UN POSTO PER I RAGAZZI
2013.14
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Emilia - Romagna
Comune di Parma
Provincia di Parma
Fondazione Monte di Parma
RASSEGNA
RASSEGNA TEATRALE PER LE SCUOLE
SECONDARIE DI SECONDO GRADO
Collectif Travaux Publics
VY
di e con Michèle Nguyen
regia Alberto Garcia Sanchez
collaborazione artistica, concezione e realizzazione della marionetta Alain Moreau
(Tof Théâtre)
6 novembre, ore 11 | nell’ambito del festival Zona Franca
Spettacolo in lingua francese
Vy, nel 2011, si è aggiudicato in Francia il premio Molière come miglior spettacolo
Vy
ragazzi e, in Belgio, il Premio della Critica (danza e teatro) come miglior monologo
teatrale.
Un racconto intimo ed emozionante sui rapporti familiari, il razzismo e le aspirazioni che
ci accompagnano da bambini. Aprendo la valigia dei ricordi d’infanzia, Michèle Nguyen
dipana il groviglio delle emozioni sepolte. Nata da padre vietnamita e madre belga,
cresce a fianco di una nonna razzista: proibito muoversi a tavola, ridere, parlare…Come
parlare…
riconciliarsi, con questo mostro di cattiveria? Come? Se non intraprendendo il cammino
sotterraneo che conduce al cuore dei ricordi d’infanzia, un terreno intimo rimasto incolto,
uno spazio intatto. Da lì, la ragazzina potrà prendere slancio per il volo, riconoscere la
sua passione repressa per la danza, prendere coscienza del suo amore incondizionato per
le parole. Questa bambina abita il corpo di una marionetta con cui l’autricel’autrice-interprete
intreccia un dialogo fatto di sfumature. I piccoli drammi della vita quotidiana apportano il
loro peso di umanità con un susseguirsi di movimenti infinitesimali, di parole pudiche
disseminate di silenzi pazienti. La marionetta esce dall’atelier di Alain Moreau, direttore
di Tof Théâtre, che ha guidato Michèle Nguyen nella manipolazione della piccola bambola
gialla dalle gambe gracili, sotto gli occhi del regista Alberto Garcia Sanchez. Uno
spettacolo che gioca sulla propria specifica qualità di ascolto per tessere in noi la trama
di un desiderio elementare, di riconciliazione con “ciò che è”.
Michèle Nguyen è nata in Algeria da padre vietnamita e madre belga, ed è cresciuta in
Belgio. Formata alla scuola internazionale di teatro Lassaad (Bruxelles), la cui pedagogia
privilegia il movimento e l’emergere dell’attore-creatore, molto presto trova il suo spazio
nel mondo dei narratori. Incoraggiata dal pubblico e da diversi premi e riconoscimenti,
dal 1996 va sviluppando una gestualità, una scrittura e un universo marcatamente
personali, fondati sulla proiezione fedele di uno spazio intimo.
Note di regia. Vy è un viaggio sotterraneo verso l’infanzia dell’attrice, verso la ragazzina
impacciata, timida che viveva con sua nonna razzista e il cui sogno segreto era diventare
ballerina. Vy è anche l’incontro con la potenza delle parole, la magia della scrittura.
“Mia nonna non l’ho capita nonostante io sia cresciuta e invecchiata. Ancora adesso non
capisco perché lei fosse così cattiva, perché avesse talmente bisogno di stroncare la
bellezza”. Michèle Nguyen
L’Organizzazione Teatro delle Briciole
JOHN TAMMET fa sentire le persone molto così ::-?
uno spettacolo di Davide Giordano
scritto, diretto e interpretato da Davide Giordano e Federico Brugnone
7-8 novembre, ore 11 |nell’ambito del festival Zona Franca
SPETTACOLO VINCITORE DEL PREMIO SCENARIO INFANZIA 2012
C'è chi mente e c'è chi non mente. Poi c'è chi non può mentire. Per John Tammet la colpa
più grave è dire che è successo qualcosa quando invece è successo qualcos’altro: “…
perché soltanto una cosa può accadere in un determinato momento e in un determinato
luogo…”. John è affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alto
funzionamento. Immaginate un mondo chiaro come una tavola matematica, schematico,
regolare, da decifrare senza fraintendimenti, senza doppi sensi. John Tammet può
memorizzare lunghissime sequenze numeriche ma non è in grado di distinguere la destra
dalla sinistra. Può fare calcoli complicatissimi in una frazione di secondo ma non riesce a
decifrare l’espressione facciale delle persone. La sua vita è scandita da appuntamenti
regolari che deve necessariamente rispettare. Il suo è un mondo interiore incapace di
relazionarsi con quello esterno; un mondo ricco di particolari eppure semplice. Un giorno
scopre una verità che cambia la sua vita. Quel giorno sarà costretto ad affrontare i suoi
limiti e le sue paure.
