La teocrazia: Innocenzo III (1198-1216) A cavallo fra il XII e il XIII secolo, il soglio pontificio fu ricoperto da papa Innocenzo III, uno dei più grandi papi del Medioevo, sostenitore dell'ideale teocratico, secondo il quale il pontefice aveva la supremazia spirituale e politica su tutti i sovrani del mondo. Il suo operato si manifestò particolarmente efficace sia sul piano religioso che politico. Sul piano religioso egli indirizzò la sua opera in particolare contro gli eretici e i musulmani: -promosse la quarta crociata, che nonostante si fosse diretta, contro il volere del papa, non in Terrasanta ma nell'impero bizantino, portò alla proclamazione dell'Impero latino d'Oriente (1204) e contribuì a diffondere il cristianesimo; -favorì la Crociata contro i musulmani di Spagna, che terminò con la vittoria dei cristiani a Las Navas de Tolosa (1212); -condusse un'opera di cristianizzazione della Prussia e delle regioni baltiche; -bandì la crociata contro gli Albigesi (1208), che eliminò completamente l'eresia catara Albigesi, ma distrusse anche la civiltà provenzale; -convocò il IV Concilio Lateranense, che condannò le dottrine ereticali e proclamò la supremazia spirituale del Papa. In questa occasione, Innocenzo III perfezionò ed estese l'azione del Tribunale dell'Inquisizione, che fu sottoposto alla sua diretta dipendenza, ma successivamente affidato all'ordine dei Domenicani. Il Tribunale aveva il compito di ricercare gli eretici e consegnarli al l'autorità civile, perché fossero puniti secondo le leggi vigenti; -promosse la creazione degli ordini mendicanti, che si ispiravano ad ideali di purezza e povertà evangelica. Egli riconobbe, dando una approvazione orale, l'ordine francescano, che tanta importanza ebbe nella diffusione degli ideali religiosi. Sul piano politico, sostenuto dell'ideale teocratico, perseguì l'obiettivo di affermare la supremazia della Chiesa: -consolidò il potere temporale del Papa acquistando le Marche e l'Umbria; -si intromise nella politica imperiale intervenendo nelle questioni dinastiche. Egli, dopo un iniziale appoggio ad Ottone IV, sostenne la nomina imperiale si Federico II, posto sotto la sua tutela; -esercitò un forte ascendente sui sovrani di Francia e Inghilterra. I successori di Innocenzo III riuscirono a opporsi con successo alle pretese assolutistiche del potere imperiale, lottando contro gli Svevi, ma il concetto teocratico della supremazia temporale dei papi avrebbe dovuto cedere di fronte alle forze nuove degli Stati monarchici nazionali. I Comuni: sviluppo economico e civile Nel secolo XIII i Comuni, che avevano visto riconoscere dopo lunghe lotte la propria autonomia dall'autorità imperiale, divisi al loro interno fra guelfi e ghibellini, giunsero al massimo sviluppo economico e politico. In questo periodo le istituzioni politiche erano quelle del Podestà, del Capitano del Popolo ecc., la vita economica era organizzata nelle Arti o Corporazioni. I diversi partiti erano in contrasto per la gestione del potere, così le diverse classi sociali (nobiltà, borghesia, popolo). Generalmente a prevalere era la borghesia, e ciò favorì lo sviluppo economico, che si manifestò nel conseguimento di un più alto grado di benessere, accompagnato da un progresso culturale. I comuni più importanti in questo periodo furono: Milano: avvantaggiata dalla favorevole posizione geografica, sviluppò l'economia industriale e commerciale ed estese la sua influente politica su tutta la regione lombarda. Anche all'interno di Milano si contendevano il potere guelfi e ghibellini: dapprima prevalse la famiglia guelfa dei Della Torre o Torriani, poi verso la fine del secolo XIII, ebbe la meglio la famiglia dei ghibellini Visconti. Bologna: la città conobbe grande sviluppo sia economico, per l'attività commerciale e bancaria, che culturale, per la celebre Università e la nuova scuola poetica di Guido Guinizzelli. Lucca: la città era favorita dalla posizione, si trovava infatti sulla Via Francigena, che portava dalla Francia a