bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII - N. 1 2005 EDITORIALE 1 Il Prontuario Farmaceutico Nazionale: sintesi della politica del farmaco e strumento di governo DALLA LETTERATURA 26 News e farmaci, le top five 2004 PANORAMI E PERCORSI 3 Il nuovo PFN 2005 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 32 Antipsicotici atipici nel trattamento delle anomalie comportamentali nei soggetti con demenza AGGIORNAMENTI 7 Monitoraggio dell’uso del farmaco drotrecogin alpha (attivato) - Xigris® nelle Terapie Intensive italiane ANNO XII N.1 GENNAIO-FEBBRAIO 2005 Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA 13 Progetto sperimentale Ecce per la formazione a distanza del medico FARMACOVIGILANZA 20 Segnalazioni di reazioni avverse a farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo 23 Dichiarazione pubblica dell’EMEA su inibitori Cox-2 24 Dear Doctor Letter 29 Nuvole sui sartani: le diraderà la ricerca? FARMACOUTILIZZAZIONE 36 Aderenza ai trattamenti cardiovascolari cronici FARSI UN’IDEA 40 Farmaci on-line ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA 41 Farmaci e gravidanza • Melleril® (tioridazina): ritiro volontario dal mercato mondiale entro il 30 giugno 2005 • Abilify® (aripiprazolo): importante informazione sulla sicurezza MINISTERO DELLA SALUTE AIFA - AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE Direttore responsabile Nello Martini Redazione editoriale Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c, 00199 Roma Direttore scientifico Antonio Addis Tel. (06) 862821 Fax (06) 86282250 [email protected] Comitato scientifico Francantonio Bertè Marco Bobbio Fausto Bodini Franca De Lazzari Albano Del Favero Nicola Montanaro Luigi Pagliaro Paolo Preziosi Alessandro Rosselli Alessandro Tagliamonte Gianni Tognoni Francesca Tosolini Massimo Valsecchi Redazione Elisabetta Neri Linda Pierattini Francesca Rocchi Carmela Santuccio Valeria Severi Segreteria di Redazione Monica Pirri Comunicazioni e osservazioni al Bollettino dovranno essere inoltrate presso: www.pensiero.it Responsabile: Manuela Baroncini Progetto grafico e impaginazione Doppiosegno snc Stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Eventuali incongruenze cronologiche tra il materiale citato e la data di pubblicazione del BIF sono dovute alla numerazione in arretrato del Bollettino. Fa testo la data di chiusura in tipografia. © Ministero della Salute La riproduzione e la divulgazione dei contenuti del BIF sono consentite fatta salvo la citazione della fonte e il rispetto dell’integrità dei dati utilizzati. Questo numero è stato chiuso in marzo 2005. Redazione Bollettino d’Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco Ministero della Salute Via della Sierra Nevada, 60 00144 Roma Fax 06 59784657 [email protected] www.ministerosalute.it/medicinali/ informazioneFarmaci/pgHome.jsp Le comunicazioni relative a variazioni di indirizzo dovranno essere inoltrate utilizzando l’apposita scheda di variazione dei dati anagrafici pubblicata all’interno della rivista. A questo numero, oltre ai componenti del comitato scientifico e della redazione, hanno contribuito: L. Ballini, C. Barbui, G. Bertolini, L. Bozzini, M. Bruzzone, A. Cipriani, C. Deligant, P. Dri, M. Langer, A. Liberati, S. Livigni, R. Manfrini, L. Moja, I. Moschetti, E. Poluzzi, C. Rossi, P. Rossi, R. Satolli, P. Strahinja, A. Vargiu. bollettino d’informazione sui farmaci 1 EDITORIALE Il prontuario farmaceutico nazionale: sintesi della politica del farmaco e strumento di governo La stesura dell’elenco dei farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) riflette la lunga lista di decisioni regolatorie in materia di politica sanitaria che trova la sua sintesi nel Prontuario Farmaceutico Nazionale (PFN). Quest’ultimo permette quindi di rappresentare e riassumere il percorso (o i percorsi) adottati e di rendere trasparente a tutti gli operatori sanitari e ai cittadini il metodo utilizzato per decidere quali sono i farmaci che il medico potrà prescrivere a carico del SSN. Il passato PFN (2003) è stato caratterizzato anche dal tentativo di rendere esplicita la procedura secondo cui farmaci con efficacia e sicurezza comparabile dovevano avere un prezzo simile. L’obiettivo in quel caso fu di rendere visibile a tutti gli operatori sanitari la metodologia adottata che puntava soprattutto a coinvolgere l’intera filiera del farmaco in una modifica sostanziale della valorizzazione dei farmaci rimborsati dal SSN. Il nuovo PFN 2005 affronta, soprattutto, il tema dei consumi cercando di introdurre elementi di controllo su medicinali il cui utilizzo continua a esplodere indipendentemente dalle reali necessità terapeutiche della nostra popolazione, sotto la spinta prevalentemente di fenomeni promozionali. In questo caso la novità consiste soprattutto nel consentire al SSN, che rimane il maggior compratore di medicinali nel nostro paese, di ottenere un prezzo scontato per quei medicinali per i quali si registra una richiesta di acquisto spropositata. La spesa farmaceutica dei paesi industrializzati è cresciuta continuamente negli ultimi anni, con una media, almeno nel nostro paese, del 10% in più rispetto all’anno precedente. Ciò ha portato necessariamente a definire un controllo della spesa per garantire, quanto più possibile, che tale aumento corrispondesse a un reale innalzamento della soglia di razionalità nell’uso del farmaco. In realtà negli anni passati si è tentato più volte di ottenere un contenimento della spesa farma- ceutica con interventi che però erano strettamente legati a una generale riduzione dei prezzi o all’introduzione di forme di co-payment (ticket, ecc.), soprattutto di tipo regionale. Mentre i primi provvedimenti corrispondevano a una tantum che non sembrava incidere realmente sugli elementi determinanti della spesa, il secondo tipo di provvedimenti è stato caratterizzato da esperienze di tipo regionale e con risultati differenti fra loro. In passato una vera flessione dei consumi dei farmaci era stata registrata solo a seguito di una ridefinizione completa del PFN, che aveva portato a ridisegnare completamente la lista dei farmaci rimborsati dal SSN secondo categorie di rimborso: efficaci (A), totalmente rimborsati; efficaci ma non essenziali (B), parzialmente rimborsati; efficienti ma rimborsati solo in ambito ospedaliero (H); con efficacia nulla o scarsa efficienza e comunque non essenziali (C). Per incidere in maniera sensibile sui trend di crescita della spesa farmaceutica occorreva quindi che venissero predisposti degli interventi diretti sul PFN, approfittando di aggiornare quella che a tutti gli effetti è una sorta di lista positiva di farmaci. Ciò ha portato in primo luogo a intervenire sul sistema di determinazione dei prezzi abolendo gli automatismi legati al prezzo medio europeo e ottenendo un PFN caratterizzato dal semplice obiettivo di avere prezzi simili per farmaci simili. I risultati ottenuti durante il 2003 dimostrano l’efficacia dei provvedimenti nel contenere la spesa in maniera concreta. Tuttavia la leva su cui si è riusciti a operare risulta prevalentemente quella dei prezzi, senza comunque riuscire a contenere i consumi, ossia il numero di ricette e medicinali consumati. Tenendo conto di quanto detto, risulta più facile comprendere l’approccio utilizzato nel PFN 2005 e come i criteri alla base di quest’ultima manovra si ispirino a un contenimento più dei consumi che dei prezzi delle singole molecole. Anche in questo caso quindi il PFN racconta il AIFA - Ministero della Salute 2 EDITORIALE percorso adottato per giungere a un risultato che, garantendo l’accesso a tutte le terapie già rimborsate, riesce a governare l’area farmaceutica. Il PFN è diventato uno strumento informativo importante che si inserisce nelle attività editoriali e di servizio che da diversi anni il Ministero della Salute, ora attraverso l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), mette a disposizione di tutti gli operatori sanitari. Infatti il PFN: quei provvedimenti regolatori che più di ogni altro si rifanno alla medicina basata sulle prove di efficacia: le note limitative AIFA. In generale i meccanismi di approvazione dei farmaci, nel momento in cui viene esaminata la richiesta di introduzione in commercio di un nuovo medicinale, non si pongono il quesito di quanto il nuovo medicinale sia o meno indispensabile e/o essenziale. Infatti, ogni nuovo farmaco o ogni nuova indicazione terapeutica vengono esaminati con una metodica che non garantisce l’utente sul fatto che quel farmaco sia più efficace, più sicuro e più economico di quanto già a disposizione. Ciò spiega semplicemente perché non tutti i farmaci oggi in commercio vengono poi riconosciuti come rimborsabili dal SSN. In questo contesto, soprattutto in paesi che vogliono mantenere una copertura universale delle terapie farmaceutiche, rimane il problema di dover fare delle scelte restrittive per garantire la sostenibilità del sistema. Le note AIFA rispondono quindi a una selezione ragionata delle indicazioni ritenute “certe” dal punto di vista della efficacia e della sicurezza, e della economicità. Il nostro SSN mette a disposizione di tutti i cittadini ogni farmaco ritenuto efficace ed essenziale. Questa decisione caratterizza il nostro SSN rispetto a molti altri paesi industrializzati che anche quando garantiscano le cure sanitarie a tutti, non sempre includono anche le terapie medicinali. In ogni caso tale scelta deve fare i conti con la necessità di governare l’area del farmaco sulla base delle risorse disponibili. Tutto questo fa sì che il nuovo PFN 2005 sia molto di più di una mera lista di farmaci rimborsati dal SSN. Nel corso degli anni, il PFN si è anche evoluto in un formato editoriale che tenta di essere sempre più funzionale per il medico prescrittore o il farmacista. • descrive la metodologia utilizzata per definire il recente sistema di individuazione dei prezzi dei medicinali acquistati dal SSN; • riassume la politica economica utilizzata per garantire il mantenimento dell’intero sistema all’interno dei limiti di spesa imposti al SSN per l’area farmaci; • informa in maniera documentata circa le limitazioni particolari imposte ad alcuni farmaci in riferimento alle indicazioni terapeutiche ritenute essenziali; • definisce percorsi distributivi e prescrittivi utili a garantire l’utilizzo dei farmaci tenendo conto di una maggiore sicurezza e del più elevato vantaggio economico; • indica le disponibilità di equivalenze terapeutiche in termini di forma farmaceutica (generici) o di categorie terapeutiche (classi di farmaci); • aggiorna relativamente ai farmaci di fascia A, includendo fra questi anche quelli a esclusivo utilizzo ospedaliero (fascia H). Il PFN non è solo una pubblicazione che aggiorna circa i nuovi prezzi dei farmaci. Se fosse così si tratterebbe di un documento utile esclusivamente ai settori amministrativi e produttivi dell’area farmaceutica. A tale proposito basti pensare come il nuovo PFN sia stato aggiornato anche con AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 3 PANORAMI E PERCORSI Il nuovo PFN 2005 Il quadro economico di riferimento di sfondamenti del tetto di spesa […] a redigere l’elenco dei farmaci rimborsabili dal SSN […] in modo da assicurare, su base annua, il rispetto dei livelli di spesa […]”. La spesa sanitaria rappresenta una componente importante tra i costi che annualmente incidono sul bilancio pubblico sia in termini di rilevanza della stessa (81.837 milioni di euro nel 2004), sia perché registra costantemente un trend in crescita di difficile compatibilità con le risorse economiche disponibili. All’interno della spesa sanitaria, la farmaceutica pesa per il 15%, ovvero per ogni 6,5 euro previsti per il Fondo Sanitario Nazionale 1 euro è speso per l’acquisto di farmaci a carico del SSN distribuiti presso le farmacie comunali e private. Per programmare la spesa farmaceutica, lo Stato e le Regioni, nell’agosto del 2001, hanno sottoscritto un accordo che fissa un tetto alla spesa pari al 13% della spesa sanitaria. Il superamento del tetto determina l’applicazione immediata di una serie di misure di ripiano a carico delle Regioni o dei soggetti economici privati. La legge 326 del 24 novembre 2003 ha elencato le possibili misure di intervento di ripiano in caso di sfondamento del tetto programmato e ha affidato all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) il compito di assicurare il rispetto dei livelli di spesa definiti. Nel corso dei primi mesi del 2004 la spesa farmaceutica ha registrato un anomalo ed eccessivo incremento (marzo 2004 vs marzo 2003: + 15%) che ha costretto il Ministero della Salute ad adottare sollecitamente un provvedimento1 con il quale ha obbligato le aziende farmaceutiche ad applicare uno sconto del 6,8% sul proprio fatturato per i farmaci rimborsati dal SSN. L’effetto sulla spesa, ottenuto tramite tale provvedimento, è stato immediatamente percepito nei mesi successivi, ma restava comunque chiaro che quest’ultimo poteva costituire solo un primo parziale intervento rendendosi necessari ulteriori strumenti per riportare la spesa ai livelli predefiniti nell’accordo Stato-Regioni e in linea con le risorse disponibili nel 2005. Il primo tra gli interventi possibili di ripiano richiamati nella legge n. 326/2003 è di: “provvedere ogni anno o semestralmente nel caso Il PFN 2005. I motivi di una scelta La normativa in precedenza richiamata ha imposto di seguire un processo di acquisizione e di analisi dei dati che potesse spiegare la complessità e la rilevanza degli incrementi di spesa registrati nei primi mesi del 2004. In particolare si è chiesto all’AIFA di: • stimare l’entità dello sfondamento sulla spesa programmata 2004; • analizzare i motivi del predetto aggravio; • predisporre una conseguente manovra di ripiano dell’eccedenza stimata. Circa il primo punto l’AIFA, attraverso il monitoraggio della spesa lorda e netta, mensilmente acquisita dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed), ha potuto stimare già a giugno in 1277 milioni di euro l’eccedenza di spesa. Con la legge n. 202/2004, che ha imposto un extra sconto alle aziende farmaceutiche, si stima di ottenere una minore spesa nei successivi 12 mesi di circa 495 milioni di euro. Dall’analisi dell’andamento della spesa del primo semestre 2004 risulta evidente come l’incremento rispetto al 2003 sia dovuto essenzialmente a un aumento dei consumi (+7,3%), inteso come incremento delle prescrizioni, e in parte all’effetto mix, ossia la sostituzione di farmaci a basso costo con prodotti a prezzo più elevato (+2,4%). L’effetto prezzo invece rimane sostanzialmente invariato (tabella I) rispetto al primo semestre dell’anno precedente. La scomposizione del mercato ha consentito, inoltre, di analizzare per categorie omogenee gli incrementi di fatturato del primo semestre 2004 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (tabella II). Nei primi sei mesi del 2004, e in particolare nel periodo marzo-giugno, si è verificato un aumento AIFA - Ministero della Salute 4 PANORAMI E PERCORSI Tabella I – Incidenza % delle diverse variabili sull’incremento della spesa farmaceutica 1° semestre 2004. Tabella III – Incidenza % dello sfondamento della spesa programmata per categoria omogenea. Scomposizione dell’aumento di spesa % Categoria omogenea Effetto consumi 7,3 Effetto prezzi 0,0 Effetto mix 2,4 % % cum Statine 26,0 26,0 Inibitori della pompa acida 23,6 49,6 Sartani e diuretici 9,8 59,4 Sartani 7,7 67,1 Beta-2 adrenergici a lunga durata d’azione e glucocorticoidi 6,7 73,8 Tabella II – Incremento di spesa 1° semestre 2004. Ace-inibitori 5,4 79,2 Categoria omogenea Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina 4,4 83,6 % Statine 28,3 Eparinici - Basso PM 3,1 86,8 Inibitori della pompa acida 22,3 Ace-inibitori e diuretici 2,3 89,0 Sartani e diuretici 19,0 Altri antidepressivi 2,2 91,2 Beta-2 adrenergici a lunga durata d’azione e glucocorticoidi 17,1 Bloccanti selettivi dei recettori beta-adrenergici, non associati 2,0 93,2 Ace-inibitori 17,5 Sartani 15,6 Ca-antagonisti con prevalente effetto vascolare 1,8 95,0 Altri 5,0 100,0 Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina 30,5 Ace-inibitori e diuretici 22,1 Altri antidepressivi 23,1 Eparinici - Basso PM 13,2 Bloccanti selettivi dei recettori beta-adrenergici, non associati 22,9 Antiglaucomatosi 26,1 Ca-antagonisti con prevalente effetto vascolare 15,3 Agonisti selettivi dei recettori 5HT1 24,4 Antileucotrienici 15,9 Farmaci antinfiammatori non steroidei non selettivi 19,9 Diuretici ad azione diuretica maggiore-sulfonamidi, non associate 16,5 Fibrati 21,8 Anticolinergici 13,1 Estrogeni naturali e semisintetici, non associati (prep ginecologiche) 30,9 Fluorochinolonici 12,2 Altri antipsoriasici per uso topico 15,9 Antagonisti dell’aldosterone 9,8 Farmaci antinfiammatori non steroidei non selettivi iniettivi 10,6 dei consumi in talune aree terapeutiche (in termini di aumento delle prescrizioni o di mix) che, in assenza di mutate condizioni di morbilità sul territorio, non trova una valida motivazione se non un’accentuata pressione promozionale su alcuni prodotti da parte delle aziende, resa evidente dalla forte correlazione tra aspetti connessi all’informazione per uno specifico farmaco (convegni, congressi, ecc.) e l’aumento delle prescrizioni dello stesso. Come risulta dalla tabella III, l’eccedenza di spesa è imputabile a poche categorie; le prime tre classi rappresentano quasi il 60% dello sfondamento complessivo. Gli obiettivi dell’aggiornamento del prontuario L’aggiornamento del prontuario 2005 ha consentito di rispondere alle seguenti aspettative: • riallineare il trend di mercato alle programmate condizioni di spesa; • eliminare le distorsioni di mercato avvenute attraverso un aumento incongruo delle prescrizioni. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 È importante specificare come il quadro economico di risanamento del sistema sia stato ottenuto migliorando gli attuali livelli di assistenza farmaceutica. Il nuovo PFN ha infatti: 1) ridotto il trend di incremento della spesa pubblica. La sola manovra PFN, attraverso una riduzione dei prezzi di alcune molecole, comporterà una flessione della spesa, valutabile in circa 200 milioni di euro annui. Sommando i due distinti provvedimenti dell’extra sconto e dell’aggiornamento del prontuario, il SSN dovrebbe risparmiare, a parità di altre condizioni, circa 700 milioni di euro (495+200), ovvero il 60% del complessivo sfondamento che il legislatore ha indicato come percentuale del ripiano a carico della componente produttiva. Il rimanente 40%, come disposto dall’art. 48, lettera f, della legge 326/2003 viene coperto dalle regioni “[…] attraverso l’adozione di specifiche misure in materia farmaceutica […]”. 2) Ampliato il livello di accesso alla rimborsabilità. Rispetto al precedente Prontuario, il PFN 2005 non ha riclassificato a carico del cittadino nessun prodotto, mentre ha ammesso alla rimborsabilità 43 nuovi principi attivi e 15 molecole senza copertura brevettuale (generici). 5 2005 La selettività della manovra ha reso possibile che la riduzione dei prezzi si applicasse a un numero contenuto di prodotti (296) lasciando inalterati i prezzi delle altre 4474 confezioni presenti nel prontuario. In sede di pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale2 si è ritenuto rendere trasparenti gli effetti delle due distinte manovre di ripiano; sono infatti indicati sia i prezzi al pubblico di fustella, sia il costo del farmaco per il SSN in applicazione delle disposizioni contenute nella legge 202/2004 (riduzione del 6,8%). Come è noto, infatti, l’extra sconto non si applica ai prodotti compresi nelle liste di trasparenza (generici e copia), ove vige un sistema di prezzo di rimborso allineato al valore più basso tra prodotti uguali, né agli emoderivati. Elementi di significatività Negli anni precedenti, le revisioni del PFN sono state spesso oggetto di critiche, in quanto palesavano l’intento di variare l’entità dell’onere pubblico attraverso l’esclusione/inclusione dalla rimborsabilità di intere classi di farmaci. Inoltre la lista positiva di farmaci si accompagnava spesso a misure di compartecipazione all’acquisto e a modifiche della quota fissa per ricetta a carico del cittadino. Il PFN 2005 ha invece la caratteristica di far coesistere due elementi contrapposti, ossia la riduzione della spesa e l’innalzamento dei livelli assistenziali. Già il PFN 2003 aveva presentato elementi di novità in quanto riallineava i prezzi a un valore massimo di riferimento (cut-off) senza modificare in maniera significativa la rimborsabilità dei prodotti. Nel PFN 2003 la distorsione del mercato si era evidenziata nella marcata differenza tra prezzi di prodotti sostanzialmente equivalenti in termini di efficacia terapeutica. Il riallineamento dei prezzi a un valore di cut-off aveva, seppure parzialmente, corretto una evidente distorsione presente nel sistema, determinata dalla contemporanea presenza di due metodologie di fissazione dei prezzi: prezzo medio europeo per i prodotti autorizzati secondo procedura nazionale e prezzo negoziato per i farmaci registrati attraverso l’iter autorizzativo europeo. Il PFN 2005, in linea con il precedente aggiornamento, ha permesso di realizzare una La metodologia applicata Coerentemente ai principi ispiratori del prontuario, l’applicazione metodologica è avvenuta attraverso una classificazione dei farmaci per categorie omogenee (così come era avvenuto nella revisione del prontuario 2003) e successivamente si è provveduto a: • individuare i prodotti che hanno determinato un aumento della spesa del primo semestre 2004 superiore all’incremento medio del settore (+ 8,6%); • calcolare, per ciascuna molecola, la differenza tra il valore di spesa effettivamente registrato e il fatturato che si sarebbe realizzato qualora l’incremento, rispetto al 2003, fosse stato quello medio di settore; • pesare l’incidenza di ciascuna classe rispetto al valore complessivo del ripiano; • ridurre proporzionalmente i prezzi, in modo da coprire, per la propria quota di partecipazione al ripiano, l’aumento di spesa ponderata con i consumi 2004. AIFA - Ministero della Salute 6 PANORAMI E PERCORSI manovra di ripiano tendente al recupero di efficienza del sistema; inoltre ha reso anche più equa la ridistribuzione delle risorse in quanto attua una selettiva riduzione di prezzo per quei farmaci responsabili dell’incremento della spesa e ripartisce i benefici all’intero territorio, senza discriminare tra regioni cosiddette virtuose e quelle che sono ancora lontane da un livello accettabile di spesa. a proposito di… Bibliografia 1. Legge n. 202 del 2 agosto 2004, G.U. n. 186 del 10 agosto 2004. 2. Determinazione AIFA 16 dicembre 2004. Prontuario Farmaceutico Nazionale 2005. Suppl. Ordinario n. 184 alla G.U. n. 299 del 22/12/04. Nota 84 e pazienti immunodepressi Per i pazienti immunodepressi la prescrizione dei farmaci attivi sui virus erpetici quali aciclovir, famciclovir, valaciclovir, brivudin è rimborsata dal SSN per tutte le relative indicazioni terapeutiche autorizzate. Pertanto, la nota 84(1) fissa delle limitazioni sulla rimborsabilità dei farmaci attivi sui virus erpetici relativamente ai soggetti immunocompetenti per i quali la prescrizione è a carico del SSN solo per le seguenti indicazioni: Virus herpes simplex • trattamento delle infezioni genitali acute: aciclovir, famciclovir, valaciclovir; • profilassi e trattamento delle recidive a localizzazione genitale: aciclovir, famciclovir, valaciclovir; • cheratite erpetica: aciclovir; • trattamento della stomatite in età pediatrica: aciclovir. Virus Varicella-Zooster • trattamento della varicella: aciclovir; • trattamento delle infezioni da herpes Zooster cutaneo: aciclovir, famciclovir, valaciclovir, brivudin. (1) Determinazione 29 ottobre 2004 Note AIFA (Revisione delle note CUF) – G.U. Serie Generale n°259 del 4 novembre 2004. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 7 AGGIORNAMENTI Monitoraggio dell’uso del farmaco drotrecogin alpha (attivato) - Xigris® nelle Terapie Intensive italiane Riassunto Abstract Introduzione. Drotrecogin alpha (attivato) è indicato per il trattamento di pazienti adulti con sepsi severa o shock settico ad alto rischio di morte. Il progetto di monitoraggio dell’uso del farmaco, condotto dal GiViTI (Gruppo Italiano per la Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva) in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), e imposto per legge a tutte le terapie Intensive (TI) italiane utilizzatrici del farmaco, si prefiggeva di studiare le indicazioni all’uso, gli eventuali eventi avversi e l’impatto clinico sulla sepsi e sulle condizioni dei pazienti in generale. Materiali e metodi. Tutti i pazienti ammessi in TI e trattati con drotrecogin alpha (attivato) sono stati considerati eleggibili. La raccolta dati è avvenuta tramite due strumenti elettronici: un modulo compilabile via Web e un software dedicato, integrato a un programma già in uso in molte TI italiane. L’accessibilità ai dati di vendita del farmaco ha consentito di identificare, e quindi di sollecitare, eventuali centri non partecipanti. Risultati. Sono stati reclutati 217 pazienti da luglio 2003 a novembre 2004. Il farmaco è stato utilizzato in prevalenza per infezioni contratte prima dell’ingresso in TI, soprattutto in comunità. Nel 12,9% dei pazienti trattati si è registrato un utilizzo off-label del farmaco. Il trattamento è stato interrotto o sospeso nel 40,7% della casistica. L’interruzione è stata imputata a sanguinamento nel 39,1% dei casi e al decesso del paziente nel 21,8%. La mortalità dei pazienti con shock settico, trattati con drotrecogin alpha (attivato), pari a 53,5% (IC-95%: 44,9-61,9), è risultata leggermente inferiore a quella dei pazienti reclutati nell’ambito del Progetto Margherita nell’anno 2003 (60,2%; IC-95%: 57,7-62,7). Discussione. Il monitoraggio dell’uso di drotrecogin alpha (attivato) nelle TI italiane ha messo in luce un utilizzo tendenzialmente circoscritto ai casi più gravi e ha consentito di individuare, fra gli aspetti suscettibili di miglioramento, la tempistica di inizio terapia, la gestione del rischio di sanguinamento e verosimilmente l’applicazione di nuove linee guida per il trattamento della sepsi. Introduction. Drotrecogin alpha (activated), recombinant version of human Activated Protein C, is recommended for treatment of high-risk adult patients with severe sepsis (sepsis associated with organ dysfunctions). The monitoring project, run by GiViTI (Gruppo Italiano per la Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva) in collaboration with Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), was imposed to all Italian Intensive Care Units (ICUs) employing the drug. The aim was to study indications, adverse events and effects on sepsis and on patient health. Materials and methods. Data collection was carried on using two different tools: a form accessible on Web and a software dedicated to Margherita Due Program users. GiViTI used the project Sirio database to compare drug sale data with each hospital treatment reporting in order to identify possible non collaborative centres. Many countermeasures were taken to obtain a complete participation. Results. 217 treatments with drotrecogin alpha (activated) were reported from July 2003 to November 2004. Drug was used mostly for infections contracted before ICU admission (89.4%), especially community acquired (50.0%). In 12.9% of treated patients, offlabel use of the drug (in patients diagnosed with SIRS or sepsis) was reported. Treatment was interrupted, once or more, in 40.7% of the cases. The interruption was due to bleeding in 39.1% of cases and to death in 21.8%. Mortality of patient diagnosed with septic shock (53.5%, IC-95%: 44.9-61.9) resulted slightly lower than that reported for patients with the same conditions recruited in Margherita Project during year 2003 (60.2%; IC-95%: 57.7-62.7). Discussion. The study in Italian ICUs showed correct indications for drotrecogin alpha (activated) in most cases. The drug was mostly limited to more severe cases. We identified, among possible improvements, timing of administration, bleeding risk management and the application of new guidelines for sepsis treatment. AIFA - Ministero della Salute 8 AGGIORNAMENTI Introduzione ratteristiche del paziente all’ammissione in TI, informazioni specifiche relative al momento dell’inizio della terapia. In particolare, venivano registrati dati sull’infezione principale (sede, acquisizione, diagnosi, terapia), sullo stato settico del paziente, secondo le definizioni dell’American College of Chest Physicians and Society of Critical Care Medicine4 e sulle disfunzioni o insufficienze d’organo correlate (attraverso il punteggio SOFA - Sepsis-related Organ Failure Assessment5), nonché sulla gravità generale del paziente (attraverso lo score SAPS II - Simplified Acute Physiology Score II6). Il punteggio SOFA veniva registrato anche alla fine del trattamento con il farmaco, mentre l’esito del paziente veniva raccolto alla dimissione dalla TI. Poiché il programma Margherita Due raccoglie, oltre alle suddette informazioni, molti dati aggiuntivi relativi al ricovero in TI del paziente7, è stato possibile condurre, per i pazienti registrati con tale strumento, analisi più approfondite. Drotrecogin alpha (attivato), Proteina C ricombinante attivata, è indicato per il trattamento di pazienti adulti con sepsi severa o shock settico (sepsi associata a disfunzioni d’organo acute) ad alto rischio di morte1. Il Decreto Ministeriale del 30 maggio 20032 ha imposto, a tutte le Terapie Intensive (TI) italiane che utilizzassero drotrecogin alpha (attivato), la partecipazione al progetto di monitoraggio dell’uso del farmaco, progetto affidato al GiViTI (Gruppo Italiano per la Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva - Istituto Mario Negri) un gruppo collaborativo di TI italiane che promuove e realizza progetti di ricerca indipendenti orientati alla valutazione e al miglioramento della qualità dell’assistenza, in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) - Ministero della Salute . Il progetto di monitoraggio del drotrecogin alpha – progetto Xigris – si inserisce nell’ambito del più ampio progetto di ricerca Margherita; quest’ultimo è nato con il duplice obiettivo di creare uno strumento informatico per la valutazione continua della performance delle TI e di rendere possibile, grazie alla struttura modulare con cui è stato elaborato, l’integrazione della raccolta dati di base (il “CORE” della Margherita, ovvero i dati demografici e le caratteristiche cliniche dei pazienti, le principali procedure eseguite durante la degenza in TI e l’outcome alla dimissione dalla TI e dall’ospedale) con raccolte dati specifiche per progetti di ricerca centrati su argomenti diversi (i “PETALI” della Margherita). L’obiettivo del petalo Xigris era quello di valutare l’uso del drotrecogin alpha nelle TI italiane, studiando in particolare le indicazioni all’uso, gli eventuali eventi avversi o effetti collaterali e l’impatto clinico sulla sepsi e sulle condizioni dei pazienti più in generale. Partecipazione allo studio L’AIFA ha fornito al Centro di Coordinamento GiViTI i dati relativi alla specialità Xigris® del database Sirio (Sistema Rapporti Informativi On-line), che raccoglie con cadenza trimestrale i dati di vendita di tutte le specialità medicinali commercializzate in Italia8. Queste informazioni sono state utilizzate al fine di identificare eventuali centri non aderenti al progetto. I dati di vendita di drotrecogin alpha (attivato) di ciascun ospedale, infatti, sono stati confrontati con le segnalazioni di trattamento pervenute al GiViTI. È stata così stilata una lista di centri che hanno inviato dati per un numero di pazienti inferiore a quelli potenzialmente trattabili con il quantitativo acquistato (sono stati segnalati i soli casi in cui la discrepanza superava i due pazienti). Alla base di quest’analisi sta l’assunzione secondo cui tutte o quasi le confezioni del farmaco vengono utilizzate in breve tempo e non vengono effettuate ingenti scorte di prodotto (assunzione giustificata dalle indicazioni cliniche del farmaco piuttosto restrittive, dal suo costo elevato e dal rapido rifornimento garantito dalla ditta). Il quantitativo medio di drotrecogin alpha (attivato), per ciascun paziente, è stato stimato pari a 100 mg. Tale stima deriva dall’osservazione secondo cui il dosaggio standard del farmaco prevede la somministrazione di circa 170 mg per un paziente di 75 kg e di circa 130 mg per una paziente di 55 kg e dall’assunzione che non tutti i trattamenti vengano portati a termine. Il calcolo dei pazienti trattabili è stato pertanto ottenuto dividendo i mg totali acquistati dall’ospedale per 100. Materiali e metodi Raccolta dati Allo studio erano eleggibili tutti i pazienti trattati in TI con drotrecogin alpha (attivato). La raccolta dati è avvenuta mediante due strumenti: un modulo compilabile via Web, pubblicato sul sito del GiViTI3 e accessibile previa registrazione e il “Petalo Xigris”, un software annesso al programma Margherita Due, già utilizzato dai Centri aderenti al GiViTI per la raccolta dati in TI. I due moduli raccoglievano, oltre ad alcune ca- AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Ai direttori sanitari degli ospedali rientrati nella lista è stata inviata una lettera di sollecito da parte del Ministero della Salute, nel luglio 2004. 9 2005 gin alpha (attivato) risultano più giovani rispetto ai pazienti ammessi in TI, la percentuale di operati di chirurgia elettiva è inferiore così come quella dei traumi, mentre il punteggio di gravità SAPS II è sensibilmente più elevato. L’analisi descrittiva dei soli pazienti reclutati con il programma Margherita Due, per i quali è possibile disporre di informazioni aggiuntive, mostra come, rispetto alla popolazione generale dei pazienti ammessi in TI, sia molto più frequente in questa casistica l’insufficienza multipla, respiratoria-cardiovascolareneurologica, come causa di ammissione (29% vs 10%). Inoltre, nel gruppo dei pazienti trattati, vi è una percentuale più elevata di insufficienze insorte in degenza (72% vs 16%) e di utilizzo di presidi (100% vs 81%)9. Drotrecogin alpha (attivato) viene utilizzato in prevalenza per infezioni contratte prima dell’ingresso in TI, soprattutto in comunità. Il 21,4% di tali pazienti inizia il trattamento lo stesso giorno dell’ammissione in TI, mentre gli altri lo iniziano con un ritardo medio di 4,5 giorni (DS: 6,5; IQR: 1-5). Degna di nota è la quota (12,9%) di pazienti trattati che non risulta né in sepsi grave, né in shock settico, ovvero che non presenta la principale indicazione all’uso del farmaco (tabella I). Per quanto riguarda il profilo di sicurezza del farmaco, nel 40,7% dei casi, ovvero in 87 pazienti, si è reso necessario effettuare una o più interruzioni della somministrazione. L’interruzione è stata imputata a un sanguinamento nel 39,1% dei casi, mentre è stata determinata dal decesso del paziente nel 21,8% dei casi, da procedura invasiva e intervento chirurgico rispettivamente nel 19,5 % e 14,9%. La tabella II mostra i principali indicatori di esito raccolti nella scheda ministeriale. Il confronto dei pazienti con shock settico arruolati nello studio (N=131) con quelli descritti nel Progetto Margherita7 (N=1478) mostra una casistica molto simile, eccezion fatta per l’età media, inferiore nei pazienti trattati (55,5 vs 64,5 anni). Il gruppo dei pazienti trattati presenta una mortalità in TI di poco inferiore (53,5%, IC-95%: 44,9%-61,9%) rispetto al gruppo di controllo (60,2%, IC-95%: 57,7%-62,7%)9. Analisi dei dati La partecipazione allo studio è stata valutata sia attraverso un’analisi delle segnalazioni nel tempo, sia valutando i diversi strumenti utilizzati. Oltre a un’accurata descrizione della casistica raccolta, le caratteristiche dei pazienti trattati con drotrecogin alpha (attivato) sono state confrontate con quelle dei pazienti ammessi in TI nel corso del 2003 dai centri iscritti al GiViTI7. Nel software Margherita Due è raccolta la presenza della condizione di shock settico all’ammissione o durante la degenza ed è stato quindi possibile confrontare i dati dei pazienti con shock settico arruolati nello studio con quelli della casistica nazionale. La media e la deviazione standard (DS) o la mediana e il range interquartile sono stati utilizzati come indicatori descrittivi per le variabili quantitative, mentre la proporzione è stata utilizzata per le variabili qualitative o ordinali. Laddove necessario, è stato calcolato l’intervallo di confidenza al 95% (IC-95%) delle proporzioni, attraverso la stima basata sul più appropriato test statistico. Risultati La raccolta dati è iniziata nel mese di gennaio 2004. Complessivamente il GiViTI ha ricevuto dati relativi a 217 trattamenti con drotrecogin alpha (attivato) effettuati da luglio 2003 a novembre 2004, da 94 ospedali italiani. Sono pervenute 134 segnalazioni (62%) dal sito Web del GiViTI, 83 dal Petalo Xigris. Partecipazione allo studio È possibile riconoscere due picchi nelle segnalazioni di casi da parte dei centri: il primo a maggio 2004 e il secondo a settembre dello stesso anno. Tali fenomeni sono da mettere in relazione ai solleciti effettuati dal GiViTI agli iscritti e all’invio della lettera del Ministero della Salute alle direzioni sanitarie degli 80 ospedali riconosciuti come non collaboranti. In particolare, quest’ultimo sollecito ha portato a un notevole aumento delle segnalazioni di trattamento, molte delle quali retrodatate. Discussione La condizione di sepsi si riferisce alla presenza di una reazione infiammatoria sistemica all’infezione. Qualora a tale risposta si aggiunga una o più insufficienza d’organo, si parla di sepsi severa o Analisi dei dati La tabella I presenta le caratteristiche dei 217 pazienti arruolati. I pazienti trattati con drotreco- AIFA - Ministero della Salute 10 AGGIORNAMENTI Tabella I – Descrizione della casistica. Pazienti trattati con drotrecogin alpha Rapporto Margherita anno 2003 – pop. generale Pazienti 217 29.520 TI 94 122 55,0 (18,6) 62,1 (18,8) 52,1 37,8 10,1 45,5 22,7 31,8 5,5 14,6 49,6 (15,4)§ 38,4 (18,4)° Tratto respiratorio Addome Cute e tessuti molli Catetere/sangue Urine 44,7 34,6 9,2 7,8 5,1 N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. Acquisizione % Comunità Ospedale Terapia Intensiva 50,0 39,4 10,6 44,1* 28,1* 43,4* Stato settico % Infezione Sepsi Sepsi severa Shock settico 8,8 4,1 26,7 60,4 49,9* 21,0* 10,1* 16,7* 10,8 (3,5) N.D. Età Media (DS) Tipologia % Medico Chirurgico d’urgenza Chirurgico d’elezione Trauma % SAPS II Media (DS) Sede infezione principale % SOFA ad inizio trattamento Media (DS) TI = terapia intensiva; SAPS = Simplified Acute Physiology Score II; SOFA = Sepsis-related Organ Failure Assessment. § Valutato all’inizio del trattamento con Drotrecogin alpha (inizio del trattamento coincidente con l’ammissione in TI nel 19,5% dei casi). ° Valutato all’ammissione in TI. * Rapporto Petalo Infezioni, anno 2002 (N=2494 pazienti con infezione). Tabella II – Indicatori di esito (N=217). SOFA a fine trattamento Media (DS) 8,3 (5,4) Cambiamenti SOFA % (da inizio a fine trattamento) Peggiorato Invariato Migliorato 23,0 11,3 65,7 Esito TI % Vivo Deceduto 52,1 47,9 Dimessi vivi dalla TI Deceduti in TI 24,8 (21,7) 25,9 (18,8) 23,5 (24,5) Degenza in giorni Media (DS) lute ha disposto uno studio di monitoraggio dell’utilizzo del farmaco negli ospedali italiani. Il progetto di sorveglianza, limitato ai soli reparti di TI, è stato affidato al GiViTI, vasto gruppo collaborativo diffuso sul territorio nazionale e quindi in grado di sfruttare una rete di TI già esistente. Nella realizzazione di questo studio, particolare attenzione è stata dedicata a garantire la partecipazione da parte di tutti reparti, sperimentando anche shock settico. Entrambe queste condizioni sono associate a elevata mortalità e vengono trattate quasi esclusivamente nei reparti di TI10. Attualmente drotrecogin alpha (attivato) rappresenta l’unico farmaco registrato in Europa per il trattamento specifico della sepsi grave e dello shock settico. Poiché la registrazione è avvenuta sulla scorta di un unico studio randomizzato1 e considerando l’elevato costo della specialità2, il Ministero della Sa- AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 nuove strategie di controllo, tra cui la rapida condivisione dei risultati ottenuti. In particolare, sono stati fatti molti sforzi per pubblicizzare nelle TI italiane il progetto, per accertare la partecipazione dei diversi centri, per sollecitare gli ospedali non collaboranti affinché tutti i dati dei pazienti eleggibili venissero segnalati, e infine per rendere disponibili i risultati e promuovere la loro discussione. L’esito di questo lavoro è stato certamente positivo ed è possibile riconoscere tre principali motivi di successo. In primo luogo il monitoraggio si è appoggiato su di un gruppo collaborativo di ricerca già esistente e riconosciuto sul territorio nazionale. Ciò ha fatto sì che fin dall’inizio si siano potute raggiungere molte TI con una consolidata attitudine e motivazione alla raccolta dati finalizzata alla valutazione dell’assistenza. In secondo luogo, l’azienda produttrice del farmaco ha partecipato attivamente, sensibilizzando tutte le TI nei confronti dello studio. Infine, la collaborazione con l’AIFA ha permesso al GiViTI di disporre dei dati provenienti dalla banca dati Sirio, con lo scopo di identificare i centri non collaboranti. La sollecitazione dei centri da parte del Ministero, in particolare, ha avuto l’impatto maggiore sulla partecipazione e rappresenta un modello che può essere proficuamente replicato in altri contesti. Oltre all’indubbio effetto diretto della pressione applicata dal Ministero attraverso le Direzioni Sanitarie, dai contatti avuti con i singoli centri è emerso come questa iniziativa abbia fatto cogliere il reale interesse scientifico per la problematica. Ciò ha probabilmente differenziato questo studio da altri progetti di monitoraggio di farmaci, che sono stati spesso vissuti come semplici deterrenti all’uso di farmaci costosi. Bisogna tuttavia riconoscere che la relativa ristrettezza delle indicazioni cliniche del farmaco, unita al contesto molto circoscritto del suo utilizzo, ha certamente rappresentato un elemento facilitante, che in altri contesti potrebbe non ripresentarsi. Box 11 2005 I dati raccolti indicano l’assenza della indicazione principale all’uso del farmaco (sepsi grave o shock settico) in circa il 13% dei casi. Se è vero che non si tratta di una percentuale eccessivamente elevata, bisogna tuttavia riconoscere che si ha a che fare con un farmaco ad alto costo, che espone al rischio di eventi avversi potenzialmente seri, in particolare di tipo emorragico. Bisogna per di più osservare che la sperimentazione avviata con l’obiettivo di estendere le indicazioni ai pazienti con un profilo di gravità dell’infezione meno grave è stata interrotta anzitempo per manifesta non superiorità del trattamento. Alla luce di queste considerazioni, sembra opportuno avviare una campagna di sensibilizzazione e di formazione sul corretto uso di drotrecogin alpha (attivato). Il dato sulla netta prevalenza di infezioni comunitarie è invece sostanzialmente atteso e ricalca la casistica dello studio randomizzato1. Non stupisce in questo contesto l’elevato numero di infezioni in cui non è stata fatta una diagnosi microbiologica, proprio per la difficoltà di isolare microrganismi in pazienti che hanno contratto l’infezione in comunità e che spesso hanno già avviato una terapia antibiotica al momento dell’ingresso in TI o in ospedale. I dati di utilizzo del farmaco possono, invece, fare emergere qualche dubbio sulla corretta tempistica dei trattamenti, proprio alla luce della quota importante di pazienti che acquisisce l’infezione prima dell’ingresso in TI (89%). Se è noto che i pazienti con infezione vengono sovente trasferiti in TI con un certo ritardo rispetto all’aggravarsi della condizione clinica, le indicazioni d’uso di drotrecogin alpha (attivato) raccomandano l’utilizzo entro 48 ore, e preferibilmente entro 24 ore, dall’insorgenza della condizione di sepsi severa o shock settico. I dubbi sul possibile avvio tardivo della terapia divengono ancor più leciti se si considera che, solo nel 22% dei pazienti con infezione contratta prima del- L’IMPORTANZA DELLA SEGNALAZIONE DELLE REAZIONI AVVERSE (ADR) ■ A fronte del profilo di sicurezza del drotrecogin alfa (attivato) emerso dai risultati del progetto di monitoraggio dello Xigris®, va sottolineata la scarsa segnalazione di ADR relative al farmaco in oggetto attraverso la Rete Nazionale di Farmacovigilanza. Infatti queste ultime, come riportato anche nella rubrica di Farmacovigilanza (vedi pag. 20), sono rappresentate solo da 4 segnalazioni e non tengono ancora conto di quelle registrate dallo studio sullo Xigris®. Le segnalazioni delle ADR, a maggior ragione se frequenti e di una certa gravità, così come i casi di sanguinamento verificatisi nel corso dello studio sullo Xigris®, sono di fondamentale importanza nel percorso di valuta- AIFA - Ministero della Salute zione della sicurezza di un farmaco. La mancata segnalazione di reazioni avverse tramite la Rete Nazionale di Farmacovigilanza costituisce una perdita di informazioni, necessarie a descrivere il profilo di sicurezza dei farmaci, esponendo così al rischio di delineare un quadro di utilizzo degli stessi non veritiero o incompleto. 12 AGGIORNAMENTI l’ingresso in TI, l’inizio del trattamento coincide con la data di ammissione in TI. Anche se si deve tenere conto dell’estrema criticità dei pazienti cui il farmaco è rivolto, sono risultate particolarmente numerose le interruzioni del trattamento. Tali interruzioni sono state principalmente attribuite al sanguinamento, che rappresenta il più temuto evento avverso del farmaco stesso. La frequenza di sanguinamento, infatti, è molto più elevata rispetto a quanto riportato nello studio randomizzato1 (39,1% vs 3,5%). In buona parte questa differenza è spiegata dalla diversa definizione di complicanza emorragica adottata nei due lavori. Nello studio randomizzato era infatti definita come “qualsiasi emorragia intracranica, qualsiasi emorragia che abbia messo il paziente a rischio di morte, qualsiasi sanguinamento giudicato serio dal medico, qualsiasi sanguinamento che abbia richiesto la trasfusione di almeno 3 sacche di sangue in almeno due giorni consecutivi”, mentre nella nostra raccolta dati ci si è riferiti a tutti i sanguinamenti che hanno indotto i curanti a sospendere temporaneamente o definitivamente il trattamento. Ciò detto, la percentuale di sanguinamenti in corso di trattamento con drotrecogin alpha (attivato) rimane un dato importante, che richiederà una particolare attenzione nel proseguimento del monitoraggio dell’uso del farmaco. La mortalità dei pazienti reclutati in questo studio è sensibilmente più elevata rispetto a quella riportata nello studio randomizzato1 (47,9% in TI, rispetto al 24,7% a 28 giorni). Questo dato suggerisce in prima ipotesi un utilizzo del farmaco riservato, nella pratica clinica quotidiana, a pazienti mediamente più gravi di quelli sui quali è stato sperimentato. Ancora una volta emergono domande rilevanti, cui bisognerà cercare di rispondere con la seconda fase dello studio. In particolare si pone il problema di capire se una simile scelta risulti giustificata dal profilo di efficacia del farmaco e quindi vada in qualche modo promossa, o se si debba invece cercare di estendere l’uso del farmaco a un maggior numero di pazienti affetti da sepsi severa. Nel tentativo di analizzare l’efficacia-nella-pratica, è stata condotta un’analisi nel sottogruppo dei pazienti con shock settico. La valutazione dell’efficacianella-pratica di un trattamento, a partire da uno studio osservazionale, è infatti possibile solo avendo a disposizione sia i dati dei pazienti che hanno ricevuto il trattamento di interesse, sia i dati dei pazienti di controllo, ovvero quelli che, pur eleggibili al trattamento, non lo hanno ricevuto. Eleggibili al farmaco, in questo caso, sono i pazienti con sepsi severa o shock settico. Nel software Margherita Due, tuttavia, viene raccolto so- lamente il dato sulla presenza di shock settico, all’ammissione o durante la degenza. In questi pazienti si è osservata una leggera, non statisticamente significativa, riduzione di mortalità legata alla somministrazione del farmaco. Si tratta, è bene affermarlo con chiarezza, di un dato da leggere con prudenza, dal momento che il confronto potrebbe risultare distorto da differenze nelle casistiche considerate. È tuttavia un dato interessante e certamente importante per una valutazione piena del farmaco. Proprio per questo, l’avvio nel 2005 di un nuovo progetto di sorveglianza delle infezioni nel contesto dei progetti GiViTI, in cui verrà raccolta anche la presenza di sepsi severa e la data di occorrenza, rappresenta un’occasione da sfruttare per il prosieguo di questo progetto. Concludendo si può affermare che il monitoraggio dell’uso di drotrecogin alpha (attivato) nelle TI italiane ha messo in luce un utilizzo tendenzialmente riservato ai casi più gravi e ha consentito di individuare, fra gli aspetti suscettibili di miglioramento, la tempistica di inizio terapia, la gestione del rischio di sanguinamento e verosimilmente l’applicazione di nuove linee guida per il trattamento della sepsi10. Ringraziamenti: Gruppo Italiano per la Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva - GiViTI. Bibliografia 1. Bernard, GR, Vincent JL, Laterre PF, et al. Efficacy and safety of recombinant human activated protein C for severe sepsis. N Engl J Med 2001; 344: 699-709. 2. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Numero 168, Anno 144°, 22/7/2003. 3. www.giviti.marionegri.it (ultimo accesso verificato il 07/03/2005). 4. Bone RC, Balk RA, Cerra FB, et al. Definitions for sepsis and organ failure and guidelines for the use of innovative therapies in sepsis. The ACCP/SCCM Consensus Conference Committee. American College of Chest Physicians/Society of Critical Care Medicine. Chest 1992; 101: 1644-55. 5. Vincent JL, Moreno R, Takala J, et al. The SOFA (Sepsis-related Organ Failure Assessment) score to describe organ dysfunction/failure. On behalf of the Working Group on Sepsis-Related Problems of the European Society of Intensive Care Medicine. Intensive Care Med 1996; 22: 707-10. 6. Le Gall JR, Lemeshow S, Saulnier F. A new Simplified Acute Physiology Score (SAPS II) based on a European/North American multicenter study. JAMA 1993; 270: 2957-63. 7. Rossi C, Bertolini G. Progetto Margherita. Promuovere la ricerca e la valutazione in Terapia Intensiva. Rapporto 2003. Bergamo: Ed. Sestante, 2004. 8. Ministero della Salute. Decreto Dirigenziale 24.05.2002. G.U. n° 132 del 7.6.2002. 9. Rossi C, Bertolini G. Valutazione e monitoraggio del corretto uso di Drotrecogin alpha (attivato) - XIGRIS nelle Terapie Intensive italiane. 2004, www.giviti.marionegri.it (ultimo accesso verificato il 07/03/2005). 10. Hotchkiss RS, Karl IE. The pathophysiology and treatment of sepsis. N Engl J Med 2003; 348: 138-50. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 13 EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA Progetto sperimentale Ecce per la formazione a distanza del medico La filosofia del caso clinico Dal 1° marzo 2005 è disponibile on line (http://aifa.ecce.minsa.it) per tutti i medici italiani, il progetto di formazione a distanza Ecce (Educazione continua Clinical Evidence) sperimentale e gratuito. Disegnato e proposto dall’AIFA, ha ottenuto la possibilità di avvio della sperimentazione dalla Commissione Nazionale ECM nel novembre 2003 e ora, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Ufficio Formazione continua del Ministero della Salute, è arrivato, dopo sei mesi di preparazione e di valutazione, alla fase operativa. L’Editore Zadig e il Centro Cochrane Italiano sono rispettivamente il gestore della sperimentazione e il responsabile scientifico di Ecce, che si avvale del Comitato scientifico di Clinical Evidence. Il sistema si rifà alla pratica quotidiana, grazie all’uso del caso clinico. Si è pensato cioè che la riproduzione di un caso clinico riconducesse alla pratica quotidiana e fornisse quindi uno strumento di formazione ideale per il medico, come d’altra parte indicato in letteratura da esperienze precedenti3-6: il medico, una volta registrato, potrà accedere alle fonti di Clinical Evidence (nella sua terza edizione italiana in uscita a maggio 2005) e poi affrontare un caso/percorso che si dipana in varie fasi, al termine di ciascuna delle quali l’utente è posto di fronte a una domanda a risposta quintupla, nella maggior parte dei casi di tipo decisionale. In tal modo il medico si forma su dati di fatto (le prove evidence based fornite dalla letteratura analizzata da Clinical Evidence) calati però nella realtà professionale quotidiana. Le malattie o condizioni sono introdotte con brevi casi clinici da cui scaturiscono le domande, che in molti casi implicano scelte di comportamento: il medico deve decidere una strategia, confrontarsi poi con le prove di efficacia per capire se essa sia appropriata, e individuare i fattori da tenere in considerazione per orientarsi a volte tra due opzioni di teorica eguale efficacia ma di diversa appropriatezza date le caratteristiche del caso specifico. Proprio perché non finalizzate a una raccomandazione prescrittiva, le informazioni contenute in Clinical Evidence tengono conto in modo esplicito anche delle zone grigie di conoscenza in cui non si hanno certezze acquisite. D’altra parte degli oltre 2000 interventi analizzati in Clinical Evidence solo il 15% è di provata efficacia, il 21% è probabilmente efficace, mentre circa la metà, il 47%, è di efficacia non nota per la mancanza di studi randomizzati o per i risultati contrastanti dei vari studi disponibili7. Ogni caso è scritto da medici e passa attraverso un rigoroso sistema di referaggio prima della messa on line. I referee – che sono i responsabili di sezione di Clinical Evidence – devono compilare una scheda di referaggio che oltre all’accettazione Introduzione Questa iniziativa è nata dall’esperienza maturata dalla Direzione Generale della Valutazione dei Medicinali e della Farmacovigilanza (ora Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA) con il programma di informazione indipendente sui farmaci che ha visto tra l’altro la pubblicazione dell’edizione italiana di Clinical Evidence distribuita nel 2003 a 300.000 medici, dopo che la prima edizione era stata valutata positivamente da un campione di 45.000 per quanto riguarda l’utilità e la rilevanza percepita delle informazioni contenute nel testo rispetto ai quesiti che il medico incontra nella propria pratica assistenziale. I dati rilevati dimostravano infatti l’utilità dello strumento informativo per il medico e l’utilizzo nella pratica clinica quotidiana1. L’informazione indipendente sul farmaco, ora continuata dall’AIFA, ben si sposa con la necessità di una formazione a distanza altrettanto indipendente e autorevole. Per questi motivi è stato elaborato un progetto sperimentale di Educazione Continua in Medicina (ECM) che traesse sostanza dalle informazioni evidence based contenute in Clinical Evidence (box 1) e che rispondesse al quesito sulla trasferibilità delle prove di efficacia nella pratica clinica quotidiana2. AIFA - Ministero della Salute 14 Box1 EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA CLINICAL EVIDENCE COME STRUMENTO PER LA FORMAZIONE A DISTANZA Clinical Evidence, pubblicato semestralmente dal BMJ Publishing Group, che ha concesso i diritti per l’Italia all’AIFA, raccoglie le prove di efficacia su oltre duemila interventi. L’iniziativa italiana, originale e unica nel suo genere, sfrutta quattro caratteristiche di Clinical Evidence essenziali per una buona formazione del medico: 1. Autorevolezza di contenuti: tutte le informazioni del volume nascono da revisioni sistematiche della letteratura scientifica. Le risposte a ogni quesito relativo alla efficacia e al rischio di un intervento si basano su prove derivate da studi di cui è stata valutata a priori la qualità e l’affidabilità metodologica. Da questa analisi non si vogliono far emergere linee guida vincolanti o specifiche raccomandazioni di comportamento pratico, ma si forniscono i dati per poter applicare – caso per caso al singolo paziente – la scelta terapeutica migliore. 2. Aggiornamento continuo: l’edizione inglese di Clinical Evidence viene aggiornata ogni 6 mesi, rispondendo con ciò alle esigenze dell’ECM, dato il rapido evolversi delle conoscenze in medicina. L’educazione in medicina, proprio perché “continua”, deve, infatti, fornire al medico un flusso costante di informazioni, cambiamenti, aggiornamenti sulla base delle ricerche che vengono effettuate nel campo medico, tenendo però sempre presente la valutazione metodologica degli studi prima di condividerne i risultati. 3. Legame stretto con la clinica: il volume parte da quesiti clinici della pratica quotidiana e fornisce risposte che considerano esiti clinici e psicosociali rilevanti per il malato. Il testo mette in risalto i dati di efficacia di un intervento e la rilevanza clinica degli esiti stu- o meno del caso stesso per la pubblicazione prevede la valutazione di tre parametri: verosimiglianza, qualità dei contenuti, aderenza alle informazioni evidence based di Clinical Evidence. Attualmente sono stati sottoposti a referaggio 40 casi, con il seguente esito: 97% accettati per la pubblicazione, 3% con cospicue revisioni; verosimiglianza buona o eccellente nel 78% dei casi, contenuti buoni o eccellenti nel 73% dei casi, coerenza con Clinical Evidence buona o eccellente nel 92% dei casi. Quando il sistema sarà a pieno regime saranno a disposizione 120 casi/percorsi. Attualmente ne sono disponibili 30, che verranno incrementati al ritmo di dieci al mese per i successivi 9 mesi del 2005. L’obiettivo formativo nazionale fa riferimento all’implementazione dell’introduzione della medicina basata sulle prove di efficacia nella pratica assistenziale (Gruppo 1, lettera m), alla formazione finalizzata all’utilizzo e all’implementazione delle linee guida e dei percorsi diagnostico-terapeutici (Gruppo 2, lettera f) e ai percorsi diagnostico-terapeutici nella pratica della medicina generale (Gruppo 2, lettera p). Poiché i temi affrontati nei vari casi/percorsi diati. Questo consente un tipo di formazione non nozionistica, fondata invece sulle decisioni cliniche, più utile al medico nell’esercizio della sua attività assistenziale. 4. Disponibilità delle fonti: Clinical Evidence nell’edizione cartacea concisa e nel full text in cd è stato distribuito a 300.000 medici italiani, quindi rende immediatamente disponibile a tutti gli utilizzatori i testi o il materiale da leggere prima di sottoporsi ai quiz valutativi. A partire da maggio 2005, grazie ai fondi messi a disposizione dall’AIFA, per tutti i medici sarà inoltre accessibile on line sul sito http://aifa.ecce.minsa.it la terza edizione italiana di Clinical Evidence, e i medici di medicina generale riceveranno anche direttamente a casa il volume conciso aggiornato. spaziano tra le più diverse malattie (tabella I), all’inizio di ogni singolo caso/percorso è indicato anche l’obiettivo specifico per quel caso/percorso medesimo. Il sistema on line Per accedere al progetto Ecce e poter affrontare i casi proposti, basta avere a disposizione un normale computer (PC o Mac indifferentemente), una normale linea telefonica (non serve la banda larga o l’antenna satellitare) e un collegamento a Internet. Il sistema è stato pensato infatti proprio per garantire un facile accesso, senza bisogno di tecnologia avanzata, non sempre disponibile. Il progetto Ecce (figura 1), del tutto gratuito, è accessibile on line nel sito internet http://aifa.ecce.minsa.it, oppure, grazie a un link diretto, dal sito dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) o dal sito del Ministero della salute (www.ministerosalute.it). È aperto a tutti i medici, anche se è pensato con un occhio di riguardo per i medici di medicina generale. È per questo che prima di essere erogato on line è stato sottoposto al giudizio – soprattutto ma non solo – AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 15 2005 Tabella I – I casi clinici che saranno disponibili. Elenco degli argomenti che saranno oggetto di formazione nell’ambito del progetto sperimentale Ecce. A questi vanno aggiunti 4 casi metodologici di primo e di secondo livello: Andrologia Disfunzione erettile Ipertrofia prostatica benigna Prostatite cronica Dermatologia Eczema atopico Herpes labiale Pediculosi del capo Psoriasi cronica a placche Scabbia Verruche non genitali Ematologia Linfoma non Hodgkin Endocrinologia Controllo della glicemia nel diabete Ipotiroidismo primario Obesità Piede diabetico Gastroenterologia Appendicite acuta Infezione da Helicobacter pylori Malattia diverticolare del colon Ragadi anali Reflusso gastro-esofageo Herpes genitale Infezione da HIV Infezione meningococcica Infezioni delle vie respiratorie superiori Infezioni opportunistiche HIV-correlate Influenza Malaria: prevenzione nei viaggiatori Malattia di Lyme Trasmissione materno-fetale di HIV Tubercolosi Varicella Nefrologia Cistite ricorrente Insufficienza renale acuta Neurologia Apnea nel sonno Cefalea cronica di tipo tensivo Demenza Emicrania Epilessia Malattia di Parkinson Nevralgia del trigemino Nevralgia post erpetica Sclerosi multipla Trattamento e prevenzione dell’ictus Ginecologia Dismenorrea Mastodinia Menorragia Sindrome premestruale Oculistica Congiuntivite batterica Degenerazione maculare senile Glaucoma Herpes simplex oculare Retinopatia diabetica Lesioni trofiche delle gambe Piaghe da decubito Ulcere venose e vene varicose Odontoiatria Candidosi orofaringea Stomatite aftosa ricorrente Malattie cardiovascolari Angina instabile Arteriopatia periferica Fibrillazione atriale acuta Infarto miocardico acuto Malattie cardiovascolari nel diabete Prevenzione secondaria della cardiopatia ischemica Scompenso cardiaco Tromboembolia Oncologia Cancro del colon-retto Cancro della mammella non metastatico Cancro della mammella metastatico Cancro dell’ovaio Cancro del polmone Cancro della prostata non metastatico Cancro della prostata metastatico Cancro dello stomaco Melanoma maligno non metastatico Microcitoma polmonare Malattie infettive Candidosi vaginale Diarrea Gonorrea Ortopedia Cervicalgia Distorsione di caviglia AIFA - Ministero della Salute Dolore di spalla Ernia del disco Frattura dell’anca Gomito del tennista Lombalgia e sciatalgia acuta Lombalgia e sciatalgia cronica Sindrome del tunnel carpale Ostetricia Nausea e vomito nel primo trimestre Preeclampsia e ipertensione Otorinolaringoiatria Malattia di Meniere Otite media cronica suppurativa Rinite allergica stagionale Sinusite acuta Pediatria Arresto cardiorespiratorio Asma Coliche del lattante Depressione Enuresi notturna Gastroenterite acuta Infezione delle vie urinarie Otite media acuta Stitichezza Pneumologia Asma Bronchite acuta Broncopneumopatia cronica ostruttiva Polmonite acquisita in comunità Psichiatria Anoressia nervosa Bulimia nervosa Disturbo bipolare Disturbi depressivi Disturbo d’ansia generalizzato Disturbo di panico Disturbo ossessivo-compulsivo Schizofrenia Reumatologia Artrite reumatoide Artrosi Crampi alle gambe Tossicologia Intossicazione da paracetamolo 16 EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA Figura 1 – Home page del progetto Ecce. dei medici di medicina generale attraverso focus group e questionari on line (vedi Valutazione da parte dell’utente). Il medico, dopo la compilazione di una scheda di registrazione e previa ID e PIN (fondamentali per identificare il singolo utente e tenere conto dei crediti formativi ottenuti dal medesimo), può accedere direttamente al sistema, scegliendo l’argomento che vuole affrontare. Prima di accedere a un percorso l’utente ne conosce la durata, il numero di crediti erogato (2 crediti per i percorsi lunghi che prevedono circa 2 ore di impegno e 10 quiz a risposta quintupla, 1 credito per i percorsi brevi che prevedono circa un’ora di impegno e 5 quiz a risposta quintupla), le caratteristiche, la soglia di superamento (80% delle risposte corrette), le possibilità di sospensione del percorso che può essere ripreso in qualunque momento. Sono inoltre sempre a disposizione le norme generali che spiegano le regole del sistema e che è bene leggere le prime volte che si affronta Ecce. Le malattie/condizioni sono suddivise, per comodità dell’utente, in 22 specialità più una sezione di Metodologia, del tutto innovativa, che consente di cimentarsi con casi statistici. Una volta letto il o i capitoli di Clinical Evidence relativi al caso prescelto, il medico si trova davanti un malato, descritto nei suoi dati essenziali e da qui inizia la storia che si dipana in momenti successivi, ponendo via via il medico di fronte a domande a risposta quintupla che sono parte integrante della storia del malato. Non c’è quindi il classico questionario di fine corso, ma la parte valutativa è integrata nel sistema di apprendimento. Ogni volta che viene data una risposta viene indicato se è corretta o sbagliata ed è disponibile un approfondimento mirato per comprendere i motivi di una eventuale risposta scorretta. Terminato il percorso l’utente sa in tempo reale il risultato della sua prova e acquisisce quindi i crediti relativi a tale caso/percorso, potendo stampare la attestazione dei crediti ottenuti. Una scheda personale, visibile on line solo dall’utente, raccoglie tutti i dati del singolo medico che può così in qualunque momento conoscere la propria situazione riguardo all’acquisizione dei crediti e ai percorsi superati, sospesi o da ritentare perché non superati con successo. Valutazione da parte dell’utente Terminato il singolo percorso, il medico deve compilare il questionario ministeriale di soddisfazione da parte dell’utente. Avrà però anche la possibilità di compilare un questionario ad hoc, più AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 centrato sulla qualità e sulla rilevanza delle informazioni percepite e soprattutto sulla loro trasferibilità nella pratica clinica. Oltre alla possibilità di indicare pregi e difetti del sistema. Ciò consentirà di raccogliere in tempo reale i commenti e le critiche e di migliorare in itinere il sistema, come avviene in ogni sperimentazione. In fase preparatoria, la valutazione del sistema è stata condotta nei mesi di novembre e dicembre 2004 e ha consentito di raccogliere oltre 600 questionari on line e di sottoporre il sistema a una trentina di medici divisi in 3 focus group rappresentativi dell’Italia del Nord (Milano), del Centro (Modena) e del Sud (Napoli). Nella figura 2 è riportata invece la distribuzione sul territorio nazionale dei medici che hanno risposto all’invito di compilare il questionario on line. I dati emersi hanno permesso di migliorare alcuni aspetti di sistema e di capire anche quanto una formazione di questo tipo sia gradita ai medici e sia utilizzabile poi nell’attività professionale quotidiana. 17 2005 Figura 2 – Distribuzione del campione di medici che ha compilato il questionario di Ecce. Maschi Femmine Figura 3 – Risposte al questionario ministeriale. Rilevanza Qualità Efficacia Tempo Ingerenza -60 -40 -20 0 20 40 60 80 100 Tipo di scala utilizzato Rilevanza: da 0 a 4; in grigio 0 e 1; in blu 3 e 4; Qualità: da -2 a +2; in grigio -2 e -1; in blu +1 e +2; Efficacia: da -2 a +2; in grigio -2 e -1; in blu +1 e +2; Tempo: -60; -10; =; +10; +60; in grigio -60 e -10; in blu =, +10 e +60; Ingerenza: no; poco; sì; molto; in grigio sì e molto; in blu poco e no. Figura 4 – Risposte al questionario sviluppato ad hoc. Difficoltà Grafica piacevole Grafica chiara Conoscenza Credibilità Uso info -40 -20 0 20 40 60 80 100 Dicotomie utilizzate Difficoltà tecniche: Sì/No; in grigio Sì; in blu No; Grafica Piacevole: Piacevole/Brutta; in grigio Brutta; in blu Piacevole; Grafica Chiara: Chiara/Confusa; in grigio Confusa; in blu Chiara; Modificazione della conoscenza: Sì/No; in grigio No; in blu Sì; Credibilità delle fonti: Molto credibili/Poco credibili; in grigio Poco credibili; in blu Molto credibili; Uso informazioni nella pratica clinica: Sì/No; in grigio No; in blu Sì. AIFA - Ministero della Salute 18 EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA allo strumento di Clinical Evidence. L’obiettivo è anche di valutare concretamente l’efficacia di questo tipo di formazione. Non di limitarsi cioè a ricevere i questionari e vedere se sono state acquisite nuove informazioni, ma se tali nozioni vengano poi trasferite nella pratica clinica quotidiana. In tale prospettiva sono auspicabili accordi con singole ASL che vogliano essere parte di questo progetto. I dati di letteratura dicono a oggi che la formazione a distanza ha eguale efficacia di quella residenziale, ma anche per quest’ultima non ci sono molti lavori che ne dimostrino la reale efficacia in termini pratici di modifica di comportamenti8,9. Va ricordato al riguardo che è in corso una revisione sistematica condotta dal Centro Cochrane Italiano sulle esperienze di formazione a distanza nel mondo e sulla efficacia di questo tipo di processi. L’esperienza potrà inoltre essere sfruttata per allargare questo modello di formazione a distanza ad altri operatori sanitari che non siano medici, anzitutto gli infermieri. Per quanto concerne il questionario ministeriale, lo strumento Ecce è stato considerato da “abbastanza” a “molto rilevante” dal 98% dei rispondenti, di qualità da “soddisfacente” a “eccellente” dal 99% dei rispondenti, da “abbastanza” a “molto efficace” dal 94% dei rispondenti, mentre non sono state rilevate ingerenze sui contenuti da parte di eventuali sponsor, in questo caso non presenti (figura 3). Il questionario costruito ad hoc indicava invece che nel 73% dei casi erano state acquisite informazioni prima non note, che nel 97% dei casi le informazioni fornite erano ritenute dai medici molto credibili e che nel 97% dei casi si riteneva di poter usare queste informazioni nella pratica clinica quotidiana. Nella figura 4 si vedono i vari parametri indagati e i relativi risultati. Per quanto concerne i focus group, hanno partecipato 27 medici (9 per ogni focus group), di cui 14 medici di medicina generale, 11 specialisti e 2 docenti universitari della Facoltà di Medicina: 18/27 erano maschi, con una età compresa tra i 30 e i 62 anni. I focus group sono stati condotti con metodologia semi-strutturata, partendo da una griglia di intervista che individuava sette aree/domini principali: a) fruibilità tecnica; b) lunghezza; c) comprensibilità; d) logicità; e) rilevanza clinica (verosimiglianza); f) esaustività della problematica attraverso il caso; g) noiosità/interesse. Per ognuna di queste aree l’indagine di gruppo ha permesso di individuare fattori positivi e negativi percepiti (promoter/barriere) influenti sull’apprendimento dei singoli partecipanti. Sono state recepite le critiche più rilevanti o frequenti e si è provveduto a modificare il sistema di conseguenza. Il gruppo di lavoro di Ecce Responsabile di progetto Pietro Dri - direttore editoriale Clinical Evidence edizione italiana Direttore scientifico Alessandro Liberati - direttore scientifico Clinical Evidence edizione italiana - Centro Cochrane Italiano, Milano Monitoraggio e valutazione Lorenzo Moja, Ivan Moschetti - Centro Cochrane Italiano, Milano Luciana Ballini - Ce.V.E.A.S., Modena Christian Deligant, Roberto Manfrini, Roberto Satolli - Agenzia Zadig, Milano Attività per il 2005 e prospettive future Comitato scientifico Silvio Garattini (presidente) - direttore Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano La sperimentazione iniziata il primo marzo con la messa on line del sistema consentirà ai medici che si impegneranno a usare il sistema di acquisire crediti ECM. D’altra parte permetterà di condurre una valutazione ampia e approfondita di questo tipo di modalità di formazione basata sul caso clinico e sulla evidence based medicine. Se i risultati fossero confortanti, il progetto proseguirà negli anni successivi, fornendo al medico nuovi casi clinici su cui formarsi ricorrendo sempre Nello Martini - direttore generale Agenzia Italiana del Farmaco, Roma Antonio Addis - Agenzia Italiana del Farmaco, Roma Tiziano Barbui - direttore Divisione di ematologia, Ospedali Riuniti, Bergamo Sebastiano Bianco - direttore Clinica delle malattie dell’apparato respiratorio, Università degli Studi, Milano-Bicocca AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Gian Franco Bottazzo - direttore scientifico Ospedale pediatrico Bambin Gesù, Roma 19 2005 Michele Tansella - direttore Dipartimento di medicina e sanità pubblica, Università degli Studi, Verona Vittorio Caimi - presidente CSeRMEG, Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale Massimo Tombesi - CSeRMEG, Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale Livia Candelise - Dipartimento di scienze neurologiche, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano Maurizio Tonato - direttore Struttura complessa di oncologia medica, Ospedale Policlinico, Perugia Antonio Carrassi - Dipartimento di medicina, chirurgia e odontoiatria, Università degli Studi, Milano Giancarlo Traina - direttore Clinica ortopedica, Azienda ospedaliera S. Anna, Ferrara Gianfranco Ciboddo - Unità funzionale di medicina interna, Ospedale San Raffaele, Milano Antonella d’Arminio Monforte - Istituto di malattie infettive e tropicali, Università degli Studi, Milano Roberto De Franchis - professore straordinario di Gastroenterologia, Università degli Studi, Milano Bibliografia Paola Di Giulio - professore associato di Infermieristica clinica, Università degli Studi, Torino 1. Formoso G, Moja L, Nonino F, Dri P, et al. Clinical Evidence: a useful tool for promoting evidence-based practice? BMC Health Serv Res 2003; 3: 24. 