Brønsted Acid (A) to a Brønsted Base (B) WORKSHOPS RIMINI 26-27 AGOSTO 2008 PROGETTO FISR VETTORE IDROGENO SISTEMI INNOVATIVI DI PRODUZIONE DI IDROGENO DA ENERGIE RINNOVABILI LINEA DI RICERCA 6: OTTENIMENTO DI IDROGENO DA BIOMASSE RESIDUE Prof. F.Rossi, Ing. N.Corsi, Ing. M.Giuliobello, F. Strangis U.O. 1: IPASS (Ingegneria Per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile) Via G. Guerra 23 - 06127 Perugia INTRODUZIONE L’interesse sociale verso i problemi ambientali e l’attuale crisi economica mondiale, con conseguente aumento dei prezzi degli idrocarburi e delle energie in generale, ha indirizzato la ricerca verso la maturazione di tecnologie alternative per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili e pulite. Dopo il trattato di Kyoto inoltre si è cercato di limitare non solo le emissioni in atmosfera di gas serra, ma anche di regolarizzare ogni aspetto della produzione industriale al fine di preservare l’ambiente. Da qui nasce l’attenzione verso nuovi sistemi di produzione e fonti di energia, assai suggestivi ma ancora lontani dal dare risposte quantitativamente adeguate ai reali e crescenti fabbisogni mondiali di energia e, di conseguenza, il parallelo interesse per impianti di produzione tradizionale, in grado di minimizzare i consumi di combustibile. E’ opinione diffusa a livello mondiale che le celle a combustibile siano una delle tecnologie-chiave per affrontare la sfida della produzione energetica “sostenibile”. Questa tesi si propone di indagare e studiare una nuova tipologia di cella a combustibile: un dispositivo elettrochimico basato sui liquidi ionici ed in particolare su una loro sotto classe: quella dei liquidi ionici protici (Protic Ionic Liquids PILs). Si è dunque cercato di integrare la tecnologia già evoluta delle celle a combustibile polimeriche (PEM - Polymer Electrolyte Membrane), con l’impiego di PLIs come elettroliti in sostituzione della membrana polimerica elettrolitica. Il presente studio ha avuto come obiettivo primario la verifica pratica dell’utilizzazione di PILs come elettroliti per celle a combustibile. I liquidi ionici usati sono stati scelti sulla base di pubblicazioni che individuano nella famiglia degli imidorazoli i PILs con maggiori prospettive di impiego come elettroliti, e forniti dal dipartimento di chimica dell’università di Perugia. Il lavoro ha previsto, in una prima fase, la sperimentazione di liquidi ionici protici con un primo reattore già utilizzato in passato per la sperimentazione di liquidi ionici aprotici. Si è quindi proceduto alla progettazione e realizzazione di un secondo reattore specifico per la sperimentazione dei PILs. LIQUIDI IONICI B + A → HB+ + A- Definizione I liquidi ionici sono composti chimici costituiti esclusivamente di ioni e di loro combinazioni, ma a differenza dei sali sono liquidi anche a temperatura ambiente, senza la presenza di un solvente molecolare. Una definizione dei liquidi ionici è quella che li descrive come dei sali di “onio” costituiti da una parte cationica ed una anionica. La porzione cationica è generalmente un catione (figura 1) tipo fosfonio (a), solfonio (b) o ammonio (c). H H H H P Furono chiamati base e acido Brønsted da colui che ne definì il comportamento secondo cui: - un acido è una sostanza capace di donare uno ione H+ ad un'altra specie chimica - una base è una sostanza capace di accettare uno ione H+ da un'altra specie chimica Questo porta a caratteristiche distintive, in quanto tutti i PIL hanno un protone disponibile per l’incollaggio di idrogeno. + H H S + (a) H H + N (b) H Proprietà Fisico-Chimiche dei PIL Le proprietà fisico-chimiche dei liquidi ionici, così come per tutti gli altri materiali, dipendono dalle forze molecolari e intermolecolari e di conseguenza nel nostro caso anche dalla struttura di anioni e