IL COMANDAMENTO NUOVO Gesù sta pronunciando nel Vangelo il suo discorso di addio e affida agli Apostoli il suo testamento spirituale. Invita a vivere l’esperienza dell’amore non ricercando partners significativi, ma esprimendo nel rapporto vicendevole, all’interno del gruppo degli Apostoli, il significato vero dell’accoglienza del prossimo. È nella quotidianità dei rapporti, feriali e festivi, che si misura l’autenticità delle parole, dei gesti e dei rapporti della carità. La proposta di Gesù va accolta e assunta nel suo carattere radicalmente nuovo: ecco perché, oggi, la Parola di Dio ci invita a fissare l’attenzione sul bisogno di questa novità di vita; si corre, infatti, il rischio di sottovalutarla o, addirittura, di ignorarla. È sempre forte la tentazione di affidarci alla ripetitività quotidiana. Infatti, anche se ogni anno viviamo la forte esperienza liturgica del tempo pasquale, dobbiamo ammettere che le rotture con ciò che sa di stantio difficilmente avvengono. Il comandamento dell’amore, provocandoci, ci chiede una rigorosità capace di rendere autentica nel nostro vissuto questa esigenza della carità. Sappiamo che l’amore non è appannaggio dei cristiani, però, solo la scoperta della novità cristiana dell’amore, che giunge al paradosso di esprimersi nel perdono al nemico, rende veramente missionaria la nostra apertura verso tutti. La lavanda dei piedi che apre il mistero sacrificale della Passione ha il compito di consegnare ai discepoli il significato profondo e salvifico di quel gesto d’amore folle. Gesto che diventerà evento di glorificazione. È in questa cornice drammatica ed esaltante che Gesù invita i discepoli a vivere nell’amore. Non è solo amore del prossimo, ma l’amore per le moltitudini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, alle quali il Signore consegna il gesto sacrificale e pasquale della propria vita. Per questo il comandamento dell’amore è nuovo: perché si fonda sull’amore infinito del corpo donato e del sangue versato. Da quel momento, fino all’ultimo istante della storia, Cristo manifesta nella sua Parola e nei segni sacramentali questa pienezza infinita dell’amore divino. Questa pienezza dell’amore non è statica ma dinamica e Cristo ci chiede di far sì che questo nuovo comandamento non avvizzisca dopo il suo ritorno al Padre. Nella misura in cui ci rendiamo Servi diamo attualità a questa proposta. Il Cristo risorto è in mezzo a noi e il suo amore lo rende ancora profezia di salvezza per l’intera umanità. Don Franco