“... Più conosco gli uomini, più amo le bestie.” È una frase detta da Totò nel film Siamo
uomini o caporali? del 1955…
Di seguito sono riportate le motivazioni della giuria e dell’osservatorio studentesco che
hanno decretato lo spettacolo vincitore del Premio Scenario Infanzia 2012:
2012 “un
personaggio caratterizzato da una patologia, il morbo di Asperger, si rivela portatore di
risorse di autenticità, profondità, spunti di riflessione sulla condizione umana. La
costruzione del testo drammaturgico diviene al contempo scrittura scientificamente
fondata ed esteticamente sapiente, offrendo ai giovani spettatori, attraverso il paradosso
della figura del protagonista e del suo amico immaginario, occasione di rispecchiamento
e riflessione sulla loro stessa costruzione identitaria ed esistenziale. L’interazione con il
pubblico arricchisce l’esperienza teatrale di vivacità, invenzione e interessanti spunti di
consapevolezza. “Lo spettacolo colpisce per la profondità dei temi affrontati, la bravura
degli attori e la capacità di coinvolgere il pubblico. L’ironia e la leggerezza con cui
vengono trattate tematiche importanti come la sindrome di Asperger, l’abbandono e il
bullismo rendono il lavoro fruibile da tutti. Interessante la proposta di interazione con il
pubblico: si innescano diversi livelli di comprensione in modo originale e coinvolgente. Il
racconto della sindrome autistica non si sviluppa in modo didascalico e descrittivo, ma
attraverso un punto di vista interno: “E’ possibile vedere il mondo attraverso gli occhi di
John”.
Teatro delle Briciole
‘NA SPECIE DE CADAVERE LUNGHISSIMO
un’idea di Fabrizio Gifuni
materiali per una drammaturgia: da Pier Paolo Pasolini "Scritti Corsari", "Lettere
Luterane", "Siamo tutti in pericolo" (intervista di Furio Colombo a P.P.P.
dell’1/11/1975),
"La
nuova
forma
della
meglio
gioventù",
"Abbozzo
di
sceneggiatura per un film su San Paolo"
"Il Pecora" di Giorgio Somalvico
con Fabrizio Gifuni
regia Giuseppe Bertolucci
16 dicembre, ore 11 - rivolto alle classi del triennio
Dopo che al suo debutto nel 2004 era stato unanime l’apprezzamento per la concezione
del lavoro, la regia di Giuseppe Bertolucci e l’interpretazione di Fabrizio Gifuni, che per
questo spettacolo ha vinto il Premio Hystrio 2005, ‘Na specie de cadavere lunghissimo
torna sullo stesso palcoscenico dove è stato ideato e costruito, dopo una lunghissima
tournèe che ha toccato i più importanti teatri italiani. Lo spettacolo, nato da un’idea di
Fabrizio Gifuni,
Gifuni con testi da Pier Paolo Pasolini e di Giorgio Somalvico,
Somalvico diretto da
Giuseppe Bertolucci ed interpretato da Fabrizio Gifuni,
Gifuni prende origine, come scrive il
regista, “dal desiderio di distillare, nell’alambicco del monologo, sostanze linguistiche dai
sapori apparentemente opposti”: la prosa politica e polemica del Pasolini luterano e
corsaro così come i suoi versi friulani (Scritti Corsari, Lettere luterane, La nuova forma
della meglio gioventù, San Paolo-appunti per un direttore di produzione) e gli
endecasillabi inediti e sorprendenti del poemetto Il Pecora del poeta milanese Giorgio
Somalvico che, in un romanesco crepitante e reinventato, costringe in metrica il delirio di
Pino Pelosi, detto er rana, nella sua scorribanda notturna alla guida dell’Alfa GT, per le
strade di Roma e di Ostia, dopo l’omicidio. Il Teorema pasoliniano - genocidio culturale,
imbarbarimento consumistico, uso strumentale dei media da parte del Nuovo Fascismo dell’assassino,,
si dispiega in tutta la sua lucida disperazione, delineando i connotati dell’assassino
generandone i tratti identitari, le demotivazioni profonde, “pensandolo” quell’assassino
prima ancora di incontrarlo, in un vertiginoso processo di invenzione. Una sorta di agone
tragico - inteso come scontro, ma anche come agonia - tra un Padre e un Figlio,
Figlio, vissuto
de-genera,
in scena da un solo corpo e da una sola voce, l’attore Fabrizio Gifuni, che de
senza soluzione di continuità, da vittima a carnefice, da Dottor Jekyll a Mister Hyde, in
sperimentare.
