Erudizione e storia L`incomprensione del presente nasce fatalmente

Erudizione e storia
L'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato. Forse però non è meno vano affaticarsi a
comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente. L'ho già raccontato altrove: accompagnavo a Stoccolma Henri
Pirenne1, il quale all'alarrivo mi disse: «Che cosa andiamo a veddere prima di tutto? Pare che ci sia un Municipio
nuovissimo. Cominciamo di lá». E poi aggiunse, quasi volesse prevenire il mio stupore: «Se fossi un antiquario, non
avrei occhi che per le cose vecchie. Ma sono uno storico. Ecce perché amo la vita». Questa facoltà di apprendere ciò
che vive: ecco la massima virtù dello storico.
[...] Avevo letto più volte, avevo spesso narrato racconti di guerra e di battaglie. Ma conoscevo davvero, ne: significato
pieno del verbo «conoscere»; conoscevo proprio dal di dentro, prima di averne provata io stesso l'atroce nausea, che
cosa sono l'accerchiamento per un esercito, la disfatta per un popolo?
[...] In verità, consciamente o non, alla fin fine noi deriviamo sempre dalle nostre esperienze quotidiane, sfumandole
ove occorra con nuove tinte, gli elementi che ci servono a ricostruire il passato: gli stessi nomi di cui ci serviamo per
caratterizzare gli stati d'animo scomparsi, le forme sociali sparite, quale significato avrebbero mai per noi se prima non
avessimo veduto vivere degli uomini? [...] Un grande matematico non sarà meno grande, suppongo, se passerà a occhi
chiusi attraverso il mondo in cui vive. Ma l'erudito-che non ami osservare. intorno a sé. né gli uomini né le cose, né gli
eventi, meriterà forse -come diceva Pirenne - il nome di utile antiquario. Farà bene a rinunciare a quello di storico.
(Da M. Bloch, Apologia della storia, Einaudi, Torino, 1969, pp. 54-55)
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1 Henri Pirenne (1862-1935), grande storico belga del Medioevo.
Moderne tendenze della storiografia
Oggi non si può parlare a rigore di una scuola_clelle «Annales», come di un filo conduttore univoco [...]. Basterà ricordare come alla prima équipe formatasi intorno a Bloch e a Febvre [...] sia subentrata dopo la guerra una nuova
cerchia di studiosi (come Braudel, Mandrou, e altri), che ha allargato gli interessi della rivista alla storia della:mentalità
e dell'immaginario collettivo, o a quella delle forme estetiche e delle produzioni culturali, nonché allo studio delle
fluttuazioni cicliche e della vita materiale. Successivamente una terza generazione (quella di Le Goff, di Ariès, di Duby,
di Le Roy Ladurie, di Foucault, di Furet, per citare alcuni nomi) ha esteso ulteriormente il. campo d'osservazione
all'antropologia storica (l'irruzione dello straordinario e dei meraviglioso, l'intreccio tra il sacro e il profano ecc.), alla
biologia e alla storia della
della medicina, a quella del clima, alla microfisica del potere, alle istituzioni giuridiche (criminalità e deviazioni,
malattie e strutture ospedaliere, marginalità sociali e culturali, notariato, e così via) [...]. Inoltre è cresciuta (per la
presenza di una forte personalità come LeviStrauss) l'influenza dello strutturalismo e si è affermata una «sociologia
storica» [...].
Sta di fatto che la critica alla «histoire événementielle» (alla storia incentrata sugli eventi politici, dinastici, militari,
ostinatamente. rivolta verso l'alto) e la convinzione che la storia è lenta evoluzione di comunità umane e di strutture su
piani molteplici e interrelati, da quello biologico a quello mentale, hanno contribuito alla scoperta di nuovi scenari, di
soggetti prima trascurati o di percorsi mai esplorati. E ciò ha contribuito ad ampliare le mappe e le visuali della ricerca
storica, ad avvicinarsi di più alla comprensione del passato nelle sue correnti meno visibili e sotterranee[...].
L'esistenza quotidiana, le norme e i modelli di comportamento, i rapporti tra uomo-donna, singolo-collettivo, e quelli
con l'ambiente, i regimi biologici e le condizioni sanitarie, il corpo e la gestualità, la famiglia e altre forme di aggregazione e solidarietà, i costumi e il folklore, i mestieri e i rituali del lavoro, le culture materiali e altri aspetti essenziali della storia degli uomini, dell'«umanità al plurale», stanno infine riemergendo alla luce del sole. [...]
Ciò non vuol dire, beninteso, che si debba stabilire una nuova scala di priorità, che la storia politica e delle istituzioni, la
biografia, l'avvenimento o la ireve durata non abbiano più alcuna ragione d'essere. [...] Si corre il rischio altrimenti di
escludere qualsiasi incidenza degli eventi o di attenuarne la portata, anche quando essi assumono carattere di crucialità.
[...]
Si ha bisogno di un sempre maggior numero di conoscenze tratte da altri campi del sapere e, nello stesso tempo, di
nuove fonti e tecniche di rilevazione. Accanto ai giornali e alla letteratura, hanno così cominciato ad assumere una certa
importanza le testimonianze orali,. Accanto ai giornali e alla letteratura hanno cominciato ad assumere una certa
importanza le testimonianze orali, quelle fotografiche e cinematografiche, la «lettura» del paesaggio, anche se non si è
giunti ancora a stabilire criteri precisi di decodificazione e verifica di questo nuovo genere di fonti.
Gli storici sono abituati alla ricerca e all'elaborazione di materiali scritti. Oggi, col diffondersi dei mezzi di comunicazione di massa, [...] dovremo imparare a padroneggiare i materiali espressivi (immagini, movimenti, suoni, linguaggi)
forniti dal piccolo schermo, così diversi dai testi e dai documenti su cui siamo abituati a lavorare. [...] Dovremo abituarci
pure ad applicare le tecniche di analisi meccanografica e a utilizzare i prodotti del calcolatore, che rimettono anch'essi in
discussione la nozione tradizionale di documento e propongono una nuova periodizzazione nella memoria storica.
(Da V. Castronovo. Nuovi metodi e nuove prospettive della ricerca storica, in Aa. Vv.. Incontro con gli storici. Laterza.
Roma.Bari. 1986, pp. 67 ss.)