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"#$%&'(!)*+,'-&%./! 0%,(12345! autore: Fandelrock appunti disponibili su www.appuntibicocca.com Tecniche del colloquio Lang – Il colloquio clinico Primo contatto con il paziente Cap 1: La consultazione La consultazione o processo diagnostico Al momento dell’incontro psicologo e paziente hanno un oggetto comune ma non necessariamente uno stesso obiettivo; la situazione è asimmetrica. TO Oggetto comune della consultazione è il disagio, il disturbo, la sofferenza o il sintomo che il paziente lamenta; che può essere di carattere somatico o psichico. Altro importante fatto da considerare è se la decisione di rivolgersi ad uno psicologo sia maturato spontaneamente o dal suggerimento di altri. In questi casi si deve accertare: • Le funzioni che attribuisce allo psicologo • Quale è il processo decisionale che lo ha portato a rivolgersi allo psicologo o perché gli altri ritengono che si debba rivolgere ad uno psicologo AT Certamente il fatto di rivolgersi ad un medico è il risultato di un processo decisionale che ha rilevato alcuni fatti cui ha attribuito un valore probatorio e li ha interpretati, generando una propria ipotesi diagnostica. TR La consultazione è solo un evento in genere di breve durata, all’interno di un processo continuo finalizzato a trovare un significato, dare un valore e agire sui sintomi. ES La consultazione è il processo diagnostico si avvale di strumenti diversi. Mentre il colloquio può essere definito come: “un processo interattivo, che ha luogo almeno tra due persone, diverso dalla conversazione, in quanto l’interazione è finalizzata al conseguimento di un obiettivo predeterminato” Il colloquio clinico è: “un incontro fra una persona che soffre e cerca aiuto e un’altra che si suppone sia in grado di fornire aiuto a cui è richiesto qualcosa di più di un semplice ascolto”. Gli obiettivi che il colloquio clinico si prefigge sono: • Ottenere nel minor tempo possibile il maggior numero di informazioni utili per lo scopo che si prefigge • Mantenere una buona alleanza col paziente • Raccogliere i dati che provengono sia dal colloquio sia dalla modalità di interazione tra operatore e paziente Questi obiettivi dipendono da diversi fattori quali: • Richiesta del paziente • Età del paziente • Gravità della situazione clinica • Capacità diagnostica • Caratteristiche della struttura e/o dell’operatore in cui avviene la consultazione 1 autore: Fandelrock appunti disponibili su www.appuntibicocca.com E’ necessario per cui che il clinico sappia lavorare con una gamma di strutture e di personalità e con problemi diversi. In un colloquio generalmente non è possibile raccogliere in modo sistematico le informazioni dal paziente, perché quando arriva non sempre la percezione della malattia è corretta. Il clinico deve avere in mente uno schema delle aree che si devono indagare. Il primo colloquio si basa su i seguenti presupposti: • Il paziente arriva da una persona che non conosce • Il mestiere dello psicologo è insolito e sconosciuto • Non si hanno informazioni sulle capacità del clinico Ciò che il clinico tenta di fare fin dall’inizio è creare un ambiente che risponda per quanto possibile alle necessita di cui il paziente ha bisogno. Non necessariamente di un ambiente empatico, infatti in alcuni contesti un clima amichevole può paradossalmente aumentare la diffidenza e la sospettosità del paziente. TO Le domande aperte sono quelle per rompere il ghiaccio, finalizzate a facilitare la comprensione. Rimanere in silenzio e aspettare che sia il paziente a prendere l’iniziativa il più delle volte è controproducente. Così come è altrettanto controproducente iniziare immediatamente con domande chiuse. Nel caso di un colloquio di consultazione le domande aperte si alternano a domande chiuse. AT La situazione che possiamo avere all’inizio è: • Il motivo della consultazione e il sintomo sembrano coincidere • Un paziente può arrivare in consultazione perché ha un disagio di natura non ben precisata • Il paziente può venire in consultazione perché mandato da altri • Il paziente può arrivare perché ha problemi di “lavoro” o altro ES TR Lo psicologo deve: • Raccogliere i dati • Formulare delle ipotesi • Verificare le ipotesi che ha formulato per raggiungere una diagnosi La diagnosi è il primo passo tecnologico che permette di trasformare una persona con un fastidio non ben precisato in un paziente con un disturbo psichico. Dobbiamo fare una distinzione tra: • Sintomo = qualsiasi sensazione soggettiva in base alla quale il paziente decide di avere qualcosa che non funziona e lo riporta al clinico • Segno = è il rilievo che il clinico e paziente ricavano dall’osservazione obiettiva • Sindrome = complesso dei sintomi che caratterizzano una determinata malattia Secondo il modello di Othmer e Othmer, le aree che si devono indagare sul sintomo sono: • Caratteristiche = è importante chiarire il significato dei termini descritti dal paziente • Gravità e modificazioni: o Durata o Frequenza o Intensità o Gravità = deve essere fatta basandosi su indici precisi che per il DSM IV sono una compromissione a livello: ! Sociale ! Lavorativo 2 autore: Fandelrock appunti disponibili su www.appuntibicocca.com • • ! Altre aree importanti Contesto in cui si presenta = si devono considerare gli antecedenti (le possibili variabili che precedono la comparsa del problema) e le conseguenze (ciò che capita dopo la