ANTROPOLOGIA E IMMAGINARIO

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ANTROPOLOGIA E IMMAGINARIO
CLAUDE LEVI-STRAUSS
Colloca nell’inconscio le strutture profonde, invariabili e universali che organizzano la realtà
esistenziale. L’inconscio, tramite processi di simbolizzazione, organizza l’insieme dei fenomeni in
base a leggi costanti. Questa concezione lo porta a dare, alle attività umane un modello oggettivo
di funzionamento e interpretazione di ciò che si può definire cultura e società
Il mito si integra nella lingua e dipendendo dal discorso è riconosciuto tramite la parola.
Il mito si riferisce sempre ad epoche molto antiche o primordiali ed è caratterizzato da elementi
strutturali permanenti.
Il mito non è manifestazione della fantasia ma un modo con cui le facoltà mentali spiegano la
realtà. Il mito non mira ad una scomposizione della realtà ( vedi logica scientifica ) ma ad una sua
comprensione totale.
L’antropologia analizza il costante scambio, a livello dell’immaginario, tra le pulsioni soggettive e
le intimazioni oggettivi provenienti dal mondo reale
GILBERT DURAND
“ mentre gli schemi e gli archetipi restano immutati, i simboli si trasformano nelle diverse
epoche e culture , proprio perché sono sviluppi di uno stesso tema archetipo”
Il mito è un sistema dinamico di simboli e archetipi.
Il mito in base ad uno schema si compone in narrazione.
I simboli si risolvono in parole, gli archetipi in idee.
Il mito è alla base del sistema religioso, di quello filosofico e di quello storico, partendo dalla
narrazione leggendaria.
Organizzazione dinamica del mito ------- organizzazione statica delle immagini
Archetipi e simboli ------- protocolli normativi delle rappresentazioni immaginarie
Schemi originali = strutture
Raggruppamenti di strutture = regime dell’immaginario
LE STRUTTURE ANTROPOLOGICHE DELL’IMMAGINARIO
Elabora una sintesi fra la STRUTTURA di Levi-Strauss e gli ARCHETIPI di Jung, definita
ARCHETIPOLOGIA GENERALE.
L’immaginario nasce e si sviluppa nell’incontro fra l’immaginazione e i simboli culturali,
collegandosi sia alla dimensione soggettiva che all’ambiente circostante.
Il doppio regime dell’immaginario
DIURNO
Il regime diurno è antitetico al concetto
d’immaginario.
È quello dominante in Occidente, basato su un
razionalismo a sistema dualistico.
Si fonda su una funzione diaretica,
NOTTURNO
Ha un carattere olistico, tende ad unire gli
opposti e mirare alla totalità.
Prevalente nelle religioni e nelle filosofie
orientali.
Il simbolo è la coppa in cui tutto si raccoglie.
discriminante e analitica.
Esige un procedimento dialettico.
È rappresentato da schemi ascensionali.
Promuove immagini purificatrici ed eroiche.
IL REGIME DIURNO DELL’IMMAGINE
Il procedimento è quello della discesa, del
ripiegamento, in immagini di mistero e intimità
( archetipo del contenente 9
IL REGIME NOTTURNO DELL’IMMAGINE
Lo sguardo di Dio
L’occhio è associato all’oggetto della visione,
della luce, mentre il cieco genera angoscia.
Il sepolcro e il ventre materno
La cavità, come ammette la psicoanalisi, è
innanzi tutto organo femminile.
Rappresentato dalla trascendenza psicologica
che Freud chiama il Super Io
- Occhio del padre
- Occhio del re
- Occhio dell’autorità politica e morale
Esiste un tragitto continuo dal grembo alla
coppa, uno dei cui primi punti di riferimento è
la caverna – casa: il trauma del parto
spingerebbe il primitivo a fuggire il mondo e i
suoi rischi per rifugiarsi nel sostituto cavernoso
del ventre materno
IL DOPPIO REGIME DELL’IMMAGINARIO
Dominante digestive e ciclica
Tecnica del contenete e dell’ambiente, valori
alimentari e digestivi
Sociologia matriarcale e della nutrizione
Tecniche del cielo, del calendario agricolo,
dell’industria tessile
Simboli naturali o artificiali del ritorno
REGIME NOTTURNO
FEMMINIZZAZIONE E ORIENTALIZZAZIONE
Paganesimo diffuso
Localismo
Valorizzazione del territorio
Epifania del corpo e dell’edonismo
Culto della Magna Mater
Culto della terra
Culto della vita
Culti tribali
Bene
Male
Dio
Lucifero
Apollo
Dioniso
Eros
Thanatos
Vita
Morte
Veglia
Sogno
Noesi metafisica-ontologica e teologica
Triade Esoterica
divino
uomo
natura
duplicità essenziali
visibile ------- invisibile ( trasparenza )
esterno ------- interno ( spazialità )
materiale ------- immateriale ( sostanzialità )
fisico ------- psichico ( noecità )
transeunte ------- permanente ( temporalità )
statico ------- dinamico ( dinamicità )
disarmonia ------- armonia ( ordinalità )
superficie ------- essenza ( essenzialità )
antipatia ------- simpatia ( simpaticità )
Le relazioni ontiche
Verticalità – circolarità – spiralità
Corrispondenza – concordanza
Complementarietà e alterità
Sincronicità
Compenetrazione
Separazione e ricongiungimento
Eventualità ed emergenzialità
Mediazione
Trasmutazione
Fluidità
( spazio-temporale, causativa, ontica, coscienziale, semantica )
SCHEDE
1) I quattro elementi primordiali della materia
- Aria
- Acqua
- Terra
- Fuoco
2) Le coppie dei contrari.
Miti e simboli non possono essere recepiti, nella fase iniziale, in una specificità di maschile e
femminile. Ogni creazione appare, all’inizio, come una totalità indifferenziata. Vedi il concetto
di ANDROGINO PRIMORDIALE che rappresenta alla stesso tempo un concetto d’unità ( del
cosmo ) e di dualità.
3)
LE BASI ANTROPOLOGICHE DELL’ECOLOGIA UMANA
NELLA SECONDA META’ DEL SECOLO SCORSO SI DIFFONDEVANO LE IDEE DARWINIANE IN MERITO
ALL’IMPORTANZA DELLE RELAZIONI
TRA LE VARIE SPECIE DI ANIMALI NELLA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA;
NELLO STESSO PERIODO, IL NATURALISTA TEDESCO ERNST HAECKEL, RICHIAMO’ L’ATTENZIONE SUL FATTO
CHE IL COMPORTAMENTO DEGLI ESSERI VIVENTI VENIVA INFLUENZATO, OLTRE CHE DALLE RELAZIONI CON
ALTRI ANIMALI DELLA STESSA SPECIE E NON, DAL LORO HABITAT.
ECOLOGIA
SECONDO HAECKEL:
“L’ECOLOGIA E’ LO STUDIO DEL MODO DI ABITARE DEGLI ORGANISMI”; ESSA INCLUDE LE RELAZIONI DEGLI
ANIMALI CON L’AMBIENTE INORGANICO OLTRE AI RAPPORTI, POSITIVI O NEGATIVI, DIRETTI O INDIRETTI,
CON VEGETALI ED ALTRI ANIMALI AI QUALI DARWIN SI E’ RIFERITO PARLANDO DI LOTTA PER LA
SOPRAVVIVENZA.
GLI SVILUPPI DELLE SCIENZE DEMOGRAFICHE E DEGLI STUDI ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI, IN MERITO
AGLI STILI DI VITA DELLE COMUNITA’ UMANE, HANNO PERMESSO L’INDIVIDUAZIONE DEI PROBLEMI
LEGATI ALLE INTERAZIONI TRA UOMO ED AMBIENTE CIRCOSTANTE.
NEL 1921 I SOCIOLOGI AMERICANI PARK E BURGESS CONIARONO IL TERMINE DI ECOLOGIA UMANA.
