1.2014
GENNAIO
Spettacoli
- FEBBRAIO 2014. ANNO XVIII N. 3
Passo
pag
9
Bestie rare
pag 11
Aquiloni
pag 13
Il discorso del Re
pag 15
Molly
pag 17
L’Eremita contemporaneo
pag 19
Journal d’un Corps
pag 21
Double Points: Verdi
pag 23
Trittico beckettiano
pag 25
La narratrice di film
pag 27
Antonio e Cleopatra
pag 29
Faden Kele
pag 31
Altri eventi: Sardegna CHI-AMA Bologna
pag 33
Laboratori teatrali
pag 34
Scuola & Teatro
pag 35
Informazioni biglietteria
pag 36
Arena Social
pag 37
Formazione
Informazioni
DIRETTORE RESPONSABILE: BRUNO DAMINI
IN REDAZIONE: DONATELLA FRANZONI, FRANCESCA FERRI,
GIACOMO GIUGGIOLI, TOMMASO SIMILI
LE FOTO DI SCENA DEGLI SPETTACOLI PRODOTTI
DALL’ARENA DEL SOLE – TEATRO STABILE DI BOLOGNA
SONO DI RAFFAELLA CAVALIERI E LUCA SGAMELLOTTI
DIREZIONE E REDAZIONE: VIA INDIPENDENZA, 44
40121 BOLOGNA - TEL. 051.2910.911
WWW.ARENADELSOLE.IT [email protected]
IN COPERTINA:
DANIEL PENNAC IN “JOURNAL D’UN CORPS”
AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI BOLOGNA
N. 6393 DEL 26.01.1995
28 e 29 gennaio SALA INTERACTION
Passo coreografia Ambra Senatore in collaborazione con Caterina Basso, Claudia Catarzi,
Matteo Ceccarelli, Elisa Ferrari, Tommaso Monza - luci Fausto Bonvini - musiche Brian Bellott e Andrea Gattico • una produzione ALDES, FONDAZIONE MUSICA PER ROMA, CHATEAU ROUGE - ANNEMASSE, ESPACE
MALRAUX SCÈNE NATIONALE DE CHAMBÉRY ET DE LA SAVOIE – CARTA BIANCA PROGRAMME ALCOTRA – COOPÉRATION FRANCE / ITALIE, LE POLARIS DE CORBAS, EDA, FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI, FESTIVAL INTERPLAY - TORINO
ore 21.30
spettacolo presentato in collaborazione con
ATERDANZA
Spettacolo compreso negli abbonamenti
Interazioni Contemporanee
Danza
Danzando sulla vita
Giovane talento della danza contemporanea, con Passo, spettacolo vincitore del
Premio Equilibrio 2009 della Fondazione
Musica per Roma, Ambra Senatore muove
dall’osservazione fisica di semplici eventi
consueti, già sviluppata nelle sue creazioni
precedenti, giungendo alla scrittura di partiture di azioni che spostano il punto di vista
sulla realtà con una vena umoristica e surreale, spesso con una critica sottile e tagliente. Ruotando intorno al rapporto tra
realtà e finzione, viene evocata con grande
ironia la vita per frammenti, esplicitando il
gioco della rappresentazione teatrale e interrogandosi sulla natura stessa della forma
spettacolo. Alle dinamiche di movimento
coreografate, i danzatori, allo stesso tempo
disarmati e costruiti, fondono elementi teatrali e pennellate di gesti quotidiani, nella
costruzione di una drammaturgia che crea
una complicità con lo spettatore tramite una
danza dinamica e tinta di ironia giocosa,
squarciata, a tratti, da tocchi di esistenza
anche dai toni più scuri. Si ride senza sapere esattamente perché.
Coreografa e performer attiva tra Italia e
Francia, Ambra Senatore, formatasi con
Raffaella Giordano, Carolyn Carlson, Dominique Dupuy, Jean Cébron, Malou Airaudo, Bill T. Jones, Ivan Wolf, Nigel
Charnock, Karin Waehner, Michele Abbondanza, Antonella Bertoni e Roberto
Castello, ha lavorato, tra gli altri, con
Giorgio Rossi, Jean-Claude Gallotta, Georges Lavaudant, Marco Baliani. È tra i coreografi associati della compagnia Aldes
diretta da Roberto Castello.
ph Oreste Testa
«Passo – scrive nella presentazione allo
spettacolo – ruota intorno a due macroquestioni: da un lato il rapporto tra realtà e finzione, il limite tra il dentro e il fuori della
scrittura scenica, tra partitura e imprevisto;
dall’altro la relazione, il rapporto tra individuo e collettività. Giochiamo con la finzione
teatrale e con la variazione inaspettata e
continua del senso: l’inattesa deviazione
della percezione è una componente del
gioco teatrale e di fatto, anche la vita pone
di fronte al continuo trasformarsi del senso
di quello che incontriamo, chiedendoci elasticità, capacità critica e allenamento al
dubbio, alla messa in discussione».
