolgere attività sperimentale intra-muros, possono affidare a laboratori esterni di alta qualificazione scientifico-tecnologica ed alle università. 113 Sud in competizione Figura 2 Previsione annuale di spesa 2000-2008 della Misura 1.1 (in euro) 180.000.000 160.000.000 140.000.000 120.000.000 100.000.000 80.000.000 60.000.000 40.000.000 20.000.000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: elaborazioni SRM su PON Ricerca 2000-2006 Spostando l’analisi sulla Misura 2.2, si vedrà che essa ha avuto l’obiettivo di rafforzare il sistema della ricerca scientifico-tecnologica del Mezzogiorno, migliorando i collegamenti tra i sottosistemi scientifici ed il sistema imprenditoriale, anche con la finalità di promuovere il trasferimento tecnologico, la nascita di imprese sulla “frontiera” e l’attrazione di insediamenti high-tech. Secondo obiettivo è stato quello di sostenere il crescente inserimento della comunità scientifica meridionale in reti di cooperazione internazionale. La finalità è stata quella di stimolare le attitudini innovative delle imprese meridionali organizzando servizi di audit scientifico-tecnologici per le PMI, al fine di individuarne i precipui fabbisogni di innovazione, orientarne le scelte sperimentali e di investimento e inserire le loro scelte innovative in una coerente e costante strategia di sviluppo. L’azione prevista nella Misura I.2 comporta la mobilitazione di risorse professionali e competenze tecnologiche per lo più rinvenibili in organizzazioni che operano sul mercato. I servizi che tali organizzazioni sono chiamati ad erogare mirano a stimolare e rafforzare la cultura innovativa delle imprese meridionali esistenti e ad indurre una diversificazione e qualificazione delle presenze industriali presenti nel Mezzogiorno. In particolare, l’azione riguarda la predisposizione di un servizio di audit di ricerca scientifico-tecnologica a favore delle piccole e medie imprese. Tale azione è mirata a stimolare ed orientare le attività di ricerca applicata e sviluppo tecnologico delle piccole e medie imprese meridionali attraverso l’analisi dei fabbisogni di innovazione riscontrabili in esse e l’eventuale individuazione di centri di competenza scientifico-tecnologica che sono in grado di soddisfare le relative esigenze. Tali interventi consulenziali posso114 Sud in competizione no anche essere mirati a verificare i modi con cui la componente femminile interna alle funzioni di R&S delle imprese possa essere meglio valorizzata per assicurarne positivi percorsi di carriera. A valle degli audit, le piccole imprese interessate dovrebbero essere in grado di proporre interventi relativi alla misura I.1 sia sotto forma di progetti di ricerca autonomi, sia sotto forma di commesse di ricerca a centri di competenza esterni. Figura 3 Previsione annuale di spesa 2000-2008 della Misura 1.2 (in euro) 2.000.000 1.750.000 1.500.000 1.250.000 1.000.000 750.000 500.000 250.000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: elaborazioni SRM su PON Ricerca 2000-2006 Gli obiettivi della Misura 1.3 – la seconda in termini di risorse stanziate – sono la promozione della ricerca e dell’innovazione nei settori più strategici per il Mezzogiorno ed il rafforzamento del sistema della ricerca scientifico-tecnologica, migliorando i collegamenti tra i sottosistemi scientifici ed il sistema imprenditoriale, anche con la finalità di promuovere il trasferimento tecnologico, la nascita di imprese sulla “frontiera” e l’attrazione di insediamenti high-tech. La Misura I.3, al pari della Misura I.1, ha mirato a promuovere lo sviluppo scientifico-tecnologico nell’economia e nella società del Mezzogiorno. Rispetto alla logica bottom-up, che configura le azioni previste nella Misura I.1 (sostegno dei progetti proposti dalle imprese singole o associate), la Misura I.3 si caratterizza per i seguenti aspetti: • una logica di sistema, in quanto la definizione delle tematiche di intervento scaturisce da scelte strategiche definite a livello istituzionale e proposte all’iniziativa delle imprese, da sole o interne a clusters con centri di ricerca, attraverso l’emanazione di bandi tematici; • un ruolo forte di partenariato attivo previsto per le amministrazioni, centrali e territoriali, responsabili delle politiche di settore nella definizione dei contenuti programmatici, nella divulgazione dei risultati; 115 Sud in competizione • l’utilizzo di strumenti programmatici articolati (protocolli di intesa, intese di programma, accordi di programma), col fine di raccordare tra loro, da una parte, le politiche settoriali e la politica della RSTI e, dall’altra, gli interventi nazionali e quelli regionali. Pertanto, l’attuazione degli interventi previsti nella Misura ha perseguito i seguenti obiettivi: • garantire il costante raccordo con le regioni dell’Obiettivo 1 e con le amministrazioni centrali competenti per settore per finalizzare le attività di ricerca agli obiettivi di politica settoriale e alle esigenze delle imprese; • assicurare che le attività di R&S, nei settori definiti strategici attraverso il confronto partenariale, assumano un’adeguata dimensione finanziaria; • verificare che nella definizione degli obiettivi progettuali si raggiunga una dimensione di scala che renda credibile il raggiungimento degli obiettivi, evitando frazionamenti in progetti non raccordati tra loro; • mettere in rete attori tra loro diversi per la realizzazione dei progetti di ricerca e sviluppo tecnologico e la valorizzazione dei relativi risultati; • creare i necessari raccordi con gli interventi dei POR mirati alla promozione ed il sostegno dell’innovazione; • assicurare omogeneità degli approcci e dei metodi e promuovere la diffusione delle esperienze; • promuovere la “personalizzazione” al contesto meridionale di modelli e tecnologie “di successo” sviluppate in altri ambiti. Figura 4 Previsione annuale di spesa 2000-2008 della Misura 1.3 (in euro) 200.000.000 175.000.000 150.000.000 125.000.000 100.000.000 75.000.000 50.000.000 25.000.000 2000 2001 2002 2003 Fonte: elaborazioni SRM su PON Ricerca 2000-2006 116 2004 2005 2006 2007 2008 Sud in competizione 3. L’efficacia finanziaria dell’Asse 1 e delle Misure Come inizialmente accennato, per questa tipologia di analisi si farà esclusivo riferimento ai dati ed alle informazioni del Rapporto di Aggiornamento della Valutazione Intermedia del PON Ricerca1 di dicembre 2005, di cui di seguito sono riportanti anche alcuni stralci. In questa sede l’analisi dell’efficacia finanziaria del programma è volta a verificare la capacità di impegno delle misure e delle azioni attivate nell’ambito dell’Asse 1 ed illustrare i risultati in termini di indicatori di realizzazione fisica e di risultato. É da segnalare che l’Asse 1 concentra gli sforzi sul sostegno diretto dell’attività di ricerca delle imprese, attraverso l’erogazione di servizi e, soprattutto, di incentivi finanziari ed i dati relativi alle risorse mostrano alcune variazioni rispetto a quelle inizialmente indicate in questa sezione. Come si può evincere di seguito, nel complesso, in termini di efficacia finanziaria l’Asse presenta un livello di impegni che è superiore alla dotazione finanziaria programmata di oltre il 22% e si distingue per un livello discreto di spesa (al 30 giugno 2005, quindi a tre anni e mezzo dalla chiusura del ciclo di spesa) che si attesta complessivamente al 38,7%, con una punta del 60,8% per la Misura 1.1. Tabella 1 Asse 1 – Lo stato di attuazione finanziaria per misura al 30/6/2005, dati in milioni di euro Misura Misura 1.1 Misura 1.2 Misura 1.3 Totale Programmato 569,83 62,97 507,93 1.140,73 Impegnato 933,05 5,40 461,05 1.399,50 Speso 346,52 3,90 90,93 441,35 % Impegni 163,7 8,6 90,8 122,7 % Spesa 60,8 6,2 17,9 38,7 Fonte: elaborazioni SRM su dati RVI, dicembre 2005 Elaborato dall’ATI ISMERI EUROPA S.r.l.-IZI S.p.A., società detentrice del servizio di valutazione indipendente del PON 2000-2006 “Ricerca scientifica, Sviluppo Tecnologico e Alta Formazione”. 1 117 Sud in competizione Figura 5 Asse 1 – Lo stato di attuazione finanziaria per misura in % al 30/6/2005 Totale 38,7 Misura 1.3 17,9 6,2 Misura 1.2 60,8 Misura 1.1 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Fonte: elaborazioni SRM su dati RVI, dicembre 2005 Per quanto riguarda la Misura 1.1, che si ricorda è rivolta ai progetti di ricerca di interesse industriale, va sottolineata l’importanza del regime di aiuto a “sportello”, in termini di tiraggio finanziario sia per l’ammontare delle risorse impegnate, sia per la spesa effettuata. I “progetti di ricerca di interesse industriale” concentrano più dei due terzi (933 milioni di euro) delle risorse complessivamente impegnate dall’Asse, superiori del 64% alla dotazione finanziaria programmata. Il livello di spesa è pari a circa il 79% del totale Asse; questo valore è stato determinante per l’assegnazione, a fine 2004, delle risorse premiali comunitarie e nazionali sul FERS. Secondo il RVI, le nuove risorse sono state reinvestite sugli stessi regimi di aiuto alle imprese, vista l’esistenza di progetti finanziabili bloccati per carenza di risorse. Per la Misura I.1 l’andamento della spesa nel suo complesso appare soddisfacente. Differenti risultati, meno confortanti, mostrano le linee di intervento che prevedono per lo svolgimento dell’attività di ricerca il coinvolgimento di più attori – sia imprese, sia soggetti – del comparto della ricerca pubblica; essi presentano bassi indicatori di efficacia finanziaria in relazione al livello di spesa raggiunto. È il caso dei progetti di ricerca nei settori prioritari (Misura 1.3) e dei progetti cluster finanziati nell’ambito della prima Misura. Il ritmo lento di spesa sembra dunque indipendente dal regime di aiuto adottato, dal momento che gli interventi nell’ambito delle priorità tematiche individuate all’interno dei settori strategici si caratterizzano per una procedura a “bando”, a differenza dei clusters presentati dalle imprese nella modalità “sportello”. 118 Sud in competizione Piuttosto tale ritardo, indica il RVI, è riconducibile alla complessità delle procedure di contrattualizzazione, difficoltà legata alla numerosità ma anche all’articolazione dei soggetti coinvolti nei singoli progetti. La Misura “Ricerca e sviluppo tecnologico nei settori strategici del Mezzogiorno” presenta un livello di spesa di circa 91 milioni di euro. Tale valore resta lontano da quello delle risorse impegnate. Questo si aggiunge ad un rallentamento nel corso del 2004, con “appena” 24 milioni di euro spesi rispetto ai 51 milioni dell’anno precedente. I progetti cluster, d’altro canto, pur registrando un sostanziale incremento in numero di interventi e in risorse impegnate, con valori che si triplicano negli ultimi due anni, si caratterizzano ad oggi per una capacità di spesa modesta, solo l’1,3%. Tale azione si conferma ad oggi sotto questo punto di vista come una delle più lente dell’intero Asse. In conclusione: • L’efficacia finanziaria dell’Asse 1 risulta soddisfacente nel suo complesso, dal momento che ha impegnato risorse superiori al costo totale (122%). E l’ottima capacità di impegno è da attribuire alla performance del regime di aiuto alle imprese, indipendentemente dal tipo di strumento adottato (“sportello” o “bando”). • Il regime di aiuto a “sportello” ha tirato in termini di impegni ma anche di spesa ed ha permesso di ottenere risorse premiali che sono state nuovamente reinvestite nel regime di aiuto alle imprese. La misura 1.1 parrebbe in grado di raggiungere gli obiettivi finanziari al termine della corrente programmazione. • Gli interventi che finanziano progetti di rete presentati da più soggetti sia privati, sia pubblici registrano un’evidente lentezza in termini di spesa. Ciò è da ricondurre ai ritardi legati alla difficoltà delle procedure contrattuali e dei rapporti/ relazioni interaziendali quando più attori di diversa natura partecipano alla preparazione e realizzazione di un unico progetto. Gli indicatori di realizzazione fisica La policy di aiuto alle imprese ha coinvolto 726 imprese e ha permesso la creazione di forme di complementarità tra soggetti privati e soggetti portatori di conoscenza e tecnologia con la partecipazione di 128 unità, tra università e centri di ricerca pubblici, alla preparazione/realizzazione dei progetti di ricerca finanziati. I progetti di ricerca industriale registrano 576 interventi finanziati e 605 soggetti, in prevalenza imprese private, coinvolti. Il regime di aiuto a “sportello”, come accennato, è elemento trainante dell’intera policy anche per le realizzazioni. I valori di efficacia di realizzazione sono stati raggiunti già ad inizio 2004 in ciascuna delle tipologie di intervento che caratterizzano la misura. Lo strumento avrebbe così risposto positivamente all’obiettivo di avvicinare le 119 Sud in competizione imprese meridionali – soprattutto PMI – alla ricerca e in genere all’innovazione, facilitando un maggiore accesso alle agevolazioni in materia. Tabella 2 Indicatori di realizzazione fisica dell’Asse 1 Misura 1.1 Azione Aiuti alla R&S (eccetto commesse) Progetti di cooperaz. pubblico privata di r&st Aiuti alla R&S (commesse di ricerca) 1.2 check-up/audit scientificotecnologici Progetti di cooperaz. pubblico privata di r&st 1.3 Progetti di cooperaz. pubblico privata di r&st Indicatore di realizzazione Interventi Imprese beneficiarie Interventi Imprese beneficiarie Università/centri di ricerca Interventi Imprese beneficiarie Interventi Imprese coinvolte check-up/audit Università/centri di ricerca Interventi Imprese coinvolte Università/centri di ricerca Interventi Imprese beneficiarie Università/centri di ricerca Valore al 30-6-05 247 Valore previsto al 2008 230 246 24 230 11 26 27 305 11 22 220 306 1 220 2 350 350 23 0 600 600 n.q. 1 0 0 85 90 30 85 148 101 240 100 Fonte: elaborazione SRM su dati RVI Il trend di crescita delle realizzazioni appare differenziato tra le diverse azioni: sebbene il parco progetti della misura segni un sensibile aumento (+54,4%), dai 373 interventi del 2003 gli incrementi più rilevanti hanno interessato solo alcuni interventi: bottom-up, commesse di ricerca e clusters. Per i progetti cluster sarebbe stata recepita la raccomandazione del valutatore di metà percorso di insistere sul loro finanziamento, dato il limitato successo iniziale dell’azione considerata di elevata importanza strategica per la sua capacità di innescare fenomeni di contagio tra il sistema ricerca e il sistema imprenditoriale. È stata così stimolata la creazione di reti tra università, centri di ricerca pubblici e imprese con un forte incremento delle iniziative che passano da 8 a 24, con tutti gli indicatori di realizzazione che raggiungono e superano i valori di fine programmazione. I progetti strategici non presentano variazioni nel numero rispetto alla valutazione intermedia: gli interventi restano 85, valore che soddisfa l’obiettivo programmato. I buoni valori degli indicatori di efficacia finale riferiti al numero dei soggetti partecipanti possono essere assunti a dimostrazione della capacità della misura di attivare forme di partenariato e collaborazione tra attori pubblici e privati. Anche per la terza misura sono state accolti i suggerimenti del valutatore che consigliava di puntare – in sinergia con la politica comunitaria per la ricerca – sulle 120 Sud in competizione aree tecnologiche fondamentali per la crescita futura (biotecnologia, genomica, nanoscienze, nuovi materiali, etc.) che solo incidentalmente erano presenti nei progetti strategici, piuttosto che sui quattro settori prioritari individuati (agroindustria, ambiente, beni culturali e trasporti). Sulla misura sono stati così concepiti interventi per il potenziamento e la creazione dei Distretti Tecnologici nel Mezzogiorno ed è stato emanato un bando per la realizzazione ed il rafforzamento di laboratori di ricerca pubblico-privati attraverso il finanziamento di progetti di ricerca e formazione in settori e aree tecnologiche di notevole importanza per il futuro. Gli indicatori di risultato I progetti bottom-up e le commesse di ricerca sono le linee di intervento in cui si registrano progetti conclusi, rispettivamente il 29% ed il 100% sul totale. Gli indicatori di risultato appaiono per queste iniziative rilevanti. L’obiettivo della programmazione è stato ampiamente superato per le commesse di ricerca, mentre l’esiguo numero di progetti bottom-up terminati ha già prodotto un numero elevato di nuovi prodotti/processi/servizi e di brevetti depositati superiore a quanto previsto, tanto da quasi raggiungere al 2005 i relativi valori target al 2008. I 71 progetti bottom-up, infatti, presenterebbero un alto numero (316) di innovazioni realizzate. Di queste, circa il 59% farebbe riferimento al prodotto, il 31% al processo ed il restante all’introduzione/creazione di nuovi servizi. Discreto è il numero di brevetti depositati, 74 a fronte dei 71 interventi conclusi. Questo dato appare comunque significativo se inquadrato nel contesto nazionale, il cui tessuto imprenditoriale è costituito prevalentemente da PMI che sia per questioni economiche ed organizzative, sia per la scarsa familiarità con lo strumento della proprietà intellettuale, raramente ricorrono alla protezione brevettuale. Le commesse di ricerca concluse registrano un significativo numero di innovazioni realizzate: 491. La distribuzione tra prodotto e processo appare in questo caso maggiormente omogenea, il 47% ed il 41% rispettivamente. I risultati delle commesse vanno tuttavia visti con maggiore cautela, dato che questi interventi, finanziati in modo automatico e sulla base dell’ammissibilità, non sono stati ancora oggetto di verifiche approfondite né in fase di selezione né sul campo in merito ai loro risultati. L’esiguo numero di brevetti depositati, sei, è spiegabile con la diversa natura degli interventi, finalizzati al miglioramento nel breve periodo di un prodotto/processo/servizio piuttosto che alla ricerca. Questi risultati necessitano di una verifica dell’effettiva efficacia dell’innovazione sulla competitività dell’impresa; analoghe considerazioni sui brevetti che, oltre ad essere depositati, vanno poi realizzati con risultati trasferibili sul mercato. 