Ferruccio Marzano Sapienza Università di Roma Schema della Relazione al Seminario di Studi dell’Azione Cattolica Italiana Roma, Domus Mariae, venerdì 16-10-09 “Fraternità, sviluppo economico, società civile” - Come noto, negli ultimi due anni, l’economia mondiale, a cominciare da quella statunitense, è stata colpita da una grave crisi finanziaria ed economica, che solo ora, e con grande fatica, ha cominciato a mostrare segni di superamento. Ciò, però, negli aggregati e nelle medie, mentre permangono diverse sacche di disoccupazione, di povertà e di ineguaglianze. - Tuttavia, nell’occasione, si è imposto a vari livelli un notevole ripensamento del modello socio-economico che è, via via, prevalso da anni, sia nell’Occidente sia anche nei paesi “in via di sviluppo”, pur non essendo unanime, ripensamento i cui “ingredienti” troviamo ben presenti nel titolo stesso assegnatomi per questo intervento. - Ora, dal punto di visto di un economista “eticamente motivato”, come mi definisco, è importante distinguere, ma non separare, tra fini e mezzi, obiettivi e strumenti, essendo i secondi “rimessi” all’economia, ed i primi all’etica, il che per noi credenti vuol dire alla Dottrina Sociale della Chiesa. Peraltro, ciò non implica affatto, come taluni studiosi temono, un “declassamento” dell’economia, in quanto problematica “cruciale” che concerne il reperimento delle risorse necessarie per perseguire i diversi obiettivi dell’umanità. - E’ invece nel primo ambito che trovano “titolo” gli aspetti, da un lato, della fraternità e, dall’altro, della società civile, i quali si possono pensare come i due fondamenti, mentre lo sviluppo economico va preso come il terzo vertice di un triangolo complessivo di riferimento. In questa luce, nel mio intervento mi occuperò dell’aspetto dello sviluppo economico, essendo quelli della fraternità e della società civile presupposti, per così dire, come “cornice” del discorso economico. - In particolare, sulla fraternità, richiamato che, col Nuovo Testamento, si afferma una radicalità evangelica che porta a parlare dell’altro come “fratello”, e non solo, com’era prima, come “uomo”, né solo, come sarà dopo, come “cittadino”, ai fini del mio discorso possono essere considerati sinonimi i concetti di fraternità, gratuità, carità, così come posti a fondamento dell’etica cristiana e, specificamente, della Dottrina Sociale della Chiesa. - Quanto alla società civile, similmente è concetto molto ampio che, ai fini del mio discorso, va intesa esprimere quell’insieme di persone, principi, regole, istituzioni che - come già detto - contribuiscono a definire la “cornice” entro la quale si svolgono i fatti dell’economia e, in particolare, si dipana un processo di sviluppo economico. - Su questo, in primo luogo va detto che occorre distinguerlo dalla crescita (economica): mentre entrambi si riferiscono a fenomeni dinamici di un’economia, lo fanno in termini diversi, cioè aggregati quanto alla crescita, strutturali quanto allo sviluppo. - In secondo luogo, come per tutti i fenomeni economici, occorrerà distinguere tra aspetti descrittivi, quelli analitici e quelli empirici. - In terzo luogo, trascurando qui quelli descrittivi e empirici, peraltro rilevanti in un discorso più ampio, quanto agli aspetti analitici, occorre sottolineare che non tutte le teorie sono uguali. - In particolare, diverso è il rispettivo punto di vista sui rapporti fra economa ed etica; e ciò, in base al fatto che un gruppo di posizioni considerano l’etica come essenziale quanto a completare una teoria “aperta”, incompleta, quindi “da completare”, in particolare, con riferimento appunto all’etica (si tratta di quelle classico-keynesiane), mentre per un altro gruppo di posizioni l’etica va presa, per così dire, come un optional in quanto sono considerate già complete in sé o “chiuse” e, allora, però, vanno ritenute “autoreferenziali” (si tratta di quelle neoclassico-monetariste). - Il senso cruciale del mio discorso è che non è indifferente per il ruolo dell’etica nell’economia se nell’analisi economica, o anche nella pratica, ci si rifà ad una posizione “chiusa” o “aperta”. Attenzione: non sto dicendo 1 che la Dottrina Sociale della Chiesa dovrebbe “preferire” una specifica posizione (di economia reale o monetaria/finanziaria), rispetto ad un’altra, ma un tipo di posizione rispetto all’altro. - Si comprende poi che diverse conseguenze derivano dall’impostazione appena argomentata quanto ai fattori rilevanti per lo sviluppo economico, così come ad aspetti quali il ruolo rispettivo della domanda, a fronte dell’offerta, degli investimenti ed i consumi essenziali, rispetto a quelli superflui, dei rapporti interpersonali e intergenerazionali, etc., per gli andamenti della crescita del pil, dell’occupazione, della produttività, della competitività, e così via, nonché, ed in particolare, per le implicazioni sull’uguaglianza ed il benessere di tutte le persone, quanto alla distribuzione del reddito e della ricchezza. - E’ chiaro che, nella relazione, potrò “toccare” solo i punti “centrali” di questi vari aspetti, dovendo anche dire che mi riferirò alle questioni nell’ambito di un’economia nazionale, come ad es. quella italiana, dovendo purtroppo prescindere sia dagli aspetti di ordine internazionale (inclusi quelli attinenti all’Europa), sia anche da quelli di ordine interregionale (in Italia, specialmente quanto alla disaggregazione fra Nord-Centro e Mezzogiorno). - Mentre alcune di tali questioni possono essere “toccate” nel dibattito, una loro compiuta trattazione va rinviata, se interessa, ad altra occasione. 2