9
dal 28 al 31 gennaio TEATRO DELLE MOLINE
Bestie rare
SEMI-DRAMMA IN LINGUA CALABRA
scritto e interpretato da Angelo Colosimo
regia Roberto Turchetta
11
ore 21.15
Il monologo
di Angelo Colosimo
Il monologo racconta la storia di un bambino che si trova catapultato in una situazione
paradossale.
Da una semplice marachella dai risvolti tragi-comici, emerge un substrato culturale
cinico e spietato di un piccolo paesello della
Calabria, pronto a giudicare e condannare
senza remore anche se l’ imputato del “tribunale popolare” è poco più di un bambino. Quello che all’inizio può sembrare un
semplice gioco “pericoloso” da ragazzini,
fatto per ammazzare il tempo, si rivelerà un
gesto calcolato di vendetta. Una vendetta
dovuta a soprusi, stupri e storie di pedofilia
consumate da un Prete, uomo apparentemente virtuoso e rispettato dalla comunità,
che servendosi di persone con disturbi mentali, adesca bambini per i suoi giochi viziosi.
La regia
di Roberto Turchetta
Le bestie rare erano quegli animali che un
tempo i girovaghi esibivano proprio perché
rari, esotici, provenienti da zone lontane.
Come una tigre, un coccodrillo, una scimmia
è per me questo testo, appunto. Qualcosa
che m’affascina proprio per la sua estraneità
quasi preistorica, per il suo dis-ordine misterioso. La lingua di Bestie rare racconta un
modo di vivere in via d’estinzione, una cultura secolare meridionale che Angelo Colosimo ha incamerato durante la sua infanzia e
che esplode qui dischiudendo tutti i suoi luo-
ghi comuni, le sue gergalità, i suoi modi
prosaici e poetici. Il testo è così affollato di
metafore, così spalancato alle immagini vive che, da regista, mi son messo a fare
semplicemente un po’ d’ordine qua e là,
lasciando che le parole facessero tutti gli
incantesimi del caso. L’idea di regia, che il
testo ha naturalmente ispirato, è quella del
dromos, del corridoio. In questo caso, un
corridoio circolare. Quindi un circo,
un’arena dove dilagherà, spontanea come
le mimose a primavera, la comunità intera
d’un paese di Calabria, ritrovandosi a compiere un antico rito di catarsi; un piccolo
Colosseo dove a fare giustizia non sarà mai
la verità ma la voglia di violenza che ogni
comunità crea, quasi per natura.
dal 30 gennaio al 2 febbraio SALA GRANDE
Aquiloni due tempi di Paolo Poli liberamente tratti da Giovanni Pascoli
con Paolo Poli e con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini,
Giovanni Siniscalco - regia Paolo Poli - scene Emanuele Luzzati costumi Santuzza Calì
musiche Jacqueline Perrotin - coreografie Claudia Lawrence
PRODUZIONI TEATRALI PAOLO POLI - ASSOCIAZIONE CULTURALE
ore 21
domenica ore 16
Spettacolo compreso negli abbonamenti:
InterAction
Domenica Teatro
Paolo Poli (ph Fiorenzo Niccoli)
Il fanciullino di Paolo Poli
Gli aquiloni come allegoria del comporre
poetico, giocattolo antico preindustriale
che affettuosamente Paolo Poli accosta a
Giovanni Pascoli, autore la cui produzione ha nutrito la scuola italiana fino alla
metà del 900.
A cominciare da Benedetto Croce, la critica letteraria ne ha privilegiato le rime
giovanili, Gianfranco Contini elogiato il
plurilinguismo, Pasolini rivelato la dicotomia psicologica, fino a Luigi Baldacci
che ne ha curato la ricca antologia.
Partendo da Myricae e dai Poemetti, Poli
evoca la magia memoriale e la saldezza
linguistica nelle figure contadine di un'Italia ancora gergale, attraverso i floreali
motivi musicali della Belle Époque, che
accompagnano gli spettatori nel ricordo
del volgere del secolo.
Le scene sono sempre del grande Emanuele Luzzati, i costumi di Santuzza Calì,
le musiche di Jacqueline Perrotin e le coreografie di Claudia Lawrence. Accanto a
Paolo Poli quattro attori di vaglia e uno
staff tecnico di prim'ordine.
la testa. Anzi, le scoperte più importanti le
raggiunge dopo i sessant’anni. Galileo vive
quattrocento anni prima di noi, in un’epoca
governata da certezze e rigidità di pensiero,
ma alcuni elementi tornano oggi a riaprire
il confronto con quel passato. Questo spettacolo non approfondisce la tradizionale
dialettica fede-ragione, che ha segnato la
storia dello scienziato e del Seicento, ma
piuttosto indaga sulla discussione a tre fra
fede, ragione e superstizione. In fin dei conti, giocare al lotto è più facile che pensare o
guadagnarsi il paradiso onestamente, anche se il calcolo delle probabilità non dovrebbe indurre nessuno a giocarci.
