GAZZETTA SABATO 18 OTTOBRE 2014 35 Vie FESTIVAL2014 ■ Testi a cura di Altre Velocità » RUBIERA QUESTA SERA Galeb, Cechov o teatro come utopia Dalla Croazia un'altra occasione per scoprire la ricerca della scena balcanica di Alessandra Cava L'arte della scena è in continuo movimento, e anche i grandi classici del teatro hanno voce per confermarlo. Stasera alle 21 il Teatro Herberia di Rubiera ospiterà lo Zagreb Youth Theater per la messa in scena di “Galeb”. In questa edizione di VIE non è la prima occasione in cui si dà spazio alla ricerca teatrale che viene dalla ex-Jugoslavia: dopo il kosovaro Jeton Neziraj (in scena ancora stasera al Dadà di Castelfranco con “One Flew over the Kosovo Theater”), si resterà all'interno dell' area balcanica con l'atteso ritorno del Belarus Free Theater il prossimo 25 ottobre. “Galeb” è in prima nazionale con questa unica data, una ragione in più per affrettarsi a prenotare un biglietto. Il lavoro si lascia ispirare dal famosissimo “Gabbiano” di Cechov, ed è diretto dal regista bosniaco Bobo Jelcic, uomo di teatro riconosciuto a livello internazionale, da qualche tempo anche in ambito cinematografico. Il suo primo lungometraggio “A stranger”, del 2013, è un'opera delicata sulle separazioni religiose che affliggono il suo paese. “Galeb” non vuol essere l'ennesima messa in scena del testo di Cechov, ma prende forma da esso, ne assume l'energia dei rapporti fra i personaggi e la continua tensione verso il futuro che in cui questi restano paradossalmente intrappolati. Cechov non viene qui interpretato o forzatamente attualizzato, anche se l'attenzione alla realtà non viene mai dimenticata. Dramma dei rapporti mancati, dei desideri che non si estinguono, “Il gabbiano” inscena le vicende di una comunità di persone legate da stretti rapporti di varia natura, i cui slanci risaltano per l'isolamento assoluto in cui pur sempre si esauriscono. Gli amori non ricambiati, le illusioni di svolta, le cadute e i ripiegamenti delle vicende disegna- no il mosaico dell'assurdità quotidiana. “Nuove forme sono necessarie, e se queste mancano, allora è meglio che niente sia necessario” sono le parole che Cechov mette in bocca a Konstantin, giovane regista visionario e tormentato. Il discorso sulla vita umana e sulla natura dell'arte attraversa tutto il dramma, dove la finzione diventa modo per discutere la realtà, e la realtà si fa pericolosa proiettrice di finzione. Il lavoro che Jelcic compie con lo Zagreb Youth Theater tende a rielaborare tutte le qualità del testo, senza costringersi a restituirlo nella sua integralità. Sul palcoscenico quasi spoglio prendono vita abbozzi di personaggi, una farsa fatta di minimi sketch con i tratti di una storia non compiuta, chiusa nella circolarità mai liberatoria caratteristica delle trame cechoviane, che non finiscono mai di parlarci della vita e del nostro tentativo di afferrarla. la recensione La Liddell, eroina maledetta in un mondo di ingiustizie di Angela Sciavilla Una scena di “Galeb” dello Zagreb Youth Theatre Un maledetto viaggio nei meandri della mente umana, oltre i limiti del surreale. Un illuminante percorso tra le più tenebrose mostruosità recondite del genere umano. Si è mostrato senza sconti “You are my destiny” della regista e performer Angélica Liddell ieri sera allo Storchi. Lo spettatore, subito strattonato nel mondo onirico dell'artista catalana, deve fare i conti con una coscienza tormentata dalle tenebre e dal male. La regista denuncia la violenza del mondo esercitandola sulla propria pelle e su quella degli attori, ripercorrendo le sorti della miti- ca Lucrezia che si uccide nell'incapacità di sopportare lo stupro subito. Come una principessa maledetta (vestita con lungo vestito da favola e giacca di pelle) non teme gli eccessi, si fa carico dell'ingiustizia per restituirla alla scena in spasmodiche convulsioni di una trance battuta a ritmo di travolgenti suoni di tamburi. La vita non è gioia, ma un'epifania di perversioni e oscenità, affollata dai mostri che l'uomo genera quando la ragione vacilla. Ambientata in una Venezia tinta di rosso sangue, un coro etereo canta con voci angeliche l’ira divina, fino a quando “il freddo non scenderà su questo inferno”. SHAKESPEARE A VIGNOLA oggi e domani alle passioni Un Macbeth per voce e violoncello Compagnia Carullo-Minasi: una storia sull'amore per la vita Prima assoluta per il nuovo spettacolo di Chiara Guidi “Macbeth” di Chiara Guidi Una chiave di violino per rileggere il Macbeth. Chiara Guidi ricomincia dalla voce per il suo nuovo “Macbeth su Macbeth su Macbeth. Uno studio per la mano sinistra”. In scena questa sera al Teatro Fabbri di Vignola alle ore 20 e domani 19 ottobre alle ore 19, lo spettacolo promette una singolare interpretazione dell'opera shakesperiana. Vocalizzo per vocalizzo il testo si disgrega in parti irriconoscibili per poter dar vita a un'opera nuova. Il suono del violoncello di Franceso Guerri spezza il versi del testo con la stessa potenza con cui l'archetto dello stru- mento diventa un pugnale sferzato verso la parola. Un lavoro sugli oggetti, affidato alla performer Francesca Grilli, che si compone anche di assenza: oggetti invisibili si collocano nello spazio e le sonorità di Giuseppe Ielasi ne tratteggiano le forme, affinché lo spettatore ne possa immaginare l'essenza. Progetto di ricerca di uno dei volti della pluripremiata compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, che affida al suono la costruzione del tempo e dello spazio. Una riscrittura in corso da tre anni, fatta per ripensare la tradizione. (a.s.) La semplicità di due attori su un tappeto a quadri neri e bianchi, la tenerezza di due vite che combattono insieme contro una malattia: tutto questo confluisce in “Due passi sono”, uno spettacolo della compagnia Carullo Minasi che ha iniziato il suo percorso nel 2009. Il progetto mira a una trilogia sull'amore di cui questa pièce è il primo episodio. Partendo dal “Simposio” di Platone, nasce un dialogo contaminato dalle esperienze che Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi (registi e interpreti) vivono quotidianamente. I piccoli corpi degli attori sono in scena stasera (ore 23) e domani 19 ottobre (ore 20) al Teatro delle Passioni di Modena. Il legame forte che unisce gli interpreti caratterizza questo spettacolo vincitore del Premio Scenario per Ustica 2011, Premio In Box 2012 e Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013. Vengono messe in scena due vite che si sovrappongono per creare un unico cammino. Rinchiusi nel loro spazio, si isolano dalla realtà che fa paura, sperando che il senso di inadeguatezza possa sparire e che piccole e grandi felicità tornino a scuotere la loro vita. (a.c.)