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Un’economia per l’uomo – Recensione di Nanni Salio
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Luca Bilardo e Emanuele Bordello, a cura di, Un’economia per l’uomo. Annale FUCI 2010, Edizioni Studium,
Roma 2011, pp.199.
Il libro raccoglie gli atti di alcuni incontri nazionali promossi dalla Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) nell’anno
2009-2010.
Nel primo contributo, Tommaso Padoa Schioppa offre “Un’interpretazione della crisi: la veduta corta”, quando ancora la crisi non era
giunta con tutta la sua forza a travolgere anche l’Italia e a mettere in discussione la struttura stessa dell’Unione Europea. Merito
dell’autore è quello di affrontare, sebbene sommariamente, la controversa questione crescita/decrescita. Egli mette in evidenza che
buona parte dell’umanità ha ancora bisogno di crescere mentre nei paesi ricchi occorre invertire la tendenza, utilizzando la grande crisi
come occasione per guidare una decrescita che non sia devastante. Perché sia possibile una azione di “contraction and convergence”
(http://en.wikipedia.org/wiki/Contraction_and_Convergence) , come da tempo viene chiamato questo processo congiunto di
decrescita dei ricchi e crescita dei poveri verso un equilibrio stazionario e sostenibile, è fondamentale discutere la “questione
energetica”. Ma non è in questa sede che viene esaminato tale problema.
Gli altri interventi affrontano il rapporto etica-economia alla luce della tradizione dell’insegnamento cristiano (Benedetta Giovanola,
“Etica ed economia: un’analisi storico-concettuale”), risalendo anche all’insegnamento biblico (Benedetto Rossi, “Sapienza biblica ed
economia: i beni e le relazioni di vita”). In queste analisi, peraltro stimolanti, manca tuttavia un riferimento a due protagonisti a parer
mio fondamentali: San Francesco, per quanto riguarda la tradizione cristiana, e il Mahatma Gandhi come ponte interreligioso tra
oriente e occidente (si veda il suo pamphlet, tuttora di grande attualità: Vi spiego i mali della civiltà moderna. Hind Swaraj, edizioni
Gandhi, Pisa 2010).
La crisi sistemica globale ci obbliga infatti ad allargare lo sguardo su scala mondiale, sia nello spazio sia nel tempo, per costruire una
società che sappia uscire in modo definitivo e senza troppi traumi dalla violenza del capitalismo neoliberista ed entrare con la
nonviolenza nel “varco attuale della storia”, come auspicava Aldo Capitini.
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