2. Greenhalgh T, Toon P, Russell J, Wong G, Plumb L, Macfarlane F. Transferability of principles of evidence based medicine to improve educational quality: systematic review and case study of an online course in primary health care BMJ 2003; 326: 142-5. 3. Schuwirth LW, van der Vleuten CP. The use of clinical simulations in assessment. Med Educ 2003; 37s: 65-71. 4. Horn KD, Sholehvar D, Nine J, et al. Continuing medical education on the World Wide Web (WWW). Interactive pathology case studies on the Internet. Arch Pathol Lab Med 1997; 121: 641-5. 5. Hawkins R, MacKrell Gaglione M, LaDuca T, et al. Assessment of patient management and clinical skills of practising doctors using computer-based case simulations and standardised patients. Med Educ 2004; 38: 958-68. 6. Dri P, Manfrini R, Deligant C, Naldi L. Il modello del caso clinico per la formazione a distanza del medico (FAD-ECM): i risultati di una sperimentazione accreditata su 500 medici. Atti del Convegno EXPO e-learning, Ferrara 9-12 ottobre 2004. 7. Clinical Evidence. 11° edizione, BMJ Publishing Group, giugno 2004. 8. Davis D, O’Brien MT, Fremantle N, Wolf F, Mazmanian P, Taylor-Vaisey A. Impact of formal education. Do conference, workshops, rounds and other traditional continuing education activities change physician behavior or health care outcomes? JAMA 1999; 282: 867-74. 9. Chan D, Leclair K, Kaczorowski J. Problem-based small group learning via the Internet among community family physicians: a randomized controlled trial. MD Computing 1999; 16: 54-8. Leonardo Fabbri - Cattedra di malattie respiratorie, Università degli Studi, Modena e Reggio Emilia Aldo Pietro Maggioni - Centro Studi ANMCO, Firenze Paolo Marandola - Cattedra di urologia, Università degli Studi, Pavia Giuseppe Masera - Clinica pediatrica, Università degli Studi, Milano-Bicocca Maurizio Moroni - Istituto di malattie infettive e tropicali, Università degli Studi, Milano Luigi Naldi - coordinatore Gruppo italiano Studi epidemiologici in dermatologia, Ospedali Riuniti, Bergamo Nicola Orzalesi - direttore Clinica oculistica, Università degli Studi, Milano Emma Pannaciulli - direttore Centro antiveleni Niguarda, Milano Ernesto Pasquini - Unità operativa otorinolaringoiatria, Policlinico S. Orsola Malpighi, Bologna Anna Laura Regalia - Clinica ostetrica ginecologica, Ospedale San Gerardo, Monza Giuseppe Remuzzi - direttore Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Bergamo AIFA - Ministero della Salute 20 bollettino d’informazione sui farmaci FARMACOVIGILANZA Segnalazioni di reazioni avverse a farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo A novembre 2003 è stato pubblicato il primo elenco dei farmaci da sottoporre a monitoraggio intensivo ai sensi del decreto Lgs.95/2003. Tale elenco è stato aggiornato nel mese di maggio 2004 con l’inclusione di nuovi principi attivi, ma anche di farmaci già presenti sul mercato per i quali sono state autorizzate nuove indicazioni, nuove posologie o nuove vie di somministrazione, nell’ottica di aumentare la sorveglianza per tutte le situazioni con esperienza limitata agli studi clinici condotti in fase pre-registrativa. A un anno dalla pubblicazione del primo elenco dei farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo, è stata effettuata un’analisi delle segnalazioni registrate e relative ai principi attivi inclusi in elenco. Ai fini dell’analisi e soprattutto al fine di stimare il tasso di segnalazioni in base al numero di confezioni vendute, sono state considerate le segnalazioni di reazioni avverse insorte nel 2004. Complessivamente per questi farmaci sono pervenute 582 segnalazioni corrispondenti al 9,7% del totale dei casi segnalati nello stesso periodo di tempo. Il 64% delle segnalazioni totali (582) non è risultato grave, nel 22,50% è stato riportato uno dei criteri di gravità (ospedalizzazione o suo prolungamento, pericolo di vita, invalidità permanente o decesso) e solo nel 13,40% dei casi la gravità non è stata definita. La figura 1 riporta la distribuzione delle segnalazioni per classe ATC (Anatomica Terapeutica Chimica) dei farmaci sospetti oggetto delle segnalazioni. Per quanto riguarda la tipologia delle reazioni avverse osservate, è da notare che per alcune molecole la distribuzione delle reazioni non ha mostrato una particolare concentrazione in una specifica classe sistemico-organica. Per altri principi attivi, invece, pur considerando la scarsa numerosità delle segnalazioni pervenute, sono emersi elementi peculiari che verranno sinteticamente presentati. Le segnalazioni pervenute nell’anno di monitoraggio sono state confrontate con i dati di vendita dei farmaci coinvolti. È stato così stimato un tasso di segnalazioni per 100.000 confezioni vendute, elaborato per principio attivo tramite il programma Sirio, limitatamente ad alcuni principi attivi maggiormente segnalati. I tassi più elevati di segnalazioni sono stati riscontrati per molecole a uso ospedaliero, quali ad esempio linezolid, voriconazolo, acido zolendronico, anche se proprio per i farmaci ospedalieri, che costituiscono un terzo dei medicinali sottoposti a monitoraggio intensivo, è pervenuto un numero esiguo di segnalazioni (11,16% del totale). Prima di procedere a un’analisi delle singole molecole si precisa che i termini delle reazioni avverse sono stati codificati e quindi elaborati con il dizionario della terminologia medica MedDRA recentemente introdotto nella Rete Nazionale di farmacovigilanza. Inoltre si rende noto che di seguito si fa riferimento alle reazioni avverse e non alle segnalazioni; una segnalazione, infatti, può contenere più di una reazione. Dalla figura 1 si può notare che oltre il 31,6% delle segnalazioni ha coinvolto i farmaci della classe ATC M e in particolare quattro molecole: etoricoxib con il 75% delle segnalazioni, aceclofenac (8,7%), acido zolendronico (9,8%), neridronato sodico (6,9%). Etoricoxib In termini assoluti è stato il farmaco, tra quelli in monitoraggio, per il quale è pervenuto il maggior numero di segnalazioni. Considerati i volumi di vendita, presenta un tasso di 4,9 segnalazioni per 100.000 confezioni vendute. Il 40% delle reazioni osservate può essere riconducibile al sistema cardiovascolare. Sono stati segnalati: • 2 casi di edema polmonare, • 14 casi di edema, • 14 casi di edema periferico, • 3 casi di dolore toracico. Si nota inoltre che le reazioni avverse a carico dell’apparato gastrointestinale costituiscono circa il 22,5% delle reazioni segnalate, probabilmente per l’utilizzo di questo farmaco da parte di pazienti a rischio. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Figura 1 – Distribuzione delle segnalazioni per classe ATC. 200 M: Sistema muscolo-scheletrico C: Sistema cardiovascolare J: Antimicrobici generali per uso sistemico A: Apparato gastrointestinale e metabolismo N: Sistema nervoso centrale R: Sistema respiratorio G: Sistema genito-urinario e ormoni sessuali S: Organi di senso L: Farmaci antineoplastici e immunomodulatori D: Dermatologici V: Vari B: Sangue e organi emopoietici 180 160 n. segnalazioni 21 2005 140 120 100 80 60 40 20 0 M C J A N R G S Acido zoledronico L D V B muscolo-scheletrico (42,7%) con 23 mialgie, 4 miopatie, 2 rabdomiolisi, oltre a crampi, dolori agli arti, debolezza muscolare, ecc. Seguono per frequenza (22,3%) alterazioni degli esami diagnostici, con 20 segnalazioni (su 23 totali) di aumento della creatinfosfochinasi ematica. Considerando complessivamente tutte le reazioni avverse segnalate è stato stimato un tasso di 4,8 segnalazioni x 100.000 confezioni vendute. Sono stati segnalati 8 casi di osteonecrosi, 2 di osteomielite e in due casi è stato segnalato dolore alla mandibola (dopo somministrazione del farmaco vengono spesso rilevate lesioni alla mandibola). Considerando complessivamente tutte le reazioni segnalate è stato stimato un tasso di 8 segnalazioni per 100.000 confezioni vendute. Tra i farmaci della classe J spicca il linezolid che si caratterizza rispetto a tutti gli altri farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo per un alto tasso di segnalazioni stimabile in 94,33 report per 100.000 confezioni vendute. Le reazioni avverse segnalate per questa molecola sono nella maggior parte dei casi reazioni a carico del sistema emolinfopoietico, anche se si tratta di piccoli numeri. Per il voriconazonalo si riscontra una maggiore concentrazione di reazioni avverse tra i disordini psichiatrici (allucinazioni). Infine è stato evidenziato che per la telitromicina sono state segnalate prevalentemente reazioni riguardanti i disordini della vista e a carico dell’apparato gastrointestinale. Neridronato sodico Il maggior numero di reazioni è stato osservato a carico dell’apparato muscolo-scheletrico con dolori e fenomeni di rigidità (seguono per frequenza i casi di febbre). Nell’ambito della classe cardiovascolare sono state segnalate essenzialmente 2 molecole, la rosuvastatina pari al 60% delle segnalazioni e l’atorvastatina (37%). Nel caso di questo ultimo principio attivo si precisa che il monitoraggio intensivo era previsto solo per le confezioni da 40 mg. Solo in quattro segnalazioni è stato fatto specifico riferimento a questa confezione e pertanto le reazioni a questa molecola non saranno descritte. Nelle altre classi ATC non si notano elementi di particolare rilievo se si eccettua il caso del drospirenone+etinilestradiolo per il quale, in un numero esiguo di segnalazioni (9), sono inclusi una tromboflebite, una trombosi della vena cava, una flebotrombosi e un caso di embolia polmonare. Rosuvastatina La prima classe sistemico-organica per numerosità di reazioni segnalate è quella dell’apparato AIFA - Ministero della Salute 22 FARMACOVIGILANZA Conclusioni latorie valuteranno così informazioni non complete che potrebbero fornire un quadro poco veritiero sugli aspetti di sicurezza. Anche per il montelukast l’inserimento in elenco era stato effettuato in relazione all’autorizzazione del dosaggio pediatrico di 4 mg in bambini di età maggiore ai due anni; in precedenza il farmaco era autorizzato al di sopra dei 6 anni. Nessuna delle 15 segnalazioni pervenute è relativa a questa fascia di età. Lo strumento del monitoraggio intensivo va potenziato a tutti i livelli (dai prescrittori agli utilizzatori): è necessario far comprendere che una maggiore attenzione ai farmaci di recente introduzione sul mercato, o con un profilo di sicurezza da tenere sotto controllo, aumenta le garanzie per una terapia efficace. Sono al vaglio dell’AIFA alcuni interventi specifici di sensibilizzazione non solo degli operatori sanitari ma anche dei pazienti, con invito a segnalare al proprio medico qualsiasi reazione avversa riscontrata in corso di terapia con un nuovo farmaco. Nel mese di febbraio 2005 è stato diffuso il secondo aggiornamento dell’elenco con le nuove integrazioni (v. lista pubblicata sul sito www.agenziafarmaco.it/documenti/Agg_febbr aio2005_ATC.pdf). Da questa elaborazione sintetica si può concludere che l’attività di monitoraggio intensivo non è ancora molto diffusa e richiede diversi interventi di informazione e di sensibilizzazione degli operatori. Circa un terzo dei farmaci inclusi è medicinale ospedaliero e, anche considerando la presenza degli orphan drug (esposizioni limitate), appare poco credibile il fatto che per molecole particolarmente rilevanti dal punto di vista della safety siano state segnalate così poche reazioni avverse o addirittura nessuna reazione. Sorprende ad esempio che in un anno siano pervenute solo 4 segnalazioni per drotrecogin alfa attivato, se consideriamo i risultati emersi dal progetto di monitoraggio sull’uso del farmaco nelle Terapie Intensive italiane. Vale la pena ricordare che una delle fonti di informazione per la valutazione della sicurezza di un farmaco è costituita dai Rapporti periodici di sicurezza presentati dalle aziende farmaceutiche. In tali rapporti, valutati dalle autorità regolatorie, sono inserite, tra le altre informazioni, le segnalazioni di reazioni avverse riscontrate nel periodo di riferimento. Appare quindi chiaro che se le reazioni avverse non vengono segnalate, esse non saranno incluse in tali rapporti e le autorità rego- a proposito di… Prodotti erboristici e Internet L’AIFA vuole richiamare l’attenzione di tutti i cittadini sul pericolo che deriva dall’acquisto via Internet dei prodotti a base di erbe di seguito elencati, perché contenenti farmaci quali sildenafil, tadalafil, efedrina o pseudoefedrina non dichiarati sulla confezione. I prodotti sono: Platinum Plus capsule, Boyjoy compresse, Wei Ge wang compresse (contengono sildenafil); Manup capsule, YongGang (contengono tadalafil); Jivovital (contiene efedrina e pseudoefedrina). L’AIFA ha emanato, per i prodotti citati, provvedimenti di sequestro su tutto il territorio nazionale e con questa comunicazione si chiede a tutte le persone che stanno assumendo i prodotti menzionati di sospenderne l’uso al più presto e di comunicare al proprio medico gli eventuali effetti collaterali manifestatisi. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 23 2005 Dichiarazione pubblica dell’EMEA su inibitori Cox-2 La European Medicines Agency (EMEA) ha annunciato una serie di azioni regolatorie che riguarda i farmaci appartenenti alla classe degli inibitori della Cox-2. Tali decisioni sono state prese nel corso della riunione del Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) tenutasi nei giorni 14-17 febbraio 2005. Il CHMP ha concluso che i dati disponibili mostrano un aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari per tutta la classe degli inibitori della Cox-2. I dati suggeriscono inoltre che la probabilità di insorgenza di un evento avverso cardiovascolare è associata alla durata e alla dose di trattamento. Le seguenti misure restrittive di sicurezza sono state prese per tutti gli inibitori della Cox-2 autorizzati e commercializzati nell’Unione Europea: della Cox-2 in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare [ipertensione, iperlipidemia (livelli elevati di colesterolo), diabete, abitudine al fumo] e in pazienti con vasculopatia periferica. • Vista l’associazione tra rischio cardiovascolare ed esposizione agli inibitori della Cox-2, è raccomandata ai medici la prescrizione della dose efficace più bassa e una durata di trattamento il più breve possibile. Quelle descritte sono misure provvisorie in attesa che si concluda la revisione in atto sul rapporto rischio-beneficio dell’intera classe, prevista per il prossimo mese di aprile 2005. Il CHMP ritiene inoltre che siano necessarie ulteriori indagini per valutare la sicurezza cardiovascolare degli inibitori della Cox-2 e raccomanda che gli studi clinici sulla sicurezza cardiovascolare già avviati proseguano come pianificato. La revisione degli inibitori della Cox-2 da parte dell’EMEA è iniziata nell’ottobre del 2004 su richiesta della Commissione Europea. Il 18 gennaio e il 15 febbraio 2005 sono state ascoltate le Aziende titolari dell’autorizzazione alla immissione in commercio di questi farmaci. Un documento di domande e risposte aggiornato sugli inibitori della Cox-2 è disponibile sul sito dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it). • introduzione di una controindicazione, per tutti gli inibitori della Cox-2, nei pazienti con malattia cardiaca o stroke. • Per i farmaci contenenti etoricoxib, come ulteriore misura di sicurezza, introduzione di una controindicazione nei pazienti con ipertensione (alta pressione sanguigna) nei quali la pressione arteriosa non è controllata. • Inserimento di un’avvertenza per i prescrittori perché esercitino una particolare attenzione nella prescrizione degli inibitori a proposito di… Nota 78 e piano terapeutico La nota 78 (1) relativa alla rimborsabilità dei colliri antiglaucoma deve essere considerata non retroattiva. Pertanto, per i pazienti che inizino per la prima volta la terapia con i colliri antiglaucoma, sono necessari la diagnosi e il piano terapeutico da parte di strutture specialistiche delle aziende sanitarie. Ai pazienti già in trattamento prima dell’entrata in vigore della nota 78 (19 novembre 2004) è consentito proseguire la terapia secondo le modalità in essere; tuttavia, essi dovranno munirsi del piano terapeutico in occasione del primo controllo successivo al 19/11/2004 presso strutture sanitarie o centri abilitati individuati dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano. (1) Determinazione 23 dicembre 2004. Modifica della determinazione AIFA del 29 ottobre 2004 concernente Note AIFA 2004 (revisione delle note CUF) - G.U. n°305 del 30 dicembre 2004. AIFA - Ministero della Salute 24 DEAR DOCTOR LETTER Si pubblicano di seguito delle Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviate ai medici per diffondere tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza di alcuni medicinali. Le DDL sono concordate con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza dell’AIFA, al numero: 06/59784142. Nota informativa importante concordata con l’AIFA ■ Melleril® (tioridazina): ritiro volontario dal mercato mondiale della specialità medicinale contenente tioridazina entro il 30 giugno 2005 3 gennaio 2005 Gentile Dottoressa, Gentile Dottore, desideriamo informarLa che, in seguito ad un attento esame con l’Agenzia Italiana del Farmaco e con le altre Autorità Regolatorie, Novartis ha deciso di dismettere la commercializzazione di Melleril® (tioridazina) su scala mondiale entro il 30 Giugno 2005. All’interno di questa lettera troverà: • il razionale di questa decisione • una guida per assicurare una corretta sospensione del farmaco ed un eventuale passaggio a terapie antipsicotiche alternative. Razionale Melleril® (tioridazina) è disponibile da 45 anni come una delle prime terapie antipsicotiche per la schizofrenia. È attualmente indicato come trattamento di seconda scelta in pazienti adulti affetti da schizofrenia. Come Le è noto, la tioridazina prolunga l’intervallo QT con un meccanismo dose-dipendente. Casi di prolungamento dell’intervallo QT, di aritmie cardiache e hanno evidenziato che questi effetti sono molto più comuni con l’uso di tioridazina rispetto a dosi equipotenti di altri antipsicotici. Poiché il profilo rischio/beneficio di Melleril® non soddisfa più le attuali aspettative cliniche e regolatorie, Novartis ha deciso di ritirare volontariamente Melleril® in tutto il mondo entro il 30 Giugno 2005. di morte improvvisa sono stati riportati in pazienti schizofrenici trattati con Melleril®. Sulla base di questa evidenza e dei dati di sicurezza disponibili, nel corso degli anni le informazioni sulla sicurezza contenute nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Melleril® sono state costantemente aggiornate, con l’approvazione delle Autorità Regolatorie di tutto il mondo. Dal 2000, Novartis ha raccomandato l’esecuzione di un ECG basale prima di iniziare la terapia con Melleril ® al fine di poter escludere pazienti con preesistenti disturbi cardiovascolari. Come ulteriore precauzione, nel 2002 l’uso di Melleril® è stato limitato al trattamento antischizofrenico di seconda scelta in pazienti adulti. Le pubblicazioni scientifiche disponibili, che hanno preso in esame la relazione tra il prolungamento dell’intervallo QT e la morte improvvisa in pazienti in trattamento con tioridazina, Guida per garantire una sicura sospensione dal farmaco ed un eventuale passaggio a terapie antipsicotiche alternative, in pazienti che sono attualmente in trattamento con Melleril® Nel caso qualcuno dei suoi pazienti sia in cura con Melleril®, Le raccomandiamo di sospendere il trattamento con questo farmaco e, se necessario, passare a terapie farmacologiche alternative nel più breve tempo possibile, che riterrà clinicamente più opportuno. Raccomandiamo inoltre di non iniziare nessun nuovo trat- Melleril®: consumi farmaceutici SSN. N. confezioni DDD 1000 ab/die % sul totale DDD antipsicotici# Spesa € % sul totale spesa antipsicotici# # Gruppo ATC: N05A; *primi nove mesi Fonte: Elaborazione OsMed AIFA - Ministero della Salute Anno 2003* Anno 2004* ∆% 2004* vs 2003* 546.751 0,17 3,61 1.465.775 0,80 382.301 0,12 3,34 1.025.087 0,74 -30 -30 -30 25 DEAR DOCTOR LETTER tamento con Melleril®. Per poter prevenire l’insorgenza dei sintomi della patologia di base e l’effetto colinergico di “rimbalzo”, si raccomanda di sospendere il trattamento con Melleril® in maniera graduale, riducendone il dosaggio progressivamente nell’arco di diverse settimane (per ulteriori dettagli, riferirsi al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Melleril®). Per quanto concerne le modalità per la sospensione di Melleril® e l’inizio del trattamento con farmaci antipsicotici alternativi o con altre terapie psicotropiche (switching), non possono essere fornite raccomandazioni specifiche basate su evidenze scientifiche né sono disponibili ufficiali linee guida di pratica clinica che le disciplinino. Benché i dati di letteratura al riguardo siano limitati, può essere raccomandata la pratica del “crosstapering” (graduale riduzione del dosaggio del farmaco che si vuole sospendere e contemporaneo progressivo aumento della dose del farmaco sostitutivo), che probabilmente rappresenta l’approccio più conservativo1,2. È comunque importante sottolineare che il medico specialista dovrà adattare ad ogni singolo caso la strategia di switching da Melleril® ad un altro antipsicotico, tenendo conto dei potenziali rischi di interazioni nella fase di sospensione e di tutti i fattori di rilievo per ogni determinato paziente. 1. Weiden PJ, Aquila R, Dalheim L, Janet M. Switching antipsychotic medications. J Clin Psychiatry 1997; 58: 63-72. 2. Voruganti L, Cortese L, Owyeumi L, et al. Switching from conventional to novel antipsychotic drugs: results of a prospective naturalistic study. Schizophr Res 2002; 57: 201-8. Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA ■ Abilify® (aripiprazolo): importante informazione sulla sicurezza del trattamento con aripiprazolo e il rischio di eventi cerebrovascolari, inclusi casi fatali in pazienti anziani con psicosi e/o disturbi comportamentali correlati a demenza Febbraio 2005 Gentile Dottoressa, Gentile Dottore, Otsuka Pharmaceutical Europe Ltd. e Bristol-Myers Squibb, in accordo con il Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) dell’European Medicines Agency (EMEA) e con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), desidera informarLa di una nuova importante notizia sulla sicurezza di aripiprazolo e il suo uso in pazienti anziani con demenza. Aripiprazolo non è approvato per il trattamento della psicosi e/o dei disturbi comportamentali associati alla demenza e non è raccomandato per l’uso in questo gruppo particolare di pazienti. Il trattamento con aripiprazolo di pazienti anziani con psicosi e/o disturbi comportamentali associati a demenza dovrebbe essere rivisto e discusso con i pazienti e/o con chi si prende cura di loro. Questa informazione sulla sicurezza del prodotto proviene dai risultati di trial clinici ed è relativa ai pazienti anziani con demenza in trattamento con aripiprazolo. Questa informazione è basata sui dati di 938 pazienti con psicosi associata a Malattia di Alzheimer che hanno partecipato a 3 trial cli- AIFA - Ministero della Salute nici con aripiprazolo, della durata di 10 settimane, controllati con placebo, randomizzati, in doppio cieco (due a dosi individualizzate e uno a dose fissa). In questi studi clinici, eventi avversi cerebrovascolari (come ictus, attacco ischemico transitorio), inclusi casi fatali, sono stati riportati nei pazienti anziani trattati con aripiprazolo, affetti da psicosi associata a Malattia di Alzheimer (età media: 84 anni; range: 78-88 anni). Complessivamente in questi studi clinici l’1,3% dei pazienti trattati con aripiprazolo ha riportato eventi avversi cerebrovascolari in confronto allo 0,6% dei pazienti trattati con placebo. Questa differenza non è risultata statisticamente significativa. Nello studio clinico a dosi fisse, emerge una significativa correlazione dose-risposta per gli eventi avversi cerebrovascolari nei pazienti anziani trattati con aripiprazolo per psicosi associata a demenza. Al momento non è possibile stabilire se esista un dosaggio privo di rischi. Questi nuovi dati di sicurezza sono stati presentati al CHMP al fine di aggiornare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e il Foglio Illustrativo di Abilify®. 26 bollettino d’informazione sui farmaci DALLA LETTERATURA Alla fine di ogni anno gli editori di Journal Watch, rivista della Massachusetts Medical Society, pubblicano una selezione di Top Medical Stories sugli argomenti più rilevanti apparsi in campo medico-scientifico nell’anno appena trascorso. Delle Top Medical Stories 2004, noi abbiamo scelto quelle che riteniamo più significative riguardanti i farmaci: le top five di seguito pubblicate. News e farmaci, le top five 2004 1) Rofecoxib: il ritiro dal mercato I l 30 settembre 2004 l’azienda Merck Sharp & Dohme ha volontariamente ritirato dal commercio la specialità Vioxx ® , a base di rofecoxib, un Cox-2 inibitore. Il ritiro è avvenuto a seguito dell’analisi dei dati provenienti dallo studio APPROVe (Adenomatous Polyp Prevention On Vioxx ® ), il quale ha dimostrato un aumento significativo dell’incidenza di infarto del miocardio e di stroke nei pazienti in trattamento con rofecoxib da più di 18 mesi, rispetto ai pazienti che assumevano placebo. Il rofecoxib è entrato per la prima volta in commercio nel 1999 negli Stati Uniti, in Italia nel 2000. Sempre nel 2000, un trial randomizzato (lo studio VIGOR), condotto in soggetti con artrite, ha dimostrato un aumento dell’incidenza di eventi avversi cardiovascolari nei pazienti sottoposti a trattamento con rofecoxib rispetto a quelli che ricevevano naprossene 1,2 . I ricercatori della Merck hanno attribuito questa differenza agli effetti cardioprotettivi del naprossene, hanno difeso la sicurezza del rofecoxib con una serie di prove, quali metanalisi e studi retrospettivi, e hanno speso centinaia di milioni di dollari per pubblicizzare il farmaco a medici e pazienti. Più di 80 milioni di pazienti sono stati sottoposti a trattamento con rofecoxib, il quale potrebbe essere stato la causa di gravi eventi cardiovascolari. Dal momento del ritiro del rofecoxib, è stata attentamente analizzata tutta la documentazione prodotta dalla Merck e dalla Federal Drug Administration (FDA) a difesa della sicurezza del farmaco. Da una metanalisi pubblicata subito dopo il ritiro del coxib risulta che già a partire dalla fine del 2000 esistevano prove statisticamente significative che provavano il rischio di eventi cardiovascolari connesso al trattamento con il farmaco. Il rofecoxib doveva essere, pertanto, ritirato dal mercato già allora2. Il ritiro del coxib solleva questioni rilevanti sulla sicurezza di tutti i Cox-2 inibitori e sull’adeguatezza dei sistemi regolatori che dovrebbero salvaguardare la salute pubblica dai farmaci non sicuri. Entrambe le questioni saranno oggetto di interesse anche nel 2005. Bibliografia 1. Bombardier C, et al. Comparison of upper gastrointestinal toxicity of rofecoxib and naproxen in patients with rheumatoid arthritis. N Engl J Med 2000; 343: 1520-8. 2. Juni P, et al. Risk of cardiovascular events and rofecoxib: cumulative meta-analysis. Lancet 2004; 364: 2021-9. Per maggiori approfondimenti sul caso rofecoxib si consiglia di consultare quanto pubblicato sul BIF 2004; 5-6: 199-207 e sul sito dell’AIFA, www.agenziafarmaco.it AIFA - Ministero della Salute 2) Trattamento della depressione nei bambini e negli adolescenti: SSRI ed effetti avversi I l trattamento della depressione nei bambini e negli adolescenti resta ancora oggi una sfida. La terapia con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) nel trattamento della depressione dei bambini e degli adolescenti è stata associata a insorgenza di ideazione del suicidio. Nel 2003 l’organo regolatorio britannico ha messo al bando l’utilizzo degli SSRI (fatta eccezione per la fluoxetina) per il trattamento della depressione nei bambini e negli adolescenti. Due gruppi di revisori indipendenti che si sono occupati dell’analisi dei dati, pubblicati e non pubblicati, provenienti da sperimentazioni cliniche controllate randomizzate condotte nei bambini, hanno riscontrato che gli SSRI hanno efficacia limitata e che la paroxetina e la sertralina sono associate al rischio di eventi avversi gravi1,2. Nel 2004 anche la FDA ha pubblicato un avviso relativo al rischio di suicidio associato al trattamento con SSRI nei bambini. I medici devono essere messi al corrente della controversia e della preoccupazione sorte in merito all’utilizzo degli SSRI, visto che sono sempre più coinvolti nel trattamento della depressione dei bambini e degli adolescenti. I bambini e gli adolescenti che iniziano una terapia con SSRI devono essere seguiti atten- bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 tamente. I dati oggi disponibili suggeriscono che gli SSRI da soli possono avere un’efficacia limitata e possono aumentare il rischio di attitudine al suicidio, soprattutto all’inizio del trattamento. Bibliografia 1. Whittington CJ, et al. Selective serotonin reuptake inhibitors in childhood depression: systematic review of published versus unpublished data. Lancet 2004; 363: 1341-5. 2. Jureidini JN, et al. Efficacy and safety of antidepressants for children and adolescents. BMJ 2004; 10; 328: 879-83. Per maggiori approfondimenti sul tema si consiglia di consultare il BIF 2004; 2: 83-8. 3) Terapia ormonale sostitutiva ed effetti del trattamento a base di soli estrogeni N el 2002, i risultati iniziali provenienti dalla Women’s Health Iniziative (studio WHI) riguardavano soltanto la terapia combinata di estrogeni e progestinici1. Nel 2004 sono stati pubblicati i risultati sugli effetti del trattamento a base di soli estrogeni (in pazienti precedentemente sottoposte a isterectomia). L’analisi ad interim ha dimostrato che il trattamento con soli estrogeni equini coniugati (CEE, dall’inglese conjugated equine estrogen) non ha alcun effetto nella prevenzione di malattie coronariche (risultati primari) e aumenta significativamente il rischio di stroke, per questo motivo lo studio è terminato prematuramente. È stato inoltre rilevato un aumento del rischio di tromboembolismo venoso con terapia a base di CEE. Tuttavia, l’utilizzo di CEE ha diminuito significativamente il rischio di frattura all’anca e, con- trariamente ai risultati degli studi precedenti, ha mostrato una diminuzione del rischio di cancro al seno nelle pazienti trattate, rispetto a quelle non trattate con terapia ormonale2. Altri dati provenienti dallo studio WHI hanno mostrato un aumento, non significativo, del rischio di demenza, nei pazienti sottoposti a trattamento con soli CEE rispetto ai pazienti del gruppo di controllo non sottoposti a terapia ormonale. Questo aumento è diventato statisticamente significativo soltanto quando i dati provenienti dal gruppo in trattamento con soli CEE sono stati raggruppati con quelli provenienti dal braccio in trattamento con terapia combinata di CEE e progestinici. Il danno cognitivo lieve (MCI, dall’inglese mild cognitive impairment) è aumentato in maniera non significativa nel braccio in trattamento con soli estrogeni, ma si è rivelato significativamente più alto in questo gruppo quando i dati sulla demenza e su MCI sono stati raggruppati3-5. Nel complesso, questi dati forniscono una ulteriore prova che gli estrogeni non dovrebbero essere prescritti per la prevenzione di patologie croniche in donne in postmenopausa; sebbene il trattamento con soli estrogeni abbia comportato meno rischi della terapia combinata di estrogeni e progestinici. Gli estrogeni possono essere ancora utilizzati per il trattamento dei sintomi dovuti alla carenza di questi ormoni in donne in precedenza sottoposte a isterectomia. I dati provenienti dallo studio WHI sottolineano soprattutto la necessità di trattare singolarmente le pazienti e di discutere con loro rischi e benefici della terapia cui dovrebbero essere sottoposte. AIFA - Ministero della Salute 27 2005 Bibliografia 1. Writing Group for the Women’s Health Iniziative Investigators. Risks and benefits of estrogen plus progestin in healthy postmenopausal women: principal results from the Women’s Health Iniziative randomised controlled trial. JAMA 2002; 288: 321-33. 2. The Women’s Health Initiative Steering Committee. Effects of conjugated equine estrogen in postmenopausal women with hysterectomy: The Women’s Health Initiative randomized controlled trial. JAMA 2004; 291: 1701-12. 3. Shumaker SA, et al. Conjugated equine estrogens and incidence of probable dementia and mild cognitive impairment in postmenopausal women: Women’s Health Initiative Memory Study. JAMA 2004; 291: 2947-58. 4. Espeland MA, et al. Conjugated equine estrogens and global cognitive function in postmenopausal women: Women’s Health Initiative Memory Study. JAMA 2004; 291: 2959-68. 5. Schneider LS. Estrogen and dementia: insights from the Women’s Health Initiative Memory Study. JAMA 2004; 291: 3005-7. Per maggiori approfondimenti sulla terapia ormonale sostitutiva si consiglia di consultare il n. 1 di Farmacovigilanza News pubblicato nel febbraio 2003: www.ministerosalute.it/imgs/C_17_bif_edi toriale_4_listaFile_itemName_3_filePdf.pdf 4) Il crescente ruolo delle statine N el 2004 esperti del settore cardiovascolare hanno raccomandato di ricorrere alla terapia con statine anche in pazienti che in precedenza non erano stati riconosciuti come appartenenti alla popolazione target (mentre altri esperti si sono dichiarati contrari a questa raccomandazione). I risultati provenienti da diversi studi (gli studi PROVE-IT e REVERSAL1-3, lo studio CARDS4 e una metanalisi di 25 studi5) hanno incoraggiato le nuove raccomandazioni. Sulla base di questi e altri studi, un panel di esperti del Programma Educativo Nazionale sul Colesterolo 28 (NCEP, dall’inglese National Cholesterol Education Program) ha stabilito che è ragionevole diminuire i livelli LDL da < 100 mg/dL a < 70 mg/dL in pazienti ad alto rischio e da < 130 mg/dL a < 100 mg/dL in pazienti a rischio moderato6. Altri esperti hanno, tuttavia, protestato contro queste raccomandazioni ritenendo che andassero ben oltre le evidenze dimostrate dagli studi. Questi ultimi esperti hanno anche espresso la perplessità che molti appartenenti al panel del NCEP mantengano rapporti non dichiarati con aziende produttrici di statine. In Italia, l’uso delle statine nell’ambito delle prescrizioni rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale è stato recentemente regolamentato dalla nota AIFA n. 13. Quest’ultima si avvale, per l’identificazione del rischio cardiovascolare, delle carte del rischio del progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità. La verifica di tale provvedimento sarà affidata a un progetto prospettico che coinvolgerà i medici di medicina generale (Progetto RIACE). Bibliografia 1. Cannon CP, et al. Intensive versus moderate lipid lowering with statins after acute coronary syndromes. N Engl J Med 2004; 350: 1495-504. 2. Nissen SE, et al. Effect of intensive compared with moderate lipid-lowering therapy on progression of coronary atherosclerosis: a randomized controlled trial. JAMA 2004; 291: 1071-80. DALLA LETTERATURA 3. Topol EJ. Intensive statin therapy. A sea change in cardiovascular prevention. N Engl J Med 2004; 350: 1562-4. 4. Colhoun HM, et al. Primary prevention of cardiovascular disease with atorvastatin in type 2 diabetes in the Collaborative Atorvastatin Diabetes Study (CARDS): multicentre randomised placebo-controlled trial. Lancet 2004; 364: 685-96. 5. Timothy JW, et al. Effectiveness of statin therapy in adults with coronary heart disease. Arch Intern Med 2004; 164: 1427-36. 6. Grundy SM, et al. Implications of recent clinical trials for the National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel III guidelines. Circulation 2004; 110: 227-39. 5) Ace-inibitori e antagonisti dei recettori dell’angiotensina II: le due classi si equivalgono? G li Ace-inibitori sono noti come trattamento per ridurre la mortalità in pazienti con insufficienza cardiaca congestizia e per rallentare la progressione di nefropatia diabetica. Il ruolo degli Ace-inibitori è stato a lungo “sfidato” da un’altra classe di farmaci con un meccanismo d’azione simile, gli antagonisti dei recettori dell’angiotensina II, i sartani. Tuttavia, fino a poco tempo fa le due classi di farmaci non erano state ancora confrontate l’una con l’altra in studi di ampie dimensioni. Nel corso del 2004, Ace-inibitori e antagonisti dei recettori dell’angiotensina II sono stati valutati in due rilevanti studi e una metanalisi1-3. AIFA - Ministero della Salute I dati provenienti da questi studi dimostrano che le due classi di farmaci si equivalgono per il trattamento di pazienti con nefropatia diabetica e con storia di infarto del miocardio, ma gli antagonisti dei recettori dell’angiotensina II sono risultati meno efficaci degli Ace-inibitori nella riduzione di mortalità precoce in pazienti con nefropatia diabetica. Sembrerebbe quindi preferibile affidarsi al trattamento con Ace-inibitori quale terapia iniziale di pazienti diabetici o con storia di infarto del miocardio, visto che gli antagonisti dei recettori dell’angiotensina II appaiono non avere alcun reale vantaggio rispetto agli Ace-inibitori e sono peraltro più costosi. Nel caso di pazienti che non possono tollerare gli Ace-inibitori, gli antagonisti dei recettori dell’angiotensina II rappresentano una valida alternativa. Bibliografia 1. Pfeffer MA, et al. Valsartan, captopril, or both in myocardial infarction complicated by heart failure, left ventricular dysfunction, or both. N Engl J Med 2003; 349: 1893-906. 2. Barnett AH, et al. Angiotensin-receptor blockade versus converting-enzyme inhibition in type 2 diabetes and nephropathy. N Engl J Med 2004; 351: 1952-61. 3. Strippoli GFM, et al. Effects of angiotensin converting enzyme inhibitors and angiotensin II receptor antagonists on mortality and renal outcomes in diabetic nephropathy: systematic review. BMJ 2004; 329: 828-31. bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 29 2005 Nuvole sui sartani: le diraderà la ricerca? ematiche di ANG indotti dai sartani, potrebbero contribuire all’azione terapeutica degli stessi farmaci. Tuttavia voci contrastanti circa conseguenze benefiche della stimolazione da ANG degli AT2 e, in particolare circa il ruolo dell’apoptosi sono espresse da Gonzales et al.17, Diez13 e Levy12. Quest’ultimo evidenzia inoltre che l’attivazione ripetuta dei recettori AT2 inibirebbe l’angiogenesi e manifesterebbe anche effetti proipertrofizzanti con le conseguenze negative sulla rete arteriosa coronarica e periferica12. Sulla base delle più recenti conoscenze, tre tipi di caratteristiche biologiche sono state positivamente considerate nell’azione terapeutica dei sartani: a) effetto antifibrotico ed antipertrofico; b) blocco delle azioni della quota di ANG che deriva da vie alternative (es. chimasi) all’enzima convertente [gli ACE-Inibitori bloccano non più del 15% della produzione totale di angiotensina II nel cuore18]; c) liberazione di bradichinina che, secondo recenti ricerche19, è attivata anche dai sartani. Peraltro, ARB potrebbero nel lungo periodo esplicare, per l’accentuato flusso ripetuto di ANG sui recettori AT2, effetti meno favorevoli di quanto supposto: ipertrofia cardiaca, fibrosi vascolare, diminuzione della neovascolarizzazione in tessuti ipossici come il miocardio12. Una volta fatto presente che l’incertezza regna ancora sovrana circa i ruoli del recettore AT2, rimane da chiarire quanto la sovrastimolazione a opera dell’ANG, inibita nei suoi effetti sul recettore AT1 dai sartani, possa essere realmente responsabile dell’aumentata incidenza di casi di infarti del miocardio nei pazienti trattati con tali farmaci. Diversi studi [VALIANT 20 , OPTIMAAL 21 , CHARM-added22, RENAAL23, IDTN6, LIFE5] non forniscono ancora una risposta esauriente. Nello studio VALIANT, su 14.808 pazienti, viene documentata la “non inferiorità” del valsartan rispetto al captopril per quanto riguarda incidenza di reinfarto, cause di morte cardiovascolari e ricoveri ospedalieri (22,4% per valsartan e 23,1% per captopril)20. Nello studio OPTIMAAL (5477 pazienti) sono stati rilevati 384 infarti nei 2744 pazienti riceventi losartan (13,99%) rispetto a 379 nei 2733 trattati con captopril (13,86%) e pertanto gli autori non am- Un editoriale di Verma e Strauss comparso sul British Medical Journal (BMJ) del 27 novembre 20041 ha richiamato l’attenzione su un aumento particolarmente evidente di casi di infarto del miocardio in pazienti inclusi in tre ampi studi clinici: VALUE (15.245 partecipanti2), CHARM-Alternative (2028 partecipanti3), SCOPE (4964 partecipanti4) nei quali antagonisti al recettore AT1 dell’angiotensina (ARB, sartani) sono stati messi a confronto con altri antipertensivi o placebo. In particolare sono stati evidenziati, nei pazienti arruolati negli studi suddetti, aumenti di casi di infarto del miocardio pari al 19% (VALUE: valsartan vs amlodipina), 36% (CHARM-alternative: candesartan vs placebo), 10% (SCOPE: candesartan vs placebo). Gli stessi autoril hanno fatto altresì rilevare come nello studio LIFE (9193 partecipanti5) il losartan non riduca la percentuale di infarto del miocardio verso atenololo e inoltre nello studio IDNT6 (irbesartan vs amlodipina) l’irbesartan porti, per quanto riguarda casi di infarto e morte nei pazienti arruolati, a una loro incidenza percentuale (intorno al 7%) pari a quella rilevata nei soggetti trattati con placebo e nettamente superiore a quella rilevata con l’amlodipina (4,4%). Verma e Strauss1 mettono in rapporto tale fenomeno con la possibilità che i sartani aumentino le concentrazioni di angiotensina II (ANG) sui recettori AT2, non antagonizzati dai suddetti farmaci, specifici per il recettore AT1. I due subtipi recettoriali dell’ANG (AT1 e AT2) appartengono alla famiglia dei recettori con sette domini transmembrana e hanno lo stesso ligando endogeno (l’ANG)7, ma, a differenza del recettore AT1, i ruoli del recettore AT2 (effettivi prevalentemente a livello cardiovascolare e renale) risultano tutt’altro che chiariti7-17. I recettori AT2 determinerebbero vasodilatazione e natriuresi (attraverso il rilascio di chinine/NO)8, protezione contro lo stress ossidativo e riduzione dell’apoptosi8,9, inibizione della proliferazione cellulare e della fibrosi interstiziale9 e prevenzione di ipertrofia cardiaca da ANG8-10 che potrebbero minimizzare l’attivazione di chemochinine e citochine profibrotiche e rimuovere “quietamente” le cellule lese, promuovendo una rigenerazione ottimale dopo la lesione 9 . Tutti questi effetti, essendo legati all’incremento delle concentrazioni AIFA - Ministero della Salute 30 DALLA LETTERATURA di infarti miocardici superiore tra i trattati con losartan rispetto ad atenololo (198 contro 188), ma l’incidenza, rispettivamente su 4605 e 4588 pazienti, è stata 4,29% vs 4,09% (9,2 morti/1000 pazienti anno contro 8,7 morti/1000 pazienti anno, una differenza assolutamente trascurabile). Nello studio SCOPE (4964 pazienti, di cui 2477 trattati con candesartan e 2460 con placebo) gli autori dichiarano che “non vi sono state differenze tra i due gruppi per quanto riguarda infarti del miocardio mortali e non, stroke fatale, mortalità cardiovascolare e mortalità totale”. Nei pazienti trattati con candesartan o placebo, gli eventi cardiovascolari maggiori sono stati rispettivamente: 242 (9,76%) vs 268 (10,89%); i casi di infarto del miocardio non mortali 54 (2,18%) e 47 (1,89%), quelli mortali 18 (0,72%) e 18 (0,72%), la totalità dei casi di infarto 70 (2,82%) vs 63 (2,56%); i casi di stroke 89 (3,59%) e 115 (4,67%). Non sembrano quindi assai rilevanti i 7 casi di infarto in più non mortali nel gruppo candesartan (2477 pazienti), rispetto al gruppo in trattamento con placebo (2460 pazienti). È utile porre molta attenzione sulle rilevazioni di end point o esiti secondari in grandi trial con farmaci cardiovascolari. In questo senso l’allarme per l’aumentato rischio di infarto del miocardio, suscitato dall’articolo di Verma e Strauss1, dovrebbe valere anche per i trattamenti antipertensivi che aumentano l’incidenza di diabete. Difatti nel citato studio LIFE (losartan vs atenololo) sono stati registrati casi di diabete di nuova insorgenza pari a 241 (losartan: 6%, 13/1000 pazienti/anno) e 319 (atenololo; 8% 17,4 pazienti/anno). Nello studio VALUE sono stati rilevati 690 nuovi casi di diabete tra i pazienti trattati con valsartan (13,1%, 32,1/1000 pazienti/anno) e 845 tra quelli riceventi amlodipina (16,4%; 41,1/1000 pazienti/anno). In realtà, non sembra che tale pericolo sussista per l’atenololo o l’amlodipina. L’editoriale di Verna e Strauss1 ha messo a fuoco problemi di grande rilevanza. Vi è la necessità di approfonditi studi dei ruoli del recettore AT2 (e relativamente a questi sarà la ricerca a tentare di dare risposte); vi è inoltre il bisogno di capire quale significato possano avere eventuali sbilanciamenti di equilibri fisiologici a livello recettoriale indotti da farmaci nell’uso di medicinali relativamente nuovi (ma non era già noto proprio per la patologia vasale il caso dei beta-bloccanti non selettivi sui recettori β1 e β2 come il propranololo?). Allo stato attuale delle cose non sembra co- mettono diversità tra i due farmaci per quanto riguarda percentuali di reinfarto, ricorso alla rivascolarizzazione, e il complesso morbilità e mortalità21. Nello studio CHARM-added 22 condotto su 2548 pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione < 40%, trattati con candesartan (1272) o con una dose ottimale di ACE-I con aggiunta di placebo, si sono avuti 44 casi di infarto del miocardio nei pazienti riceventi il sartano (3,44%) e 69 in quelli riceventi placebo (5,42%); 69 pazienti trattati con il sartano hanno inoltre subito procedure di rivascolarizzazione (5,40%) rispetto a 75 riceventi placebo (5,89%). Per lo stroke, sono stati rilevati 47 casi nel gruppo candesartan (3,68%) vs 41 in quello placebo (3,22%). Verma e Strauss1 sono molto critici verso tale studio perché il sartano è stato aggiunto all’ACE-I; pur tuttavia i risultati non dimostrano certo una maggiore incidenza di infarti a opera del sartano aggiunto, ma piuttosto una riduzione rispetto al solo ACE-I. Nello studio CHARM-preserved24 su 3023 pazienti con insufficienza cardiaca, con frazione di eiezione ≥ 40%, sono stati rilevati, nei 1514 pazienti riceventi candesartan rispetto a 1509 placebo, 57 infarti vs 73 (3,76% v 4,82%), 116 procedure di rivascolarizzazione (7,68%) vs 118 (7,79%), 58 casi di stroke vs 63 (3,83 v 4,17%). Nello studio RENAAL (1513 pazienti) sono stati registrati 50 casi di infarto nei 751 soggetti trattati con losartan (6,65%) rispetto a 68 (8,92%) del gruppo ricevente placebo (762 pazienti), differenza peraltro statisticamente non significativa (p = 0,08)23. Le critiche di Verma e Strauss espresse nell’editoriale del BMJ1 hanno aperto il dibattito sull’effettivo maggiore rischio di infarto del miocardio imputabile ai sartani rispetto agli ACE-I25-27. Gli autori1 citati rilevano che nello studio IDTN (1715 pazienti) il sartano irbesartan (579 pazienti) si comporta, per parametri di mortalità cardiovascolare e di infarto non fatale, all’incirca come il placebo (579 pazienti) (circa 7% di incidenza in entrambi i gruppi), laddove la amlodipina (569 pazienti) dà valori di incidenza infartuale del 4% (41% di riduzione dei casi di infarto), tuttavia l’irbesartan porta a una frequenza di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca del 23% inferiore rispetto al placebo. Nell’ambito del dibattito, Lewis et al. 27 hanno obiettato la posizione difesa da Strauss e Verma, i quali hanno poi successivamente replicato26. Infine nello studio LIFE condotto su 9193 pazienti è vero che si è avuto in assoluto un numero AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 31 2005 14. Horiuchi M, Akishita M, Dzau VJ. Recent progress in angiotensin II type 2 receptor research in the cardiovascular system. Hypertension 1999; 33: 613-21. 