FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 17/10/2012
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INDICE
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
16/10/2012 Come Stai
HANNO COLLABORATO CON NOI
9
16/10/2012 Come Stai
I TERMOMETRI NON SONO TUTTI UGUALI
11
16/10/2012 Farmacia News
Mandelli: più spazio alla farmacia clinica
14
16/10/2012 Farmacia News
I farmacisti nel terremoto. Storie di colleghi nell'emergenza, fra paura e sorrisi
16
17/10/2012 Il Giornale di Napoli
ORDINE DEI FAMACISTI ITALIANI Festeggiamenti del centenario a Napoli
17
SANITÀ NAZIONALE
17/10/2012 Corriere della Sera - Nazionale
Milano, ritirato un carico di vaccini contro l'influenza
19
17/10/2012 Il Sole 24 Ore
Recordati accelera e si espande in Russia
20
17/10/2012 Il Sole 24 Ore
Conti «inattaccabili», ma qualche ombra c'è
21
17/10/2012 Il Sole 24 Ore
Il tempo dei tagli non è finito
23
17/10/2012 La Stampa - Nazionale
LA GUIDA ANTIFARMACI IN FRANCIA DIVENTA UN BEST SELLER
25
17/10/2012 La Stampa - Nazionale
"La Sanità in Piemonte del tutto fuori controllo"
26
17/10/2012 Il Giornale - Nazionale
Intanto il governo salva le Regioni più indebitate con una norma ad hoc
27
17/10/2012 Avvenire - Nazionale
a voi la parola
28
17/10/2012 Avvenire - Nazionale
TRE DONNE SU QUATTRO LI PREFERISCONO "GRIFFATI"
29
17/10/2012 Avvenire - Nazionale
Decreto Sanità, il Tesoro si oppone alle modifiche
30
17/10/2012 Il Mattino - Nazionale
MEDICINA NON CONVENZIONALE, SVOLTA AIFA
32
17/10/2012 Il Mattino - Nazionale
ECCO LA RIVOLUZIONE DEI PRINCIPI ATTIVI
33
17/10/2012 MF - Nazionale
Recordati fa scorta di vitamine in Russia
34
16/10/2012 Vita
ECCO LE PROTAGONISTE
35
16/10/2012 Vita
Amministratore di sostegno, chiariamo le cose
44
16/10/2012 Vita
30 miliardi dal pubblico al privato. la vera sfida della sanità
45
16/10/2012 Vita
Edenred porta i voucher in Piemonte
46
16/10/2012 Bimbi Sani e Belli
alla caduta dei capelli
47
16/10/2012 Bimbi Sani e Belli
una crema per piccoli e grandi sportivi
49
17/10/2012 Capital
Fa bene alla linea e anche... alla borsa
50
16/10/2012 Come Stai
CONTROLLI GRATUITI DELLA PRESSIONE
53
16/10/2012 Come Stai
DIABETE
54
16/10/2012 Come Stai
COME SARA L' INFLUENZA DI QUEST' ANNO?
55
16/10/2012 Come Stai
EMICRÀNIA E PRURITO? FORSE SEI STRESSATO
58
16/10/2012 Come Stai
Chi è il Santo protettore dei medici?
63
16/10/2012 Come Stai
LE TONSILE NON SI OPERANO (QUASI) PIÙ
64
16/10/2012 Come Stai
RASSEGNATE AL FLUSSO ABBONDANTE
68
16/10/2012 Come Stai
AUTUNNO TEMPO DI FUNGHI
72
16/10/2012 Come Stai
QUANDO SEDERSI E UNA SOFFERENZA
75
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
I NOSTRI VALORI
79
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
ALLA NOSTRA SALUTE!
80
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Cento di questi numeri
81
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Se la salute è in offerta
82
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
VACCINO ANTINFLUENZALE, SERVE?
83
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Il corpo e la sua crema
84
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Effetti da far notare
87
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
ANCHE NOI IN CAMPO
88
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
"I cittadini: una fonte preziosa "
89
SANITÀ REGIONALE
17/10/2012 Corriere della Sera - Brescia
QUANDO CHIUDE UN CONSULTORIO
91
17/10/2012 Corriere della Sera - Roma
Arriva Bondi e trova un buco di 600 milioni
92
17/10/2012 Il Sole 24 Ore
Pubblico e privato insieme per pianificare l'assistenza
93
17/10/2012 La Repubblica - Bari
"Non c'è posto" ma non era vero paziente muore, medico a giudizio
94
17/10/2012 La Repubblica - Genova
Regione, 106 milioni dalla vendita degli ospedali
95
17/10/2012 La Repubblica - Roma
Sanità, Bondi nuovo commissario nel Lazio altri tagli per 1,4 miliardi
96
17/10/2012 La Repubblica - Torino
Una tangente in Piemonte nello scandalo della Maugeri
97
17/10/2012 La Repubblica - Torino
"Sanità, profondo rosso dov'erano i revisori?"
99
17/10/2012 La Repubblica - Torino
Sette giorni per ventiquattr'ore il primo negozio sempre aperto
100
17/10/2012 La Stampa - Novara
Il bonus bebé include il taglio gratis dei capelli
101
17/10/2012 Il Messaggero - Roma
Truffa, condannati medici e avvocati
102
17/10/2012 QN - Il Resto del Carlino - Fermo
Falsa ricetta per acquistare medicinali, assolta una studentessa universitaria
103
17/10/2012 Il Gazzettino - Treviso
Il Comune mette all'asta la nuova farmacia
104
17/10/2012 QN - Il Giorno - Milano
«Acs, servono lacrime e sangue per salvare la municipalizzata»
105
17/10/2012 Il Mattino - Benevento
Infartuati, un sms per seguire la terapia
106
17/10/2012 Il Secolo XIX - Genova
Influenza, ora mancano i vaccini
107
17/10/2012 Il Secolo XIX - Genova
Ospedale del ponente, Montaldo accelera
108
17/10/2012 Il Secolo XIX - Imperia
Finale, Cupa e centro prelievi attivi da ieri in via Dante
109
17/10/2012 QN - La Nazione - Massa Carrara
Via Baracchini, trasloca la farmacia comunale «Zona poco sicura per il personale
femminile»
110
17/10/2012 Corriere del Trentino - Trento
Ci scrivono
111
17/10/2012 La Sicilia - Nazionale
Due mesi di screening gratis contro i tumori colon-rettali
113
17/10/2012 La Sicilia - Nazionale
Locali non idonei, chiude farmacia a Presa Piedimonte.