ECOLOGIA UMANA
SECONDO IL SOCIOLOGO MAC KENZIE(1961) L’ECOLOGIA UMANA E’ DEFINIBILE COME:”LO STUDIO DELLE
RELAZIONI SPAZIO-TEMPORALI DEGLI ESSERI UMANI INFLUENZATI DALLE FORZE SELETTIVE,
DISTRIBUTIVE ED ACCOMODATIVE DELL’AMBIENTE”
GEOGRAFIA UMANA
IL GEOGRAFO MAX SORRE (1951) FU IL MASSIMO ESPONENTE DELLA GEOGRAFIA UMANA NEGLI STUDI
SUI RAPPORTI TRA COMUNITA’ UMANE ED AMBIENTE; EGLI DEFINI’ TALE DISCIPLINA COME UNO STUDIO
DELL’UOMO CONSIDERATO COME ORGANISMO VIVENTE SOTTOPOSTO A VARIE TIPOLOGIE DI
CONDIZIONI DI ESISTENZA E REATTIVO ALLE SOLLECITAZIONI CHE RICEVE DALL’AMBIENTE NATURALE.
• UOMO”OMEOTERMA A PELLE NUDA”: STUDIO SULL’INFLUENZA CLIMATICA DELL’AMBIENTE IN
CUI VIVE
• UOMO”CHE PARTECIPA ALLA VITA UNIVERSALE”: STUDIO DEGLI ESSERI VIVENTI VEGETALI ED
ANIMALI COME MEZZO DI SUSSISTENZA
• UOMO”CACCIATORE MA PREDA”: STUDIO DEI COMPLESSI PATOGENI E SULLA DISTRIBUZIONE
GEOGRAFICA DELLE PATOLOGIE DOVUTE AI PARASSITI E DEGLIANIMALI POTENZIALMENTE
PREDATORI
LA POPOLAZIONE UMANA MONDIALE HA RAGGIUNTO LA SOGLIA DEI 6.000.000.000 DI INDIVIDUI
DISTRIBUITI SU TUTTO IL GLOBO TERRESTRE ED E’ MOLTO DIFFERENZIATA DA UN PUNTO DI VISTA SIA
MORFOLOGICO-SOMATICO CHE BIOCHIMICO-FUNZIONALE.
CLIMA
LA FASCIA INTERTROPICALE COMPRESA TRA 23° NORD-SUD DEL PIANETA DELIMITA RISPETTIVAMENTE I
TROPICI DEL CANCRO E DEL CAPRICORNO; DAL PUNTO DI VISTA CLIMATICO TALI ZONE SONO
CARATTERIZZATE DAL CALDO E DA UN ALTO TASSO DI UMIDITA’ CHE INDUCONO, NELL’ORGANISMO
UMANO, UNA SERIE DI SISTEMI ADATTATIVI
AL DI SOPRA DI 60° DI LATITUDINE LA VITA SI SVOLGE SU GHIACCI E NEVI; SE NELLE REGIONI CON UN
CLIMA CALDO-UMIDO L’UOMO TENDE A DISPERDERE E A NON PRODURRE CALORE, NELLE REGIONI
ARTICHE E SUB-ARTICHE LA TENDENZA E’ NATURALMENTE OPPOSTA.
CONSIDERANDO LA DIFFICOLTA’ NEL REPERIRE FONTI ENERGETICHE UTILI ALLA PRODUZIONE DI CALORE,
LA RISPOSTA ADATTATIVA DELL’UOMO E’ RISCONTRABILE NELL’EVOLUZIONE GENETICO-FISIOLOGICA
DELLE POPOLAZIONI INDIGENE.
TERRE
IN QUESTE CONDIZIONI CLIMATICHE LA NATURA DEI SUOLI RISULTA ESSERE FAVOREVOLE NELLE AREE
GEOGRAFICHE NON SOTTOPOSTE AD UNA FORTE PRESSIONE ANTROPICA; LO STESSO NON AVVIENE NELLE
ZONE AD ALTO TASSO DEMOGRAFICO DOVE LO SFRUTTAMENTO NON SOSTENIBILE DELLE RISORSE CREA
PRESUPPOSTI DI VITA SFAVOREVOLI.
COMPLESSI PATOGENI
L’INFLUENZA DETERMINATA DA FATTORI CLIMATICI E NATURA DEL SUOLO DETERMINA UNA
VULNERABILITA’ DELL’UOMO AI COMPLESSI PATOGENI (PARASSITI, INSETTI ETC.); CIO’, PURTROPPO,
COMPORTA UN ALTO TASSO DI MORTALITA’ ED UNA VITA MEDIA SENSIBILMENTE INFERIORE RISPETTO
AGLI STANDARD DELLE ZONE NON COMPRESE NELLA FASCIA INTERTROPICALE
ZONE DI MONTAGNA
GLI INDIVIDUI CHE VIVONO IN TALI ZONE HANNO ELABORATO SOLUZIONI ADATTATIVE DOVUTE A
FATTORI, QUALI PRESSIONE E OSSIGENO RAREFATTO, CHE CARATTERIZZANO I LUOGHI CHE VANNO OLTRE
I 1000 METRI DI ALTEZZA DAL LIVELLO DEL MARE
ADATTAMENTO
L’UOMO SI E’ DOVUTO ADATTARE AI CLIMI CALDI, FREDDI, DI MONTAGNA; QUINDI ALLE PIU’ SVARIATE
DISPONIBILITA’ CHE GLI AMBIENTI GLI HANNO MESSO A DISPOSIZIONE PER LA SUA ALIMENTAZIONE; SI E’
DOVUTO ADATTARE AD UNA SORTA DI “SIMBIOSI” CON INSETTI, BATTERI, VIRUS ED ANIMALI IN GENERE
SVILUPPANDO STRATEGIE ADATTATIVE IN BASE ALLE RISORSE A SUA DISPOSIZIONE. HA DOVUTO
SVILUPPARE ELABORATE CONNESSIONI FISIOLOGICHE IN MODO CHE IL PROPRIO AMBIENTE INTERNO NON
FOSSE ALTERATO DALLE PERTURBAZIONI ESTERNE: E’ STATO OGGETTO DI PROCESSI SELETTIVI UTILI ALLO
SVILUPPO DI ASSETTI GENICI IDONEI ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI. HA ADOTTATO SOLUZIONI
INTELLIGENTI AI VARI PROBLEMI.
FENOMENI DI ADATTAMENTO E ASSOCIAZIONE DELLA VARIABILITA’ BIOLOGICA CON I FATTORI
AMBIENTALI
FINO ALL’INIZIO DEL SECOLO I CARATTERI MORFOLOGICI E PIGMENTARI FURONO GLI UNICI ELEMENTI
UTILI ALLA DESCRIZIONE ED AL GIUDIZIO DELLE DIFFERENZE BIOLOGICHE TRA LE VARIE POPOLAZIONI;
SUCCESSIVAMENTE LO STUDIO DELLE FREQUENZE DEI GRUPPI SANGUIGNI DI ALCUNI SISTEMI ESTESE IL
CAMPO DI INDAGINE A TALE TIPO DI RICERCA. LE POPOLAZIONI DISTRIBUITE NEI VARI AMBIENTI DEL
PIANETA HANNO UNA STRUTTURA GENICA DIFFERENTE E NON SEMPRE SOVRAPPONIBILE.DUE GRUPPI DI
INDIVIDUI, CIOE’, POSSONO RISULTARE SIMILI DAL PUNTO DI VISTA MORFOLOGICO MA PRESENTARE
DIVERSE FREQUENZE GENICHE DI UN SISTEMA EMATOLOGICO
L’USO DEGLI INDICATORI BIOLOGICI(EMATOLOGICI,MORFOLOGICI E PIGMENTARI) EVIDENZIO’
DIFFERENZE BIOLOGICHE TRA UNA POPOLAZIONE E L’ALTRA DI CARATTERE QUANTITATIVO PIUTTOSTO
CHE QUALITATIVO.
INFATTI TUTTE LE POPOLAZIONI PRESENTANO GENI CHE DEFINISCONO LA SPECIE UMANA; SOMIGLIANZE E
DIFFERENZE SONO RISCONTRABILI SOPRATTUTTO NELLA FREQUENZA CON CUI UNA ESPRESSIONE GENICA
E’ PRESENTE.