15. Liu Y-H, Yang X-P, Sharov VG, et al. Effect of angiotensin converting enzyme inhibitors and angiotensin II type 1 receptor antagonists in rats with heart failure. J Clin Invest 1997; 99: 1926-35. 16. Xu J, Carretero O, Liu YH, et al. Role of AT2 receptors in the cardioprotective effect of AT1 antagonists in mice. Hypertension 2002; 40: 244-50. 17. Gonzàles A, Lòpez B, Ravassa S, et al. Stimulation of cardiac apoptosis in essential hypertension: potential role of angiotensin II. Hypertension 2002; 39: 75-80. 18. Cerbai E, Mugelli A. Angiotensin AT2 receptor: the younger sibling attracts attention. Cardiovasc Res 2004; 62: 7-8. 19. Campbell DJ, Krum H, Esler MD. Losartan increase bradykinin levels in hypertensive humans. Circulation 2005; 111: 315-20. 20. Pfeffer MA, McMurray JJV, Velazquez EJ, et al. Valsartan , captopril, or both in myocardial infarction complicated by heart failure, left ventricular dysfunction, or both. N Engl J Med 2003; 349: 1893-906. 21. Dickstein K, Kjekshus J. Effects of losartan and captopril on mortality and morbidity in high-risk patients after acute myocardial infarction: the OPTIMAAL randomised trial. Lancet 2002; 360: 752-60. 22. McMurray JJV, Östergren J, Swedberg K, et al. Effects of candesartan in patients with chronic heart failure and reduced left-ventricular systolic function taking angiotensin-converting-enzyme inhibitors: the CHARM-added trial. Lancet 2003; 362: 767-71. 23. Brenner BM, Cooper ME, De Zeeuw D, et al. Effects of losartan on renal and cardiovascular outcomes in patients with type 2 diabetes and nephropathy. N Engl J Med 2001; 345: 861-9. 24. Yusuf S, Pfeffer MA, Swedberg K, et al. CHARM Investigators and Committees. Effects of candesartan in patients with chronic heart failure and reduced left-ventricular ejection fraction: the CHARM-preserved trial. Lancet 2003; 362: 777-81. 25. McMurray JJ, Swedberg K, Pfeffer M, et al. Angiotensin receptor blockers and myocardial infarction. 6 December 2004. In: http://bmj.bmjjournals.com/cgi/eletters/329/ 7477/1248#88163 (accesso verificato il 01/03/2005). 26. Strauss M, Verma S. ACE-I vs ARB. A response to the trialist’s perspective. December 2004. In: http://bmj.bmjjournals.com/cgi/eletters/329/7477/1248#88163 (accesso verificato il 01/03/2005). 27. Lewis EJ. Letter to the Editor. In: http://bmj.bmjjournals. com/cgi/eletters/329/7477/1248#90736. 31 December 2004 (accesso verificato il 01/03/2005). 28. Teo K, Yusuf S, Anderson C, et al. Rationale, design, and baseline characteristics of 2 large, simple, randomized trials evaluating telmisartan, ramipril, and their combination in high-risk patients: the ongoing telmisartan alone and in combination with ramipril global endpoint trial/telmisartan randomized assessment study in ACE intolerant subjects with cardiovascular disease (ONTARGET/TRANSCEND) trials. Am Heart J 2004; 148: 52-61. munque che, sulla base dei dati esistenti in letteratura e qui discussi, gli enti regolatori debbano assumere posizioni allarmistiche nei confronti dei pazienti in terapia con sartani in merito ai rischi considerati. Sarà molto utile, a riguardo, valutare i risultati delle sperimentazioni cliniche in corso come il trial comparativo ONTARGET/TRASCEND28. L’argomento non sarà certo trascurato dal BIF. Bibliografia 1. Verma S, Strauss M. Angiotensin receptor blokers and myocardial infarction. Br Med J 2004; 329: 1248-9. 2. Julius S, Kjeldsen SE, Weber M, et al. Outcomes in hypertensive patients at high cardiovascular risk treated with regimens based on valsartan or amlodipine: the VALUE randomised trial. Lancet 2004; 363: 2022-31. 3. Granger CB, McMurray JJ, Yusuf S, et al. CHARM investigators and Committees. Effects of candesartan in patients with chronic heart failure and reduced left-ventricular systolic function intolerant to angiotensin-convertingenzyme inhibitors: the CHARM-alternative trial. Lancet 2003; 362: 772-6. 4. Lithell H, Hansson L, Skoog I, et al. The study on cognition and prognosis in the elderly (SCOPE): principal results of a randomized double-blind intervention trial. J Hypertension 2003; 21: 875-86. 5. Dahlöf B, Devereux RB, Kjeldsen SE, et al. Life study group. Cardiovascular morbidity and mortality in the losartan intervention for endpoint reduction in hypertension study (LIFE): a randomised trial against atenolol. Lancet 2002; 359: 995-1003. 6. Lewis EJ, Hunsicker LG, Clarke WR, et al. Renoprotective effect of the angiotensin-receptor antagonist irbesartan in patients with nephropathy due to type 2 diabetes. N Engl J Med 2001; 345: 851-60. 7. Booz GW. Cardiac angiotensin AT2 receptor what exactly does It do? Hypertension 2004; 43: 1162-3. 8. Jöhren O, Dendorfer A, Dominiak P. Cardiovascular and renal function of angiotensin II type-2 receptors. Cardiovasc Res 2004; 62: 460-7. 9. Fogo AB. Angiotensin receptors: beyond number one. C.O. Curr Opin Nephrol Hypertens 2004;13: 275-7. 10. Metcalfe BL, Huentelman, Parilak LD, et al. Prevention of cardiac hypertrophy by angiotensin II type-2 receptor gene transfer. Hypertension 2004; 43: 1233-8. 11. Gross V, Obst M, Kiss E, et al. Cardiac hypertrophy and fibrosis in chronic L-NAME-treated AT2 receptor-deficient mice. Hypertension 2004; 22: 997-1005. 12. Lévy BI. Can angiotensin II type 2 receptors have deleterious effects in cardiovascular disease? Circulation 2004; 109: 8-13. 13. Dìez J. Angiotensin II and the hypertensive heart: a role for the AT2 receptor? J Hypertension 2004; 22: 879-82. AIFA - Ministero della Salute 32 bollettino d’informazione sui farmaci DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Questa rubrica vuole portare all’attenzione dei lettori alcuni studi clinici particolarmente rilevanti per il riflesso che possono avere nella pratica professionale. Gli studi sono presentati in forma sintetica, tenendo anche conto dell’eventuale dibattito suscitato dalla loro pubblicazione. Antipsicotici atipici nel trattamento delle anomalie comportamentali nei soggetti con demenza La disponibilità di nuovi farmaci antipsicotici, i cosiddetti antipsicotici atipici o di nuova generazione, ha indubbiamente allargato le risorse terapeutiche a disposizione nel trattamento farmacologico dei soggetti con psicosi schizofreniche. In aggiunta a questo, la disponibilità dei nuovi farmaci ha anche progressivamente indotto il loro impiego, in sostituzione dei vecchi antipsicotici, in tutte le condizioni in cui questi ultimi erano molto utilizzati, come, per esempio, le anomalie comportamentali nei soggetti con demenza. Questo è avvenuto nonostante i dati sull’efficacia e sulla tollerabilità di clozapina, risperidone, olanzapina e quetiapina nei soggetti anziani in generale, e in quelli affetti da demenza in particolare, siano ancora piuttosto limitati. Uno studio recentemente apparso sul British Medical Journal (BMJ) affronta questo problema rivedendo in modo sistematico la letteratura sperimentale sulla sicurezza ed efficacia degli antipsicotici atipici nei soggetti anziani con anomalie comportamentali1. Partendo dai risultati di questa revisione sistematica si cercherà di offrire un quadro aggiornato delle conoscenze disponibili su questo argomento. TITOLO Antipsicotici atipici nel trattamento delle anomalie comportamentali nei soggetti con demenza: revisione sistematica (Titolo originale: Atypical antipsychotic drugs in the treatment of behavioural and psychological symptoms of dementia: systematic review). Contesto e motivazione della ricerca Spesso tali anomalie spingono i familiari a trovare soluzioni assistenziali protette, come case di riposo o altri tipi di istituzioni. Si tratta di manifestazioni cliniche molto eterogenee dal punto di vista della presentazione, che includono sintomi quali comportamento non collaborante o distruttivo, agitazione, incontinenza, aggressività verbale, rumorosità, comportamenti inappropriati dal punto di vista sociale, disturbi del sonno, sintomi depressivi, allucinazioni, deliri a sfondo persecutorio. L’ideazione persecutoria è spesso legata alla cattiva interpretazione che i soggetti con demenza tendono a sviluppare a causa delle difficoltà di udito e dei deficit di memoria. Generalmente, le manifestazioni deliranti si verificano nel 40% dei casi, l’agitazione nel 4090% e le condotte aggressive nel 20-40% dei pazienti. AUTORI Lee PE, Gill SS, Freedman M, Bronskill SE, Hillmer MP, Rochon PA. RIVISTA BMJ 2004; 329: 75-9. SPONSOR Questo studio è stato realizzato grazie al supporto economico di numerose fondazioni pubbliche e private non legate all’industria farmaceutica. La fellowship di uno degli autori è parzialmente supportata da Eli Lilly Canada. Il progressivo aumento dell’aspettativa di vita avvenuto negli ultimi decenni si è associato, nei paesi occidentali, alla contemporanea crescita dei soggetti affetti da problemi di deterioramento cognitivo. Le stime di prevalenza di questi problemi forniscono frequenze attorno al 10% nella settima decade di vita, e del 20-30% nell’ottava e nona decade. In contesti di tipo istituzionale, come le case di riposo, si ritiene che il 60-70% degli individui sia affetto da demenza. La forma di Alzheimer rende conto di 2/3 di tutti i casi genericamente denominati demenza. Nella demenza i sintomi psicotici e, più in generale, le cosiddette anomalie del comportamento sono piuttosto frequenti, soprattutto nelle fasi avanzate di malattia. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Per molti anni, gli antipsicotici di vecchia generazione sono stati i farmaci più utilizzati nel trattamento delle anomalie comportamentali dei soggetti con demenza, sia in setting istituzionali come case di riposo e ospedali, sia presso gli ambulatori dei medici di medicina generale. L’elevato utilizzo di questi farmaci è stato criticato ripetutamente nel corso degli anni, al punto che negli Stati Uniti si è deciso che i medici debbano documentare l’indicazione diagnostica per cui il farmaco viene prescritto, rendere conto delle ragioni per cui l’uso viene protratto nel tempo, e se sono stati fatti tentativi di riduzione dei dosaggi fino alla possibile sospensione. Oggi la disponibilità degli antipsicotici di nuova generazione ha rapidamente modificato le abitudini prescrittive, determinando una situazione di grande utilizzo di questi farmaci negli anziani con problemi di decadimento cognitivo. A fronte di questo crescente utilizzo, quali sono le prove di efficacia e di tollerabilità provenienti dalle sperimentazioni cliniche? Metodi Gli autori hanno condotto una revisione sistematica della letteratura utilizzando le banche dati Medline, Embase e Cochrane. Sono stati inclusi nell’analisi solo gli studi randomizzati che prendevano in considerazione l’efficacia e la tollerabilità degli antipsicotici atipici nei soggetti con demenza. Risultati La ricerca bibliografica ha permesso di identificare 5 studi clinici controllati, per un totale di 1570 pazienti. Di questi 5 studi, tre erano verso placebo, e riguardavano il risperidone (2 studi) e l’olanzapina (1 studio). Due studi erano trial comparativi, e riguar- davano entrambi il risperidone verso l’aloperidolo. La durata degli studi era di 12 settimane in quattro casi, e di 6 settimane in un caso. Lo studio di Katz et al. (462 risperidone, 163 placebo, 12 settimane), che ha confrontato tre dosaggi di risperidone (0,5, 1 e 2 mg/die) al placebo, ha evidenziato al termine dello studio una certa efficacia del farmaco attivo (somministrato a 1 e 2 mg/die) nel controllare le anomalie comportamentali nei soggetti con demenza2. Il 30% circa dei soggetti randomizzati ad entrambi gli interventi non ha portato a termine lo studio e, per quanto riguarda gli effetti collaterali extrapiramidali, essi sono stati più frequenti nei soggetti randomizzati al farmaco attivo, anche se la differenza non è stata statisticamente significativa. Lo studio di De Deyn et al. (155 risperidone, 115 aloperidolo, 12 settimane), che ha confrontato un basso dosaggio di risperidone (1,1 mg/die in media) a un basso dosaggio di aloperidolo (1,2 mg/die in media), ha evidenziato la sostanziale assenza di differenze tra i due farmaci: il 54% dei soggetti randomizzati al risperidone e il 63% dei soggetti randomizzati all’aloperidolo erano responder alla dodicesima settimana 3. Per quanto riguarda la tollerabilità, non sono emerse differenze tra i due trattamenti in termini di effetti extrapiramidali. Lo studio di Brodaty et al. (167 risperidone, 170 placebo, 12 settimane), che ha confrontato il risperidone (0,95 mg/die in media) al placebo, ha evidenziato al termine dello studio una certa efficacia del farmaco attivo nel controllare le anomalie comportamentali nei soggetti con demenza4. Il 30% circa dei soggetti randomizzati a entrambi gli interventi non ha portato a termine lo studio e, per quanto riguarda gli effetti collaterali extrapiramidali, essi sono stati più frequenti nei soggetti randomizzati al farmaco attivo. Lo studio di Street et al. (159 olanza- AIFA - Ministero della Salute 33 2005 pina, 47 placebo, 6 settimane), che ha confrontato tre dosaggi di olanzapina (5, 10 e 15 mg/die) al placebo, ha evidenziato al termine dello studio una certa efficacia del farmaco attivo nel controllare le anomalie comportamentali nei soggetti con demenza5. L’indicatore di esito era dato dal numero di soggetti con un punteggio a una scala di valutazione inferiore ad un cut-off predefinito. Utilizzando questo criterio, il 66% dei pazienti trattati con olanzapina e il 36% dei pazienti trattati con placebo hanno risposto al trattamento. Il 20-25% circa dei soggetti randomizzati a entrambi gli interventi non ha portato a termine lo studio e, per quanto riguarda gli effetti collaterali extrapiramidali, essi sono stati simili nei due gruppi. Lo studio di Chan et al. (29 risperidone, 29 aloperidolo, 12 settimane), infine, ha confrontato un basso dosaggio di risperidone (0,5-2,0 mg/die) a un basso dosaggio di aloperidolo (0,5-2,0 mg/die)6. Anche in questo caso è stata evidenziata la sostanziale assenza di differenze tra i due farmaci, sia per quanto riguarda l’efficacia sia la tollerabilità. Conclusioni degli autori Alla luce delle evidenze revisionate in questa rassegna sistematica della letteratura, gli autori concludono che, sebbene gli antipsicotici atipici siano utilizzati con sempre maggiore frequenza nei soggetti anziani con anomalie comportamentali, la percezione di una migliore efficacia e tollerabilità rispetto all’aloperidolo non è supportata dai dati. Tenendo inoltre in considerazione il profilo di tollerabilità degli antipsicotici di nuova generazione (oggi solo parzialmente noto), gli autori sostengono la necessità di nuovi studi prima che l’uso degli antipsicotici atipici possa essere consigliato di routine nel trattamento di questi pazienti. 34 Che cosa insegna la revisione sistematica di Lee et al. Le informazioni provenienti dal lavoro di Lee et al. devono essere contestualizzate al problema della gestione dei pazienti anziani con anomalie comportamentali. Come regola generale, è bene che ogni trattamento farmacologico venga intrapreso solo dopo avere escluso che le anomalie comportamentali e le manifestazioni psicopatologiche siano dovute a un problema sottostante, per esempio all’interazione tra due farmaci, oppure agli effetti indesiderati di un trattamento in corso. Inoltre, è bene accertarsi se vi sia la possibilità di ridurre i sintomi mediante strategie di intervento non farmacologico. Vi sono infatti evidenze dalla letteratura a sostegno dell’utilità dei cosiddetti interventi ambientali, interventi mirati cioè a migliorare le condizioni di vita e il benessere psicologico dei soggetti con demenza (per esempio organizzare la giornata secondo uno schema preordinato e routinario, stimolare la socializzazione, rassicurare, informare i familiari sulle caratteristiche della demenza e sull’andamento dei sintomi). Questa tipologia di intervento dovrebbe essere intrapresa in prima battuta, e solo in caso di particolare gravità dei sintomi, specifici motivi di urgenza o fallimento delle misure ambientali si dovrebbe ricorrere al trattamento farmacologico. Per quanto riguarda quest’ultimo, nella pratica clinica quotidiana non è sempre agevole o possibile capire a priori quale intervento farmacologico sortirà gli effetti sperati nel singolo paziente. Le indicazioni provenienti dagli DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA studi clinici controllati, che evidentemente devono essere utilizzate e tenute in considerazione come termine di riferimento, spesso forniscono solo indicazioni parziali e difficili da trasferire nel contesto assistenziale specifico in cui ogni medico si trova a operare. Il controllo dei sintomi psicotici e delle anomalie comportamentali nei soggetti con demenza, riassunto dall’analisi di Lee et al., è un esempio paradigmatico di tutto ciò. In tal senso, sono proprio gli operatori coinvolti nella gestione di questi pazienti ad avere la possibilità di integrare le acquisizioni della ricerca con l’esperienza reale della pratica clinica, per esempio “tenendo traccia” di tutti i casi che ricevono un trattamento antipsicotico, e monitorando nel tempo le storie di questi pazienti e gli esiti a medio e lungo termine. Questo esercizio, che rimanda alla necessità di adottare attitudini di ricerca nella pratica clinica quotidiana, è stato recentemente iniziato presso la Sezione di Psichiatria dell’Università di Verona dove, grazie al supporto economico del Ministero della Salute, Direzione Generale della Valutazione dei Medicinali e della Farmacovigilanza (ora Agenzia Italiana del Farmaco), è stato sviluppato un sistema pilota computerizzato di monitoraggio di tutte le prescrizioni di psicofarmaci7. Il sistema prevede che ogni medico, effettuata una prescrizione psicofarmacologica, inserisca i dati che si riferiscono a tale prescrizione in un database elettronico che contiene tutte le caratteristiche sociodemografiche, cliniche e di storia di malattia di ogni paziente. In questo modo il sistema consente un duplice utilizzo: cli- AIFA - Ministero della Salute nico, in quanto ogni operatore del Servizio, in ogni luogo del Servizio (ambulatorio, reparto, pronto soccorso), utilizzando un browser di Internet, può accedere on-line al registro per avere tutte le informazioni cliniche e farmacologiche sul paziente che ha di fronte in tempo reale. Il secondo impiego è di tipo epidemiologico, in quanto permette di creare coorti di pazienti in trattamento con determinate categorie di farmaci. Si tratta di costituire inizialmente coorti trasversali, per capire, ad esempio, qual è la frazione di soggetti anziani con anomalie comportamentali che riceve prescrizioni di antipsicotici atipici, e che caratteristiche hanno questi soggetti (sono uguali agli altri o differiscono per quadro clinico o storia di malattia, per disponibilità di assistenza dei familiari o per la presenza di altre malattie?). Si tratta in secondo luogo di costituire coorti longitudinali, per capire qual è la storia di malattia e l’esito, nel contesto assistenziale di servizio o singolo medico, di queste popolazioni di soggetti. Se questa documentazione, sistematica, non viene effettuata e non viene considerata parte integrante dell’attività clinica quotidiana, gli operatori sanitari, in sinergia con le evidenze presenti in letteratura, non saranno mai in grado di dire se nei soggetti con anomalie comportamentali associate a demenza i farmaci vengano prescritti in modo razionale o irrazionale e, soprattutto, non saranno mai in grado di capire le variabili che spiegano e motivano le loro prescrizioni. bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Le più recenti riflessioni in merito Il Journal of the American Medical Association ha recentemente pubblicato una revisione di tutti gli studi clinici controllati che valutavano l’efficacia e la tollerabilità degli interventi farmacologici nei soggetti anziani con anomalie comportamentali8. Per quanto riguarda gli antipsicotici atipici, gli autori hanno identificato gli stessi studi presi in esame da Lee et al., più un sesto trial che valutava l’efficacia dell’olanzapina intramuscolo nel controllo delle anomalie comportamentali in Bibliografia 1. Lee PE, Gill SS, Freedman M, Bronskill SE, Hillmer MP, Rochon PA. Atypical antipsychotic drugs in the treatment of behavioural and psychological symptoms of dementia: systematic review. BMJ 2004; 329: 75-9. 2. Katz I, Jeste DV, Mintzer JE, Clyde C, Napolitano J, Brecher M. Comparison of risperidone and placebo for psychosis and behavioural disturbances associated with dementia: a randomised, double-blind trial. J Clin Psychiatry 1999; 60: 105-7. 3. De Deyn PP, Rabheru K, Bocksberger JP, Dautzenberg PLJ, Eriksson S. A randomised trial of risperidone, placebo, and haloperidol for behavioural symptoms of dementia. Neurology 1999; 53: 946-55. 4. Brodaty H, Ames D, Snowden J, Woodward M, Kirwan J, Clarnette R. A randomised, placebo controlled trial of risperidone for the treatment of aggression, agitation, and psychosis in dementia. J Clin Psychiatry 2003; 64: 134-43. 35 2005 soggetti anziani residenti in casa di riposo. Le conclusioni degli autori affermano, in accordo con Lee et al., che le evidenze di efficacia a supporto degli atipici sono deboli, a fronte di dati rilevanti che si riferiscono ai rischi associati al loro uso, soprattutto olanzapina e risperidone, negli anziani. Un rischio temibile – anche se ancora poco indagato – sembra essere quello di sviluppare eventi cerebrovascolari9. Per quanto riguarda l’olanzapina, in totale vi sono stati 15/1178 (1,3%) soggetti trattati con questo farmaco che hanno sviluppato eventi cerebrovascolari, verso 2/478 (0,4%) soggetti trattati con il placebo che hanno sviluppato lo stesso tipo di eventi. Per quanto riguarda il risperidone, in totale vi sono stati 29/764 (4,0%) soggetti trattati con questo farmaco che hanno sviluppato eventi cerebrovascolari, verso 7/466 (2,0%) rilevati nei soggetti trattati con il placebo10. Questi dati hanno indotto le autorità regolatorie di numerosi paesi a ribadire che l’uso di olanzapina e risperidone negli anziani con anomalie comportamentali è off-label, è cioè un uso non previsto dalle indicazioni per le quali sono stati registrati (schizofrenia)11,12. 5. Street JS, Clark WS, Gannon KS, Cummings JL, Bymaster FP, Tamura RN. Olanzapine treatment of psychosis and behavioural symptoms in patients with Alzheimer disease in nursing care facilities: a double-blind, placebo-controlled trial. The HGEU study group. Arch Gen Psychiatry 2000; 57: 968-76. 6. Chan W, Lam LC, Choy CN, Leung VP, Li S, Chiu HF. A double-blind randomised comparison of risperidone and haloperidol in the treatment of behavioural and psychological symptoms in Chinese dementia patients. Int J Geriatric Psychiatry 2001; 16: 1156-62. 