114
17/10/2012 Pubblico Giornale
Da Bari a Torino, passando per Terni, le nuove realtà sul ritorno dell'eroina
115
17/10/2012 Giornale dell'Umbria
Un direttore all'Afas
117
11/10/2012 Il Cittadino di Monza e Brianza - Nazionale
II giovane e il vecchio, rapinatori violenti
118
PROFESSIONI
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Farmaci: non spendiamo di più
120
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Su misura per te
121
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
PERCHÉ I CONTROLLI NON DEVONO FINIRE MAI
122
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
SE USI UNO DI QUESTI FARMACI
123
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Ecco come segnalare gli effetti indesiderati
124
16/10/2012 Altroconsumo - Test Salute
Dispositivi diversi
125
PERSONAGGI
16/10/2012 Farmacia News
Nord
127
16/10/2012 Virgilio.it 14:00
Farmaci/ Crisi non aiuta equivalenti: li chiede solo 1... -2-
136
16/10/2012 WallStreetItalia 17:06
Farmaci: le donne li vogliono 'griffati', solo 1 su 4 chiede generici
137
16/10/2012 IlFarmacistaOnline.it 02:35
Farmaci equivalenti. Li chiede solo 1 donna su 4. Ma su consiglio del farmacista si
convincono 2 su 5
139
16/10/2012 QS - QuotidianoSanita.it 02:35
Farmaci equivalenti. Li chiede solo 1 donna su 4. Ma su consiglio del farmacista si
convincono 2 su 5
141
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
5 articoli
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 6
(diffusione:114106, tiratura:198093)
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HANNO COLLABORATO CON NOI
TUTTI GLI SPECIALISTI CONSULTATI IN QUESTO NUMERO, CHE CI HANNO OFFERTO PARERI E
CONSIGLI IN BASE ALLA LORO ESPERIENZA
MARKER TUMORALI La dottoressa Lorenza Rimassa è vice-responsabile dell'Unità operativa di oncologia
medica e Capo sezione di oncologia gastroenterica dell'Humanitas cancer center di Rozzano (Mi). È coinvolta
in progetti di ricerca clinica volti a valutare l'impiego di nuovi tarmaci e strategie terapeutiche innovative
nell'ambito dei tumori. LE VERTIGINI II professor Giovanni Danesi è responsabile della Struttura complessa
di otorinolaringoiatria e microchirurgia della base cranica degli Ospedali riuniti di Bergamo e docente
dell'Università degli studi di Pavia. È segretario generale della World federation of skull base societies. IL
PIEDE DIABETICO IL dottor Federico Bertuzzi è dirigente medico di I livello della Struttura semplice di
diabetologia dell'Ospedale Niguarda Ca' Granda e membro del Comitato scientifico della Fondazione italiana
diabete (Fid). Ha coordinato la preparazione del libro "Guarda che cosa mangi", realizzato dalla Fid, edito da
Baldini&Castoldi. LA MORTE SPIEGATA Al BIMBI La dottoressa Margherita Savoini è dirigente nell'Unità
operativa di neuropsichiatria infantile dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova. È docente presso la Scuola di
specializzazione in neuropsichiatria infantile nella disciplina neuropsichiatria infantile dell'Università di
Genova. Nella sua attività si occupa di psicodiagnostica e psicoterapia, disturbi della condotta alimentare e
del comportamento dirompente. L'INTERSTIZIOPATIA POLMONARE II dottor Giovanni Michetti, specialista
in malattie dell'apparato rspiratorio, farmacologia clinica e medicina del lavoro, è direttore dell'Unità di
pneumologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo. L'INFLUENZA IL dottor Pierangelo Clerici è presidente
dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e della Federazione italiana delle Società di medicina di
laboratorio. È direttore dell'Unità operativa complessa di microbiologia dell'Azienda ospedaliera di Legnano
(Mi) e svolge attività didattica presso l'Università degli studi di Milano. IL NUOVO DECRETO SALUTE II
dottor Angelo Testa, medico di famiglia a Castellamonte (To), è presidente nazionale del Sindacato nazionale
autonomo medici italiani (Snami). Perfezionato in metodologia clinica, ricerca e terapia delle cefalee, è tutor
all'Università degli studi di Torino per il tirocinio prelaurea e medico esaminatore per l'esame di Stato in
medicina generale. I DISTURBI PSICOSOMATICI II dottor David Lazzari è psicologo clinico specializzato in
medicina psicosomatica e psicologia della salute. È responsabile della Struttura complessa di psicologia
ospedaliera dell'Azienda ospedaliera di Terni e insegna psicologia medica all'Università degli studi di Perugia.