comparsa del problema e in qualche modo lo condiziona o lo mantiene). Inoltre vanno considerate le informazioni in merito alle indicazioni terapeutiche che sono state consigliate in precedenza e per il motivo del quale tali terapie siano state efficaci o meno o se siano state accolte o rifiutate. Ricorrenze = ovvero le informazioni riguardo le modalità di insorgenza (nascita, insidiosa, acuta) e il decorso (cronico, cronico stabile, cronico fluttuante, cronico con deterioramento progressivo, cronico con deterioramento ed esacerbazione) e dunque individuare i fattori che sembrano aver provocato/precipitato/peggiorato i problemi psichici ES TR AT TO Queste aree sono indagabili attraverso il colloquio clinico oppure attraverso la compilazione di scale per l’autovalutazione. Tra cui: • SCL 90 R (self-report synmptom inventory-revised) = si tratta di un’intervista autosomministrata comporta da 90 item che rilevano 9 dimensioni (che hanno il nome dei disturbi di asse II del DSM ma in realtà l’intervista non serve a definire se il soggetto presenta un disturbo di personalità). Ciascun item è valutata su una scala da 0 a 4. • SCID I-II (structured clinical interview for DSM) = è un’intervista semistrutturata sviluppata da Spitzer per la diagnosi dei disturbi di Asse I e II del DSM. Esistono 3 versioni di questa intervista: o Patient version = per i pazienti ricoverati o Outpatient version = specifica per la valutazione dei pazienti ambulatoriali o Nopatient version = per la valutazione di soggetti che si suppone esenti da patologia psichiatrica Lo SCID II analizza i disturbi di personalità e si compone di un questionario autosomministrato iniziale. Il vantaggio dello SCID I – II è la divisione in moduli che permette al clinico di focalizzarsi maggiormente su un aspetto rispetto ad altri. • EDE (eating disorder examination) = è un colloquio clinico semistrutturato finalizzato alla diagnosi specifica dei disturbi alimentari. E’ composta da item suddivisi in 4 sottoscale che vengono valutati in base a un punteggio tra 0 e 6. Una volta individuati i sintomi l’operatore deve formulare delle ipotesi riguardo al tipo di disturbo. Ogni sindrome o disturbo clinico è contraddistinto da una sintomatologia essenziale e da una sintomatologia accessoria. Il clinico individua la sintomatologia essenziale attraverso il DSM o l’ICD. Esiste una relazione tra sintomo essenziale e area da indagare mediante il colloquio e in particolare lo SCID, con la sua struttura modulare, rappresenta uno strumento valido per il clinico. Una volta definito il sintomo che il paziente lamenta, il clinico deve chiedersi in quali quadri psicopatologici possa comparire e fare una diagnosi differenziale. Solitamente un sintomo non è mai isolato ma è organizzato all’interno di un cluster di sintomi che hanno, maggiori probabilità di essere presenti in determinati quadri psicopatologici. Un sintomo disturba il funzionamento della persona, vale a dire il suo funzionamento cognitivo ed emotivo, le relazioni con il sé e con gli altri. Di conseguenza, il passare dal sintomo alla sindrome implica rilevare come e in quale misura tutto questo sia avvenuto, in modo da comprendere il funzionamento della persona giunta in consultazione. 3 autore: Fandelrock appunti disponibili su www.appuntibicocca.com Cap 2: I dati: problemi tecnici Tecniche di conduzione del colloquio I problemi che si incontrano nella raccolta dei dati sono: • Il paziente non fornisce le informazioni richieste. Questo può avvenire o per mancanza dell’alleanza diagnostica e/o per il fatto che il paziente presenta un disturbo psicopatologico grave o in fase acuta • Le informazioni che si ottengono non sembrano credibili • Il clinico manca delle competenze necessarie per la conduzione del colloquio Non esiste una tecnica migliore di un’altra, ma esistono tecniche che sono più indicate per gli obiettivi che il clinico si propone di conseguire. TR ES Chiuse - il paziente descrive quello che sente, pensa e agisce - Aiutano a risparmiare tempo Limiti - Non è possibile dare una risposta si/no AT Domande Vantaggi Aperte - Permettono risposte individuali TO DOMANDE CHIUSE E APERTE Vediamo brevemente i vantaggi e i limiti: - Non incoraggiano a fornire informazioni in più - Il paziente può sentirsi interrogato se gli vengono fatte numerose domande di seguito - I pazienti che non hanno molte capacità verbali possono fornire poche informazioni - Se si inizia con le domande chiuse, i pazienti possono farsi un’idea che si voglia continuare in questo modo per tutto il colloquio e quindi rispondere solo se interrogati Le domande possono essere utilizzate seguendo: • Il flusso del discorso del paziente • Aderendo rigorosamente allo schema di raccolta dei dati previsto dal modelli di riferimento • Integrando le due strategie in base all’obiettivo che si propone in quel momento Esiste una stretta relazione tra le modalità di conduzione del colloquio e la psicopatologia del paziente. Questo non è dovuto solo alla presenza/assenza dell’esame di realtà (quindi alla presenza di disturbi del pensiero, deliri e allucinazioni) e determina la qualità del tipo di dati che si possono raccogliere, ma soprattutto perché il tipo di rapporto che il paziente instaura con gli altri determina: • Qualità della relazione • La possibilità di accesso da parte del clinico alle informazioni necessarie per un corretto esito della consultazione. 4 autore: Fandelrock