121 Sud in competizione Tabella 3 Indicatori di risultato dell’Asse 1 Azione/Tipologia di intervento Indicatori Aiuti alla R&S (eccetto commesse di ricerca) Nuovi prodotti Nuovi processi Nuovi servizi Innovazione di prodotto Innovazione di processo Brevetti depositati Aiuti alla R&S (commesse di ricerca) Nuovi prodotti Nuovi processi Nuovi servizi Innovazione di prodotto Innovazione di processo Brevetti depositati Fonte: elaborazione SRM su dati RVI Valore al 30/06/2005 104 47 33 82 50 74 185 117 56 47 86 6 Valore al 31/12/08 Indicatore di efficacia finale 210 87,60% nq nq 90 nq nq nq 100 nq nq 82,20% nq nq nq 133% nq nq Per l’approfondimento dei risultati della Misura 1.2 (la meno finanziata) si rimanda al testo del RVI. 4. L’analisi territoriale Il paragrafo che segue riporta gli esiti di un’analisi sulla territorialità dei progetti contenuta nel RVI, soffermandosi sulla tipologia bottom-up, su quella cluster e sui settori strategici. La finalità è stata di valutare la capacità delle singole regioni di utilizzare le opportunità offerte dal Programma e di vedere la coincidenza tra gli interventi dell’Asse ed i Distretti Tecnologici nelle Regioni Obiettivo 1. Quest’ultimo aspetto a verifica della corrispondenza/compatibilità tra la domanda di ricerca espressa dalle imprese e la definizione stessa dei distretti. É da precisare che il PON non prevede una ripartizione regionale ex-ante delle risorse finanziare in gioco. I finanziamenti sono selezionati esclusivamente sulla base delle qualità tecnico-scientifiche delle proposte. L’analisi territoriale evidenzia alcuni punti fondamentali; i risultati indicano una rilevante differenza tra regioni, anche se a volte simili per popolazione e densità di imprese. Prima di esaminare i dettagli, si sottolineano i seguenti punti: 1. L’innovazione tende ad una forte polarizzazione su alcune aree anche all’interno delle regioni. Le province di Napoli, Benevento, Catania e della Basilicata emergono con chiarezza come possibili “poli di competitività”. 2. Alcune regioni rimangono sostanzialmente fuori da questo processo (Calabria e Sardegna). 3. Emerge la difficoltà delle regioni adriatiche centro-meridionali di inserire i distretti deboli in un processo innovativo “strutturato” (Marche, Abruzzo, Puglia). 122 Sud in competizione L’articolazione degli interventi mostra come siano le regioni meridionali maggiormente industrializzate ad assorbire una quota rilevante delle risorse e a presentare un numero elevato di progetti. Così, la quota di risorse assorbite dalla Campania, Sicilia e Puglia è pari a circa l’81% dell’ammontare totale, con un numero di interventi pari al 76% dell’intero parco progetti del PON. Tabella 4 Progetti bottom-up – Distribuzione regionale di interventi e risorse Regione Basilicata Calabria Campania Puglia Sardegna Sicilia Ambito nazionale Totale Fonte: RVI 2005 Numero progetti 17 7 106 43 15 54 1 243 Impegni (milioni di €) 54,6 16,4 299 126,5 31,3 213,4 0,1 741,2 Impegno medio (milioni di €) 3,2 2,3 2,8 2,9 2,1 4 0,1 3,1 Figura 6 Progetti bottom-up – Distribuzione regionale degli impegni in % Ambito Nazionale 0,0% Basilicata 7,4% Calabria 2,2% Sicilia 28,8% Puglia 17,1% Campania 40,3% Sardegna 4,2% Fonte: RVI 2005 Nell’ambito dell’Asse 1, l’analisi degli interventi bottom-up mostra che la Campania ha presentato il maggior numero di progetti (106, ossia il 44% sul totale) e di conseguenza è riuscita a convogliare la maggioranza delle risorse (41%), seguita a distanza da Sicilia e Puglia. Questo territorio si conferma un importante polo all’interno delle Regioni Obiettivo 1, presente su aree tecnologiche importanti quali l’informatica, i nuovi materiali, le macchine e la componentistica elettromeccanica. 123 Sud in competizione Anche la Sicilia mostra buoni effetti di concentrazione e poggia in particolare su progetti di notevole entità finanziaria, caratterizzati dal più alto impegno medio, localizzati nell’area di Catania. Davvero debole la performance della Calabria, che occupa l’ultima posizione tra le regioni con un esiguo numero di interventi. La spiegazione delle differenze regionali che emerge è basata sulla dimensione di impresa. La presenza della grande impresa assicura un più forte assorbimento di risorse finanziarie; ciò spiega la performance positiva di Campania e Sicilia e quella negativa di Calabria e Puglia. Anche la capacità di attrazione di investimenti esterni è un fattore di successo e di polarizzazione e penalizza le regioni che nel complesso hanno dimostrato le peggiori performance. Tabella 5 Progetti bottom up – Numero di progetti e impegni per regione della sede legale del beneficiario Regione Basilicata Calabria Campania Puglia Sardegna Sicilia Obiettivo 1 Abruzzo Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Toscana Umbria Valle d’Aosta Veneto Fuori Obiettivo 1 Totale Fonte: RVI 2005 N. progetti 10 5 72 29 10 33 159 3 1 1 19 8 27 2 1 10 4 5 2 1 84 243 % progetti 4,1 2,1 29,6 11,9 4,1 13,6 65,4 1,2 0,4 0,4 7,8 3,3 11,1 0,8 0,4 4,1 1,6 2,1 0,8 0,4 34,6 100 Impegni (M€) 45,91 9,96 167,79 59,92 19,13 102,82 405,53 0,92 0,04 0,2 58,41 34,42 137,48 0,42 1,47 62,2 0,87 10,97 26,94 1,37 335,71 741,24 % Impegni 6,2 1,3 22,6 8,1 2,6 13,9 54,7 0,1 0 0 7,9 4,6 18,5 0,1 0,2 8,4 0,1 1,5 3,6 0,2 45,3 100 Impegno medio 4,59 1,99 2,33 2,07 1,91 3,12 2,55 0,31 0,04 0,2 3,07 4,3 5,09 0,21 1,47 6,22 0,22 2,19 13,47 1,37 4 3,05 Altro elemento da osservare, secondo il RVI, è che le imprese esterne assorbono risorse ma trainano anche imprese locali di piccole dimensioni, che da sole non sembrano in grado di far decollare un processo innovativo di dimensioni significative. Di conseguenza, tralasciando le dinamiche del passato che hanno portato le grandi imprese del Nord a localizzarsi in una regione piuttosto che in un’altra, è ad oggi necessario realizzare azioni di policy e servizi di marketing territoriale per attrarre sul territorio investimenti esterni, non solo da imprese nazionali ma auspicabilmente anche estere. 124 Sud in competizione L’attrazione di investimenti high-tech è considerato un fattore fondamentale per far compiere in tempi medi un concreto “salto tecnologico” al sistema meridionale, soprattutto per quelle realtà, come Calabria e Sardegna, che sono caratterizzate da una debolezza strutturale del tessuto produttivo. I progetti cluster sono localizzati per larga quota (41%) in Campania per un impegno di risorse pari ad un terzo del totale mentre, d’altro canto, Basilicata, Calabria e Sardegna risultano poco presenti sull’azione. La distribuzione dei progetti e delle risorse risulta abbastanza omogenea sulle restanti regioni. Tabella 6 Progetti Cluster – Distribuzione regionale di interventi e risorse Basilicata Calabria Campania Puglia Sardegna Sicilia Totale Regione Numero progetti Fonte: RVI 2005 0 3 10 4 3 4 24 Impegni (milioni di €) 0 14,6 33,4 16,6 14,6 18,9 98 Impegno medio (milioni di €) 0 4,87 3,34 4,15 4,88 4,72 4,09 Figura 7 Progetti Cluster – Distribuzione regionale degli impegni in % Basilicata 0,0% Sicilia 19,3% Calabria 14,9% Sardegna 14,9% Puglia 16,9% Campania 34,0% Fonte: RVI 2005 A completare l’intervento di aiuti alle imprese, l’unico progetto di spin-off accademico è localizzato in Puglia e ha impegnato in Obiettivo 1 una quota modesta di risorse pari a 46.480 euro, mentre i recenti tre progetti di cooperazione intergovernativa, partiti a fine 2003, sono localizzati in Sicilia nell’area tecnologica della componentistica elettronica. 125 Sud in competizione La distribuzione territoriale dei progetti di ricerca nei settori strategici per il Mezzogiorno (Misura 1.3) conferma la leadership della Campania, regione in cui si svolgono circa 4 progetti su 10. In termini di impegni, vanno segnalate le ottime performance della Puglia e della Sicilia, regioni in cui sono localizzate le iniziative con costo medio più elevato. La Calabria, insieme alla Sardegna, è d’altro canto la regione in cui si è investito meno in assoluto. Tabella 7 Progetti Strategici – Distribuzione regionale di interventi e risorse Regione Basilicata Calabria Campania Puglia Sardegna Sicilia Totale Numero progetti Fonte: RVI 2005 6 4 35 17 5 18 85 Impegni (Ml. €) 34,32 15,51 180,72 107,93 15,55 107,03 461,05 Impegno medio (Ml.€) 5,72 3,88 5,16 6,35 3,11 5,95 5,42 Figura 8 Progetti Strategici – Distribuzione regionale degli impegni in % Sicilia 23,2% Basilicata 7,4% Calabria 3,4% Sardegna 3,4% Puglia 23,4% Campania 39,2% Fonte: RVI 2005 Ulteriori considerazioni di carattere valutativo emergono dall’analisi a livello regionale dei settori e delle aree tecnologiche su cui insistono i progetti di ricerca. Una forte concentrazione può essere assunta, così, come indicazione di una domanda di innovazione delle imprese meridionali, circoscritta sul territorio in ambiti settoriali specifici su cui le imprese hanno raggiunto un buon grado di maturità e di capacità tecnico-progettuale. 126 Sud in competizione La mappa disegnata di seguito indica le aree tecnologiche dei progetti bottom-up in cui le regioni hanno presentato il maggior numero di progetti. Sono indicate le regioni in cui sono stati presentati almeno 7 progetti o in cui la progettualità complessiva su un’area abbia comportato un impegno di almeno 30 milioni di euro. Figura 9 -Componentistica elettromeccanica (n. 7) -Informatica (n. 17) -Materiali (n. 14) -Macchine (ml. 36,87) -Elettronica consumer (ml. 39,21) -Informatica (n. 7) -Materiali (8) -Informatica (n. 8) -Alimentare n. 7) -Componentistica elettronica (n. 8) -Trasporti (ml. 42,03) -Telecomunicazioni (ml. 42,05) Fonte: elaborazioni SRM In ultimo, per fornire una chiave di lettura alle domande di valutazione emerse per l’Asse, l’analisi territoriale degli interventi di sostegno e promozione della R&ST è agganciata ai Distretti Tecnologici già realizzati o in via di realizzazione nelle Regioni Obiettivo 1. L’esercizio di valutazione che ha effettuato il RVI si pone l’obiettivo di verificare la sussistenza o meno di una coincidenza settoriale e/o di aree tecnologiche tra i distretti individuati e la domanda di ricerca espressa dalle imprese, costituita dai progetti in essere. Il tema affrontato assume particolare importanza alla luce della destinazione, da parte del CIPE e con avallo del MIUR, di circa 130 milioni di euro alle aree dell’Obiettivo 1 per il finanziamento di azioni preparatorie e di consolidamento per nuovi o già esistenti distretti tecnologici. Si ricorda come i Distretti Tecnologici rappresentino una forma di programmazione territoriale prevista dal nuovo PNR e dal PON riprogrammato. L’intento è di mettere a fattore comune risorse pubbliche e private, con una moltitudine di attori (regioni, enti locali, grandi e piccole e medie imprese, università, enti pubblici e privati di ricerca, associazioni bancarie) che collaborano in settori a medio-alta valenza tecnologica per la crescita economica ed occupazionale del territorio su cui insistono. L’obiettivo è quello di suscitare dinamiche in grado di innescare processi 127 Sud in competizione territoriali di valorizzazione e rinnovamento del patrimonio di competenze e saperi locali, processi che potrebbero dare impulso alla nascita di spin-off high-tech e all’attrazione di imprese esterne in settori ad alta tecnologia giudicati importanti per la crescita futura del territorio. L’analisi delle distribuzioni regionali di settori/aree tecnologiche su cui insistono i progetti di ricerca dell’Asse 1 individua una, pur se non marcata, generale corrispondenza tra la domanda regionale di ricerca espressa dalle imprese e le definizioni dei distretti tecnologici. I DISTRETTI TECNOLOGICI Basilicata Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT nel settore delle tecnologie innovative per la tutela dai rischi idrogeologici, sismici e climatologici, per la promozione della R&ST e dell’innovazione nel campo delle tecnologie di rilevazione, monitoraggio sistematico, comunicazione, prevenzione e riparazione dei rischi ambientali e per la salvaguardia umana connessi all’assetto idrogeologico, sismico e climatologico del territorio. Calabria Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT della logistica e della trasformazione nell’area di Gioia Tauro, per la promozione di processi integrati di produzione delle attività esistenti verso il modello distrettuale e di accrescimento dell’attrattività del polo nei confronti di insediamenti ad elevato valore aggiunto. Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT dei beni culturali nell’area di Crotone per la costituzione di un centro regionale per il restauro, che valorizzi competenze e risorse esistenti sia presso enti pubblici che presso organismi privati (possibilità di creare sinergie anche con le azioni previste nell’ambito dell’APQ che l’Amministrazione Regionale ha stipulato con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali). Campania Realizzazione di specifiche azioni di consolidamento del DT nel settore dell’ingegneria e dei materiali polimerici e compositi e strutture; attivazione di iniziative di RST con ricadute innovative previste nei settori aeronautico-aerospaziale, automotoristico, biomedicale, elettronico, imballaggi, cantieristica navale, tessile e costruzioni civili. Puglia Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT e messa in rete di laboratori pubblico-privati col fine di promuovere l’innovazione in settori cardine 128 Sud in competizione per il miglioramento della qualità della vita in ambito regionale (ambiente, sanità, agro-alimentare). Realizzazione di specifiche azioni di consolidamento del DT pugliese high-tech nei settori delle nanoscienze, bioscienze, infoscienze; interventi di rafforzamento infrastrutturale della ricerca e del trasferimento tecnologico su materiali, tecnologie e dispositivi miniaturizzati per applicazioni nei settori della fotonica, elettronica, biotecnologie e diagnostica di nuova generazione; interventi per il consolidamento di una piattaforma infrastrutturale per l’e-Business Management; sviluppo di una piattaforma per il calcolo ad alte prestazioni su grid; sviluppo di una piattaforma per la formazione pre e post laurea nelle discipline scientifiche rivolta al bacino euro-mediterraneo. Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT meccatronico pugliese per stimolare e sostenere l’innovazione nei settori portanti dell’economia regionale (meccanica, tessile, mobili) e in alcuni settori emergenti (meccatronica, nanotecnologie applicate alla produzione), mediante lo sviluppo di tecnologie trasversali ai sistemi di produzione (automazione, robotica, controlli, metrologia) e tecnologie settoriali. Sardegna Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT nel settore della biomedicina e delle tecnologie per la salute nell’area di Cagliari-Pula; attività di RST volte a valorizzare le integrazioni e sinergie esistenti nell’area metropolitana di Cagliari. Sicilia Realizzazione di specifiche azioni di consolidamento del DT Micro e Nanosistemi; attività previste di sviluppo di applicazioni tecnologiche di micro e nanofabbricazione in campo elettronico, ottico, biologico, chimico, meccanico e di gestione dei fluidi attraverso la realizzazione di microsistemi e di materiali polifunzionali integrabili su scale spaziali di varie dimensioni. Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT nel settore dei trasporti navali, commerciali e da diporto: attività di ricerca volte a individuare appropriate risorse tecnologiche che consentano di raccordare le innovazioni riguardanti le navi con quelle riguardanti le attrezzature portuali di imbarco/sbarco (sistemi di ormeggio automatico; rampe di accesso su più piani; sistemi programmati di accesso/sosta/ deflusso dei mezzi; pianali per le movimentazioni delle unità di carico). Realizzazione di specifiche azioni preparatorie per un DT “Agro-Bio e Pesca Ecocompatibile”; sviluppo di applicazioni di biotecnologie avanzate in campo agroalimentare attraverso l’utilizzo di organismi viventi o loro componenti per migliorare le caratteristiche quali-quantitative di piante e animali; studio di metodologie innovative e sperimentazione di tecniche per la riproduzione e allevamento di specie ittiche in ambiente marino protetto. 129 Sud in competizione Le osservazioni emerse portano ad affermare che: 1) La corrispondenza è più forte per i distretti di più vecchia costituzione, ad esempio per il distretto di Catania sui micro e nano sistemi – in cui l’azienda leader partecipa direttamente al Programma con un numero assai elevato di progetti – e il distretto campano sui materiali polimerici e compositi; più debole per i distretti di più recente individuazione o in via di realizzazione. La Sardegna con alcuni progetti biomedicali. 2) All’interno dei progetti a sportello si segnala una coincidenza tra le aree tecnologiche di intervento ed i distretti individuati; fanno eccezione i Distretti Tecnologici della Basilicata e della Calabria. 3) Dall’analisi della ripartizione degli strategici, si evidenzia una corrispondenza tra i progetti della Basilicata ed il distretto nel settore delle tecnologie innovative per la tutela dei rischi ambientali che lì si intende realizzare. 4) Discorso a parte per i distretti individuati nella Regione Calabria sulla logistica e sui beni culturali in fase di realizzazione. Qui non sembra esserci coincidenza con i settori e le aree tecnologiche abbracciati dagli interventi finanziati nel PON. Come esempio, la Calabria non presenta progetti strategici tanto nel settore prioritario dei trasporti quanto in quello dei beni culturali. 130 Sud in competizione CAPITOLO 6 IL SISTEMA DEGLI INCENTIVI STATALI ALLE IMPRESE CHE INVESTONO IN R&S E INNOVAZIONE TECNOLOGICA 1. Stato di attuazione e dinamica degli interventi pubblici nazionali e regionali a sostegno delle imprese che investono in R&S e innovazione tecnologica Ponendo l’attenzione sugli interventi pubblici nazionali e regionali a sostegno delle imprese che investono in R&S e innovazione tecnologica, emerge che nel periodo 2000-2006 a queste ultime sono state concesse complessivamente agevolazioni per circa 16,56 miliardi di euro: 13,54 miliardi attraverso gli interventi nazionali (26,6% del totale) e 3 miliardi di euro attraverso interventi gestiti dalle Regioni (17,4 % del totale), come mostrato nella tabella. Tabella 1 Agevolazioni concesse per obiettivi nel periodo 2000-2006 (in milioni di euro) Interventi a gestione regionale Obiettivi Interventi nazionali mln euro % 13.542,80 50.858,50 R&S e innovazione tecnologica TOTALE Totale mln euro % 26,6 3015,3 100 17.039,80 Quota % interventi nazionali sul totale mln euro % 17,7 16.558,20 24,4 81,8 100 67.898,30 100 74,9 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Le agevolazioni a favore di R&S e innovazione tecnologica crescono circa del doppio rispetto al 2005, riflettendo sia l’andamento della componente nazionale sulla quale incide il dato significativo del PIA, sia di quella delle misure Docup/Por (Tabella 2). Tabella 2 Agevolazioni concesse per R&S e innovazione tecnologica (in milioni di euro) Interventi 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2000-2006 Nazionali 1.013,3 1.366,6 3.110,8 2.171,9 1.569,9 1.327,7 2.982,7 13.542,8 Regionali 36,5 41,2 56,0 90,0 158,7 255,5 128,6 766,6 Conferiti Totale 149,6 1.199,4 234,9 1.642,7 159,0 3.325,8 234,5 2.496,4 274,4 2.003,0 176,6 1.759,8 211,5 3.322,8 1.440,4 15.749,8 Docup/POR Totale n.d. 1199,4 n.d. 1642,7 n.d. 3325,8 109,4 2605,8 221,3 2224,3 160,8 1920,6 316,8 3639,6 808,4 16558,2 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 131 Sud in competizione 2. Gli interventi agevolativi conferiti e regionali negli ultimi sette anni Dalla classificazione degli interventi in base agli obiettivi di politica industriale (Tabella 3), risulta che le agevolazioni concesse per R&S e innovazione tecnologica registrano valori più elevati tra i provvedimenti conferiti (36,0 %) rispetto agli interventi regionali (10,8%). Tabella 3 Agevolazioni concesse per obiettivo di politica industriale e per categoria di intervento nel periodo 2000-2006 Obiettivi R&S e innovazione tecnologica Totale Regionali mln euro 766,6 7.080,80 Conferiti Totale % mln euro % mln euro % 10,8 1.440,40 36 22.070,00 19,9 100 4.003,10 100 11.083,90 100 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Dalla Tabella 4 emerge che sui provvedimenti indirizzati a R&S e innovazione tecnologica si concentrano, in entrambe le ripartizioni territoriali, una discreta parte delle risorse, con valori percentuali più elevati nel Centro-Nord (24,0%) rispetto al Mezzogiorno (7,8%). Tabella 4 Interventi regionali e conferiti – Agevolazioni concesse per obiettivo di politica industriale e per ripartizione territoriale nel periodo 2000-2006 Centro-Nord Obiettivi R&S e innovazione tecnologica Totale Mezzogiorno mln euro 1.990,40 829,5 % 24 100 mln euro 216,6 2.788,90 Fonte: n. elaborazioni su dati del Ministero dello Sviluppo Economico % 7,8 100 Tra le regioni del Centro-Nord (Figura 1), la maggiore percentuale delle risorse finalizzate a R&S e innovazione tecnologica è la Toscana (57,9%), mentre al Sud è la Basilicata (34,2%). 