La Religione. Umanità in ricerca

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LABORATORIO
on line
Q Pag. 120 vol. 2
Anche il cibo ha le sue regole
Il Corano si esprime chiaramente sul rapporto tra la religione islamica e il cibo. Leggi il testo
e rispondi alle domande che seguono.
La morale islamica invita ad essere parchi e misurati nel mangiare. Lo stesso Muhammad, secondo
quanto narrano alcuni hadith, era estremamente sobrio nei suoi costumi; si narra, ad esempio, che fino
alla sua morte «non ebbe mai abbastanza pane
d’orzo da saziarsene per due giorni di seguito» e che
talvolta, per due mesi di fila, non si cibasse d’altro
che di acqua e di datteri.
Il piacere del mangiare e del bere viene ricordato
comunque fra i godimenti dei quali beneficiano gli
abitanti del paradiso (ad esempio, Corano LII, 19).
Forse questa percezione degli alimenti come ricompensa, come bene prezioso, può essere ben
spiegata con l’ambiente arido e spoglio della penisola arabica dove, all’epoca, al di fuori delle rare
oasi, l’ingrato deserto dominava e i pastori nomadi
erano costretti ad un’alimentazione frugale, spesso
a base soltanto di carne, datteri e latte; un mondo
nel quale il cibo non era sempre garantito e dove,
talvolta, l’unico modo per sopravvivere era quello
di macellare il proprio cammello da trasporto (animale significativamente permesso per i musulmani,
mentre gli ebrei lo considerano vietato). La poesia
araba preislamica narra spesso della vita semplice e
durissima degli abitanti del mare di sabbia, e celebra
le visioni agognate dei palmeti e la freschezza dell’acqua. Lo stesso paradiso viene identificato spesso
nel Corano come il luogo dove «scorrono i ruscelli». Niente di più naturale, quindi, che definire
il cibo come dono di Dio.
Bisogna, di conseguenza, mangiare esprimendo gratitudine nei confronti di Allah, e questo atteggiamento è reputato altrettanto meritorio di quello di
chi digiuna pazientemente.
C. AITA, Viaggio illustrato nella cucina islamica,
Nardini Editore, Firenze
a. In quale senso l’autore parla di «misura» nei
confronti del cibo (e della vita)?
b. Come si può spiegare la considerazione degli alimenti come una ricompensa, tanto da essere inclusi nei godimenti del paradiso?
c. Quale atteggiamento deve dunque avere il fedele islamico nei confronti del cibo?
F. PAJER, La Religione. Umanità in ricerca © SEI 2011
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unità 5 sottomettersi a dio
Il velo delle donne
Portare il velo per le donne musulmane è un obbligo? Ascolta la voce di Raoudha Guemara,
docente di Storia medievale all’università di Tunisi. Leggi il testo e rispondi alle domande che
seguono.
Il velo non è un obbligo imposto dalla religione, come viene spesso detto, ripetuto e anche spiegato.
Il versetto del Corano che tanti citano per corroborare le loro affermazioni con una testimonianza legale è sempre usato al di fuori del suo contesto (il versetto è stato rivolto alle donne del Profeta). Di più, il termine higiab non è
presentato nel suo significato linguistico reale: lo higiab è semplicemente qualcosa che separa due persone e nasconde una allo
sguardo dell’altra. Di lì ad avvolgere il corpo e il viso di una
donna in un indumento che la imprigiona e ne intralcia i movimenti c’è un abisso.
In certe società islamiche le donne che resistono al velo vengono guardate con sospetto dalle altre donne, poiché è stata
assimilata la nuova morale che considera rispettabili soltanto le donne velate. In altre parole, il discorso integralista ha finito con il trasformare il quadro di riferimento
morale della maggioranza degli uomini e delle donne,
con il risultato di isolare quanti non vi aderiscono. Ne
risulta una specie di appoggio tacito al velo anche da
parte delle donne che non lo portano. Infatti il discorso integralista è riuscito a creare un nuovo stereotipo secondo il quale solo le donne velate
sono virtuose. […] Senza dubbio il contesto occidentale è molto diverso da quello
islamico, e portare il velo non avrà mai
le stesse conseguenze nell’uno e nell’altro luogo. Tuttavia anche se le giovani
donne che portano il velo in Occidente
credono che questa esperienza le valorizzi, perché ricorda loro un paese
d’origine lontano e la sua religione, rimane il fatto che un giorno o l’altro
dovranno rimettersi a leggi particolari, praticate dai loro familiari o dai
rappresentanti delle loro comunità di
fede, che negano l’uguaglianza tra i
sessi e non concordano affatto con
quelle in vigore nelle società occidentali in cui vivono.
R. GUEMARA, Il Corano, l’Islam e la donna,
in AA.VV. Il libro sacro,
Bruno Mondadori, Milano
a. L’obbligo a rivestire il velo deriva dal Corano o dalla tradizione?
b. Che cosa significa, secondo te, che «solo le donne velate sono virtuose»?
c. Perché secondo l’autrice portare il velo in Occidente e nei Paesi di tradizione musulmana è differente?
d. Per quale motivo le donne musulmane che vivono in Occidente dicono di preferire
l’uso del velo?
F. PAJER, La Religione. Umanità in ricerca © SEI 2011
LABORATORIO
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Una conversazione tra fratelli
Immagina di essere un ragazzo che vive nella città della Mecca al tempo di Maometto. Il
messaggio del Profeta si sta diffondendo e tu sei incerto se credergli o no. Intorno a te si
alternano le voci degli adulti che stanno cercando di capire se prendere posizione a favore
o contro il nuovo messaggio. Scrivi il tuo parere e inseriscilo in una conversazione con tua
sorella Karima, che si è già convinta dell’efficacia della predicazione di Maometto e dei suoi.
Se ti occorre, fai riferimento alle domande qui di seguito:
a. Dove vi trovate? In quale ora del giorno siete?
b. Ci sono persone intorno a voi o siete soli?
c. Chi inizia la conversazione? Qual è la questione principale?
d. Quali voci a favore della posizione di Maometto conosci?
e. Quali invece a sfavore?
f. Hai mai ascoltato direttamente il Profeta? E Karima? Quale impressione vi ha fatto?
g. Hai pensato di rivolgere a Maometto qualche domanda? Se sì, a quale proposito?
h. Quali dubbi e quali certezze avete? Coincidono le vostre domande?
i. Quale posizioni prendete alla fine della vostra conversazione? Le esporrete a qualcuno?
l. Quando decidete di concludere la vostra conversazione in quale ora del giorno siete?
Che cosa accade quando lasciate il luogo in cui siete?
Un arabesco meraviglioso
Osserva l’immagine e prova a descriverla attraverso
le informazioni che possiedi sull’arte araba.
a. Quali colori sono stati usati?
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b. Qual è la tecnica impiegata?
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c. Che cosa rappresenta il disegno?
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d. Compaiono figure sacre? Perché?
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e. L’effetto artistico è piacevole, a tuo gusto?
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F. PAJER, La Religione. Umanità in ricerca © SEI 2011
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