L’ILLUSIONE DI LIBERTA’ DELL’UOMO MODERNO
E’ fin troppo facile notare che con gli sviluppi politici di questo periodo e i pericoli che essi
comportano per le maggiori conquiste della civiltà moderna l’uomo è caduto in una profonda crisi
culturale e sociale. Spesso ci sembra di aver raggiunto la libertà, ma non si riesce ad usarla per
realizzare completamente noi stessi, anzi, la libertà sembra averci reso fragili e impotenti.
La storia moderna europea e americana s’incentra nello sforzo di conquistare la libertà
dalle catene politiche, economiche e spirituali che hanno avvinto gli uomini nel passato. Dai regimi
siamo passati a stati democratici, da servi della gleba ci siamo evoluti passando ad avere contratti
nazionali che tutelano i lavoratori, da uno stato clericale siamo diventati uno stato laico e di
diritto. Le battaglie per la libertà sono state sempre combattute dagli oppressi contro quelli che
avevano privilegi da difendere. Combattendo per la propria liberazione, ogni classe credeva di
combattere per la libertà in sé, ma quando la vittoria era assicurata nascevano nuovi privilegi da
difendere. Basta vedere l’attuale classe politica, non è certo una monarchia, ma sicuramente
tutela determinati privilegi che agli occhi dei cittadini spesso sono considerati eccessivi.
Ogni società è caratterizzata da un certo livello d’individuazione (nel senso di
consapevolezza dell’uomo di essere indipendente e distinto dagli altri) al di là del quale le persone
hanno grandi difficoltà ad andare. Un aspetto negativo del processo d’individuazione è la
solitudine che ne deriva.
Il processo d’individuazione nasce dalla rottura dei legami primari che forniscono sicurezza
ed unità fondamentali con il mondo esterno. A mano a mano che il bambino emerge dal mondo
simbiotico con sua madre si rende conto di essere solo, di essere un’entità separata da tutti gli
altri. Questa separazione da un mondo che, in confronto alla propria esistenza individuale, è
irresistibilmente forte e potente crea dei sentimenti d’impotenza e di ansietà. Finché si era parte
integrante del mondo “famiglia”, ignari delle possibilità e delle responsabilità dell’azione
individuale, non si sentiva il bisogno di averne paura ma, una volta divenuti adulti, si è soli ad
affrontare l’ambiente in tutti i suoi aspetti pericolosi e soverchianti. Sorgono allora impulsi a
rinunciare alla propria individualità, a superare i sentimenti di solitudine e impotenza
sommergendosi ed adattandosi completamente al mondo esterno. I tentativi in questo senso
assumono il carattere della sottomissione, mascherata da omologazione. Come il bambino che
coscientemente può sentirsi sicuro e soddisfatto, ma inconsciamente si rende conto che il prezzo
che paga è la rinuncia alla forza e all’integrazione del suo io; la sottomissione aumenta
l’insicurezza delle persone e, al tempo stesso, crea ostilità e ribellione rivolta contro le persone
stesse dalle quali si continua a dipendere. Così gli adolescenti, ma anche gli adulti, completamente
omologati nel vestire e nei simboli di ribellione (tatuaggi, piercing, uso di droghe, …) sono ostili alle
forme di potere pur non facendo niente di concreto per opporsi.
L’unico modo produttivo per evitare la solitudine e l’ansietà derivata dal processo
d’individuazione è trovare un rapporto spontaneo con l’uomo e la natura, un rapporto che colleghi
la persona al mondo senza eliminarne l’individualità.
Anche filogeneticamente la storia dell’uomo può essere vista come un processo di
crescente individuazione e di crescente libertà. L’uomo emerge dallo stato preumano con i primi
passi verso l’emancipazione dagli istinti coercitivi. Quanto più in basso sta un animale nella scala
dell’evoluzione, tanto più il suo adattamento alla natura e tutte le sue attività saranno controllati
da meccanismi istintivi e da azioni riflesse. D’altro canto, quanto più in alto sta un animale nella
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scala dell’evoluzione, tanto maggiore flessibilità di modello d’azione e tanto minore completezza
di adattamento strutturale troviamo alla nascita. Infatti, l’uomo alla nascita è il più impotente di
tutti gli animali e il suo adattamento alla natura si basa fondamentalmente sul processo di
apprendimento, non sulla determinazione degli istinti.
Altresì analizzando il mito di Adamo ed Eva si può rilevare che l’agire contro il comando
dell’autorità, il commettere un peccato, è nel suo aspetto umano positivo il primo atto di libertà.
Ossia il primo atto umano. L’atto di disobbedienza è l’inizio della ragione ma la “libertà da” non
significa “libertà di”.
Il processo crescente di liberazione umana da una parte è un processo di sviluppo della
forza dell’integrazione, di dominio della natura, di sviluppo del potere della ragione umana e di
sviluppo della solidarietà con altri esseri umani. Ma dall’altra parte, come precedentemente detto,
significa crescente isolamento, insicurezza e perciò un dubbio sempre maggiore circa il proprio
posto nell’universo, il significato della propria vita; ed oltre a ciò fa nascere un sentimento sempre
più acuto della propria impotenza e irrilevanza come individuo nei confronti della grandezza del
mondo.
Una volta che siano stati recisi i legami primari, non possono più essere ristabiliti; quando il
paradiso è perduto, l’uomo non può più tornarvi. C’è una sola possibile soluzione produttiva per il
rapporto dell’uomo individualizzato con il mondo: la sua attiva solidarietà con tutti gli uomini e la
sua spontanea attività, l’amore e il lavoro che lo riuniscono di nuovo al mondo, non mediante
legami primari, ma come individuo libero e indipendente.