13
dal 6 al 9 febbraio SALA GRANDE
Il discorso del Re di David Seidler - traduzione Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi, Filippo Dini - regia Luca Barbareschi - con Astrid Meloni, Chiara Claudi,
Roberto Mantovani, Ruggero Cara, Mauro Santopietro, Giancarlo Previati
scene Massimiliano Nocente - costumista Andrea Viotti - light designer Iuraj Saleri
musiche originali Marco Zurzolo • CASANOVA MULTIMEDIA
ore 21
domenica ore 16
Un inno alla voce e alle parole
di Luca Barbareschi
La vicenda è ambientata nel XX secolo
quando i mezzi di comunicazione di massa
assumevano un’importanza capitale per il
vivere quotidiano del cittadino, quando poche parole del Re via radio potevano donare un briciolo di rassicurazione alla povera
gente, specie durante i conflitti bellici. Tutta
la vicenda è costituita da una incessante
partitura dialettica che ricorda la necessità
di adoperare le giuste parole da parte del
potere, e forse proprio in questa epoca storica è una lezione che andrebbe ripetuta
sovente, anche perché una storia acquista
maggior valore se tramandata ai posteri
attraverso un persuasivo impianto oratorio.
La commedia è ambientata in una Londra
surreale, a cavallo tra gli anni 20 e 30, ed è
centrata sulle vicende di Albert, secondogenito balbuziente del Re Giorgio V. Si parte
dai fatti storici per addentrarsi in un dramma personale, senza abbandonare mai la
Storia, che non è fondale sottofondo ma è
presenza imprescindibile di ogni istante della commedia al fianco dei protagonisti. Recentemente ne è stato fatto un film di grande successo pluripremiato con gli Oscar ma
in origine nasce come testo teatrale.
Il discorso del Re sfrutta l’aspetto psicofisico
della disarticolazione verbale per raccontare il rapporto tra il Paese colono e l’Impero
per cui sacrifica i propri figli in guerra e dimostra come aneddoti nascosti nelle pieghe
della Storia possano elevarsi alla potenza
dell’epica, se narrati con perizia e ritmo. Il
merito è dello sceneggiatore David Seidler
(Tucker. Un uomo e il suo sogno di Francis
Spettacolo compreso negli abbonamenti:
InterAction
Domenica Teatro
Luca Barbareschi, Filippo Dini (ph Bepi Caroli)
Ford Coppola), che nella sua vita ha sofferto di balbuzie.
Una commedia umana, sempre in perfetto
equilibrio tra toni drammatici e leggerezze,
ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a
tratti molto commovente, ma capace anche
di far ridere. Non di risate grasse o prevedibili, ma di risate che nascono dal cervello
e si trasmettono al cuore. Così come le lacrime non nascono da un intento ricattatorio ma dall’empatia, da una condivisione
sentimentale di difficoltà umane.
15
7 e 8 febbraio SALA INTERACTION
Molly
da Ulisse di James Joyce - traduzione Gianni Celati - adattamento Chiara Caselli
con Chiara Caselli - messa in scena Maurizio Panici - scena e costumi Barbara Bessi
luci Roberto Rocca • AR.TÈ - TEATRO STABILE D’INNOVAZIONE
in collaborazione con SPOLETO55 FESTIVAL DEI 2MONDI
ore 21.30
Spettacolo compreso nell’abbonamento
Interazioni Contemporanee
Un flusso di coscienza in scena
Chiara Caselli (ph Massimo Achilli)
Molly è flusso di coscienza, è materia viva e
palpabile che ha bisogno di un’attrice in
grado di restituire con assoluta naturalezza
tutte le infinite sfumature di un pensiero libero e semplice. Ma Molly è anche corpo
d’attore che si mostra e si espone nella sua
intimità, costringendo gli spettatori a partecipare a questo rito così privato e impudico,
ma così tenero e leggero, tanto da sentirsi
forse inadeguati a cogliere quel mare di tenerezza offerta nella efficace e potente lingua di Joyce. Chiara Caselli ci offre tutte le
sfumature della protagonista in una partitura perfetta, dove la parola si fa suono e il
corpo diventa strumento emotivo in grado
di restituirci ogni piccolo sussulto interiore.
Maurizio Panici
Ricordo il mio primo incontro con Molly. Era
Piera degli Esposti. E ricordo mia madre,
preoccupata che io capissi. Capivo, eccome.