132 Sud in competizione Figura 1 Interventi regionali e conferiti – Percentuale delle agevolazioni concesse finalizzate a R&S e innovazione tecnologica 70 60 50 40 30 20 10 Abruzzo Sardegna Sicilia Mezzogiorno Molise Veneto Trentino A.A. Piemonte Campania Umbria Italia Valle d.A. Puglia Calabria Marche Centro-Nord Lombardia Liguria Basilicata Friuli V.G. Lazio Emilia R. Toscana 0 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico La crescita tendenziale fino al 2005 delle agevolazioni concesse a sostegno di R&S e innovazione tecnologica e la flessione registrata nel 2006 riflettono l’andamento nel Centro-Nord, dove si concentrano in massima parte le risorse (Tabella 5). Tabella 5 Interventi regionali e conferiti – Agevolazioni concesse per R&S e innovazione tecnologica per ripartizione territoriale (in milioni di euro%) Tipologia di procedimento 2000 2001 2002 % 2004 € % 2005 2006 € % € % € % € % € % Centro-Nord 179 96 264 96 205 95 305 94 335 77 400 93 301 89 Mezzogiorno 6,9 3,7 12 4,3 10 4,7 20 6 98 23 32 7,3 39 11 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico € 2003 3. Gli aiuti alle imprese nell’ambito della programmazione comunitaria É importante considerare anche cosa accade nell’ambito dei POR Ob.1 e Docup Ob.2. Con riferimento ai primi, dalla tabella 7 emerge che, nel periodo 2003-2006, la regione meridionale a cui sono state concesse maggiori agevolazioni in R&S è la 133 133 Sud in competizione Campania, per un ammontare di 245,6 milioni di euro, seguita da Sicilia (con un ammontare di 75,1 milioni di euro) e Puglia (con un ammontare di 53,3 milioni di euro). Tabella 6 Agevolazioni concesse per Regione e per obiettivo 2003-2006 (in milioni di euro) Regioni Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Ob1 R&S e innovazione tecnologica 245,6 53,3 8,7 28,5 75,1 26,1 437,3 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Riguardo alle agevolazioni erogate, la Campania registra il maggior valore pari a 96,6 milioni di euro, seguita da Puglia (15,2 milioni di euro), Calabria (11,6 milioni di euro) e Sardegna (1,9 milioni di euro). Tabella 7 Agevolazioni erogate per regione e per obiettivo 2003-2006 (in milioni di euro) Regioni Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Ob1 R&S e innovazione tecnologica 96,1 15,2 10,6 1,9 124,8 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico In ambito dei Docup Ob.2, sono state concesse agevolazioni in R&S e innovazione tecnologica per un ammontare di 371,2 milioni di euro, con un’incidenza del 16,41% sul totale delle risorse complessivamente impegnate (2260,8 milioni di euro). In particolare: 134,4 milioni di euro destinati alla Toscana, 50,7 all’Emilia Romagna e 44,7 milioni di euro al Piemonte (Tabella 8). Rispetto ai dati relativi al triennio 2003-2005, gli interventi relativi a R&S e innovazione tecnologica mostrano un significativo incremento nelle risorse concesse (+31.9%) e sempre questi ultimi fanno registrare un sia pur modesto aumento di impegni in termini percentuali (+2%), rispetto agli impegni complessivi del periodo. 134 Sud in competizione Tabella 8 Agevolazioni concesse per regione e per obiettivo 2003-2006 (in milioni di euro) Regioni Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Bolzano Trento Veneto Friuli V. Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Totale Ob.2 R&S e innovazione tecnologica 44,7 0,5 17 24,4 18 20,3 50,7 134,8 3,7 17,8 14,1 25,2 371,2 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Le erogazioni, per regione e per obiettivo (R&S e innovazione tecnologica), ammontano a 214,9 milioni di euro, pari al 9,51% delle risorse complessivamente impegnate; di cui 107,3 milioni di euro destinati alla Toscana, 27,2 milioni di euro al Piemonte, e 20,2 milioni di euro all’Abruzzo (Tabella 9). Le erogazioni per l’obiettivo considerato nel periodo 2003-2006 crescono del 69,1% rispetto al periodo 2003-2005. Tabella 9 Agevolazioni erogate per regione e per obiettivo 2003-2006 (in milioni di euro) Regioni Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Bolzano Trento Veneto Friuli V. Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Totale Ob.2 R&S e innovazione tecnologica 27,2 0,3 12,8 5,5 4,6 6,2 17,3 107,3 4,3 5,3 3,8 20,2 214,9 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico 135 Sud in competizione 4. L’analisi per obiettivi: una valutazione complessiva degli interventi agevolativi Nel 2006 il numero complessivo degli interventi attivi è di 339 di cui 56 fanno capo ad amministrazioni centrali (sono i cosiddetti interventi nazionali); altri 15, definiti decentrati, sono quelli che erano di competenza delle amministrazioni centrali ma che sono stati trasferiti a seguito del processo di decentramento alle amministrazioni regionali disposto dal D. Lgs.112 del 1998 ed altri 268 sono regionali (Tabella 10). Di questi, 339, 35 sono a sostegno della R&S e innovazione tecnologica, con un’incidenza del 10,2% sul totale. Tabella 10 Interventi nazionali, decentrati e regionali suddivisi per obiettivo Obiettivo R&S e innovazione tecnologica Totale Intervanti nazionali Numero % 13 23,2 56 100 Intervanti decentrati Numero % 3 20 15 100 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Interventi regionali Numero % 19 7,1 268 100 All’interno dell’obiettivo R&S e innovazione tecnologica è maggiore la numerosità degli interventi regionali (19), con un’incidenza del 23,2% sul totale. Seguono gli interventi nazionali (13), con un’incidenza del 23,2% sul totale ed, infine, gli interventi decentrati (3), con un’incidenza del 20,0% sul totale. Le agevolazioni che, complessivamente, sono state concesse dalle amministrazioni centrali e da quelle regionali al sistema delle imprese nel periodo 2000-2006 (Tabella 11) ammontano a 60,3 miliardi di euro, così ripartiti tra le varie categorie di interventi: -- 49,8 miliardi (82,6% del totale) mediante gli strumenti nazionali; -- 3,9 miliardi (6,5%) attraverso quelli decentrati; -- 6,6 miliardi (10,9%) per il tramite degli strumenti regionali. All’obiettivo R&S e innovazione tecnologica è stato destinato il 25,9% di risorse finanziarie, per un ammontare di 15,64 miliardi di euro. L’esame condotto a livello delle categorie degli interventi (nazionali, decentrati, regionali) evidenzia le seguenti particolarità: -- gli interventi nazionali hanno destinato il 27,1% delle risorse a favore dell’obiettivo; -- gli interventi regionali hanno destinato il 10,8% delle risorse a favore dell’obiettivo; -- gli interventi decentrati hanno destinato il 35,9% delle risorse a favore dell’obiettivo. 136 Sud in competizione Tabella 11 Interventi nazionali, decentrati e regionali suddivisi per obiettivo Obiettivo R&S e innovazione tecnologica Totale Intervanti nazionali mln euro % 13.506,00 27,1 49.784,60 100 Intervanti decentrati Interventi regionali mln euro % mln euro % 1.420,50 35,9 717,1 10,8 3.960,50 100 6.627,30 100 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico L’evoluzione complessiva delle agevolazioni concesse (Tabella 12) si caratterizza nel 2006 per un’inversione di tendenza: infatti, alle riduzioni progressive che avevano contraddistinto tutti gli anni a partire dal 2003, si contrappone un incremento consistente: si passa infatti dai 6,8 miliardi di euro del 2005 ai 9,4 miliardi di euro del 2006. Il valore complessivo delle agevolazioni concesse si pone tra i livelli più elevati registrati nel periodo in osservazione (solo nel 2001 e nel 2002 si sono riscontrati volumi più elevati). Al riguardo, si deve tuttavia sottolineare che il predetto incremento è imputabile alla legge 488/92 e ai contratti di programma, i cui dati includono i valori riferiti al finanziamento agevolato che, come noto, viene restituito dalle imprese e, pertanto, non rappresenta l’effettiva agevolazione di cui beneficiano le imprese. Tabella 12 Agevolazioni concesse per Obiettivo nel periodo 2000-2006 (in milioni di euro) Obiettivo R&S e innovazione tecnologica Totale 2000 1.176 4.775 2001 1.588 11.107 2002 3.324 11.218 2003 2.493 8.887 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico 2004 1.980 8.191 2005 1.760 6.838 2006 3.323 9.357 In particolare, l’evoluzione delle agevolazioni concesse per obiettivo R&S e innovazione tecnologica (Tabella 12) si caratterizza nel 2006 per un’inversione di tendenza: infatti, alle riduzioni progressive che avevano contraddistinto tutti gli anni a partire dal 2003, si contrappone un incremento consistente: si passa infatti da 1,7 miliardi di euro (con un’incidenza del 25,4% sul totale) del 2005 a 3,3 miliardi di euro (con un’incidenza del 34,44% sul totale) del 2006. Per quanto riguarda le erogazioni (Tabella 13) delle agevolazioni concesse alle imprese, nel periodo 2000-2006 sono stati erogati complessivamente 38,8 miliardi di euro. A livello di singola categoria di interventi (nazionali, decentrati e regionali), si registra una dinamica simile a quella rilevata per le agevolazioni concesse. Infatti, il 79,7% delle erogazioni è intervenuto attraverso gli strumenti di aiuto nazionali, il 9,5% con gli strumenti decentrati ed il rimanente 10,8% con quelli regionali. All’obiettivo R&S e innovazione tecnologica è stato trasferito un volume di risorse pari 10.231,2 milioni di euro, corrispondenti al 26,6% del totale. 137 Sud in competizione L’esame delle erogazioni per obiettivo a livello di singola categoria di intervento (nazionali, decentrati, e regionali) si caratterizza per i seguenti aspetti: -- gli interventi nazionali hanno destinato 9.128,6 milioni di euro, corrispondenti al 29,5% del totale; -- gli interventi decentrati hanno destinato 795,8 milioni di euro, corrispondenti al 21,6% del totale; -- gli interventi regionali hanno destinato 306,8%, corrispondenti al 7,4% del totale. Tabella 13 Agevolazioni concesse riferite agli strumenti nazionali, decentrati, regionali per obiettivo nel periodo 2000-2006 (in milioni di euro) Obiettivo Intervanti nazionali mln euro % Intervanti decentrati mln euro % Interventi regionali mln euro % R&S e innovazione tecnologica (*) Totale 9.128,60 30.985,60 29,5 100 795,8 3.686,00 21,6 100 306,8 4.160,50 7,4 100 *Gli importi indicati in tale obiettivo includono anche l’ammontare dei finanziamenti agevolati, che sono restituiti dalle imprese e che pertanto non rappresentano l’agevolazione finanziaria di cui beneficia l’impresa. Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico A differenza di quanto riscontrato per le agevolazioni concesse, per quanto riguarda le agevolazioni erogate (Tabella 14), anche nel 2006 si conferma, e addirittura si accentua, il trend decrescente avviato nel 2003: si passa infatti da 5,3 miliardi di euro (2005) a 4,4 miliardi di euro. Una delle riduzioni più forti si ha proprio per l’obiettivo R&S e innovazione tecnologica, infatti si passa da 1.710 milioni di euro nel 2005 a 1.504 milioni di euro nel 2006. La riduzione è in larga misura imputabile alla legge 46/82 (FIT). Tabella 14 Agevolazioni erogate per obiettivo nel periodo 2000-2006 (in milioni di euro) Obiettivi R&S e innovazione tecnologica Totale 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 940 4.181 1.268 5.794 1.294 7.224 1.956 6.296 1.560 5.572 1.710 5.319 1.504 4.446 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico 5. Il Fondo per l’Innovazione Tecnologica (FIT) Il FIT (Fondo per l’Innovazione Tecnologica) è gestito dal Ministero delle Attività Produttive secondo le disposizioni della legge 46/82. É uno strumento finanziario destinato al sostegno dei programmi di ricerca relativi ad attività preponderanti di sviluppo precompetitivo. 138 Sud in competizione Per sviluppo precompetitivo si intende la concretizzazione dei risultati della ricerca industriale in un piano, progetto o disegno per prodotti, processi produttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati, siano essi destinati alla vendita o all’utilizzazione, compresa la creazione di un primo prototipo non idoneo ai fini commerciali. L’obiettivo generale che si prefigge il FIT consiste nell’incentivare le attività di ricerca volte allo sviluppo tecnologico in qualunque settore. Le tipologie di azioni finanziabili sono: 1. progetti di ricerca che prevedano preponderanti attività di sviluppo precompetitivo con eventuali attività connesse di ricerca industriale; 2. progetti di ricerca che comprendano attività relative alla realizzazione di nuovi centri di ricerca e di ampliamento, ammodernamento, ristrutturazione, riconversione, riattivazione, acquisizione o delocalizzazione di centri già esistenti. Possono beneficiare delle agevolazioni del Fondo per l’Innovazione Tecnologica (FIT) i seguenti soggetti giuridici: (a)imprese produttrici di beni e servizi, o esercenti attività di trasporto; (b)imprese agro-industriali che svolgono prevalentemente attività industriale; (c)imprese artigiane di produzione di beni; (d)centri di ricerca industriale con personalità giuridica autonoma costituiti dai soggetti di cui alle lettere a), b) e c); (e)altri soggetti individuati da bandi per programmi di particolare rilevanza; (f) consorzi e società consortili costituiti dai soggetti sopra indicati ed altri soggetti pubblici o privati, se la partecipazione delle imprese è superiore al 50% dell’ammontare del fondo consortile o del capitale sociale. Il valore di tale partecipazione finanziaria è fissato al 30% per i consorzi e le società consortili aventi sede nelle aree depresse (Obiettivo 1, Obiettivo 2, phasing out, zone di cui alla deroga 87,3,c) e in Abruzzo.) I soggetti sopra indicati possono altresì presentare programmi congiuntamente tra di loro. I soggetti beneficiari possono, inoltre, presentare i loro programmi congiuntamente con università, enti di ricerca, ENEA ed ASI (Agenzia Spaziale Italiana), a condizione che le attività dei soggetti di cui sopra abbiano un costo superiore al 50% del costo complessivo del programma (ovvero superiore al 30% ove il programma si svolga nelle aree in Obiettivo 1, Obiettivo 2, phasing out, zone di cui alla deroga 87,3,c) e in Abruzzo). Per tutte le imprese di produzione e di servizi operanti in Italia (incluse le PMI), il Fondo per l’Innovazione Tecnologica (F.I.T.) mette a disposizione finanziamenti che coprono fino al 100% delle spese progettuali ammissibili, con una quota massima del 40% di finanziamento a fondo perduto, ed un 60% di finanziamento agevolato con tasso di interesse pari intorno all’1,2% annuo. 139 Sud in competizione Tabella 15 Dati finanziari (in milioni di euro) 2003 2004 2005 Stanziamenti 202,45 100,88 23,41 - Impegni 628,04 342,62 4,04 119,57 Erogazione 398,87 552,41 504,46 240,98 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 2006 Da tale tabella emerge che l’importo degli stanziamenti si è man mano ridotto, passando dai 202,45 milioni di euro nel 2003 ai 23,41 milioni di euro nel 2005. Tale tendenza si è verificata anche per gli impegni, passando dai 628,04 milioni di euro nel 2003 ai 119,57 milioni di euro nel 2006. Le erogazioni, pur avendo registrato un aumento nel 2004 (+38,5%)e nel 2005 (+26,5%), hanno poi subito una riduzione del 39,6% nel 2006 rispetto al 2003. Tabella 16 Investimenti (in milioni di euro) 2003 2004 2005 2006 Centro-Nord 652,16 296,82 6,87 82,97 Mezzogiorno 53,27 81,72 - 43,41 Regione non classif. Totale Italia 705,43 378,54 6,87 5,15 131,53 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico I dati raccolti relativamente al periodo 2003-2006 mostrano un trend calante degli investimenti a partire dal 2003 (Tabella 15). Infatti, l’ammontare complessivo degli investimenti nel 2006 è pari 131,53 milioni di euro, di cui 82,97 milioni di euro al Centro-Nord, 43,41 milioni di euro al Mezzogiorno e 5,15 milioni di euro in regione non classificata. Rispetto al 2003, si è avuta una riduzione dell’81,35%, che ha riguardato in misura più drastica il Centro-Nord (-87,3%) e in misura più lieve il Mezzogiorno (-18,5%), anche se nel Mezzogiorno si è verificato un aumento nel 2004 (+53,41%), rispetto al 2003. Nel periodo 2003-2006, le domande presentate sono state 4.481, per un ammontare di 7.747,78 milioni di euro (Tabella 16). In particolare al Centro-Nord ne sono state presentate 3946 (88,06% del totale), corrispondenti a 6.478,55 milioni di euro. Ciò che risulta evidente, rispetto al 2003, è la presenza di un trend crescente, infatti si passa da 620 domande nel 2003 a 1.416 nel 2006. I valori più elevati nel 2006 si registrano in Veneto (516), Lombardia (327) ed Emilia Romagna (183), mentre nel Mezzogiorno ne sono state presentate 535 (11,94% del totale), corrispondenti a 1269,24 milioni di euro. Ciò che emerge rispetto al 2003 è la presenza di un trend in crescita, infatti si passa da 6 domande nel 2003 a 161 domande nel 2006, anche se valori più elevati si sono registrati nel 2004 140 Sud in competizione (191). Nel 2006 a registrare i valori più elevati sono la Campania (66), l’Abruzzo (30) e la Puglia (21). Nel periodo di analisi, le domande approvate sono state 892, per un ammontare di 1094,27 milioni di euro. Riguardo al Centro-Nord, le domande approvate sono state 652 (73,09% del totale), corrispondenti ad un importo di 922,73 milioni di euro. Risulta evidente che, rispetto al 2003, il numero di domande è diminuito, infatti si è passati da 280 domande nel 2003 a 175 nel 2006. I valori più elevati nel 2006, sono emersi in Veneto (36), in Piemonte (29) e in Toscana (28). Nel Mezzogiorno, le domande approvate sono state 238, per un importo di 166,92 milioni di euro. Il trend, in questo caso, è invece crescente, infatti si passa da 22 domande nel 2003 a 156 domande nel 2006. Le regioni del Mezzogiorno che hanno presentato i valori più elevati nel 2006 sono la Sicilia (62), la Campania (29), l’Abruzzo (23). 