“È una vita che faccio prosa senza saperlo!” Quali sono gli ingredienti per poter innalzare il proprio status sociale da facoltoso ma insipido borghese a squisito nobile virtuoso ovvero accattivante gentiluomo che gode del rispetto di tutte le altre classi sociali? Logica, Grammatica, Morale… in una parola Filosofia e poi Canto, Ballo e poi ancora Scherma, il tutto confezionato o meglio condito in abiti di lusso all’ultima Moda come si usa nell’alta società francese, ed ecco a voi la ricetta magica che abili ruffiani maestri di tali arti, o più probabilmente cialtroni adulatori che hanno fiutato l’affare, riescono a vendere all’ingenuo Monsieur Jourdain, il borghese parvenu protagonista della pièce, interpretato da un esilarante Emilio Solfrizzi, solido perno su cui poggia tutta la comicità dello spettacolo dall’inizio alla fine. Naïf Monsieur Jourdain lo è a modo suo o meglio alla maniera di Molière che nell’impastare il personaggio non lesina di certo in grandi manciate di goffaggine, narcisismo e crudele ignoranza, aspetti di Jourdain che emergono soprattutto quando egli si ostina a ostentare la sua nuova immagine sociale tra le mura di casa, in costanti e ridicoli tentativi di apparire credibile agli occhi della moglie, della figlia e della serva Nicole, ma inevitabilmente viene deriso e biasimato dalle tre donne che nei suoi vezzi grotteschi e nelle sue nobili frequentazioni vedono piuttosto un decadimento della persona che un suo elevarsi, tanto da rendere loro ormai indigesto l’aspirante gentiluomo. Molière sdrammatizza abilmente anche i risvolti più aspri della pièce insaporendone la trama con abbondanti dosi di ironia e comicità che fanno piano piano lievitare le manie, i capricci e i tic di Monsieur Jourdain in una vera e propria farsa che esploderà nella pittoresca beffa finale dell’ “investitura nobiliare da parte del Gran Turco” in cui il buon senso dei savi famigliari avrà finalmente la meglio sulla follia di Jourdain. Cheti Tognon “Il borghese gentiluomo” Teatro di Locarno - mercoledì 8 marzo 2017