Egregi Colleghi, il ricordo della SHOAH, come tragedia collettiva dell’Europa, ha toccato negli ultimi anni livelli sempre più alti di consapevole partecipazione nelle Comunità nazionali che costituiscono l’Unione. L’istituzione della Giornata della Memoria, per l’impulso che ha suscitato in Italia, ha contribuito a far crescere una diffusa coscienza pubblica, soprattutto tra i giovani, grazie alle attività e iniziative nelle istituzioni, nelle scuole, nell’informazione. Anche il nostro Consiglio regionale contribuisce da diversi anni alla costruzione di una “Scuola della memoria” sostenendo la promozione delle visite conoscitive degli studenti nei luoghi dell’Olocausto. Viaggi che consentono di fissare nella mente dei più giovani i luoghi in cui era racchiusa una umanità dolente, fatta di ebrei e di altri perseguitati, che si distinguevano per il numero tatuato sul braccio e per il colore del pezzo di stoffa che tenevano appuntato sul petto. Donne, vecchi, bambini. Sguardi terrorizzati, espressioni disorientate, disperazione sono le immagini che emergono dai campi di concentramento nazisti dove venne annientata l’identità e la dignità dei deportati. Qualunque persona buona e giusta non potrà dimenticare che la Germania nazista, anche dopo la battaglia delle Ardenne, che sancì la sconfitta finale, continuò la sua guerra dissolutrice contro il popolo ebraico. Se per Primo Levi, una delle testimonianze più lucide ed eloquenti sopravvissute ad Auschwitz, “comprendere è impossibile e conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare”, per Claudio Magris “il modo più giusto di onorare le vittime dell’Olocausto sarebbe di ricordarle una per una. Sei milioni di storie simili e ognuna irripetibile, scolpite per l’eternità”. Il Consiglio regionale ricorderà con un’iniziativa editoriale la prigionia di Giulio Cargnelutti, insegnante e scultore di Tolmezzo, sospettato di attività partigiane e deportato a Buchenwald, da dove poté ritornare in Friuli portando con sé un taccuino di disegni ed appunti che sarà donato al Museo storico di quel campo di sterminio. Dobbiamo ricordare perché i bambini devono poter guardare alla vita ad occhi chiusi, come quando dormono e sognano. Avranno tempo per smarrirsi davanti alla barbarie, che è sempre in agguato, oggi come in passato. La barbarie, che ieri si identificava con la croce uncinata, si presenta oggi con un nuovo segno distintivo. Oggi gli uomini del terrore sventolano una bandiera nera. Nera come quella con cui si sparge inutilmente sangue nei Paesi martoriati del Medio Oriente e dell’Africa. Anche nei momenti in cui le politiche del Governo israeliano possono risultare discutibili, deve restare chiara e netta la distinzione tra le possibili censure verso chi governa Israele e le ragioni storiche dello Stato di Israele, del suo diritto all’esistenza e alla sua sicurezza. Oggi ricordiamo la SHOAH attraverso la MEMORIA, uno dei grandi valori ed un elemento costitutivo della civiltà e della identità ebraica. Ricordare le grandi tragedie collettive deve servire a questo; a spingerci a pensare agli innocenti di oggi e di domani e al nostro dovere di migliorare il mondo che abbiamo trovato, facendo tesoro a questo scopo delle esperienze di tutti i tempi, di quelle positive e di quelle distruttive. Ove maturi in noi questa consapevolezza, allora il nostro ricordo della Shoah non sarà solo la commemorazione di un crimine fra i più efferati mai commessi dall’Uomo. Solo così i bambini che sono morti nei campi di morte disseminati in Europa dai nazisti, ai quali è stato negato l’amore cui avevano diritto, rivivranno attraverso i bambini di oggi e quelli di domani. Questa immane tragedia testimonia quanto l’UOMO si sia voluto male e abbia fatto del male. Ma anche quanto rischi di farne ancora se solo svanisce la memoria e si disperde il filo storico degli errori e degli orrori. Cari Colleghi, quando abbiamo giurato in quest’Aula l’abbiamo fatto sapendo che il nostro dovere ci porta a riflessioni inequivocabili contro l’antisemitismo e contro ogni violazione del principio di pari dignità ed uguaglianza davanti alla legge. Lo dice l’articolo 2 della Costituzione italiana, ma lo ribadisce anche il secondo articolo del Trattato sull’Unione Europea che fonda i suoi valori sul rispetto della dignità umana e dei diritti umani. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dalla non discriminazione delle minoranze, dalla giustizia, dalla solidarietà. L’Europa è soprattutto questo. Le ragioni del nostro stare insieme stanno lì in quel fondamento di pace e civiltà. L’Italia è uscita dal nazifascismo e dal suo passato più buio combattendo la guerra di Liberazione e facendo conoscere dure verità come l’applicazione delle leggi razziali del 1938. Lo ha fatto dotandosi di una Costituzione repubblicana tra le più avanzate che si fonda proprio sulle libertà fondamentali e sui diritti umani. Coltivare queste conquiste è il modo più giusto di rendere omaggio alla memoria delle vittime della Shoah, al sacrificio, alla resistenza, alla rinascita del popolo ebraico. Ricordando l’Olocausto diamo un insegnamento ai vivi, un insegnamento sulla vita e sulla morte, la crudeltà e la compassione, perché l’obiettivo di noi tutti è di impedire che le pagine più tragiche del secolo passato possano diventare il futuro dei nostri figli.