È presidente della Società italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia (Sipnei). LA DONAZIONE DEGLI
ORGANI IL dottor Alessandro Nanni Costa è direttore generale del Centro nazionale per i trapianti e
responsabile ella rete della sicurezza per i trapianti di organi tessuti e cellule a livello nazionale. Membro del
Comitato di esperti sugli aspetti organizzativi della Cooperazione nel trapianto di organi del Consiglio
d'Europa è rappresentante nazionale e segretario generale dell'European transplant network (Etn). Il dottor
Vincenzo Passarelli lavora all'Istituto di biofisica, Area della ricerca di Pisa del Consiglio nazionale delle
ricerche. Dedica una parte del suo tempo libero alle attività dell'Associazione italiana per la donazione di
organi, tessuti e cellule (Aido) e attualmente ne ricopre la carica di presidente nazionale. Socio fondatore e
segretario della Società italiana per la sicurezza e la qualità dei trapianti (Sisqt), è membro della Consulta
nazionale trapianti presso l'Istituto superiore di sanità. LE TONSILLE I dottor Marco Piemonte è direttore della
Struttura operativa complessa di otorinolaringoiatria dell'Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della
Misericordia di Udine. È stato presidente della Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervicofacciale. LA PELLE SENSIBILE IL dottor Enzo Berardesca è direttore del Dipartimento clinico sperimentale di
derI matologia infiammatoria e immunoinfettivologica dell'Istituto dermatologico San Gallicano Irccs di Roma.
È responsabile scientifico di un progetto di ricerca internazionale sull'uso dei volontari umani nelle ricerche
sull'efficacia e la sicurezza dei cosmetici. IL PRONTO SOCCORSO OMEOPATICO IL dottor Bruno Brigo,
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 6
(diffusione:114106, tiratura:198093)
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
specialista in medicina interna e terapia fisica, si dedica alla libera professione, praticando e insegnando
omeopatia, fitoterapia e oligoterapia. Già docente del Centro italiano studi e documentazione in omeopatia
(Cisdo), è stato presidente dell'Organizzazione medica omeopatica internazionale) e responsabile del
Servizio di riabilitazione dell'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. L'EPISTASSI IL dottor
Stefano Ottolini è medico del Pronto soccorso dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Mi) e professore a
contratto senza portafoglio alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi di Milano. LA
PUBALGIA IL professor Giampiero Campanelli è ordinario di chirurgia all'Università degli studi dell'Insubria e
direttore della chirurgia generale Day surgery presso l'Istituto clinico Sant'Ambrogio di Milano. È presidente
della Società italiana di chirurgia ambulatoriale e day surgery (Sicadas) e segretario generale dell'European
hernia society (Ehs). Paolo Cucchetti è collaboratore professionale sanitario fisioterapista presso l'Istituto
ortopedico Gaetano Pini di Milano e docente a incarico per il corso di riabilitazione dell'apparato locomotore
alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli Studi di Milano. I TERMOMETRI II dottor Andrea
Mandelli è presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti Italiani (Fofi) e presidente dell'Ordine
provinciale di Milano. E membro del Consiglio superiore di sanità e della Commissione nazionale antidoping.
Dirige gli organi di informazione ufficiali della Fofi. LE MESTRUAZIONI ABBONDANTI La professoressa
Alessan| dra Graziottin è direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica dell'Ospedale San Raffaele
Resnati di Milano. È membro dell'Osservatorio nazionale sulle abitudini sessuali e le scelte consapevoli della
Società italiana di ginecologìa e ostetrica (Sigo). Ha pubblicato diversi libri scientifici e manuali educazionali
per le donne. LE DICITURE SALUTISTICHE II professor Carlo Agostoni è direttore delta Cllnica pediatrica II,
Ireos Ca' Granda | Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e professore ordinario di pediatria generale e
specialistica presso l'Università degli studi di Milano. È membro ufficiale del panel scientifico dell'Autorità
europea per la sicurezza alimentare (Efsa) su prodotti dietetici, nutrizione e allergie. I FRITTI II professor
Giovanni Lercker è ordinario di scienze e tecnologie alimentari al Dipartimento di scienze degli alimenti
dell'Università degli studi di Bologna. La sua attività di ricerca è fecalizzata nel settore delle sostanze grasse
alimentari. LA SINDROME AFFETTIVA STAGIONALE La dottoressa Cristina Colombo è responsabile del
Centro disturbi dell'umorepsichiatria dell'Ospedale San Raffaele Turro di Milano e coordinatrice del gruppo di
ricerca dell'Unità di cronobiologia dello stesso ospedale. È docente di psichiatria dell'Università Vita-Salute
San Raffaele di Milano. Il dottor Francesco Marino, specialista in ematologia, è medico omeopata e
agopuntore. È direttore del Dipartimento di ricerca scientifica della Federazione italiana associazioni e medici
omeopati (Fiamo) e vicepresidente nazionale della stessa associazione. TROPPA PIPÌ II professor
Francesco Montorsi è specialista in urologia e andrologia al Dipartimento di urologia dell'Università Vita
Salute San Raffaele e professore ordinario di urologia presso l'omonima università. È direttore del
programma strategico di ricerca urologica e andrologica presso l'Istituto scientifico San Raffaele di Milano. LE
INFEZIONI Al PIEDI II dottor Giovanni Chiarelli è responsabile di dermatologia allergologica presso
l'Ospedale San Raffaele Resnati di Milano e specialista dermatalogo ambulatoriale presso il Dipartimento di
dermatologia cosmetologica dell'Ospedale San Raffaele di Milano. LE EMORROIDI II professor Angelo
Caviglia | è direttore dell'Unità dipartimentale colonproctologica | dell'Ospedale San CamilloForlanini di Roma
e segretario della Società italiana unitaria di colonproctologia (Siucp). Ha effettuato più di 4.500 interventi di
proctologia e più di 400 interventi sul colon. GLI ALLOGGI PER CHI ASSISTE IIMALATI La dottoressa Laura
Gangeri è psicopedagogista al Dipartimento di psicologia clinica dell'Istituto dei tumori di Milano e presidente
di Prometeo onlus.
