Dal Vangelo secondo Luca (6,39-49)

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Dal Vangelo secondo Luca (6,39-49)
Disse loro anche una parabola: «Puo forse un cieco guidare un
altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non e
piu del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sara come il suo
maestro.
Perche guardi la pagliuzza che e nell'occhio del tuo fratello e non ti
accorgi della trave che e nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello:
«Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che e nel tuo occhio», mentre tu
stesso non vedi la trave che e nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la
trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza
dall'occhio del tuo fratello.
Non vi e albero buono che produca un frutto cattivo, ne vi e d'altronde albero cattivo che produca
un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, ne si
vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime cio che dal cuore sovrabbonda.
Perche mi invocate: «Signore, Signore!» e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le
mie parole e le mette in pratica, vi mostrero a chi e simile: e simile a un uomo che, costruendo una casa,
ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella
casa, ma non riuscì a smuoverla perche era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, e
simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollo; e la distruzione di quella casa fu grande».
...per prenderti cura del germoglio di vita nuova,
della sua Parola in te, in famiglia, in fraternità…
↻ Dopo il grande discorso delle beatitudini, dell’amore ai nemici, della misericordia come misura alta
della vita (cf. Lc 6,20-38/Già germoglià 12-nov. 2016), Gesu si accorge che i discepoli probabilmente non
hanno capito nulla. Come sempre d’altronde… Quindi prova con alcune immagini e paragoni della vita
concreta ad aiutarli ad entrare nel cuore del Vangelo che ha loro annunciato: «Puo forse un cieco guidàre
un àltro cieco? Non càdrànno tutti e due nel fosso?». Un immagine un po’ buffa ma eloquente. Voi siete così.
Le vostre logiche vi fanno procedere a tentoni: barcollando, rovinando e portando in basso anche altri. La
cecita sta tutta nel presumere di sapere. Mentre invece siete ciechi. Va da se che il malato per curarsi prima di tutto dovrebbe accorgersi di essere tale.
↻ La prima immagine e paradossale: uno con una trave in un occhio che tenta di togliere la pagliuzza
nell’occhio del fratello. Impossibile. Primo perche non vede. Lo sguardo e ingombrato da idee, pregiudizi,
ovvieta, tradizioni, interessi, … Secondo perche una trave e misura di distanza: se anche ti volessi avvicinare per aiutare tuo fratello a liberarsi dalle sue ombre, la trave in mezzo non lo permetterebbe. Togliere
la trave significa togliere la distanza di sicurezza, comprometterti, entrare nella vita dell’altro, sentirne il
fiato, il pianto, il sudore, il bisbiglio,… allora sì che potrai essere a tua volta un Goel, un liberatore. Cristo
sulla trave si e fatto inchiodare, annullando così per sempre le distanze...
↻ La seconda immagine invece e quasi ovvia. Eppure per sapere se un frutto e dolce o amaro, buono o
velenoso, bisogna assaggiarlo. Non basta guardarlo, annusarlo, pesarlo: bisogna che diventi una cosa sola
con noi. Da lontano non si comprende nulla. Bisogna anche in questo caso azzerare le distanze, prendere
dentro, impastarsi. Solo allora potremo esprimere un giudizio. Ed e interessante vedere come il bene viene dal cuore sempre. Non dipende dalle circostanze, dal fatto che fuori piove. Dipende da che tempo fa
dentro, in fondo all’anima, la dove i nostri pensieri e sentimenti si nutrono.
↻ La terza immagine e quasi ridicola. Chi potrebbe essere tanto sprovveduto da costruire una casa
sull’argilla e senza scavare le fondamenta? Forse chi non costruisce per se, chi non ha a cuore le vite di
coloro che abiteranno in quella casa. Come quei costruttori che in Irpinia, all’Aquila, ad Amatrice, a Norcia hanno costruito con cemento depotenziato, senza scavare fondamenta, senza mettere anima di metallo nei pilastri. Tanto non ci avrebbero abitato loro con le loro famiglie. Infatti sono morti altri. Ascoltare e
questione di vita o di morte. La vita e la morte di altri, che non possono starci meno a cuore di noi stessi.
