la caduta del muro e la riunificazione incompiuta

...Finestra sul mondo
1989-2009: la caduta del muro e la
riunificazione incompiuta
Nicola Pedde
Il 9 novembre del 2009 si sono tenute a Berlino le manifestazioni per commemorare il ventennale dalla caduta del muro, simbolo di divisione tra i blocchi nella
Guerra Fredda, e soprattutto della Germania e dell’Europa.
Alla presenza dei Capi di Stato e di governo europei,
l’abbattimento del muro è stato ricordato con cerimonie
simboliche, ma altamente significative soprattutto per i
tedeschi, per i quali la “cortina di ferro” è stata per lungo
tempo un elemento tangibile e visibile della propria quotidianità.
Le celebrazioni, svoltesi in modo principale sulla Platz
des 18 Maers, sono state precedute dagli interventi
commemorativi del Cancelliere tedesco Angela Merkel,
del borgomastro di Berlino e dei rappresentanti delle 4
potenze occupanti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia
ed URSS) che si erano divisi la Germania (e la stessa
Berlino) in seguito alla resa nazista del 1945.
Il punto su cui ha insistito in modo più incisivo la Merkel
– eletta nuovamente alle elezioni di settembre con la
vittoria dei cristiano democratici della CDU e dei liberali
di Guido Westerwelle – e che ha attirato maggiormente
l’attenzione dei media, è stato quello relativo all’incom-
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piutezza del processo di riunificazione della Germania,
secondo la Merkel ancora ben lontano dal risultato di
una nazione unita ed omogenea.
Non è stato in tono polemico o provocatorio il modo in
cui la Merkel ha voluto ricordare ai tedeschi ed al
mondo la realtà del paese, ma con semplice realismo
ha voluto ricordare quanto ancora lungo sia il cammino
della Germania in direzione dell’obiettivo di una effettiva
unificazione sociale ed economica.
Frutto delle difficoltà di un paese separato per oltre quarant’anni e soggetto all’applicazione di modelli politici,
economici e sociali profondamente differenti tra loro.
È anche stato un modo per ricordare da parte di Angela
Merkel il suo passato e la sua storia, in larga misura
rappresentativo della storia della Germania contemporanea. Nata ad Amburgo ma cresciuta a Templin, nella
ex Germania Est, la Merkel ha conosciuto personalmente le difficoltà e gli stenti della DDR, volendone
quindi testimoniare il ricordo in modo semplice, attento
e ragionato.
Le giustificazioni con cui ha sostenuto il suo intervento
riguardano i parametri economici non troppo rosei dei
Lander orientali: la Merkel ha ricordato che all’Est il
tasso di disoccupazione è il doppio di quello dell’Ovest,
che rimangono ancora differenze strutturali tra le due
parti del Paese e che bisogna risolvere tali problemi
e consentire a tutti i tedeschi condizioni di vita uguali
o paragonabili.
La Germania, ha ricordato il Cancelliere, ha già speso
1.300 miliardi di euro per la riunificazione, ed ha istituito la tassa di solidarietà, un’imposta per finanziare
i costi di ricostruzione della Germania Est dopo la riunificazione.
Ma sussistono ancora problemi non risolti, come la
restituzione dei terreni espropriati dal regime comunista della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) e
non ancora restituiti ai legittimi proprietari, o restituiti
senza congruo risarcimento per i danni ed i mancati
guadagni.
Ed è proprio durante la cerimonia di commemorazione del 9 novembre scorso che il Cancelliere tedesco ha affermato come e quanto la tassa di solidarietà
è per queste motivazioni ancora necessaria.
Anche Thomas De Mazière, Ministro dell’Interno tedesco, è intervenuto nella cerimonia promettendo che
entro dieci anni le condizioni di vita dei tedeschi orientali saranno simili a quelle dei loro concittadini occidentali.
Dimostrando come, di fatto, il problema della riunificazione non compiuta sia quindi essenzialmente un
problema di natura economica, derivante dall’immane
sforzo di riunificare due nazioni profondamente diverse tra loro ed infrastrutturalmente incomparabili.