e.
una reazione a catena culturale e linguistica tutta da sperimentar
“Un monologo, scrive Bertolucci, si presenta come un appuntamento: tra un attore e il
suo talento, tra un regista e un attore, tra la teatralità e l’affabulazione, tra lo spettatore
pellegrino e l’eremita in preghiera nella grotta. E il luogo dell’appuntamento è, appunto,
la grotta del testo, dove trovare un comune riparo alle intemperie e ai disagi del viaggio,
ma anche l’unico luogo dove tutti - immobili, in ascolto - paradossalmente viviamo
l’esperienza del viaggio”.
Proxima res
ANTROPOLAROID
di e con Tindaro Granata
25 gennaio, ore 11
Premio della Giuria Popolare ”Borsa Teatrale Anna Pancirolli”, Premio “ANCT” dell’Associazione
Nazionale Critici Italiani, Premio “Mariangela Melato” - Prima Edizione - come Migliore Attore
Emergente
Lo spettacolo racconta
racconta la Sicilia e la mafia attraverso la saga familiare, la lingua, i drammi
e un accattivante registro tragicomico.
L’autore ed interprete, Tindaro Granata ce lo
descrive così: “Antropolaroid è un racconto grezzo e popolare abitato da storie che i miei
nonni, non consapevoli di utilizzare una tecnica antica, mi hanno tramandato. Io le ho
istintivamente memorizzate nel mio letto, come si memorizzano le favole della
buonanotte. Antropolaroid nasce dall’esigenza di sviluppare e rielaborare il Cunto,
memoria a me trasmessa inconsapevolmente dai miei nonni, entrambi analfabeti.
Allontanandomi dal modello originario di tradizione orale del Cunto, riscrivo e
reinterpreto il passato della mia famiglia intrecciandolo ad episodi di cronaca avvenuti nel
mio paese di nascita. Personaggi e voci vengono portati in scena esclusivamente con
l’aiuto del mio corpo. Queste umanità, senza artifici scenografici si alternano, si
sommano, si rispondono, come legate da un comune cordone ombelicale. Ho voluto
raccontare una storia nella quale il male si perpetra sempre, come un’eredità misteriosa
morte.”
tramandata di padre in figlio, un male che si presenta ad ogni nascita e ad ogni morte
Trama: Francesco Granata nel settembre del 1925 si impicca perché scopre di avere un
tumore incurabile. La moglie incinta, sola, si reca spesso al cimitero per bestemmiare
sulla tomba del marito. Il figlio Tindaro Granata, nel 1948 viene implicato in un omicidio
di mafia, ordinato dal noto Signor Badalamenti di Patti. Maria Casella nel ‘44 si innamora
di Tindaro che incontra ad una serata di ballo organizzata da suo padre per presentargli il
suo futuro sposo, un ufficiale tedesco. La giovane si oppone al matrimonio e non
riuscendo a convincere il padre tenta il suicidio, ma l’amore per Tindaro la dissuade.
Raggiunge il suo amante e insieme scappano, commettendo la famosa “fuitina”.Teodoro
Granata nasce nell’agosto del 1947 dalla violenta relazione tra Tindaro e Maria. Diventato
adulto, stanco del comportamento aggressivo del padre, Teodoro emigra in Svizzera.
Tornato in Sicilia sposa Antonietta Lembo e con l’aiuto del Signor Badalamenti apre una
falegnameria. Tindaro Granata nasce nel settembre del 78. Adulto, parte per il servizio
militare, si imbarca per due anni sulla nave Spica, e qui incontra il nipote di Badalamenti.