ECOLOGIA UMANA:
contenuti e metodi di studio
OBIETTIVI DELLE SCIENZE ANTROPOLOGICHE:
•
•
IDENTIFICARE GLI EVENTI BIOLOGICI (somiglianze, differenze)
DARE UNA CRONOLOGIA AGLI EVENTI
•
INDAGARE SULLE CAUSE DETERMINANTI PER LA DIFFUSIONE DEGLI EVENTI(risposta fenotipica
all’ambiente)
L’ECOLOGIA UMANA PARTE DALL’OSSERVAZIONE DELLE DIFFERENZE E DELLE SOMIGLIANZE BIOLOGICHE
PRESENTI NELL’UMANITA’ ATTUALE PROCEDENDO CON 3 TIPI DI METODOLOGIE:
• MORFOLOGIA COMPARATA
• FISIOLOGIA COMPARATA
• BIOLOGIA MOLECOLARE COMPARATA
L’ECOLOGIA UMANA INDAGA SU 2 TIPI DI STRATEGIE CHE LE POPOLAZIONI METTONO IN OPERA PER
ADATTARSI AI DIFFERENTI AMBIENTI:
• LA STRATEGIA BIOLOGICA
• LA STRATEGIA CULTURALE
MECCANISMI DI AZIONE DELLE STRATEGIE
L’ECOLOGIA UMANA AFFRONTA LA RICERCA DELLE RELAZIONI SPAZIO-TEMPORALI TRA ESSERI UMANI ED
AMBIENTE MEDIANTE LO STUDIO DI
MECCANISMI ADATTATIVI .
LE STRATEGIE BIOLOGICO-CULTURALI,QUINDI, AGISCONO MEDIANTE:
• MECCANISMI DI ADATTAMENTO FISIOLOGICO(l’individuo tende all’omeostasi)
• MECCANISMI DI ADATTAMENTO GENETICO(riproduzione dei fenotipi meglio adattati)
• MECCANISMI DI ADATTAMENTO CULTURALE (la popolazione risponde con i prodotti
dell’intelligenza)
ADATTAMENTO
ADATTAMENTO E’ UN TERMINE CHE, IN BIOLOGIA, HA NUMEROSI SIGNIFICATI; DAL PUNTO DI VISTA
INDIVIDUALE, SI RIFERISCE ALLE RISPOSTE, EREDITARIE E NON, CHE SI VERIFICANO IN SEGUITO A
VARIAZIONI AMBIENTALI DA CUI CONSEGUONO CONDIZIONI DI RESISTENZA NEI CONFRONTI
DELL’AMBIENTE STESSO. E’, IN PRIMO LUOGO, LA PROPRIETA’ CHE POSSIEDE UN ORGANISMO VIVENTE DI
FAVORIRE IN OGNI MOMENTO DELLA SUA VITA LA SOPRAVVIVENZA MEDIANTE UN PROCESSO DI
AUTOREGOLAZIONE E AGGIUSTAMENTO COME DIFESA NEI CONFRONTI DI ALTRI ORGANISMI(parassiti,
virus, batteri) O DELL’AMBIENTE FISICO ESTERNO; QUANO MAGGIORE E’ LA CAPACITA’ DI ADATTAMENTO
TANTO PIU’ ALTE SONO PER L’ORGANISMO LE PROBABILITA’ DI SOPRAVVIVERE, E DI RIPRODURSI
TRASMETTENDO LE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE CHE DETERMINANO UNA BUONA CAPACITA’ DI
AUTOREGOLAZIONE E AGGIUSTAMENTO E FAVORENDO IL PROCESSO EVOLUTIVO DELLA SPECIE.
E’ PARTE INTEGRANTE DEL CONCETTO STESSO LELLA VITA IN QUANTO UN ORGANISMO VIVENTE, PER
QUANTO PRIMITIVO POSSA ESSERE NELLA SCALA EVOLUTIVA, NON SI SOTTOMETTE MAI PASSIVAMENTE
ALL’IMPATTO CON LE FORZE AMBIENTALI; LE CARATTERISTICHE DI QUESTE RISPOSTE ADATTATIVE
DETERMINANO L’INDIVIDUALITA’ BIOLOGICA DELL’ORGANISMO ESPRESSIONE DEL GENOTIPO.
ADATTAMENTO FISIOLOGICO
SECONDO PROSER(1964), PER ADATTAMENTO FISIOLOGICO SI DEVE INTENDERE OGNI PROPRIETA’ CHE
PRESENTA UN ORGANISMO NEL FAVORIRE LA PROPRIA SOPRAVVIVENZA IN UN AMBIENTE SPECIFICO CHE
LO SOTTOPONE A STRESS.
MECCANISMI FISIOLOGICI
SONO LA RISPOSTA DI OGNI INDIVIDUO ALLE VARIAZIONI AMBIENTALI E SONO LA PRIMA LINEA DI DIFESA
NEI CONFRONTI; ESSI TENDONO AD ANNULLARE O ATTENUARE, GLI EFFETTI PERTURBATORI CHE
PROVENGONO DALL’IMPATTO AMBIENTALE E SI OPPONGONO ALLA SELEZIONE NATURALE.
CIASCUN INDIVIDUO, QUINDI, RISPONDE, DAL PUNTO DI VISTA FISIOLOGICO, NEI LIMITI CHE GLI SONO
CONSENTITI DALLA PROPRIA”INDIVIDUALITA’ BIOLOGICA”
NELL’UOMO QUESTA INDIVIDUALITA’ SI MANIFESTA CON L’OMEOSTASI:LA CAPACITA’ DI MANTENERE IL
SUO AMBIENTE INTERNO IN UNO STATO APPROSSIMATIVAMENTE COSTANTE. QUANDO UN INDIVIDUO E’
SOTTOPOSTO AD AGENTI ESTERNI CHE TENDONO A MODIFICARE GLI EQUILIBRI INTERNI, LA REAZIONE
OMEOSTATICA SVILUPPA UNA STRATEGIA UTILE ALLA REGOLAZIONE DEI PROCESSI VITALI.LA REAZIONE
OMEOSTATICA SI SVILUPPA, INOLTRE, SU 2 PRINCIPI GENERALI:
•
•
OGNI REAZIONE PRESENTA PIU’ DI UNA LINEA DI DIFESA;
LA RISPOSTA ALLA DEVIAZIONE DIPENDE DA TIPO, AMPIEZZA E DURATA DELLA CIRCOSTANZA
AMBIENTALE CHE L’HA INDOTTA;
OGNI RISPOSTA ADATTATIVA FISIOLOGICA PUO’ ESSERE PERCIO’ ANALIZZATA COME UNA SERIE DI LIVELLI
DI COMPLESSITA’ ED ORGANIZZAZIONE (LIVELLO MOLECOLARE, CELLULARE, di ORGANI-SISTEMI e di
ORGANISMO nella sua globalita’)
I TERMORECETTORI CUTANEI SONO, AD ESEMPIO, UNA SORTA DI “SENSORI” DELLE VARIAZIONI DELLA
TEMPERATURA AMBIENTALE E DANNO ORIGINE AI RIFLESSI VASOMOTORI E DI SUDORAZIONE UTILI A
MODIFICARE LE PERDITE DI CALORE; SE QUESTO CONTROLLO TUTTAVIA RISULTA INSUFFICIENTE, UNA
SECONDA LINEA DI DIFESA E’ RAPPRESENTATA DAI CENTRI TERMOREGOLATORI PRESENTI NEL
CERVELLOCHE INTENSIFICANO LE REAZIONI INIZIALI E NE INIZIANO ALTRE QUALI LA STIMOLAZIONE
METABOLICA. LE RISPOSTE EMODINAMICHE CHE CONSEGUONO ALL’ESPOSIZIONE DELL’UOMO ALLA
BASSA PRESSIONE DI OSSIGENO IN ALTA MONTAGNA SONO IN RELAZIONE ALL’ALTITUDINE, AL TEMPO DI
ESPOSIZIONE, ALLA RAPIDITA’ CON CUI E’ AVVENUTA L’ESPOSIZIONE ETC.
