«Noi, veri musulmani adesso abbiamo paura dei pregiudizi» Un giorno con Ilafida e la sua famiglia a Impruneta «Seguiamo i precetti del Corano, ma siamo italiani>, «Alla televisione vedo soltanto interviste ai terroristi e servizi che criminalizzano l'Islam. Ma perché qualcuno non dice che i veri musulmani d'Italia siamo noi?». Hafida è marocchina, la cittadinanza italiana, il velo celeste che sempre le copre i capelli, l'abito nero che sfiora il pavimento. Casablanca è la sua patria, Firenze è il suo presente. Sposata con un marocchino, ha tre figli italiani, tutti musulmani. Nati e cresciuti all'Impruneta, tra vigne e uliveti, amanti del cibo toscano e lettori del Corano. «Ma non abbastanza», dice Hafida. Parigi l'ha sconvolta, la scia dell'attentato, le stragi, i morti, i volti di quei terroristi le hanno fatto riaffiorare timori mai repressi. t preoccupata per i figli: «A volte tornano da scuola e mi confessano che in classe qualcuno dice che tutti i musulmani sono terroristi». Battute fra ragazzi, luoghi comuni che i più piccoli magari fanno loro dai più grandi, o dopo aver visto la televisione o aver passato una giornata sui social network. Suggestioni che a lei non piacciono affatto. «Dopo quello che è successo, ho paura che i miei figli possano essere guardati con sospetto. Non voglio che siano vittime di episodi come quelli capitati a me. Siamo perfettamente integrati e abbiamo tutti amici italiani, ma a volte capitano cose che fanno male». L'il settembre, l'attentato alle Torri Gemelli è stato l'evento che ha fatto un po' da spartiacque nella sua vita qui in Italia: «Una volta passeggiavo in centro e una signora mi ha toccato il velo dicendomi che dovevo toglierlo. E poi in autobus, quando un'altra signora mi disse che le donne musulmane dovevano tornare nel loro paese. Ho paura dei pregiudizi delle persone e non voglio che i miei figli rinuncino alla loro identità di musulmani in quello che è da sempre il loro paese». Il loro paese è il nostro, i loro amici sono tutti fiorentini. «Si sentono italiani e in Marocco ci vanno soltanto per turismo». Giocano a calcetto e vanno in piscina, i più grandi studiano biologia e ingegneria e il più piccolo va ancora alle superiori. La figlia maggiore porta il velo: « E il regalo che ha deciso di concedersi per il suo diciottesimo compleanno, ci ha stupito, io avrei preferito che restasse senza velo». Giovani fiorentini che non rinunciano alle tradizioni d'origine. Tutti e tre stanno vivendo gli anni della gioventù - hanno 16, 20 e 23 anni - ma nessuno di loro beve alcolici o fuma sigarette. «Sono i precetti dell'Islam, i miei figli hanno deciso autonomamente di seguirli, pregano cinque volte al giorno e fanno il Ramadan, ma nessuno di noi li ha condizionati». Vanno al cinema con gli amici, ma mai in discoteca. Hafida lavora nell'associazione Nosotras, aiuta le donne in difficoltà, spesso italiane. Grazie a lei, queste persone trovano una casa, un lavoro, un aiuto per pagare l'affitto. Gestisce il progetto sull'inserimento lavorativo delle badanti, ultimamente sempre più italiane. «Quando le accompagno ai colloqui con le famiglie, tutti credono che l'aspirante badante sia io e restano interdetti. Non vogliono una badante musulmana, ma quando dico loro che io sono la coordinatrice del progetto, allora si tranquillizzano, pur restando perplessi». Hafida tiene corsi di arabo per gli italiani a Scandicci. Sono molto frequentati. «Mai nessun calo di iscritti dovuti alla paura del terrorismo». Organizza progetti contro l'islamofobia e la discriminazione razziale. Viaggia spesso per lavoro, ma non si allontana mai dalla famiglia per più di due giorni, in rispetto alla tradizione islamica. «Un sacrificio? Non tanto», sussurra Hafida. «È semplicemente fede, non è una mancanza di libertà, ma una cosa tra me e Dio». Hafida ci tiene a sottolineare che «l'Islam non è sottomissione». «Né i miei figli né tanto meno io abbiamo mai avuto imposizioni da mio marito, spesso c'è una concezione distorta della nostra religione. Io, ad esempio, porto il velo perché così ho scelto, e questa scelta è avvenuta diversi anni dopo il matrimonio senza che nessuno me lo abbia ordinato». Soltanto in casa il velo va giù, ma se tra le mura domestiche arrivano i compagni di scuola del figlio, il velo torna su. Nella frazione di Impruneta in cui vivono, tutti conoscono Hafida e i suoi familiari. Ottimi i rapporti col vicinato: «Siamo amici coi vicini, nessuno di loro ha mai avuto atteggiamenti sospettosi nei nostri confronti. All'inizio qualcuno mi chiedeva perché portassi il velo, ma quando hanno capito le mie ragioni, mi hanno rispettato». Il marito lavora come operaio, ma di lui preferisce non parlare. Non gradirebbe. «È un tipo molto riservato» mormora Hafida, ragion per cui le foto di famiglia restano nei cassetti: «Meglio non pubblicarle». I figli sono cresciuti lungo le strade dell'Impruneta, uno di loro ha addirittura frequentato l'asilo delle suore. In paese li conoscono tutti. A cena tutta la famiglia si riunisce: «Cosa mangiamo di solito? Pasta e lasagne». Ad eccezione della domenica, quando il pranzo è tutto in stile marocchino. La migliore amica di Hafida si chiama Daniela, italianissima: «Ci raccontiamo tutto, pariamo della mia vita familiare e dei rispettivi problemi, c'è grande confidenza». Punti di vista non sempre condivisi, ma sui quali c'è rispetto reciproco. Il matrimonio dei figli ad esempio: «Se mio figlio vuole sposare una donna cristiana, può farlo. Ma se è mia figlia a voler sposare un uomo cristiano, allora quest'ultimo deve convertirsi all'Islam». Non è integralismo, spiega Hafida, ma religione. Quella stessa religione secondo cui sono blasfeme le raffigurazioni di Maometto. Nessuna satira sul Profeta. «Il nuovo numero di Charlie Hebdo riporta Maometto in copertina? E una scelta che non mi piace, ma che rispetto perché sono per la libertà di espressione. Non approvo le raffigurazioni del Profeta, ma questo non significa che sono una terrorista». Jacopo Storni 0 RIPRODUZIONE RISERVATA tA s mola Ho paura che i miei figli siano costretti a rinunciare alla loro identità. In classe c'è chi gli dice: siete tutti terroristi Le vignette Il nuovo numero di Charlie Hebdo riporta Maometto in copertina? Una scelta che non mi piace, ma che rispetto