27 “La guerra è roba per uomini”.

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IJN
N.15/2015
Pubblicazioni
“La guerra è roba per uomini”.
Niente di più falso nella storia dell’assistenza
infermieristica
27
Anna La Torre
Consigliere,
Infermiera libero
professionista,
Dottore magistrale
Councillor, RN selfemployed, MscN
“War is stuff for men.” Far from it in the history of nursing
Mentre mi stavo preparando al nostro consueto appuntamento
con la storia della professione, sul web impazzavano le critiche nei
confronti delle dichiarazioni della nuova Miss Italia 2015.
Premettendo che tale concorso non è una delle mie trasmissioni televisive preferite, rimango sconcertata, come molti, della sua
scelta e dalle sue affermazioni, soprattutto perché pochi mesi or
sono si è concluso l’anniversario per i 70 anni dalla liberazione e
l’accento per tale ricorrenza era stato volutamente posto sulla figura delle donne nella resistenza. A chi fosse sfuggito, Alice Sabatini,
prima della sua incoronazione, alla domanda del giurato Claudio
Amendola: “In quale periodo storico
ti sarebbe piaciuto
vivere?”, ha risposto
nel 1942 anche perché, essendo donna,
non avrebbe vissuto
la guerra. Non è mio
desiderio condannarla per tale scelta,
in fondo era la sua
prima apparizione
sotto i riflettori e per
giunta in costume
da bagno, ma approfitto per ragionare insieme a voi sul
perché i libri, come
da lei dichiarato, ne
parlino pagine e pagine di “sta guerra”.
Se ci riflettiamo con
attenzione, la domanda non è così
semplice e chissà quante eroine di un tempo avrei
voluto incontrare, ma sinceramente mi trovo in difficoltà a capire perché proprio il 1942. Iniziamo dando uno sguardo di cosa accadeva su questa terra in
quell’anno. La Cina assiste alla più tragica carestia
della sua storia moderna, che provoca la morte
di almeno tre milioni di persone nella provincia
di Henan. Le forze giapponesi invadono Le Filippine, Birmania e le Indie Orientali Olandesi. Il villaggio ceco di Lidice, nell’allora Protettorato di Boemia e Moravia,
viene distrutto e tutti i suoi abitanti massacrati come rappresaglia
all’uccisione in un attentato di Reinhard Heydrich. Ottantacinque
bombardieri pesanti britannici Lancaster colpiscono duramente
Genova, dando inizio ad una serie di devastanti bombardamenti sulle città italiane. Alla Conferenza di Wannsee di Berlino viene
predisposta la soluzione finale della questione ebraica, che causò
circa 15 milioni di morti in pochi anni… e tutto questo nei soli
primi tre mesi del 1942. Sul fatto che le guerre siano una prerogativa maschile, beh, ho i miei dubbi, anzi credo proprio che non lo
siano mai state. Deprivazioni, scorribande, violenze non sono mai
state circoscritte nei campi di battaglia, anzi le donne e bambini
sono sempre stati, e continuano ad esserlo, vittime di tali soprusi
e protagonisti di atti
di eroismo quotidiano. Nella storia della
nostra professione
le donne poi furono non solo nelle
retrovie ad assistere
e curare le popolazioni martoriate ed
impaurite ma anche
accanto agli “uomini” soldati, nel cuore
dei combattimenti.
Infermiere donne
furono protagoniste dell’assistenza
accanto agli eserciti
per tutto il XIX secolo, la stessa Nightingale ne è il più
famoso
esempio.
Se vogliamo essere
più precisi, durante
la seconda guerra mondiale, negli eserciti Americani e Inglesi, le
donne erano già strutturalmente presenti. Contrariamente a quel che si pensa, tutte le infermiere
alleate di stanza all’estero durante l’ultimo conflitto
erano dell’esercito. Le Infermiere civili della Croce
Rossa Americana furono utilizzate in un secondo
tempo per far fronte alla carenza di personale. Durante la seconda guerra mondiale, le donne ricoprirono
ruoli differenti a seconda del paese d’origine. Questo
conflitto è noto per il coinvolgimento di tutta la popolazione senza precedenti e l’assoluta urgenza di una mobilitazione
generale accrebbe il ruolo delle donne anche nel mondo del lavo-
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ro. Nel 1945, più di 2,2 milioni di donne lavoravano nelle industrie
di guerra, nella costruzione di navi, aerei, veicoli e armi. Le donne
lavoravano nelle aziende agricole, guidavano i camion, fornivano
supporto logistico per i soldati. Nei paesi alleati migliaia di donne
furono arruolate come infermiere in servizio sulle linee del fronte. Migliaia di altre si unirono nelle milizie di difesa in casa e c’era
un grande aumento del numero di donne che servivano l’esercito
stesso, in particolare nella Armata Rossa dell’Unione Sovietica.