QUESTI VARI MECCANISMI FISIOLOGICI (A LIVELLO MOLECOLARE, CELLULARE, ORGANOLETTICO ETC),
AGISCONO SULLA BASE DI UN SISTEMA DI INFORMAZIONE E DI RISPOSTA DI VARIA NATURA; LE
MANIFESTAZIONI DEGLI ADATTAMENTI FISIOLOGICI CHE INTERESSANO L’ECOLOGIA UMANA SONO
GENERATE DA SISTEMI DI INFORMAZIONE E RISPOSTA CHE PROVENGONO DAL SISTEMA NERVOSO E DA
QUELLO ENDOCRINO.
ORIGINE DELL’INFORMAZIONE NERVOSA
L’INFORMAZIONE CHE RICEVE IL SISTEMA NERVOSO PUO’ AVERE ORIGINE
• DIRETTAMENTE DALL’AMBIENTE ESTERNO ATTRAVERSO LE VIE DELLA SENSIBILITA’ GENERALE;
• INDIRETTAMENTE IN QUANTO VARIAZIONI DELL’AMBIENTE INTERNO INDOTTE DA FATTORI DI
VARIA NATURA(biochimici, etc).
INFORMAZIONE NERVOSA
I RECETTORI NERVOSI POSSONO ESSERE CLASSIFICATI IN:
• TELERECETTORI O RECETTORI A DISTANZA;
• ESTERORECETTORI CHE RACCOLGONO L’INFORMAZIONE DALL’AMBIENTE ESTERNO, VICINO;
• PROPRIORECETTORI CHE INFORMANO CIRCA LA POSIZIONE DEL CORPO NELLO SPAZIO;
• ENTERORECETTORI CHE RICEVONO INFORMAZIONI DALL’AMBIENTE INTERNO;
I TELERECETTORI E GLI ESTERORECETTORI DANNO SENSAZIONI COSCIENTI CHE DIVENTANO PERCEZIONI;
I PROTORECETTORI E GLI ENTERORECETTORI NON ENTRANO MAI NEI LIMITI DELLA COSCIENZA.
ATTRAVERSO I PRIMI TRE RECETTORI NERVOSI L’AMBIENTE ESTERNO VIENE RECEPITO COME
INFORMAZIONE TATTILE, TERMICA, DOLORIFICA, OLFATTIVA, VISIVA, ACUSTICA ETC.
ELABORAZIONE DELLE RISPOSTE
L’ELABORAZIONE DELLE RISPOSTE, AL FINE DI MANTENERE L’EQUILIBRIO DELL’AMBIENTE INTERNO DI UN
ORGANISMO ENTRO I LIMITI DELLA PROPRIA INDIVIDUALITA’ BIOLOGICA, SI MANIFESTA ATTRAVERSO
L’AZIONE DELLE VIE NERVOSE O DELLE VIE ORMONALI;
NEI FENOMENI ADATTATIVI TALI AZIONI POSSONO ESSERE COMPLEMENTARI, SUPPLEMENTARI O
AUTONOME. IL SISTEMA CHE SCATURISCE DALL’AZIONE DELLE VIE NERVOSE E’ MEDIATO DAI
NEUROTRASMETTITORI (NORADRENALINA, SEROTONINA, DOPAMINA); ESSI SONO SOSTANZE CHIMICHE
PRODOTTE DALLE TERMINAZIONI NERVOSE, CHE RAGGIUNGONO I RECETTORI POST-SINAPTICI, IL CUI
EFFETTO SI MANIFESTA CON L’ATTIVAZIONE O LA INIBIZIONE DELLE CELLULE RECETTRICI L’ALTRO SISTEMA
CHE ELABORA E SCATURISCE RISPOSTE DI CARATTERE ADATTATIVO E’ QUELLO DELL’AZIONE ORMONALE;
GLI ORMONI SONO SOSTANZE CHIMICHE PRODOTTE DA GHIANDOLE A SECREZIONE INTERNA.
SECONDO LA NATURA BIOCHIMICA SI DIVIDONO IN 2 CLASSI: STEROIDI E POLIPEPTIDICI. DA UN PUNTO DI
VISTA FUNZIONALE ESSI SI DIVIDONO IN: TROFICI (SINTESI PROTEICA) E METABOLICI (FUNZIONI CHIMICHE
E FISIOLOGICHE)
MECCANISMI GENETICI
SONO PROCESSI DI SELEZIONE NATURALE ACCOMPAGNATI DA FENOMENI DI DERIVA GENICA E DI FLUSSO
GENICO FRA LE POPOLAZIONI.
IN OGNI POPOLAZIONE, APPARENTEMENTE BEN ADATTATA E QUINDI CON UNA BUONA FITNESS,
ESISTERANNO SEMPRE DEI FENOTIPI PIU’ ADATTATI DI ALTRI; QUESTI FENOTIPI SONO DESTINATI AD
AVERE PIU’ “SUCCESSO BIOLOGICO” E QUINDI A TRASMETTERE IN MAGGIOR MISURA IL PATRIMONIO
GENETICO RESPONSABILE DI MIGLIORI CAPACITA’ ADATTATIVE.
PIU’ UN ORGANISMO HA BUONE CAPACITA’ ADATTATIVE ALL’AMBIENTE PIU’ SOPRAVVIVE CONSERVANDO
UNA BUONA FITNESS GENETICA CON LA QUALE CONTRIBUIRE ALLE POPOLAZIONI SUCCESSIVE.
MECCANISMI CULTURALI
MODELLI COMPORTAMENTALI ADOTTATI DA GRUPPI SOCIALI COME MEZZO DI ADATTAMENTO
ALL’AMBIENTE (che da “naturale” tende a diventare “culturale”).
L’INTERVENTO CULTURALE PRODUCE RISULTATI BIOLOGICI E TALI RELAZIONI SONO STATE CHIAMATE
“BIO-CULTURALI” IN QUANTO ELEMENTI DI MEDIAZIONE TRA UOMO ED AMBIENTE.
[Tratto dalla rivista «21th Century Science & Technology» – Primavera 2004]
LEWIS HENRY MORGAN E LE RADICI RAZZISTE DELL'ANTROPOLOGIA
Il concetto di "nativo americano" è un'identità mitologica e razzista, che si attribuisce
per giustificare un impero anglo-americano.
di Paul Glumaz
La nostra storia comincia con il fondatore americano dell'Antropologia Culturale, Lewis
Henry Morgan.
Lewis Henry nacque nello stato di New York nel 1818. Negli anni '40 divenne un giovane
avvocato e un massone attivo, creatore di una loggia pensata per i giovani massoni del luogo,
dotata di uno speciale rito chiamato Indianizzazione. Tale rito prevedeva che i giovani
vestissero come Pellerossa, fossero iniziati al coraggio e subissero severe punizioni. In tutto
questo periodo, Morgan fu in corrispondenza con lo storico Henry Schoolcraft, a sua volta un
collaboratore di Albert Gallatin, il quale dirigeva la Società Storica di New York.
Gallatin, un rampollo della nobiltà svizzera, era stato ministro del Tesoro americano con
Thomas Jefferson, e in qualità di traditore, come è ampiamente documentato, aveva condotto
la sovversione economica della giovane Repubblica americana all’inizio dell’Ottocento. Lo
stesso Gallatin passò gli ultimi 15 anni della sua vita nel tentativo di forgiare l'identità storica
degli Americani pre-colombiani. Tentò in ogni modo di dimostrare che tutti gli indigeni
presenti prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo fossero stati esclusivamente di origini
asiatica o siberiana. In altre parole, tutti gli Americani presenti sul continente prima del 1492
avrebbero avuto origine da migrazioni terrestri, dalla Siberia attraverso l'Alaska, giù fino
all’America Latina.
Con alcune graduali modifiche apportate, questa teoria sulle origini di tutti gli Amerindi
prevale ancora nell'odierna antropologia. L'ortodossia in materia vuole che le migrazioni
siberiane iniziarono intorno ai 12000-16000 anni fa, apportando per la prima volta degli esseri
umani sul continente.
