V Domenica Pasqua C ( Gv.13,31‐35) Nella quinta domenica dopo Pasqua, il Vangelo di Giovanni con sguardo retrospettivo ci riporta nel Cenacolo, il luogo della celebrazione dell’Ultima Cena. Quando Giuda è uscito dal Cenacolo per iniziare il suo tradimento, Gesù sente che è giunta la sua “ora” e tocca, nel nostro brano di Vangelo, tre temi: quello della reciproca glorificazione tra Dio Padre e il Figlio dell’uomo; quello della sua imminente partenza: “Ancora per poco sono con voi” ed infine quello che sviluppa un po’ di più cioè del “comandamento nuovo” di amarsi gli uni gli altri. 1) Come è noto, in Giovanni evangelista la gloria di Cristo non risplende “dopo” la sua morte ingiusta con la gloriosa risurrezione, ma risplende già nel cammino verso la Croce perché Cristo ubbidendo al disegno di Dio, glorifica il Padre e se stesso. Perciò dopo il tradimento di Giuda,che Gesù non trattiene neppure con una parola e di cui Gesù non si lamenta né lo denuncia, Giovanni fa notare la glorificazione del Padre e del Figlio dell’uomo : “ Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui”. Gesù, sempre secondo Giovanni, espliciterà questa intima necessità di glorificare ed essere glorificato più tardi quando dirà “ Padre è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te,io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che tu mi hai dato da fare. E ora,Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te, prima che il mondo fosse” ( Gv.17,1ss). 2) Il secondo tema che Gesù tocca quando è venuta la sua “ora” è quella della sua imminente partenza: “ Figlioli, ancora per poco sono con voi”. E’ l’unica volta che nel Vangelo Gesù chiama i suoi discepoli con l’appellativo “figlioli”. E’ una parola piena di tenerezza e di compassione, ed esprime anche una vicinanza unica. Lo fa per addolcire la terribile notizia che sta per dare: “Ancora per poco sono con voi”.Ma lo fa anche perché sta per lasciare ai suoi discepoli ed anche a tutti noi, l’insegnamento più profondo e più importante per la vita di ogni persona. Questo insegnamento dice che per vivere pienamente la propria vita e per essere felici, l’unico modo è quello che ci ha indicato Gesù con la sua testimonianza d’amore totale verso gli altri dando per essi la vita. Oggi sentiamo spesso consigliare l’autonomia e il “fai da te”, ma invece il Concilio Vaticano II ha voluto dirci la stessa cosa cioè che il “dono” è elemento essenziale dell’antropologia umana quando ha ribadito che “l’uomo non può ritrovarsi pienamente, se non attraverso un dono sincero di sé” (G.S.24). 3) Il terzo tema toccato dal Vangelo di Giovanni è quello del “comandamento nuovo”.” Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”. Si tratta di un amore fraterno cioè vissuto in una comunità che si accetta. Ma se l’amore è oggetto di un “comandamento” e di una ingiunzione significa che esso non va inteso come un sentimento istintivo e spontaneo, ma deve essere frutto di un atteggiamento voluto, preparato,che costa come ogni dovere. Inoltre l’aggettivo “nuovo” posto accanto al “comandamento” non indica una novità cronologica perché tale comandamento c’era già nel V.T.; ma è “nuovo”perché è proprio detto da Gesù, come Giovanni dirà più avanti con le parole di Gesù “questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri” ( Gv.15,12). Ma è soprattutto il “come” che indica la novità:”Come io ho amato voi,così amatevi gli uni gli altri”: Non dice il “quanto” vi ho amati sicuramente impossibile per noi,ma “come” vi ho amati: col suo stile e col suo dono della vita come nessuno aveva fatto mai. La motivazione dell’amore scambievole non è più dunque l’amare il prossimo “ come se stessi”, ma come “io ho amato voi”. L’amore di Gesù non è solo un esempio esterno datoci da Lui ma è la sua forza che è in noi, è un dato di fatto che è in noi cristiani battezzati : che così rende possibile amare con la stessa totalità e la stessa gratuità di Gesù. Tanto è vero che il Vangelo aggiunge: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.Nel mondo secolarizzato di oggi, l’amore