UN POSTO PER I RAGAZZI 2013.14 Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia - Romagna Comune di Parma Provincia di Parma Fondazione Monte di Parma RASSEGNA RASSEGNA TEATRALE PER LE SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO Collectif Travaux Publics VY di e con Michèle Nguyen regia Alberto Garcia Sanchez collaborazione artistica, concezione e realizzazione della marionetta Alain Moreau (Tof Théâtre) 6 novembre, ore 11 | nell’ambito del festival Zona Franca Spettacolo in lingua francese Vy, nel 2011, si è aggiudicato in Francia il premio Molière come miglior spettacolo Vy ragazzi e, in Belgio, il Premio della Critica (danza e teatro) come miglior monologo teatrale. Un racconto intimo ed emozionante sui rapporti familiari, il razzismo e le aspirazioni che ci accompagnano da bambini. Aprendo la valigia dei ricordi d’infanzia, Michèle Nguyen dipana il groviglio delle emozioni sepolte. Nata da padre vietnamita e madre belga, cresce a fianco di una nonna razzista: proibito muoversi a tavola, ridere, parlare…Come parlare… riconciliarsi, con questo mostro di cattiveria? Come? Se non intraprendendo il cammino sotterraneo che conduce al cuore dei ricordi d’infanzia, un terreno intimo rimasto incolto, uno spazio intatto. Da lì, la ragazzina potrà prendere slancio per il volo, riconoscere la sua passione repressa per la danza, prendere coscienza del suo amore incondizionato per le parole. Questa bambina abita il corpo di una marionetta con cui l’autricel’autrice-interprete intreccia un dialogo fatto di sfumature. I piccoli drammi della vita quotidiana apportano il loro peso di umanità con un susseguirsi di movimenti infinitesimali, di parole pudiche disseminate di silenzi pazienti. La marionetta esce dall’atelier di Alain Moreau, direttore di Tof Théâtre, che ha guidato Michèle Nguyen nella manipolazione della piccola bambola gialla dalle gambe gracili, sotto gli occhi del regista Alberto Garcia Sanchez. Uno spettacolo che gioca sulla propria specifica qualità di ascolto per tessere in noi la trama di un desiderio elementare, di riconciliazione con “ciò che è”. Michèle Nguyen è nata in Algeria da padre vietnamita e madre belga, ed è cresciuta in Belgio. Formata alla scuola internazionale di teatro Lassaad (Bruxelles), la cui pedagogia privilegia il movimento e l’emergere dell’attore-creatore, molto presto trova il suo spazio nel mondo dei narratori. Incoraggiata dal pubblico e da diversi premi e riconoscimenti, dal 1996 va sviluppando una gestualità, una scrittura e un universo marcatamente personali, fondati sulla proiezione fedele di uno spazio intimo. Note di regia. Vy è un viaggio sotterraneo verso l’infanzia dell’attrice, verso la ragazzina impacciata, timida che viveva con sua nonna razzista e il cui sogno segreto era diventare ballerina. Vy è anche l’incontro con la potenza delle parole, la magia della scrittura. “Mia nonna non l’ho capita nonostante io sia cresciuta e invecchiata. Ancora adesso non capisco perché lei fosse così cattiva, perché avesse talmente bisogno di stroncare la bellezza”. Michèle Nguyen L’Organizzazione Teatro delle Briciole JOHN TAMMET fa sentire le persone molto così ::-? uno spettacolo di Davide Giordano scritto, diretto e interpretato da Davide Giordano e Federico Brugnone 7-8 novembre, ore 11 |nell’ambito del festival Zona Franca SPETTACOLO VINCITORE DEL PREMIO SCENARIO INFANZIA 2012 C'è chi mente e c'è chi non mente. Poi c'è chi non può mentire. Per John Tammet la colpa più grave è dire che è successo qualcosa quando invece è successo qualcos’altro: “… perché soltanto una cosa può accadere in un determinato momento e in un determinato luogo…”. John è affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alto funzionamento. Immaginate un mondo chiaro come una tavola matematica, schematico, regolare, da decifrare senza fraintendimenti, senza doppi