cationi. Un significativo numero di indagini sono state effettuate per gli AIL, sul rapporto tra le loro proprietà fisico chimiche e la struttura dei loro cationi e anioni. Al contrario poche sperimentazioni sono state fatte per i PIL e benché sia prevedibile un comportamento similare, non ne è data per ora la certezza. H (c) H Figura 1: tipologie di catione Il controione del sale di -onio deve presentare una bassa densità di carica ed essere in grado di possedere una struttura che ne permetta la delocalizzazione. I contro ioni possono essere: inorganici (alogenuri e alogeno derivati) e organici (composti carbossilati o solfonati). I liquidi ionici protici (PILs) sono un categoria dei liquidi ionici che sono facilmente sintetizzabili da una base Brønsted e un acido Brønsted secondo lo schema seguente: 33 punto di fusione sono quelli composti dal sale alkylammonium nitrato, mentre quelli con punto di fusione più basso sono quelli contenenti l’imidorazolio. Transizione vetrosa Il comportamento dei PILs alle varie temperature, fornisce una buona indicazione sulle proprietà fisico-chimiche dei sali. In generale una bassa transizione vetrosa (valore di temperatura al di sotto del quale un materiale amorfo si comporta da solido vetroso) e un basso punto di fusione sono auspicabili, mantenendo allo stesso tempo alte temperature di decomposizione. Per la maggior parte delle applicazioni in cui sono utilizzati i PILs, è necessario avere una bassa viscosità. La viscosità e la conducibilità elettrica sono funzione della transizione vetrosa Tg. La transizione vetrosa è indicativa dell’energia di coesione nel sale (funzione delle forze repulsive di Pauli, di Culomb e Wan der Waals) , di conseguenza Tg può essere diminuita riducendo l’energia coesiva delle molecole del sale, che viene normalmente compiuta intervenendo sugli elementi al catodo e all’anodo del sale stesso. Tutti I PILs di cui è nota la viscosità (in ordinata) e la Tg (in ascissa) possono essere rappresentati nel graficodi figura 2, ed è evidente che tutti questi mostrano un comportamento fragile dove la fragilità indica che, come la temperatura aumenta, la viscosità diminuisce con la relazione di Arrhenius. Stabilità termica e range di liquidità Il range di liquidità dei liquidi ionici può essere molto più grande dei comuni solventi molecolari. Ad esempio l’acqua si presenta in forma liquida tra 0 °C e 100 °C,quindi un range di 100 °C, e così ogni sostanza ha un suo range caratteristico. Un liquido ionico copre un range di temperature di solito molto ampio. Il limite inferiore dell’intervallo di temperatura, cioè la temperatura di solidificazione, è governato dalla struttura e dall’interazione tra ioni. I liquidi ionici che consistono di componenti totalmente ionizzati e mostrano legami tra ioni piuttosto deboli, hanno una tensione di vapore piccola o non misurabile. In contrasto con i solventi molecolari, il limite superiore della temperatura per i liquidi ionici rappresenta usualmente la temperatura di decomposizione termica Td piuttosto che di vaporizzazione Tb. Per quel che riguarda il comportamento dei PILs, riscaldandoli, in condizioni termiche minori al punto di ebollizione, questo può decomporsi alla temperatura Td coincidente con Tb, oppure, soprattutto per quel che riguarda i liquidi con forte protone di trasferimento, la decomposizione può avvenire per valori di temperatura molto più bassi. La temperatura di decomposizione Td è normalmente compresa tra i 120 °C e i 360 °C. Conducibilità ionica La conducibilità ionica è disciplinata dalla mobilità degli ioni stessi, che dipende dalla viscosità e del numero di cariche presenti. A loro volta queste grandezze dipendono dal peso molare, dalla densità e dalla dimensione delle particelle del sale. Una qualsiasi associazioni di ioni causerà una