58 L’ECO DI BERGAMO DOMENICA 9 GENNAIO 2011 SALUTE A A L’attività fisica riduce i rischi del colon La «polipillola» per gli ultra cinquantenni Praticare attività fisica con costanza riduce il rischio di mortalità per cancro al colon. Secondo Kathleen Wolin, ricercatrice della Washington University School of Medicine (Usa), «le persone "attive" corrono un minor rischio di morte per tumore al colon rispetto a quelle "sedentarie". Pertanto, non è mai trop- Protegge il cuore da ictus e infarti, tiene a bada il colesterolo e la pressione alta e tutto in un’unica compressa, la «polipillola», che contiene 4 farmaci, disponibile pure ad un prezzo basso, dal momento che per i principi attivi impiegati è scaduto il brevetto e sono, ora, farmaci generici. È, forse, il sogno degli ultracin- po tardi per iniziare ad allenarsi, né troppo presto». Lo studio è stato condotto su oltre 150 mila soggetti di entrambi i sessi, esaminati dal team della Wolin per oltre vent’anni (1982-2006). Per contrastare i danni della sedentarietà non è mai troppo tardi: lo sport fa bene al colon quantenni ipertesi o con diabete che assumono farmaci diversi e in quantità differenti. Ed è il sogno di Sir Nicholas Ward e Malcom Law dell’Istituto di Medicina Preventiva Wolfson della Queen Mary University di Londra che hanno immaginato per primi, nel 2003, la polipillola: compressa da dare a tutti, una volta superati i 55 anni, per tenere lontane le malattie cardiovascolari. Proprio al Wolfon Institute è stato avviato un trial su 100 persone (over 55enni). Tra circa due anni la polipillola potrebbe essere messa in commercio. La «polipillola» che protegge il cuore da ictus e infarti potrebbe essere commercializzata tra un paio d’anni a Cancro all’utero Più prevenzione e più vaccinazioni Sono queste le armi vincenti per contrastare con successo quello che rappresenta la seconda causa di morte nelle donne al di sotto dei 40 anni di età a Dopo il tumore al seno, il cancro al collo uterino è la seconda causa di morte nelle donne sotto i 40 anni di età: in Italia coinvolge dalle 3.000 alle 3.500 donne ogni anno, di cui, dati alla mano, l’80 per cento è rappresentato da donne provenienti principalmente dall’Est Europa e dalla America Latina. Nel mondo, il cancro al collo uterino è infatti più diffuso nei Paesi in via di sviluppo e nelle regioni economicamente depresse dei Paesi sviluppati. sariamente si ammalerà di tumore alla cervice uterina». Secondo un recente studio pubblicato dalla rivista «The Lancet Oncology» - sarebbero otto tipi di papilloma virus umano i responsabili del 90 per cento dei casi di cancro alla cervice: di questi genotipi i più pericolosi - in ordine decrescente - sono quelli individuati come tipo 16, 18 e 45. Il pap-test funziona «L’infezione virale da virus del papilloma è comunque un fattore Occhio agli stili di vita solo predisponente e, «Esistono numerose quando lo si diagnocondizioni, comporstica, indica solo che tamenti e stili di vita sul soggetto infetto è correlati all’insorgenopportuno effettuare za di questa malattia: con regolarità il preper esempio un inizio lievo per pap-test della vita sessuale chiarisce Mascotti -. molto precoce, il Il pap-test ha dimocambio frequente dei strato di essere in grapartners sessuali o il do di diagnosticare la fumo - spiega Gustamalattia precocevo Mascotti, responmente, permettendo sabile dell’unità opedi trattarla in fase inirativa di Ginecologia ziale e di abbassare Oncologica del poliquindi drasticamente clinico San Marco di la mortalità per carciGustavo Mascotti noma del collo uteriZingonia -. La mortalità per cancro cervino nelle zone e nei cale uterino è però fortemente paesi dove si pratica con regolacondizionata dalla frequenza dei rità». controlli ginecologici e al sottoporsi o meno a programmi di Il tumore si può prevenire screening. È stato dimostrato Il carcinoma della cervice uteriche per l’insorgenza di un carci- na è un tumore che si può prenoma cervico-uterino è neces- venire su due distinti livelli: in saria una infezione del virus primo luogo, come prevenzione umano del papilloma (HPV): se primaria, con la vaccinazione è vero che per ammalarsi di una contro il papilloma virus umaneoplasia all’utero è necessaria no, e in seconda battuta, come una infezione, è altrettanto ve- prevenzione di livello secondaro però che l’infezione con Hpv rio, con il pap-test, la colposcoguarisce da sola nella stragran- pia, la biopsia e i trattamenti delde maggioranza delle donne e, le lesioni precancerose. La vacse anche permane, non si tra- cinazione (gratuita per tutte le sforma in malattia tumorale sal- ragazze fino a 12 anni) è una forvo in rari casi e molto distanti ma di prevenzione convalidata, nel tempo. Chi oggi ha un’infe- consolidata, sicura e duratura, zione da HPV quindi non neces- che si è anche dimostrata effica- L’Hpv non trasmette necessariamente il cancro all’utero ce per prevenire gli adenocarcinomi, un tipo di tumore in cui il pap-test non è molto efficiente. Oltre tutto uno studio presentato al XXI Congresso europeo di Ostetricia e Ginecologia ad Anversa, in Belgio, ha attestato che l’utilizzo del vaccino può ridurre dall’81 al 92 per cento i tumori alla cervice uterina. L’importanza del vaccino «È però di fondamentale importanza tener presente che il vaccino, uno qualsiasi dei due tipi esistenti in commercio, non sostituisce lo screening con il PapTest - puntualizza Mascotti - Va chiarito che chi ha una infezione virale da Hpv anche da alto rischio, e quindi tipo 16 o18, non ha un cancro, e non esiste una terapia specifica provata ed efficace contro l’infezione da Hpv: il preservativo, tanto utile per la sifilide, la gonorrea, l’Aids (Hiv) e l’epatite virale, non è in grado invece di proteggere contro i condilomi». Tasto dolente è la diffusione della vaccinazione in Italia, da effettuare con tre dosi: nonostante le numerose facilitazioni soprattutto per le ragazzine fino a dodici anni di età e le campagne di informazione, ancora oggi la percentuale media di vaccinazione delle infra-dodicenni è poco sopra il cinquanta per cento. «Possiamo riassumere la questione - conclude Mascotti . L’infezione da Hpv è condizione praticamente necessaria ma non sufficiente per sviluppare un carcinoma cervico-uterino, e che le donne con test HPV e pap-test entrambi negativi non hanno rischio di sviluppare un cancro della cervice. Le donne invece positive all’Hpv-Test devono invece sottoporsi al pap-test in forma regolare e le donne con pap-test positivo dovranno effettuare una colposcopia ed altre eventuali indagini indicate dal loro ginecologo di fiducia». ■ Per l’insorgenza di un carcinoma cervico-uterino è necessaria - ma non sufficiente - un’infezione da HPV (nella foto) L’andamento della malattia A Stagione influenzale nella norma Il picco sarà tra gennaio e febbraio A Nonostante il primo morto italiano da H1N1 (lo scorso 4 gennaio), non ci sono motivi di allarme particolare per la stagione influenzale. Dopo la pandemia del 2009 infatti, che ha sballato tutte le medie, da noi non c’è stato quest’anno il picco anticipato che sta falcidiando la Gran Bretagna, dove ha fatto decine di vittime tra cui la animal trainer dei film di Harry Potter. Dai numeri di queste settimane nel nostro Paese emerge una stagione nella norma, che non dovrebbe colpire molte più persone rispetto agli altri anni e che dovrebbe vedere il picco nel periodo più comune per noi, quello a cavallo tra gennaio e febbraio. «Dai dati che abbiamo finora l’andamento è quello tipico delle stagioni influenzali - spiega l’epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza - nell’ultima settimana abbiamo registrato un aumento dei casi compatibile con le curve degli altri anni. Possiamo prevedere che Il virus dell’influenza 2010-2011 da noi il maggior numero dei casi si avrà tra gennaio e febbraio, come al solito. Anche la persona deceduta oggi rientra nella piccola percentuale purtroppo attesa dei casi gravi, soprattutto in persone che hanno delle patologie preesistenti». Secondo le cifre fornite dalla rete di sorveglianza Influnet nella settimana che si è conclusa il 26 dicembre i casi sono stati 2,72 ogni mille assi- stiti, in aumento rispetto ai 2,12 di quella precedente: «Circa metà dei casi è dovuta al virus A H1N1 - spiega l’esperto - l’altra metà al virus B mentre pochi casi hanno riguardato il H3N2, che fino a due anni fa era il predominante». Diversa la situazione in Gran Bretagna, dove il picco sembra essere stato raggiunto in questi giorni e le vittime sono già 39, compresa quella eccellente, anche se secondo Rezza il comportamento è comunque prevedibile: «Di solito il nord Europa è la porta d’ingresso dell’influenza, che si estende a sud più tardi - spiega l’epidemiologo - quindi non c’è da meravigliarsi che il picco sia anticipato rispetto al nostro». In Gran Bretagna, a seguito dell’epidemia anticipata, il governo è stato accusato di aver trascurato la vaccinazione, che non è stata più offerta a tutti i bambini ma solo a quelli a rischio, e di non aver ripetuto le campagne mediatiche sulla prevenzione della trasmissione.