Mentre Albert Gallatin cercò una dimostrazione nello studio della linguistica, Lewis Henry
Morgan intraprese uno studio comparativo delle parentele, ovvero delle strutture familiari.
Perché era così importante la tesi di una immigrazione esclusivamente siberiana, dal punto di
vista di uno come Gallatin, che aveva commesso il suddetto tradimento della nostra
Repubblica? Perché?
Il motivo è il razzismo.
Stabilendo un'origine esclusivamente siberiana, avrebbe soddisfatto l'intento di indurre in
America una visione profondamente razzista del mondo, inclusa la giustificazione del
trattamento brutale riservato ai discendenti degli indigeni. Ciò - ne sono sicuro - non è
immediatamente evidente al lettore; tuttavia, l'idea di origini esclusivamente asiatiche, unita al
pensiero ancora oggi prevalente sull’evoluzione sociale, crea una concezione del mondo
razzista. Con quest'ultima, si nega un'identità umana universale ai discendenti degli Americani
pre-colombiani e, per estensione, si nega la stessa identità ai discendenti dei successivi
immigrati europei.
Oggi è più noto il razzismo generato dalla tratta degli schiavi africani, che ancora influisce
sulla nostra società, e per questo viene studiato di più. Il razzismo creato dalla disciplina
dell'antropologia, è invece più insidioso, universale, meno compreso, e sicuramente meno
studiato.
Ciò che segue è un sunto di come opera, facendo riferimento all’attività di Lewis Henry
Morgan.
Il tema centrale sarà - per me - la maniera in cui le società evolvono culturalmente,
tecnologicamente ed economicamente.
L'idea razzista prevede che le società evolvano attraverso graduali miglioramenti, trasmessi
lentamente da un individuo ad un altro, da un gruppo ad un altro. Essa, pertanto, prevede
un'evoluzione sociale graduale, dall'organizzazione di cacciatori e raccoglitori, alla moderna
società industriale.
Questi cambiamenti si verificherebbero attraverso invenzioni e innovazioni accidentali,
accumulatesi per lunghi periodi di tempo. Alcune società, o anche alcuni gruppi razziali,
sarebbero migliori di altre, o di altri, nel subire tale processo. La prima discussione di Lewis
Henry Morgan a tale proposito, si trova nella sua monografia sugli indiani Irochesi, Lega degli
Irochesi. In questo documento, e in successivi lavori, Morgan sviluppò alcuni dei seguenti
punti teorici, d'altra parte formulati più estesamente anche da antropologi in Gran Bretagna:
(1) L'evoluzione sociale e tecnologica è graduale.
(2) Non tutte le società si sviluppano alla stessa velocità.
(3) Alcune società sono superiori perché lo è la loro dotazione razziale, e ne ricavano
conseguentemente istituzioni familiari e sociali superiori.
(4) E' errato cambiare o migliorare le razze inferiori, poiché non sono mentalmente preparate
al passo. Esse devono svilupparsi alla propria velocità.
(5) Spetta alle razze superiori far sì che quelle inferiori non perdano i propri usi e costumi
primitivi.
(6) La superiorità americana, all'epoca in via di affermazione in qualità di nazione industriale,
non si fondava sulla tradizione che aveva eredito dalle precedenti epoche di rinascita greca,
araba, cinese ed europea, né sull'operosità e la libertà dei cittadini della Repubblica, quanto
nella speciale miscela tra tratti razziali anglo-sassoni e istituzioni familiari superiori.
Nelle parole di Morgan:
“La famiglia ariana rappresenta la vena centrale del progresso umano, perché
la sua intrinseca superiorità è stata dimostrata dalla sua graduale assunzione di
potere sulla terra... La passione del Pellerossa per la vita da cacciatori s'è
rivelata un principio troppo profondamente intessuto per essere controllato
dagli sforzi della Legislazione... L'effetto di questo principio potente è stato
l'incatenamento delle tribù del Nord America al loro stato primitivo... Ecco
perché i Pellerossa non si sono mai innalzati, né potranno mai innalzarsi oltre
il livello attuale... A questo punto il tratto singolare nel carattere del Pellerossa
suggerisce che egli non abbia mai intuito il potere del guadagno. Questa
grande passione per l'uomo civilizzato, non ha mai sollecitato la mente
dell’indiano. Fu senza dubbio il vero motivo del suo perdurare nello stato di
cacciatore, poiché il desiderio di guadagno è una delle prime manifestazioni
della mente progressista. In una parola, esso ha civilizzato la nostra razza”.
Secondo Morgan, dunque, il cambiamento sociale e lo sviluppo economico si spiegano solo
con due fattori casuali: le caratteristiche razziali e la sete di guadagno. Le società meno
economicamente sviluppate sono tali perché non bramano il guadagno, e sono geneticamente
inferiori forse per lo stesso motivo. Sfortunatamente, oggi, molti americani adottano
inconsciamente la stessa spiegazione per la disparità tra i livelli di vita presenti negli Stati
Uniti e nelle nazioni del Terzo Mondo.
CHI SIAMO?
Nonostante le teorie di Morgan, Gallatin, e delle loro controparti britanniche, esistono prove
schiaccianti, di tipo archeologico e non (che costoro non sono riusciti a sopprimere) che
dimostrano l’esistenza di importanti civiltà urbane e agricole in tempi e luoghi diversi
nell'America pre-colombiana. Poiché tali prove venivano considerate una minaccia per questa
visione razzista del mondo, Morgan passò gli ultimi anni della sua vita con un archeologo,
Adolph Bandelier, cercando di dimostrare che queste rovine urbane non rappresentavano
società in alcun modo sviluppate.
Sulla questione dell'origine esclusivamente siberiana degli Amerindi, va detto anche
qualcos’altro. La proposta di ogni altra spiegazione alternativa equivale ad aprire un vaso di
Pandora, pieno di temi che sfidano profondamente l'interpretazione accettata della preistoria e
dell'origine della civiltà, come vengono insegnate oggi a scuola. Come fecero gli Americani
pre-colombiani a giungere in questo continente? C’erano da prima? Che ne è dei viaggi
oceanici dei cosiddetti "popoli marittimi"? Si può parlare di migrazioni per mare dall'Asia?
Dall'Africa? Dalla penisola iberica e dal Mediterraneo? Dall'Europa del Nord e dalla
Scandinavia?
Non appena si comincia ad esaminare l'evidenza di civiltà e culture marittime esistite molto
prima della Mesopotamia, il fatto che l'astronomia e i viaggi marittimi costringono a spostare
indietro nel tempo la data di sviluppo delle civiltà lungo i bacini fluviali, e che i resti di queste
culture marittime cominciano soltanto ora ad essere scoperti sotto le acque delle coste
dell’India, dei Caraibi e di altre terre, risulta seriamente compromessa la tesi dell'origine
esclusivamente siberiana della popolazione americana.
Se le culture marittime e i viaggi oceanici risalgono a 10.000, 40.000, o addirittura 100.000
anni fa, nessuna parte del mondo è esente da passate colonizzazioni, o passati scambi culturali
o commerciali. Questa considerazione sfida il concetto decisamente razzista che contrappone
l’indigeno al nuovo arrivato.
Perché è così importante? Perché è in gioco una questione di identità.
Chi siamo? Da dove veniamo, dunque? Che cos'è un essere umano? Da dove provengono le
nostre culture, o ciò che rimane del passato?
Noi siamo un prodotto di razza, sangue e terra, o piuttosto di un processo molteplice di flussi e
riflussi di migrazioni e rinascimenti culturali, di catastrofi umane e naturali?
Vi è anche l'idea ortodossa prevalente che le civiltà siano sorte esclusivamente nelle culle
rappresentate da poche valli fluviali, come quelle del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, dell'Indu, o
dello Yangtze in Cina.