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 70
(diffusione:114106, tiratura:198093)
I TERMOMETRI NON SONO TUTTI UGUALI
Elena Cassin
Dopo tre anni dal pensionamento del termometro a mercurio , non tutti sono soddisfatti dei suoi sostituti,
perché li ritengono meno precisi, più volubili e meno facili da usare. È difficile, però, generalizzare perché ne
esistono talmente tanti in commercio che bisogna fare delle distinzioni. In linea di massima si possono
dividere in due grandi categorie: i termometri al galinstan e quelli digitali, che comprendono anche quelli a
infrarossi. A queste due tipologie si aggiungono le strisce termosensibili a cristalli liquidi, che si applicano
sulla fronte e registrano la temperatura cambiando colore, ma non sono consigliabili perché, malgrado siano
veloci e facili da usare, sono molto approssimative. AL GALINSTAN, SEMPLICE E PRECISO «II termometro
al galinstan è identico per aspetto a quello al mercurio in vetro e, dal momento che è nato prima rispetto a
quelli digitali, sono disponibili diversi studi che ne accertano precisione e affidabilità rispetto al capostipite.
Già nel 2003 uno studio aveva dimostrato che c'era una corrispondenza completa tra le misurazioni effettuate
con il termometro a mercurio e quello al galinstan in tutte le parti del corpo utilizzate (ascella, inguine, bocca e
retto)» spiega il dottar Andrea Mandelli. La miscela di gallio, indio e stagno (dalle iniziali dei quali prende il
nome) si dilata proporzionalmente al calore assorbito, risale lungo la colonnina e consente la lettura del
valore di temperatura. Nulla si può guastare e non c'è bisogno di batterie. Inoltre è preciso, ha un
funzionamento intuitivo e, in caso di rottura, non è dannoso come quello al mercurio. L'unico lato negativo, se
lo si vuole trovare, è che, essendo in vetro, è anch'esso fragile. DIGITALI, ROBUSTI E AFFIDABILI «Sui
termometri digitali la letteratura è meno vasta rispetto a quella che concerne i termometri al galinstan ma,
come per tutte le apparecchiature elettroniche, con il tempo la qualità e le prestazioni medie aumentano
molto rapidamente e il prezzo tende a scendere. Non è un caso che anche la prestigiosa Mayo Clinic, uno dei
centri clinici di eccellenza degli Stati Uniti, consigli alle mamme di ricorrere al termometro digitale» spiega il
dottor Mandelli. Inoltre, tra gli aspetti positivi ci sono la precisione e la robustezza, mentre tra quelli negativi la
necessità di imparare a usarli, la presenza della batteria (che si può scaricare) e l'eventuale difficoltà di lettura
del display». Di solito si accendono attraverso un pulsante, si posizionano sotto l'ascella, nella piega
dell'inguine, in bocca o nel retto. La maggior parte avverte che la misurazione è stata effettuata tramite un
segnale acustico e su un display si può visualizzare la temperatura. «In generale, l'unico consiglio per un
corretto utilizzo di qualsiasi termometro digitale è uno solo: leggere bene le istruzioni, sia per quanto riguarda
l'uso sia per la conservazione del termometro. E poi, naturalmente, pulirlo ogni volta che lo si adopera: basta
un po' di alcol oppure acqua e sapone, impiegati sulla sonda, senza mai immergerlo nel liquido, ovviamente.
A INFRAROSSI, MOLTO INFLUENZABILI Fanno sempre parte dei termometri digitali, ma misurano la febbre
senza avere bisogno del contatto e funzionano grazie a raggi infrarossi. «Quelli da utilizzare sulla fronte (ma
anche vicino alle tempie e in qualsiasi parte vascolarizzata del viso) hanno il vantaggio di essere veloci e
facili da usare, non si devono appoggiare sulla pelle, perciò sono ideali se si vuole misurare la febbre ai bimbi
(di età superiore ai tre mesi) mentre dormono. Lo svantaggio è che sono poco precisi e sono facilmente
condizionabili dai fattori ambientali, come l'umidità della stanza, il riscaldamento o le finestre aperte»
prosegue l'esperto. La temperatura poi può essere alterata anche se la persona ha corso, è accaldata o al
contrario se è inverno ed è appena entrata in casa. Sono più affidabili i modelli a infrarossi che misurano la
febbre nell'orecchio, ma occorre fare attenzione in caso di otite o in presenza di tappi di cerume, che possono
alterare la rilevazione della temperatura. PER I PIÙ PICCOLI, ANCHE A SUCCHIETTO Ai bimbi molto piccoli
è meglio provare la febbre per via rettale, soprattutto se sono lattanti, o in bocca se hanno più di due anni.
Sotto l'ascella è poco consigliabile fino a quando non sono più grandi e riescono a rimanere fermi per il tempo
della misurazione. Si devono scegliere i modelli con la punta più sottile e di gomma, e vanno lette
attentamente le istruzioni in modo da utilizzarli nel modo corretto. La temperatura corporea normale per un
bambino è tra i 36,5 e i 37,5 °C. quindi si deve considerare febbre solo quella che va dai 37,6 °C in su. Se si
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GUIDA ALLA SCELTA
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 70
(diffusione:114106, tiratura:198093)
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misura la temperatura dal sederino si deve togliere un altro mezzo grado, perciò non
ci si deve preoccupare se si riscontra una temperatura di 38 °C. Per i neonati con più di tre mesi si possono
usare anche i succhietti che misurano la temperatura e che hanno il vantaggio di essere pratici e facili da
usare. Si infilano in bocca come normalissimi ciucci (l'importante è che il bebé non abbia bevuto o mangiato
nella mezz'ora precedente) e hanno un display sul davanti che indica la temperatura. Gli svantaggi sono che
ci vogliono dai tre ai cinque minuti per misurare la febbre e i lattanti non sempre accettano il succhietto e
spesso lo sputano dopo poco. Inoltre bisogna fare attenzione che abbia le dimensioni adatte all'età del
neonato (man mano che il bambino cresce deve essere cambiato)
e le batterie non si possono sostituire perciò, una volta esaurite, non resta che buttarlo via. C O N
BECCUCCIO, SOTTO LA LINGUA Di solito agli adulti si consiglia di misurare la temperatura nell'incavo
dell'ascella oppure nelle pieghe dell'inguine, ma con l'accortezza di asciugare la zona qualora fosse sudata.