diminuzione della conducibilità ionica attraverso la diminuzione del numero degli presenti e che possono ancora interagire tra loro. Di conseguenza i PILs che avranno scariche delocalizzate e meno interazioni avranno per certo maggiore conducibilità. E’ molto importante, quando si confrontano le conducibilità tra i vari PILs, tener conto della viscosità, dato che alcuni di essi ad alta conducibilità, sono molto influenzati da un basso valore della viscosità. Alcuni PILs, come i sali alkylammonium, presentano conducibilità di oltre 10 mS/cm ad una temperatura di 25 °C, dato che ha fatto supporre un loro probabile utilizzo come elettrolita. Figura 2: grafici di Arrhenius Densità La densità di un liquido ionico è il più semplice parametro caratteristico da determinare. Data una quantità nota di campione ed un contenitore volumetrico graduato, la densità di un liquido ionico può essere misurata per gravimetria. La densità dei liquidi ionici a seconda dei tipi di composto, varia linearmente con la percentuale in peso delle impurezze mentre dipende molto poco dalla temperatura. Viscosità La viscosità dipende dall’interazione ione-ione, come quelle di van der Waals e dai legami ad idrogeno. Per i PILs con cationi alkylammonium, si è osservato che la viscosità aumenta con la lunghezza della catena di alchile. Un caso particolare è il liquido protico Tributylammonium nitrato, che ha una particolare alta viscosità che è stata attribuita ad un incremento delle forze di van der Waals, causata tra tre serie di legami di idrocarburi. Tendenze analoghe sono state riscontrate per l’altra categoria di PILs, come quelli con imidorazolio, con la viscosità più influenzata dai cambiamenti della struttura anionica che non dalla cationica. Punto di Fusione I PILs, hanno una vasta gamma di punti di fusione (da sotto i venti gradi a sopra i cento). In generale il punto di fusione può essere abbassato con opportune tecniche e quindi modificato entro certi limiti. I PILs con maggiore 34 Applicazione dei PILs nelle Celle a Combustibile E’ stato riscontrato sperimentalmente che alcuni di questi PILs hanno notevoli prospettive di impiego come elettroliti in cella a combustibile in virtù delle loro caratteristiche: • sono anidri e non è necessario reintegro di acqua. Possono quindi funzionare a temperature maggiori di 100 °C • molti PILs hanno buone e stabili proprietà chimiche e termiche , tali che li rendono stabili a temperature al di sopra dei 100 °C • molti PILs hanno buone e stabili proprietà chimiche e termiche , tali che li rendono stabili a temperature al di sopra dei 100 °C • sono economi nella sintetizzazione e nello smaltimento • sono atossici e non dannosi per l’ambiente MATERIALI E METODI Figura 4: schema di funzionamento del primo reattore Prima Campagna Sperimentale Il reattore costituisce una cella di nuova concezione in cui le reazioni che avvengono sono quelle tipiche di una cella combustibile. L’idrogeno fornito all’anodo reagisce con gli ioni presenti nell’elettrolita. Il prodotto di questa reazione sono e ioni H+ ed elettroni i quali migrano al catodo e qui reagiscono con l’ossigeno, gas che viene immesso al nella camera anodica. Globalmente, si può dire che la combinazione di ossigeno e idrogeno, ciascuno preso con le giuste quantità molari, porta, nella cella a combustibile, fornisce come prodotti acqua e elettricità. Le reazioni che regolano il funzionamento del reattore sono le seguenti: Reazione anodica: 2 H2 → 4 H+ + 4 eReazione catodica: O2 + 4 H+ + 4 e- → 2 H2O Descrizione dell’Apparato Sperimentale Le prime prove sperimentali sono state condotte utilizzando un reattore progettato realizzato e già testato in una precedente sperimentazione sui liquidi ionici (figura 3) Figura 3: foto del primo reattore sperimentato Prove sperimentali e risultati