2016_12_17 Dramma Popolare presentazione libro Marzio

Presentazione del volume sul Dramma popolare
di Marzio Gabbanini
Palazzo Grifoni – 17 dicembre 2016
 Un volume per fare memoria
Il racconto che ci regala Marzio Gabbanini si colloca in una traccia che ci precede e che ha
accompagnato la vita sociale ed ecclesiale della comunità di San Miniato.
Ricordiamo un po’…
Nella tragica estate del 1944 la guerra aveva distrutto il teatro Verdi, disegnato sulla architettura
della Scala di Milano. Nel 1947 il nuovo teatro furono le piazze di San Miniato e le chiese.
Prendendo spunto dal patrono, San Genesio, martire e mimo, fu messa in scena “La maschera e la
grazia”, rappresentazione della vicenda di San Genesio che sul palcoscenico trova la conversione.
Nel 1948 fu nominato direttore artistico don Giancarlo Ruggini, il quale arricchì, sviluppò e
promosse l’attività di questo istituto per venticinque anni. In quegli anni fu rappresentato anche
“Assassinio nella Cattedrale” di Eliot, con la regia di Strehler affermando il lavoro del Dramma
popolare nel quadro teatrale nazionale.
Da allora una schiera di registi, di livello indiscusso, e di eventi rappresentati si sono succeduto,
fino ai nostri giorni, sempre qualificati per l’originalità e per l’alta dimensione artistica. Si ricordano
rappresentazioni riguardo a Bernanos, Green, Claudel, Silone, Mann, Wojtyla. Non di meno sono
stati gli interpreti: ricordiamo Ernesto Calindri, Rossella Falk, Arnoldo Foà, Carla Fracci, Valeria
Moriconi, Ave Ninchi, Ilaria Occhini, Gianni Santuccio, Giancarlo Sbragia, Mario Scaccia, Aroldo
Tieri, Luigi Vannucchi, Massimo Foschi, Eros Pagni e altri ancora.
Il teatro che nel tempo ha trovato una sempre maggiore e più precisa configurazione si
autodefinisce un teatro “laico, di ispirazione cristiana”. Più propriamente esso appartiene al genere
del “Teatro dello Spirito”, offrendo cioè la proposta di rappresentazioni che si pongono la questione
del senso della vita, anche aprendo e accompagnando domande non sempre di facile
approfondimento e riflessione, con una apertura alla alterità, compresa come una presenza, una voce
di dialogo che aiuta ad andare oltre l’umano, per cogliere il senso profondo dell’essere e
dell’esserci. Non si tratta quindi di un teatro confessionale, ma che si radica nella esperienza
spirituale occidentale e cristiana e che colloca domande e riflessioni all’interno di una cornice
spirituale che aiuta ad andare in profondità della vita e del senso dell’esistere, fino ai temi
riguardanti la perennità della vita stessa.
Nuova tappa ci è data nel 2002 nella trasformazione dell’Istituto del dramma popolare da
Associazione a Fondazione, con la partecipazione della Fondazione Cassa di risparmio di San
Miniato e del Comune di San Miniato, occasione di un nuovo rilancio della vita e della proposta del
Dramma popolare.
Negli ultimi anni, l’ampliarsi della proposta che oltre alla rappresentazione dell’opera maggiore si è
arricchita di eventi collaterali, quali convegni, mostre, spettacoli vari e su nuovi altri palcoscenici,
pure naturali, ha reso la proposta del Dramma popolare un vero festival del teatro di rilievo e livello
nazionale.
Il libro che viene oggi presentato ci regala il racconto di un pezzo di storia del Dramma popolare, il
più recente che ci fa sentire attori vivi di questa avventura, attori coinvolti nel cogliere la ricchezza
della tradizione, attori interessati al futuro della vita e della proposta di questo nobile Istituto.
 La memoria della storia e il racconto del libro di Gabbanini ci indicano le coordinate
necessarie per comprendere la proposta del Dramma popolare e la sua originalità e ricchezza.
Anzitutto il suo nascere dalle macerie della guerra: è il racconto di una comunità viva, desiderosa di
esprimersi, di raccontare e raccontarsi, di agganciarsi alle vicende storiche e al senso e al messaggio
dell’arte, in particolare di quella letteraria e teatrale. Il teatro è il segno di una comunità che vive e
che vuole vivere.