In entrambi i casi la temperatura deve essere superiore a 37 °C per essere considerata febbre. Per rilevare
correttamente la temperatura in bocca il termometro va posizionato sotto la lingua (che è la zona
maggiormente vascolarizzata) o tra le gengive e la guancia. Oltre ai classici termometri digitali, esistono
alcuni modelli, fatti apposta per questo tipo di misurazione, che hanno un beccuccio curvo per facilitare il
posizionamento sublinguale con delle apposite bustine usa e getta che lo ricoprono per evitare il contatto
diretto tra lo strumento e la bocca. Si tratta di termometri precisi, ma devono essere utilizzati correttamente:
quindi, oltre al giusto posizionamento, bisogna tenere la bocca chiusa per tutto il tempo e non vanno ingeriti
cibi o bevande prima della misurazione. LO SPECIALISTA Il dottor Andrea Mandelli è presidente della
Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), oltre a essere al suo quarto mandato come presidente
dell'Ordine provinciale di Milano. È membro del Consiglio superiore di sanità, organo consultivo tecnico
scientifico del Ministero della salute e nel 2011 è entrato a far parte della Commissione nazionale antidoping.
Dirige gli organi di informazione ufficiali della Fofi: il quindicinale "II Farmacista" e il quotidiano elettronico "Il
Farmacista On Line".
QUELLI AL MERCURIO SONO SIATI BANDITI, MA OGGI SI PUÒ SCEGLIERE TRA VARI TIPI C O N
CARATTERISTICHE DIFFERENTI. QUAL E IL MIGLIORE
M A I DOPO UNA BEVANDA CALDA 0 UNA SIGARETTA Che cosa può alterare la misurazione della
febbre? «Sostanzialmente il cattivo uso del termometro, che significa sia applicarlo in modo scorretto (deve
essere a contatto con la pelle, tranne il tipo a infrarossi) quanto tenerlo in sede per un tempo troppo breve.
Per il termometro al galinstan occorrono circa tre minuti, mentre per quelli digitali il tempo è più breve, ma
deve essere quello riportato nelle istruzioni. Ci sono poi i fattori legati alla persona: mai misurare la
temperatu] dopo l'esercizio fisico, dopo aver fumato o consumato bevande molto calde o al contrario gelate.
Inoltre è bene verificare che il termometro funzioni correttamente e nel caso di quelli digitali è evidente che se
il display segnala un valore anomalo o non si accende c'è qualcosa che non va. Può trattarsi della batteria o
di una cattiva conservazione (urti, cadute nell'acqua o esposizione a elevate temperature). Quanto ai
termometri in vetro è arduo pensare a un guasto: se è integro deve funzionare. Comunque quando si
acquista un termometro è buona norma provarlo su di sé, misurando la temperatura in un momento in cui si è
certi di non avere febbre e in una situazione ambientale normale. Il valore che leggeremo in questa
misurazione lo possiamo considerare quello standard.
AL ciascuno il suo «II consiglio numero uno è evitare di acquistare il termometro fuori dal circuito degli
articoli sanitarie chiedere consiglio al farmacista» raccomanda il dottor Mandelli . «Mai comprarli su Internet o
in negozi che non siano specializzati e controlla- re anche che sulla scatola sia riportato il simbolo Ce seguito
da un numero che attesta la certificazione. La confezione deve poi contenere il bugiardino in italiano. Bisogna
inoltre considerare a chi il termometro è destinato (se a un adulto o a un bambino), dove verrà utilizzato (in
viaggio sarà meglio evitare quelli in vetro) o se si hanno esigenze personali. Per esempio per chi non ha una
vista infallibile, oggi esistono anche modelli dotati di segnalazioni acustiche».
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 70
(diffusione:114106, tiratura:198093)
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
13
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PERICOLO MERCURIO Dal 3 aprile 2009 in Italia è vietato vendere termometri a mercurio, secondo quanto
previsto da una Direttiva dell'Unione europea. E infatti ormai accertato da tempo che il mercurio è tossico per
l'uomo e l'ambiente. Chi però ha ancora in casa un termometro di questo tipo non lo deve buttare via, ma
deve prestare attenzione solo nel caso si rompa. Il rischio di intossicazione da mercurio in seguito a rottura è
basso, ma pur sempre presente. Essendo un elemento liquido, il mercurio evapora e i fumi possono essere V
inalati entrando " così nell'organismo. E auinai cori' sigliabile, se si rompe un termometro, areare \ subito
l'ambiente e allontanare bambini e donne incinte (il mercurio è tossico anche per il feto). E poi importante
raccogliere le palline fuoriuscite con l'aiuto di un foglio di carta e non utilizzare l'aspirapolvere per non
contaminare ulteriormente l'aria.
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 15
(diffusione:15710, tiratura:15933)
Mandelli : più spazio alla farmacia clinica
Andrea Mandelli , presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti , spiega come andrebbe riformato
il percorso di studi dei farmacisti , considerando le mutazioni intervenute nel settore, ma anche l'esigenza di
armonizzare il percorso di studi a livello europeo, mantenendo sempre alto il livello di collaborazione tra
Ordini professionali e mondo accademico
Dottor Mandelli, i corsidi laurea in Farmacia e Ctf sono adeguati alle esigenze di formazione del
professionista di oggi e di domani impiegato in farmacia? La risposta, d'acchito, potrebbe essere secca: no.
