TUTTI I SEGRETI DELLO SPONSOR Analisi esclusiva: psicologi, studi e tv digitale. Come programmare il successo Certamente la maggiore difficoltà di una impresa che si affaccia al mondo della sponsorizzazione è la pianificazione e la valutazione a consuntivo dei ritorni ottenuti. Un'indagine fatta dal Master in Comunicazione d'Azienda di UPA Ca' Foscari e condotta su un campione rappresentativo delle aziende italiane indica nella 'difficoltà di valutare il ritorno dell'investimento' il principale motivo che ha impedito l'attuazione dell'intervento. I RITORNI SPONSORIZZATIVI. Per analizzare i ritorni esistono due strade. La prima si limita a parametrare la sponsorizzazione all'advertising e quindi appiattisce tutto ad una ricerca che essenzialmente si basa su quante volte i marchi sponsor si sono visti, per quanto tempo, con quale audience …. La seconda, certamente più innovativa e che approfondiremo in questo articolo, cerca di affrontare il profondo legame che si viene a stabile tra una marca sponsor e i pubblici interni ed esterni all'azienda unendo strutturalmente dati demoscopici di base con analisi di carattere media. Limitare infatti i ritorni a secondi di esposizione rappresenta infatti una strada semplificativa che permette una visione parziale del problema poiché trasforma un mezzo a forte impatto emotivo in pubblicità esterna amplificata dalla mezzo televisivo falsando lo stesso valore della sponsorizzazione (che diventa solo una equivalente a listino di spot o spazi stampa) trascurando il contributo dell'abbinamento, sempre più spesso determinante, in termini di identità di marca e conseguentemente di valore per l'azienda proprietaria. Per comprendere quanto i ritorni della sponsorizzazione possano essere ampi basta ricordare l'intervento della linea di orologi Sector in eventi di sport estremo. Il Gruppo Artime trasformando alcuni atleti come Patrick de Gayardon (paracadutismo estremo), Manolo (free climbing) o Umberto Pellizzari (apnea estrema) in simboli dell'immaginario collettivo non solo ha generato un enorme successo del prodotto ma anche una nuova business unit denominata 'No Limits World' che oggi genera il 13% del fatturato. L'investimento in questo caso ha prodotto un ritorno così elevato da diventare generatore di fatturato e profitto oltre a generare per il brand una barriera competitiva all'ingresso altissima attraverso la completa sovrapposizione tra estremo e Sector. IL MEDIA SPORT. Utilizzare lo sport come veicolo pubblicitario significa utilizzare un messaggio internazionale, segmentante ed emotivamente coinvolgente. Lo sponsor però può dialogare con il suo pubblico solo attraverso lo sponsorizzato. Se utilizza l'advertising l'azienda compra uno spazio sui media e comunica direttamente al suo pubblico, se sponsorizza unisce il suo marchio ad un altro soggetto (ad esempio una squadra di calcio) e utilizza la notiziabilità di quest'ultimo per comunicare a sua volta. Il messaggio è quindi indiretto e lo sponsor non gestisce direttamente la sua comunicazione anzi assorbe i valori dello sponsorizzato. GLI OBIETTIVI DELLA SPONSORIZZAZIONE. La sponsorizzazione ha solitamente 3 obiettivi principali: la notorietà, la ricerca di valori associabili al prodotto diversi, un forte coinvolgimento emotivo di consumatori, dipendenti e partner aziendali. Per comprendere queste potenzialità basta ricordare che la Philips quando iniziò a sponsorizzare la squadra di basket Olimpia Milano in un solo anno riuscì' ad ottenere un incremento della notorietà dell'abbinamento sulla popolazione italiana adulta del 38% oppure che il contributo degli abbinamenti sportivi con Lega Pallavolo Serie A e Federazione Pallavolo è stato determinate per Lasonil per modificare il suo vissuto da prodotto 'famigliare' a prodotto 'useful' per i praticanti. COME SCEGLIERE LO SPONSORIZZATO. Lo sponsorizzato sarà il messaggio dello sponsor. Questa brevissima affermazione sintetizza pienamente la delicatezza della scelta. Oltre a parametri quali la notorietà del marchio dello sponsor (ad esempio i 5 cerchi delle Olimpiadi sono il marchio più conosciuto del globo con una conoscenza stimata nell’81% della popolazione adulta) e la capacità di apparire sui media è determinante conoscere l’atteggiamento, gli interessi ed il gradimento del target dello sponsor. Attraverso questa conoscenza è infatti possibile scoprire ed inventare tutti quei link che renderanno più efficace l’intervento. Il link può essere diretto, come negli articoli tecnici, oppure immaginifico e semantico come la corrispondenza dei taluni colori del marchio abbinante con quelli che contraddistinguono lo sponsorizzato o la sua disciplina. Particolarmente utili sono in questo senso i focus group, una discussione collettiva condotta da un esperto (solitamente uno psicologo sociale) in cui i partecipanti sono stimolati oltre a emettere giudizi razionali sul prodotto a confrontarsi sulla base di emozioni, sentimenti e sensazioni. Dal focus group è possibile ottenere valide informazioni sull’immagine e i valori di sponsor e sponsee, coinvolgimento del target e abbinabilità dei marchi. LE INDAGINI PRE E POST. L’effetto della sponsorizzazione è monitorabile solo identificando un percorso che fissi dei benchmark prima dell’inizio dell’ intervento e verifichi gli scostamenti dopo. Le indagini demoscopiche devono definire l’efficacia cioè quanto la sponsorizzazione ha influito sul target. I parametri demoscopici essenziali da analizzare sono la notorietà del marchio, la propensione all’acquisto, il profilo d’immagine, il ricordo e il gradimento dell’attività sponsorizzata. Le analisi media, ed in particolare la press & tv coverage, devono verificare l’efficienza, fornire cioè definire un indicatore della pressione collegandola, per esempio, alla variazione di notorietà. Questo permette di comparare eventi con caratteristiche diverse effettuando un vero e proprio controllo di qualità. Il sistema può essere efficacemente realizzato con interviste telefoniche e indagini media a campione che, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, consentono ottimi risultati a costi solitamente non superiori al 3% dell’investimento. IL TREND EVOLUTIVO. Questo percorso diventa ancor più importante se analizziamo lo scenario in divenire. L’avvento del virtual advertising, una tecnica digitale che permette di far vedere ai telespettatori pubblicità che sul campo non è presente mostrandola in qualsiasi punto del luogo di gara (a bordo campo, sul campo, sospesa) in forma statica o animata, focalizzerà ancor di più l’analisi dei ritorni sulle forme integrate. In questo caso infatti la quantità e qualità dell’esposizione dello sponsor sarà gestita come l’advertising ma il suo effetto e gradimento sugli spettatori, anche in relazione alla novità, dovrà essere attentamente monitorato. Scaricato da Internet