I racconti dai mille colori di Cesare Cremonini

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I racconti dai mille colori di Cesare Cremonini
di ANTONELLA BELLIFEMINE
La teoria dei colori è il quarto album in studio del cantautore bolognese, il primo per la Universal
Music, con la produzione di Walter Mameli che accompagna Cremonini da 15 anni.
Non è stato scelto a caso il titolo del disco, è un album pieno di colori, screziato, con
arrangiamenti complessi, mescolanza di generi, suoni e parole attraverso le quali, come un
moderno Arlecchino, Cremonini rende tutto leggerezza, che si tratti di un amore finito, di
tristezza o di felicità.
Cremonini è ormai un cantautore a tutti gli effetti, difficile credere che l’ex Lunapop sia ancora lo
stesso di 10 anni fa. Il passaggio dalle canzonette per adolescenti ad un cantautorato pop di
buona qualità è stato lento e progressivo, un passaggio in cui Cesare ha trovato una sua
precisa cifra stilistica. Adesso si muove con eleganza e delicatezza tra parole che suonano
come poesie, raccontando le cose umane attraverso il filtro dell’immaginazione, come fosse un
cantastorie, un giullare, un musico dei mostri tempi, che canta tragedie trasformandole in
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I racconti dai mille colori di Cesare Cremonini
commedie, con grande nonchalance.
Undici le tracce inedite di questo lavoro: si va dal brit pop alla Beatles e Coldplay de Il comico, il
rock’n’roll classico di Supido a chi?, le ballate struggenti di Amor mio e Tante belle cose, e
persino il jazz de Il sole.
Emblematico il primo singolo, Il comico (sai che risate), pezzo malinconico e in crescendo, che
nasconde una doppia metafora: “non so dirti una parola, non ho niente di speciale, ma se ridi
poi vuol dire, che una cosa la so fare, se mi lancio in un’aiuola, casco e non mi faccio male”,
storia di chi, come un pagliaccio da circo, non ha molto da offrire, eppure offre quel poco di se
con grande generosità. Ma quando Cesare canta “l’occhio ride ma ti piange il cuore” è un
avviso per chi ascolta, come a voler dire che il suono ride, ti distrae ed è piacevole ma il testo ti
distrugge.
C’è anche l’innamorato che si abbandona a un sentimento adolescenziale per la sua “rondine
d’aprile” in Una come te, mentre prevale la malinconia nel romanticissimo brano L’uomo che
viaggia fra le stelle, una canzone che “parla di quel che non esiste”, “che non sa niente
dell’amore” ma che “non è triste, è solo tristemente vera”.
La vena cantautorale è chiara quando canta, in Ecco l’amore che cos’è, “come una nota che
diventa accordo, poi le note sono tre”. La nuova stella di Broadway è la storia di un uomo
d’affari che scommette sul talento di una ballerina di jazz, è la scommessa d’amore di un
businessman che “vede nascere una dea”, così come l’artista si stupisce della sua opera.
Chiudono il disco un capitano ed un tenente che affrontano le intemperie aspettando “che torni
a battere sulla pelle il sole” (Il sole).
Un po’ Arlecchino, un po’ clown, menestrello ma anche un po’ Pierrot, scegliete voi quale
Cesare Cremonini racconta questo disco.
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I racconti dai mille colori di Cesare Cremonini
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