Ma il discorso non è così semplice. Innanzitutto bisogna considerare due aspetti. Il primo è che è
profondamente mutato il quadro in cui la farmacia opera e il secondo è che in tutta Europa alla farmacia si sta
chiedendo di assumere un ruolo differente, per molti versi inedito. Quindi l'inadeguatezza riguarda un po' tutta
l'area comunitaria, anche se il divario tra la realtà e le necessità varia da paese a paese. D'altra parte è un
giudizio largamente condiviso, tanto è vero che la Commissione Europea ha da tempo finanziato il
programma Pharmine, che è mirato a tradurre nella pratica della formazione del Farmacista i principi
sull'educazione superiore contenuti nella dichiarazione di Bologna e a indagare i fabbisogni formativi in tre
aree: la farmacia di comunità, la farmacia ospedaliera e l'industria. In cosa dovrebberocambiare i percorsi di
formazione, quali materie introdurre, per esempio, ma anche quali abbandonare, considerando che l'Italia è
l'unico Paese europeo ad avere due corsi di laurea - per certi versi molto simili tra loro - che abilitano alla
medesima professione, quella di farmacista? Per rispondere mi rifaccio al cambiamento avvenuto nello
scenario in cui opera il farmacista della farmacia di comunità. Innanzitutto c'è stata la rivoluzione del farmaco
industriale, ragion per cui il peso di determinate conoscenze legate alla preparazione del farmaco è stato
ridimensionato oggettivamente per chi esercita in farmacia. Al contrario, soprattutto in paesi come la Gran
Bretagna, o il Canada, ma anche gli Stati Uniti, sempre più spesso si conta sulla farmacia di comunità per la
gestione di aspetti quali la sicurezza nell'impiego del farmaco sul territorio - la farmacovigilanza, la revisione
dell'uso dei medicinali, la promozione dell'adesione alla terapia - l'educazione sanitaria e la prevenzione.
Sarebbe dunque facile dire: meno chimica industriale e più farmacologia, ma è pur sempre una
semplificazione. In realtà, quello che sta mostrando anche il progetto Pharmine è che, se si passa dalla
prospettiva del farmacista preparatore/dispensatore a quello del farmacista che opera anche negli aspetti che
ho indicato prima, accanto alle conoscenze, sempre indispensabili, diviene strategica la performance, la
prestazione intesa come capacità di svolgere con successo gli atti professionali. E in questa rivoluzione
copernicana tutti hanno del terreno da recuperare, l'Italia più di altri. Per esempio in Francia il tirocinio nella
realtà di comunità e in quella ospedaliera sono ben altrimenti articolati che da noi. In breve, bisogna dare
maggiore spazio alla farmacia clinica, cioè l'insieme di ciò che il farmacista può fare per il paziente, accanto
ovviamente alle conoscenze sul farmaco e alle competenze di tipo manageriale e professionale. Quanto alla
presenza dei due corsi di laurea, la questione non è semplice: si potrebbe ipotizzare una divaricazione dei
percorsi, ma occorre considerare che ora il nostro paese rispetto all'estero ha un apparato industriale meno
ampio ed è inevitabile che anche per Ctf la farmacia di comunità sia nel tempo diventata uno sbocco
occupazionale importante. Peraltro invito a considerare che non esiste a oggi un modello unico in Europa per
la formazione del farmacista di comunità, in particolare non esistono standard di valutazione della
competenza e della performance, perciò quando si dovrà procedere alla definizione di questi aspetti è
auspicabile che questo avvenga a seguito di una reale cooperazione internazionale. Cosa suggerisce la Fofi
all'Università? In ogni caso, non sarebbe auspicabile un rapporto un po' più stretto tra gli Ordini professionali
e il mondo accademico? In che modo andrebbe attuato? Direi che più che suggerimenti la Fofi ha sottoposto
alla Conferenza dei Presidi di Farmacia elementi di discussione, a cominciare dai risulti dello studio condotto
dal nostro Osservatorio sulla professione dedicata alle nuove posizioni funzionali che vengono a crearsi
nell'industria, nella distribuzione e, ovviamente, nella farmacia. Il rapporto c'è e cerchiamo di mantenerlo vivo;
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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attualità
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 15
(diffusione:15710, tiratura:15933)
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
15
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è ovvio che più si costruisce uno scambio d'informazioni e vedute e una collaborazione più stretta, meglio è.
Quanto alle modalità di attuazione, ritengo che si debba procedere per obiettivi e per progetti: i tavoli
permanenti, senza un oggetto definito rischiano di non servire a molto. Per concludere, in attesa di una
riforma del piano di studi,ci si dovrà forse affidare al sistema Ecmper sanare le lacune e formare i farmacisti
secondo i nuovi dettami della farmacia dei servizi? È un sistema sufficientemente affidabile per un compito
così delicato? Tutti conosciamo le difficoltà dell'Università italiana, quindi è chiaro che cambiare il corso di
studi, al di là delle intenzioni, richiederà del tempo, ma nell'attesa ritengo debba essere comunque l'Università
ad agire, per esempio con forme di formazione post-laurea. L'Ecm come concepita oggi è uno strumento atto
ad aggiornare le competenze di base, non a crearne di nuove, almeno nel nostro ambito professionale.
