Pagina 1 di 2 Diritto industriale e della concorrenza. venerdì 25 febbraio 2011 Introduzione al corso di diritto industriale della concorrenza. Perché queste due materie sono state integrate? Il diritto industriale è il diritto delle opere dell’intelletto mentre quella della concorrenza, oltre alla concorrenza in sé, tratta anche la disciplina antitrust. Queste due materie sono fortemente interconnesse, anche se talvolta non collaterali e configgenti, perché rappresentano la base della regolamentazione dei mercati e dei brevetti che disciplinano il mercato, al fine di migliorarne il funzionamento. Tutte le grandi aziende possono operare grazie al diritto industriale perché portano allo sviluppo di nuovi prodotti e quindi di nuovi mercati. Il principale assets dei Paesi sono i beni materiali ed immateriali(tra cui i brevetti stessi). Quale può essere il punto di contrasto tra queste norme che valorizzano i beni e il diritto concorrenziale? In realtà le forme di diritto industriale garantiscono legalmente delle forme di monopolio per quei specifici beni brevettati; le prime privative industriali, storicamente, risalgono alla Repubblica Veneziana al fine ultimo di escludere eventuali concorrenti dal possibile utilizzo un determinato bene, concedendo lo sfruttamento al solo soggetto che depositava il brevetto. Ma perché è possibile tale situazione? Perché senza brevetti non vi sarebbe mai innovazione! In un mondo senza brevetto, gli ingenti investimenti per ricerca e sviluppo non verrebbero mai ripagati; questa situazione potrebbe comportare il blocco dell’innovazione. I beni, in quest’ottica, vengono valutati sulla base di chi è il proprietario(per esempio, per gli economisti, il bene pubblico non è un bene escludibile perché non limitabile anche a livello di costi; le innovazioni, per gli economisti, sono valutabili come beni pubblici). Secondo questa visione, se i beni non avessero una copertura giuridica, varrebbero quasi zero; affinché questo bene acquisisca valore è necessario un brevetto che assicuri un ritorno a livello economico. Il tasso di innovazione di un paese dipende anche dalla sua capacità di difendere i diritti dei brevetti che comporta anche un sempre maggiore sviluppo e ricerca. Un classico esempio di contrasto tra diritto concorrenziale e diritto industriale è il “caso Microsoft”; è evidente quindi che questi temi assumono una rilevanza quasi nazionale o sovranazionale. Normalmente, nell’arco di tempo che intercorre tra il deposito del brevetto e il consolidamento del potere economico, il bene in se può essere fatto proprio dagli Stati; come ad esempio il GPS che è un brevetto esclusivo del Ministero della difesa degli Stati Uniti. Elementi. Non si tratta di un diritto molto tecnico, anche perché la base da cui deriva l’intero diritto concorrenziale è data dagli studi di politica liberale(proprietà liberale e ricerca della democrazia). Sussistono due filoni riguardano il diritto concorrenziale: scuola tedesca(scuola di Francoforte – Germania, filosofia) scuola americana(Sherman act; nel ‘900 nella fase della fase di assestamento del modello capitalistico); l’idea che mosse la creazione della normativa americana era quella di limitare i soggetti monopolisti che, capaci di modificare il mercato, potevano incidere anche sulla sfera pubblica. Il diritto antitrust era quindi la normativa che limitava tanto il potere pubblico e quello privato. Come stato quanto interveniamo il privato? Quanto limitiamo lo stato nell’intervento nel settore privato? Tutti gli interventi successivi riguardavano lo spostamento e la gestione di queste due problematiche e del mercato stesso. Quanto monopolio siamo d’accordo di accettare per ottenere innovazione? L’80% della costituzione economica dei paesi occidentali è basati sulla gestione e la regolamentazione del mercato concorrenziale e del bisogno di innovazione. Gli ambiti di cui ci occuperemo: Alberto Riva – Diritto industriale e della concorrenza – riassunto Pagina 2 di 2 1. il diritto industriale come diritto del marchio, del brevetto e della concorrenza sleale dal C.c. 2. il diritto antitrust Per quanto concerne il diritto antitrust, dove i mercati presi in considerazione sono quello Concorrenziale, Monopolistico ed Oligopolistico: concentrazioni cartelli abusi di potere dominante. Per quanto riguarda il diritto industriale: concorrenza sleale e pratiche commerciali scorretto marchio brevetto I Mercati. In linea generale, il mercato preferibile è quello concorrenziale perché si realizza la migliore allocazione delle risorse, al minor prezzo possibile, ossia quello che eguaglia il prezzo di produzione. Non sempre però il mercato è in grado di selezionare il talento perché si limita solamente a registrare i bisogni e le preferenze dei consumatori ed allocare i beni richiesti; altre situazioni non possono essere meramente lasciate al mercato perché esso non si occupa del bene in se e per se stesso(ad esempio l’adozione). I mercati hanno bisogno di regole per funzionare; queste non hanno un origine empirica ma dovuta ad esperienze. Perché in Italia la normativa si affermò solo negli anni ’90? Perché fino alla metà degli anni ’90 il sistema delle partecipazioni statali interagiva con il settore privato fino alla progressiva privatizzazione delle aziende pubbliche. Si supponeva, infatti, che eventuali problemi potessero essere affrontati direttamente dallo stato e per questo una specifica normativa concorrenziale non era di fatto necessaria. Dopo la creazione dello specifico organo, l’autorità antitrust entrò in effettiva operatività solamente due anni dopo; il progetto fu affidato a Guido Rossi. Nonostante le normative sono ormai molto organiche, individuare eventuali accordi per limitare la concorrenza(collusione), tra imprese è molto difficile. La crisi del 2008, comportò quale problema? Alcune banche, essendo troppo grandi, non potevano fallire perché l’eventuale fallimento di una avrebbe comportato il crollo dell’intero sistema. Banche troppo grandi sono in grado di colludere e di dover essere salvate anche con aiuti statali. venerdì 4 marzo 2011 L’innovazione. Un’economista Silos Labini affermò che i processi di innovazione derivavano da dinamiche salariali promosse dai sindacati a favore dei lavoratori. Una delle prime innovazioni, che diede avvio alla Rivoluzione Industriale, fu una pompa a vapore per aspirare l’acqua dai cunicoli dai quali veniva estratto il carbone. Le imprese, al fine di compensare le richieste di cui parlava Silos Labini e per sviluppare sistemi produttivi diversi, diedero avvio ad un processo di innovazione. Ogni strategia per l’innovazione ha delle controindicazioni e dinamiche a se stanti. Il problema che sorge in merito alla strategia è che la ricompensa degli innovatori è resa difficoltosa dalla creazione di mercati a se stanti o monopolistici. La controindicazione non è limitata alla definizione del prezzo ma anche sull’offerta come quantità (il monopolista per mantenere alto il prezzo rinuncia ad una parte di reddito abbassando la quantità offerta). Le dinamiche di brevetto limitano fortemente la diffusione del singolo prodotto sul mercato. Ulteriore controindicazione è che i diritti sono statici mentre le innovazioni cambiano. Alberto Riva – Diritto industriale e della concorrenza – riassunto