::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 1 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 2 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 3 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 4 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 5 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 6 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 7 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 8 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 9 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 10 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 11 DEDICATION http://www.dedication.it/trlist-murcof2.htm Torna più sperimentale che mai il progetto Murcof, che alle, pur lievi, tentazioni indietroniche di "Remembranza" (recensione) sostituisce in toto un ambient discretamente ostico e sufficientemente avanguardista che fa ancora del silenzio un elemento fondamentale (John Cage docet) e concede poco, o meglio nulla, al "pop" (nel senso di: melodia lineare, formato canzone, ecc.); al contrario, si tuffa in lunghe e tese suite strumentali, eseguite come sempre da strumenti classici potenziati dall'elettronica, che guardano al Cielo più che alla Terra. Non è un caso che questo lavoro, una volta uscito (in settembre), sarà portato in tour nei planetari di mezza Europa. ONDAROCK http://www.ondarock.it/recensioni/2006_murcof.htm L’evoluzione musicale del messicano Murcof sta raggiungendo livelli davvero strabilianti. Già con "Remembranza", suo precedente lavoro, era approdato a una sintesi inimmaginabile tra l’elettronica minimale e la musica classica, deframmentando archi e ottoni in una serie di brani fantastici, dove i campionamenti incontravano tappeti di glitch a loro volta scomposti e fatti a pezzi. Con "Cosmos", lavoro che supera di poco la mezz’ora, Murcof realizza una vera e propria colonna sonora dello spazio infinito. Proprio il cosmo, dove non c’è aria e non è possibile udire alcun suono, è idealmente raffigurato in questo album. Si incontra una percezione uditiva dello spazio che, personalmente, mi ha spiazzato. È come se infatti Murcof fosse riuscito a tradurre in linguaggio musicale ciò che ognuno di noi ha sempre immaginato del cosmo misterioso, con i suoi pianeti, le stelle, i meteoriti, il vuoto. Pochi album come "Cosmos" riescono a riflettersi in una così forte componente immaginifica, dove chiudendo gli occhi e ascoltando semplicemente il disco, si viene idealmente portati negli abissi, fluttuando tra gli astri. Il filo rosso che lega questo album con il suo predecessore "Remembranza" è nella mano di un artista che non rinuncia a evolvere la sua passione per i minimalismi glitch ("Cielo"). Artista. È l’unica definizione che viene in mente parlando di Murcof, musicista che in ogni suo prodotto supera barricate e conformismi tecnici per arrivare a una fusione tra "pensiero" e "opera" che ha dell’incredibile. Quasi come se la voglia di allargare sempre più gli orizzonti, fisici, musicali, immaginifici di sé e dei suoi ascoltatori fosse una necessità impellente. Nulla è più ampio del cosmo. Nulla è più grande, più vuoto. Eppure, il silenzio può essere riempito. E' questo il tema che fa da base al climax di "Cuerpo Celeste". Un climax sommesso, cupo, ma che riecheggia vibrante nei suoi quasi dieci minuti di crescita, fino a far tremare le casse con la sola forza del silenzio. L’elettronica del silenzio prende il sopravvento in "Cuerpo Celeste", arrampicandosi su liane di rumori tremanti che non esplodono mai, ma avvolgono come un serpente intorno alla sua preda. Un brano fenomenale, la dimostrazione di come la "violenza" sonora possa raggiungersi non necessariamente con chitarroni distorti o battiti selvaggi. La coda finale? Ovviamente "Cometa". Una romantica e commovente apoteosi del glitch. Dato che ogni suo disco ha per iniziale una lettera del suo nome, se conosciamo il nostro artista, la prossima uscita avrà un titolo che inizia per "O". Proviamo a indovinare a quale orizzonte fisico-musicale approderà Murcof? L’oceano? Non ci sarebbe in nessun caso da stupirsi. Un autentico genio dell’elettronica. Molti artisti hanno bisogno di un supporto visivo da associare alle proprie note. Con Murcof non ce n’è bisogno. Basta chiudere gli occhi, e vedrete il cosmo… 7.5/10 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 12 SENTIREASCOLTARE http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Monografie/murcof.htm#cos Nube minacciosa - Cuerpo