Laura Paolucci, 5°G Pablo Picasso Pablo Picasso, uno dei maestri della pittura del XX secolo, nacque a Málaga il 25 ottobre 1881. Il padre di Picasso era un pittore specializzato nella rappresentazione naturalistica (soprattutto degli uccelli). Il giovane figlio manifestò sin da piccolo passione e talento per il disegno. Dopo aver trascorso a Málaga i primi dieci anni della sua vita e dopo aver abitato a La Coruña dove qui Picasso sviluppò nozioni tecniche ad un punto tale che suo padre, un giorno, notando la qualità eccezionale di un esercizio di disegno che egli stesso aveva proposto, spinto dall'emozione, decise di consegnare definitivamente al figlio la tavolozza e i pennelli, considerandolo fin da allora in grado di farne un uso migliore di quanto lui stesso ne avesse mai fatto. Nel periodo tra i dieci e i quattordici anni, Picasso arriva dunque a Barcellona e vi resta fino all'età di diciannove anni. Da allora in poi, pur cambiando talvolta residenza ed effettuando anche diversi viaggi, egli si stabilisce in Francia dove resterà fino alla sua morte, avvenuta l'8 aprile del 1973 a causa di un attacco di cuore a Mougins all'età di 91 anni. Sempre in Francia, a Montmartre incontra molti compatrioti tra cui Pedro Manyac e a Parigi conosce una ragazza della sua stessa età, Fernande Olivier, con la quale inizia una lunga relazione affettiva. È lei che appare ritratta in molti dei quadri del "periodo rosa“ ma fu lasciata per un’altra donna, Marcelle Humbert, Eva per il pittore, inserendo dichiarazioni d'amore per lei in molti dei suoi quadri cubisti. L’arte di Picasso di può suddividere in “periodi”. L'apprendistato di Picasso col padre iniziò prima del 1890; Importante incontro nella sua vita avvenne nel 1935 a Parigi con la fotografa Dora Maar, una donna affascinante di cui l’artista rimase colpito. Diventarono amici e lui riuscì a convincere la giovane donna ad abbandonare la fotografia per la pittura, campo in cui non poteva competere con Picasso. Ben presto Dora divenne la sua musa privata e la ritrasse in numerosi dipinti, come nel quadro con l’omonimo titolo (“Dora Maar”). Picasso e Dora Maar Dora Maar: “Ho migliaia di ritratti fatta da lui ma nessuno è Dora Maar. Sono tutti Picasso.” Il tema del ritratto, in particolare della figura femminile, ricorre in quasi tutta la produzione di Picasso. Questo da origine a una straordinaria galleria di volti nei quali l’artista rappresenta un variegatismo femminile nel quale riesce a condensare tutto il tormento esistenziale dell’intero Novecento. ll dipinto Ritratto di “Dora Maar” o “Dora Maar seduta” fu realizzato a Pagiri da Picasso nell’anno 1937 dove rappresenta la giovane e colta fotografa di orgine croata Theodora Markovich, oggi conservato oggi nel Musée National Picasso di Parigi con dimensioni di 92 cm x 65 cm. La tecnica che il pittore considerò migliore per la sua opera fu quella dell’olio su tela, una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con basi inerti e oli. La prepotente personalità della donna emerge in quest’opera, in particolare espressa tramite i forti colori e i decisi tratti: Il volto è raffigurato di fronte e di profilo, potendolo definire diviso in due. Allo stesso modo così come gli occhi facendo risaltare l’occhio destro e dando in questo modo più intensità allo sguardo vivace e profondo. La carnagione luminosa della modella è resa, invece, attraverso tinte pastello fuse tra loro e illuminate da un giallo canarino e dal rossetto. Con la mano destra si regge la testa dalla scura capigliatura fluente facendo intravedere l’orecchio, arricchito da un raffinato orecchino. La sensazione delle lunghe dita affusolate è resa con l’invenzione di farle germogliare una dall’altra, come fosse una pianta. Ponendo molta attenzione in questa parte, possiamo notare le unghie smaltate con un color rosso acceso; questo aspetto sta a sottolineare l’eleganza e la cura che ha di se la donna. Dora siede su una poltroncina nera con i braccioli, probabilmente inserita in una piccola stanza (incerta da definire), per esaltare ancor meglio la figura e la personalità molto accentuata. Predominare la scena il nero,che rende l’abito della donna più elegante e di classe Portando l’attenzione al viso, notiamo un forte giallo cromo che va a unirsi con un acceso lilla e dei riflessi appena percettibili di verde Un colore che percepisce molto bene il nostro occhio è il rosso, anche se fa da protagonista a piccole parti del corpo, come le unghie, i raffinati decori nel vestito e la tovaglia nell’angolo del tavolo Infine, un ultimo colore che fa da contrasto a all’intera figura è un grigio neutro Nel museo quest’opera è ben esposta ed illuminata tanto da risaltarne ancor di più i tratti decisi e a volte anche eccessivi quasi considerati come tante forme geometriche sovrapposte l’un l’altra. Concezione coerente è ripresa dai colori, anch’essi vivaci che portando il pubblico ad osservarne i minimi dettagli e tecniche utilizzate. Lo scopo dell’opera va oltre il semplice effetto sorpresa da poter suscitare nell’osservatore; questa geometria scomposta del volto dove l’occhio sinistro guarda l’occhio destro che invece guarda in avanti è emblema dello specchio dell’anima, cioè della nostra coscienza: così l’occhio che guarda nell’occhio è simbolo fisico per la coscienza che guarda nella coscienza, portando all’autocoscienza dell’essere. « A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino. »