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 62
(diffusione:15710, tiratura:15933)
I farmacisti nel terremoto. Storie di colleghi nell'emergenza, fra paura e
sorrisi
ELENA PENAZZI, TECNICHE NUOVE, MILANO 2012, PP. 128, € 14,90
Giovanni Bernuzzi
Elena Penazzi, nata a Bologna, si laurea in Farmacia seguendo la tradizione di famiglia, ma la sua passione
è da sempreil giornalismo ed è iscritta a entrambi gli Ordini da oltre dieci anni. Si dedica alla farmacia di
famiglia e collabora con riviste scientifiche di settore, tra cui Cosmesi in Farmacia (Tecniche Nuove) della
quale è direttore scientifico. Questa sua duplice veste professionale trova ancora una volta espressione nel
bel volume dedicato alla sua terra, l'Emilia, un mondo dove tutti si danno da fare, dove ci sono aziende grandi
che insieme, in un piccolo raggio di chilometri, producono l'uno punto otto del prodotto interno lordo italiano.
Una terra sterminata di campi coltivati, di stalle, di produzioni importanti, che d'improvviso viene sconvolta
dalla forza devastante del terremoto e crolla letteralmente: anche chi era di turno in farmacia si è visto
crollare pezzi di muro, prodotti e mobili addosso. Ma i farmacisti sono rimasti in piedi, a lavorare da subito, in
qualunque condizione, anche la più disagiata, anche con due casse e un parcheggio, sotto la pioggia, sotto il
sole cocente, in una tenda, con l'elmetto per recuperare i farmaci urgenti nelle farmacie lesionate. Tutto per
garantire il servizio, per rendere onore alla professione che rappresentano. Dopo due ore dal primo terremoto
i farmacisti dispensavano medicinali gratuitamente nelle piazze, rischiavano in prima persona entrando nelle
loro farmacie e trasportando con ogni mezzo i farmaci urgenti nei punti di raccolta allestiti dai soccorritori.
Dopo poche ore da quel terribile 20 maggio, sapevano già che non avrebbero potuto fermarsi, che il servizio
sanitario non poteva farsi vincere dalla paura e dalla stanchezza. Elena Penazzi ha raccolto le loro storie, e in
questo libro le racconta: «Ho cercato, per quanto possibile, di trasferire su carta le emozioni e il peso
dell'impegno dei farmacisti; ho trovato e toccato con mano la solidarietà, la vera essenza della nostra
professione. Porto con orgoglio quella spilla sul camice, oggi ancora di più, perché so che con abnegazione a
coraggio nelle farmacie ci sono donne e uomini capaci di dare tanto». Concludono il volume il racconto di
Vincenzo Misley, presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Modena, la provincia più colpita dai terremoti, e la
pregnante postfazione di Andrea Mandelli, presidente FOFI: «I farmacisti terremotati: un esempio per tutti».
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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cultura / IN LIBRERIA
17/10/2012
Il Giornale di Napoli
Pag. 4
ORDINE DEI FAMACISTI ITALIANI Festeggiamenti del centenario a Napoli
«La federazione degli Ordini dei Farmacisti italiani: cento anni di storia iniziati a Napoli». Questo il nome della
manifestazione per i festeggiamenti del centenario della Fofi che si svolgerà presso il teatro San Carlo il 22
ottobre, con inizio alle ore 20. L'evento sarà presentato nel corso di una conferenza stampa che si terrà
presso la sede dell'ordine dei farmacisti della provincia di Napoli, via Toledo giovedì alle ore 12. La cerimonia
inaugurale nella serata del 22, è affidata a Vincenzo Santagada, Presidente ordine dei Farmacisti della
Provincia di Napoli e ad Andrea Mandelli, Presidente Federazione Ordine Farmacisti Italiani.
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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IN BREVE
SANITÀ NAZIONALE
38 articoli
17/10/2012
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Milano, ritirato un carico di vaccini contro l'influenza
L'azienda: sospetta pericolosità. Caccia a nuove dosi
Simona Ravizza
MILANO - Sono ore convulse all'Asl di Milano: i medici ieri sono stati al lavoro fino a tarda sera per reperire
nuove dosi di vaccino contro l'influenza. L'emergenza è scattata dopo una lettera dell'azienda farmaceutica
Crucell. Venti righe per informare che le consegne dell'antinfluenzale Inflexal V sono bloccate, in quanto «una
serie di indagini interne hanno riportato risultati inattesi nei test». Sospetta pericolosità. È una questione,
insomma, di sicurezza dei cittadini. Così a Milano al momento mancano 65 mila dosi contro l'influenza, in
pratica una su tre. Anche i vertici dell'assessorato della Sanità della Regione Lombardia seguono da vicino la
ricerca di nuovi vaccini. Ma il problema appare fin d'ora di portata nazionale. E la corsa ad accaparrarsi fiale
contro l'influenza prodotte da altre ditte farmaceutiche è iniziata. «Siamo consapevoli - si scusa la Crucell delle difficoltà che creiamo».
Il ritiro dal commercio dell'Inflexal V avviene nel giorno di avvio della campagna per la vaccinazione
influenzale. L'obiettivo del ministero della Salute è spingere almeno il 75% degli ultra 65enni e delle categorie
a rischio (come i malati cronici) a vaccinarsi. È considerato il miglior modo per prevenire le forme gravi
dell'influenza ed evitare le complicazioni. La sospensione delle consegne dei vaccini a Milano - e con ogni
probabilità in altre parti d'Italia - non deve, dunque, allarmare né spingere la popolazione a non vaccinarsi. I
controlli per la sicurezza dei vaccini ci sono e - come mostra il caso di ieri - funzionano. «La decisione di
Crucell di sospendere la fornitura per l'intera campagna vaccinale è stata presa in considerazione del rischio
residuo associato a due lotti, sebbene non vi siano indicazioni che la qualità e l'integrità degli altri lotti sia
stata compromessa - scrive la casa farmaceutica -. Attualmente non possiamo sapere, però, se i risultati delle
indagini interne arriveranno in tempo utile. Suggeriamo pertanto di cercare un fornitore alternativo di
vaccino».