Il reattore, immerso all’interno di un bagno siliconico, è stato portato alle temperature di 50, 100 e 150 °C attraverso l’utilizzo di un sistema del riscaldamento elettrico. Per mezzo di un voltmetro effettuato un monitoraggio a intervalli regolari della tensione a vuoto. Al raggiungimento delle temperature di prova è stata misurata la tensione a vuoto e quindi il circuito è è stato chiuso su un carico esterno variabile in modo da poter e misurare il passaggio di corrente Il liquido ionico protico testato è l’Etilimidororolio idrogeno mesilato. Il reattore è stato realizzato in politetrafluoroetilene (PTFE) attraverso lavorazione a fresa. Il pezzo di PTFE (a forma di cilindro pieno) è stato lavorato in modo da ricavare al suo interno un contenitore a forma di parallelepipedo. All’interno di tale contenitore è stata realizzata una camera centrale, sede della soluzione liquida elettrolitica, interposta tra un comparto anodico e uno catodico. Ciascun comparto è delimitato da un elettrodo e una camera laterale per il passaggio dei gas. Gli elettrodi usati sono in carta di grafite con platino depositato (0,01316mg/cm2). I lati degli elettrodi non a contatto con la soluzione ionica (quelli esterni) sono quelli lambiti dai gas (idrogeno e azoto per il lato anodico ed aria, anidride carbonica e azoto per il lato catodico). L’ingresso dei gas avviene in corrispondenza della parte inferiore di ciascuna camera attraverso dei tubi in rame. Il principio di funzionamento del reattore viene schematizzato in figura 4. I valori migliori si sono avuti a una temperatura di prova di 150 °C. Il grafico di figura 5 riporta l’andamento di tensione e corrente registrato in tali condizioni di prova. 35 Il reattore è costituito fondamentalmente da un comparto catodico e un comparto anodico in acciaio. Ogni comparto è costituito da una camera dei gas e dal relativo elettrodo. Il comparto anodico e catodico è di forma cilindrica e su ciascuno di essi è stata saldata una flangia per il serraggio del reattore. Queste componenti saranno riempiti dai gas reagenti nella sperimentazione. Ognuno di essi è quindi provvisto di tubazioni per l’ingresso e l’uscita dei gas. Lungo la circonferenza interna della flangia è stata realizzata una battuta per l’alloggiamento dell’elettrodo e del relativo supporto costituito da una lamina forata anch’essa in acciaio. Su uno dei due comparti è previsto l’inserimento di una termocoppia per il monitoraggio della temperatura interna del reattore. Gli elettrodi sono in carta di grafite con platino depositato (0,01316mg/cm2) sono a forma di disco di spessore 0,2 mm e diametro 55 mm. Vengono allocati nella battuta ricavata sulla circonferenza interna della flangia poiché le loro scarse proprietà meccaniche non sono in grado di garantire la resistenza a compressione. Ogni elettrodo viene dotato di un supporto costituito da un disco di lamiera inox forata. I due comparti sono elettricamente separati da una guarnizione in gomma siliconica a forma di disco di spessore 1,5 mm e diametro 100 mm resistente alle temperature di sperimentazione. Al centro di tale guarnizione viene realizzato un foro del diametro di 55 mm che, una volta assemblato il reattore, costituisce l’alloggiamento dell’elettrolita costituito dal liquido ionico protico delimitato dai due elettrodi. All’interno del reattore quindi ciascun elettrodo viene lambito sul lato esterno al reattore, dove è sostenuto dal disco in lamiera forata, dai gas, mentre sul lato interno si trova a diretto contatto con l’elettrolita. La superficie dell’elettrodo interessata alle reazioni è di 23,74 cm2. L’inserimento del liquido ionico viene effettuato una volta assemblato il reattore attraverso un tubo del diametro di 6 mm saldato su una delle due flange, comunicante con l’alloggiamento interno dell’elettrolita