Per approfondire… se vuoi!
La bocca è come l’orlo di un’anfora. Da essa trabocca cio di cui il cuore e pieno. Se e
pieno di bene, ne esce il bene. Se e gonfio di malvagita, ne esce il male. Come e possibile questa ambivalenza?
Il cuore e un luogo teologico, e “il qui e l’ora” dove Dio e l’uomo si incontrano. Se dunque nel
cuore non ci incontriamo con Dio, significa che frequentiamo altre compagnie.
Possiamo chiederci come i servi della parabola di Mt 13, 24-30 che vedono il campo di grano
infestato dall’erba cattiva: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Come mai e apparsa la zizzania?». Possiamo cioe sospettare o incolpare Dio stesso della misera condizione nella
quale e sprofondato il nostro cuore.
Prendercela con Lui o con qualcun altro non servirebbe a nulla. Siamo nel tempo dell’avvento,
tempo di silenzio, di attesa, opportunita vera per rientrare in noi stessi, senza presumere di sapere,
di capire. Credo che abbiamo tutti un desiderio e un bisogno grande di incontrare Lui. Proprio Lui.
Ascoltarlo, parlargli, lasciare che riempia di nuovo tutti gli spazi del nostro cuore, che lo risani, lo ringiovanisca, gli soffi dentro ancora una volta. Abbiamo bisogno di pregare, di stare con Lui nel
cuore.
Metti un cherubino con la spada di fuoco alla porta del cuore , perche vi entri
Dio solo e Lui possa dimorare in te e tu in Lui. E così dimorerai in tutti coloro che ami e nella Chiesa
intera. E avrai pace.
Ti svelo un segreto: il nome del cherubino con la spada di fuoco è “Carità”.
Estratto da L’arte di purificare il cuore di T. Spidlìk (Lipa, Roma 1999)
COME CI POSSIAMO RENDERE CONTO DELLO STATO DEL CUORE?
Ciò costituisce un problema antico e sempre attuale. I libri morali ci aiutano a distinguere i singoli atti e possiamo quindi giudicare il loro valore: rubare è male, fare l'elemosina è bene, ecc.
Un confessore, anche se lo vediamo per la prima volta, può dirci, giudicando secondo i criteri tradizionali, se in un caso concreto abbiamo agito bene o male. Tace però, quando gli rivolgo la domanda: «Come sono io agli occhi di Dio? Quale è il mio stato
davanti all'eternità?».
Il cuore resta un mistero, è la parte nascosta dell'uomo, quella che Dio solo conosce. D'altra parte, anche l'uomo deve conoscere se stesso, misurare il suo progresso nella vita spirituale.
Può farlo, gli autori ci assicurano che l'anima è presente a se stessa e l'uomo, a seconda del grado della propria innocenza, della limpidezza interiore, ha un'intuizione diretta di sè.
Secondo Teofane il Recluso, la nozione di cuore include questa forma di conoscenza integrale e intuitiva di sé. Si tratta dei "sentimenti del cuore". «La funzione del cuore consiste nel sentire tutto ciò che tocca la nostra persona».
Evidentemente, non tutti i "sentimenti" hanno lo stesso valore. La loro infallibilità e
la loro utilità per la vita spirituale dipenderanno dalla purezza del cuore stesso.
Dato che il cuore puro è quello che ama, scrive giustamente un autore orientale
recente, è profetica rispetto ad ogni intellettualismo moderno, questa espressione di
Leonardo da Vinci: «Un grande amore è figlio di una grande conoscenza», uno ama il
bello che ha conosciuto. Eppure noi cristiani possiamo dire il contrario: «Una grande conoscenza è figlia di un grande amore». «Dio è amore» (1Gv 4,8).
Senza la carità è quindi impossibile conoscerlo.
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