sensi. John Tammet può memorizzare lunghissime sequenze numeriche ma non è in grado di distinguere la destra dalla sinistra. Può fare calcoli complicatissimi in una frazione di secondo ma non riesce a decifrare l’espressione facciale delle persone. La sua vita è scandita da appuntamenti regolari che deve necessariamente rispettare. Il suo è un mondo interiore incapace di relazionarsi con quello esterno; un mondo ricco di particolari eppure semplice. Un giorno scopre una verità che cambia la sua vita. Quel giorno sarà costretto ad affrontare i suoi limiti e le sue paure. “... Più conosco gli uomini, più amo le bestie.” È una frase detta da Totò nel film Siamo uomini o caporali? del 1955… Di seguito sono riportate le motivazioni della giuria e dell’osservatorio studentesco che hanno decretato lo spettacolo vincitore del Premio Scenario Infanzia 2012: 2012 “un personaggio caratterizzato da una patologia, il morbo di Asperger, si rivela portatore di risorse di autenticità, profondità, spunti di riflessione sulla condizione umana. La costruzione del testo drammaturgico diviene al contempo scrittura scientificamente fondata ed esteticamente sapiente, offrendo ai giovani spettatori, attraverso il paradosso della figura del protagonista e del suo amico immaginario, occasione di rispecchiamento e riflessione sulla loro stessa costruzione identitaria ed esistenziale. L’interazione con il pubblico arricchisce l’esperienza teatrale di vivacità, invenzione e interessanti spunti di consapevolezza. “Lo spettacolo colpisce per la profondità dei temi affrontati, la bravura degli attori e la capacità di coinvolgere il pubblico. L’ironia e la leggerezza con cui vengono trattate tematiche importanti come la sindrome di Asperger, l’abbandono e il bullismo rendono il lavoro fruibile da tutti. Interessante la proposta di interazione con il pubblico: si innescano diversi livelli di comprensione in modo originale e coinvolgente. Il racconto della sindrome autistica non si sviluppa in modo didascalico e descrittivo, ma attraverso un punto di vista interno: “E’ possibile vedere il mondo attraverso gli occhi di John”. Teatro delle Briciole ‘NA SPECIE DE CADAVERE LUNGHISSIMO un’idea di Fabrizio Gifuni materiali per una drammaturgia: da Pier Paolo Pasolini "Scritti Corsari", "Lettere Luterane", "Siamo tutti in pericolo" (intervista di Furio Colombo a P.P.P. dell’1/11/1975), "La nuova forma della meglio gioventù", "Abbozzo di sceneggiatura per un film su San Paolo" "Il Pecora" di Giorgio Somalvico con Fabrizio Gifuni regia Giuseppe Bertolucci 16 dicembre, ore 11 - rivolto alle classi del triennio Dopo che al suo debutto nel 2004 era stato unanime l’apprezzamento per la concezione del lavoro, la regia di Giuseppe Bertolucci e l’interpretazione di Fabrizio Gifuni, che per questo spettacolo ha vinto il Premio Hystrio 2005, ‘Na specie de cadavere lunghissimo torna sullo stesso palcoscenico dove è stato ideato e costruito, dopo una lunghissima tournèe che ha toccato i più importanti teatri italiani. Lo spettacolo, nato da un’idea di Fabrizio Gifuni, Gifuni con testi da Pier Paolo Pasolini e di Giorgio Somalvico, Somalvico diretto da Giuseppe Bertolucci ed interpretato da Fabrizio Gifuni, Gifuni prende origine, come scrive il regista, “dal desiderio di distillare, nell’alambicco del monologo, sostanze linguistiche dai sapori apparentemente opposti”: la prosa politica e polemica del Pasolini luterano e corsaro così come i suoi versi friulani (Scritti Corsari, Lettere luterane, La nuova forma della meglio gioventù, San Paolo-appunti per un direttore di produzione) e gli endecasillabi inediti e sorprendenti del poemetto Il Pecora del poeta milanese Giorgio Somalvico che, in un romanesco crepitante e reinventato, costringe in metrica il delirio di Pino Pelosi, detto er rana, nella sua scorribanda notturna alla guida dell’Alfa GT, per le