La vicenda del Dramma popolare rimanda poi ad un terreno in cui ci si radica: è, potremmo dire, la
cultura di ispirazione cristiana. Il teatro è portatore di un messaggio: cosa abbiamo da dire? Cosa
abbiamo da trasmettere? Con quali spinte e accenti vogliamo aiutare a riflettere sul senso
dell’esistere? La proposta del Dramma popolare, attingendo dalla ricchezza della produzione
artistica conosciuta, proclama ogni anno un messaggio che ci parla dell’umano e aiuta a
comprendere come anche la lettura cristiana svela il più ampiamente possibile l’umano all’umano.
Ci ricordava il Concilio Vaticano II: “Cristo svela l’uomo all’uomo”. Il teatro del Dramma vuole
parlare dell’uomo, dell’umano e quando lo fa attingendo dalla tradizione cristiana non sta smettendo
di parlarci dell’uomo, ma ce lo presenta, racconta, spiega nel suo progetto più originario ed
autentico.
Il Dramma popolare poi ci presenta una singolare dialettica tra tradizione ed originalità. Si attinge la
proposta da opere scritte, legate anche a autori di particolare rilievo, ma si vuole presentarle nella
originalità della interpretazione o per il fatto che autenticamente si tratta di una “prima”, cioè opere
mai prima rappresentate. In questo modo il Dramma popolare ha l’ambizione non solo di
“rappresentare” l’esistente, ma di promuovere e offrire un prodotto nuovo.
La vicenda storica e anche il racconto del libro che ci è offerto oggi mostra anche il singolare
legame tra autonomia e popolarità del Dramma popolare e dimensione ecclesiale di San Miniato.
Fin dalla presenza di don Ruggini per tanti anni, immaginandolo in qualche modo come il fondatore
dell’Istituto del dramma popolare, fino al legame con i vescovi che si sono succeduto, me
compreso, come racconta Gabbanini, esprime una sinergia e un dialogo vivo tra Istituto e
dimensione ecclesiale che parla non solo delle origini, ma anche della profonda spiritualità della
proposta di oggi.
Un’ultima questione che possiamo rilevare riguarda le forme giuridiche e istituzionali che
configurano l’esistenza dell’Istituto del Dramma popolare. Ricordavamo il suo nascere, poi la
trasformazione del 2002… E’ una realtà in movimento. Le forme giuridiche dicono i vari soggetti
che sostengono, danno vita, promuovono, costituiscono il Dramma popolare. Le forme giuridiche
cambiano nel tempo, a seconda delle opportunità, delle esigenze, delle finalità, dei soggetti
coinvolti, delle possibilità. Sempre però esse esprimono la volontà di più soggetti che intendono far
vivere qualcosa di reale. Attori diversi oggi abitano questa forma giuridica: il Comune di San
Miniato, la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, la Diocesi, altri soggetti ancora che con
modalità diverse dichiarano la volontà che l’Istituto possa esistere, vivere, produrre e vi si
riconoscono nella proposta offerta. La forma giuridica è questione del passato, si tratta di storia, di
scelte compiute e insieme pone oggi la questione della necessità che i soggetti coinvolti, sempre,
trovino le strade possibili e necessarie, talvolta nuove perché il Dramma popolare continui ad
esistere.
 La memoria non è sguardo al solo passato, ma attenzione al presente, volontà di futuro.
Dalle coordinate scoperte si pone la domanda sull’oggi. Come oggi si vivono queste dimensioni?
Quali progetti le accompagnano? Di cosa necessità oggi l’Istituto perché possa continuare la propria
attività secondo quei riferimenti?
Il libro che stiamo presentando ci aiuta a passare dalla memoria all’attualità, al percepire che si
tratta della nostra storia e che anche il suo futuro dipende da noi, da chi è coinvolto, da chi
condivide gli ideali e i valori proposti, da chi pensa di avere qualcosa da dare, da chi è convinto che
attraverso l’arte si promuove e si fa il bene della comunità.
 Il volume
L’autore: Marzio Gabbanini. Personaggio noto di San Miniato e non solo. Ne conosciamo
l’intraprendenza, la capacità di coltivare sogni e proposte, il radicamento nel territorio e nelle
diverse realtà associative e istituzionali, responsabile nell’accompagnare la vita e la proposta di uno
storico Istituto come è il Dramma popolare, con l’attenzione a collocarsi nel solco della tradizione e
col coraggio di proposte anche innovative. Ci complimentiamo con lui non solo per quanto racconta
qui, scrivendo, ma per come ha condotto la vita e la proposta dell’Istituto del Dramma popolare.