anche grazie ad apposite scanalature realizzate sulla guarnizione in silicone. Oltre alla tubazione di ingresso è prevista anche una tubazione di uscita dall’alloggiamento dei liquidi ionici in modo da poter verificare l’effettivo riempimento del volume interno da parte del liquido. La camera dell’elettrolita che si viene quindi a creare una volta assemblata la cella è ha un volume di 3,56 cm3 e la distanza tra gli elettrodi è di circa 0,15 cm pari cioè allo spessore della guarnizione siliconica. Le componenti sopra descritte sono state assemblate secondo un preciso ordine, per far si che l’ultimo passaggio, ovvero l’ingresso del PIL all’interno della camera a lui destinata, avvenga senza alterare le condizioni fisico chimiche e quindi fornire dati errati alla sperimentazione. Il sistema di serraggio è costituito da viti bullonate e molle Bouer. Tale sistema viene isolato elettricamente attraverso l’uso di rondelle di teflon a contatto con le flange e guaine di teflon per le viti al fine di evitare il corto circuito della cella. Dopo aver serrato il reattore viene inserita la termocoppia di controllo e il liquido ionico. La figura 7 riporta una foto del reattore assemblato. Figura 5. Prova a 150 °C - Andamento tensione- corrente del reattore. Elettrolita utilizzato: Etilimidororolio idrogeno mesilato. I risultati sperimentali mostrano una non trascurabile reattività del liquido ionico usato ma una scarsa stabilità dei valori di V e I. Inoltre gli andamenti ottenuti si discostano notevolmente da quelli ideali delle celle a combustibile. Il mancato raggiungimento dei risultati attesi poteva essere imputabile alla struttura stessa del reattore in cui gli e, in particolar modo, all’elevata distanza tra gli elettrodi e alla non perfetta tenuta idraulica che ha provocato perdite dell’elettrolita riscontrate al momento dello smontaggio del reattore stesso. Per tali motivi è stato progettato un secondo reattore destinato alla sperimentazione dei PILs con caratteristiche tali da poter superare i limiti del primo prototipo. Seconda Campagna Sperimentale Descrizione dell’Apparato Sperimentale Alla luce dei risultati della sperimentazione condotta con il reattore in teflon, sul quale nonostante i tentativi, non era più possibile intervenire per migliorare le prestazioni, si è progettato e realizzato un nuovo prototipo che costituisce una cella a combustibile di nuova concezione destinata in particolare ai liquidi ionici protici. Tra le diverse configurazioni individuate per il secondo prototipo, la soluzione adottata costituisce il miglior compromesso tra semplicità di realizzazione, garanzia di tenuta, riduzione della resistenza interna di cella e conseguente aumento di rendimento. Nella figura 6 viene riportato il disegno tecnico in 3D del prototipo. Figura 6: disegno tecnico del secondo reattore 36 Figura 7: foto del reattore assemblato Figura 9. Prove a 50 e 100 °C ripetute - Andamento tensione-corrente del reattore. Elettrolita utilizzato: Dietanolammonio Metansolfonato Il principio di funzionamento schematizzato in figura 8 e le reazioni elettrochimiche coinvolte sono gli stessi descritti per il primo reattore. I risultati mostrano un comportamento del generatore simile, in termini di andamento e risposta al carico, a quello di un generatore elettrochimico. Tuttavia i valori di tensione e corrente sono molto inferiori rispetto a quelli teorici. La densità di corrente misurata è comunque 5 volte superiore a quella del primo reattore. CONCLUSIONI Nel presente lavoro di tesi è stata studiata la possibilità di impiegare i liquidi ionici protici (PILs) come elettroliti in generatori elettrochimici. A tale proposito è stato adottato un approccio basato sulla tecnologia delle celle a combustibile polimeriche. Dopo una prima indagine sperimentale