Congiuntura: interpretazioni contrastanti? / 13.03.2017 di Angelo Rossi Qualche volta la lettura delle pagine dei giornali dedicate all’economia può sollevare più di un interrogativo, specialmente se si consultano solo i titoli. Prendiamo per esempio l’edizione del primo marzo del «Corriere del Ticino». A pagina 18 si può leggere «KOF La crescita sta accelerando» e il lettore si frega le mani soddisfatto. Poi il suo sguardo si porta sulla pagina di fianco e legge «Industria: Una lenta uscita dalla crisi». E allora si domanda: Ma la congiuntura sta pigiando sull’acceleratore oppure continua a viaggiare con le marce più basse? Il dilemma si chiarisce leggendo i due articoli perché di fatto la valutazione che essi fanno della crescita è praticamente uguale. Dove i loro pareri differiscono è a proposito della questione a sapere se l’economia svizzera ha o meno riassorbito gli effetti negativi del superfranco. Il KOF si occupa del presente: il suo barometro congiunturale dimostra che la crescita sta accelerando. Il barometro è uno strumento di misura, dedotto da un insieme di indicatori economici (attualmente sono più di 400). Misura, ogni mese, la pressione congiunturale del momento. Quando i suoi valori salgono vuol dire, come nel caso della meteorologia, che l’economia va verso il bel tempo. Se diminuiscono, invece, si annunciano periodi più o meno lunghi di maltempo. Nel febbraio di quest’anno il barometro della congiuntura ha fatto un balzo in avanti di 5,2 punti, rispetto al mese precedente, raggiungendo un valore pari a 107,2 e ritornando così al livello che aveva segnato per l’ultima volta alla fine del 2013. Si tratta di un valore nettamente superiore a 100, ossia al valore medio degli ultimi dieci anni. Nel suo insieme, quindi, l’economia viaggia a gonfie vele. Che cosa dice ora Swissmem, ossia l’organizzazione della meccanica, della metallurgia e dell’elettrotecnica, vale a dire il fior fiore dell’industria svizzera il cui comunicato stampa ha ispirato il secondo articolo del «Corriere». Swissmem commenta l’andamento nel 2016 e ricorda che lo scorso anno si è avuta, almeno nei primi tre trimestri, una riduzione del fatturato. Il numero delle nuove commesse è però aumentato del 9,5% il che fa ben sperare per il 2017. Sappiamo per esperienza che se le ordinazioni aumentano nella chimica, nell’orologeria e, soprattutto, nel settore rappresentato da Swissmen, la congiuntura nel settore industriale sarà buona. E se il settore industriale tira è difficile che il resto dell’economia non segua. Di fatto quindi sia le aspettative di crescita del KOF, sia quelle di Swissmem sono positive. Per il momento non c’è ragione per modificare le previsioni fatte alla fine dell’anno che anticipavano un tasso di crescita del Pil del 2% per quest’anno contro l’1,3% del 2016. Se i due comunicati convengono nella valutazione delle prospettive economiche essi differiscono invece, come si è già ricordato, nell’apprezzamento delle conseguenze della rivalutazione del franco svizzero a metà gennaio del 2015 che, come tutti ricordano, era stata un vero e proprio choc per le aziende esportatrici. Il KOF, basandosi sull’aumento del suo indice congiunturale nell’ultimo mese, sostiene che, oramai, per quel che concerne l’economia nel suo insieme, lo choc della rivalutazione del franco è stato superato. Per Swissmem, invece, la forza del franco continua a creare problemi a molte aziende anche se le ordinazioni sono in aumento. Per provare questa affermazione cita percentuali relativi ai margini di guadagno realizzati dalle stesse. Stando a questi dati, nel 2016 il 23% delle aziende del metalmeccanico avrebbe chiuso con un EBIT (guadagno prima degli oneri finanziari e delle tasse) negativo. Prima della rivalutazione del franco, nel 2014, la quota di aziende in perdita era solamente del 7%. La rivalutazione continua dunque ad avere un impatto negativo. Osservo ancora che la differenza nel giudizio non è dovuta al maggiore ottimismo degli uni o al maggiore pessimismo degli altri. È semplicemente dovuta al fatto che mentre il KOF giudica basandosi unicamente sulle aspettative di sviluppo delle ordinazioni – e quindi del fatturato – Swissmem apprezza la situazione tenendo conto anche dell’evoluzione dei margini di guadagno. Per un’azienda del settore privato crescere è un’esigenza, ma altrettanto importante è realizzare un guadagno. La rivalutazione del franco ha ridotto i margini di guadagno delle aziende esportatrici. E, nel 2016, questa riduzione non era ancora stata riassorbita, almeno per quel che riguarda le aziende del metalmeccanico. Swissmem ha quindi ragione: a fine 2016, l’effetto choc della rivalutazione del franco sui margini di guadagno si sentiva ancora. Ma anche il Kof non ha torto quando sostiene che questo effetto è stato riassorbito almeno per quel che riguarda la crescita delle ordinazioni. La morale di questo confronto è che gli effetti di un cambiamento nell’economia possono essere giudicati da più punti di vista e che a seconda del punto di vista scelto il giudizio può essere diverso. Tuttavia ricordiamoci che non è che vendendo in perdita si guadagni sulla quantità.