Il vampiro di Baudelaire

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Ho trovato in un sito poesia e commento. Se trovi un altro commento per me va bene lo stesso
Il Vampiro
Tu che t'insinuasti come una lama
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare, folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato; come alla bottiglia
L'ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l'ostinato
Giocatore, - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M'han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! - una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
Tu faresti rivivere il cadavere
Del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
Charles Baudelaire Baudelaire parla di questa donna (si riferisce all’attrice Duval) come una
dipendenza, la odia però la vuole con sé. Lui sta male perché non trova la soluzione: non ha pace
perché senza di lei starebbe peggio. Con la personificazione del veleno e della spada, che gli voltano
le spalle, ha il pensiero di uccidere se stesso o di uccidere lei ma, anche se la uccidesse, dato che è un
vampiro, quando Baudelaire la bacerebbe, lei si risveglierebbe. In conclusione è come se lui provasse
questa sofferenza piacevole perché senza, starebbe ancora peggio. Ci sono molte similitudini
riguardo sia lei che lui.
La donna per Baudelaire è una femmina perversa che si accosta alla figura del vampiro. L’eros non è
quasi mai capace di distaccare estasi e disprezzo e l’artista trova la donna tanto più seducente
quanto più ripugnante, bisognosa di trovare vittime ogni giorno.
La poesia “Il vampiro” non è come tanti credono un pregiudizio nei confronti dell’amore; codesta
poesia nel suo modo speciale vuole esprimere il suo rammarico nei confronti di una fanciulla, non
con parole di tristezza, ma con l’orrore più assoluto.
L’estremo amore, quando non corrisposto ma soltanto illuso da baci affettuosi e incantevole gesta,
ammalia anche l’uomo pìù cupo; immaginate allora l’uomo cupo sfruttato per sesso!
Baudelaire s’innamora di una donna “maliziosa” che desidera solo il suo piacere, diventa come
ossessionato di lei, piuttosto di deludere i suoi sentimenti preferisce diventare schiavo del suo cuore
bruto, cuore che batte tutt’oggi solo per la bella.
Non bisogna pensare male della persona che in preda alla frenesia preferisce allearsi con le forze
occulte del piacere, quelle forze che la sua donna amata a stento gli fece conoscere dopo l’addio.
Il rinnego di Dio non è un atto tragico per Baudelaire, ma un avvicinamento alla morte, alla
sofferenza più elevata, perché illude doppiamente i suoi “Paradisi artificiali” i suoi pensieri di rifugio.
In seguito tentò molte volte il suicidio ma dopo ripensamenti e sconfitte si rassegnò alla sua vita
fatta solo di torture psicologiche e tormenti
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