Il volume ci prende per mano e ci fa camminare nella storia di questi anni: la scoperta dei
sentimenti e dei pensieri del nuovo presidente, il mondo di legami e di relazioni in cui si inseriva, le
fotografie delle diverse rappresentazioni di questi anni, insieme alle altre, tante, iniziative, dai
venerdì del dramma, alle mostre…
Particolare menzione viene riservata alla rappresentazione de “Il mio Gesù” di Beppe Dati, nel
2014; un’opera che quasi a modo di sintesi rappresentava il senso più autentico della proposta del
Dramma popolare come Teatro dello Spirito.
Arrivando alle celebrazioni di questo anno, con l’anniversario dei settanta anni del Dramma
popolare. Il 13 febbraio scorso è stato consegnato al Presidente Marzio Gabbanini, a Firenze, il
Gonfalone d’Argento, massima onoreficenza del Consiglio Regionale della Toscana. Giungendo
così all’ultima rappresentazione, “Il martirio del Pastore”, egregia rappresentazione della vicenda
umana e cristiana del vescovo Oscar Romero, Martire. Degna di memoria è ancora la
rappresentazione, nella Cattedrale, nella scorsa quaresima, della Via Crucis di Beppe Dati.
L’autore del volume, nel fare memoria e raccontare, non dimentica certo di presentare e ringraziare
l’attuale direttore artistico, don Piero Ciardella. A lui si deve l’originalità e l’attualità delle proposte,
la progettualità e la cura nella realizzazione. A lui va anche il nostro plauso e il nostro
ringraziamento.
 Un’ultima immagine: la piazza.
Ho per la prima volta quest’anno partecipato alla Prima nella piazza del Duomo. Un evento davvero
singolare, un palcoscenico dalla cornice unica. Il teatro nella piazza. Mi pare questa una immagine
molto evocativa che vorrei, in conclusione raccogliere.
Il teatro nella piazza mi pare significhi un teatro che si apre, che va incontro, che invita, “in uscita”
per dirla con papa Francesco. In questo modo si vuole mostrare che la rappresentazione è un
messaggio consegnato allo spettatore perché lui rifletta, ne faccia tesoro e lo trasformi in azione. E’
un teatro che parla, dialoga, entra in contatto, cerca l’incontro, arricchisce. Allo stesso tempo la
piazza dice incontro, scenografia nella quale tutti sono protagonisti. E’ il teatro che invita ad andare
sul palcoscenico, non per essere delle maschere, pericolo sempre incombente, ma per rappresentare
la nostra vita, assumerla come il dono che ci è dato da vivere e non temere di raccontarci. La nostra
vita ha tanto da dare e da dire. Il teatro nella piazza, un teatro aperto fa di tutti noi gli attori, non
solo di un palcoscenico, ma della vita, la nostra esistenza, nella quale ci è chiesta l’autenticità, la
coerenza, il volto non mascherato, ma che parla di noi e della nostra vita. Ricordiamo le parole di
Gesù: “Guai a voi ipocriti…”, appunto, coloro che della vita facevano una rappresentazione teatrale,
non vera. Il Dramma popolare ci invita, sulla piazza, a raccontare la vita e a metterci in relazione,
attenti all’altro e all’altra, nella verità e nella carità.
Il teatro nella piazza ha qualcosa d’altro da regalarci, però; o meglio da regalare a chi ci visita. Il
teatro in piazza è un biglietto da visita consegnato ai tanti che nei giorni del festival arrivano a San
Miniato per assistere allo spettacolo. Il teatro si offre, in questa bella cornice della piazza del
Duomo, come spazio di accoglienza, di incontro, di ospitalità di chi vuole visitarci e sostare con noi.
E si racconta così che abbiamo da dare a chi arriva qualcosa di prezioso, una qualità di vita e di
senso. Il Dramma popolare stimola ad avere consapevolezza che abbiamo da dare, da raccontare,
che possiamo ospitare e condividere e che desideriamo per altri una vita bella, di qualità.
 Il libro non è finito…
E’ la storia che prosegue e che auguriamo fedele alla propria tradizione, capace di offrire proposte
di qualità, autentici messaggi di alto spessore umano e spirituale; viva per il coinvolgimento di tanti
attori, protagonisti della vita di questo Istituto; realtà vivace e singolare, preziosa e artistica che
racconta la bellezza della gente e della comunità di San Miniato.