condotta su un reattore precedentemente utilizzato, è stato necessario progettare e realizzare un secondo prototipo dedicato alla sperimentazione specifica dei PILs in diversi condizioni operative. All’interno della vasta gamma dei PILs esistenti, la sperimentazione si è concentrata su un numero limitato di liquidi ionici selezionati per le loro particolari caratteristiche fisico chimiche. I risultati delle prove condotte hanno mostrato una modesta attività dei liquidi tuttavia il comportamento del prototipo è quello tipico di una cella a combustibile sia per quanto riguarda l’andamento V-I che la risposta alle variazioni di carico. Visti i presupposti teorici, si ritiene di dover estendere la sperimentazione ad altre tipologie di liquidi ionici, proprio in virtù dei benefici che questi ultimi potrebbero apportare nei generatori elettrochimici e, in particolare, nelle celle a combustibile. Figura 8: schema di funzionamento del secondo reattore Prove sperimentali e risultati Il riscaldamento del reattore viene effettuato per mezzo di una resistenza ceramica elettrica a fascia posizionata a contatto con la superficie laterale delle flange. Il materiale ceramico costituente la resistenza, essendo un isolante elettrico, fa si che i due camparti anodico e catodico della cella non vengano cortocircuitati Il reattore è stato portato alle temperature di 50 e 100 °C attraverso l’utilizzo di una resistenza ceramica elettrica a fascia posizionata a contatto con la superficie laterale delle flange. Il materiale ceramico costituente la resistenza, essendo un isolante elettrico, fa si che i due camparti anodico e catodico della cella non vengano cortocircuitati Per mezzo di un voltmetro effettuato un monitoraggio a intervalli regolari della tensione a vuoto. Al raggiungimento delle temperature di prova è stata misurata la tensione a vuoto e quindi il circuito è stato chiuso su un carico esterno variabile in modo da poter e misurare il passaggio di corrente Il liquido ionico protico testato è il Dietanolammonio Metansolfonato Il grafico di figura 9 riporta l’andamento di tensione e corrente registrato per le prove a 50 e 100 °C e per le prove ripetute alle stesse temperature dopo 24 ore. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI [1]. L.Carrette, K.A. Friedrich, U. Stimming, Fuel Cell – Fondamentals and Applications, Wiley – VCH, 2001 [2]. M. Ronchetti, A. Iacobazzi. Celle a combustibile – Stato di sviluppo e prospettive della tecnologia, ENEA, 2002 [3]. EG&G Technical Services Parsons, Fuel Cell Handbook – Seventh edition, 2004 [4]. F. Tasso, G. Pasquale, E. Ghisolfi, FN: Idrogeno e Celle a Combustibile. Convegno ATI – UIT: L’idrogeno vettore energetico del futuro, Torino, 7 Luglio 2006. [6]. M. Felli, Lezioni di Fisica Tecnica – Volume Primo – Termodinamica, macchine, impianti, Morlacchi Editore 1998 37 [7]. P. Silvestroni, Fondamenti di chimica, CEA, 1996 [8]. Tamar L. Greaves, Calum J. Drummond, Protic Ionic Liquids: Properties and Applications, Recensione su ChemInform, 9 Apr 2008 [9]. H.Matsuoka, H. Nakamoto, Md. Abu Bin Hasan Susan, M. Watanabe, Brønsted acid – base and – polybase complexes as electrolytes for fuel cells under non-humidifying conditions, Electrochimica Acta, , Pages 4015-4021, Elsevier 2005 [10]. Md. Abu Bin Hasan Susan, M. Watanabe, Brønsted Acid-Base Ionic Liquids as Fuel Cell Electrolytes and Factors Governing Their Proton Conduction under Nonhumidifying Conditions, American Chemical Society, 2005 [11]. A. Noda, Md. Abu Bin Hasan Susan, K. Kudo, S. Mitsushima, K. Hayamizu, M. Watanabe, Brønsted Acid-Base Ionic Liquids as Proton-Conducting Nonaqueous Electrolytes, American Chemical Society, 2003 [12]. H. Nakamoto and M. Watanabe, Brønsted Acid-Base Ionic Liquids for Fuel Cell Electrolytes, Royal Society of Chemistry, 2007 38