141 142 10,26 0,02 0,51 15,35 860,51 3 1 1 6 626 25,93 12 5 1 49 12 7 9 11 620 1 590,57 503 2,71 0,72 80,65 11,62 24,38 25,51 45,63 845,16 4,56 37,44 11 302 191 1.270 628,05 6,77 3 1.079 46 4 63 19 7 12 32 8 128 3 196 3 149 38 36 174 139 39 44 130 51,63 6,02 1 22 15,28 5,01 576,42 18,55 52,72 9,33 40,92 152,30 34,30 0,69 30,00 18,33 168,25 69,58 8 3 280 7 28 4 8 80 29 1 12 15 79 24 1.361,13 246,94 1.114,19 58,93 1,50 63,70 14,48 10,34 8,65 81,40 7,94 146,19 3,99 198,58 2,50 127,71 37,83 33,85 186,33 133,53 65,81 41,63 136,24 251 60 20 8 5 8 11 1 191 7 10 1 69 1 19 9 7 23 18 5 5 24 342,65 75,82 17,95 10,34 8,76 5,68 24,5 1,57 266,83 7,02 11,82 2,22 112,60 1,58 20,92 12,37 10,31 38,62 20,18 5,32 6,95 23,94 1.008 177 831 21 5 105 8 3 7 14 14 137 1 203 4 46 8 72 81 48 28 61 142 2490,91 334,05 2.156,86 36,60 6,03 216,82 19,10 5,59 13,70 19,38 16,83 248,72 3,44 669,66 13,46 142,50 16,03 183,73 213,61 126,07 33,29 93,13 413,22 6 6 3 3 4,04 4,04 2,22 1,82 225,69 1,63 743,39 26,20 280,36 42,01 48,48 439,55 168,37 44,85 151,61 190,19 1.577 161 66 21 6 14 16 8 3.035,23 672,90 259,46 94,33 40,74 47,20 126,65 44,13 1.416,00 2.362,33 30 60,39 77 48 327 10 516 15 21 183 82 22 49 66 156 2 333 39,47 4,68 119,57 75,44 3,1 0,68 12,56 3,48 4,8 3,17 9,24 2,44 11,4 14,28 1,74 1,06 9,81 16 28 5 11 17 175 23 2 29 16 5 17 62 2 6,29 2,47 6,53 0,29 16,55 5,02 29 2 19 2 36 10 2003 2004 2005 2006 Domande Domante Domande Domante Domande Domante Domande Domante A Presentate Approvate Presentate Approvate Presentate Approvate Presentate pprovate Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino Alto-Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Non classif. Centro-Nord Centro-Nord Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Non classif. Mezzogiorno Mezzogiorno Regione non classif. Totale Regioni Tabella 17 Distribuzione regionale delle domande di agevolazione (numero e milioni di euro) Sud in competizione Sud in competizione 6. Il Fondo per le Agevolazioni e la Ricerca (FAR) Il FAR, fondo per le Agevolazioni alla Ricerca è gestito direttamente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in base al Decreto Legislativo n.297 del 1999. È un fondo a carattere rotativo: consiste di una disponibilità patrimoniale utilizzata per erogare mutui alle imprese a tasso agevolato, reintegrata attraverso il rimborso per capitale e interessi dei mutui concessi, al fine di consentire il finanziamento di nuove iniziative. Ha la finalità di finanziare i costi di attività di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo, attraverso finanziamento agevolato e finanziamento a fondo perduto, ove per ricerca industriale si intende la ricerca pianificata e le indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze utili: -- per la messa a punto di nuovi prodotti, processi produttivi e servizio; -- per conseguire un notevole miglioramento dei prodotti, processi produttivi o servizi esistenti. Per sviluppo competitivo si intende la concretizzazione dei risultati di attività di ricerca industriale in un piano, un progetto o un disegno relativo a prodotti, processi produttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati, destinati alla vendita o all’utilizzazione, compresa la creazione di un primo prototipo non idoneo ai fini commerciali. I soggetti ammissibili al FAR sono: 1. imprese che esercitano attività industriale diretta alla produzione di beni e/o di servizi; 2. imprese che esercitano attività di trasporto per terra, per acqua o per aria; 3. imprese artigiane di produzione di cui alla Legge 8 agosto 1985, n. 443; 4. centri di ricerca con personalità giuridica autonoma promossi da uno o più dei soggetti di cui ai precedenti 1), 2) e 3); 5. consorzi e società consortili comunque costituiti, purché con partecipazione finanziaria superiore al 50% di soggetti ricompresi in una o più delle precedenti soggetti 1), 2), 3), 4). Il limite della partecipazione finanziaria è fissato al 30% per consorzi e società consortili aventi sede nelle aree considerate economicamente depresse del territorio nazionale ai sensi delle vigenti disposizioni comunitarie; 6. parchi scientifici e tecnologici indicati nella deliberazione MIUR del 25 marzo 1994; 7. enti di ricerca a carattere regionale e parchi scientifici e tecnologici istituiti con legge regionale; 8. società di ricerca costituite con le risorse del Fondo Speciale Ricerca Applicata ex L.46/82. Quali soggetti ammissibili al FAR, le piccole e medie imprese sono individuate secondo la definizione indicata nella disciplina comunitaria degli aiuti di stato alle PMI (reg. 96/C213/04). 143 Sud in competizione ----- ------ Le PMI devono avere: meno di 25 dipendenti; un fatturato non superiore a 40 milioni euro; un totale di bilancio annuo non superiore a 27 milioni di euro; il requisito dell’indipendenza (il capitale ed i diritti di voto non devono essere detenuti per il 25% da una sola impresa, oppure, congiuntamente, da più imprese non conformi alla definizione comunitaria di PMI). Le tipologie di investimenti agevolabili sono relative a: progetti di ricerca da realizzarsi in ambito nazionale; progetti di ricerca nazionali da realizzarsi in centri di ricerca nuovi o da ristrutturare, con annesso progetto di formazione; progetti di ricerca in ambito internazionale; progetti di ricerca presentati in conformità a bandi specifici emanati dal MURST, con annesso progetto di formazione; progetti di formazione di personale di ricerca. Per tale iniziativa non sono ammissibili i progetti presentati congiuntamente tra i soggetti beneficiari. Tabella 18 Dati finanziari (in milioni di euro) Stanziamenti Impegni Erogazione Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 2003 350 150,79 437,19 2004 378,41 483,79 55,05 2005 420,72 406,05 124,86 2006 313,17 191,27 219,19 Dalla tabella 1 emerge che, nel 2006, gli stanziamenti, pari ad un importo di 313,17 milioni di euro sono diminuiti del 10,52% rispetto al 2003; anche se nel 2004 e nel 2005 si è avuto un aumento, rispettivamente, dell’8,12% e del 20,21% rispetto al 2003. Nel 2006, invece, gli impegni, sono aumentati del 26,85% rispetto al 2003, attestandosi ad un importo di 191,27 milioni di euro, anche se i valori più elevati si sono avuti nel 2004 e nel 2005 (rispettivamente, 483,79 milioni di euro e 406,05 milioni di euro). I dati relativi al periodo 2004-2006 evidenziano un trend decrescente per le erogazioni, infatti si è passati da 437,19 milioni di euro nel 2003 a 219,19 milioni di euro nel 2006 e si è avuta una riduzione del 49,86%. Tabella 19 Investimenti (in milioni di euro) Centro-Nord Mezzogiorno Regione non classif. Totale Italia Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 144 2003 54,95 186,96 241,91 2004 236,59 260,73 147,3 644,62 2005 211,83 162,76 126,83 501,42 2006 16,97 200 216,97 Sud in competizione L’ammontare complessivo degli investimenti agevolati nel periodo 2000-2006 è pari a 1604,92 milioni di euro, di cui 520,34 milioni di euro sono attribuiti al Centro-Nord, 810,45 milioni di euro al Mezzogiorno e 274,13 a Regione non classificata. Dalla tabella emerge che, rispetto al 2003, si è avuto un incremento del 166,47% nel 2004 e del 107,3% nel 2005, mentre nel 2006 si è avuta una riduzione del 10,31%. In particolare, i dati relativi al Centro-Nord mostrano un trend inizialmente in crescita, infatti, si è passati dai 54,95 milioni di euro del 2003 ai 236,59 milioni di euro nel 2004 e a 211,83 milioni di euro nel 2005 e poi calante, fino ad arrivare a 16,97 milioni di euro nel 2006. Per quanto concerne il Mezzogiorno, si è passati dai 186,96 milioni di euro del 2003 a 200 milioni di euro del 2006 (+7%), anche se il valore più elevato si è avuto nel 2004 (260,73 milioni di euro). Nel periodo 2003-2006 sono state presentate in Italia 682 domande per un importo di 2.247,31 milioni di euro. In particolare, 79 domande sono state presentate al Centro-Nord (11,58% del totale), per un importo di 185,56 milioni di euro. I dati mostrano un trend in calo, infatti si è passati dalle 33 domande nel 2003 alle 22 domande nel 2006. I valori più elevati nel 2006 si sono registrati in Lombardia (5), in Emilia Romagna,Toscana e Umbria (3). Nel Mezzogiorno ne sono state presentate 608 (89,15% del totale), per un importo di 2.061,75 milioni di euro. Risulta evidente che dal 2003 al 2006 c’è stata una riduzione del 93%. Nel 2006 i valori più elevati hanno riguardato la Campania (10), la Puglia (3) e il Molise (2). Riguardo alle domande approvate, dalla tabella emerge che il loro numero si attesta alle 564 unità, per un importo di 1.368,96 milioni di euro. In particolare, 76 domande (13,48% del totale) sono state approvate al Centro-Nord, per un importo di 203,48 milioni di euro. Dal 2003 al 2006 si è avuta una riduzione del 71,43%, anche se nel 2005 si è avuto un aumento (+25%) rispetto al 2003. Significativi risultano i valori relativi alla Lombardia (4), Lazio (2). Nel Mezzogiorno, invece, ne sono state approvate 472 (83,7% del totale), corrispondenti ad un importo di 1.080 milioni di euro. Appare evidente la presenza di un trend crescente, infatti si è passati dalle 73 domande nel 2003 alle 79 domande nel 2006. L’aumento è stato del 8,22%, anche se i valori più elevati si sono avuti nel 2004 e nel 2005, con, rispettivamente, 208 e 112 domande. Nel 2006 i valori più elevati sono riscontrabili in Campania (27), in Puglia (18) e Sicilia (14). 145 146 61,09 2,31 4,18 8,04 75,62 5,44 122,18 119,05 28,45 34,54 78,84 55,75 4,19 448,44 524,06 25 2 2 3 33 3 77 69 11 23 43 28 3 257 290 336 150,80 101 330 104,28 1.626,99 1.590,79 7,40 465,94 147,07 589,15 101,00 216,22 64,01 1 102 38 17 47 98 27 73 36,20 8,57 6 1 4,48 5,91 1 1 11,38 2 56,75 4,82 10,12 0,21 23,01 9,37 46,52 6,28 12,53 1,84 3,19 0,42 3,78 5,06 2,57 39 5 4 1 18 6 28 2 8 1 4 1 1 4 2 208 6 219 75 52 11 12 37 19 5 2 1 4 528,47 66,01 624,50 218,45 130,28 34,97 11,84 93,96 38,74 30,02 0,23 8,80 21,22 6,10 1 16 50,62 11,26 4,67 1 3 0,49 39,36 1 13 5,92 0,40 5,67 4,39 1 2 1 1 17,88 5,10 3 5 112 10 157 35 3 1 35 30 7 9 15 12 3 6 1 5 3 3 2 5 1 271,29 19,45 406,08 115,34 15,17 4,28 86,19 54,84 18,88 28,12 35,63 28,18 11,30 23,44 6,55 22,28 4,83 9,03 5,32 5,84 1,19 40 18 2 2 10 3 1 22 3 2 3 3 3 2 5 45,64 11,26 6,10 4,67 0,49 34,38 5,92 0,40 5,67 4,39 17,88 0,12 87 79 27 18 5 5 14 6 8 4 2 1 1 4 187,58 175,98 68,53 45,01 12,83 9,74 27,57 4,09 11,60 8,21 0,84 0,52 0,23 10,01 2003 2004 2005 2006 Domande Domante Domande Domante Domande Domante Domande Domante Presentate Approvate Presentate Approvate Presentate Approvate Presentate Approvate Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo 1 5 10,85 1 5,86 6 25,56 1 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino Alto-Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Non classif. Centro-Nord Centro-Nord Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Non classif. Mezzogiorno Mezzogiorno Regione non classif. Totale Regioni Tabella 20 Distribuzione regionale delle domande di agevolazione (numero e milioni di euro) Sud in competizione Sud in competizione 7. Confronto tra FIT e FAR Dopo aver analizzato singolarmente i due strumenti di agevolazione a sostegno delle imprese che investono in R&S e innovazione tecnologica, oggetto del presente capitolo è il confronto tra il FIT e il FAR, con particolare attenzione alla situazione del Mezzogiorno. Tabella 21 Dati finanziari (in milioni di euro) Stanziamenti Impegni Erogazione FIT 326,74 1094,27 1696,72 FAR 1462,3 1231,9 836,29 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Dalla Tabella 20 e dalla Figura 2 emerge che, nel periodo 2003-2006, per le voci Stanziamenti e Impegni, i valori più elevati sono riscontrabili per il Fondo Agevolazione alla Ricerca, mentre per quanto riguarda le Erogazioni, l’importo più elevato è previsto per il Fondo Innovazione Tecnologica. Figura 2 Dati finanziari (in milioni di euro) Erogazioni FAR Impegni FIT Stanziamenti 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 Milioni di euro Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico 147 Sud in competizione Tabella 22 Investimenti (in milioni di euro) Centro-Nord Mezzogiorno Regione non classif. Totale Italia FIT 1038,82 178,4 5,15 1222,37 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico FAR 520,34 810,45 274,13 1604,92 Anche con riferimento a tale tabella, è evidente che gli investimenti sono più elevati nel caso del FAR, per un ammontare di 1604,92 milioni di euro, contro i 1.222,37 milioni di euro del FIT. Riguardo al FIT, circa l’85% delle risorse è destinato al Centro-Nord, il 14,6% al Mezzogiorno e lo 0,42 % a regione non classificata (Figura 3). Figura 3 Investimenti FIT Centro-Nord 84,98% Mezzogiorno 14,59% Centro-Nord Mezzogiorno Regione non classif. Regione non classif. 0,42% Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Il FAR, per il periodo 2003-2006, ha invece destinato il 32,42% delle risorse al Centro-Nord, il 50,5% al Mezzogiorno e il 17,08% a Regione non classificata. (Grafico 3) 148 Sud in competizione Figura 4 Investimenti FAR Mezzogiorno 50,50% Regione non classif. 17,08% Centro-Nord Mezzogiorno Regione non classif. Centro-Nord 32,42% Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Tabella 23 Confronto FIT e FAR: distribuzione nel Mezzogiorno delle domande di agevolazione (numero e milioni di euro) Regioni Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Non classif. Mezzogiorno Mezzogiorno Totale FIT Domande presentate Domande approvate Numero Importo Numero Importo 98 160,48 37 28,67 9 7,53 2 0,68 237 550,24 57 45,79 49 127,93 27 18,83 16 56,67 10 13,56 33 69,55 26 14,87 63 227,94 73 33,74 30 68,9 6 10,78 0 535 1.269,24 238 166,92 4.481 7.747,78 892 1.094,31 FAR Domande presentate Domande approvate Numero Importo Numero Importo 3 5,44 9 23,61 3 7,4 1 4,28 190 589,1 176 429,92 110 266,12 105 234,95 30 626,94 27 76,8 70 135,54 27 49,91 144 307,26 84 180,17 55 119,76 43 80,38 3 4,19 0 0 608 2.061,75 472 1.080,02 682 2.247,31 564 1.368,96 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Dalla tabella 22, in riferimento al FIT, emerge che nel Mezzogiorno sono state presentate 535 domande (pari all’11,94% del totale), per un importo pari a 1.269,24 milioni di euro. Gli importi più elevati sono riscontrabili in Campania (550,24 milioni di euro), in Sicilia (227,94 milioni di euro) e in Abruzzo (160,48 milioni di euro). Mentre, per quanto riguarda il FAR, ne sono state presentate 608 (pari all’89,15% del totale), per un ammontare di 2.061,75 milioni euro. Gli importi più elevati sono riscontrabili in Basilicata (626,94 milioni di euro) in Campania (589,1 milioni di euro) e in Sicilia (307,26 milioni di euro). 149 Sud in competizione Figura 4 Domande presentate (in milioni di euro) 700 600 500 Domande presentate FIT 400 300 Domande presentate FAR 200 100 !Sardegna Sicilia !Calabria Basilicata Puglia !Campania Molise Abruzzo 0 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Nel periodo 2003-2006 nel Mezzogiorno sono state approvate, per il FIT, 238 domande (pari al 26,68% del totale), per un ammontare di166,92 milioni di euro. Da notare sono gli importi della Campania (45,79 milioni di euro), della Sicilia (33,74 milioni di euro) e dell’Abruzzo (28,67 milioni di euro). Per il FAR ne sono state approvate 472 (pari all’83,7% del totale), per un ammontare di 1.080,02 milioni di euro. Gli importi più elevati sono quelli della Campania (429,92 milioni di euro), della Puglia (234,95 milioni di euro) e della Sicilia (180,17 milioni di euro), come mostrato nella Figura 5. 150 Sud in competizione Figura 5 Domande approvate (in milioni di euro) 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 Domande approvate FIT !Sardegna Sicilia !Calabria Basilicata Puglia !Campania Molise Abruzzo Domande approvate FAR Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Tabella 24 Confronto FIT e FAR: importo medio di ciascun progetto approvato (numero e milioni di euro) Regioni Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Non classif. Mezzogiorno Mezzogiorno Italia Numero 37 2 57 27 10 26 73 6 238 892 FIT Domande approvate Importo Importo medio Numero 28,67 0,77 9 0,68 0,34 1 45,79 0,8 176 18,83 0,7 105 13,56 1,36 27 14,87 0,57 27 33,74 0,46 84 10,78 1,8 43 166,92 0,7 472 1094,31 1,23 564 FAR Domande approvate Importo Importo medio 23,61 2,62 4,28 4,28 429,92 2,44 234,95 2,24 76,8 2,84 49,91 1,85 180,17 2,14 80,38 1,87 1.080,02 2,29 1.368,96 2,43 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico A questo punto, è importante porre l’attenzione sull’importo medio di ciascun progetto. Dalla Tabella 23 emerge che nel Mezzogiorno l’importo medio di ciascun progetto approvato è di 0,70 milioni di euro per il FIT e di 2,29 milioni di euro per il FAR. Risulta evidente dalla Figura 6 che, nel caso del FIT, l’importo più elevato lo si ha in Sardegna (1,80 milioni di euro), seguita da Basilicata (1,36 milioni di euro) e Campania (0,80 milioni di euro); mentre, nel caso del FAR, gli importi più elevati si hanno in Molise (4,28 milioni di euro), in Basilicata (2,84 milioni di euro) e in Abruzzo (2,62 milioni di euro). 151 Sud in competizione Figura 6 Importo medio delle domande approvate (in milioni di euro) 4,5 4,0 3,5 3,0 Importo medio FIT 2,5 Importo medio FAR 2,0 1,5 1,0 0,5 Italia Mezzogiorno !Sardegna Sicilia !Calabria Basilicata Puglia !Campania Molise Abruzzo 0,0 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Analizzando i dati della Campania e della Sicilia dalla Tabella 5 emerge che, nel periodo 2003-2006, in Campania sono state approvate 57 domande, per un importo di 45,79 milioni di euro con un’incidenza del 27,43% sul totale; mentre in Sicilia ne sono state approvate 73 domande, per un importo di 33,74 milioni di euro, con un’incidenza del 20,21% sul totale del Mezzogiorno. Tabella 25 Confronto FIT Campania-Sicilia (numero e milioni di euro) Regioni Campania Sicilia Mezzogiorno Numero 57 73 238 Domande Approvate FIT Importo % 45,79 27,43 33,74 20,21 166,92 100 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Importo medio 0,8 0,46 0,7 La Figura 7 mostra che in Campania, in media, sono state approvate domande per un importo di 0,8 milioni di euro (al di sopra della media del Mezzogiorno e al di sotto di quella dell’Italia), mentre in Sicilia sono state approvate domande per un importo medio di 0,46 milioni di euro (al di sotto della media del Mezzogiorno e di quella dell’Italia). 