Celeste -, presagio di tempesta. Indugiare d’archi, come un lamento che si rinnova nel tempo, oltre ogni tempo. Cuerpo Celeste, un paziente permanere in attesa di tempesta. Cuerpo Celeste, la tempesta che arriva, la tempesta che è organo che prega, è coro di voci campionate, è percuotere di tamburi. La tempesta che è musica sacra. Quasi stonano oramai i pattern ritmici di Cielo e di Cometa, il Murcof che abbiamo imparato ad apprezzare, minimal techno e campioni di musica classica, incalzare cadenzato e aura ieratica a disorientare quanti sarebbero quasi tentati di muovere il proprio corpo. Perché il nuovo Fernando Corona è quello di Cosmos I. e II., il degno discente di un maestro riconosciuto come Arvo Pärt, il compositore più che il manipolatore del suono, il demiurgo di scenari apocalittici. Laddove non ha più alcun senso distinguere tra musica campionata e musica suonata; laddove crollano barriere tra classica ed elettronica, lì, esattamente lì, stanno le due sezioni di Cosmos. Lì i saliscendi emozionali della lunga suite Oort, un alternarsi infinito tra suoni che lambiscono il silenzio, accarezzandolo, e lancinanti esplosioni di coro e strumenti, la ricerca del sacro urlata in un Cantus In Memory Of Benjamin Britten per la generazione del laptop. L’ideale colonna sonora dell’ultimo, lunghissimo piano sequenza a seguire il binario di un treno, a chiudere Japon, film capolavoro del messicano – non a caso – Carlos Reygadas. 8.0/10 AUDIODROME http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=2394 La musica elettronica vede un continuo accavallarsi di tendenze e di nuovi geni a brevissima scadenza. Fernando Corona/Murcof gode di un’ottima considerazione da parte della critica, compresa quella che fabbrica le cosiddette “new sensation”, per come ha saputo coniugare i battiti sintetici del suo laptop con campioni di musica classica, ma l’impressione è che non voglia sfruttare questo suo tratto distintivo per essere solo la moda di un anno o due, in attesa di essere soppiantato da qualcun altro con una nuova – ma effimera – idea vincente. Cosmos è piuttosto il disco con il quale, fin dal titolo stesso, questi tratti distintivi paiono essere incorporati in un discorso più ampio che guarda ai grandi del genere, pionieri e sperimentatori compresi. “Cuerpo Celeste”, la prima traccia, ha un inizio rarefatto che ci deposita sulla superficie di un pianeta lontano e deserto. Ne osserveremo l'alba e ne rimarremo annichiliti: un utilizzo perfetto degli archi, raffinato ed essenziale solo come quello di Shinjuku Thief, prelude infatti a un crescendo di organo e percussioni solenni che Kubrick non avrebbe esitato a far suo per la colonna sonora di Odissea Nello Spazio. Le pulsazioni elettroniche compaiono al secondo episodio dell’album, “Cielo”, che lascia dunque ammirare un Fernando Corona dal volto più familiare, capace di elaborare un campionamento vocale in maniera così struggente da far credere che sia il lamento di un qualche dio in agonia ai margini dell’universo. Le due titletrack, “Cosmos I” e “Cosmos II”, confermano la sensazione che Murcof desideri avvicinarsi all'ambient alla ricerca di nuove soluzioni e allontanarsi dalla contingenza: nessun ritmo, solo suoni e basse frequenze che divengono drone pronti a far collassare i padiglioni auricolari, lasciando la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di primordiale e oscuro, uno spettacolo sia per i nostalgici della prima elettronica sia per gli amanti dei Coil e dei loro di epigoni dediti alla creazione di bui paesaggi. A separare queste due parti stanno i battiti sintetici di “Cometa”, che fa il paio con “Cielo” nel suo essere così murcof-iana, anche se non ne eguaglia la forza emotiva. Infine, “Oort” è un altro episodio ambientale, caratterizzato però da improvvise esplosioni di suono: questa volta si è davvero in presenza di un tentativo di emulare le avanguardie, per una traccia ove l’elettronica è ridotta al minimo e fa da sottofondo a un utilizzo imprevedibile e destrutturato degli strumenti classici. Voto massimo e capolavoro? Artisti con meno esposizione mediatica si sono espressi allo stesso livello, non sarebbe onesto intelletualmente. Guai a chi non lo compra, però. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: MURCOF TITLE: COSMOS LABEL: THE LEAF LABEL PAG. 13 LOSING TODAY http://www.losingtoday.com/it/reviews.php?review_id=4175 Murcof arriva all'album con la C (dopo Martes, Utopia e Remembranza), continuando quindi la processione delle lettere del suo moniker per i titoli dei suoi dischi, facendo soregere spontanea la domanda su cosa potrà accadere dopo l'album F, forse non a caso - per lui, messicano, come per noi - iniziale della fine. Ad ogni modo in quest'album troviamo Murcof che continua a prendere in prestito pezzi, o meglio frammenti, di musica 'colta' (in passato non è stato difficile rintracciare passi di Arvo Pärt), e a fonderli con un lavoro meticoloso ad un lento e minimale movimento ondulatorio di basi elettroniche. Se in pezzi come 'Cometa' e 'Cielo' non è difficile riconoscere la firma di Murcof, con i suoi preziosi loop incastonati al ritmo costante minimal-techno, gli altri pezzi di Cosmos invece sembrano distaccarsi da quella scia; già nel primo, 'Cuerpo Celeste', dello scheletro ritmico non c'è più traccia: troviamo invece ampi e lenti spazi di silenzi e ritocchi rumorosi per orecchie fine, e giusto un timido crescendo di organo. Stesso discorso per i due capitoli che danno il nome all'album e per la conclusiva 'Oort': questi pezzi che, sganciati da forzature del ritmo, possono finalmente erigersi ad opere di per sé, con risultati che fanno venire in mente le colonne sonore di Angelo Badalmenti per i film di David Lynch. Murcof quindi tenta la via di un passo oltre i risultati già ottenuti, e per cui il suo nome si impone sempre più all'interno di uno scenario di musica elettronica delicata quanto elitaria. Il passo però non risulta ancora del tutto compiuto: non ci resta che aspettare fino alla O. INDIE FOR BUNNIES http://www.indieforbunnies.com/ Cosmos naviga impassibile ed elegante attraverso un’oscurità siderale, osservando il silenzio e cercando di imitarlo, provando a fare suoi i misteri di un mondo sonoro che è altro da ciò che conosciamo “musica”, un rassicurante universo di accessibili suoni organizzati. Sei sono i pezzi che compongono questo viaggio verso l’astrattismo musicale estremo all’opposto del rumorismo inteso come arte sonora basata sulla devastazione e trasfigurazione del suono. Se vogliamo la devastazione e la trasfigurazione ci sono, ma in una maniera impalpabile, leggiadra, distaccata, Campionamenti e parti originali si amalgamano scivolando gli uni dentro le altre con il risultato di un qualcosa che non solo non è la mera somma delle parti, ma va ancora oltre, fino a creare un’arte “illusoria” in cui, da strutture all’apparenza scarne e desolate, zampillano fuori improvvise stille di frasi musicali, sbocciano evanescenti virgulti sonori splendidamente inconcludenti, come sottili balaustre di cristallo di abbacinante bellezza che fuoriescono da pertugi semi-nascosti all’interno paesaggi misticoelettronici di una trasparenza soprannaturale, una trasparenza che permette di intravedere uno scenario oscuro, senza fondo, senza fine o riferimenti comprensibili, senza appigli. A parte la techno minimalista, oscura e pavida di Cielo e Cometa, il Murcof più magnetico lo si ascolta negli altri brani che rappresentano un ulteriore passo in avanti rispetto al passato. Difficile da spiegare a parole la classe del messicano. Non viene data attenzione al “centro” della musica, ma ai suoi aspetti “periferici”, ai dettagli che si innalzano in misurati volteggi, in esplosioni composte, orizzontali. Si avverte un senso di mistero, ma anche di serenità. Si prova stupore, ma si deve rimanere seduti, con rispetto e costumatezza. Cuerpo Celeste è un astro buio avvolto in una nube glitch radioattiva che emana crepitii soffusi, illuminato da improvvisi fiotti di organi, percussioni e angelici pseudo-vocalizzi sintetici che rompono un quasi-silenzio così irreale che è quasi assordante nella sua assoluta inconsistenza. Invece Cosmos I e II decidono di sfidare il Nulla, con pesanti ma rasserenanti droni d’organo e un’avvenente elettronica fluttuante che si stagliano con grazia divina su quella superficie traslucida che divide noi dall’Ignoto. Con la suite finale Oort si precipita (ma a volo di piuma) in un sound elettronico più cupo e più spigoloso. Il Nulla ora è rugginoso, acuminato, inospitale. Campanelli soffocati, flauti strozzati o forse…archi, pianoforti spettrali troppo lontani per essere uditi con certezza, filtri ed effetti sottilissimi e irti…tutti questi nobili detriti musicali vengono sminuzzati e diluiti all’interno della composizione per poi venire travolti da raggelanti barriti. Murcof manipola un sacco di elementi e ottiene un’opera inconsistente…cosa avete capito? Inconsistente. Dunque senza forma. E Bellissima.