Era bellissimo, e semplice, e naturale. E forse devo anche a quella Molly l’essere diventata attrice. Oggi, quando ho ripreso il testo
per affrontarlo/incontrarlo da sola, semplice
non mi è parso più. È stato difficile entrare
nella matassa di un pensiero altrui. Ancor
più difficile farla mia. Ma è alla stessa impressione di “naturale” provata al mio incontro con Molly che miro. Naturale nel
senso biologico del termine. Se stai in silenzio un minuto, anche un minuto soltanto e
osservi il tuo pensiero, vedrai come tutto sta
insieme, il ricordo carnale dell’amore fatto
la notte prima, le tette che il tuo amante ha
succhiato, il latte che manca nel frigorifero
che, ah, bisogna sbrinarlo, che altrimenti si
rompe, e i soldi, adesso non ci sono, quello
mi deve ancora pagare… Passato, presente,
futuro, tutto insieme per associazioni di
immagini e sensazioni, senza quel legame
logico che si struttura con ordine solo
quando quel pensiero lo devi spiegare, ad
altri o a te stesso. Così è il monologo di Joyce nella mia intenzione, quanto di più vicino alla rappresentazione del funzionamento del nostro pensiero, è un tuffo vertiginoso, nella mente, nel cuore e nella carne di
Molly, che porta dentro di sé l’Umanità tutta, miseria e nobiltà, e sogni.
Chiara Caselli
17
dal 12 al 15 febbraio TEATRO DELLE MOLINE
L’Eremita contemporaneo - Made in ILVA
composizione drammaturgica originale di Anna Dora Dorno sulle testimonianze di operai dell'ILVA di Taranto
con Nicola Pianzola - musiche, canti originali e voce Anna Dora Dorno - esecuzione musicale
dal vivo Alessandro Petrillo - regia Anna Dora Dorno - oggetti di scena Nicoletta Casali
scene e disegno luci Anna Dora Dorno - video Nicola Pianzola • INSTABILI VAGANTI
ore 21.15
Nicola Pianzola (ph Francesca Pianzola)
Voci dalla fabbrica
di Instabili Vaganti
L’Eremita contemporaneo trae ispirazione
dal diario di un operaio dell’ILVA di Taranto
e dalle testimonianze di alcuni operai, intervistati dalla compagnia che lavorano nella stessa fabbrica. La trasposizione artistica
fa riferimento alla vicenda reale della acciaieria più grande d’Europa che condiziona la
vita dell’intera città di Taranto e dei suoi
lavoratori intrappolati tra il desiderio di evadere e fuggire dalla gabbia d’acciaio incandescente e la necessità di continuare a
lavorare per la sopravvivenza quotidiana in
quell’inferno di morti sul lavoro e danni
ambientali. Lo spettacolo è il frutto di un
accurato lavoro di ricerca e di sperimentazione fisica e vocale sul rapporto tra organicità del corpo e inorganicità delle azioni legate al lavoro in fabbrica attraverso il quale
emerge una critica all’alienante sistema di
produzione contemporaneo che trasforma
l’essere umano in una macchina artificiale,
un corpo allo spasmo che si muove per reagire al processo di “brutalizzazione” imposto dalla società. L’attore spinge il proprio corpo all’estremo attraverso funamboliche sospensioni, azioni acrobatiche e ripetitive, interagendo continuamente con suoni
che diventano ritmi ossessivi e che si trasformano in musiche eseguite dal vivo, in
cui le note si intrecciano col canto di una
voce femminile che gli ordina “Lavora! Produci! Agisci! Crea!” Egli pone il suo rifugio
in una scena composta da strutture metalliche, resa cangiante dall’uso di video‐proiezioni che rievocano il contesto della
fabbrica, delle numerose fabbriche che ancora esistono come fantasmi di un’epoca
un’epoca moderna ormai trascorsa. Immagini e suoni popolano i suoi sogni, come
residui archeologici che si trascinano ancora in vita, come agonizzanti, nella memoria
e nei ricordi ossessivi di chi ancora oggi lavora in simili luoghi. Egli attraversa questa
sorta di inferno contemporaneo, fatto di
ritmi alienanti e spazi distorti, giungendo a
spogliarsi della propria identità e ad indossare una maschera anonima, senza volto,
per difendere l’essenza del proprio animo.
L’eremita contemporaneo insegue una salvezza impossibile, nel tentativo di sentire la
propria carne calda, il proprio vivere organico, in contrapposizione al ferro‐freddo, al
processo di inorganicità al quale ci spingono le regole di produzione dell’attuale sistema sociale, reprimendo la libertà creativa dell’uomo e dell’artista.
