Omelia in occasione della Veglia di Pentecoste Lodi, Cattedrale, 22 maggio 2010 Celebriamo la s. Messa nella Viglia della solennità di Pentecoste che vede tradizionalmente raccolti in Cattedrale fedeli di diverse associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali. Il significato di questa celebrazione è duplice. Da una parte intendiamo prendere consapevolezza che la varietà dei carismi, le diverse sensibilità spirituali, gli obiettivi specifici che sostengono ogni gruppo e movimento sono dono e manifestazione dell’unico Spirito. E’ lui infatti ad accompagnare sempre la Chiesa di Cristo e a non farle mancare ciò che è necessario affinché possa essere fedele alla missione che le è stata affidata. Dire che nella variegata ricchezza offerta da tutte queste realtà noi riconosciamo una manifestazione dello Spirito per la Chiesa di oggi, significa riconoscere l’importanza dei cammini di fede, di preghiera e di impegno concreto rappresentato da Associazioni e Movimenti, sia per il bene spirituale di coloro che vi appartengono sia per la Comunità cristiana nel suo insieme. Il bene dell’intera Comunità è l’altro motivo che ci sollecita a vivere bene questo momento di invocazione del dono dello Spirito su tutta la nostra Chiesa laudense. Intendiamo questa sera mettere in evidenza la comunione che ci unisce, la stessa fede, la medesima speranza, l’unico amore che ci ha convocati ad unità. I diversi doni, lo sappiamo, sono infatti elargiti per il bene di tutti. La Chiesa, ci ricorda il Concilio Vaticano II, è in Cristo come un sacramento, cioè un segno e nello stesso tempo uno strumento della comunione con Dio e dell’unità di tutto il Genere umano. Questo mistero viene illustrato in modo significativo anche dalla liturgia. In una preghiera eucaristica il celebrante recita: “in un mondo lacerato da discordie la tua Chiesa risplenda come segno profetico di unità e di pace”. Appartiene quindi alla missione specifica della Chiesa testimoniare come a partire da Cristo sia possibile costruire una nuova umanità riconciliata e contribuire agli sforzi di coloro che cercano sinceramente la pace per costruire un mondo più unito e fraterno. La nostra disponibilità a vivere tra noi la comunione è garanzia e possibilità di un impegno volto a diffondere questo modello così che i popoli possano fraternizzare tra di loro. Di quanto il mondo abbia bisogno di sperare nella concordia e ritrovare l’unità perduta lo ricorda in particolare la prima lettura che è stata proclamata dal libro della Genesi. Tutta la terra aveva un’unica lingua ed uniche parole. Questo era il mondo buono uscito dalle mani creatrici di Dio. La fatica ad intendersi, l’incomunicabilità in cui si sperimenta la diversità e l’estraneità degli altri sono i problemi a cui i primi capitoli di Genesi intendono dare risposta. Come per tante altre situazioni che determinano l’esperienza fondamentale dell’uomo, esse vengono fatte risalire alla radice del peccato che è la superbia. A Babele gli uomini intendono farsi un nome da soli e costruire una torre che arrivi fino al cielo. Non ci è difficile intravedere in questo sforzo quello di costruire una società e perseguire un progresso umano senza Dio, senza il rispetto per i valori dello Spirito. Capitava allora e capita anche oggi. Per scoraggiare l’umanità da questo sbagliato proposito che nella storia ha portato solo morte e distruzione, la Scrittura ci parla della confusione delle lingue degli uomini che non si comprendano più e si disperdano. Il senso di queste pagine bibliche come sappiamo non è solo quello di dirci cosa possa essere successo all’origine del mondo ma anche quello che accade sempre, in questo caso ogni volta in cui tra gli uomini prevale l’affermazione della propria autosufficienza. Essa non unisce ma divide e allontana. E anche oggi l’edonismo è la causa della divisione, della discordia, della fatica di comprenderci tra di noi. Nel dono dello Spirito ci è offerta invece la possibilità di ritrovare e ricostruire la comunione infranta. A Pentecoste gli uomini ritornano a comprendersi e la parola del Vangelo proclamata dagli apostoli diventa la parola che tutti sentono propria e in cui si ritrovano e si