A fronte di tutti questi casi, v'è evidenza che queste culle possano essere state sottoprodotti di
civiltà marittime più antiche ed estese, sorte e cadute in congiunzione con altre immigrazioni e
scambi culturali. Ciò indicherebbe un'origine della civiltà che è molto, molto più precoce, e
più complessa, dell'idea delle culle di 5000 o 7000 anni orsono. Se sfidiamo l'origine
esclusivamente siberiana dei popoli pre-colombiani, compromettiamo implicitamente
l'ortodossia della teoria delle culle fluviali.
In effetti, stiamo mettendo in discussione il presupposto che fa risalire la nostra identità storica
all’antichità recente. Questo presupposto induce a credere in un'identità basata sulla razza, sul
sangue e sulla terra, come primi determinanti della civiltà e della cultura, che è in assoluto lo
strumento più utile per controllare il senso di identità, individuale e collettiva, di ciascuno.
Così facendo, infatti, la verità dell'origine umana è subordinata alla necessità di una mitologia
che genera l'identità. L'intero concetto dei Nativi Americani è un identità razzista e mitologica,
intesa a giustificare un impero anglo-americano. La disciplina dell’antropologia fu
inizialmente creata proprio allo scopo di promuovere tale mitologia in luogo di scienza.
Purtroppo lo fa ancor oggi, in un crisi tra le più pericolose per la civiltà.
I GIOVANI INDIANI
I padri fondatori degli Stati Uniti erano versati nella cultura classica sia della Grecia antica, sia
del Rinascimento dell'Europa moderna. Essi si concepivano come parte della storia universale:
pensavano di compiere, con la creazione di questa Repubblica, il cammino per la liberazione
del mondo del dominio delle oligarchie feudali e finanziarie, che in un modo o in un altro,
avevano soggiogato il 95% della popolazione, alla stregua di schiavi, di individui subumani.
Per attaccare questa cultura classica dei nostri padri fondatori, fu lanciato in Europa un
movimento romantico. Tale Romanticismo è rappresentato al meglio nella letteratura inglese
dall’opera di scrittori come Sir Walter Scott, promotori di un certo amore per il passato
feudale e brutale. Un esempio per la lingua tedesca è dato da Richard Wagner, il quale
promosse gli equivalenti miti teutonici di un barbarico passato, gli stessi miti che divennero il
substrato culturale del Reich di Hitler.
Poiché noi, in America, eravamo privi di precedenti feudali, quando questo movimento
romantico si diffuse da queste parti, scelse gli Indiani come primo oggetto, i cowboy in un
secondo tempo. Lewis Henry Morgan partecipò a questa operazione, proprio alla metà degli
anni '40.
Nel 1845, Morgan scrisse al principale studioso britannico degli indiani, William F. Stone, che
aveva scritto «La vita e i tempi di Giubba Rossa» (un capo degli Irochesi):
“Abbiamo bisogno da qualche parte nella nostra Repubblica, di un Ordine
Indiano. Tale ordine avrebbe un campo di ricerca letteraria vasto e nuovo, l'età
romantica del mondo occidentale. La vita degli Indiani suggerisce un ampio
materiale per la filosofia, la poetica... e le generazioni distanti devono
guardare al passato dell'Età Indiana per il le prime forme di linguaggio, le
antichità, e il romanticismo dell'America. La natura e l'oggetto del nostro
ordine è naturalmente nascosto al mondo”.
Dalla prospettiva di Morgan, il romanticismo degli Indiani avrebbe dovuto essere preservato
dalla contaminazione di qualsiasi cosa che potesse dare agli Indiani un progresso economico.
La campagna per far nominare Lewis Henry Morgan capo dell'Ufficio degli Affari Indiani,
durante il primo mandato del Presidente Lincoln, fallì. Poiché quell'Ufficio, in quel momento,
era coinvolto in scandali di corruzione, Morgan condusse una campagna per riformarlo, e fece
le seguente proposta a Lincoln, in una lettera datata 3 dicembre 1862:
(1) Mettere l'Ufficio sotto il Dipartimento di Guerra.
(2) Far cessare ogni appropriazione di terreni dell'Ovest, destinata ai programmi di agricoltura
indiana, che interferisca con lo stile di vita degli Indiani, poiché gli Indiani delle Pianure
dovrebbero essere allevatori, non agricoltori.
(3) Raccogliere tutti gli Indiani in due luoghi, uno ad Ovest, l'altro nella parte orientale dello
stato di New York.
(4) Istituire controlli severi sui contatti tra gli Indiani e il mondo esterno, affidandoli a
missionari designati, e impedire la circolazione monetaria tra gli Indiani.
(5) Promuovere l'artigianato manuale degli indigeni, per promuovere un apprezzamento
romantico della razza Indiana e della sua eredità.
Non è una coincidenza che oggi un punto di vista simile sia comune presso molte persone che
si reputano conoscitrici delle culture del Terzo Mondo. Da questo punto di vista, si crede che
la salvaguardia delle popolazioni del Terzo Mondo nel loro stato di purezza culturale sia
preferibile all'accesso all'industrializzazione. Questo punto di vista è una forma di
Romanticismo, di cui il lavoro di Morgan sugli Indiani fu presto precursore.
L'opera di Morgan combina la concezione razzista delle popolazioni indigene a quella
romantica. Non è un paradosso: la cultura romantica rifiuta la scienza e la verità, preferendo
ad esse la malia delle apparenze, la deificazione delle distinzioni, e la mistificazione
dell'arbitrio. Alla romanticizzazione del Pellerossa, si accompagna la romanticizzazione del
Cowboy.
In origine, i Cowboy erano dei rei galeotti spediti ad Ovest, per risparmiare al governo le spese
della carcerazione. In seguito, anche soldati secessionisti dislocati e divenuti fuorilegge
migrarono ad Ovest dopo la Guerra Civile, per divenire Cowboy. Oggi è diventata molto
popolare, nella nostra cultura, l'identità sintetica, anti-intellettuale, romantica e sempliciotta,
del Cowboy. Questa identità, assieme al concetto di eredità dei pellerossa, assieme alla
nostalgia della "causa persa" dei sudisti, rappresentano il principale prodotto americano di un
movimento romantico lanciato in Europa, per distruggere l'identità creativa e prometeica
dell'America, e la cultura classica dei nostri padri fondatori.
LA NATURA DELL'UOMO, DELLA SCHIAVITU' E DELL'AMBIENTALISMO
Al centro dell'antropologia è dunque la questione: che cosa è un essere umano?
Che cosa rende differenti gli esseri umani dagli animali? Perché gli esseri umani sono capaci
di stabilire, attraverso la scienza e la cultura, una popolazione di più di 6 miliardi di individui,
su questo pianeta? Dopo il 1860, si accese un profondo dibattito politico e filosofico, non
soltanto sullo schiavismo in quanto tale, bensì sulla più profonda questione dietro la tratta
degli schiavi: qual è la natura essenziale dell'essere umano?
Se non v'è differenza fondamentale tra la specie umana e le specie animali, allora ad un livello
più profondo, poiché le differenze tra il comportamento animale e le capacità umane sono
considerate innate (diremo in seguito genetiche), anche le differenze a questo riguardo tra gli
individui umani e i gruppi sociali (società) possono essere considerate innate, o genetiche.
Non si può dire “non c’è alcuna differenza fondamentale tra gli esseri umani e gli animali”
senza mantenere al contempo una concezione razzista della casualità delle distinzioni tra gli
individui e le società. La negazione dell'assoluta distinzione tra gli esseri umani e gli animali
fornisce una radice assiomatica più profonda alla prospettiva razzista.
Questa visione giustificherà sempre la schiavizzazione di un popolo da parte di un altro, sulla
base dei loro differenti tratti inerenti.