152 Sud in competizione Figura 7 Domande approvate FIT (importo medio – milioni di euro ) 1,4 1,2 1 0,8 0,6 0,4 0,2 ITALIA MEZZOGIORNO Sicilia !Campania 0 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico In riferimento al FAR (Tabella 26), in Campania sono state approvate 176 domande, per un importo di 429,92 milioni di euro, corrispondenti al 39,81% del totale. In Sicilia ne sono state approvate 84, per un importo di 180,17 milioni di euro, con un’incidenza del 16,68% sul totale del Mezzogiorno. Tabella 26 Confronto FAR Campania-Sicilia (mumero e milioni di euro) Regioni Campania Sicilia Mezzogiorno Numero 176 84 472 Domande Approvate FAR Importo % 429,92 39,81 180,17 16,68 1.080,02 100 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Importo medio 2,44 2,14 2,29 Osservando la Figura 8, emerge che in Campania sono state approvate domande per un importo medio di 2,44 milioni di euro (al di sopra della media del Mezzogiorno e di quella dell’Italia), mentre in Sicilia sono state approvate domande per un importo medio di 2,14 milioni di euro (al di sotto della media del Mezzogiorno e di quella Italiana). 153 Sud in competizione Figura 8 Domande approvate FAR (importo medio – milioni di euro) ITALIA MEZZOGIORNO Sicilia !Campania 2,5 2,45 2,4 2,35 2,3 2,25 2,2 2,15 2,1 2,05 2 1,95 Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico Dalla tabella 26 emerge che le differenze tra i due strumenti riguardano: -- amministrazione di riferimento e soggetto attuatore; -- programmi finanziabili; -- soggetti beneficiari; -- finanziamento; -- investimenti/spese agevolabili; -- cofinanziamento UE La differenza sostanziale fra questi due strumenti di sostegno alla ricerca risiede nella distribuzione percentuale fra attività di ricerca industriale ed attività di sviluppo precompetitivo. Le prime sono svolte al fine di ottenere elementi di carattere scientifico e/o ingegneristico necessari ad avviare le eventuali e successive fasi di sviluppo precompetitivo. In queste ultime le esperienze maturate divengono strumento essenziale alla realizzazione del prodotto finito, sia pure in fase prototipale. L’art. 2 del D.Lgs. 297/99 precisa, sulla base delle vigenti definizioni comunitarie in materia, che il sostegno accordato alle imprese dal MIUR riguarda le “attività di ricerca industriale, eventualmente estese a non preponderanti attività di sviluppo precompetitivo, purché necessarie alla validazione dei risultati delle attività di ricerca industriale. L’ambito di intervento del Ministero della Ricerca viene pertanto chiaramente distinto rispetto alla sfera di competenza del Ministero delle Attività Produttive che, dalla recente riforma del proprio Fondo per l’Innovazione Tecnologica attuata con Direttiva Ministeriale del 16 gennaio 2001, viene collocato nelle “attività di prevalente sviluppo precompetitivo”. Il D.Lgs. 297/99 prevede il reci154 Sud in competizione proco trasferimento fra MIUR e MAP delle domande che fossero presentate all’amministrazione non competente, facendo comunque salva la data di presentazione. I programmi finanziabili dal FIT riguardano attività di sviluppo precompetitivo ed attività connesse e comunque non preponderanti di ricerca industriale. Altra differenza cardine risiede nelle modalità di erogazione del finanziamento. Per quanto riguarda il FAR, il finanziamento è erogato attraverso un contributo interessi – calcolato in percentuale sul costo del progetto nella misura del 25-55% per la ricerca industriale e del 10-25% per la ricerca precompetitiva – ed un credito agevolato, pari al 70% del costo del progetto di durata massima 15 anni. Possono essere concesse delle maggiorazioni sul contributo nella spesa (con corrispondenti riduzioni della quota di credito agevolato o della quota del credito con contributo in conto interessi), in relazione alle dimensioni e/o all’ubicazione dell’impresa, nella misura massima di un ulteriore 25% del costo del progetto. Per il FIT invece il finanziamento consiste nell’erogazione di un credito agevolato per un importo pari al 60% del costo ammissibile del programma, per una durata di 10 anni, ed un contributo in conto capitale pari alla differenza tra la soglia massima concedibile (25%) e l’importo in equivalente sovvenzione lordo (ESL) del credito agevolato. Possono essere concesse delle maggiorazioni sul contributo nella spesa (in relazione alle dimensioni e/o all’ubicazione dell’impresa, a progetti specifici nell’ambito del programma quadro comunitario per la ricerca, a collaborazioni con università o enti pubblici di ricerca, etc.) nella misura massima di un ulteriore 25% ESL del costo del progetto. Tabella 27 Confronto FIT e FAR Amministrazione di riferimento Soggetto attuatore Descrizione Finalità Settore di attività Aree di intervento Soggetti beneficiari Tipologia dell’agevolazione Tipologia del procedimento Investimenti/spese agevolabili Cofinanziamento UE FIT Ministero dello Sviluppo Economico Ministero dello Sviluppo Economico Agevolazioni per programmi di Innovazione tecnologica R&S e innovazione tecnologica Sviluppo pre-competitivo Ricerca Industriale Industria-Artigianato-Terziario Intero territorio nazionale Piccole - Medie - Grandi Imprese - Consorzi/ Associazioni di imprese - Centri di ricerca Industriale FAR Ministero dell’Università e della Ricerca Ministero dell’Università e della Ricerca Agevolazioni per la Ricerca R&S e innovazione tecnologica Sviluppo pre-competitivoRicerca Industriale Industria-Artigianato-Terziario Intero territorio nazionale Piccole - Medie - Grandi Imprese - Consorzi/Associazioni di imprese - Centri di ricerca, Enti pubblici e società di servizi, Enti di Ricerca,Università, Costituenti società Contributo in c/capitale -Finanziamento diretto Contributo in c/capitale - Contributo in c/ interessi-c/canoni- Finanziamento diretto Valutativo Valutativo Attrezzature/macchinari/impianti/Progettazione/ Terreni/Fabbricati-Attrezzature/macchinari/ studi/consulenze Spese generali - Centri di impianti/ - Progettazione/studi/consulenze ricerca Brevetti/licenze/marchi NO - Intervento cofinanziato dalla UE per la SI - Intervento cofinanziato dalla UE per la programmazione 200-2006 come parte programmazione 200-2006 nell’ambito dei del PIA - Innovazione nell’ambito dei PON PON “Ricerca Scientifica,Sviluppo” Fonte: elaborazioni SRM su dati del Ministero dello Sviluppo Economico 155 Sud in competizione CAPITOLO 7 IL PROFILO DELLA RICERCA e SVILUPPO NEL MEZZOGIORNO 1. Introduzione Il principale determinante dello sviluppo economico di lungo periodo è la crescita della produttività, a sua volta influenzata da una molteplicità di fattori. Il più importante di questi è forse il progresso tecnologico, per cui la crescita più rapida di alcuni paesi industrializzati rispetto ad altri è essenzialmente determinata dalla capacità di rendere disponibile all’economia del paese un’adeguata base di conoscenze scientifico-tecnologiche e di favorirne la rapida e diffusa utilizzazione. Gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) rappresentano quindi un indicatore delle potenzialità innovative di un paese o di un’area geografica. Obiettivo di questo studio è quello di realizzare un’analisi dell’entità e la ripartizione della spesa in R&S nel Mezzogiorno, rispetto ad altre aree territoriali del Paese, che possa essere di supporto nella formulazione di politiche della ricerca a livello regionale e nazionale. Il capitolo è articolato in tre parti: nella prima si riportano i dati della spesa in R&S, sia in rapporto al PIL che alla popolazione, nella seconda si analizzano i dati relativi al personale addetto alla R&S, mentre nell’ultima vengono integrate in forma sintetica le principali evidenze scaturite dall’indagine. 2. La spesa per R&S nel Mezzogiorno Spesa per R&S per settore di esecuzione La distribuzione della spesa italiana in R&S, per settore d’esecuzione e area geografica, nell’anno 20051 (Istat, 2007) è riportata nella Tabella 1. 1 ISTAT – La Ricerca e Sviluppo in Italia nel 2005 (2007). 157 Sud in competizione Tabella 1 Spesa per R&S intra-muros per settore d’esecuzione e area geografica, anno 2005 (in migliaia di euro) Valori assoluti Istituzioni Istituzioni private non Imprese Università pubbliche profit Nord-Ovest 390.090 193.123 4.271.784 985.561 Area geografica Nord-Est 328.079 Centro 1.589.283 Mezzogiorno 393.716 ITALIA 2.701.168 Fonte: Istat, 2007 35.565 1.509.529 Totale 5.840.558 Composizione percentuale Istituzioni private Imprese Università Totale non profit 14,4 58,5 54,3 20,9 37,4 Istituzioni pubbliche 941.138 2.814.311 12,1 10,8 19,2 20,0 18,0 60.463 1.256.705 1.318.289 4.224.740 58,9 18,3 16,1 28,0 27,2 40.965 2.719.186 14,6 12,4 10,4 31,1 17,4 330.116 7.855.835 4.711.676 15.598.795 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 817.817 1.466.688 La ripartizione della spesa in R&S a livello di area geografica mostra che il Mezzogiorno (17,4%) si colloca in ultima posizione, mentre il Nord-Ovest (37,4%) copre più di un terzo della spesa totale. Seguono il Centro (27,2%) e il Nord-Est (18,0%). Figura 1 Composizione della spesa totale in R&S per area geografica, anno 2005 17,4% 37,4% Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno 27,2% 18,0% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 A livello geografico, quindi, l’attività di R&S si concentra soprattutto nel Nord: Nord-Ovest e Nord-Est rappresentano insieme il 55,4% della spesa totale in R&S, il 73,5% della spesa delle imprese, il 26,5% di quella delle istituzioni pubbliche e il 40,9% di quella delle università. Nella Tabella 1 è riportata la composizione percentuale della spesa del Mezzo158 Sud in competizione giorno per settore d’esecuzione rispetto al relativo valore nazionale, mentre nella Figura 1 il confronto è relativo alle aree regionali. La percentuale della spesa in R&S delle istituzioni pubbliche del Mezzogiorno (14,6%) è seconda, seppur con un consistente distacco, a quella del Centro (58,9%) e in linea con quella del Nord-Ovest (14,4%) e del Nord-Est (12,1%). Nel settore non profit il Mezzogiorno (12,4%) si colloca davanti al Nord-Est (10,8%) e dietro, nell’ordine, a Nord-Ovest (58,5%) e Centro (18,3%). Per quanto riguarda la spesa effettuata intra-muros dalle imprese, il Mezzogiorno (10,4%) si posiziona nettamente in fondo alla classifica, dietro il Nord-Ovest (54,3%), il Nord-Est (19,2%) e il Centro (16,1%). Infine, per quanto riguarda le università, il Mezzogiorno con il (31,1%) risulta in testa davanti a Centro (28,0%), Nord-Ovest (20,9%) e Nord-Est (20,0%). Figura 2 La spesa in R&S per settore, nel Mezzogiorno e in Italia, anno 2005 (in migliaia di euro) 9.000.000 35 8.000.000 30 7.000.000 25 6.000.000 20 5.000.000 Mezzogiorno % 4.000.000 15 Italia % Mezzogiorno 3.000.000 10 2.000.000 5 1.000.000 0 0 Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese Università Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 159 159 Sud in competizione Figura 3 Distribuzione settoriale della spesa in R&S nelle aree geografiche italiane, anno 2005 70% 60% 50% 40% Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit 30% Imprese Università 20% 10% 0% Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 A livello nazionale, si registra la seguente ripartizione della spesa in R&S per settore di esecuzione: il 17,3% riguarda le istituzioni pubbliche, il 30,2% le università, il 50,4% le imprese e, infine, il 2,1% il settore non-profit (Figura 4). Figura 4 Ripartizione della spesa in R&S in Italia, anno 2005 Italia 17,3% 30,2% 2,1% Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese Università 50,4% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Analizzando la ripartizione della spesa in R&S nel Mezzogiorno si osserva, invece, che il 53,9% del totale è speso dalle università, il 30,1% dalle imprese, il 14,5% dalle istituzioni pubbliche e, infine, l’1,5% dalle istituzioni private non profit (Figura 5). 160 Sud in competizione Figura 5 Ripartizione della spesa in R&S nel Mezzogiorno, anno 2005 Mezzogiorno 14,5% 1,5% Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese 53,9% 30,1% Università Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 La composizione della spesa del Mezzogiorno è nettamente sbilanciata verso le università, con una quota superiore al dato nazionale di 24 punti percentuali. La situazione è speculare nel caso della R&S effettuata dalle imprese, di 20 punti percentuali inferiore alla quota nazionale. La percentuale di R&S eseguita nelle istituzioni pubbliche e nelle istituzioni private non profit risulta, invece, di poco inferiore al dato nazionale. Relazione spesa pubblica – spesa privata In particolare, un approfondimento merita la relazione tra la spesa effettuata nel settore pubblico (istituzioni pubbliche e università) e quella nel settore delle imprese (Tabella 2). Se a livello nazionale il rapporto spesa pubblica/spesa privata (escluso il settore privato non profit) è al di sotto dell’unità (0,94), non altrettanto si può dire a livello delle singole aree geografiche. Nel caso del Mezzogiorno, come pure per il Centro, la spesa effettuata in ambito pubblico è pari a circa due volte quella effettuata dalle imprese. La differenza spesa pubblica-spesa privata risulta nettamente positiva (+1.042.587 migliaia di euro), a differenza di quanto avviene nel Nord-Ovest, nel Nord-Est e a livello nazionale. Se si considera, infine, la quota della spesa pubblica sul totale della spesa effettuata dalle istituzioni pubbliche e dalle imprese, si osserva che il Mezzogiorno, con il 69,46%, risulta nettamente al di sopra della media nazionale (48,55%). Nel confronto con le altre aree geografiche, si colloca appena dietro al Centro (69,82%) ma davanti al Nord-Ovest (24,36%) e al Nord-Est (45,68%). 161 Sud in competizione Tabella 2 Relazione fra spesa in R&S pubblica e privata a livello di aree geografiche, anno 2005 (in migliaia di euro) Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Totale 5.840.558 2.814.311 4.224.740 2.719.186 15.598.795 Spesa nel settore pubblico (IP+Univ) 1.375.651 1.269.217 2.907.572 1.860.404 7.412.844 Spesa nel settore privato (imprese) 4.271.784 1.509.529 1.256.705 817.817 7.855.835 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Rapporto spesa Differenza tra Quota spesa pubblica e spesa pubblica pubblica sul spesa privata e spesa privata totale 0,32 -2.896.133 24,36% 0,84 -240.312 45,68% 2,31 1.650.867 69,82% 2,27 1.042.587 69,46% 0,94 -442.991 48,55% La tabella riporta l’analisi inter-temporale (2001-2005) della spesa in R&S a prezzi costanti (anno 2000), per settore di esecuzione e aree geografiche. A fronte di una variazione positiva del 2,53% a livello nazionale, il Mezzogiorno registra un significativo incremento (8,43%), posizionandosi al primo posto fra le aree geografiche italiane, davanti a Nord-Est (4,28%), Nord-Ovest (0,68%) e Centro (0,45%). L’analisi di dettaglio dei singoli settori di esecuzione mostra che, per quanto riguarda le istituzioni pubbliche, il Mezzogiorno è l’unica area in cui si riscontra un incremento significativo (25,72%), in controtendenza rispetto al dato nazionale (-3,35%). Le altre aree geografiche hanno subito invece una contrazione: NordOvest (-19,89%), Centro (-4,47%) e Nord-Est (-0,87%). Nel settore delle università, si osserva una contrazione sia a livello nazionale (-4,86%), sia nelle singole aree geografiche: dopo il Nord-Ovest (-7,36%) il decremento più consistente è proprio del Mezzogiorno (-4,46%), seguito dal Centro (-4,05%) e dal Nord-Est (-3,92%). Infine, passando al comparto delle imprese, si riscontrano variazioni percentuali positive sia a livello nazionale, sia nelle singole aree geografiche: il Mezzogiorno presenta un incremento significativo (23,98%) nettamente superiore alla media nazionale (5,22%), che gli permette di collocarsi davanti al Nord-Est (8,73%), al Centro (7,58%) e al Nord-Ovest (0,51%). Nella Tabella 3 sono confrontate le variazioni di spesa in R&S, per settore di esecuzione, del Mezzogiorno e dell’Italia. 162 Sud in competizione Variaz. % 2005-2001 2005 2004 2003 2002 2001 Tabella 3 Spesa in R&S (a prezzi costanti 2000) per settore di esecuzione e aree geografiche, anni 2001-2005 (in migliaia di euro) Settore Istituzioni pubbliche Università Istituzioni private non profit Imprese Totale Istituzioni pubbliche Università Istituzioni private non profit Imprese Totale Istituzioni pubbliche Università Istituzioni private non profit Imprese Totale Istituzioni pubbliche Università Istituzioni private non profit Imprese Totale Istituzioni pubbliche Università Istituzioni private non profit Imprese Totale Istituzioni pubbliche Università Istituzioni private non profit * Imprese Totale Nord-Ovest 421.816 921.621 n.d. 3.681.775 5.025.212 377.145 1.044.837 117.613 3.663.904 5.203.498 348.273 1.088.184 131.578 3.419.962 4.987.997 355.002 950.296 134.101 3.548.047 4.987.446 337.925 853.765 167.297 3.700.533 5.059.520 -19,89% -7,36% 42,24% 0,51% 0,68% Nord-Est 286.706 848.539 n.d. 1.202.645 2.337.890 287.329 931.623 16.272 1.332.834 2.568.057 284.006 945.560 19.638 1.278.713 2.527.917 300.214 908.352 22.237 1.242.921 2.473.723 284.206 815.283 30.809 1.307.665 2.437.963 -0,87% -3,92% 89,34% 8,73% 4,28% Centro 1.441.185 1.190.203 n.d. 1.011.932 3.643.320 1.379.832 1.210.833 29.244 1.083.571 3.703.480 1.361.551 1.233.917 23.950 1.022.030 3.641.448 1.380.506 1.214.749 27.658 969.951 3.592.865 1.376.754 1.141.999 52.377 1.088.650 3.659.780 -4,47% -4,05% 79,11% 7,58% 0,45% Mezzogiorno 271.292 1.329.800 n.d. 571.409 2.172.500 365.338 1.313.635 11.958 547.970 2.238.902 359.548 1.288.926 14.232 639.896 2.302.601 375.059 1.359.526 22.132 698.981 2.455.698 341.066 1.270.553 35.487 708.453 2.355.559 25,72% -4,46% 196,75% 23,98% 8,43% ITALIA 2.420.999 4.290.163 n.d. 6.467.761 13.178.922 2.409.645 4.500.927 175.086 6.628.279 13.713.937 2.353.377 4.556.587 189.398 6.360.601 13.459.964 2.410.781 4.432.923 206.128 6.459.901 13.509.732 2.339.950 4.081.600 285.971 6.805.302 13.512.822 -3,35% -4,86% 63,33% 5,22% 2,53% *Per le istituzioni private non profit le variazioni percentuali sono state calcolate rispetto al 2002 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 163 Sud in competizione Figura 6 Variazioni percentuali della spesa in R&S (a prezzi costanti 2000) per settore di esecuzione Cconfronto Mezzogiorno-Italia, anni 2001-2005 Mezzogiorno 2,5% Totale 8,4% 5,2% Imprese 24,0% 63,3% Istituzioni Private non Profit Università Istituzioni Pubbliche -50% Italia 196,8% -4,9% -4,5% -3,3% 25,7% 0% 50% 100% 150% 200% 250% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Spesa per R&S in rapporto al PIL L’analisi comparata della spesa per R&S in rapporto alla ricchezza di una nazione o regione fornisce un’indicazione, tra le altre, sulle potenzialità innovative relative dei soggetti in esame. Nel 2005, con una spesa in R&S in percentuale del PIL2 dello 0,80%, il Mezzogiorno risulta ultimo tra le aree geografiche. Primo è il Nord-Ovest (1,29%), seguito dal Centro (1,37%) e dal Nord-Est (0,88%). A titolo di riferimento, la media italiana è dell’1,10%, mentre la media europea è dell’1,74%. L’analisi temporale del periodo 2001-2005 (Figura 5 e Figura 6) mostra però un andamento annuale crescente per il Mezzogiorno tra il 2001 (0,74%) e il 2004 (0,83%), cui segue una lieve flessione nel 2005 (0,80%). Nel dettaglio, si osserva una variazione del 2,75% tra il 2001 e il 2002; del 3,15% nel 2003 e del 6,17% nel 2004. Nel 2005 si rileva invece una flessione, rispetto al 2004, pari al -4,42%. L’incremento nel periodo considerato è pari al 7,55% e risulta nettamente superiore al tasso di crescita nazionale. A livello nazionale, il rapporto spesa R&S/PIL mostra, invece, un incremento percentuale dello 0,84% nel periodo 2001-2005. Per i singoli anni si osserva una variazione del 3,70% nel 2002 rispetto al 2001, seguita da una flessione nel 2003 pari al -1,88%. Il 2004 presenta ancora una flessione rispetto 2 164 Istat - Conti Economici Regionali - Riferimento 2000-2006 (2008). Sud in competizione all’anno precedente (-0,83%), anche se di entità più modesta, mentre nel 2005 la variazione è praticamente nulla (-0,06%). Tabella 4 Analisi temporale della spesa regionale in R&S in percentuale del PIL (a) Area geografica 2001 2002 2003 2004 2005 Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA 1,29% 0,85% 1,42% 0,74% 1,09% 1,33% 0,95% 1,43% 0,76% 1,13% 1,28% 0,93% 1,40% 0,78% 1,11% 1,27% 0,90% 1,35% 0,83% 1,10% 1,29% 0,88% 1,37% 0,80% 1,10% Variazione% 2005-2001 -0,17% 2,92% -3,64% 7,55% 0,84% (a) Dall’anno 2002 il dato comprende anche la spesa per R&S intra-muros effettuata dalle imprese private del settore non profit, precedentemente non rilevato dall’indagine. Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat Figura 7 Rapporto spesa R&S-PIL per le aree geografiche italiane, anni 2001-2005 1,60% 1,40% 1,20% 1,00% Nord-Ovest Nord-Est Centro 0,80% Mezzogiorno Italia 0,60% 0,40% 0,20% 0,00% 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat Per cogliere quanto l’andamento del rapporto spesa/PIL sia virtuoso o meno, occorre analizzare separatamente divisore e dividendo. A livello nazionale, la spesa in R&S espressa a prezzi costanti (anno 2000), mostra un andamento variabile nel corso del periodo analizzato, 2001-2005 (Figura 7). Ad una crescita pari al 4,06% del 2002 rispetto al 2001 segue una flessione del -1,85% del 2003 rispetto al 2002. La situazione si inverte nel 2004, seppur con una debole crescita dello 0,37% rispetto all’anno precedente, che risulta ancora più esigua nel 2005 (0,02%). Il valore assoluto della spesa nel 2005 (13.512.822 migliaia di euro) rimane tuttavia inferiore a quello registrato nel 2002 (13.713.937 migliaia di euro), che risulta il più elevato per l’intero periodo considerato (2001-2005). Per quanto riguarda il PIL, si osserva un 165 Sud in competizione andamento crescente nel quinquennio in esame, sebbene con tassi di crescita annuali modesti: 0,34% nel 2002; 0,03% nel 2003; 1,21% nel 2004; 0,08% nel 2005. L’analisi condotta a livello di aree geografiche mostra per il Mezzogiorno un andamento crescente della spesa in R&S per tutto il periodo considerato, ad eccezione del 2005 (-4,08% rispetto al 2004): 3,06% (2002-2001), -2,85% (2003-2002), 6,65% (2004-2003), con un dato assoluto della spesa che nel 2004 registra il valore più elevato (2.455.698 migliaia di euro) nel quinquennio considerato (Figura 7). Al contrario, nello stesso periodo (2001-2005), il PIL presenta un andamento altalenante, ancorché con variazioni esigue pari rispettivamente a: 0,30% (20022001); -0,30% (2003-2002); 0,46% (2004-2003); 0,36% (2005-2004). Figura 8 Confronto spesa R&S - PIL Italia (in migliaia di euro a prezzi costanti 2000) 1.235.000.000 13.800.000 13.700.000 1.230.000.000 13.600.000 1.225.000.000 1.220.000.000 13.400.000 PIL Spesa R&S 13.500.000 13.300.000 1.215.000.000 13.200.000 1.210.000.000 13.100.000 1.205.000.000 13.000.000 12.900.000 1.200.000.000 2001 2002 2003 Spesa R&S Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat 166 2004 PIL 2005 Sud in competizione Figura 9 Confronto spesa R&S - PIL Mezzogiorno (in migliaia di euro a prezzi costanti 2000) 2.500.000 296.500.000 2.450.000 296.000.000 2.400.000 295.500.000 2.350.000 295.000.000 294.500.000 PIL Spesa R&S 2.300.000 2.250.000 294.000.000 2.200.000 293.500.000 2.150.000 293.000.000 2.100.000 292.500.000 2.050.000 292.000.000 2.000.000 2001 2002 2003 Spesa R&S 2004 2005 PIL Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat Osservando le variazioni percentuali dei dati della R&S in rapporto al PIL per settore di esecuzione, si può constatare che, nel settore delle istituzioni pubbliche, il Mezzogiorno presenta un incremento (24,70%), in controtendenza rispetto al dato nazionale (-4,94%). In ambito universitario, il Mezzogiorno (-5,23%) è in linea con il dato nazionale (-6,43%). Significativa la differenza tra il dato relativo alle imprese del Mezzogiorno (22,98%) rispetto al dato nazionale (3,49%), come pure quello relativo alle imprese non profit (195,23% contro 61,19%). 167 Sud in competizione Tabella 5 Spesa per R&S in percentuale del PIL – Confronto Mezzogiorno-Italia a livello settoriale, anni 2001-2005 Istituzioni pubbliche Mezzogiorno ITALIA Università Mezzogiorno ITALIA Istituzioni non profit* Mezzogiorno ITALIA Imprese Mezzogiorno ITALIA Totale Mezzogiorno ITALIA 2001 2002 2003 2004 2005 Variazione % 2005-2001 0,09% 0,20% 0,12% 0,20% 0,12% 0,19% 0,13% 0,20% 0,12% 0,19% 24,70% -4,94% 0,45% 0,35% 0,45% 0,37% 0,44% 0,37% 0,46% 0,36% 0,43% 0,33% -5,23% -6,43% n.d. n.d. 0,004% 0,014% 0,005% 0,016% 0,008% 0,017% 0,012% 0,023% 195,23% 61,19% 0,19% 0,53% 0,19% 0,54% 0,22% 0,52% 0,24% 0,52% 0,24% 0,55% 22,98% 3,49% 0,74% 1,09% 0,76% 1,13% 0,78% 1,11% 0,83% 1,10% 0,80% 1,10% 7,55% 0,84% * La variazione percentuale è stata calcolata rispetto al 2002 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat Figura 10 Spesa settoriale per R&S in percentuale del PIL Confronto Mezzogiorno-Italia, anni 2001-2005 0,25% 0,025% 0,20% 0,020% 0,15% 0,015% Mezzogiorno Mezzogiorno Italia Italia 0,10% 0,010% 0,05% 0,005% 0,00% 2001 2002 2003 2004 0,000% 2005 2002 2003 2004 2005 0,60% 0,50% 0,45% 0,50% 0,40% 0,35% 0,40% 0,30% Mezzogiorno 0,25% Italia Mezzogiorno 0,30% Italia 0,20% 0,20% 0,15% 0,10% 0,10% 0,05% 0,00% 0,00% 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat 168 2001 2002 2003 2004 2005 Sud in competizione Spesa regionale per R&S in rapporto alla popolazione Normalizzando i valori assoluti della spesa in R&S rispetto alla popolazione residente, il Mezzogiorno risulta all’ultimo posto per spesa totale in R&S per 1.000 abitanti con 131 euro rispetto ai 266 euro della media nazionale. Analizzando nel dettaglio i singoli settori di esecuzione, il Mezzogiorno si conferma ancora una volta ultimo (18,97 euro) nella spesa in R&S delle istituzioni pubbliche per 1.000 abitanti, non distante da Nord-Ovest (25,18 euro) e Nord-Est (29,62 euro) ma fortemente distaccata dal Centro (140,85 euro). Per quanto riguarda invece le università, il Mezzogiorno si colloca al penultimo posto (70,67 euro), davanti al Nord-Ovest (63,61 euro), mentre il Centro (116,83 euro) si conferma al primo posto. Passando al settore imprese, il Mezzogiorno si posiziona ancora all’ultimo posto (39,41 euro) dietro Nord-Ovest (275,69 euro), Nord-Est (136,30 euro) e Centro (111,37 euro). Per il settore non profit la spesa in R&S in rapporto alla popolazione vede il Mezzogiorno ultimo nella classifica (1,97 euro) dietro Nord-Ovest (12,46 euro), Centro (5,63 euro) e Nord-Est (3,21 euro). Tabella 6 Spesa per R&S intra-muros in rapporto alla popolazione (1.000 abitanti) per settore e regione di esecuzione, anno 2005 (in migliaia di euro) Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Spesa R&S istituzioni pubbliche ogni 1.000 ab. 25,18 29,62 140,85 18,97 46,09 Spesa R&S imprese non profit ogni 1.000 ab. 12,46 3,21 5,36 1,97 5,63 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Spesa R&S imprese ogni 1.000 ab. 275,69 136,30 111,37 39,41 134,04 Spesa R&S università ogni 1.000 ab. 63,61 84,98 116,83 70,67 80,39 Spesa totale R&S ogni 1.000 ab. 376,94 254,11 374,41 131,02 266,16 3. Gli addetti alla R&S Gli addetti alla R&S per settore di esecuzione La distribuzione degli addetti3 alla R&S, per settore e regione di esecuzione, nell’anno 2005 è riportata in Tabella 7. I consulenti che operano all’interno di imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni private non profit nello sviluppo delle attività di R&S vengono considerati a tutti gli effetti personale di ricerca. 3 169 Sud in competizione Tabella 7 Addetti alla R&S per settore di esecuzione e regione, anno 2005 (unità espresse in equivalenti tempo pieno) Totale addetti Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Istituzioni Istituzioni private non pubbliche profit Fonte: Istat, 2007 4.579 4.509 17.921 5.675 32.684 2.058 756 1.361 688 4.863 Imprese 35.644 16.592 10.485 8.004 70.725 Composizione % Università 13.998 13.306 18.362 21.309 66.976 Totale 56.279 35.163 48.130 35.676 175.248 Istituzioni Istituzioni private non pubbliche profit 14,0 13,8 54,8 17,4 100,0 42,3 15,6 28,0 14,1 100,0 Imprese 50,4 23,5 14,8 11,3 100,0 università 20,9 19,9 27,4 31,8 100,0 Totale 32,1 20,1 27,4 20,4 100,0 A livello di area geografica, si osserva che il Mezzogiorno impiega circa un quinto (20,4%) del totale degli addetti alla R&S nel Paese, meno di Nord-Ovest (32,1%), Centro (27,4%) e Nord-Est (20,4%). Figura 11 Ripartizione degli addetti alla R&S per area geografica, anno 2005 20,4% 32,1% Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno 27,4% 20,1% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2006 L’analisi di dettaglio settoriale mostra che, nell’ambito delle università, il Mezzogiorno, con il 31,8% di addetti, supera tutte le altre aree geografiche. Nel settore delle istituzioni pubbliche il Sud Italia si colloca al secondo posto, con il 17,4%, dietro solo al Centro (54,8%). Per quanto riguarda invece il numero di addetti nelle imprese (11,3%) e nelle istituzioni private non profit (14,1%) il Mezzogiorno è all’ultimo posto, preceduto nel non profit dal Nord-Est e nelle imprese dal Centro. É il Nord-Ovest ad ottenere il primato, con 42,3% nel non profit e 50,4% nelle imprese. Nella Figura 7 viene riportato il confronto fra il Sud Italia e la media nazionale, in termini assoluti e percentuali del numero di addetti alla R&S, per settore di esecuzione. 170 Sud in competizione Figura 12 Numero di addetti alla R&S e quote settoriali nel Mezzogiorno sul totale nazionale, anno 2005 80.000 35% 70.000 30% 60.000 25% 50.000 20% ITALIA 40.000 Mezzogiorno 15% Mezzogiorno % 30.000 10% 20.000 5% 10.000 0 0% Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese Università Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Con riferimento al totale addetti, si può analizzare la distribuzione percentuale del personale di ricerca nel Sud Italia nei diversi settori istituzionali. Su un totale di 35.676 addetti, il 59,73% è impiegato nelle università, il 22,43% nelle imprese, il 15,91% nelle istituzioni pubbliche e l’1,93% nel settore non profit. La distribuzione media nazionale è invece così composta: imprese 40,36%, università 38,22%, istituzioni pubbliche 18,65% e istituzioni private non profit 2,77%. Nella Tabella 8 sono riportati i dati in valore assoluto del personale addetto alla ricerca, relativi al quinquennio 2001-2005, per area e per settore di esecuzione. Tra il 2005 e il 2002 a livello nazionale il personale è cresciuto complessivamente del 13,87%, con la seguente ripartizione settoriale: non profit (+88,05%), istituzioni pubbliche (+9,81%), università (+13,77%) e imprese (+8,36%). Il Sud Italia ha fatto registrare un incremento del totale degli addetti alla R&S del 16,31%, così ripartito a livello settoriale: non profit (+157,78%), istituzioni pubbliche (+17,40%), università (+9,11%) e imprese (+26,86%). Dalla rilevazione si evince che il Mezzogiorno ha incrementato il numero di addetti alla R&S più di quanto sia avvenuto a livello nazionale, in tutti i settori tranne che nelle università. La Figura 12 riporta il confronto degli incrementi registrati nel Mezzogiorno e a livello nazionale. Interessante il confronto tra l’andamento della spesa settoriale per R&S e l’andamento degli addetti. Si osserva che il numero degli addetti (16,31%) cresce di quasi il doppio rispetto all’incremento della spesa complessiva (8,43%) e i settori che sostanziano questo trend sono università (spesa -4,46% vs addetti +9,11%) e impre171 Sud in competizione se (spesa 23,98% vs addetti 26,86%). Il medesimo quadro si ha a livello nazionale, laddove però la crescita degli addetti rispetto all’incremento di spesa si verifica in tutti i settori. Figura 13 Ripartizione degli addetti alla R&S per settore nel Mezzogiorno e in Italia, anno 2005 Mezzogiorno 15,9% 1,9% Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese 22,4% 59,7% Università Italia 18,7% 38,2% 2,8% Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese Università 40,4% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 172 Sud in competizione Tabella 8 Addetti alla R&S per settore di esecuzione e regione, anni 2001-2005 (unità espresse in equivalenti tempo pieno) 2004 2003 2002 2001 Settori 2005 Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Istituzioni pubbliche 5.378 3.869 15.684 4.834 29.765 Università 11.236 11.617 16.486 19.530 58.869 Imprese 34.668 14.243 10.051 6.309 65.271 Totale 51.282 29.729 42.221 30.673 153.905 Istituzioni pubbliche 4.593 3.750 17.551 5.028 30.922 Università 11.624 11.916 16.662 20.085 60.287 Istituzioni private non profit 1.560 302 457 267 2.586 Imprese 37.279 15.648 10.480 6.821 70.228 Totale 55.056 31.616 45.150 32.201 164.023 Istituzioni pubbliche 4.127 3.591 18.551 5.194 31.463 Università 11.720 11.675 16.531 19.480 59.406 Istituzioni private non profit 1.834 414 434 319 3.001 Imprese 35.205 14.575 10.440 7.738 67.958 Totale 52.886 30.255 45.956 32.731 161.828 Istituzioni pubbliche 4.555 4.211 17.774 5.861 32.401 Università 11.882 11.809 17.166 19.837 60.694 Istituzioni private non profit 1.767 673 640 332 3.412 Imprese 34.528 14.949 10.271 7.771 67.519 Totale 52.732 31.642 45.851 33.801 164.026 Istituzioni pubbliche 4.579 4.509 17.921 5.675 32.684 Università 13.998 13.306 18.362 21.309 66.976 Istituzioni private non profit 2.058 756 1.361 688 4.863 Imprese 35.644 16.592 10.485 8.004 70.725 Variazioni % (2005-2001) Totale 56.279 35.163 48.130 35.676 175.248 Istituzioni pubbliche -14,86% 16,54% 14,26% 17,40% 9,81% Università 24,58% 14,54% 11,38% 9,11% 13,77% Istituzioni private non profit 31,92% 150,33% 197,81% 157,68% 88,05% Imprese 2,82% 16,49% 4,32% 26,86% 8,36% Totale 9,74% 18,28% 13,99% 16,31% 13,87% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat 173 Sud in competizione Figura 14 Variazioni percentuali del numero di addetti alla R&S per settore Confronto Mezzogiorno-Italia, anni 2001-2005 Mezzogiorno Italia 13,9% Totale 16,3% 8,4% Imprese 26,9% 88,1% 157,7% 13,8% Università 9,1% 9,8% Istituzioni Pubbliche 17,4% 0% 20% Istituzioni Private non Profit 40% 60% 80% 100% 120% 140% 160% 180% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat Relazione addetti pubblici alla R&S – addetti privati L’analisi della ripartizione degli addetti alla R&S fra il settore pubblico e quello privato è riportato nella Tabella 9. Nel settore pubblico il Sud Italia, con 26.984 addetti, è secondo solo al Centro, con 36.283, mentre nel settore privato (imprese) il Mezzogiorno occupa l’ultimo posto, con 8.004 addetti, ben al di sotto delle altre aree geografiche. In termini di differenziale, il valore più ampio è ancora del Centro, con 25.798 addetti, seguito dal Sud Italia con 18.980. Il Nord-Ovest mostra, invece, un differenziale negativo (-17.067), segno evidente della forte presenza imprenditoriale nel settore. Nel Nord-Est la situazione si presenta con lieve vantaggio degli addetti nel settore pubblico (1.224). Il rapporto fra il numero di addetti pubblici e il numero di addetti privati risulta superiore all’unità sia a livello nazionale (1,41), sia nelle singole aree regionali, ad eccezione del Nord-Ovest (0,52). Il Mezzogiorno (3,37) e il Centro (3,46) presentano i valori più elevati, che risultano nettamente superiori alla media nazionale 174 Sud in competizione Tabella 9 Relazione fra il numero di addetti alla R&S nel settore pubblico e privato a livello di area geografica, anno 2005 Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Addetti nel settore pubblico (IP + Uni.) 18.577 17.815 36.283 26.984 99.660 Rapporto Addetti nel settore privaDifferenza (Addetti pub(Addetti pubblici/addetti to (Imprese) blici- addetti privati) privati) 35.644 52,12% -17.067 16.592 107,37% 1.224 10.485 346,04% 25.798 8.004 337,14% 18.980 70.725 140,91% 28.935 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2006 Gli addetti alla R&S in rapporto alla popolazione Rapportando il numero degli addetti alla popolazione residente, il Mezzogiorno, con 1,7 addetti per 1000 abitanti, è all’ultimo posto della classifica, mentre il Centro primeggia con 4,3 addetti, superando la media italiana che è di 3,0 addetti. Analizzando i dati per settore, il Sud Italia è dietro alle altre aree in quasi tutti i settori, anche se per l’università il numero di addetti (1,0) ha un valore vicino al dato nazionale (1,1) e superiore al Nord-Ovest (0,9). Tabella 10 Addetti alla R&S per migliaia di abitanti, anno 2005 (unità espresse in equivalenti tempo pieno) Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Istituzioni pubbliche 0,30 0,41 1,59 0,27 0,56 Addetti alla R&S ogni 1000 abitanti Istituzioni private Imprese Università non profit 0,13 2,30 0,90 0,07 1,50 1,20 0,12 0,93 1,63 0,03 0,39 1,03 0,08 1,21 1,14 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Totale 3,63 3,17 4,27 1,72 2,99 Gli addetti alla R&S in rapporto agli occupati La distribuzione settoriale e regionale della percentuale di addetti alla R&S rispetto al totale degli occupati è riportata nella Tabella 9. Analizzando i dati per aree geografiche, si osserva che la percentuale più elevata di addetti alla R&S si riscontra nel Centro (0,93%), seguito, nell’ordine, da NordOvest (0,78%), Nord-Est (0,66%) e Mezzogiorno (0,54%). Il medesimo dato per settore mostra come il Sud Italia (0,32%) sia in prima posizione per l’università, superando la media nazionale (0,28%). Nel settore delle istituzioni pubbliche il Mezzogiorno assume il secondo posto, con 0,09%, dietro al Centro che, con 0,35%, supera il dato nazionale di 0,13%. Negli altri due settori, invece, il Mezzogiorno mostra qualche difficoltà rispetto alle altre aree geografiche: 175 Sud in competizione mentre nel non profit è più o meno in linea con il Nord-Est (0,01%) e poco al di sotto del dato nazionale (0,02%), nelle