strade di Roma e di Ostia, dopo l’omicidio. Il Teorema pasoliniano - genocidio culturale, imbarbarimento consumistico, uso strumentale dei media da parte del Nuovo Fascismo dell’assassino,, si dispiega in tutta la sua lucida disperazione, delineando i connotati dell’assassino generandone i tratti identitari, le demotivazioni profonde, “pensandolo” quell’assassino prima ancora di incontrarlo, in un vertiginoso processo di invenzione. Una sorta di agone tragico - inteso come scontro, ma anche come agonia - tra un Padre e un Figlio, Figlio, vissuto de-genera, in scena da un solo corpo e da una sola voce, l’attore Fabrizio Gifuni, che de senza soluzione di continuità, da vittima a carnefice, da Dottor Jekyll a Mister Hyde, in sperimentare. e. una reazione a catena culturale e linguistica tutta da sperimentar “Un monologo, scrive Bertolucci, si presenta come un appuntamento: tra un attore e il suo talento, tra un regista e un attore, tra la teatralità e l’affabulazione, tra lo spettatore pellegrino e l’eremita in preghiera nella grotta. E il luogo dell’appuntamento è, appunto, la grotta del testo, dove trovare un comune riparo alle intemperie e ai disagi del viaggio, ma anche l’unico luogo dove tutti - immobili, in ascolto - paradossalmente viviamo l’esperienza del viaggio”. Proxima res ANTROPOLAROID di e con Tindaro Granata 25 gennaio, ore 11 Premio della Giuria Popolare ”Borsa Teatrale Anna Pancirolli”, Premio “ANCT” dell’Associazione Nazionale Critici Italiani, Premio “Mariangela Melato” - Prima Edizione - come Migliore Attore Emergente Lo spettacolo racconta racconta la Sicilia e la mafia attraverso la saga familiare, la lingua, i drammi e un accattivante registro tragicomico. L’autore ed interprete, Tindaro Granata ce lo descrive così: “Antropolaroid è un racconto grezzo e popolare abitato da storie che i miei nonni, non consapevoli di utilizzare una tecnica antica, mi hanno tramandato. Io le ho istintivamente memorizzate nel mio letto, come si memorizzano le favole della buonanotte. Antropolaroid nasce dall’esigenza di sviluppare e rielaborare il Cunto, memoria a me trasmessa inconsapevolmente dai miei nonni, entrambi analfabeti. Allontanandomi dal modello originario di tradizione orale del Cunto, riscrivo e reinterpreto il passato della mia famiglia intrecciandolo ad episodi di cronaca avvenuti nel mio paese di nascita. Personaggi e voci vengono portati in scena esclusivamente con l’aiuto del mio corpo. Queste umanità, senza artifici scenografici si alternano, si sommano, si rispondono, come legate da un comune cordone ombelicale. Ho voluto raccontare una storia nella quale il male si perpetra sempre, come un’eredità misteriosa morte.” tramandata di padre in figlio, un male che si presenta ad ogni nascita e ad ogni morte Trama: Francesco Granata nel settembre del 1925 si impicca perché scopre di avere un tumore incurabile. La moglie incinta, sola, si reca spesso al cimitero per bestemmiare sulla tomba del marito. Il figlio Tindaro Granata, nel 1948 viene implicato in un omicidio di mafia, ordinato dal noto Signor Badalamenti di Patti. Maria Casella nel ‘44 si innamora di Tindaro che incontra ad una serata di ballo organizzata da suo padre per presentargli il suo futuro sposo, un ufficiale tedesco. La giovane si oppone al matrimonio e non riuscendo a convincere il padre tenta il suicidio, ma l’amore per Tindaro la dissuade. Raggiunge il suo amante e insieme scappano, commettendo la famosa “fuitina”.Teodoro Granata nasce nell’agosto del 1947 dalla violenta relazione tra Tindaro e Maria. Diventato adulto, stanco del comportamento aggressivo del padre, Teodoro emigra in Svizzera. Tornato in Sicilia sposa Antonietta Lembo e con l’aiuto del Signor Badalamenti apre una falegnameria. Tindaro Granata nasce nel settembre del 78. Adulto, parte per il servizio militare, si imbarca per due anni sulla nave Spica, e qui incontra il nipote di Badalamenti. Il giovane Tino Badalamenti dopo che il padre viene indagato per delitti di Mafia si confida con Tindaro. Ma questo è il giorno in cui Tindaro parte per Roma, vuole diventare un attore. Tino Badalamenti si suicida impiccato. Dopo lo spettacolo un incontro con Margherita Asta e Maria Irene Ciaccio Montalto, Montalto parenti di vittime di mafia. In collaborazione con Libera Fondazione Sipario Toscana LA PEGGIORE storia semiseria sui bisogni dell’adolescenza, a tempo di pioggia e musica di Sofia Assirelli, Mirko Cetrangolo, Cristiano Testa coordinamento drammaturgico Donatella Diamanti con Sena Lippi e Valentina Grigò regia Fabrizio Cassanelli 6 febbraio, ore 11 Sena ha 16 anni. Valentina uno in più. Sena vive in una bella casa con la sua famiglia. Valentina vive in una casa famiglia. Da Sena tutti si aspettano solo e sempre qualcosa di buono. Da Valentina nessuno si aspetta niente invece perché Valentina è “un ammasso unico di cattiveria” ed è meglio starne alla larga. È il direttore della casa famiglia che l’ha detto. Le ha detto che di tutte quelle che sono passate da lì, lei è senza dubbio la peggiore. Un bel giorno, un giorno che piove come Dio la manda, Sena e Valentina prendono i loro zaini e se ne vanno; una non sa dove, l’altra lo sa fin troppo bene. E va a finire che si incontrano. La Peggiore è la storia di un incontro casuale eppure importantissimo fra due adolescenti: una etichettata come difficile, l’altra in difficoltà senza che nessuno se ne accorga. Unite dalle diverse fragilità che hanno nello stare al mondo, finiscono per scegliersi e insieme intraprendere un viaggio che le cambierà profondamente. Un viaggio fatto di emozioni, di parole non dette e di altre dette troppo forte, con l’irruenza e la sincerità concessa solo alla vera amicizia. Spunto per La Peggiore è un libro bellissimo e spietato: La feroce gioventù, di Cesare Fiumi dedicato alla violenza giovanile. Ma se Fiumi affida un barlume di speranza solo alle ultime righe dell’epilogo, scrivendo che oltre ai giovani di cui racconta ce ne sono anche tanti altri che hanno in tasca scorte di speranza e voglia di futuro, ma che fin tanto che non riusciranno a parlare al ventre molle e feroce dei loro coetanei, a far cambiare loro rotta, condotta e riferimenti, a tirarseli dietro, non c’è granché da sperare, noi è da quelle righe che siamo partiti ed è un’inversione di rotta che abbiamo voluto raccontare, fino a mettere in scena un paradosso, quello di una pistola che diventa occasione per una vita nuova. Teatro Kismet OperA IL MALATO IMMAGINARIO OVVERO Le Molière imaginaire regia, adattamento e riscrittura di Teresa Ludovico con Augusto Masiello, Marco Manchisi, Ilaria Cangialosi, Serena Brindisi/Cristina Mileti, Andrea Fazzari, Michele Cipriani e Daniele Lasorsa musiche di Nino Rota 28 marzo, ore 11 Una casa del sud, in un bianco e nero da pellicola neorealista, con qualche lampo di colore. Una maschera, Pulcinella, espressione di quell'anima popolare, beffarda, liquida che pervade tutta l'opera di Molière; uno spirito che entra ed esce dai panni di una serva o di un fratello e che continuerà la sua recita anche quando si spegneranno le luci della ribalta.Un malato brontolone accudito da una serva petulante e ficcanaso, insolente e fedele come sapevano essere certe nostre donne, un po' zie un po' comari, un po' tuttofare che governavano casali, masserie o palazzotti di signori o finti signori. Una figlia angelica, una moglie perfida, un fratello consigliere, un giovane innamorato e medici, tanti medici che millantano crediti, maschere farsesche in un mulinello a volte assordante, una danza grottesca di quel quotidiano stretto fra le pareti domestiche dove ogni sussurro si amplifica, dove covano intrighi, dove si fingono finzioni e il malato? Imaginaire... Argante Per il malato Argante «vivere è essere malati!». Non gli interessa la guarigione, ma quel mistero che i medici, con la loro presenza, le loro cure, le loro formule in latino gli promettono. La malattia come bisogno di non esistere, di addormentarsi, finché tutta la vita sia risucchiata dal quel nulla anestetico che aspira all'eternità. Solo una malattia immaginaria può proteggere dalla disperazione di vivere. La musica Negli spettacoli di Molière era fondamentale. Storica la collaborazione con Lulli, compositore italiano di corte, e storica la rottura del loro rapporto in occasione della messa in scena de Il malato immaginario. Avendo Nino Rota composto Le Molière imaginaire si è "immaginato" che i due artisti si incontrano e dialogano; tre secoli li separano, ma l'arte non conosce tempo e spazio. Un Molière anche per raccontare l'artista Molière, la vita di chi professa la fede del teatro. Alla quarta replica de Il malato immaginario, come un" povero cristo," Molière, nella parte di Argante, volse gli occhi al cielo, perse la parola e rimase soffocato dalla grande quantità di sangue che gli usciva dalla bocca. Agli attori era negata la sepoltura in terra consacrata, a meno che non avessero rinnegato la propria professione. Fu necessario l'intervento del Re Sole perché potesse essere inumato, di notte, in un cimitero. Ma avrebbe Molière rinnegato mai la sua professione? No. Dopo che il morso del teatro ti ha inciso profondamente, dove ti seppelliscono non conta più. Vita e scena si mischiano, il tempo dell'arte è un tempo ibridato di perenne inquietudine, pezzi di personaggi si attaccano alla pelle e pezzi di pelle leniscono le ferite dei personaggi. Compagnia Il Melarancio VIAGGIO AD AUSCHWITZ a/r scritto e interpretato da Gimmi Basilotta regia di Luciano Nattino 16 aprile, aprile, ore 11 VIAGGIO AD AUSCHWITZ a/r è la storia di un uomo convinto della sua integrità morale e del suo senso di giustizia, che, un giorno, durante la visita al campo di concentramento di Buchenwald, immaginandosi prigioniero in quel luogo, scopre il lato oscuro di sé e drammaticamente comprende che in quella condizione potrebbe per la sua sopravvivenza abiurare a tutti i suoi principi etici. Per uscire dal baratro in cui questa scoperta lo ha sprofondato, parte per un lungo pellegrinaggio a piedi, seguendo seguendo le rotte della deportazione, ricercando se stesso, i fatti e le storie di un’umanità offesa e scoprendo il potere taumaturgico del contatto e della relazione con la gente e con il mondo.. Nello scorso anno Gimmi Basilotta ha realizzato il progetto Passodopopasso ed ha avuto così la possibilità di compiere un lungo cammino, insieme ad altri “pellegrini”, dal Piemonte fino in Polonia, ripercorrendo a piedi il viaggio di deportazione che nel 1944 portò ventisei ebrei cuneesi da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz Auschwitz; tz il viaggio è stata l’occasione di ragionare e di parlare di memoria, scoprendo e toccando con mano quanto essa sia ora una necessità e un dovere , non solo per il rispetto della Storia, di chi l’ha vissuta, l’ha subita, ne ha sofferto e ne è stato sopraffatto, ma per poter vivere il presente in modo consapevole . Il cammino, di 1985 chilometri, da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz, attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia, ha avuto una durata di settantasei giorni, dal 15 febbraio 2011, ricorrenza della partenza da Borgo San Dalmazzo dei 26 ebrei catturati in provincia di Cuneo, al 1° maggio 2011, Yom Ha Shoah, giorno della memoria in Israele. Il viaggio percorso interamente a piedi da tre persone, accompagnate da un fotografo, un videomaker, un addetto all'informazione e con il supporto di due automezzi, è stato un pellegrinaggio laico in cui la dimensione fisica e quella spirituale si sono fuse insieme; un viaggio fatto di strada e di fatica ma al tempo stesso di relazioni concrete e di rapporti umani vitali con l’ambiente circostante. Lo spettacolo, in forma di monologo, alternando momenti drammatici a situazioni serene e gioiose, in un mix di avventura e riflessione, è viaggio. Prima della partenza Gimmi una restituzione del cammino, ma non è un diario di viaggio Basilotta ha chiesto alla gente, agli amici, che gli prestassero delle parole con cui riempire le sue valigie; ne ha raccolte settantasei, una per ogni giorno di viaggio. Le parole sono diventate la lente attraverso cui ha guardato e cercato le cose, attraverso cui ha vissuto le tante esperienze e avventure; parole che sono diventate per lui un limite, che lo ha costretto e aiutato a entrare nel profondo della realtà, a focalizzare le sensazioni e vivere le emozioni della Shoah. Lo spettacolo è dunque il frutto del racconto del cammino, ma soprattutto delle settantasei parole che lo hanno guidato ed è, al tempo stesso, una riflessione profonda sulla storia della Shoah. INFORMAZIONI >Prenotazioni: a partire dal 9 OTTOBRE Orari>dal martedì al venerdì dalle ore 10.30 alle 14.30, giovedì dalle 10.30 alle Orari> 17 Tel>0521/989430 992044 Tel> Mail>[email protected] / [email protected] Mail> BIGLIETTI 6€ /gratuito per gli insegnanti PROMOZIONI Le classi che prenoteranno più di due spettacoli, avranno una riduzione pari ad 1€ sul prezzo del biglietto di ciascun spettacolo. 15€ 15€ x 3 spettacoli (anziché 18€) 18€) > NOVITA’ ASSEMBLEA A TEATRO Le scuole possono riservare la replica di uno degli spettacoli in programma, per effettuare, anche attraverso la partecipazione degli artisti presenti, l’assemblea assemblea d’istituto a teatro al prezzo di 6€ a ragazzo. Serata al Parco e Zona Franca per le scuole Le classi che assisteranno agli spettacoli della rassegna Serata al Parco e del festival Zona Franca potranno usufruire del biglietto ridotto a 6€. Gli insegnanti entreranno gratuitamente. MODALITA’ DI PAGAMENTO Vi chiediamo gentilmente di provvedere al pagamento del 50% della quota totale dei biglietti entro e non oltre 20 giorni dalla rappresentazione prescelta. Il giorno dello spettacolo si provvederà al saldo. Le eventuali disdette dovranno pervenire entro 20 giorni dalla data dello spettacolo. Oltre tale termine la Direzione del Teatro tratterrà la somma versata dei biglietti. I pagamenti si potranno effettuare presso gli uffici del Teatro al Parco, tramite bonifico bancario sul conto corrente presso Cariparma Crédit Agricole, sede di Parma, intestato a Solares Fondazione delle Arti c/prevendite, specificando obbligatoriamente quanto segue: CODICE IBAN IT18A0623012700000036542912 NOME DELLA SCUOLA E CLASSE TITOLO E DATA DELLO SPETTACOLO (per esigenze della banca siete pregati di indicare in modo abbreviato, ma comprensibile, il titolo dello spettacolo prenotato) COME SI ACCEDE A TEATRO Si ricorda che l’ingresso al Parco Ducale non è consentito ai pullman e che gli ingressi pedonali più vicini sono: Via Pasini e V.le Piacenza (retro Star Hotel du Parc). Per favorire un corretto approccio al teatro, si invitano le classi ad arrivare almeno 20 minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Le classi che arriveranno a spettacolo iniziato non potranno accedere alla rappresentazione. In questo caso la Direzione del Teatro tratterrà la somma versata dei biglietti. MATERIALE INFORMATIVO Presso gli uffici del Teatro al Parco è disponibile il materiale informativo sugli spettacoli: testo, rassegna stampa, schede per insegnanti. Il programma della rassegna è consultabile sul sito www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti Parco Ducale, 1 43125 Parma Biglietteria e prenotazioni>dal martedì al venerdì dalle ore 10.30 alle 14.30, giovedì dalle 10.30 alle 17 0521/989430 992044 www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole [email protected] [email protected]