Roma. A Lucca era sviluppata soprattutto l'arte della seta. Siena: fiorente vi era soprattutto l'attività bancaria, con le grandi compagnie dei Tolomei, dei Salimbeni e dei Buonsignori, che concedevano prestiti alla corte pontificia. Altri comuni fiorenti in questo periodo erano Asti, Piacenza, Vercelli, Novara, Padova, Ferrara, Treviso e soprattutto Firenze. Firenze nel secolo XIII La nobiltà al potere La città aveva acquisito la propria autonomia nel secolo XII, dopo il crollo del Marchesato di Toscana. Dapprima era stata governata dai consoli, successivamente, nel secolo XIII, era subentrati il governo dei podestà; Firenze aveva cioè seguito l'evoluzione di tutti i comuni italiani. Fino alla metà del XIII, il potere fu esercitato dai nobili (detti Grandi o Magnati). I nobili, agli inizi del XIII secolo, si divisero in guelfi e ghibellini: la lotta politica fu particolarmente aspra e portò alla decadenza la classe nobiliare, favorendo l'ascesa della borghesia, il popolo grasso. La presa di potere della borghesia Nella seconda metà del secolo, a Firenze prevalsero dapprima i guelfi, e la borghesia entrò a far parte del governo, ed era rappresentata dal Capitano del Popolo, che coadiuvava nel governo il podestà, rappresentante degli interessi dei nobili. Il temporaneo successo dei ghibellini con la battaglia di Montaperti riportò il potere nelle mani dei nobili, ma successivamente si riappropriarono del potere i guelfi, e la borghesia poté procedere alla sua evoluzione politica. Con l'istituzione della carica dei Priori delle Arti Maggiori, che avevano la funzione di tutelare gli interessi del popolo grasso, la borghesia arrivò a detenere di fatto le leve del potere, dando impulso a una sua politica autonoma. In questo periodo Firenze realizzò la sua espansione economica e territoriale attraverso frequenti lotte con i Comuni toscani; alla fine del secolo il suo predominio sulla Toscana era realizzato. A tutela dei diritti acquisiti, il popolo grasso fece approvare, nel 1298, gli Ordinamenti di Giustizia, mediante i quali le più importanti famiglie magnatizie furono private dei diritti politici. Fu inoltre istituita la magistratura del gonfaloniere di giustizia, preposta al comando di duemila soldati e incaricata di reprimere ogni attentato contro il governo popolare. Il rivolgimento fu dunque profondo, grazie l consolidamento di un assetto politico che premiava le forze sociali emergenti. I Bianchi e i Neri La borghesia era stata unita nella lotta contro la nobiltà, ma dopo il raggiungimento del potere, si divise in due partiti: i Bianchi e i Neri. I Bianchi, guidati dalla famiglia dei Cerchi, rappresentavano gli interessi del popolo grasso nelle sue tendenze più democratiche e avanzavano esigenze autonome rispetto alla politica del papato; i Neri, con a capo la famiglia dei Donati, godevano delle simpatie dei nobili e del popolo minuto e tenevano un atteggiamento di sottomissione al papato. Il conflitto fra le due parti divenne in diverse occasioni lotta aperta: prevalsero i Neri, che si avvalsero dell'aiuto di papa Bonifacio VIII, che voleva estendere il suo dominio su tutta la Toscana e inviò a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia (1301-1302). I Neri perseguitarono ed esiliarono gli avversari, fra cui Dante Alighieri, che aveva rivestito la carica di Priore. I nobili, dopo la vittoria del partito dei Neri, tentarono di abrogare gli ordinamenti democratici, ma nel 1308 il popolo grasso riprese il potere nelle sue mani. La civiltà di Firenze Nel Trecento mentre la vita di Firenze era sconvolta dai rivolgimenti politici, maturò la grande civiltà fiorentina, che ebbe i suoi massimi rappresentanti nelle figure di: -Dante Alighieri, nel cui poema, la Divina Commedia, rivivono fra l'altro le vicende storiche di Firenze, dell'Italia e dell'Europa; -Giotto, che rinnovò la pittura dandole autonomia rispetto alla tradizione; -Arnoldo di Cambio, che iniziò la costruzione della grandiosa cattedrale di Santa Maria del Fiore.