imprese il distacco dalle altre aree è più sensibile (0,12% del Sud verso 0,29% della media italiana). Tabella 11 Addetti alla R&S in percentuale degli occupati totali, anno 2005 Addetti alla R&S in % degli occupati totali Area geografica Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese Università Totale 0,78% Nord-Ovest 0,06% 0,03% 0,50% 0,19% Nord-Est 0,08% 0,01% 0,31% 0,25% 0,66% Centro 0,35% 0,03% 0,20% 0,36% 0,93% Mezzogiorno 0,09% 0,01% 0,12% 0,32% 0,54% ITALIA 0,13% 0,02% 0,29% 0,28% 0,72% Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 Spesa in R&S per addetto La spesa in R&S del 2005 per addetto, per settore e area geografica, è riportata nella Tabella 10. Per quanto riguarda il dato complessivo, si può osservare che il Sud Italia, con 76,22 (migliaia di euro), si trova in ultima posizione rispetto alle altre aree geografiche, con il Nord-Ovest in testa (103,78) seguito da Centro (87,78) e Nord-Est (80,04). La media nazionale si attesta a 89,01. Scendendo nel dettaglio dei singoli settori, si può notare che, nell’ambito delle istituzioni pubbliche, la classifica è molto simile a quella sopra commentata per il valore totale, con il Mezzogiorno in ultimo posto (69,38) e molto al di sotto dei valori del Nord-Ovest (85,19) e del Centro (88,68). Per il settore università, il Sud Italia rimane ancora ultimo (68,83), ma i valori assunti dalle altre aree e quello della media italiana (70,35) sono molto vicini. Nel settore delle istituzioni private non profit il Mezzogiorno, invece, con 59,54 è secondo solo al Nord-Ovest, con 93,84, mentre rimangono indietro Nord-Est (47,04) e Centro (44,43). Il dato nazionale è di 67,88. Il rapporto spesa per addetto nelle imprese, infine, è molto alto per NordOvest e Centro (entrambi 119,85) mentre il Sud Italia (102,18) assume valori vicini al Nord-Est (90,98). Il dato medio italiano è di 111,08. Dall’analisi intertemporale 2001-2005, a prezzi costanti, delle spese per addetto (Tabella 11) si osserva che il Sud Italia presenta una flessione (-5,0%) pari a quella del Nord-Ovest (-4,9%) e inferiore al dato sia del Nord-Est (-14,6%), sia del Centro (-7,3%) e della media nazionale (-7,8%). Scendendo nel dettaglio settoriale dell’analisi, si rileva che nella variazione di spesa in R&S per addetto nelle istituzioni pubbliche, il Mezzogiorno e il Nord-Est mostrano la contrazione più accentuata, con -17% circa, che supera la flessione del Nord-Ovest (10,1%) e del Centro (-2,3%). In ambito universitario, il Sud Italia con -8,8% presenta la variazione di 176 Sud in competizione minor entità rispetto sia alle altre aree geografiche, sia alla media italiana (-18,4%). Per le istituzioni private non profit il Mezzogiorno presenta una variazione positiva (15,2%), in controtendenza con il dato nazionale (-13,1%) e con i valori del Centro (-39,9%) e del Nord-Est (-24,4%). Passando infine al settore delle imprese, il Sud Italia assume ancora una volta il primato, con 10,2% rispetto a 1,9% della media italiana e a 5,6% del Nord-Ovest, che è il valore più vicino. In questo ambito il Nord-Est presenta una variazione addirittura negativa (-7,5%). Tabella 12 Spesa in R&S per addetto, anno 2005 (in migliaia di euro) Spesa 2005 Settori Addetti 2005 Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA Istituzioni pubbliche 390.090 328.079 1.589.283 393.716 2.701.168 Università 985.561 941.138 1.318.289 1.466.688 4.711.676 Istituzioni private non profit 193.123 35.565 60.463 40.965 330.116 Imprese 4.271.784 1.509.529 1.256.705 817.817 7.855.835 Totale 5.840.558 2.814.311 4.224.740 2.719.186 15.598.795 4.579 4.509 17.921 5.675 32.684 13.998 13.306 18.362 21.309 66.976 2.058 756 1.361 688 4.863 Imprese 35.644 16.592 10.485 8.004 70.725 Totale 56.279 35.163 48.130 35.676 175.248 Istituzioni pubbliche 85,19 72,76 88,68 69,38 82,64 Università 70,41 70,73 71,79 68,83 70,35 Istituzioni private non profit 93,84 47,04 44,43 59,54 67,88 Imprese 119,85 90,98 119,85 102,18 111,08 Totale 103,78 80,04 87,78 76,22 89,01 Istituzioni pubbliche Spesa/addetti 2005 Nord-Ovest Università Istituzioni private non profit Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat, 2007 177 Sud in competizione Tabella 13 Spesa in R&S a prezzi costanti per addetto, anni 2001-2005 (in migliaia di euro) Settori Nord-Est Centro Mezzogiorno ITALIA 78,43 74,10 91,89 56,12 81,34 Università 82,02 73,04 72,19 68,09 72,88 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Imprese 106,20 84,44 100,68 90,57 99,09 Totale 97,99 78,64 86,29 70,83 85,63 82,11 76,62 78,62 72,66 77,93 Università 89,89 78,18 72,67 65,40 74,66 Istituzioni private non profit 75,39 53,88 63,99 44,79 67,71 Imprese 98,28 85,18 103,39 80,34 94,38 Totale 94,51 81,23 82,03 69,53 83,61 84,39 79,09 73,40 69,22 74,80 Università 92,85 80,99 74,64 66,17 76,70 Istituzioni private non profit 71,74 47,44 55,18 44,61 63,11 Imprese 97,14 87,73 97,89 82,70 93,60 Spesa/addetti 2002 Istituzioni pubbliche Totale 94,32 83,55 79,24 70,35 83,17 Istituzioni pubbliche 77,94 71,29 77,67 63,99 74,40 Università 79,98 76,92 70,76 68,53 73,04 Istituzioni private non profit 75,89 33,04 43,22 66,66 60,41 Imprese 102,76 83,14 94,43 89,95 95,67 Totale 94,58 78,18 78,36 72,65 82,36 Istituzioni pubbliche 73,80 63,03 76,82 60,10 71,59 Università 60,99 61,27 62,19 59,62 60,94 Istituzioni private non profit 81,29 40,75 38,48 51,58 58,81 Imprese 103,82 78,81 103,83 88,51 96,22 Variazioni % (20052001) Spesa/addetti 2005 Istituzioni pubbliche Spesa/addetti 2003 Istituzioni private non profit Spesa/addetti 2004 Spesa/addetti 2001 Nord-Ovest Istituzioni pubbliche Totale 89,90 69,33 76,04 66,03 77,11 Istituzioni pubbliche -5,91% -14,94% -16,40% 7,09% -11,98% Università -25,64% -16,12% -13,85% -12,43% -16,38% Istituzioni private non profit 7,82% -24,36% -39,86% 15,16% -13,15% Imprese -2,24% -6,66% 3,13% -2,27% -2,90% Totale -8,26% -11,84% -11,88% -6,78% -9,95% * Per le istituzioni private non profit le variazioni percentuali sono state calcolate rispetto al 2002 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat 2007 5. Conclusioni Questo studio concerne un’analisi comparativa della ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno rispetto alle altre aree geografiche italiane (Nord-Ovest, Nord-Est e 178 Sud in competizione Centro), in termini di spesa e addetti, a livello complessivo e per singolo settore di esecuzione (istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit, imprese e università). L’obiettivo è quello di fornire al decisore politico nazionale e locale un quadro sinottico di riferimento per eventuali ulteriori approfondimenti e per la formulazione di politiche e interventi in materia di ricerca e sviluppo. Dall’analisi comparata si osserva che nel 2005 il Mezzogiorno ha eseguito soltanto il 17,4% della spesa totale italiana destinata alla R&S. Questo dato lo colloca in ultima posizione nella classifica che vede in testa il Nord-Ovest (37,4%). Se si analizza in dettaglio la spesa effettuata per settore di esecuzione, si osserva che l’unico settore in cui il Mezzogiorno primeggia è quello universitario. Infatti, sul totale della spesa in R&S realizzata dalle università italiane, il Mezzogiorno, con una quota del 31,1%, si pone nettamente al di sopra delle altre aree regionali. La stessa ripartizione sul totale della spesa dell’area regionale mostra che il Mezzogiorno presenta valori al di sotto dei corrispettivi nazionali in tutti i settori, ad eccezione proprio di quello universitario: questo, con il 53,9%, rappresenta da solo più della metà della spesa in R&S effettuata nel Mezzogiorno. In particolare, è molto significativo il dato relativo alle imprese: se a livello nazionale si registra una percentuale di spesa da parte delle imprese pari al 50,4%, nel Mezzogiorno questa è solo del 30,1%. Se si considera poi la quota della spesa pubblica sul totale, si osserva che il Mezzogiorno, con il 69,46% (media nazionale pari al 48,55%), risulta quasi allineato con il Centro (69,82%) che guida la classifica. Dall’analisi intertemporale relativa al quinquennio 2001-2005 si rileva che il Mezzogiorno è l’area geografica che presenta l’incremento totale percentuale più elevato (+8,43%), nettamente superiore a quello delle altre aree e della media nazionale (+2,53%). Eclatante la consistente crescita nel settore delle istituzioni pubbliche (+25,72%), soprattutto se confrontata con la contrazione riscontrata in tutte le altre aree geografiche. Degna di nota anche la forte crescita della spesa delle imprese (+23,98%), rispetto a quella delle altre aree. L’analisi comparata della spesa in R&S, rapportata al PIL, conferma sostanzialmente le risultanze a livello assoluto. In questo caso, il Mezzogiorno, con 0,80%, risulta ultimo fra le aree geografiche italiane, sebbene nel periodo 2001-2005 la sua variazione percentuale sia risultata la più elevata (+7,55%). In particolare, analizzando in dettaglio la dinamica delle singole grandezze che lo compongono, si osserva che la spesa in R&S è risultata crescente nel periodo in esame, ad eccezione del 2005, mentre il PIL ha presentato invece un andamento piuttosto altalenante. A livello di addetti, il Mezzogiorno risulta nettamente primo in ambito universitario (31,8%) e ultimo per quanto riguarda il numero di addetti alla R&S nelle imprese. Se si considera, inoltre, la percentuale totale degli addetti alla R&S in Italia (20,4%), il Mezzogiorno risulta in penultima posizione nella classifica, che vede nettamente in testa il Nord-Ovest con il 32,1%. 179 Sud in competizione Interessante si rivela il confronto tra l’andamento della spesa settoriale per R&S e l’andamento degli addetti nel corso del quinquennio esaminato. Il numero degli addetti cresce di quasi il doppio (16,31%) rispetto all’incremento della spesa complessiva (8,43%) e i settori che determinano questo trend sono per lo più università (spesa -4,46%; addetti +9,11%) e imprese (spesa 23,98%; addetti 26,86%). Questo fenomeno è ulteriormente confermato dal valore della spesa in R&S per addetto: nel 2005 il Mezzogiorno presenta un valore pari a 76,22 (migliaia di euro) che risulta inferiore a quello delle altre aree geografiche e, quindi, al dato nazionale (89,01). Se si analizza poi la spesa in R&S per addetto in funzione al settore di esecuzione, si rileva che il Mezzogiorno, nel confronto con le altre aree geografiche, presenta i valori più bassi proprio nelle istituzioni pubbliche (69,38) e nelle università (68,83), mentre il valore più elevato si riscontra nelle imprese (102,18). Lo squilibrio tra ricerca pubblica e privata si evince anche dal rapporto fra il numero di addetti pubblici e il numero di addetti privati. Se a livello nazionale questo valore è di poco superiore all’unità (1,40), nel Mezzogiorno per ogni addetto alla ricerca nel settore delle imprese ve ne sono tre che operano in ambito pubblico. Nel Nord-Ovest la situazione è diametralmente opposta: infatti per ogni ricercatore pubblico ve ne sono ben due operanti in ambito industriale. Poiché la capacità innovativa di una regione non è solo funzione del valore assoluto dei fattori di input alla ricerca, ma anche e soprattutto della loro ripartizione tra pubblico e privato, è soprattutto su questi squilibri che l’attenzione del decisore pubblico deve focalizzarsi sia in termini di recupero di efficienza, sia in termini di supporto allo sviluppo. 180 Sud in competizione PARTE IV 181 Sud in competizione Capitolo 1 LA VOCE DEL TERRITORIO 1. Introduzione La quarta parte riporta le interviste effettuate ai principali attori operanti nel territorio, distinti per categoria di appartenenza: imprese; università, centri di ricerca e centri per l’innovazione ed il trasferimento tecnologico; istituzioni finanziarie pubbliche e private. Tali interviste sono contenute in dettaglio nel cd allegato alla presente pubblicazione. Nel paragrafo successivo sono esposte le linee generali dei principali risultati emersi dalle interviste. Per le associazioni di categoria sono state effettuate interviste alla Confindustria nazionale e a due Confindustrie regionali (Basilicata e Campania). Per le imprese sono state intervistati a operatori economici dei settori high-tech e low-tech. Si riportano di seguito l’elenco degli intervistati per l’area imprese: -- Confindustria Nazionale -- Confindustria Basilicata -- Confindustria Campania Settori high-tech -- Paolo Bellomia (Vice Presidente Dema S.p.A.) -- Leonardo D’Alessandro (Amministratore Matrix S.r.l.) -- Domenico Favuzzi (Amministratore Exprivia S.p.A.) -- Francesco Fevola (Amministratore Oceanix S.r.l.) -- Rehinard Gluck (Capo Scientifico Crucell Berna Biotech, stabilimento di Catania) -- Vito Pertosa (Presidente Mer Mec S.p.A.) Settori low-tech -- Ciro Ambrosio (Direttore Commerciale Ambrosio Group) -- Adriano Ammirati (Direttore Commerciale Ammirati S.r.l.) Per le università e Centri di Trasferimento Tecnologici sono state effettuate interviste a: -- Roberta Albanese (Responsabile Creazione e Sviluppo di Impresa Incubatore Città della Scienza); -- Michele Biondo (Responsabile Relazioni Esterne Cesvitec); 183 183 Sud in competizione -- Giancarlo Capaccio (Project Manager del Centro di Competenza Nuove Tecnologie della Campania); -- Luigi Carrino (Professore del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della Produzione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente Rete Venture). Per gli aspetti finanziari a supporto dell’innovazione sono state effettuate interviste a operatori privati e pubblici di seguito indicati: Finanza privata -- Fabio Borsoi (Responsabile del Fondo Sanpaolo Imi Investimenti per il Sud) -- Maria Severino (Quantica SGR) Finanza pubblica -- Mauro Mallone (Responsabile del Settore Innovazione dell’IPI) -- Nicola Mazzocca (Assessore alla Ricerca Scientifica e all’Università della Regione Campania) 2. Linee generali dei risultati emersi dalle interviste Come già anticipato, il progetto di ricerca si è avvalso di una serie di interviste sul campo indirizzate ai principali attori interessati al tema dell’innovazione e della competitività nel Mezzogiorno. Dall’esame complessivo delle interviste effettuate sono emersi molti elementi comuni e pochi elementi di discordanza. É opinione molto condivisa il fatto che l’innovazione sia un processo che deve riguardare l’intero complesso aziendale e, pertanto, non debba essere rilegato ai soli investimenti in Ricerca & Sviluppo ma deve permeare anche nelle politiche organizzative e di marketing, in modo tale che tali strutture possano favorire il generarsi di prodotti e tecnologie nuove, nonché di un tessuto imprenditoriale pronto a cogliere le sfide imposte dal mercato. Questo è quanto emerge ad esempio dall’intervista effettuata a Confindustria Nazionale: … Oggi l’innovazione deve intendersi a 360°, ovvero riguarda tutti i settori e tutti gli ambiti operativi interni ed esterni all’impresa. L’innovazione organizzativa, di processo o prodotto può svolgere un ruolo chiave nella competitività anche dei settori “tradizionali” del Made in Italy. Della stessa opinione sono numerosi imprenditori e manager di imprese operanti nei settori ad alto contenuto tecnologico, fra cui, ad esempio, Vito Pertosa, Presidente della Mer Mec (azienda operante nel campo della costruzione, riparazione e 184 Sud in competizione manutenzione di materiale ferroviario ), che fa dell’innovazione complessiva un’arma strategica per l’impresa ed individua nelle necessità del cliente il timone che guida la propria politica di innovazione: Le strategie per l’innovazione abbracciano l’azienda a 360° e non riguardano unicamente le iniziative legate alle innovazioni di prodotto e di processo, ma riguardano anche l’approccio al mercato, l’internazionalizzazione e la gestione dei clienti; la leadership e le azioni strategiche; la politica ambientale, le tecnologie e la qualità; la gestione del personale ed i processi di produzione. … Ciò che guida i piani di sviluppo dell’azienda, e quindi quelli di innovazione, è la completa dedizione ai clienti e la precisa volontà di volerne soddisfarne tutte le esigenze in materia di soluzioni per la sicurezza ed il mantenimento in efficienza delle loro infrastrutture. Questo elemento cardine della mission aziendale si è tradotto in un nuovo approccio “proattivo” al mercato del quale si studiano ed analizzano sistematicamente tendenze e cambiamenti. Il bundle delle iniziative di innovazione che di volta in volta si mette in campo (innovazione focalizzata su prodotti/servizi/soluzioni, innovazione estesa ai processi produttivi, ai processi di supporto, alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, etc.) dipende unicamente dalle opportunità di business individuate e viene scelto, nei limiti degli eventuali vincoli esistenti (per esempio disponibilità/reperibilità risorse economico-finanziari), in funzione della sua adeguatezza al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel piano strategico. Dello stesso avviso, anche per quanto concerne la centralità del cliente nelle politiche di innovazione, è Domenico Favuzzi, amministratore delegato di Exprivia S.p.A. (azienda operante nel campo dello sviluppo di soluzioni applicative e nell’erogazione di servizi tecnologici per i mercati Banche e Finanza, Industria, Telecomunicazioni e Media, Sanità e Pubblica Amministrazione Locale, Pubblica Amministrazione Centrale, Trasporti ed Utilities.) Attualmente i livelli di competitività imposti dal mercato sono talmente alti che non si può prescindere dal parlare di innovazione a 360°. Ne deriva che i nostri processi di innovazione riguardano tutti gli aspetti della gestione (prodotto, processi, valorizzazione del know how, logistica etc.). Si tratta, pertanto, di una politica di innovazione globale che consenta all’azienda di mantenersi competitiva, innalzandone i livelli di efficienza con cui opera e offrendo al mercato i prodotti che soddisfano le loro esigenze. 185 Sud in competizione … Spesso l’innovazione e la competitività partono dal cliente, per cui, se viene a mancare la prossimità con esso, emergono serie difficoltà competitive per l’azienda. Per Paolo Bellomia, Vice Presidente della DEMA (azienda operante nel campo della progettazione e produzione componenti per velivoli aeronautici) l’innovazione è una politica che permea l’intero processo aziendale, dando particolare importanza, oltre all’innovazione tecnologica, anche alla centralità del capitale umano quale punto di partenza per qualsiasi processo innovativo all’interno dell’azienda: … Il nostro modello, quindi, principalmente si basa da una parte sulle tecnologie innovative e la ricerca, dall’altra sulla centralità della persona e sull’esaltazione della sua intelligenza e delle sue capacità. Il lavoro per noi è l’ambito nel quale si realizza la personalità dell’uomo e si valorizza il suo straordinario ingegno. Nella nostra strategia di impresa, abbiamo coniugato in maniera assolutamente sinergica e naturale la continua spinta all’innovazione e la centralità della persona come soggetto dotato di autonomia, responsabilità, grandi capacità proprie e passione. In questo ambito la fantasia, l’intelligenza, le idee innovative, le competenze possono e devono condurre alla creazione di un sistema che può ambire a diventare di riferimento internazionale. Nel gruppo “Il comitato di pensare”, il think thank, è al centro di ogni sviluppo: l’innovazione del sistema delle idee è assolutamente inserita tra strategia e risultati dell’impresa. Il vero modello innovativo è nella capacità creativa ed intuitiva, che deve essere il punto di partenza di un processo industriale molto complesso e concreto che, per essere trasformato in un prodotto o in un’attività innovativa e vincente sul mercato, necessita di applicazione, metodo e grande impegno; naturale conseguenza è la formazione delle proprie risorse. Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, per le imprese operanti nei settori a bassa intensità tecnologica. Di tale avviso è ad esempio Ciro Ambrosio (Direttore Commerciale di Ambrosio Group, azienda operante nel settore dell’abbigliamento con specializzazione per clientela femminile) che, in modo particolare, imputa gran parte del successo della propria azienda alla modalità innovativa con cui è stata gestita in campo distributivo e commerciale: … Elemento fondamentale per il nostro sviluppo è stato quello di gestire al meglio il processo di distribuzione rivolgendoci direttamente al mercato… … L’innovazione, come detto, esprime un altro elemento importante della nostra politica. Oltre all’innovazione di prodotto, con un continuo adatta186 Sud in competizione mento alle esigenze del mercato, abbiamo investito molto nell’innovazione della struttura logistica e di tutto il processo di commercializzazione della merce. Per quanto riguarda il materiale ed il prodotto, noi non effettuiamo grandi investimenti su questo aspetto, in quanto gran parte dell’innovazione deriva dal dialogo continuo tra produttori, azienda e clienti. Anche per Adriano Ammirati. Responsabile Commerciale della Ammirati S.r.l. (società operante nel campo degli infissi in legno) ritiene che siano stati fondamentali per lo sviluppo della propria impresa un approccio innovativo nell’organizzazione e nell’approccio al mercato: Il primo intervento innovativo di processo operativo è avvenuto quando, alla realizzazione dei mobili tradizionali, abbiamo affiancato la lavorazione degli infissi, puntando ad implementare il mercato dell’azienda realizzando infissi in legno ed accoppiato (ci tengo a precisare legno alluminio e non viceversa) di fascia alta. Fin dall’inizio ci siamo dotati di un impianto molto flessibile in grado di realizzare produzioni seriali estremamente elastiche alla domanda. Si è trattato di un macchinario capace di realizzare discrete quantità di prodotto realizzando contemporaneamente tre finestre di tre dimensioni diverse. Siamo intervenuti, poi, anche sull’innovazione di prodotto impiegando per primi le vernici ad acqua. La seconda fase innovativa per l’azienda si è realizzata quando abbiamo approcciato la Nautica che è il settore che ci ha dato le maggiori soddisfazioni ed è potenzialmente, per noi, di grande sviluppo in termini di fatturato. Il nostro attuale obiettivo ora è terziarizzare realizzando un “sistema di impresa”. Si tratta di un progetto di non facile realizzazione perché si scontra con una mentalità ancora legata all’artigianato inteso in senso classico, di alta qualità e capacità, ma con scarsa attenzione ai tempi e alla logica della produttività. Vorremmo adottare una logica sistemica già presente in altre parti d’Italia, dove già si opera in logica di network, realizzando un ottimo lavoro improntato sulla capacità organizzativa, rispetto dei tempi eccezionale e una vision di medio/lungo periodo. In ogni caso, sebbene sia ampiamente condivisa l’idea che l’innovazione debba permeare tutte le aree aziendali, appare determinante la categoria settoriale di appartenenza, visto che nei settori ad alta tecnologia risultano di grande importanza gli investimenti in ricerca ed innovazione tecnologica, mentre nei settori tradizionali l’innovazione appare più un processo continuo al fine di adattarsi e talvolta creare un mercato. Tale distinzione appare ben evidente nell’intervista effettuata all’Ing. Mauro Mallone, Responsabile Innovazione dell’IPI. 187 Sud in competizione L’innovazione, in estrema sintesi, è un processo che deve portare l’impresa alla creazione di un “prodotto” nuovo, vendibile sul mercato. In primo luogo occorre distinguere tra i concetti di “ricerca” e di “innovazione”. In particolare, la “ricerca” si fa per accrescere la conoscenza, mentre l’innovazione si fa per essere più competitivi. Occorre inoltre precisare che i processi innovativi si attivano e sono sviluppati in maniera diversa a seconda del modello di crescita di un Paese, della dimensione e della specializzazione produttiva delle imprese. Le modalità per innovare i prodotti e i processi produttivi dalle imprese nei settori ad alta tecnologia sono ovviamente differenti da quelle seguite dalle imprese nei settori tradizionali. Nel primo caso le imprese, per conquistare nuove posizioni sul mercato, investono risorse per l’innovazione e si avvalgono di tecnologi e ricercatori all’interno della stessa impresa o attraverso collaborazioni con le università. Nel secondo caso i processi di innovazione sono finalizzati a mantenere posizioni di mercato attraverso l’introduzione di miglioramenti incrementali sui processi e sui prodotti, con modalità non strutturate. Un tipico esempio riguarda il settore tessile e abbigliamento che, a seguito dell’apertura dei mercati, ha obbligato le imprese italiane a migliorare processi produttivi e qualità dei prodotti, costringendole a collocarsi in fasce più alte della manifattura. La nuova politica per l’innovazione varata con “Industria 2015” per sostenere la crescita competitiva del sistema produttivo tiene conto di queste diverse esigenze, sostenendo il rafforzamento del “peso” dei settori tecnologicamente avanzati ed orientando i settori maturi verso produzioni a maggior valore aggiunto. Se, pertanto, è emersa una chiara condivisione nel vedere il fenomeno dell’innovazione come un processo complessivo che riguarda l’intero sistema aziendale, appare ora oltremodo interessante vedere quali sono, secondo le persone intervistate, i principali punti di forza e quelli di debolezza che caratterizzano il sistema competitivo e l’innovazione nel Mezzogiorno. Anche in questo caso, si riscontra una sostanziale convergenza su molti punti. É generalmente condivisa l’idea che il Mezzogiorno sia un buon produttore di capitale umano qualificato e caratterizzato da costi molto più competitivi rispetto al resto dell’Italia e agli altri Paesi. Spesso dalle interviste, sempre con riferimento al capitale umano, emergono altri elementi non trascurabili, quali ad esempio la creatività, il lateral thinking e la flessibilità. Restando in quelli che appaiono essere i punti di forza del territorio, risulta alquanto condivisa la consapevolezza che il Mezzogiorno sia sede di settori, talvolta organizzati anche in forme distrettuali, caratterizzati da ottime competenze e da una forte tradizione industriale. Spesso appare anche piuttosto marcato il riferimento da parte dei soggetti intervistati ad eccellenze in alcuni rami della ricerca che potrebbero trovare un migliore sbocco nell’industria locale. In alcuni casi è emersa, inoltre, la sensazione che il tessuto imprenditoriale 188 Sud in competizione sia intenzionato ad evolversi verso strutture più grandi ed aperte alle relazioni con gli altri stakeholders, in primo luogo imprenditori, ricerca e mondo finanziario. Infine, la struttura dell’offerta di ricerca ed innovazione, sebbene frammentata ed ancora poco orientata alle imprese, sembra essere in grado di coprire tutte le necessità attuali delle imprese. Se quelli appena descritti sono i principali elementi di forza che caratterizzano il tessuto economico ed il sistema di innovazione meridionale, ovviamente dall’esame delle interviste sono emersi diversi punti di debolezza, alcuni dei quali fanno riferimento a caratteristiche istituzionali del territorio, rimovibili solo in un’ottica di medio e lungo termine. Si pensi ad esempio alle lungaggini burocratiche. L’opinione della maggior parte delle persone intervistate converge sul fatto che l’attuale sistema amministrativo sia caratterizzato da inefficienze tali da ridurre in modo rilevante il nascere di nuove iniziative imprenditoriali e l’operatività delle imprese in essere. Legato a questo è anche un meccanismo di finanziamenti pubblici, la cui efficacia stenta a decollare e che spesso è percepito come un elemento di selezione negativa volto a finanziare più l’attività ordinaria di imprese destinate talvolta a fallire che a finanziare progetti imprenditoriali di indubbia validità. A ciò si aggiunge tutta una serie di diseconomie nei servizi e nella qualità (sanità, sicurezza, salvaguardia ambientale e del patrimonio culturale, etc.) offerti dal territorio che limitano molto non solo l’attrattività di attività imprenditoriali, ma anche, ed ancor peggio, la ritenzione di capitale umano qualificato. Non meno importante, sebbene si stiano facendo timidi passi di cambiamento, appare la netta distanza culturale che divide l’imprenditoria locale dal resto del mondo, ancora poco orientata a logiche di crescita, sviluppo e cooperazione. Altro elemento di debolezza, forse causa del precedente, è il forte nanismo delle imprese meridionali che ne limita molto le capacità innovative e di internazionalizzazione, migliorabili, secondo molti, solo attuando rilevanti politiche aggregative. Altro elemento che può limitare la competitività del sistema economico meridionale è infine la netta specializzazione in settori a bassa intensità tecnologica che attualmente sono costretti ad affrontare la forte concorrenza di economie emergenti caratterizzate da costi di produzione nettamente più bassi. Questi (lungaggini burocratiche, inefficacia nei finanziamenti pubblici, diseconomie territoriali, distanza culturale, nanismo imprenditoriale, specializzazione in settori fortemente esposti alla concorrenza low cost) sembrano essere i punti di debolezza maggiormente condivisi dai soggetti intervistati e probabilmente sono anche la causa generatrice di altri elementi di debolezza emersi nel corso delle interviste (quali, ad esempio, gli scarsi investimenti in R&S, bassa collaborazione, scarse azioni di sistema, etc.). Prendendo in considerazione i suddetti elementi, appaiono nettamente condivisibili le linee di policy proposte dagli intervistati. Gran parte di essi sono d’accordo sul fatto che nel Mezzogiorno e nelle singole regioni via sia bisogno di una politica industriale chiara e ben indirizzata che derivi da una solida base di analisi volta ad 189 Sud in competizione individuare forze, debolezze, necessità del territorio e conseguenti linee di azione. Tale politica deve essere tale da inserirsi pienamente nelle attuali e future tendenze dei mercati concentrando i propri sforzi proprio in quei settori destinati a crescere a livello globale e che vantano solide competenze nel territorio. Occorre una politica che incentivi la collaborazione tra le eccellenze e tra tutti gli attori del sistema di innovazione in generale. Occorre mettere a rete il sistema imprenditoriale ed avvicinare le piccole imprese all’offerta di innovazione, anche attraverso la realizzazione di spazi comuni della ricerca, e strutturare in modo diverso i corsi di dottorato, mirandoli spiccatamente verso la carriera imprenditoriale piuttosto che verso quella universitaria o comunque verso strade che prevedano un forte percorso aziendale, anche in ottica di una futura carriera accademica. Questo sembra inoltre essere il presupposto affinché gli incentivi a supporto degli spin-off possano avere piena efficacia. Se quelle appena accennate sono le proposte volte a migliorare la cultura locale, orientandola maggiormente a fare network, sicuramente non bisogna dimenticare tutte le diseconomie territoriali che limitano fortemente l’operatività e quindi la competitività delle imprese locale. In questa prospettiva è assolutamente condivisibile la necessità di sviluppare un sistema territoriale che offra un insieme di servizi che incentivano il nascere e lo svilupparsi di attività imprenditoriale, e che consentano e trattenere capitale umano. In tal senso, le proposte convergono anche verso il miglioramento della rete infrastrutturale (materiale ed immateriale). A queste proposte di carattere strategico si aggiungono proposte maggiormente operative che vanno dagli incentivi fiscali, al miglioramento dell’accesso al credito e che comprendono misure volte anche a favorire la crescita di strumenti nuovi (per il Mezzogiorno) di sviluppo come ad esempio la riduzione dei costi di scouting per gli operatori di Private Equity o la creazione di appositi incentivi per le start-up e di incentivi volti ad avvicinare maggiormente il sistema bancario alle strutture di incubazione. Volendo infine trarre delle conclusioni, dall’analisi effettuata sul campo occorre evidenziare come la totalità degli intervistati vede nel Mezzogiorno la presenza di un sistema di blocco fatto da debolezze in alcuni fattori socio-istituzionali (lungaggini burocratiche, cultura imprenditoriale, diseconomie nei servizi trasversali, sicurezza, etc.) che limitano fortemente il sistema economico ed innovativo locale ed abbattono notevolmente l’efficacia degli incentivi (anche notevoli) che vengono messi appunto dalle istituzioni internazionali, nazionali e locali. Pertanto, in piena coincidenza con quanto emerso durante l’analisi dei dati e nella stesura dell’intero elaborato della ricerca, appare chiaro che il Mezzogiorno non potrà mai decollare se prima non vengono rimossi tali fattori. Solo successivamente si potrà pensare a politiche di carattere più operativo. Si conclude, infine, con l’intervento dell’Assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica, Economia, Sistemi Informativi e Statistica della Regione Campania), Prof. Nicola Mazzocca, il quale evidenzia proprio come integrazione, cooperazione e sfruttamento delle eccellenze territoriali siano al centro dell’attuale politica regionale per l’innovazione. 190 Sud in competizione Conoscenza e innovazione tecnologica costituiscono il principale fattore competitivo per le imprese e per i sistemi territoriali. Consapevole di ciò, da alcuni anni la Regione Campania ha posto al centro della sua azione politica il potenziamento e la condivisione delle strutture e delle pratiche di ricerca scientifica, al fine di facilitare il trasferimento dei risultati tecnico-scientifici e una più diffusa cultura dell’innovazione nel tessuto imprenditoriale locale. Nel 2001 decide di dotarsi, con la “Strategia Regionale di Sviluppo dell’Innovazione”, di un piano di sviluppo territoriale basato sull’innovazione. L’intero programma d’azione è orientato al rafforzamento ed all’ampliamento del patrimonio di competenze industriali esistenti attraverso la diffusione dell’innovazione tecnologica, nonché al collegamento stabile tra mondo della ricerca e mondo della produzione attraverso la progettazione di strutture di interfaccia ad hoc per la ricerca applicata ed il trasferimento tecnologico: i Centri Regionali di Competenza. L’azione della Regione ha tre punti chiave: “Integrare formazione, alta formazione e sistema della produzione. Realizzare reti territoriali d’eccellenza nella formazione per tenere insieme saperi tecnologici, economici e sociali. Sviluppare ed aggregare su scala territoriale iniziative d’eccellenza con forte vocazione all’innovazione ed alla ricerca”. Il lavoro di programmazione ed animazione della Regione, quindi, è finalizzato ad attrarre e consolidare la presenza delle imprese in Campania collegate alle attività d’innovazione e ricerca. É necessario garantire continuità e sostegno alle iniziative già presenti sul territorio, istituzioni di ricerca e Centri di Competenza Regionali, per un nuovo ed efficace impegno nel trasferimento tecnologico, con il contributo di qualificati enti ed organizzazioni del mondo delle imprese. … Il ruolo dell’università sarà centrale. L’università è un bene del territorio e noi puntiamo sulle sette università per far crescere il territorio attraverso lo sviluppo delle competenze. L’Assessorato sta puntando a far crescere la presenza nella società dei centri di ricerca promuovendo nuove competenze. I processi che si vorrebbero impiantare sono moltissimi e vanno dall’azione sui dottorati congiunti ad un’azione di sviluppo di tecnologie da impiegare per rendere più funzionali i servizi forniti dal mondo delle professioni (notai, ingegneri e commercialisti). … L’idea è di creare un distretto della ricerca e dell’innovazione che sia attrattivo anche per il mondo imprenditoriale. 191 Sud in competizione LA VOCE DEL TERRITORIO Interviste IMPRESE Confindustrie Intervista a Confindustria Nazionale Intervista a Confindustria Basilicata Intervista a Confindustria Campania (Napoli) Intervista a Confindustria Campania (Salerno) High-tech Intervista a Paolo Bellomia (Vice Presidente Dema S.p.A.) Intervista a Leonardo D’Alessandro (Amministratore Unico Matrix S.r.l.) Intervista a Domenico Favuzzi (Amministratore Delegato Exprivia S.p.A.) Intervista a Francesco Fevola (Amminitratore Oceanic S.r.l. e del Consorzio AT Coroglio ) Intervista a Rehinard Gluck (Capo Scientifico Crucell Berna Biotech AG, Stabilimento di Catania) Intervista a Vito Pertosa (Presidente Mer Mec S.p.A.) Low-tech Intervista a Ciro Ambrosio (Amministratore Delegato Ambrosio Group) Intervista a Adriano Ammirati (Direttore Commerciale Ammirati S.r.l.) UNIVERSITÁ E CENTRI DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO Intervista a Roberta Albanese (Responsabile Creazione e Sviluppo di Impresa Incubatore Città della Scienza) Intervista a Michele Biondo (Responsabile Relazioni Esterne CESVITEC) Intervista a Giancarlo Capaccio (Project Manager del Centro di Competenza Nuove Tecnologie della Campania) Intervista a Luigi Carrino (Professore del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della Produzione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente Rete Ventures). 193 Sud in competizione FINANZA PUBBLICA E PRIVATA Finanza privata Intervista a Fabio Borsoi (Responsabile del Fondo Sanpaolo Imi Investimenti per il Sud) Intervista a Maria Severino (Quantica SGR) Finanza pubblica Intervista a Mauro Mallone (Responsabile del Settore Innovazione dell’IPI) Intervista a Nicola Mazzocca (Assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica, Economia, Sistemi Informativi e Statistica della Regione Campania) 194