È dal 1989 che la Germania lotta per completare il
processo di trasformazione dell’economia dei Lander
orientali dalla pianificazione comunista all’economia
di mercato, e ciò non provoca complicazioni solo al
sistema economico tedesco, ma anche più in generale a quello europeo.
La crisi dello SME del 1991-92, quella che ha costretto la lira italiana e la sterlina inglese ad uscire dai
cambi regolati, è riportata in tutti i libri di economia
come esempio degli effetti perversi della riunificazione tedesca: nonostante la crisi economica congiunturale di quegli anni, la Germania tenne alto il
tasso di interesse del marco per favorire l’afflusso di
capitali necessari per la ricostruzione della Germania
Est; il tutto in un periodo in cui i maggiori Paesi europei avevano bisogno di tenere il tasso di interesse
basso per rilanciare le proprie economie.
Ma la riunificazione incompiuta della Germania non è
solo un problema economico.
È anche un problema internazionale, e non tanto per
i rapporti della Germania con i suoi vicini europei od
alleati. La riunificazione della Germania è stata
spesso interpretata come metafora o premessa della
riunificazione europea, sia perché gli avvenimenti che
hanno portato al crollo del blocco sovietico in Europa
orientale sono avvenuti negli stessi anni tra il 1989
ed il 1990; sia perché era proprio il muro di Berlino il
simbolo evidente della divisione europea.
Anche l’Europa oggi ha abbattuto la sua cortina di
ferro da Stettino a Trieste, ed è finalmente unita sotto
l’egida dell’Unione Europea: ma anche qui l’unificazione non è avvenuta sul versante economico, poiché
i problemi economici e di riconversione industriale
hanno impedito lo sviluppo degli Stati dell’Europa
Orientale.
E sono proprio queste disparità economiche gli ostacoli che rallentano il processo di integrazione europea, creando un nuovo muro, non visibile, ma non per
questo meno invalicabile tra le due Europe ancora
esistenti.
Obama, il grande assente di Berlino
Non è passata inosservata l’assenza del presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, alle celebrazioni Berlino. Ufficialmente impossibilitato per presenziare ai
funerali delle vittime di Fort Hood, la mancata partecipazione del presidente ha suscitato polemiche ed
interpretazioni di varia natura.
È stato considerato irriguardoso da parte dei tedeschi,
sebbene la stampa locale abbia saputo trattare l’argomento con estrema cautela, l’aver mancato a
quella che, di fatto, veniva considerata come una celebrazione storica della storia mondiale, e non solo
locale.
Assenza giustificata o meno, il problema con la nuova
amministrazione americana sorge non tanto per la
mancanza ad una cerimonia significativa, quanto perché percepita come fredda nel rapporto transatlantico
e, al contrario, ben più interessata al consolidamento
delle relazioni con l’Oriente e la Cina in particolare.
Sensazione che, a vari livelli, ha provocato e tuttora
provoca in Europa una generalizzata incapacità nel
definire la dimensione delle nuove relazioni con gli
Stati Uniti e, soprattutto, la soluzione delle molteplici
crisi di comune interesse ancora sul tavolo e di impellente soluzione.
Ad impedire fisicamente la partecipazione di Obama
a Berlino, tuttavia, è stato un grave problema di ordine
interno, che rischia di aprire una lacerazione nello storicamente equilibrato rapporto della comunità islamica
nazionale con l’amministrazione e lo Stato, di fatto
ponendo il Presidente di fronte ad un problema di non
modesta portata.
Le critiche, più o meno palesi, espresse da più parti
in Europa, non trovano quindi reale giustificazione ed
anzi ripropongono ancora una volta l’evidenza del
problema di una palese incapacità di analisi sulla politica degli Stati Uniti.
Appare quindi alquanto ingeneroso il termine di comparazione con la storica visita di Kennedy, così i commenti che l’hanno accompagnata.
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