La salute come dimensione di ben essere: una prospettiva di genere

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La salute come dimensione di ben essere:
una prospettiva di genere Modena 7 dicembre 2011
Rita Biancheri Dipartimento di Scienze Politiche e sociali
Università di Pisa
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• l’OMS ha riconosciuto all’interno della mutata concezione della salute, non più risolta come semplice assenza di malattia, che “il sesso si riferisce alle caratteristiche biologiche e fisiologiche che definiscono gli uomini e le donne”; mentre il genere riguarda “la costruzione sociale dei ruoli, i comportamenti, le attività e gli attributi che una data società considera appropriati per uomini e donne.” Questa definizione, di conseguenza, ha consentito un ampliamento di prospettiva passando dalla considerazione delle specificità femminile, legate esclusivamente al sesso, alle caratteristiche connesse a quello che più compiutamente viene definito attualmente il sistema sesso‐genere.
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• Nel tradizionale paradigma bio‐medico sesso e genere sono stati usati a lungo come sinonimi, oppure, anche quando venivano evidenziate diversità nei significati dei due termini, i confini erano considerati soltanto dal punto di vista morfologico e riproduttivo. Tale assunto non ha quindi comportato, nell’approccio alla malattia, effettive differenze tra maschi e femmine sia nella formulazione delle diagnosi che nell’
individuazione delle cure e nella prevenzione
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• La scarsa frequentazione di queste tematiche, anche a livello accademico, e le modalità della pratica professionale testimoniano il perdurare di una lunga esclusione, acuendo le difficoltà che trovano tali argomenti ad entrare negli insegnamenti dei corsi di laurea delle Facoltà di Medicina e Chirurgia
• Ma se da un lato è cresciuta la consapevolezza di un soggetto che non può essere considerato “neutro”, presunzione che ha fondato anche tutta la costruzione scientifica derivata dal “dominio maschile”, dall’altro continua a perdurare un’inadeguata attenzione, sia nell’analisi teorica che nella ricerca empirica, alle peculiarità femminili ‐ non solo anatomiche, fisiologiche o ormonali ‐ ma anche inerenti alla sfera emotiva‐
affettiva e all’agire quotidiano
AZIONI
CRESCITA DEGLI STUDI DI GENERE A LIVELLO ACCADEMICO E INSERIMENTO NEI CURRICULA
RUOLO DEI COMITATI PARI OPPORTUNITA’
FORMAZIONE CONTINUA E PROFESSIONALE
DIFFUSIONE DELLA CULTURA DI GENERE NELLE DIVERSE DISCPLINE
PREVENZIONE E INTEGRAZIONE SOCIO‐SANITARIA (Determinanti di salute)
NORMATIVA NAZIONALE E REGIONALE
DONNE MEDICO
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“Credo ancora che non ci si allontana dalla verità che una vita più libera
e indipendente della donna contribuirà a renderla più attiva,
meno occupata dalle sue proprie malattie e disgrazie.”
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Maria Fischmann(1893)
Come possono star bene le donne
“ …che passano tutto il giorno a casa in continue preoccupazioni, che a causa della loro posizione sociale sono sempre eccitate e si trovano in uno stato agitato…che si vestono contro tutte le leggi fisiologiche, si nutrono male, leggono solamente libri sensibili e si danno interamente ai loro sentimenti e alle loro passioni…Queste sono le cause comuni che danneggiano tanto l’organismo dell’uomo, quanto quello della donna. Ma ci sono cause peculiari che finiscono a distruggere l’organismo di quella ultima.”
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“ lo stato depresso nel quale la donna si trova nella società di oggigiorno…essendo maritata e trovandosi sotto il dominio del marito, ella è sempre in uno stato di inferiorità
che la opprime, ella non può difendersi, lottare – le leggi come gli usi sociali le prescrivono di patire e di tacere…L’influenza della disposizione d’animo sul funzionamento dell’intestino non è un’utopia.”
Quale integrazione socio‐sanitaria e quale prevenzione?
• Un welfare residuale ha mantenuto, inalterate per le donne le obbligazioni in ambito privato e un modello culturale tradizionale continua a influenzare relazioni di coppia asimmetriche e poco “negoziali” con il conseguente sovraccarico di lavoro.
• Dopo la crisi dei sistemi di welfare cambiano i rapporti tra i diversi attori oppure c’è una persistenza di forme, strategie e strumenti che si replicano pur essendo mutata l’organizzazione sociale? ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐
• Nuove dimensioni delle politiche sociali incentrate sulla persona
• Concetto di empowerment dei cittadini promozione delle capacità fruibilità dei diritti
• Welfare “attivo e abilitante”
• Potere di scelta e di co‐decisione
• Politiche di attivazione non solo rivolte al soggetto ma anche agli attori istituzionali
Linee guida INAIL
• Inoltre, l’attuale valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro difetta della stessa mancanza di una analisi di genere lasciando ambiti inesplorati o sottostimati. Anche per la prevenzione gli standard sono misurati sulla base di un lavoratore medio di sesso maschile e per di più il numero consistente di incidenti in ambito domestico è “il grande rimosso”nell’ambito dell’infortunistica.
L. n°16/2009 Cittadinanza di genere Regione Toscana
– L L’art . 18 prende in considerazione l’aspetto sanitario e fa riferimento all’integrazione attiva per le politiche della salute nelle diverse fasi della vita delle donne promuovendo anche la ricerca scientifica e la formazione del personale, con particolare attenzione al riconoscimento di casi di violenza, assumendo “ le differenze fra donna e uomo in relazione alla protezione della loro salute, in particolar modo per quanto riguarda l’accessibilità e l’attività diagnostica e terapeutica, sia nell’ambito degli studi clinici che in quello assistenziale”.
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