21 aprile 2013 n° 29 IV DOMENICA DI PASQUA GV 15,9-17 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. COMMENTO Attraverso il comandamento dell'amore, la comunione nelle comunità e nella Chiesa acquista una dimensione vera e concreta. Gesù ci chiama a seguirlo, ma ad essere non servi, bensì amici. Lui è un vero leader - un termine a cui gli uomini di oggi non sanno più dare il giusto valore - che ha saputo arrivare all'estremo sacrificio per tutti gli uomini. «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»: l'invito è, provare a seguire Gesù, per fare esperienza di gioia vera, per conoscere un benessere interiore, differente da quello materiale. E' la ricetta della felicità, molto diversa eppure più semplice di quella delle beatitudini: l'amarsi come Dio ci ha amati. Gesù ha parlato della comunione di vita con i suoi, realizzata con la sua presenza in chi lo ama e ne osserva i comandamenti, e attraverso la presenza dello Spirito. Si tratta di una rivelazione del rapporto che Gesù intende avere con noi e che, se presa sul serio, avrebbe veramente il potere di sconvolgere tutta la nostra vita. La condizione di questa vitalità il Signore Gesù ce l'ha manifestata, dicendoci: "rimanete in me". E perché non pensassimo che si potesse rimanere in Cristo in qualsiasi maniera, ha specificato: "Rimanete nel mio amore". La comunione del discepolo con Cristo nella fede e nei sacramenti, fa sì che egli porti molto frutto. La vita di una comunità ecclesiale, deve essere valutata non dal suo attivismo, che potrebbe alla fine manifestarsi anche privo di frutti, ma dalla sua fecondità, attinta alla profonda intimità con Gesù, fatta di ascolto della sua Parola, di fervida preghiera e di docilità negli eventi della propria vita. Quello che è chiamato il comandamento per eccellenza del cristiano acquista così la sua più forte espressione. Gesù aveva già evidenziato che il comandamento dell'amare il prossimo come se stessi è simile al primo comandamento: quello dell'amare Dio. E' già molto amare il prossimo come se stessi. Ma qui Egli va ben oltre. Ci chiede di amare come Lui ci ha amato. Com'è il suo amore per noi? E' delicato e fortissimo. Ci chiama suoi amici e ci spiega: un servo non conosce i segreti del suo padrone. Egli invece ci ha fatto entrare nella sua intimità e in quella del Padre: "Tutto quello che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi". Che cosa c’è di più delicato? Ma questo amore è anche fortissimo: "Non c'è amore più grande che dare la vita". E, di fatto, Gesù è morto per questo amore.