Il giovane Tino Badalamenti dopo che il padre viene indagato per delitti di Mafia si
confida con Tindaro. Ma questo è il giorno in cui Tindaro parte per Roma, vuole diventare
un attore. Tino Badalamenti si suicida impiccato.
Dopo lo spettacolo un incontro con Margherita Asta e Maria Irene Ciaccio Montalto,
Montalto
parenti di vittime di mafia. In collaborazione con Libera
Fondazione Sipario Toscana
LA PEGGIORE
storia semiseria sui bisogni dell’adolescenza, a tempo di pioggia e musica
di Sofia Assirelli, Mirko Cetrangolo, Cristiano Testa
coordinamento drammaturgico Donatella Diamanti
con Sena Lippi e Valentina Grigò
regia Fabrizio Cassanelli
6 febbraio, ore 11
Sena ha 16 anni.
Valentina uno in più.
Sena vive in una bella casa con la sua famiglia.
Valentina vive in una casa famiglia.
Da Sena tutti si aspettano solo e sempre
qualcosa di buono.
Da Valentina nessuno si aspetta niente invece
perché Valentina è “un ammasso unico di
cattiveria” ed è meglio starne alla larga. È il
direttore della casa famiglia che l’ha detto. Le
ha detto che di tutte quelle che sono passate da lì, lei è senza dubbio la peggiore. Un bel
giorno, un giorno che piove come Dio la manda, Sena e Valentina prendono i loro zaini e
se ne vanno; una non sa dove, l’altra lo sa fin troppo bene.
E va a finire che si incontrano.
La Peggiore è la storia di un incontro casuale eppure importantissimo fra due adolescenti:
una etichettata come difficile, l’altra in difficoltà senza che nessuno se ne accorga.
Unite dalle diverse fragilità che hanno nello stare al mondo, finiscono per scegliersi e
insieme intraprendere un viaggio che le cambierà profondamente. Un viaggio fatto di
emozioni, di parole non dette e di altre dette troppo forte, con l’irruenza e la sincerità
concessa solo alla vera amicizia.
Spunto per La Peggiore è un libro bellissimo e spietato: La feroce gioventù, di Cesare
Fiumi dedicato alla violenza giovanile. Ma se Fiumi affida un barlume di speranza solo
alle ultime righe dell’epilogo, scrivendo che oltre ai giovani di cui racconta ce ne sono
anche tanti altri che hanno in tasca scorte di speranza e voglia di futuro, ma che fin tanto
che non riusciranno a parlare al ventre molle e feroce dei loro coetanei, a far cambiare
loro rotta, condotta e riferimenti, a tirarseli dietro, non c’è granché da sperare, noi è da
quelle righe che siamo partiti ed è un’inversione di rotta che abbiamo voluto raccontare,
fino a mettere in scena un paradosso, quello di una pistola che diventa occasione per una
vita nuova.
Teatro Kismet OperA
IL MALATO IMMAGINARIO OVVERO Le Molière imaginaire
regia, adattamento e riscrittura di Teresa Ludovico
con Augusto Masiello, Marco Manchisi, Ilaria Cangialosi, Serena Brindisi/Cristina
Mileti, Andrea Fazzari, Michele Cipriani e Daniele Lasorsa
musiche di Nino Rota
28 marzo, ore 11
Una casa del sud, in un bianco e nero da pellicola neorealista, con qualche lampo di
colore. Una maschera, Pulcinella, espressione di quell'anima popolare, beffarda, liquida
che pervade tutta l'opera di Molière; uno spirito che entra ed esce dai panni di una serva
o di un fratello e che continuerà la sua recita anche quando si spegneranno le luci della
ribalta.Un malato brontolone accudito da una serva petulante e ficcanaso, insolente e
fedele come sapevano essere certe nostre donne, un po' zie un po' comari, un po'
tuttofare che governavano casali, masserie o palazzotti di signori o finti signori. Una figlia
angelica, una moglie perfida, un fratello consigliere, un giovane innamorato e medici,
tanti medici che millantano crediti, maschere farsesche in un mulinello a volte
assordante, una danza grottesca di quel quotidiano stretto fra le pareti domestiche dove
ogni sussurro si amplifica, dove covano intrighi, dove si fingono finzioni e il malato?