La radice filosofica di questa visione è profondamente innestata nella tradizione filosofica
empirista e positivista, che divenne dominante in tempi moderni. Si potrebbe dire che
l'Antropologia Culturale è uno dei sottoprodotti di questa tradizione. L'empirista e il positivista
logico non possono distinguere i processi creativi della mente umana, dagli istinti dei bruti. Il
Presidente Lincoln affrontò questo tema nel suo comizio preferito durante la campagna
elettorale del 1860, "Sulle Scoperte e le Invenzioni":
“Tutte le creazioni sono miniere, ed ogni uomo è un minatore. L'intero
pianeta, e tutto ciò che è in esso, su di esso e intorno ad esso, l'uomo stesso
incluso, nella sua natura fisica, morale e intellettuale, e le sue suscettibilità,
sono i punti di partenza indefinitamente vari da cui l'uomo, dall'inizio, scoprì
scavando il suo destino. In principio, la miniera era chiusa, e il minatore se ne
stava nudo, e senza conoscenze, sopra di essa. Pesci, uccelli, bestie in genere,
o insetti, non sono minatori, ma soltanto prede e inquilini.
"I castori costruiscono case; ma non le costruiscono in modo differente, né
migliore, di come le costruivano cinquemila anni fa.
"Formiche e api da miele raccolgono il cibo per l'inverno; ma lo fanno nello
stesso modo in cui Salomone le ricordò al fannullone, come campioni di
prudenza. L'uomo non è l'unico animale che lavora; ma è l'unico che migliori
il suo modo di operare.
"Tale miglioramento è reso possibile dalle Scoperte e dalle Invenzioni.”
Lewis Henry Morgan entrò in questo dibattito non solo contrapponendosi a Lincoln, ma anche
elevando gli animali allo stato egualitario degli umani. Passò ogni estate dal 1855 al 1868,
studiando il castoro nel Michigan settentrionale. Il suo libro, Il Castoro Americano, tese a
provare che gli animali possiedono tutte le facoltà degli uomini, anche se in minor grado.
Accusò coloro che condividevano la visione di Lincoln come colpevoli di un errato egoismo
antropocentrico. Disse che avevano creato una frode nell'interpretazione delle razze umane,
diffamando gli animali come esseri istintivi, piuttosto che dotati di una mente simile
all'intelletto umano, se pur di grado inferiore.
Morgan rispose all'idea espressa da Lincoln nel suddetto discorso, dicendo che la mancanza di
miglioramenti materiali nelle generazioni successive di animali è il risultato del fatto che gli
animali
“generalmente non richiedono mezzi artificiali di promozione della propria
felicità, né rispondono al principio di aggregazione allo stesso grado
dell'uomo... Una scala di intelligenza dall'uomo all'animale infimo appare
risultare naturale quanto la scala di intelligenza tra gli uomini fondata sulle
loro differenti caratteristiche... Lo stesso principio intellettuale di pensiero
pervade tutte le esistenze animate; creato dalla Divinità e conferito alle
differenti specie in tali misure, quali alla Sua saggezza apparvero necessarie al
destino e alla felicità di ciascuna”.
Più tardi, alla fine degli anni '70, Lewis Henry Morgan succedette a Sylvester Morse, in
qualità di Presidente dell'Associazione Americana per il Progresso delle Scienze. Da questa
posizione, Morgan giocò un ruolo nel lancio di ciò che molto più tardi sarebbe diventato il
complesso dei movimenti conservazionisti e ambientalisti. Morgan vedeva la salvaguardia
dell'ambiente al pari della salvaguardia dei Pellerossa.
IL NEWTON DELLE SCIENZE SOCIALI
Nel 1871, Lewis Henry Morgan pubblicò un volume dal titolo Sistema di Consanguineità.
Esso era il risultato di più di un decennio passato a raccogliere questionari, compilati e spediti
da missionari e altri suoi collaboratori, su come le varie popolazioni designavano la loro
parentela, le regole di governo, le relazioni tra discendenza e parentela, i matrimoni, ecc.
Questi furono i primi studi di questo tipo, che diedero vita all'Antropologia Culturale.
In prima istanza, Morgan non ebbe modo di creare una teoria evoluzionista generale a partire
dai dati, così come aveva inizialmente pensato. Era sua intenzione, infatti, usare i dati per
provare che gli indigeni pre-colombiani erano immigrati dalla Siberia, passando per l'Alaska.
Aveva pensato che questa teoria sarebbe stata confermata dalla similitudine tra i modi in cui i
discendenti degli indigeni pre-colombiani designavano la loro parentela, e dalla differenza con
i modi in uso in Europa e in altre regioni. Tuttavia, ciò si rivelò impossibile, e Morgan
impiegò altri 8 anni per rivedere e interpretare i dati alla bell’e meglio.
Finalmente, il suo padre spirituale, il rev. Joshua McIlvane, professore di orientologia a
Princeton, utilizzò delle citazioni di Aristotele per convincere Morgan ad adottare il punto di
vista evoluzionista di John McLennan e del britannico Sir John Lubbock, le cui idee si
rifacevano a quelle di Thomas Malthus, Charles Darwin e Thomas Huxley. Lo schema base
dei due, che fu adottato da Morgan nonostante un grande battibecco con McLennan riguardo
ad alcune di esse, è il seguente: la scarsità di cibo all'alba dell'umanità portò all'infanticidio
delle femmine, il quale a sua volta portò alla scarsità di donne da marito, e una conseguente
lotta per esse. Ciò, inoltre, portò alla poliandria, un sistema di condivisione di mogli da parte
di una famiglia di fratelli.
Lo schema, poi, prevede che in qualche modo vi sia stato un miglioramento rivoluzionario,
foriero delle formazioni patriarcalibasate sulla poligamia, quali quelle del Vecchio
Testamento. A questa, sarebbe seguita un'altra rivoluzione, quella della monogamia e della
discendenza patrilineare della proprietà. Secondo la teoria, la monogamia associata a questa
regolazione della trasmissione della proprietà, sarebbe la base dell'ascesa delle relazioni
proprietarie moderne, cioè la spina dorsale del capitalismo.
A questo schema, nel suo ultimo volume Società Antica, Morgan aggiunse l'ultimo stadio
dello sviluppo: l'emergenza di un certo tipo di socialismo nel quale riemergerebbero le
relazioni di condivisione della proprietà, forse anche nuove forme di condivisione delle mogli.
Questa visione era un riverbero delle tesi del principale collaboratore di Karl Marx, Friedrich
Engels, il quale scrisse un libro basato sull’opera di Morgan, dal titolo Le Origini della
Famiglia, della Proprietà Privata, e dello Stato, alla Luce delle Ricerche di L.H.Morgan.
Dopo la pubblicazione del suo libro Sistema di Consanguineità nel 1871, Morgan intraprese
un viaggio ufficiale in Europa, dove incontrò Charles Darwin, Thomas Huxley e Herbert
Spencer, e fu soprannominato il Newton delle Scienze Sociali. Non solo Friedrich Engels
abbracciò le tesi di Lewis Henry Morgan, ma anche Daniel DeLeon, il capo del Partito
Socialista d'America, fece del libro Società Antica la sua bibbia politica.
ARCHEOLOGIA DEL NUOVO MONDO o LA CASA DI MONTEZUMA
Nel XIX secolo, ferveva il dibattito su quale tipo di civiltà fosse esistita nelle Americhe prima
di Colombo. Le cronache dei primi esploratori spagnoli sono preziose; esse descrivono centri
urbani estesi sia nel Mesoamerica, sia sulle Ande. Lo storico Hubert Bancroft, una personalità
molto influente e autore di celebri storie che hanno per protagonisti alcune popolazioni
indigene, aveva grandemente attinto dai resoconti degli Spagnoli. Henry Adams scrisse a
Lewis Henry Morgan del forte disturbo che questi iniziali resoconti avrebbero recato alla
dottrina, se fossero stati presi seriamente, aggiungendo che bisognava fare qualcosa per
impedirlo. Morgan rispose con una campagna contro l'uso da parte di Bancroft dei documenti
di quei primi cronisti, asserendo che essi fossero il frutto esagerato di uomini piuttosto intenti
a impressionare la corte di Spagna.
Morgan asserì che tutte le razze indigene avessero un casta familiare, e che Montezuma fosse
stato uno dei tanti sachems (o capi). Nell'articolo di Morgan La Casa di Montezuma, tentò di
provare che Aztechi e altri non fossero diversi nel loro sviluppo fondamentale dagli indigeni
incontrati negli Stati Uniti. In ciò e nella conquista del controllo dell'Archeologia del Nuovo
Mondo, fu aiutato da un giovane immigrato dalla Svizzera, Adolph Bandelier, inizialmente
incontrato nel 1873.
