Muro di Berlino Intervista al Dott. Carmelo Salvatore Benfante Picogna* Cosa rappresenta secondo lei la caduta del muro di Berlino? La caduta del muro di Berlino rappresenta nell’immaginario collettivo la fine di un’aberrazione ideologica che per decenni ha segnato in modo dolorosissimo la vita di migliaia di bambini, donne e uomini tedeschi ed europei con ripercussioni in tutto il mondo. Al di là dei fatti storico-politici, sui quali forse, non tutto è stato detto in maniera chiara e completa quello che, ad una osservazione dal punto di vista sociale, psicologico e pedagogico rimane di quei terribili anni, è l’idea di separatezza, l’applicazione forzata, cioè, di una soluzione di continuo a storie familiari, percorsi di crescita umana, professionale, culturale e filosofica di cui la tradizione tedesca, da secoli era intrisa. Questi aspetti in genere sono i meno raccontati perché spesso cedono, o viene loro sottratto, il palcoscenico ai grandi temi di politica macroscopica planetaria. Ma, alla fine, chi si occupa delle singole vite, delle singole storie della varia umanità che costituiscono il tessuto della società? Appunto. Allora come si ricostruisce questo tessuto? Per fortuna, però, il recupero culturale e il ricongiungimento delle pedagogie, delle filosofie, delle arti ecc. tra Est e Ovest, è avvenuto in tempi ragionevolmente accettabili ed è avvenuto prima e meglio negli ambienti educativi, scolastici e scientifici, piuttosto che in quelli politici quasi a voler testimoniare la naturale inclinazione dei territori culturali a superare le drammatiche conseguenze determinate da conflitti, razzismo e agli abissi dove, talvolta, si è trascinato il genere umano. In questi processi di riunificazione delle due o più anime europee, un ruolo fondamentale hanno avuto le politiche educative e scolastiche del Parlamento e della Commissione europei. Basti ricordare i numerosi programmi di mobilità professionale, studentesca, i partneriati che promuovono la conoscenza e la comprensione fra i popoli, le culture, le etnie. Qual è, dunque il valore del ricordo? A fronte di un muro crollato, però, oggi nel mondo molti altri muri resistono e anzi si rinforzano e altri ancora se ne costruiscono. Sono, soprattutto, muri di chiusura, di difesa, simboli, ancora una volta, di separatezza, fenomenologia di una concezione che professa l’esistenza di culture, popoli, idee, propositi egemoni e culture, popoli, idee, propositi subalterni. La contrapposizione, perpetrata quasi sempre in senso unidirezionale, da parte dei primi sui secondi, è alla base di conflitti spesso velati ma talvolta manifesti che impedisce il dialogo, la sintesi, la costruzione di società multilingue, multietniche, multi-…Si ha come l’impressione, oggi, che, piuttosto che fare tesoro delle esperienze pregresse perché alcune di esse mai si debbano potere ripetere, mentre invece già si stanno riproponendo e, anzi, sono già in atto, si preferisca ricordare l’anniversario come un fatto lontano, irripetibile, insomma come se fosse un cimelio. E’ chiaro che fatti epocali debbano essere sempre presenti nella mente dei protagonisti, quale memoria di ciò che hanno vissuto, ma è ancora più importante che a questi, assunto un ruolo di sentinelle, di monito, si accostino fatti attuali. Appare più importante, in altri termini, che la caduta del muro di Berlino, piuttosto che suggerire le tecniche demolitive debba far riflettere sull’ingegneria della non edificabilità di muri. ..e il messaggio che ne deve scaturire? In definitiva, non vanno certamente sminuiti né le conseguenze geopolitiche della caduta del muro di Berlino né tutto il simbolismo che ad esso si suole attribuire. Ma, proprio questo carico di emozioni suscitate, propositi dichiarati, aspettative e speranze immaginate, deve costituire la materia prima di un’industria di trasformazione delle idee che vada, poi, a creare un’adeguata “pedagogia” del postevento in grado di incidere sulla modificabilità dell’uomo. Lo stesso credo si possa dire, ad esempio, del dopo Shoah o Foibe o, più recentemente, del dopo 11 settembre (attacco all’America) e 12 novembre (Nassyria)… V. M. *Coordinatore commissione cultura dell’Associazione Culturale Amici di Serradifalco