FERTILE «Intra Tupino e l’acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d’alto monte pende» (Par. XI, 43-45) Siamo nel canto di San Francesco: la fertile costa è il luogo dove nacque il santo e, stando al commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi, l’agg. fertile può derivare dalle stesse fonti francescane (si confronti la Leggenda di S. Chiara della seconda metà del sec. XIII). Anche l’avverbio fertilemente di un altro passo – «Render solea quel chiostro a questi cieli / fertilemente» (Par. XXI, v. 119) – si riferisce alla “fertile terra di Assisi”, sempre in senso spirituale. Fertile è voce dotta, dal lat. fertilis, derivante dal verbo ferre ‘portare, produrre’. La forma fertilemente, con una -e- interna che oggi risulta superflua, non è usata da Dante per una qualche licenza poetica, ma perché, nella formazione degli avverbi in -mente, gli aggettivi sdruccioli in -e (a differenza di quelli piani) mantenevano la loro vocale finale: in antico fiorentino si diceva insomma similemente ma sottilmente. Fertile è probabilmente uno di quei latinismi che all’epoca di Dante non erano ancora nell’uso e fanno fortuna proprio grazie alla diffusione della Commedia. Dai dizionari storici si vede infatti che la voce si ritrova dopo Dante, in una serie numerosissima di autori, fra cui Boccaccio («terra fertile»), Ariosto («possession sì fertilissima»), Tasso (detto dei colli), Baretti e Alfieri (entrambi a proposito del Piemonte), Leopardi («campi fertilissimi»), Quasimodo (detto della terra siciliana), Moravia (detto di paese, nel senso di ‘ricco di scandali’). Oggi l’italiano fertile ha perso l’impronta dotta di un tempo e viene usato abitualmente anche nel linguaggio parlato. Riferimenti bibliografici ARRIGO CASTELLANI, Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza, Roma, Salerno, 1980, I, pp. 254-279. DANTE ALIGHIERI, Commedia, con il commento di ANNA MARIA CHIAVACCI LEONARDI, Bologna, Zanichelli, 2001, vol. III, p. 199.