19
dal 14 al 16 febbraio SALA GRANDE
Journal d'un Corps / Storia di un corpo
di e con Daniel Pennac - regia Clara Bauer - scene, luci e costumi Oria Puppo - animazione video
Johan Lescure - musiche Jean‐Jacques Lemêtre - produttore delegato per l’Italia Roberto Roberto
per Laila srl in collaborazione con Il Funaro • C.I.C.T. / THÉÂTRE DES BOUFFES DU NORD
in coproduzione con LES THÉÂTRES DE LA VILLE DE LUXEMBOURG
ore 21 - domenica ore 16
Spettacolo in francese con sovratitoli in italiano
Dai 12 agli 87 anni un uomo tiene il diario
del suo corpo o, più esattamente, il diario
delle sorprese che il suo corpo fa alla sua
mente. Daniel Pennac interpreta il suo romanzo Journal d’un Corps, pubblicato da
Feltrinelli con il titolo Storia di un corpo.
Spettacolo compreso nell’abbonamento
Interazioni Contemporanee
In opzione nell’abbonamento InterAction
Daniel Pennac (ph Pascal Victor)
A proposito di Journal d’un corps
Mercoledì 18 novembre 1936
Voglio scrivere il diario del mio corpo perché tutti parlano d’altro.
(13 anni, 1 mese, 8 giorni)
Dai dodici agli ottantasette anni, un uomo
tiene il diario del suo corpo. O, più esattamente, il diario delle sorprese che il suo
corpo, nell’arco di una vita intera, fa alla
sua mente. È a prima vista il più intimo dei
diari intimi, ma non appena ci addentriamo, scopriamo che questo giardino così segreto è il più comune dei nostri territori. La
lettura ad alta voce sgorga allora naturale,
come passaggio dal singolare al plurale,
dal corpo unico del lettore al corpo comune
del pubblico. Come testimoniare la realtà di
questa macchina fisica di cui ognuno di noi
si compone, durante tutta la propria esistenza? Con Journal d’un corps, Daniel
Pennac decide di portarci sul terreno delle
secrezioni, dei dolori e degli umori. Nella
forma di un check-up di lungo corso, il diario di bordo che lui presta all’eroe del suo
romanzo ha, come oggetto primario,
l’involucro carnale che ci serve da veicolo,
dal primo vagito fino all’ultimo sospiro. Lezione di anatomia sotto forma di elogio
dell’osservazione sperimentale dal vivo,
Journal d’un corps, come i famosi dipinti di
Rembrant, merita di essere esposto nella
sua oralità per uscire dal circolo del silenzio
che lega un libro al suo lettore. Adattando il
suo romanzo, per portarlo lui stesso alla
ribalta, con la complicità di Clara Bauer,
Daniel Pennac si serve di questo spettacolo
per trasmettere il suo manifesto, quasi un
nuovo manuale del saper vivere destinato a
tutte le generazioni.
Lunedì 26 luglio 2010
Siamo fino alla fine figli del nostro corpo.
Figli disorientati.
(86 anni, 9 mesi, 16 giorni)
21
19 febbraio SALA GRANDE
Double Points: Verdi
coreografia Emio Greco e Pieter C. Scholten - ideazione e design Pieter C. Scholten
drammaturgia Krystian Lada - design costumi Clifford Portier - design luci Henk Danner
EMIO GRECO | PC - ICKAMSTERDAM
ore 21
spettacolo presentato in collaborazione con
ATERDANZA
Spettacolo compreso negli abbonamenti:
Interazioni Contemporanee
Danza
ph Alwin Poiana
Verdi Danze
In concomitanza con il bicentenario della
nascita di Giuseppe Verdi, Emio Greco e
Pieter Scholten, coreografi di primo piano
della danza contemporanea internazionale,
vincitori di numerosi premi, rendono omaggio a tre icone dell’opera del grande compositore: Violetta da La Traviata, Desdemona da Otello e Giovanna da Giovanna
d’Arco. Double Points dà una voce fisica e
femminile a queste tre eroine che affrontano il loro tragico destino e sovvertono
l’ordine costituito, interagendo tra loro fino
al drammatico epilogo, un comune Libera
me – il finale del Requiem verdiano. Uno
spettacolo che supera i limiti della danza e
dell’opera, traducendo in scena i temi verdiani del desiderio inappagato, dell’amore
irrequieto e del tragico destino, utilizzando
registrazioni originali di arie interpretate da
celebri soprani come Maria Callas, Renata
Tebaldi e Joan Sutherland. Dal 1995 Emio
Greco e Pieter C. Scholten lavorano insieme
alla ricerca di nuove forme di danza, il solo
Bianco del 1996 costituisce il punto di partenza dell’opera più ampia che ne è scaturita successivamente. Da sempre i due artisti
si focalizzano sulla danza in un contesto interdisciplinare. La base di partenza è il loro
manifesto artistico, sancito nel 1996, che
definisce i sette principi della danza e del
suo impatto sul corpo e lo spettatore. Nel
2009 questa ambizione si è concretizzata
nell’International Choreographic Arts Centre (ICKamsterdam) diretto da entrambi. Oltre allo sviluppo del repertorio della compagnia e all’attività di tournée, Greco e
Scholten amano mettere la danza in relazione ad altre forme d’arte, collaborando
con lo stilista Jean Paul Gaultier (collezione
prêt-a-porter 2009); con il “naso” Alessandro Gualtieri (creazione del profumo you
PARA | DISO, un originale progetto in cui la
danza si mescola al profumo) e con
l’azienda italiana Moleskine (partecipazione
all’istallazione Moleskine Detour al MoMA
Design Store di Tokyo). Nel corso della loro
carriera, Greco e Scholten hanno ricevuto
vari premi nazionali e internazionali, tra
questi il premio olandese “Swan” per ROCCO nel 2012.