Precedentemente, quale studente all'Università di Berna, Bandelier era stato influenzato dalle
reti di Alexander von Humboldt nello studio della storia dell'America spagnola e delle lingue
indigene. iconoscendogli una certa abilità e delle conoscenze, Morgan puntò a dimostrare con
il suo aiuto l'eternità dello stato di primitivi, in cui versavano gli abitanti di tutte le Americhe.
Benché Bandelier avesse timore della reputazione di Morgan, non poté approvare l’idea di
quest'ultimo, secondo cui la civiltà non era mai esistita nel Nuovo Mondo fino all'arrivo degli
Europei.
Per ben sei anni, Bandelier mantenne i contatti con Morgan, sperando di essere riconosciuto
dal Museo Peabody e veder pubblicate le sue opere. Nutriva molti dubbi in merito alla tesi di
Morgan, ma cercando di sfuggire alle circostanze di una esistenza senza notorietà, fu
gradualmente vinto dalla prospettiva di Morgan. Dopodiché, gli si aprirono molte porte,
permettendogli all'età di 35 anni di condurre delle ricerche archeologiche nel Nuovo Messico,
in Messico e in Perù. In quel periodo si mantenne leale all'interpretazione di Morgan, e
sottovalutò il livello di sviluppo degli Americani pre-colombiani.
DA LEWIS HENRY MORGAN A MARGARET MEAD
Il legame tra Morgan e i più noti antropologi di oggi, come Margaret Mead, è quasi un legame diretto.
Verso la fine della sua vita, Morgan ebbe il suo più grande collaboratore nella persona di Frederick Ward
Putnam, il quale fu il curatore del Museo Peabody (nel Massachusetts) dal 1874 al 1909. Questo museo fu la
fonte principale dei finanziamenti agli scavi archeologici e agli studi etnografici, ed è l'ente principale che
promosse l'istituzione dell'insegnamento dell'Antropologia, nonostante le obiezioni della comunità
accademica del tempo. Esso fu istituito grazie alla fortuna di Peabody, originariamente racimolata grazie al
commercio dell'oppio, in collaborazione con la Compagnia delle Indie Orientali britannica (il ricco Peabody
si stabilì a Londra, prima di lasciare tutta la sua eredità al suo collega in affari Junius Morgan, padre del
finanziere J.P.Morgan).
Nell'ultimo decennio della vita di Lewis Henry Morgan, Frederick Ward Putnam passò un mese all'anno
soggiornando con Morgan nella sua casa, e fu uno dei suoi principali corrispondenti. Dal 1873 al 1898,
Putnam fu anche il Segretario Permanente dell'Associazione Americana per il Progresso della Scienza, che
più tardi, come già detto, fu presieduta da Morgan stesso.
Alla fine del XIX secolo, Putnam riuscì a fondare nell'Università di Harvard il primo Dipartimento di
Antropologia degli Stati Uniti. A quel tempo l'antropologia culturale non era considerata una scienza
rigorosa, e ci fu molta opposizione alla sua istituzione in qualità di disciplina accademica. Successivamente,
all'inizio del XX secolo, Putnam riuscì ad installare un Dipartimento di Etnologia presso il Museo
Americano di Storia Naturale, nella città di New York.
Non è una coincidenza che quel museo sia anche una delle principali istituzioni americane a promuovere la
scienza razzista dell'eugenetica. Con l'aiuto di Putnam, da quel museo fu istituita una cattedra di
antropologia alla Columbia University. Il medico svizzero Franz Boaz fu coinvolto proprio da Putnam,
perché ricevesse l'incarico di questa cattedra. Franz Boaz (1858-1942) fu l'insegnante di Margaret Mead,
Ruth Benedict, Melville J. Herskovits, Alfred Kroeber, e altri antropologi rinomati.
Boaz fu colui che introdusse una delle idee egemoniche dell'antropologia culturale: il relativismo culturale.
Semplicemente parlando, il relativismo culturale è l'idea che da un antropologo, una cultura non possa
essere giudicata buona o malvagia, meglio o peggio sviluppata di altre. Ogni cultura, dunque, avrebbe i
propri usi e può essere giudicata soltanto facendo riferimento a tali usi.
Quindi, se il cannibalismo e l'infanticidio sono praticati da una data società, e per quest'ultima è giusto,
l'antropologo non ha diritto di considerare queste pratiche come sbagliate o barbare, perché esse
appartengono ad una cultura differente. In apparenza questa idea sembra mitigare il palese razzismo di
Lewis Henry Morgan, ma resta ugualmente un concetto razzista, nella misura in cui relega gli individui di
una comunità allo stato di membri di diverse aree tematiche di un grande giardino zoologico. Maggiore è il
numero di aree tematiche che possono essere studiate, prima che esse siano contaminate economicamente e
culturalmente dalla civiltà globale, e più accuratamente presupponiamo di imparare che cosa sia un essere
umano. Tuttavia, queste culture primitive sotto studio, e spesso romanticizzate, sono generalmente semplici
frammenti, o resti di civiltà più vaste, che un collasso ha dissolte.
In verità, non esistono culture primitive. Questa è di per sé una concezione razzista. Se una società appare
primitiva, è perché ha perduto molta della ricchezza culturale di cui una volta era stata dotata. Qualunque
tipo di cultura sia incontrata e considerata primitiva, essa è un frammento di una finestra sul passato di una
civiltà molto più sviluppata, o di un gruppo influenzato da un civiltà, ed essa periferico. Il massimo danno
che la moderna antropologia culturale ha arrecato, è stato il divorzio tra la storia di un popolo e lo studio del
popolo stesso.
Ecco il punto di convergenza tra il razzismo e il romanticismo. Il fatto che una storia scritta o orale di una
data società possa non esistere, o che una qualche conoscenza di tale storia possa non esistere, non significa
che la stessa società non abbia storia.
Per molti anni, il campione del relativismo culturale, Margaret Mead, lavorò per l'esercito americano,
nell'addestrare dei corpi speciali alla controinsurrezione culturale. Il sommo risultato della Mead non fu il
suo noto libro L'adolescenza in Samoa, nel quale afferma di aver scoperto la famosa istituzione della
promiscuità sessuale prematrimoniale delle genti di Samoa (questa scoperta è davvero notevole, perché
nessun abitante delle isole di Samoa ha mai saputo dell'esistenza di questa istituzione, e ogni successivo
etnologo poté verificare che gli abitanti delle isole di Samoa sono tra i più puritani a questo riguardo). Il
lavoro più influente di Margaret Mead fu quello scritto assieme al suo momentaneo marito, lo psicologo
Gregory Bateson, nell'intento di creare il più grande movimento culturale controinsurrezionale della storia,
la controcultura del “sesso, droga e rock and roll”. L'idea della Mead fu di privare un'intera generazione di
qualunque consapevolezza storica, di qualunque connessione con il vasto passato universale e variopinto
delle culture dei loro genitori e avi.
Attraverso questa controcultura, l'individuo è indotto a collocare la propria identità, in maniera
predominante, non nella storia ma in vari tipi di stati sensuali ed emotivi. L'intento è di creare un nuovo tipo
di selvaggio, che viva semplicemente alla giornata, senza storia alle spalle. Forse possiamo dire che la
nostra cultura "priva di futuro" sia in parte formata dall'antropologia culturale. Ugualmente possiamo dire di
ciò che pensiamo di noi stessi, esseri umani.
Così, la radice razzista dell'antropologia culturale è molto presente tra noi, oggi.
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Paul Glumaz è un membro a tempo pieno del movimento politico di Lyndon LaRouche. Alla fine degli anni
'60 e nei primi anni '70, studiò antropologia culturale alla Columbia University nella città di New York. Alla
fine degli anni '70, poté accedere alle lettere private di Lewis Henry Morgan, a Rochester, N.Y.
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