7. RICERCA: Influenza, scovato l`anticorpo universale Un nuovo

7. RICERCA: Influenza, scovato l’anticorpo universale
Un nuovo passo verso lo sviluppo di un vaccino antinfluenzale universale potrebbe essere
stato fatto negli Stati Uniti: uno studio degli scienziati dello Scripps Research Institute e di
Sea Lane Biotechnologies ha infatti riconosciuto un anticorpo che funziona sulla struttura
con cui il virus dell’influenza si ‘aggrappa’ alle cellule: una porzione minuscola di esso, non
variabile da ceppo a ceppo e per questo adatta come target universale. Fino ad oggi gli
scienziati non pensavano fosse possibile sfruttare un sito tanto piccolo, ma osservando la
struttura co-cristallina del particolare anticorpo, si sono oggi convinti delle enormi
possibilità. Il lavoro è stato pubblicato su Nature. Da qualche tempo la ricerca sui vaccini
per l’influenza, più che concentrarsi su quelli stagionali, ha guardato con speranza allo
sviluppo di un vaccino universale: l’approccio negli ultimi anni, diversamente da quello
dell’immunizzazione normale, si è dunque basato su quelle strutture del patogeno che non
variano molto da ceppo a ceppo, che di solito si trovano alla base di una proteina
chiamata emoagglutinina. Ma oggi qualcosa è cambiato, visto la preziosa scoperta di un
anticorpo capace di riconoscere e sfruttare la struttura all’apice della proteina, legandosi
ad essa e neutralizzando il virus in una maniera mai osservata prima. Per portare a
termine questo risultato gli scienziati californiani sono partiti dallo studio di midollo osseo di
pazienti che erano stati esposti a diversi ceppi di influenza: questo tessuto contenuto nelle
ossa, infatti, funziona come una sorta di ‘archivio’ di tutti gli anticorpi mai prodotti da una
persona, compresi quelli per i virus influenzali, dunque accedere ad esso vuol dire
possedere un’intera libreria di dati su vari ceppi. Tra i miliardi di anticorpi così riconosciuti
e studiati, gli scienziati di Sea Lane Biotechnologies hanno isolato quello che è oggetto di
questa ricerca: si tratta di una molecola siglata C05, capace di legarsi a proteine di un
grande ventaglio di diversi ceppi di influenza A, così proteggendo le cellule dall’infezione,
sia in laboratorio che su modello murino. L’anticorpo, inoltre, funziona anche come agente
terapeutico, salvando il 100% dei topi cui era somministrato entro tre giorni dall’infezione.
Ma come agisce questa molecola? Test successivi l’hanno dimostrato: è praticamente il
solo anticorpo che riconosce e blocca nello specifico il receptor binding site (Rbs), la parte
del virus che serve a fissarsi alle cellule ospite e che rappresenta una zona importante
dell’emoagglutinina, seppure molto piccola. Ed è proprio per quest’ultima caratteristica che
lo sviluppo di un vaccino universale è così complicato: Rbs è talmente piccola che per
fissarsi ad essa e neutralizzare il virus, un anticorpo deve aggrapparsi non solo al sito
stesso, ma anche alla regione circostante, che varia moltissimo da ceppo a ceppo. Per
questo ogni anticorpo agisce in genere solo su un tipo di virus. “Lavorare in maniera così
precisa sul receptor binding site, con un anticorpo che interagisce soltanto con esso, è
una cosa che fino a poco tempo fa era assolutamente impensabile”, ha spiegato Ian A.
Wilson dello Scripps Research. “Ecco perché questo studio ci fornisce delle buone idee
per ideare vaccini e terapie innovative”. Per osservare in che modo e dove di preciso
l’anticorpo si connettesse all’emoagglutinina, gli scienziati hanno usato delle particolari
tecniche di cristallografia a raggi X: è stato proprio con questo metodo che hanno scoperto
che C05 evita le regioni ipervariabili e invece si lega con una singola proteina allungata
allo stesso Rbs, funzionando ancora meglio quando riesce a usare due di questi filamenti
per legare due Rbs su due emoagglutinine diverse. “Come se avesse bisogno di reticolare
due proteine diverse per funzionare al meglio”, ha aggiunto il ricercatore. E il fatto che la
funzione del receptor binding site sia così importante per il virus, fa sì che questa non vari
molto da ceppo a ceppo, e che dunque C05 sia efficace contro un’ampia gamma di tipi di
influenza A, quelle dei sottotipi H1, H2, H3 e H9. La scoperta potrebbe essere usata non
solo per sviluppare un vaccino universale, ma anche per una terapia a base di anticorpi
per le infezioni più gravi da influenzavirus. A maggior ragione se si riuscisse a scatenare la
produzione di C05 direttamente dall’organismo.