23
dal 19 al 21 febbraio SALA INTERACTION
Trittico beckettiano
ATTO SENZA PAROLE 1, NON IO, L’ULTIMO NASTRO DI KRAPP
di Samuel Beckett - regia Giancarlo Cauteruccio - con Massimo Bevilacqua, Monica Benvenuti,
Giancarlo Cauteruccio - scene Andrè Benaim - costumi Massimo Bevilacqua - luci Trui Malten
musiche ed elaborazioni sonore Andrea Nicoli • TEATRO STUDIO KRYPTON
ore 21.30
Spettacolo compreso nell’abbonamento
Interazioni Contemporanee
Questo buio che ci circonda
Giancarlo Cauteruccio (ph M. Buscarino)
Per il Trittico Beckettiano, spettacolo vincitore del premio alla regia 2006
dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro, Giancarlo Cauteruccio ha scelto tre pièces brevi tra le più riuscite che il drammaturgo irlandese ha consegnato al teatro,
capolavori che richiedono ai tre interpreti
grande impegno e grande energia: Massimo Bevilacqua per Atto senza parole, Monica Benvenuti per Non io e lo stesso regista
per L’ultimo nastro di Krapp.
In Atto senza parole il lavoro mimicogestuale esalta e sottolinea l’incisiva capacità di Massimo Bevilacqua di azione e espressione nello spazio scenico. Il corpo
muto di questo abitatore del deserto genera
una sonorità che restituisce le tensioni interne nello spazio siderale che Beckett suggerisce: un concerto per corpo e vuoto, per
azione e ininterrotti fallimenti.
Per Non io (uno dei più importanti dramaticule di Beckett in cui la sostanza teatrale si
riduce a una bocca che invade la scena parlando di se stessa nel buio, uno dei “simboli” più indicati a rappresentare la sua poetica), il ruolo di Bocca è interpretato da Monica Benvenuti, cantante soprano nota nel
panorama nazionale ed internazionale per
le sue interpretazioni di musica contemporanea. Una donna di età avanzata vive ai
margini della società, nata prematura, abbandonata dai genitori, non ha mai conosciuto né affetto né amore. Un ricordo la
ossessiona, quello di un pomeriggio di aprile in cui la sua mente attraversa un buio
ravvivato solo da un costante ronzio.
Il terzo tassello del Trittico è un felice ritorno
per Giancarlo Cauteruccio a un testo già
diretto e interpretato in precedenza:
L’ultimo nastro di Krapp. Nell’essenzialità
della scena Krapp, il vecchio scrittore fallito,
inesorabile mangiatore di banane e instancabile ascoltatore della sua voce registrata,
si inoltra in “questo buio che mi circonda”
per sentirsi meno solo. Rintanato nella sua
stanza in compagnia di un magnetofono e
un numero cospicuo di bobine ben ordinate, compie un viaggio in un altrove temporale, il suo passato. Tanti nastri, registrati
ogni compleanno per tramandare brandelli
di vita e di esperienza, vengono riascoltati e
mescolati per poi dichiarare il fallimento.
25
dal 20 al 22 febbraio TEATRO DELLE MOLINE
La narratrice di film con Patricia Rivadeneira
adattamento teatrale del romanzo La bambina che raccontava i film di Hernán Rivera Letelier
(ed. Mondadori) - adattamento e regia Donatello Salamina - video Claudio D’Elia - disegno luci
Martino Salamina - musiche Massimiliano Gagliardi - fotografia Carlo De Gori - costumi Tiziano Juno
LIFRA PRODUZIONI
ore 21.15
Le parole dello schermo
Dal romanzo La bambina che raccontava i
film di Hernán Rivera Letelier, edito in Italia
da Mondadori e tradotto in oltre 15 lingue,
uno spettacolo che incrocia il linguaggio del
teatro con quello del cinema in un dialogo
permanente tra realtà e fantasia. L’attrice, il
film e il testo si materializzano e
s’incarnano in una danza continua di impressioni, che ricostruisce la nostra memoria collettiva attraverso sedimenti cinematografici.