Imaginaire...
Argante Per il malato Argante «vivere è essere malati!». Non gli interessa la guarigione,
ma quel mistero che i medici, con la loro presenza, le loro cure, le loro formule in latino
gli promettono. La malattia come bisogno di non esistere, di addormentarsi, finché tutta
la vita sia risucchiata dal quel nulla anestetico che aspira all'eternità. Solo una malattia
immaginaria può proteggere dalla disperazione di vivere.
La musica Negli spettacoli di Molière era fondamentale. Storica la collaborazione con
Lulli, compositore italiano di corte, e storica la rottura del loro rapporto in occasione della
messa in scena de Il malato immaginario. Avendo Nino Rota composto Le Molière
imaginaire si è "immaginato" che i due artisti si incontrano e dialogano; tre secoli li
separano, ma l'arte non conosce tempo e spazio. Un Molière anche per raccontare l'artista
Molière, la vita di chi professa la fede del teatro. Alla quarta replica de Il malato
immaginario, come un" povero cristo," Molière, nella parte di Argante, volse gli occhi al
cielo, perse la parola e rimase soffocato dalla grande quantità di sangue che gli usciva
dalla bocca. Agli attori era negata la sepoltura in terra consacrata, a meno che non
avessero rinnegato la propria professione. Fu necessario l'intervento del Re Sole perché
potesse essere inumato, di notte, in un cimitero. Ma avrebbe Molière rinnegato mai la sua
professione? No. Dopo che il morso del teatro ti ha inciso profondamente, dove ti
seppelliscono non conta più. Vita e scena si mischiano, il tempo dell'arte è un tempo
ibridato di perenne inquietudine, pezzi di personaggi si attaccano alla pelle e pezzi di
pelle leniscono le ferite dei personaggi.
Compagnia Il Melarancio
VIAGGIO AD AUSCHWITZ a/r
scritto e interpretato da Gimmi Basilotta
regia di Luciano Nattino
16 aprile,
aprile, ore 11
VIAGGIO AD AUSCHWITZ a/r è la storia di un uomo convinto della sua integrità morale e
del suo senso di giustizia, che, un giorno, durante la visita al campo di concentramento di
Buchenwald, immaginandosi prigioniero in quel luogo, scopre il lato oscuro di sé e
drammaticamente comprende che in quella condizione potrebbe per la sua sopravvivenza
abiurare a tutti i suoi principi etici. Per uscire dal baratro in cui questa scoperta lo ha
sprofondato, parte per un lungo pellegrinaggio a piedi, seguendo
seguendo le rotte della
deportazione, ricercando se stesso, i fatti e le storie di un’umanità offesa e scoprendo il
potere taumaturgico del contatto e della relazione con la gente e con il mondo.. Nello
scorso anno Gimmi Basilotta ha realizzato il progetto Passodopopasso ed ha avuto così la
possibilità di compiere un lungo cammino, insieme ad altri “pellegrini”, dal Piemonte fino
in Polonia, ripercorrendo a piedi il viaggio di deportazione che nel 1944 portò ventisei
ebrei cuneesi da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz
Auschwitz;
tz il viaggio è stata l’occasione di
ragionare e di parlare di memoria, scoprendo e toccando con mano quanto essa sia ora
una necessità e un dovere , non solo per il rispetto della Storia, di chi l’ha vissuta, l’ha
subita, ne ha sofferto e ne è stato sopraffatto, ma per poter vivere il presente in modo
consapevole .
Il cammino, di 1985 chilometri, da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz, attraverso l’Italia,
l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia, ha avuto una durata di settantasei giorni, dal 15
febbraio 2011, ricorrenza della partenza da Borgo San Dalmazzo dei 26 ebrei catturati in
provincia di Cuneo, al 1° maggio 2011, Yom Ha Shoah, giorno della memoria in Israele.
Il viaggio percorso interamente a piedi da tre persone, accompagnate da un fotografo, un
videomaker, un addetto all'informazione e con il supporto di due automezzi, è stato un
pellegrinaggio laico in cui la dimensione fisica e quella spirituale si sono fuse insieme; un
viaggio fatto di strada e di fatica ma al tempo stesso di relazioni concrete e di rapporti
umani vitali con l’ambiente circostante. Lo spettacolo, in forma di monologo, alternando
momenti drammatici a situazioni serene e gioiose, in un mix di avventura e riflessione, è
viaggio. Prima della partenza Gimmi
una restituzione del cammino, ma non è un diario di viaggio
Basilotta ha chiesto alla gente, agli amici, che gli prestassero delle parole con cui riempire
le sue valigie; ne ha raccolte settantasei, una per ogni giorno di viaggio. Le parole sono
diventate la lente attraverso cui ha guardato e cercato le cose, attraverso cui ha vissuto le
tante esperienze e avventure; parole che sono diventate per lui un limite, che lo ha
costretto e aiutato a entrare nel profondo della realtà, a focalizzare le sensazioni e vivere
le emozioni della Shoah. Lo spettacolo è dunque il frutto del racconto del cammino, ma
soprattutto delle settantasei parole che lo hanno guidato ed è, al tempo stesso, una
riflessione profonda sulla storia della Shoah.
INFORMAZIONI
>Prenotazioni: a partire dal 9 OTTOBRE
Orari>dal
martedì al venerdì dalle ore 10.30 alle 14.30, giovedì dalle 10.30 alle
Orari>
17
Tel>0521/989430
992044
Tel>
Mail>[email protected]
/ [email protected]
Mail>
BIGLIETTI
6€ /gratuito per gli insegnanti
PROMOZIONI
Le classi che prenoteranno più di due spettacoli, avranno una riduzione pari ad 1€
sul prezzo del biglietto di ciascun spettacolo.
15€
15€ x 3 spettacoli (anziché 18€)
18€)
> NOVITA’ ASSEMBLEA A TEATRO
Le scuole possono riservare la replica di uno degli spettacoli in programma, per
effettuare, anche attraverso la partecipazione degli artisti presenti, l’assemblea
assemblea
d’istituto a teatro al prezzo di 6€ a ragazzo.
Serata al Parco e Zona Franca per le scuole
Le classi che assisteranno agli spettacoli della rassegna Serata al Parco e del
festival Zona Franca potranno usufruire del biglietto ridotto a 6€.
Gli insegnanti entreranno gratuitamente.
MODALITA’ DI PAGAMENTO
Vi chiediamo gentilmente di provvedere al pagamento del 50% della quota totale
dei biglietti entro e non oltre 20 giorni dalla rappresentazione prescelta. Il giorno
dello spettacolo si provvederà al saldo.
Le eventuali disdette dovranno pervenire entro 20 giorni dalla data dello
spettacolo. Oltre tale termine la Direzione del Teatro tratterrà la somma versata
dei biglietti.
I pagamenti si potranno effettuare presso gli uffici del Teatro al Parco, tramite
bonifico bancario sul conto corrente presso Cariparma Crédit Agricole, sede di
Parma, intestato a Solares Fondazione delle Arti c/prevendite, specificando
obbligatoriamente quanto segue:
CODICE IBAN IT18A0623012700000036542912
NOME DELLA SCUOLA E CLASSE
TITOLO E DATA DELLO SPETTACOLO (per esigenze della banca siete pregati di
indicare in modo abbreviato, ma comprensibile, il titolo dello spettacolo
prenotato)
COME SI ACCEDE A TEATRO
Si ricorda che l’ingresso al Parco Ducale non è consentito ai pullman e che gli
ingressi pedonali più vicini sono: Via Pasini e V.le Piacenza (retro Star Hotel du
Parc).
Per favorire un corretto approccio al teatro, si invitano le classi ad arrivare almeno
20 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
Le classi che arriveranno a spettacolo iniziato non potranno accedere alla
rappresentazione. In questo caso la Direzione del Teatro tratterrà la somma
versata dei biglietti.
MATERIALE INFORMATIVO
Presso gli uffici del Teatro al Parco è disponibile il materiale informativo sugli
spettacoli: testo, rassegna stampa, schede per insegnanti. Il programma della
rassegna è consultabile sul sito www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole
Teatro delle Briciole
Solares Fondazione delle Arti
Parco Ducale, 1 43125 Parma
Biglietteria e prenotazioni>dal martedì al venerdì dalle ore 10.30 alle 14.30, giovedì dalle
10.30 alle 17
0521/989430 992044 www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole
[email protected]
[email protected]