Martedì 3, Mercoledì 4 MarZo 2015 ore 20.45 arca azzurra teatro e

Martedì 3, mercoledì 4 MARZO 2015
ore 20.45
Arca Azzurra Teatro
e
Comune di San Casciano Val di Pesa
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
Regione Toscana
presentano
IL PRINCIPE
da Niccolò Machiavelli
elaborazione, scene e regia
Stefano Massini
con
Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali,
Massimo Salvianti, Lucia Socci
la voce di Niccolò Machiavelli è di
Roberto Herlitzka
costumi
Giuliana Colzi
luci
Marco Messeri
Questa libera versione del Principe non si svolge fra velluti
e troni bensì fra tegami e ramaioli. Ebbene sì. Siamo in una
cucina, dove un agguerrito drappello di cuochi avrà l’ingrato
compito di cucinare un Principe all’Italia. Dare al disgraziato
paese una guida, un governo, un faro, proprio come si augura
Machiavelli nell’ultimo capitolo del suo celeberrimo libretto.
Ma esiste una ricetta per creare dal nulla un governante
modello? Con quali dosi di Virtù e Fortuna dovrà essere
assortito? E ancora: il buon Principe è zuccheroso oppure
salato? Deve bruciare il palato o scivolare in gola come
una minestra? Con la metafora fertilissima dei fornelli, ci
addentriamo dentro il nucleo vivo di un’opera straordinaria,
autentico manuale di real-politik, vademecum per i sacerdoti
del potere di ogni epoca. Ma della penna di Machiavelli non
sopravvivono in scena solo le brillanti ingegnerie politiche: fra
pentoloni e grembiuli si diffonde – come uno squisito odore di
salsa – il sapore inconfondibile di quella lingua rinascimentale
così diversa dal nostro italiano eppure così profondamente
nostra, tutta da gustare mentre tratteggia con nitide pennellate
i ritratti di decine di Principi passati, da Ludovico il Moro
a Papa Borgia, dal Duca Valentino all’imperatore Settimio
Severo, senza tralasciare Maometto II di Turchia. E poiché
la cucina dei Principi sforna le sue pietanze da secoli,
ininterrottamente, può perfino darsi che a un tratto, da quelle
pentole inquiete, salti fuori un intingolo imprevisto, sulla cui
ricetta pagheremo i diritti a Machiavelli, Indro Montanelli e
Pasolini.
Che cos’è – ancora – il Principe di Machiavelli? Cosa
racconta al nostro odierno palato (e più giù, al nostro volubile
stomaco)? Ma soprattutto, è possibile farne nel 2013 – annus
horribilis dell’antipolitica – un punto di partenza per qualsiasi
riflessione politica? Nel raccogliere la sfida degli amici
dell’Arca Azzurra per una riscrittura dell’opera, ho subito
sentito di voler saltare in pieno il rischio dell’attualizzazione.
Semmai, questo sì, tentare la carta di scavare a fondo fra le
righe di Machiavelli, alla ricerca di un denominatore comune,
di una chiave che stani il senso più profondo di un’opera
modernissima così com’è, senza bisogno alcuno di protesi
attualizzanti. Perché Machiavelli sta oltre il suo momento
storico, parlandoci innanzitutto del Potere, antico quanto
l’uomo, privo d’epoca. Machiavelli dispone il Potere sul suo
tavolo operatorio, e con bisturi affilatissimo ne investiga le
più sanguigne profondità. La sua analisi è talmente scientifica
da assomigliare più a uno specchio che a un argomentare,
inappellabilmente spietata e per questo lucida, dunque tuttora
credibile.
Stefano Massini
L’occasione, lo ammettiamo, è stata il 500° anniversario
della sua scrittura, avvenuta nella seconda metà del 1513,
a parte l’ultimo capitolo composto insieme alla dedica a
Lorenzo de Medici qualche anno dopo, ma il nostro interesse
per Machiavelli, nostro come compagnia, è tutt’altro che
occasionale. Con Ugo Chiti abbiamo realizzato prima la sua
Clizia e poi la più celebre Mandragola, spettacoli tutt’ora nel
nostro repertorio.
Ma queste ultime sono commedie e per una compagine come
la nostra, che fa della ricerca delle nostre radici soprattutto
linguistiche un leitmotiv di tutto il suo lavoro, l’incontro
con questi due capolavori deve essere considerato quasi
obbligatorio.
L’incontro con il Principe presenta invece qualche difficoltà
in più. La sua forma saggistica è all’apparenza tutt’altro
che teatrale, la sua lingua ricchissima è sì un veicolo forte e
intenso di comunicazione, tanto da suggerirne letture sceniche,
incontri con esperti, convegni e discussioni, ma recitarla è
un altro par di maniche. Sicuramente non potevamo farlo,
non noi almeno, attingendo soltanto al testo del “Segretario
Fiorentino”. Abbiamo subito pensato che servisse un
adattamento e non solo un taglia e cuci di questo o quel pezzo,
o peggio una riduzione, ma piuttosto una scelta più radicale
che pur mantenendo da una parte quasi intatta la forza della
lingua scritta consentisse di farne appunto qualcosa di simile a
una commedia.
Abbiamo affidato il compito a Stefano Massini, amico prima
di tutto e stimato drammaturgo a cui piacciono le sfide
complicate, e ci siamo ritrovati in mano un copione scarno
ma ritmicamente velocissimo, un “presto assai” che mette
in fila la maggior parte delle idee di Machiavelli espresse in
questo suo straordinario saggio-manuale ma dando loro un
andamento popolare e intensamente passionale, come se il fare
un principe all’Italia fosse necessità di tutti e di ognuno, come
se suggerimenti, idee, esempi, scaturissero da una discussione
di piazza, di osteria, infine di cucina!