La narratrice di film parla ovviamente di cinema, ma anche dei nostri sogni, e quindi,
soprattutto, della nostra vita. In questo caso
della vita di una bambina in un villaggio di
minatori nel deserto di Atacama, nel nord
del Cile. Maria Margarita è la sorella minore di quattro fratelli maschi. Suo padre, un
ex minatore, organizza un concorso e i cinque fratelli concorrono per un posto in prima fila al cinema, l’unica distrazione del
villaggio. Margarita, “la femmina della famiglia”, vince, aggiudicandosi la possibilità
di andare al cinema tutte le volte che vorrà
per poi raccontare il film alla famiglia. Nelle sue mani, nel suo volto e nelle parole rubate al grande schermo, prenderanno vita
personaggi come Gene Kelly in Singing in
the rain, Jerry Lewis in Il mattatore di Hollywood, passando per l’affascinante Marilyn
Monroe.
Se la vita è fatta della stessa materia dei
sogni, si può anche dire che è fatta della
stessa materia dei film. Raccontare un film è
come raccontare un sogno. Raccontare una
vita è come raccontare un sogno. Oppure
un film.
Patricia Rivadeneira (ph Carlo De Gori)
La narratrice di film mette in scena una
nuova forma di teatro capace, attraverso
l'ausilio delle moderne tecniche di sovratitolazione e contributi video, di rendere totalmente accessibile lo spettacolo sia a un
pubblico straniero che a un pubblico con
disabilità sensoriale.
Patricia Rivadeneira, considerata musa
dell'avanguardia artistica in Cile, ha lavorato nel cinema, teatro e televisione dal
1986. È stata Addetto Culturale del Cile in
Italia dal 2001 al 2006. Attualmente prepara per il cinema il film Allende con la regia
di Adrian Caetano dove svolgerà il ruolo di
Payita, la segretaria e amica intima del Presidente.
27
dal 25 febbraio al 2 marzo SALA GRANDE
Antonio e Cleopatra di William Shakespeare - traduzione Gianni Garrera - adattamento e
regia Luca De Fusco - con Luca Lazzareschi, Gaia Aprea, Stefano Ferraro, Serena Marziale, Fabrizio Nevola,
Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Federica Sandrini, Gabriele Saurio, Paolo Serra, Enzo Turrin e con
la partecipazione in video di Eros Pagni - scene Maurizio Balò - costumi Zaira de Vincentiis - disegno luci
Gigi Saccomandi - musiche originali Ran Bagno - coreografie Alessandra Panzavolta
29
ore 21
domenica ore 16
Un Monumento a Teatro
di Luca De Fusco
Antonio e Cleopatra viene associato al monumentalismo e all’esotico, quasi fosse una
sorta di Aida della prosa. Noi invece abbiamo preparato uno spettacolo asciutto ed
essenziale, tutto imperniato sulla valorizzazione della parola, nella nuova traduzione
di Gianni Garrera, e sul rapporto con la
musica, rinnovando la struttura di Antigone,
già basata sul talento multiforme del musicista israeliano Ran Bagno e su una spiccata
attitudine dei miei attori (ai quali si aggiunge la prestigiosa new entry di Luca Lazzareschi) di recitare assieme alla musica.
Anche dal punto di vista visivo niente navi,
eserciti, palazzi imperiali, ma un impianto
rigoroso ed essenziale, basato sui forti contrasti tra luce ed ombra e sull’apporto delle
proiezioni, rinnovando l’intesa tra lo scenografo Maurizio Balò, il light designer Gigi
Saccomandi e la costumista Zaira de Vincentiis che già portò ad una Antigone minimalista e contemporanea. La linea scelta
continua ad essere quella dell’antinaturalismo, della contaminazione tra teatro, cinema e musica, basata su una recitazione intensa e assieme sorvegliata di cui
Gaia Aprea è ormai da tempo il segno più
tipico delle mie regie. Per mille ragioni (la
sua lunghezza, il numero degli attori,
l’importanza degli allestimenti) Antonio e
Cleopatra è un capolavoro assoluto che
viene messo in scena molto raramente. Noi
l’abbiamo tagliato, reso sobrio e, speriamo,
anche riportato ad una sensibilità più moderna. (…)
una produzione
ARENA DEL SOLE - TEATRO STABILE DI BOLOGNA
TEATRO STABILE DI NAPOLI
FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL
NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
Spettacolo compreso negli abbonamenti:
InterAction
Domenica Teatro
Gaia Aprea, Luca Lazzareschi (ph Salvatore Pastore)
la testa. Anzi, le scoperte più importanti le
raggiunge dopo i sessant’anni. Galileo vive
quattrocento anni prima di noi, in un’epoca
governata da certezze e rigidità di pensiero,
ma alcuni elementi tornano oggi a riaprire
il confronto con quel passato. Questo spettacolo non approfondisce la tradizionale
dialettica fede-ragione, che ha segnato la
storia dello scienziato e del Seicento, ma
piuttosto indaga sulla discussione a tre fra
fede, ragione e superstizione. In fin dei conti, giocare al lotto è più facile che pensare o
dal 26 al 28 febbraio TEATRO DELLE MOLINE
Faden Kele
con Abou Becken Touré - musiche Giulio Candiolo e Patrizia Conversi
regia Paola Surace - tecnico David Ghollasi
ASSOCIAZIONE CULTURALE AFFABULAZIONE
ore 21.15
La Crociata dei bambini
Abou Becken Touré ha lasciato la sua terra,
la Costa d'Avorio, e ha studiato in Francia e
Italia dove lavora come attore. Giovane talento interpreta con grande capacità drammatica e una mimica fortemente comunicativa il personaggio di Birahima, il bambinosoldato protagonista del racconto Allah non
è mica obbligato dell'ivoriano Ahmadou
Kourouma (uno dei più significativi autori
africani contemporanei), riscritto per il teatro dalla regista e attrice Paola Surace.