7. Barbui C, Nosè M, Rambaldelli G, Bonetto C, Levi D, Patten S, Tansella M, for the Psychotropic Drug Registry Study Group. Development of a registry for monitoring psychotropic drug prescriptions: aims, methods and implications for ordinary practice and research. International Journal of Methods in Psychiatric Research 2005; in press. 8. Sink KM, Holden KF, Yaffe K. Pharmacological treatment of neuropsychiatric symptoms of dementia. A review of the evidence. JAMA 2005; 293: 596-608. 9. Wooltorton E. Olanzapine: increased incidence of cerebrovascular events in dementia trials. CMAJ 2004; 170: 1395. 10. Wooltorton E. Risperidone: increased rates of cerebrovascular events in dementia trials. CMAJ 2002; 167: 1269. 11. Importanti informazioni di sicurezza su risperidone e rischio di eventi cerebrovascolari nel trattamento delle psicosi e dei disturbi comportamentali in pazienti anziani affetti da demenza. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2004; 1: 14. 12. Importante informazione di sicurezza su olanzapina e rischio di mortalità e ictus nel trattamento delle psicosi e dei disturbi comportamentali in pazienti anziani affetti da demenza. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2004; 1: 15. AIFA - Ministero della Salute 36 bollettino d’informazione sui farmaci FARMACOUTILIZZAZIONE Aderenza ai trattamenti cardiovascolari cronici Le patologie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nei paesi occidentali. Si può stimare che in Italia oltre 1/3 della popolazione adulta e più della metà degli ultrasessantacinquenni richiedano un trattamento farmacologico per la prevenzione del rischio cardiovascolare (“Progetto Cuore”, www.cuore.iss.it). I farmaci cardiovascolari rappresentano quasi la metà di tutti i farmaci usati in Italia (48% delle prescrizioni Box espresse in DDD/1000 ab die), considerando anche il fatto che le malattie cardiovascolari sono al primo posto per prevalenza e disponibilità di trattamenti efficaci. L’ipertensione ha una prevalenza intorno al 30% nella popolazione generale e in particolare gli antipertensivi costituiscono il 35% del totale delle prescrizioni1. In quasi la totalità dei casi* questi farmaci sono prescritti a pazienti con ipertensione, iper- METODOLOGIA E DEFINIZIONI UTILIZZATE PER L’ANALISI DEI DATI ■ Dati di prescrizione • Sono state analizzate le prescrizioni di tutti i farmaci indicati nel trattamento di: 1. ipertensione (codici ATC: C02, C03, C07, C08, C09) 2. iperlipidemia (C10) 3. angina (C01DA) 4. diabete (A10) rimborsati nella Azienda ASL di Ravenna (350.000 abitanti circa) tra gennaio 1999 e dicembre 2002; • sono stati selezionati i soggetti residenti continuativamente (318.000 come anagrafe stabile) nell’ASL di Ravenna ■ Analisi dei soggetti che hanno ricevuto prescrizioni di farmaci cardiovascolari nel mese di dicembre 1999 (coorte di prevalenti, 38.172 soggetti) Di tali pazienti prevalenti è stata analizzata l’aderenza ai trattamenti cardiovascolari nell’anno successivo al reclutamento (2000), in termini di trattamento quotidiano. La copertura posologica è stata attribuita ai soggetti che per ogni anno dell’analisi avevano ricevuto un totale di dosi compatibile con il trattamento giornaliero (almeno 300 dosi minime raccomandate nella terapia di mantenimento, considerando una tolleranza del 20% sui 365 giorni). ■ Analisi dei soggetti che hanno iniziato il trattamento a dicembre 1999 e con una finestra di 11 mesi precedenti all’arruolamento libera da prescrizioni di farmaci cardiovascolari (coorte di incidenti, 2311 soggetti) Di tali pazienti incidenti è stata analizzata l’aderenza ai trattamenti cardiovascolari negli anni successivi al reclutamento (2000-2001-2002), in termini di persistenza in terapia e di trattamento quotidiano. La persistenza è stata definita come presenza del paziente nel database delle prescrizioni di farmaci cardiovascolari almeno una volta in ciascuno dei tre anni consecutivi. La copertura posologica è stata calcolata con il metodo lustrato sopra, in ciascuno dei 3 anni. Note • Alcuni studi, svolti in diversi paesi, hanno valutato l’aderenza ai trattamenti cronici cardiovascolari avvalendosi dei dati di prescrizione farmaceutica e dei dati di diagnosi. A causa della carenza di informazioni riguardanti la diagnosi dei pazienti, ci si propone di valutare l’aderenza ai trattamenti cronici cardiovascolari utilizzando solo i dati di prescrizione farmaceutica. • Sono stati raccolti anche i dati relativi ai farmaci ipoglicemizzanti (A10), poiché anche il diabete rientra nei fattori di rischio cardiovascolare. Inoltre più della metà dei pazienti diabetici riceve contemporaneamente una terapia con farmaci antipertensivi. Le insuline sono state escluse dalla valutazione dell’aderenza ai trattamenti cardiovascolari, in quanto: a) è molto difficile stabilire una dose minima di trattamento quotidiano e b) tali farmaci vengono distribuiti ai pazienti anche direttamente dalle farmacie delle Aziende sanitarie, rimanendo così esclusi dagli archivi delle prescrizioni farmaceutiche. Pertanto i dati relativi agli antidiabetici si riferiscono solo ai pazienti che hanno ricevuto ipoglicemizzanti orali (che, comunque, costituiscono il 76% di coloro che assumono antidiabetici). *Da un’indagine a questionario risalente all’anno 2002 su un campione rappresentativo della popolazione italiana è risultato che un uso sporadico di farmaci cardiovascolari è giustificato solo nello 0,6% dei casi, in base agli scopi terapeutici riferiti (es. edemi) nella stragrande maggioranza dei casi, pertanto, l’appropriatezza d’uso di questi farmaci può essere valutata in termini di cronicità. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Analisi su tutti i pazienti in trattamento con terapie cardiovascolari (prevalenti) lipidemia, angina, diabete o scompenso, con l’obiettivo di prevenire eventi cardiovascolari maggiori, tra cui infarto miocardico e ictus. È noto che in questi casi l’efficacia del trattamento farmacologico è in gran parte legata a un utilizzo appropriato dei farmaci da parte dei pazienti, che dovrebbero seguire una terapia cronica (giornaliera a dosi adeguate e per tutta la vita). Diversi studi svolti soprattutto nei paesi a più alta prevalenza di patologie cardiovascolari2-6 segnalano, però, che coloro ai quali viene prescritto un trattamento farmacologico per la prevenzione del rischio cardiovascolare in realtà difficilmente lo seguono in maniera appropriata, in termini di cronicità d’uso. Qui presentiamo una ricerca svolta in una ASL dell’Emilia Romagna, eseguita utilizzando i dati di prescrizione, per un periodo pari a 3 anni, di farmaci cardiovascolari destinati a terapie croniche. L’obiettivo dell’indagine è stato quello di verificare la persistenza al trattamento e il numero annuo di dosi ricevute, considerando sia tutti i pazienti con prescrizioni di farmaci cardiovascolari (soggetti prevalenti), sia quelli non trattati in precedenza con tali farmaci (soggetti incidenti) (vedi box pag. 36). Antipertensivi (28.240 soggetti) Il regime più frequente è rappresentato dagli Ace-inibitori sia in monoterapia sia in combinazione con diuretici minori (35%). Al secondo posto si collocano le terapie costituite da combinazioni differenti di due o più farmaci (21%) seguite dai calcio antagonisti (le combinazioni con diuretici minori sono comprese nel regime della relativa monoterapia) (19%) e da beta bloccanti (11%). I sartani e i diuretici minori rappresentano ognuno il 4% dei regimi prescritti e in ultimo si trovano i diuretici maggiori e gli alfa bloccanti (3%). In media, il 52% dei pazienti in trattamento con antipertensivi riceve una terapia giornaliera adeguata (figura 1). Non sono state osservate differenze significative tra maschi e femmine, mentre i soggetti con età compresa tra i 60 e 79 anni hanno ricevuto un trattamento quotidiano più frequentemente (media 62%). La percentuale più bassa di pazienti in trattamento quotidiano (26%) si osserva in coloro che assumono i diuretici tiazidici. Al contrario, nei regimi di combinazione di tre o più farmaci (presumibilmente si tratta di pazienti più com- Figura 1 – Percentuale di pazienti in trattamento quotidiano* tra tutti coloro che ricevono prescrizioni di farmaci antipertensivi. 100 % aderenza alla terapia sul totale dei pazienti con prescrizioni di antipertensivi 37 2005 90 80 70 60 Media = 52% 50 40 30 20 10 ib ito in E AC an t na lc io Sa rta zio ni ni di Co di 2 ffer en m bi farm ti na ac o zio pi n i ù id fa i 3 rm ac i ri i ag oc bl ta bi Co m Be on ca nt in im tic re iu ist i i or or gi ag D Ca D iu re Al tic fa bl im oc ca nt i i 0 *Pazienti che ricevono nell’anno una quantità di farmaci sufficiente al trattamento quotidiano. AIFA - Ministero della Salute 38 FARMACOUTILIZZAZIONE plessi) e nei pazienti che assumono alfa bloccanti la percentuale di trattamento quotidiano è risultata molto elevata (77%). del controllo quotidiano dei valori di glicemia, rispetto agli altri fattori di rischio cardiovascolari quali l’ipertensione o le iperlipidemie. Ipolipemizzanti (5467 soggetti) L’86% delle prescrizioni dei farmaci ipolipemizzanti è rappresentato dalle statine, mentre i fibrati vengono prescritti al 12% dei pazienti in trattamento. Solo il 38% di questi soggetti riceve un trattamento giornaliero, la percentuale più bassa tra tutte le classi esaminate. Antianginosi / Nitroderivati (1950 soggetti) Analogamente ai trattamenti con farmaci ipoglicemizzanti, la percentuale di pazienti anginosi che hanno ricevuto una dose quotidiana di farmaci è apparsa molto elevata (89%). Per questo tipo di pazienti, probabilmente, l’aderenza al trattamento è legata più al timore dell’attacco acuto di angina che non all’attenzione alla prevenzione degli eventi cardiovascolari più gravi. Il 68% delle prescrizioni dei nitroderivati è costituito dalle specialità a base di nitroglicerina indipendentemente dalla via di somministrazione (transdermica o orale/sublinguale). Ipoglicemizzanti (2515 soggetti) Nei pazienti diabetici il trattamento quotidiano è risultato molto frequente (80%), evidenza dovuta probabilmente alla consapevolezza della gravità della patologia e alla pratica Figura 2 – Andamento dell’aderenza ai trattamenti cronici cardiovascolari. A. antipertensivi; B. ipolipemizzanti; C. ipoglicemizzanti; D. antianginosi. 100 100 80 80 60 60 % C. Ipoglicemizzanti % A. Antipertensivi 40 40 20 20 0 0 1° anno 2° anno 1° anno 3° anno 100 100 80 80 60 60 3° anno 2° anno 3° anno % D. Antianginosi % B. Ipolipemizzanti 2° anno 40 40 20 20 0 0 1° anno 2° anno Trattamento quotidiano 1° anno 3° anno Persistenza in terapia AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 Analisi sui pazienti che iniziano il trattamento cardiovascolare (incidenti) 39 2005 nicità molto elevata, sia in termini di persistenza sia di trattamento quotidiano. Se si confrontano le due coorti di soggetti prese in esame, si può notare come il trattamento quotidiano sia molto più frequente nella coorte di pazienti prevalenti rispetto a quello dei pazienti incidenti (antipertensivi: 52% e 34%, ipolipemizzanti: 38% e 17%, antianginosi: 89% e 70%, ipoglicemizzanti: 80% e 78%). Questi risultati sembrano indicare che tra i soggetti che iniziano ci sono molti pazienti che interromperanno presto il trattamento o che non seguiranno una terapia giornaliera. Al contrario, tra i prevalenti sono più frequenti i casi di abitudine alla terapia e magari di patologie più gravi e complesse, che necessitano di controllo farmacologico più intenso. Il problema sembra quindi consistere nella scelta da parte del medico di iniziare, o meno, una terapia farmacologica per la riduzione del rischio cardiovascolare in un paziente non trattato in precedenza. Tale scelta dovrebbe essere guidata dall’accertamento della condizione di rischio del paziente, dovrebbe essere intrapresa solo dopo essere intervenuti sui comportamenti dietetici e sullo stile di vita in generale; inoltre dovrebbero essere attuate tutte le strategie per favorire la continuità di utilizzo da parte del paziente dei farmaci prescritti. La figura 2 mostra l’andamento dell’aderenza ai trattamenti cronici cardiovascolari nel triennio analizzato nei pazienti incidenti (2311 soggetti). Su tutti i pazienti che hanno iniziato un trattamento cronico cardiovascolare nel dicembre 1999 hanno proseguito la terapia per almeno tre anni: • il 57% per gli antipertensivi • il 42% per gli ipolipemizzanti • il 90% per gli ipoglicemizzanti orali • il 90% per gli antianginosi (nitroderivati). La percentuale di pazienti incidenti che ha ricevuto una terapia giornaliera è risultata molto bassa sin dal primo anno in tutte le classi di farmaci cardiovascolari. In particolare, se si considera quanti, tra tutti coloro che hanno iniziato un trattamento cardiovascolare, hanno proseguito la terapia per almeno 3 anni ricevendo una quantità di farmaco compatibile con il trattamento quotidiano, si ottengono le seguenti percentuali: • il 20% per gli antipertensivi • il 9% per gli ipolipemizzanti • il 68% per gli ipoglicemizzanti orali • il 35% per gli antianginosi (nitroderivati). L’analisi ha evidenziato che esiste una notevole discrepanza tra il trattamento quotidiano e la persistenza d’uso e ciò suggerisce che esiste un utilizzo dei farmaci cardiovascolari in forma intermittente, anziché continua, soprattutto per antipertensivi e ipolipemizzanti. Tali comportamenti potrebbero essere la conseguenza di una diagnosi affrettata, fatta a un soggetto in cui i valori pressori o i livelli di colesterolo avrebbero potuto essere controllati con modifiche di stili di vita, senza il ricorso ai farmaci. In alternativa, nel caso il trattamento farmacologico fosse stato realmente indicato, il suo uso discontinuo non consentirebbe di ridurre adeguatamente il rischio cardiovascolare, perciò la prevenzione cardiovascolare risulterebbe inefficace. Anche nel caso dei pazienti incidenti, i trattamenti ipoglicemizzanti sono legati a una cro- Bibliografia 1. OsMed. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2003. Ministero della Salute. Roma, giugno 2004. 2. Jones JK, Gorkin L, Lian JF, Staffa JA, Fletcher AP. Discontinuation of and changes in treatment after start of new courses of antihypertensive drugs: a study of a United Kingdom population. BMJ 1995; 311: 293-95. 3. Rizzo JA, Simons WR. Variations in compliance among hypertensive patients by drug class: implications for health care costs. Clin Ther 1997; 19: 1446-57. 4. Caro JJ, Salas M, Speckman JL, Raggio G, Jackson JD. Persistence with treatment for hypertension in actual practice. CMAJ 1999; 160: 31-7. 5. Larsen J, Vaccheri A, Andersen M, Montanaro N, Bergman U. Lack of adherence to lipid-lowering drug treatment. A comparison of utilization patterns in defined populations in Funen, Denmark and Bologna, Italy. Br J Clin Pharmacol 2000; 49: 463-71. 6. Trilling JS, Froom J. The urgent need to improve hypertension care. Arch Fam Med 2000; 9: 794-801. AIFA - Ministero della Salute 40 bollettino d’informazione sui farmaci FARSI UN’IDEA Farmaci on-line In Italia la vendita di farmaci prescrivibili attraverso Internet è esplicitamente vietata, eppure per vedersi consegnare a domicilio il pacchetto contenente il medicinale desiderato basta aprire un sito Internet, cliccare sul farmaco e pagare con carta di credito. Come se non bastasse, le caselle di posta elettronica si riempiono sempre più spesso di offerte farmacologiche di ogni tipo, alimentando il fastidioso fenomeno dello “spamming”. In realtà, i medicinali spediti a domicilio possono essere molto pericolosi. Sfuggendo al circuito di controllo nazionale, questi prodotti possono arrivare all’acquirente già scaduti, contaminati, mal conservati e persino contraffatti. L’utente non ha alcuna garanzia che i farmaci acquistati soddisfino i criteri di efficacia, di sicurezza e di qualità previsti e che siano stati prodotti secondo buoni standard. L’acquirente non avrà, inoltre, la certezza di ricevere un farmaco adatto alla sua patologia, di capirne le modalità di somministrazione, di conoscere i possibili effetti collaterali che potrebbero successivamente insorgere. Spesso, infatti, i farmaci acquistati via Internet sono corredati da fogli illustrativi che contengono informazioni non corrette, non aggiornate, inaffidabili e che possono essere redatte in una lingua che il paziente non conosce. Non mancano infine i rischi legati all’errore che venga inviato il medicinale sbagliato e con dosaggi non giusti. Per approfondire: • Buying Medicines and Medical Products Online. Tips and Warnings for Consumers. www.fda.gov/oc/buyonline/default.htm (accesso verificato il 1/3/2005). • Patients and drugs: access information in the internet age. Summer 2000 Eurohealth vol 6; 3: 10-11. www.euro.who.int/document/OBS/EuroHealth6_3.pdf (accesso verificato il 1/3/2005). • Henney JE, Shuren JE, Nightingale SL, McGinnis TJ. Internet purchase of prescription drugs: buyer beware. Ann Intern Med 1999; 131: 861. • Bessell TL, Anderson JN, Silagy CA, Sansom LN, Hiller JE. Surfing, self-medicating and safety: buying non-prescription and complementary medicines via the internet. Qual Saf Health Care 2003; 12: 88-92. • Farmaci e Internet. Guida per la ricerca di informazioni attendibili. Edizione italiana a cura di Valerio Reggi. Pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1999 con il titolo Medical products and the Internet WHO/EDM/QSM/99.4. • www.who.int/medicines/library/qsm/who-edm-qsm-994/medicines-on-internet-guide.html (accesso verificato il 1/3/2005). • Sentenza della Corte Europea di giustizia dell’11 dicembre 2003 - Causa C-322/01. http://europa.eu.int/smartapi/cgi/ sga_doc?smartapi!celexapi!prod!CELEXnumdoc&lg=IT& numdoc=62001J0322&model=guichett (accesso verificato il 1/3/2005). AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 41 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA Farmaci e gravidanza È prossima la pubblicazione e la distribuzione di Farmaci e gravidanza, una iniziativa editoriale dell’AIFA che si inserisce nel mandato dell’Agenzia di produrre una informazione indipendente sul farmaco e di promuovere attività culturali che portino all’uso razionale dei medicinali. Come altre produzioni editoriali curate dall’AIFA quali Guida all’uso dei farmaci, Guida all’uso dei farmaci per i bambini, Clinical Evidence, anche questo volume non ha alcuna implicazione regolatoria, ma esclusivamente culturale. Esso rappresenta una opera originale soprattutto perché si pone come l’unica guida all’uso dei farmaci in gravidanza prodotta in Europa da un organismo pubblico e rivolta ai professionisti sanitari del territorio: la guida sarà infatti distribuita a tutti i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, alcuni specialisti ospedalieri, farmacisti, ostetriche. Farmaci e gravidanza descrive la valutazione del rischio teratogeno da farmaci basandosi sulle prove di efficacia, ed è stato realizzato da un gruppo di autori qualificati per esperienza e competenza scientifica con il coordinamento dell’AIFA. L’obiettivo primario di questo testo è aiutare il medico a fornire una corretta consulenza sul rischio teratogeno alle donne che chiedono informazioni e consigli in seguito all’assunzione di un farmaco specialmente durante le prime settimane di gestazione; il testo rappresenta infatti una guida aggiornata e completa, corredata da un’ampia bibliografia, in un settore dove le informazioni sono spesso di non facile reperimento, talvolta contraddittorie e di difficile interpretazione sul piano pratico. Il caso della talidomide ha profondamente modificato le attitudini prescrittive e la percezione del rischio legati all’uso dei medicinali in gravidanza. Nonostante fino a oggi non più di 30 sostanze, considerando farmaci e agenti chimici, possano con certezza essere associati a un aumento del rischio di teratogenicità, l’uso dei medicinali in gravidanza rimane un’area orfana di informazioni. Vari studi indicano che le donne in gravidanza che utilizzano almeno uno o più farmaci durante la gestazione variano tra il 40 e il 90%. Ogni donna in gravidanza è esposta a un rischio di base di partorire un bambino affetto da gravi malformazioni congenite pari al 3-4%. Si stima che meno del 2% delle malformazioni congenite sia da attribuire all’assunzione di farmaci durante la gravidanza; tale valore assume quindi grande importanza perché rappresenta la maggior parte delle malformazioni evitabili. Da questo deriva il grande bisogno di informazione in merito sia per i medici sia per le pazienti coinvolte. La preoccupazione dei potenziali danni fetali indotti dai farmaci porta spesso a evitare nella madre terapie utili o persino necessarie, inducendo così rischi evitabili al feto e alla madre stessa. In particolari casi, se l’assunzione di terapia è avvenuta quando la gravidanza non era ancora nota, l’ansia e le preoccupazioni sono tali da indurre la coppia a decidere di interrompere la gravidanza. Il medico curante si trova nella condizione di dover gestire una situazione particolarmente difficile in quanto le informazioni sui possibili effetti dannosi dei farmaci non sono facilmente reperibili. Schede tecniche, formulari e foglietti informativi riportano spesso una controindicazione all’uso durante questo periodo che lascia il prescrittore e la paziente talvolta incapaci di una valutazione appropriata dei rischi e dei benefici di terapie da intraprendere o già assunte. È per tali motivi che un manuale come questo diventa molto utile nella pratica clinica quotidiana di chi è partecipe nella consulenza alle donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza. In questo contesto l’obiettivo del presente volume risponde alla necessità di fornire un’assistenza valida a tutti gli operatori sanitari coinvolti. Oltre a una parte generale riguardante i diversi aspetti che riguardano la prescrizione e l’uso dei farmaci nelle donne che programmano, conducono e terminano una gravidanza, il testo è arricchito anche da schede utili all’interpretazione dei rischi associati all’uso in gravidanza per AIFA - Ministero della Salute 42 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA ogni singolo farmaco attualmente in commercio nel nostro paese. In un ambito dove le informazioni e la ricerca clinica scarseggiano, è essenziale seguire un metodo per la corretta “pesatura” delle prove di rischio a disposizione. Il testo è costruito in modo da aiutare a leggere la letteratura a disposizione e interpretarla con un approccio il più oggettivo possibile. Questo volume ha il pregio di fornire al medico una revisione della letteratura, specificando per ogni pubblicazione la metodologia utilizzata (ad esempio caso-controllo, coorte, segnalazione di caso o studi su animali) e la potenza dell’osservazione (numero di osservazioni, metodi statistici). Viene fornito un commento sul potenziale rischio feto-neonatale e, contemporaneamente, quanto riportato sulla scheda tecnica del farmaco in oggetto. Il medico può trarne facilmente le conclusioni utili per la programmazione terapeutica o per la richiesta di consulenza a centri specializzati. La guida evita accuratamente classificazioni o categorizzazioni che non siano di alcuna utilità per la pratica clinica. La bibliografia, molto ampia, come solo un Servizio di Consulenza Teratologica è in grado di fornire, viene riportata in un elenco a parte (che sarà a breve disponibile sul sito dell’AIFA per approfondimenti) per non appesantire la consultazione. Come in quasi tutte le branche della medicina moderna, anche nella teratologia clinica, l’evoluzione delle conoscenze è rapida: nuove molecole sono introdotte nella pratica clinica, la fertilità è migliorata nel caso di patologie che richiedono una terapia cronica, il monitoraggio della farmacovigilanza è continuo e si identificano possibili effetti nocivi di terapie ritenute sicure. Questo libro non è quindi la soluzione definitiva del problema, ma si pone come l’inizio di un percorso informativo e formativo per tutti coloro che operano nella Sanità. a proposito di… Haemate P 1000 Il 10 gennaio 2005 la ZLB Behring ha informato l’AIFA che nel 1996 il plasma di una donatrice francese, successivamente ammalatasi di vCJD (variante della malattia di Creutzfeld-Jacob), era stato introdotto in un prodotto intermedio utilizzato per la produzione di un lotto della specialità medicinale Haemate