riconoscono. E la liturgia custodisce e realizza nel nostro presente questo mistero. Durante la celebrazione eucaristica sono infatti due le epiclesi compiute dal sacerdote: una sopra le offerte del pane e del vino perché diventino il corpo e il sangue di Gesù ed una sull’assemblea in cui si invera il mistero della Chiesa perché mangiando di quell’unico pane e bevendo dall’unico calice possa formare un unico corpo ed essere un cuor solo ed un’anima sola. Dentro il mistero della comunione ecclesiale che a Pentecoste celebriamo per il dono dello Spirito, non posso non richiamare in quest’anno sacerdotale il significato e il valore dell’unico presbiterio diocesano che vive la comunione con il suo vescovo e la fraternità e la collaborazione tra i sacerdoti così importante per le nostre comunità. Proprio in questi giorni i sacerdoti lodigiani hanno vissuto il momento significativo di un’assemblea diocesana nella quale si sono affrontati diversi aspetti della vita e del ministero del prete. Al di là delle ricadute pratiche che certamente non mancheranno, l’assemblea ha avuto per se stessa il pregio di farci vivere un momento di confronto e di comunione in cui ciascun sacerdote ha potuto sentirsi ancora una volta parte di un unico presbiterio. Partecipando infatti dell’unico sacerdozio di Cristo i sacerdoti non isolatamente, ma insieme ed in comunione con il Vescovo successore degli apostoli, possono attendere alla propria missione in modo efficace e significativo. Da questa fraternità ed amicizia sacerdotale scaturisce anche il sostegno ed il conforto personale, sentendosi tutti parte di una famiglia, il presbiterio appunto, che di tutti sa prendersi cura chiedendo a tutti comunione e partecipazione. A tutti i fedeli è chiesto di riconoscere e sostenere la dignità e il servizio proprio dei sacerdoti, inviati ad ogni comunità come pastori, guide e maestri, dispensatori della divina grazia attraverso i sacramenti. E però sotto la guida dei presbiteri deve essere un intero popolo, consapevole della propria dignità sacerdotale ricevuta con il battesimo, a sentirsi protagonista e responsabile nella vita di una comunità cristiana. Una è la nostra fede, la nostra speranza, unico il battesimo che abbiamo ricevuto, unica la dignità che da esso scaturisce, unico è Dio che è padre di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. La consapevolezza di partecipare seppure in modo differente, da parte dei fedeli e dei ministri ordinati, all’unico sacerdozio di Cristo, può favorire quella collaborazione preziosa, anch’essa insostituibile come l’apporto specifico che i sacerdoti e i laici apportano alla vita e alla missione della Chiesa. Anche su questo versante sentiamo di incoraggiare ogni sforzo ed ogni tentativo volto a riconoscere ai laici una appartenenza attiva e responsabile nella Chiesa per il bene del mondo, quel mondo, quella società civile, che siamo chiamati ad animare con i valori del Vangelo, sapendo, come san Paolo ci ha ricordato nella pagina tratta dalla lettera ai Romani, che tutta la creazione geme e soffre nelle doglie del parto attendendo la redenzione dei figli di Dio. Ciò significa che c’è un unico destino di salvezza che riguarda tutti gli uomini. Quello stesso Spirito che librava sulle acque quando Dio creò il mondo, è lo Spirito dato agli Apostoli e alla Chiesa per annunciare Cristo al mondo intero. Lo Spirito che invochiamo è l’anima del nostro impegno missionario, è lui che saprà aiutarci a riconoscere i segni dei tempi, i germi di bene che gli uomini nonostante tutto coltivano nel loro cuore con impegno di difesa della vita, di pace, di giustizia, di solidarietà, di rispetto del creato. Ricordiamo in questa Veglia e in questa Messa anche i ragazzi delle nostre parrocchie che in queste settimane ricevono il sacramento della Cresima, dono della pienezza dello Spirito Santo. I loro impegni, possono essere anche i nostri impegni (anche di noi adulti), che rinnoviamo nel ricordo della nostra Cresima. A Maria Santissima affidiamo i nostri pensieri ed i nostri propositi. Invochi con noi il dono dello Spirito di comunione e di unità per una rinnovata Pentecoste di tutta la nostra Chiesa lodigiana. Così sia.