Il corpo delle infermiere militari (Army Nurse Corps) degli Stati
Uniti d’America si è aggiudicato oltre 1.600 decorazioni militari. Le
infermiere erano sbarcate sulle spiagge di Anzio il 22 gennaio del
1944 durante l’operazione militare condotta dagli Alleati sulla costa tirrenica nella campagna d’Italia e pochi mesi dopo in Normandia. Alcune di loro infatti, le
“Infermiere volanti” furono
addestrate appositamente
per essere lanciate assieme
ai paracadutisti ed organizzare sul loco ospedali da
campo e centri di primo
soccorso. Alcune infermiere
dell’esercito furono internate nei campi di concentramento tedeschi e diverse
infermiere furono catturate
dai giapponesi e trascorsero 37 mesi in un campo di
prigionia a Bataan. Diverse
infermiere scamparono alla
cattura, e altre ancora furono uccise quando i loro aerei furono
abbattuti. Sebbene non ufficialmente ammesse nell’esercito regolare, le infermiere erano sempre presenti nelle guerre, anche nella
nostra nazione. Il convegno “Il Piave mormorava” del 23 maggio
2015 organizzato dal nostro collegio con la Società Italiana di Storia dell’assistenza infermieristica, L’Accademia di Scienze Infermieristiche e il Dipartimento Militare di Medicina Legale ne è stato un
fulgido esempio. Ma vogliamo tornare nel 1942? La lotta contro
l’occupazione nazista e la dittatura fascista? Non mi stancherò mai
di essere orgogliosa delle donne e delle infermiere che combatte-
N.15/2015
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rono nella resistenza, ricoprendo ruoli di fondamentale importanza. In tutte le città le donne partigiane lottavano quotidianamente.
Vi erano gruppi organizzati di donne che svolgevano propaganda
antifascista, raccoglievano fondi, organizzavano assistenza ai detenuti politici ed erano impegnate anche nel mantenimento delle
comunicazioni oltre che nelle operazioni militari. Stando ad alcuni calcoli fatti dall’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia,
furono 35.000 le “partigiane combattenti”, 20.000 le patriote, con
funzioni di supporto, 70.000 le donne appartenenti ai Gruppi di
Difesa, per la conquista dei diritti delle donne, 16 medaglie d’oro
e 17 medaglie d’argento, 512 le commissarie di guerra, 4.633 le
donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti, 1890
le deportate in Germania. Non dimentichiamoci le guerriere senza
nome, “la santità nascosta
di tutti i giorni”, come le ha
definite Papa Francesco:
donne, madri, mogli, suore e infermiere che hanno
sofferto e lavorato durante
questo doloro periodo della nostra recente storia e
che continuano a farlo. Vi
ricordo il meraviglioso articolo “La Resistenza delle
infermiere diplomate all’Ospedale Niguarda Lelia Minghini. Nome di battaglia
Mimì” di Maria Maddalena
Vedovelli, apparso nel numero 1 di gennaio, la storia di Maria Peron, infermiera e partigiana
del Policlinico, narrata e documentata da Sarkis Malchiassian e da
Giancarlo Celeri Bellotti, di Suor Enrichetta Alfieri, l’angelo di San
Vittore, che per la sua attività di sostegno e d’aiuto nel carcere milanese fu essa stessa internata e torturata dalle truppe tedesche e
di Liliana Segre, che infermiera non è ma che Il 30 gennaio 1944
all’età di14 anni venne deportata dal Binario 21 della stazione di
Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. La guerra è roba per uomini? Non per la storia dell’assistenza
infermieristica… Non per noi.
ERRATA CORRIGE - Articolo pag. 16 del N 14/2015
Maria Teresa Garavaglia
Loris Bonetti, Cristina Angelini
Nursing Resource Management Department Coordinator, Hospital L. Sacco, Milan
Nursing Science University Tutors, Hospital L. Sacco, Milan
Daniela De Faveri
Giuseppina Ledonne
Transfusion Medicine Department Coordinator, Hospital L. Sacco, Milan
Nursing Science University Coordinator, Hospital L. Sacco, Milan
Marta Vaghi, Barbara Bergamo, Anna Stefanelli
Cristina Meroni
Clinical Department Nurses, Hospital L. Sacco, Milan
Nursing Resource Management Department Director, Hospital L. Sacco, Milan
Coordinatore infermieristico S.I.T.R.A. A.O. L. Sacco -Polo UniversitarioMilano
Coordinatore tecnico Centro Trasfusionale A.O. L. Sacco –Polo Universitario- Milano
Infermiera Area Medica A.O. L. Sacco –Polo Universitario- Milano
Infermieri tutor Corso di laurea infermieristica A.O. L. Sacco –Polo Universitario- Milano
Coordinatore Corso di laurea infermieristica A.O. L. Sacco –Polo Universitario- Milano
Direttore S.I.T.R.A. A.O. L. Sacco –Polo Universitario- Milano
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