Sì, perché alla fine la chiave è quella dell’impastare un
Principe, di cucinarlo, di farsi suggerire da Machiavelli gli
ingredienti e i condimenti, seguirne passo a passo la ricetta,
discuterne le indicazioni, aggiungere un intingolo o una
spezia, farlo salato o dolce. Badiamo bene, non solo e non
tanto un espediente narrativo, un abbassamento di tono, ma
invece una intensificazione della volontà, della necessità di
trovare la maniera di forgiare una guida al nostro paese, di
avere finalmente l’occasione di mettere in campo le forze per
la costruzione di una guida che serva all’Italia.
Nessuna attualizzazione, nessun richiamo esplicito all’oggi,
nessuna forzatura. Semmai la consapevolezza costante che
Il Principe parla dal ‘500 all’oggi e non c’è stata epoca, da
quel 1513 a oggi che non abbia guardato a questo assoluto
capolavoro come a qualcosa di contemporaneo, come del resto
e sorprendentemente fanno anche tutte e due le commedie di
Machiavelli, sia Mandragola che Clizia.
Vizi e virtù del potere, del popolo, delle corti e dei governi,
della Chiesa, dei singoli uomini e delle nazioni si ripetono
rinnovando i nomi e le fisionomie, non mutando che poco o
pochissimo la loro sostanza come in un gioco di specchi, che
ormai dopo cinque secoli appare infinito.
Dunque abbiamo messo Il Principe proprio dentro a una
cucina con cinque cuochi abituati a cucinar di tutto, che
appena s’apre la scena ricevono l’impegnativa comanda di
“cucinar un Principe all’Italia” e che a questo compito, con
entusiasmo diseguale, ma con comune orgoglio e capacità
professionale, attendono con solerzia, suggerendo ingredienti,
cercando di far prevalere ricette diverse, diversi percorsi di
preparazione, di cottura.
Un approccio che alterna la metafora (il dolce, il salato, lo
sciapo, lo speziato) alle virtù e ai vizi chiamati con il loro
nome, che mescola polvere da sparo e pepe, ferocia e sale
grosso, adulazione e miele.
E mentre si discute di ingredienti (fortuna, onore, crudeltà,
sogni) o di ricette (bolliture per principi di poco polso o arrosti
grondanti grasso su griglie e spiedi per governanti forgiati al
fuoco della guerra, farciture più o meno ricche come di seguito
di cortigiani), la passione prevale sull’iniziale titubanza di
alcuni vinta dalla necessità inequivocabile di darsi una guida,
un governo, e che sia giusto e fermo, lungimirante e ambizioso
più per il paese da governare che per personale tornaconto.
Cuochi che, come spesso avviene soprattutto tra la gente umile
che ama il proprio lavoro, dimostrano di essere avveduti e
prudenti, appassionati e forti difensori delle proprie idee, ma
capaci di mutare atteggiamento se l’argomento altrui appare
intonato e ben sostenuto.
Uno scambio vivace e continuo per un’ora intera, con la lingua
di Machiavelli sempre al centro della scena, senza licenze
che non siano quelle di adattare il racconto a coloro che son
chiamati a raccontarlo, ma con rigore e insieme con passione.
E a scandire le idee di ognuno – che poi sono tutte del grande
esule che da Sant’Andrea in Percussina, a pochi chilometri dal
nostro teatro di residenza a San Casciano Val di Pesa, vedeva
quasi a poterla toccare la sua amatissima città che gli era così
violentemente negata – ecco gli esempi di uomini grandi e
grandissimi che di ciascuna idea, di ciascun ingrediente, di
ciascun condimento, di ciascun vizio, di ciascuna corona sono
la lampante personificazione, lo specchio semplicissimo.
Ed ecco scorrere i ritratti d’eroi e di mestatori, di papi, di
sultani, di tiranni, di condottieri: Cesare Borgia, Agatocle di
Siracusa, Oliverotto da Fermo, Settimio Severo, Ferrando
d’Aragona, Savonarola, Alessandro IV Papa, Ludovico il
Moro, Maometto II. Figure reali ed emblematiche, icone che
pur nella loro singolare specificità ne richiamano altre, di altre
epoche vicine e lontane al ‘500 di Machiavelli, che arrivano su
su, facendosi strada per tutti questi cinque secoli, fino ai tempi
nostri, e di sicuro rimarranno per ben più di altri cinque.
Le loro storie sono appassionanti, piene di rimandi, di
citazioni, scritte con una maestria ritmica straordinaria che
inchioda alla lettura e speriamo e crediamo possa fare lo stesso
effetto sugli spettatori.
La chiusura sarà per un’emersione nell’Italia più vicina a
noi, con un breve ma intensissimo richiamo contemporaneo
affidato alla voce di Indro Montanelli e Pier Paolo Pasolini,
che daranno quasi lapidaria chiusura al nostro lavoro
richiamando la lezione di Machiavelli, facendola ancora di più
forte, concreta, vera... Necessaria.
Arca Azzurra Teatro
Comune di Monfalcone
Area Servizi Culturali e Sociali - U. O. Attività Teatrali ed Espositive
con il contributo di
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Assessorato alla Cultura
ente regionale teatrale del Friuli Venezia Giulia
Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
Programmazione Prosa
ente regionale teatrale del Friuli Venezia Giulia
Assessore alla Cultura
Paola Benes
Dirigente di Area
Giovanna D’Agostini
[email protected]
www.facebook.com/teatromonfalcone
www.teatromonfalcone.it
MARTEDì 3, MERCOLEDì 4 MARZO 2015
ORE 20.45
IL PRINCIPE
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