Riccardo Bertoncelli
Franco Zanetti
Avant Pop ’68
Canzoni indimenticabili di un anno
che non è mai finito
Proprietà letteraria riservata
© 2008 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-02228-6
Prima edizione BUR 24/7 aprile 2008
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AVANT POP ’68
Canzoni indimenticabili di un anno
che non è mai finito
a Marina e Nathalie,
che il Sessantotto se lo sono trovate frammezzo
Good night ’68
Immaginate una vacanza di tanti anni fa, che vi è rimasta
nel cuore e di cui avete parlato mille volte, ogni volta riprendendo il discorso di prima con qualche nuovo dettaglio o variazione che la mente sempre più traballante via
via suggeriva. Un giorno andate in soffitta e in un angolo,
dietro a una pila di 45 giri di Bobby Solo, scoprite un rullino dimenticato. Incredibile! Si riferisce proprio a quella
vacanza. E, ancora più incredibile, il rullino racconta una
storia molto diversa da quella che tante volte avete mandato in onda; non avevate i capelli lunghi, quella era un’altra estate, e la fidanzata del mare non era Katy e neanche
Bonnie bensì Delilah, com’è possibile?, e in quella casa in
mezzo al verde là, dove sarà, i gatti di quell’hippie prima
degli hippies erano 44 e non 21 – sono lì da contare.
Questo è un rullino del ’68, vale solo per la musica popolare e leggera ma, se ci credete, vale. Avremmo potuto
operare una selezione e presentare solo una parte del materiale, quella più coerente, magari quella che più ci faceva
comodo, ma ci è sembrato più bello e anche un po’ perfido
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sviluppare tutto il rullino. Un’operazione esagerata, ridondante, soprattutto incoerente. Tante storie musicali che si
raccontano del ’68 non sono accadute in quell’anno, ma
questo già si sapeva: Sessantotto è diventato quasi subito
un modo di dire, un ipse dixit. Ma tante leggende che si
tramandano non sono proprio mai accadute mentre sono
successi fatti che con il Sessantotto mitologico c’entrano
poco o proprio stridono. Divertente. Scomodo. Imbarazzante. Così nelle pagine che seguono troverete sì avanguardia e good vibrations, politica e sesso e droga e rock and
roll, ma anche tanta cultura nazional popolare, tanta melodia, ancien règime e Zum zum zum. Tutto insieme, mescolato, perché così arrivava la musica in quegli avventurati
giorni, nel rudimentale shaker scosso dai quotidiani e settimanali, dalle tv (due canali in bianco e nero più la Svizzera, per chi stava a Milano e dintorni), dalla radio (tre reti Rai più i canali della filodiffusione), dal passaparola.
Questo libro è senza garanzia. Se ci capirete poco, se vi
girerà la testa, se avrete un travaso di bile perché Ivan Della Mea e Paolo Pietrangeli non ci azzeccano con i Jefferson
Airplane e La ballata di Bonnie & Clyde, sappiate che non
vi risarciremo né ci sentiremo un peso sulla coscienza. Ma
che colpa abbiamo noi? La musica dell’anno 1968 dopo la
nascita di Cristo è stata questa, tutta questa, almeno per come è stata percepita dalle nostre parti, fra il 37° e il 46°
parallelo, dal 7° al 19° meridiano. Facciamocene una ragione, celebriamo o imprechiamo con il disco che più ci
piace e poi, come cantava Ringo in fondo al Doppio Bianco, andiamo a dormire e proviamo a sognare il ’68 con tutti i colori della leggenda, quelli che nella realtà non ha
avuto. «Everybody everywhere / Goodnight.»
Istruzioni per l’uso
(se fai come Simone, non puoi certo sbagliar)
Essendo firmato da due autori pressoché coetanei ma di
interessi, gusti e storie personali/professionali piuttosto
differenti, il presente libro è nato, come dire?, strabico.
Poco male: basterà munirsi di occhialini 3D – quelli con
lenti di colore diverso, una rossa e una verde – e la lettura
risulterà straordinariamente tridimensionale, acquisendo
una profondità e uno spessore inauditi. Parleremo dunque
sì di strabismo, per Avant Pop, ma di un affascinante, benché lievemente inquietante, strabismo di Venere – o, se
preferite un altro personaggio mitologico, di gianobifrontismo.
Riccardo Bertoncelli, in Il diavolo? La rivoluzione? O il
ballo di Simone? ha esaminato principalmente la musica
«alta» del 1968, privilegiando la scena internazionale sul
versante del rock (di quello che oggi viene definito complessivamente rock) e della canzone d’autore. Franco Zanetti, in D’altronde, d’altro canto, si è dedicato alla musica
leggera, spesso leggerissima, prestando particolare attenzione ai testi delle canzoni e utilizzando come guida le
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Avant Pop ’68
classifiche di vendita italiane del 1968 (con riferimento a
quelle elaborate da www.hitparadeitalia.it). Analogamente, per le 68 (+1) schede di dischi usciti nel 1968, Bertoncelli ha analizzato soprattutto i 33 giri (gli album, i
«padelloni»), mentre Zanetti ha lavorato principalmente
sui 45 giri.
Il cd allegato al libro è ancora diverso e documenta una
terza via della canzone del 1968 (e dintorni): l’«altra»
canzone di quel periodo, quella dei circoli operai, delle sezioni, delle prime manifestazioni, quella diffusa principalmente per via orale con rari sbocchi e riscontri discografici (i dieci brani del cd sono tratti dal repertorio dei
Dischi del Sole).
Prendi 3 e paghi 1. Di questi tempi, ne converrete, è
un buon affare.
Il diavolo? La rivoluzione?
O il ballo di Simone?
di Riccardo Bertoncelli
Uno dice: il maggio ’68. E ricorda; ricorda le università in
fiamme, i fiumi di ragazzi sugli Champs Elysées, le proteste contro la guerra in Vietnam, gli scontri fra studenti
e polizia alla Convenzione Democratica di Chicago, gli hipsters appena diventati hippies che dall’Haight Ashbury
sbarcano in Europa e predicano un nuovo mondo alternativo con i loro riti, droghe, colori. Uno gira quel film nella sua mente, un film epico glorioso appassionato, e sente
il bisogno di una colonna sonora adatta.
Già, ma quale? Prendiamo il calendario sul serio, usciamo dalla insopportabile convenzione del Sessantotto spannometrico, riempito con tutti i luoghi comuni degli anni
Sessanta e qualcuno perfino dei Settanta (una stagione enormemente più in là, in un’epoca che procedeva a ritmi vertiginosi). Parliamo del ’68 vero e temporale, andiamo a verificare giornali e classifiche dell’epoca. Mmmmmhh. La
nostra colonna sonora rimane a mezz’aria. Cosa mettiamo
dietro ai cori degli studenti parigini o sullo sfondo di Valle Giulia, Louis Armstrong che gracchia What a wonderful
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