La struttura della società moderna influisce sull’uomo contemporaneamente in due modi,
egli diviene più indipendente, autosufficiente e critico, e al tempo stesso diventa più isolato, solo e
impaurito. L’uomo pur essendosi sbarazzato dei vecchi nemici della libertà, si trova dinanzi nuovi
nemici di diversa natura; nemici che non sono fondamentalmente costrizioni esterne, ma fattori
interni, che bloccano la piena realizzazione della libertà della personalità. Per fare un esempio
possiamo riflettere sulla libertà di parola che riteniamo un’importante vittoria nella battaglia dalle
vecchie costrizioni, ma l’uomo moderno si trova in una situazione in cui gran parte di ciò che egli
pensa e dice consiste in cose che tutti gli altri pensano e dicono; il problema è egli non ha
acquistato la capacità di pensare originalmente (per originale non s’intende che un’idea non sia
mai stata pensata prima, ma che abbia origine nell’individuo). La libertà non può solo essere vista
in senso quantitativo ma deve essere vista anche in senso qualitativo; non solo dobbiamo
conservare e accrescere la libertà tradizionale, ma dobbiamo conquistare un nuovo tipo di libertà,
che ci consenta di realizzare la nostra personalità individuale, di avere fede in essa e nella vita.
E’ sempre più evidente che la società favorisce la tendenza al conformismo, alla
soppressione dei sentimenti spontanei, e conseguentemente il contrasto allo sviluppo di
un’individualità genuina, comincia prestissimo, si può dire con la prima educazione del bambino.
Nella nostra civiltà troppo spesso l’educazione produce l’eliminazione della spontaneità e la
sostituzione agli atti psichici originali di sentimenti, pensieri e desideri sovraimpressi. Così avviene
per l’ostilità, quanto spesso vengono scoraggiate l’espressioni della rabbia nei bambini, ma lo
stesso processo di censura si può vedere anche per l’espressione delle emozioni in generale. Sin
dall’inizio dell’educazione il pensiero originale è scoraggiato, e nei cervelli degli individui vengono
inculcati pensieri preconfezionati. I bambini molto spesso non vengono presi sul serio, attraverso
atteggiamenti di mancanza di rispetto o di velata degnazione, atteggiamento usato verso tutti
quelli che non hanno potere. Questi atteggiamenti scoraggiano il pensiero indipendente quanto
l’insincerità, tipica dell’adulto nei confronti dei bambini. Per esempio: una mamma chiama il
proprio bambino che sta giocando in riva al mare. La mamma gli dice di venirle vicino e di stare un
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po’ con lei. Poi, quando il bambino si avvicina, la madre si mette a parlare con un’amica e si
dimostra scocciata per la presenza del piccolo. A questo punto, lo invita a tornare a giocare, in
questo modo la madre gli ha passato due messaggi contrastanti: uno gli ha detto di non essere
autonomo e due che non deve starle sempre attaccato alle gonne.
A qualsiasi età è possibile rendere qualcuno vittima di uno o più messaggi incongruenti.
Risulta evidente che chi riceve il doppio legame è una vittima, perché non sa e non può reagire al
messaggio. Resta bloccato, perché se fa, fa male e viene rimproverato, se non fa, disubbidisce ed è
ugualmente rimproverato.
L’uomo vive nell’illusione di sapere ciò che vuole, mentre in realtà vuole ciò che ci si
aspetta che voglia. Nel corso della storia moderna l’autorità della chiesa è stata sostituita da quella
dello stato, quella dello stato dall’autorità della coscienza, e nel nostro tempo quest’ultima è stata
sostituita dall’autorità anonima del senso comune, dell’opinione pubblica e dei media quali
strumenti di conformismo. Essendoci liberati dalle vecchie palesi forme di autorità non ci
rendiamo conto di essere caduti in un nuovo genere di autorità. Nella sostanza l’io dell’individuo è
indebolito, sicché si sente impotente ed estremamente insicuro. Se si deludono le aspettative degli
altri non solo rischiamo la disapprovazione, ma rischiamo di perdere l’identità della nostra
personalità, il che metterebbe in pericolo il nostro equilibrio mentale. Conformandosi alle
aspettative degli altri si riacquista sicurezza, ma rinunciare alla propria spontaneità e
all’individualità significa rinunciare alla vita.
La realizzazione dell’io si compie mediante la realizzazione della personalità totale
dell’uomo, per effetto dell’espressione attiva delle sue possibilità emotive e intellettuali. La libertà
positiva consiste nell’attività spontanea della personalità totale. Un presupposto di questa
spontaneità è l’accettazione della personalità totale, infatti solo se l’uomo è diventato trasparente
nel suo essere e solo se le diverse sfere di vita hanno raggiunto una fondamentale integrazione, è
possibile l’attività spontanea. L’amore come affermazione spontanea degli altri, come unione
dell’individuo con gli altri sulla base della conservazione dell’io individuale è una delle principali
componenti della spontaneità. Ma anche il lavoro come creazione, in cui l’uomo diventa uno con
la natura nell’atto della creazione è un’altra componente della spontaneità. Solo le qualità che
sorgono dalla nostra attività spontanea danno forza all’io e formano pertanto la base della sua
integrità.
Dr.ssa Federica Parri
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