Come un antico Griot, Abou Touré affabula
il pubblico con la sua voce evocativa, con il
suo canto e con la sua gestualità. Lo spettacolo è il frutto di un sodalizio umano e artistico tra Paola Surace e Abou Toure, reso
possibile dalla collaborazione con il centro
culturale
Affabulazione
di
Roma
(www.affabulazione.com).
Faden Kele (che in lingua Mandingo o Malinké, la lingua del protagonista vuol dire
"guerra fratricida"), è la storia di un continente in balia di governanti senza scrupoli
messi al potere da multinazionali insensibili,
ma è anche e principalmente il viaggio iniziatico di Birahima, "bambino-soldato" che,
cresciuto troppo in fretta tra violenze e morte, riconquisterà la sua purezza durante il
lungo e affascinante cammino tra Liberia,
Costa d'Avorio e Sierra Leone alla ricerca
dell'ultimo vero legame affettivo, la Zia Mahan.
Abou Becken Touré (ph Antonio Caia)
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Altri eventi
SARDEGNA CHI_AMA BOLOGNA
Una serata di solidarietà a sostegno dei comuni
di Torpè e Onani colpiti dall’alluvione
È nata da un’idea di Paolo Fresu Sardegna
Chi_Ama Bologna, la serata di beneficenza
che ha visto l’Arena del Sole in prima linea
nella mobilitazione a sostegno dei comuni
sardi colpiti dall’alluvione, grazia a un cast
artistico davvero straordinario: oltre alla musica di Paolo Fresu, I Virtuosi Italiani, Bebo Ferra, Paolino dalla Porta, Daniele di Bonaventura, Elena Ledda, le parole di Lella Costa,
Geppi Cucciari, Stefano Benni e Alessandro
Bergonzoni. La serata è stata trasmessa in diretta su Rai Radio 3 e si è aperta con un collegamento con la trasmissione televisiva Ballarò: per l’occasione Paolo Fresu e I Virtuosi Italiani ne hanno interpretato la sigla iniziale,
Jeux d'enfants. Tanti sono i sardi – ormai adottati da Bologna – che si sono mobilitati sino a
riempire la Sala Grande del teatro godendosi
un repertorio che ha coniugato brani della
tradizione sarda, standard jazz e musica classica: i raffinati arrangiamenti di Fresu, per
tromba e orchestra d’archi, sono stati il filo
rosso della serata accompagnando di volta
Il logo dell’evento realizzato per l’occasione
da Beppe Chia di Chialab.
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in volta i virtuosismi del Devil Trio, la voce unica di Elena Ledda, le interpretazione di Lella Costa e di Stefano Benni. E non sono mancate le risate con la stralunata comicità di Alessandro Bergonzoni e un monolgo finale di Geppi Cucciari, scritto da Flavio Soriga.
Sardegna Chi_Ama Bologna è stata organizzata da Arena del Sole - Teatro Stabile di Bologna, Tuk Music e
Arci Bologna, con la collaborazione del Circolo Sardegna di Bologna e di F.A.S.I. (Federazione Associazioni
Sarde in Italia): il ricavato degli incassi è stato donato –
al termine della serata - ai comuni di Torpé e Onanì, i
cui sindaci Antonella Dalu e Clara Michelangeli erano
presenti in sala. Lo scopo dell’evento è stato anche
quello di anticipare idealmente una serie di iniziative
che culmineranno con un evento più grande, su scala
nazionale, da realizzare alla fine di maggio in Sardegna e che rappresenterebbe la chiusura ideale di questo percorso che è iniziato all’Arena del Sole.