P 1000 (concentrato di fattore VIII della coagulazione da plasma umano). La specialità medicinale Haemate P 1000 viene utilizzata per: il trattamento e la profilassi di emorragie in caso di emofilia A (carenza congenita di fattore VIII) e carenza acquisita di Fattore VIII; il trattamento e la profilassi della sindrome di von Willebrand; il trattamento di emofilici con anticorpi anti-fattore VIII. Nel 1997, l’allora titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio (Centeon) aveva introdotto questo specifico lotto nel mercato italiano. In seguito il lotto era stato ritirato per problemi legati alle pratiche di registrazione dei donatori in un centro trasfusionale francese. Al momento del ritiro gran parte del lotto era già stata utilizzata in Italia (192 flaconi su 250). Il rischio che i pazienti possano essere stati infettati dalla vCJD utilizzando il prodotto medicinale derivante da questo lotto è minimo. Finora non vi sono casi né confermati né sospetti di infezione mediante derivati del plasma. Per questo lotto il PEI (Paul Erlich Institut, l’organismo tedesco per il controllo dei prodotti biologici) ha eseguito un calcolo dei rischi: da 1 su 2500 fino a 1 su 25000 confezioni potrebbero contenere una unità infettante e pertanto sono alte le probabilità che nessuna o solo una delle 192 confezioni (flaconi) utilizzate possano contenere quantità residuali di materiale infetto. Anche per quei pazienti che hanno utilizzato più confezioni di questo lotto il rischio è quindi ancora molto basso. Per ulteriori informazioni: www.agenziafarmaco.it e www.emea.eu.int/pdfs/human/press/pos/287902rev1.pdf AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 43 2005 AL MINISTERO DELLA SALUTE FAX N. 06 85084185 Scheda variazione dati anagrafici NUM. ISCRIZIONE ALL’ALBO ......................................................................................................................................................................... COGNOME / NOME/ ........................................................................................................................................................................................ RAGIONE SOCIALE ............................................................................................................................................................................................. VIA/PIAZZA .......................................................................................................................................................................................................... CAP.......................... LOCALITÀ..........................................PROV. .................................................................................................. TEL......................................FAX .........................................COD. FISCALE/P.IVA .......................................................................... E-MAIL .................................................................................................................................................................................................................... Dati relativi alla Specializzazione: Farmacista Infermiere Medico ✂ Specializzato in: Allergologia Fisioterapia e Riabilitazione Neurologia Pneumologia Anestesiologia Gastroenterologia Oculistica Primo Soccorso Cardiologia Geriatria Odontoiatria Psichiatria Chirurgia Medicina del Lavoro Oncologia Radiologia Dermatologia Medicina Legale Ortopedia e Traumatologia Reumatologia Ematologia Medicina Sportiva Ostetricia e Ginecologia Altro Endocrinologia Nefrologia Pediatria Luogo e data ............................ Firma ....................................................................................... AIFA - Ministero della Salute 44 SCHEDA Scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa (da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza) 1 INIZIALI DEL PAZIENTE 2 6 DESCRIZIONE DELLA REAZIONE ED EVENTUALE DIAGNOSI* DATA DI NASCITA 3 SESSO 4 DATA D INSORGENZA DELLA REAZIONE 5 7 ORIGINE ETNICA CODICE SEGNALAZIONE GRAVITÀ DELLA REAZIONE: GRAVE DECESSO OSPEDALIZZAZIONE O PROLUNGAMENTO OSPED. INVALIDITÀ GRAVE O PERMANENTE HA MESSO IN PERICOLO DI VITA ANOMALIE CONGENITE/ DEFICIT NEL NEONATO NON GRAVE * se il segnalatore è un medico 8 9 EVENTUALI ESAMI DI LABORATORIO RILEVANTI PER ADR: riportare risultati e date in cui gli accertamenti sono stati eseguiti ESITO: RISOLUZIONE COMPLETA ADR IL __/__/__ RISOLUZIONE CON POSTUMI MIGLIORAMENTO REAZIONE INVARIATA O PEGGIORATA DECESSO IL __/__/__ dovuto alla reazione avversa il farmaco può avere contribuito non dovuto al farmaco 10 causa sconosciuta AZIONI INTRAPRESE (specificare): NON DISPONIBILE In caso di sospensione compilare i campi da 16 a 19 INFORMAZIONI SUL FARMACO 11 FARMACO (I) SOSPETTO (I) nome della specialità medicinale* A) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ B) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ C) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ * Nel caso di vaccini specificare anche il numero di dosi e/o di richiamo e l ora della somministrazione 20 16. IL FARMACO È STATO SOSPESO? A: sì no B: sì no C: sì no 17. LA REAZIONE È MIGLIORATA DOPO LA SOSPENSIONE? A: sì no B: sì no C: sì no 18. IL FARMACO È STATO RIPRESO? A: sì no B: sì no C: sì no 19. SONO RICOMPARSI I SINTOMI DOPO LA RISOMMINISTRAZIONE? A: sì no B: sì no C: sì no INDICAZIONI O ALTRO MOTIVO PER CUI IL FARMACO È STATO USATO: A: B: C: 21 FARMACO(I) CONCOMITANTE(I), DOSAGGIO, VIA DI SOMMINISTRAZIONE, DURATA DEL TRATTAMENTO 22 USO CONCOMITANTE DI ALTRI PRODOTTI A BASE DI PIANTE OFFICINALI, OMEOPATICI, INTEGRATORI ALIMENTARI, ECC. (specificare): 23 CONDIZIONI CONCOMITANTI PREDISPONENTI (se il farmaco sospetto è un vaccino riportare l'anamnesi ed eventuali vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione) 24 QUALIFICA DEL SEGNALATORE MEDICO DI MEDICINA GENERALE MEDICO OSPEDALIERO SPECIALISTA 26 28 25 PEDIATRA DI LIBERA SCELTA FARMACISTA ALTRO DATI DEL SEGNALATORE NOME E COGNOME INDIRIZZO TEL E FAX E-MAIL DATA DI COMPILAZIONE 27 FIRMA DEL SEGNALATORE CODICE ASL 29 FIRMA DEL RESPONSABILE DI FARMACOVIGILANZA AIFA - Ministero della Salute ✂ INFORMAZIONI SULLA SEGNALAZIONE bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 45 2005 Guida alla compilazione della scheda di segnalazione Premessa Compilazione La segnalazione spontanea è una comunicazione relativa all’insorgenza di una reazione avversa che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti e a tutti i farmaci, che consente di rilevare potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e la completezza delle informazioni riportate sono fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata dalla congruità dei dati, dalla loro completezza e dalla precisione con cui sono riportati. Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere e dovrebbe essere adeguatamente compilata. Una scheda incompleta non consente di valutare il nesso di causalità tra farmaco e reazione. Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato non si può fare a meno di conoscere la relazione temporale, se esistono o meno spiegazioni alternative sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi, prevista nel precedente modello, in quanto essa poteva portare ad una compilazione parziale che non consentiva di fatto la valutazione del nesso di causalità tra farmaco e reazione. Infine è predisposto un unico modello di scheda per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza (come per tutti i farmaci) e della prevenzione, con il principale obiettivo di identificare e correggere rapidamente eventuali errori nel programma di immunizzazione al fine di garantire, in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto alla salute rappresentato dalle vaccinazioni. L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione di reazione avversa a vaccino, limita i possibili duplicati e velocizza le operazioni di inserimento in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria. Vengono di seguito riportate alcune motivazioni relative all’esistenza dei diversi campi che dovrebbero essere tenute in considerazione durante la compilazione. Paziente e data di insorgenza: i dati di questa sezione sono importanti per l’identificazione del caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle informazioni su farmaco e reazione). Per motivi di privacy non è possibile scrivere per esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque sufficiente riportare prima la lettera iniziale del nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione della data di nascita, invece che dell’età, risulta essere particolarmente importante in caso di segnalazioni di reazioni avverse a vaccino: infatti, le vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate, di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme alla data di nascita, consentono di distinguere i casi, operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti da una stessa struttura. Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili perché consentono di stabilire la correlazione temporale tra assunzione del farmaco e reazione avversa. Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento della scheda in banca dati. Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente fondamentale, oltre alla descrizione della reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e meno fantasioso possibile considerato che la descrizione dovrà poi essere interpretata e codificata da un altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’orario di insorgenza della reazione. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle reazioni da vaccino e alla definizione di caso. Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali” vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione avversa, degli esami effettuati e possibilmente AIFA - Ministero della Salute 46 GUIDA ANNO XII N. 1 le date a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza conoscere il risultato non è dirimente. È importante anche precisare se la reazione è stata trattata e come. Il segnalatore può allegare alla scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera, relazioni cliniche rispettando comunque la tutela della privacy del paziente. Gravità: l’importanza di una reazione avversa varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva per cui non hanno senso le affermazioni: media gravità o gravità moderata, ecc. Una reazione è grave solo se: • è fatale • ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione • ha provocato invalidità grave o permanente • ha messo in pericolo la vita del paziente. Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite e i difetti alla nascita in neonati le cui madri avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza. In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto o del neonato e l’esito della stessa. Esito: analogamente alla gravità è importante riportare l’esito della reazione facendo attenzione alle voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure “ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali. Nel campo “esito” andranno riportate anche le date di guarigione o di decesso. Farmaco sospetto: è importante riportare il nome commerciale del farmaco e non solo il principio attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati alla produzione dello stesso sia per consentire alle aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre nel caso dei farmaci generici, al nome del principio attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda. Senza questa informazione non sarà possibile procedere all’identificazione del medicinale coinvolto. Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg). In questa sezione è importante fornire anche le informazioni relative all’eventuale miglioramento della reazione avversa dopo la sospensione del farmaco e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione del farmaco (rechallenge). Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’ora della som- 2005 ministrazione ed il numero di dose (I, II III o di richiamo). Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza. Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero emergere spiegazioni alternative all’insorgenza della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo presente la classificazione internazionale delle malattie (ICD IX: international classification disease). Condizioni predisponenti: la disponibilità di queste informazioni consente di accertare la presenza o meno di cause alternative al farmaco nel determinare la reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante. È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro (specificare) ed il sito di inoculo del vaccino. Farmaci concomitanti: l’informazione di eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita sezione andrebbero riportate anche le altre possibili interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici, ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche i vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione. Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati, in primo luogo perché spesso c’è la necessità di contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora la fonte venga riportata come “Altro” deve essere specificata chiaramente la tipologia di segnalatore. Per le reazioni gravi, tanto più se non previste nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento della segnalazione stessa, è opportuno far seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento sul caso. La scheda compilata va inviata al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti ai sensi del D.lgs. 95/2003. Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile all’indirizzo: http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in dex.htm AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 1 47 2005 Suggerimenti relativi alla descrizione di sospetta reazione avversa a vaccino Locale, nel punto di inoculo reazione locale estesa ascesso sterile ascesso settico necrosi/ulcerazione anestesia/parestesia altro_______________________ Generale adenopatia artralgia artrite cronica anestesia/parestesia convulsioni afebbrili convulsioni febbrili encefalopatia iperpiressia ≥ 39,5° C ipersensibilità immediata: specificare___________________ altre manifestazioni ipersensibilità specificare___________________ ipotonia - iporesponsività meningite/encefalite neurite brachiale pianto persistente paralisi flaccida acuta porpora trombocitopenica shock anafilattico S. di Guillan Barrè/ poliradicoloneurite vomito e/o diarrea gravi altro_______________________ DEFINIZIONI DI CASO Anestesia/parestesia: vanno segnalate le condizioni che perdurino per più di 24 ore. Artrite cronica: può essere presa in considerazione in un soggetto senza storia di artropatia nei 3 anni precedenti la vaccinazione sulla base di: comparsa di segni di artrite acuta (gonfiore articolare) che sia insorta tra i 7 e i 42 giorni seguenti la vaccinazione antirosolia; persistenza di segni obiettivi di artrite intermittente o continua per più di 6 mesi dopo la vaccinazione; risposta anticorpale al virus della rosolia. L’artralgia o rigidità articolare senza gonfiore non è considerata artrite cronica. Convulsioni: attacchi di spasmi tonico-clonici, o di altri attacchi epilettici dell’infanzia (es: spasmi infantili, tic di saalam) con durata variabile da alcuni minuti a più di 15 minuti, in assenza di lesioni neurologiche preesistenti. A seconda della temperatura corporea, le convulsioni vanno distinte in: febbrili (temperatura ≥ 38° C) o afebbrili. Encefalite: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 1-4 settimane dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da convulsioni, alterazione dello stato di coscienza, cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, che non si risolvano entro 24 ore, accompagnati da segni di infiammazione cerebrale, con evidenti alterazioni del liquor, in assenza di altre cause dimostrabili. Encefalopatia: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 72 ore dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da due o più dei seguenti sintomi: (I) convulsioni, (II) alterazione dello stato di coscienza e/o cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, (III) segni neurologici focali che non si risolvano entro 24 ore. Ipotonia-iporesponsività: nei bambini di età inferiore a 24 mesi, episodi che si manifestano con diminuzione o perdita acuta del tono muscolare, perdurante per almeno 10 minuti, accompagnata da cianosi o pallore, o da mancata risposta agli stimoli ambientali, o da torpore prolungato, o da arresto respiratorio, in un periodo di tempo compreso tra 0 e 24 ore dalla vaccinazione. Da non confondere con lipotimia o con stato post-convulsivo. Manifestazioni ipersensibilità immediata: orticaria, rinite, asma, broncospasmo, edema della glottide, angioedema, che si manifestino entro pochi minuti dalla somministrazione del vaccino, in assenza di stato di shock . Meningite/Encefalite: quadro clinico di meningite, con insorgenza entro 15 gg dalla somministrazione del vaccino; la sintomatologia può essere sfumata e subdola, oppure molto simile a quella dell’encefalite: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 1-4 settimane dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da convulsioni, alterazione dello stato di coscienza, cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, che non si risolvano entro 24 ore, accompagnati da segni di infiammazione cerebrale, con evidenti alterazioni del liquor, in assenza di altre cause dimostrabili. Neurite brachiale: quadro clinico con insorgenza entro 2-28 giorni dalla somministrazione di vaccini tossoide tetanico caratterizzato da disfunzione limitata all’estremità superiore del plesso brachiale (tronco, dermatomeri) senza coinvolgimento di altre strutture del sistema nervoso periferico (radice nervosa o singolo nervo periferico) o centrale (midollo spinale). Un dolore profondo, continuo, spesso severo alla spalla e alla radice del braccio annuncia di solito la comparsa della condizione. Il dolore è seguito, a distanza di giorni o di settimane, da debolezza o atrofia dei gruppi muscolari dell’estremità prossimale. La perdita di sensibilità può accompagnare il deficit motorio, mentre la debolezza è un dato necessario perché sia fatta la diagnosi. La neurite può essere presente sia dallo stesso lato sia dal lato opposto rispetto al punto in cui è stata eseguita l’iniezione; talvolta è bilaterale, colpendo entrambe le radici degli arti superiori. Paralisi flaccida acuta: paralisi flaccida ad inizio improvviso che si manifesti in un periodo di tempo compreso tra 4 e 30 giorni dalla somministrazione di OPV nel soggetto vaccinato e tra 4 e 75 giorni in un contatto persistente anche dopo 60 giorni dal suo manifestarsi. Pianto persistente: pianto inconsolabile che si prolunghi ininterrottamente per un periodo superiore alle 3 ore, durante il quale il bambino non si alimenta e non dorme, oppure pianto o grido di alta o inconsueta tonalità. ✂ Porpora trombocitopenica: quadro clinico con insorgenza entro 2 mesi dalla somministrazione di vaccini contenenti il virus morbilloso caratterizzato da una conta piastrinica sierica inferiore a 50.000/ml. La porpora trombocitopenica non include casi di trombocitopenia associate ad altre cause come ipersplenismo, disordini autoimmunitari (compresi alloanticorpi da pregresse trasfusioni), mielodisplasie, malattie linfoproliferative, trombocitopenia congenita o sindrome emoliticouremica; non include casi di porpora trombocitopenica immune mediati, per esempio, da infezioni virali o fungine, da tossine o da farmaci nè casi di trombocitopenia associati a coagulazione intravasale disseminata come si osservano nelle infezioni batteriche o virali. Reazione locale estesa: area di arrossamento, indurimento, tumefazione con diametro superiore a 5 cm, estesa fino alla radice dell’arto. Shock anafilattico: reazione allergica con stato di shock (insufficienza circolatoria, ipotensione arteriosa, polsi periferici deboli o assenti, alterazione del livello di coscienza, sudorazione) con o senza broncospasmo e/o laringospasmo o edema della glottide, che si manifesti immediatamente dopo l’inoculazione del vaccino. Sindrome di Guillain-Barrè/poliradicoloneurite: paralisi flaccida ad inizio acuto, simmetrica, ascendente, rapidamente progressiva, con perdita di sensibilità periferica, in assenza di iperpiressia. L’esame del liquor evidenzia dissociazione albumino-citologica. L’associazione a vaccino è ritenuta certa o probabile in caso di Sindrome di Guillain-Barrè insorta entro 60 giorni dalla somministrazione del vaccino. AIFA - Ministero della Salute Glossario EER (Experimental Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo randomizzato al trattamento in sperimentazione diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo in trattamento. CER (Control Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo di controllo diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo di controllo. IC 95% (Intervallo di confidenza 95%) Il concetto di base è che gli studi (RCTs, metaanalisi) informano su un risultato valido per il campione di pazienti preso in esame, e non per l’intera popolazione; l’intervallo di confidenza al 95% può essere definito (con qualche imprecisione) come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità del 95%, il valore reale, valido per l’intera popolazione di pazienti. ➤ INDICATORI DI RIDUZIONE DEL RISCHIO DI EVENTI SFAVOREVOLI mentazione e la probabilità nei pazienti di controllo. È un altro indice di riduzione relativa del rischio di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli, e corrisponde alla formula: [EER / (1 – EER)] / [CER / (1 – CER)]. OR è rappresentativamente uguale a RR se il rischio di base nei controlli è basso (<10%); se il rischio di base è alto, OR tende a valori costantemente più lontani dall’unità rispetto a RR. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DELLA PROBABILITÀ DI EVENTI FAVOREVOLI ABI (Absolute Benefit Increase) Aumento assoluto del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento sperimentale rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti da trattare per ottenere un beneficio terapeutico in un paziente. Corrisponde alla formula: [1/ABI]. ARR (Absolute Risk Reduction) Riduzione assoluta del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto a quelli di controllo. Corrisponde alla formula: [CER – EER]. RBI (Relative Benefit Increase) Aumento relativo del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. RBI corrisponde alla formula: [EER – CER]/CER. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Corrisponde alla formula: [1/ARR], arrotondando per eccesso al numero intero. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DEL RISCHIO DI RR (Relative Risk) È il rapporto tra il rischio nel gruppo dei trattati (EER) ed il rischio nel gruppo di controllo (CER). [RR = EER/CER]. RRR (Relative Risk Reduction) Riduzione relativa del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde al rapporto: [CER – EER]/CERx100. OR (Odds Ratio) Rapporto fra la probabilità di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in speri- EVENTI SFAVOREVOLI ARI (Absolute Risk Increase) Aumento assoluto del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento sperimentale rispetto ai controlli. ARI corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNH (Number Needed to Harm) Numero di pazienti che devono sottoporsi al trattamento perché si manifesti una reazione avversa. Corrisponde alla formula: [1/ARI] arrotondando per eccesso al numero intero. RRI (Relative Risk Increase) Aumento relativo del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER ]/CER. Emergenze in Medicina Generale U na guida tascabile e maneggevole distribuita gratuitamente a tutti coloro che operano nell’ambito della continuità assistenziale. A cura di Gianfranco Mazzuoli. Seconda Edizione realizzata in esclusiva per il Ministero della Salute in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco