The 2016 Euro Plus Monitoring Spring Update

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Conferenza: “The 2016 Euro Plus
Monitoring Spring Update”
TITOLO
LUOGO E DATA
23 Maggio 2016
Résidence Palace
155, rue de la Loi, 1040 Brussels.
ORGANIZZATORE
Lisbon Council
RELAZIONE
Nel giorno del 23 Maggio si è tenuta la presentazione dell’aggiornamento di primavera del
monitoraggio Euro Plus 2016.
Il Presidente e co-fondatore del Lisbon Council, Paul Hofheinz, ha affermato che l’Europa
sta attraversando una crisi, ma nonostante le notizie negative di un arretramento della
situazione europea, si stanno compiendo delle azioni a livello locale, regionale ed europeo
che fanno intravedere una ripresa. Ciò che è stato analizzato nell’Euro Plus Monitor è la
situazione di competitività, che aumenta ogni anno. Hofheinz si è augurato che questa
relazione possa aiutare il lavoro delle Istituzioni europee e degli Stati membri, in modo da
delineare un benchmarking di performance in una situazione in corso difficile. L’Euro Plus
Monitor 2016 offre un quadro analitico della situazione attuale prendendo in considerazione in
particolare due indicatori:
- il primo misura la situazione di salute economica nel suo insieme;
- il secondo, chiamato indicatore di aggiustamento del progresso, considera il percorso
fatto dagli Stati con le riforme strutturali.
Ci sono due domande a cui il monitoraggio cerca di rispondere:
- gli Stati stanno facendo le riforme strutturali sufficientemente velocemente?
- le nazioni considerate sane stanno facendo abbastanza per rimanere nella loro
posizione vantaggiosa?
Nel lasciare la parola ai due relatori, il presidente del Lisbon Council rivolge due
domande al Vice-presidente della Commissione Europea per il dialogo sociale Valdis
Dombrovskis, ossia:
- come si preannuncia l’economia europea?
- come possiamo contribuire al raggiungimento di risultati positivi?
Dombrovskis ha affermato che questi lavori di monitoraggio hanno fornito un valido
contributo al dibattito per il progresso economico europeo e agli sforzi nelle riforme.
Dalla ricerca si evince che l’Europa è sulla strada giusta e il progresso è sottovalutato
in alcune Nazioni, mentre altre stanno perdendo slancio. Gli effetti degli sforzi della
politica fiscale stanno diventando tangibili e sostanziali, ma i rischi politici e la fatica
delle riforme non sono da escludere nell’orizzonte europeo. La Commissione europea
sta cercando di salvaguardare la stabilità dell’intera Unione che può avvenire solo se
le riforme vengono portate avanti in modo continuo.
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Il pacchetto primaverile del semestre europeo, presentato la settimana prima,
rappresenta un passo verso la stabilità, quindi l’agenda per i prossimi mesi è stata
delineata con chiare priorità ed indicazioni per ogni singola Nazione. Ci sono più
precise raccomandazioni per alcune Nazioni rispetto alle indicazioni precedenti, c’è
più attenzione alle riforme sugli aspetti sociali e l’occupazione ed è avvenuta
maggiore consultazione con gli stakeholder, governi, parlamenti nazionali, partners
sociali per identificare le riforme e gli investimenti più significativi. La crisi ha
dimostrato come l’ownership è la chiave per una riforma di successo, poiché aver
ragione non basta, ma bisogna anche farsi ascoltare, cioè convincere sia i politici che
l’opinione pubblica della necessità e dei benefici delle riforme. E’ necessario dire che
l’Europa ha un’economia che sta crescendo moderatamente, ma costantemente. Nel
2015 il PIL dell’Unione è cresciuto del 2%, mentre si è espanso dell’1,7% nell’area
euro e questa è la migliore performance dal 2010. Nei primi quattro mesi di
quest’anno il PIL è cresciuto dello 0,5% sia nell’area euro che nell’UE. Ma per più di
un anno abbiamo avuto una buona combinazione tra domanda domestica ed esterna.
Secondo le previsioni, ci si aspetta un trend positivo con una crescita dell’area euro
dell’1,6% quest’anno e dell’1,8% l’anno prossimo. Il debole commercio internazionale
e l’aumento dell’incertezza hanno riportato a ridurre le aspettative rispetto ad una
situazione precedente.
Aspetto importante, evidenziato anche nel monitoraggio, è che il mix di politiche
nell’area euro ha supportato la crescita di quest’anno. L’accesso al credito è cresciuto,
i costi di finanziamento sono stati ridotti e la politica fiscale ci si aspetta sia una
politica espansiva. Ma è necessario aumentare gli sforzi comuni per
l’implementazione di riforme strutturali, necessarie a tenere i bilanci sotto controllo e
attrarre più investimenti, pertanto il suggerimento del Vice-presidente è quello di
incrementare gli sforzi nel portare a termine le riforme strutturali, in particolare per
migliorare la situazione nel mondo del lavoro, per diminuire la povertà e l’esclusione
sociale. Inoltre, puntare sull’occupazione e gli affari sociali è fondamentale.
Dombrovskis ha continuato dicendo che gli investimenti rimangono la parte più
debole dell’economia europea. Alcuni Stati stanno trovando risorse per l’investimento
pubblico, ma gli investimenti dei privati non decollano come dovrebbero, e non per
mancanza di liquidità ma piuttosto per l’incertezza di un possibile guadagno. E’ stato
quindi approvato il piano di investimenti per l’Europa, con cui ci si aspetta di
mobilitare un centinaio di miliardi in investimenti totali. Il fondo strategico europeo
per gli investimenti non riguarda solo risorse pubbliche per attrarre capitale privato
ma vuole dare uno slancio più ampio agli investimenti in tutta Europa. Un ambiente
favorevole all’impresa, un mercato ben funzionante e una moderna ed efficiente
pubblica amministrazione sono le migliori pre-condizioni per facilitare gli investimenti.
La pulizia dei bilanci bancari dovrebbe aiutare l’accesso ai finanziamenti. Tuttavia
alcune banche hanno ancora un’alta percentuale di non-performing loans e la
Commissione ha fornito indicazioni per ridurli.
La nota positiva è che il debito aggregato dell’Unione europea ammonta al 1,10%
del PIL, quota nettamente inferiore a quella del 6% del PIL del periodo 2009-2010.
Comunque sia, sforzi di aggiustamento sono necessari in diversi Stati, specialmente
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in quelli con un alto debito pubblico che porta ad una costante vulnerabilità.
La qualità delle finanze pubbliche è un altro problema, è necessario che il sistema
di tassazione diventi più trasparente e più capace di condurre alla crescita,
combattendo anche l’evasione fiscale.
Holger Schmieding, chief economist alla Berenberg Bank e principale autore
dell’Euro Plus Monitor, ha spiegato che questo monitoraggio avviene due volte l’anno
per valutare i progressi degli aggiustamenti di 21 Stati in Europa.
Da questa analisi si evince che l’Europa è sulla strada giusta, c’è stato infatti un
netto miglioramento, che continua tutt’oggi. Tuttavia si vedono chiaramente segni di
fatica nel progredire con le riforme strutturali e nello sforamento del bilancio.
Schmieding ha descritto come sta avvenendo l’aggiustamento nelle 21 Nazioni,
considerando quattro aspetti chiave:
- gli aggiustamenti esterni, come aumento delle esportazioni;
- il processo di aggiustamento fiscale;
- il costo del lavoro, ossia come cresce il costo netto del lavoro rispetto alla
media europea;
- i risultati aggregati delle riforme strutturali.
Tra il 2014 e il 2015 c’è stato un rallentamento generale nel processo di
aggiustamento, mentre negli Stati in cui la crisi ha colpito di più, i risultati sono stati
migliori. Questo perché la crisi e i creditori non hanno dato loro scelta e gli Stati
hanno dovuto procedere con tali riforme, anche se c’è stato comunque un
rallentamento nel miglioramento delle condizioni di aggiustamento tra il 2014 e il
2015. Ciò che ha più colpito questo rallentamento sono stati il processo di riforma e
l’aggiustamento fiscale. Se si prendono in considerazione i singoli Paesi, si può notare
come la Grecia abbia fatto gli sforzi maggiori, e i cinque Paesi che sono stati sostenuti
maggiormente dai contribuenti degli altri Stati e dal Fondo Monetario Internazionale
sono nel top della classifica di aggiustamento. Questo ha un senso, poiché hanno
dovuto procedere con l’aggiustamento gli Stati che sono stati obbligati. Inoltre, Paesi
come la Lituania ed Estonia hanno rallentato il loro aggiustamento tra il 2014 e 2015,
perché sono stati colpiti dalla crisi prima di altri Paesi, precedendoli negli interventi.
Caso diverso è Cipro che ha affrontato la crisi in un secondo momento e, nonostante
non ne sia ancora uscita, ha rallentato comunque gli sforzi di aggiustamento. I Paesi
alla fine della lista, in particolare Germania e Svezia, rappresentano invece Paesi
piuttosto sani, che devono impegnarsi a mantenere la loro situazione attuale. Casi
positivi sono Italia, Francia e Belgio, che, avendone bisogno, hanno aumentato i loro
sforzi nei programmi di aggiustamento, che secondo le previsioni porteranno un
miglioramento della situazione nazionale.
Focalizzandosi sulle riforme strutturali, Schmieding ha fatto notare la buona
capacità di risposta alle riforme tra il 2010 e il 2013, e anche in questo caso la Grecia
è risultata al primo posto seguita da Spagna, Portogallo ed Irlanda.
Il monitoraggio ha dimostrato come Paesi che hanno avuto maggior bisogno di
riforme come la Spagna, l’Italia e l’Irlanda, stanno ora crescendo sia nelle
esportazioni che nelle importazioni, e questo non può che dare un segnale positivo di
guadagno ai creditori del mercato globale.
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Aspetto invece meno rassicurante è l’alto tasso di disoccupazione che caratterizza
non solo gli Stati periferici, ma tutta l’Europa.
E’ necessario comunque evidenziare che, nonostante negli anni di picco della crisi ci
sia stata una differenza marcata nell’economia della Germania e dei Paesi periferici,
nel 2016 è improprio parlare di differenze tra gli Stati, poiché vi è un allineamento
nelle situazioni economiche nazionali.
Schmieding si è focalizzato sull’importanza delle riforme strutturali portando il caso
della Germania, che dall’unificazione ad oggi ha sempre spinto per sostenere
l’occupazione. Avere un lavoro significa anche poter pagare le tasse ed è uno dei
motivi per cui la Germania presenta un avanzo fiscale. Sempre ricollegandosi al caso
tedesco e il suo successo economico facendo parte dell’Unione Europea, ha affermato
che non ci sono ragioni per la Gran Bretagna di sostenere che l’Europa sia un ostacolo
all’economia. Il messaggio principale è quello di non incolpare l’Europa per le politiche
nazionali che ogni Paese è libero di adottare. Mostrando un grafico sulla quota delle
importazioni britanniche nella Germania Ovest, ha evidenziato come queste sono
calate con la creazione della Comunità Economica Europea (CEE), mentre nel
momento in cui la Gran Bretagna è entrata a far parte della CEE ha riguadagnato
quote di mercato nelle esportazioni. Questo vuole essere un esempio di come possa
essere positivo rimanere nell’Unione europea.
Ultimo argomento è la questione Greca, che oltre ad una recessione economica, sta
attraversando una crisi politica. Al momento delle dimissioni di Varoufakis,
corrisponde anche una ripresa della situazione economica e del dialogo con i creditori.
Ciò di cui ha bisogno la Grecia ora è sicurezza, c’è bisogno di un governo che dialoghi
con i creditori e mantenga le promesse di ripagare il debito, senza continui conflitti.
LINK
Video: https://www.youtube.com/watch?v=2-iFQtkKkCU
The Euro Plus monitor Spring 2016:
http://www.lisboncouncil.net/publication/publication/133-the-euro-plus-monitorspring-2016-update-.html
Eseguito da:
Laura Brocco
UNIONCAMERE DEL VENETO
Delegazione di Bruxelles
Av. de Tervueren 67 - B-1040 Bruxelles
Tel. +32 2 5510490
Fax +32 2 5510499
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