Adesso il problema è capire se il fabbisogno nazionale riuscirà a essere soddisfatto. Oltre alla Crucell, la
produzione è affidata quattro grandi multinazionali farmaceutiche: Johnson&Johnson, Novartis, Sanofi,
GlaxoSmithKline. Alla questione di (non) sicurezza dell'Inflexal V si aggiungono problemi di produzione
riscontrati da altre ditte farmaceutiche. «Ma per sopperire alle necessità - spiegano dal ministero della Salute
- le ditte produttrici stanno importando vaccino influenzale dall'estero. Quest'anno il ciclo generativo del
vaccino, che generalmente si conclude entro la fine dell'estate, è iniziato nei consueti tempi ma ha poi subito
un'interruzione dovuta, appunto, alla mancata disponibilità dei componenti necessari alla produzione». C'è da
sperare che i contrattempi finiscano qui.
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RIPRODUZIONE RISERVATA 95%
Foto: L'obiettivo ideale di over 65 e persone a rischio da vaccinare con la campagna 2012-2013 4-12%
Foto: Le persone sul totale della popolazione che ogni anno si ammalano di sindromi influenzali
Foto: La lettera
Foto: Venti righe L'azienda farmaceutica Crucell ha comunicato con una lettera (qui sopra) di venti righe che
le consegne del vaccino influenzale Inflexal V sono bloccate in quanto «una serie di indagini interne ha
riportato risultati inattesi nei test». Il vaccino potrebbe essere quindi pericoloso Le conseguenze A Milano
mancano 65 mila dosi contro l'influenza, in pratica una su tre. Ma il problema appare fin d'ora di portata
nazionale
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sanità Una misura presa in via precauzionale nel giorno dell'avvio della campagna nazionale
17/10/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 35
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Recordati accelera e si espande in Russia
Balduino Ceppetelli
MILANO
Prosegue la crescita dimensionale per linee esterne di Recordati, che ieri ha annunciato un accordo per
espandersi in Russia. La società milanese ha siglato un'intesa, con Rothschild come advisor, per
l'acquisizione di tutti i diritti relativi a 5 linee di prodotto commercializzati in Russia e in altri paesi della Csi:
Alfavit, Qudesan, Vetoron, Focus e Carnitone. L'operazione, che sarà finanziata con la liquidità disponibile,
vale 2,7 miliardi di rubli (67 milioni di euro), e potrebbe essere perfezionata entro fine anno. Il deal rientra in
una strategia di crescita basata su acquisizioni all'estero e soprattutto nei mercati emergenti (da ricordare il
recentissimo shopping in Polonia e Turchia) e sull'espansione nel settore dei farmaci "orfani" (qui l'obiettivo è
entrare al più presto con qualche acquisizione nel mercato Usa).
I nuovi accordi in Russia «ci consentono - ha ricordato ieri il presidente e ad della società Giovanni Recordati
- di entrare direttamente nel canale "farmacie" e sono complementari alle nostre attività nel paese e nelle
altre nazioni della Csi, che rappresentano il più grande mercato dell'Europa Orientale». Un mercato i che,
oltre a essere già importante e con prospettive molto interessanti, sta crescendo a ritmi elevatissimi: +12%
annuo negli ultimi 5 anni. Recordati ha ricordato che «l'acquisizione di questi prodotti, i quali generano
vendite per un miliardo di rubli l'anno, ci permetterà di rafforzare di 50 unità la nostra organizzazione di
vendita dedicata alle farmacie, a completamento della rete di 150 unità dedicata alla promozione dei nostri
prodotti su prescrizione presso la classe medica».
L'operazione, accolta favorevolmente da Piazza Affari (il titolo è balzato del 4% a quasi 6 euro) rientra una
una strategia quasi obbligata. «Per continuare a svilupparci - ha aggiunto Recordati - dobbiamo puntare sui
mercati in forte espansione e di nicchia, strategia che sta dando ottimi frutti, tanto che contiamo di
raggiungere in un paio di anni il miliardo di euro di vendite e che ci consente di confermare le nostre più
ottimistiche previsioni di crescita per utili e ricavi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
20
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
M&A. Operazione da 67 milioni di euro
17/10/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 25
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Conti «inattaccabili», ma qualche ombra c'è
I COSTI NELLA SANITÀ Un lombardo paga in media 3,06 euro per ricetta, il doppio di un piemontese e più
del doppio di un emiliano
Giuseppe Oddo
Le inchieste giudiziarie hanno buttato al tappeto Roberto Formigoni. La giunta lombarda dovrebbe dimettersi
entro un paio di settimane. Se però scorriamo il bilancio della Regione più grande e ricca d'Italia, sembra di
stare nel migliore dei mondi possibili. Tra realtà e numeri c'è uno scarto indecifrabile. La stessa opposizione è
costretta ad ammettere, a denti stretti, che il rendiconto del Pirellone a fine 2011 risponde a principi di
prudenza e attenzione al debito: nessun ricorso all'esposizione finanziaria, investimenti in calo ma coperti con
risorse proprie, disavanzo di gestione in lieve diminuzione, rispetto del patto di stabilità, situazione di cassa
positiva, fornitori pagati in 90 giorni, saldo patrimoniale in miglioramento.
Non parliamo della Corte dei conti: mai un rilievo, un appunto, una velata critica. Anche nella relazione di
quest'anno, lodi sperticate: «La Sezione non ha rilevato elementi di particolare criticità...alla luce del difficile
contesto macro-economico»; «valutazione complessivamente positiva della gestione finanziaria»; «merita
apprezzamento il significativo sforzo profuso dall'Amministrazione regionale nella fase istruttoria della
presente relazione». Poi si scopre che due componenti della magistratura contabile lombarda sono designati
rispettivamente dal Consiglio regionale e dal Consiglio delle autonomie locali. I controllati che controllano il
controllore.
Le entrate della Regione Lombardia sono per la maggior parte costituite da tributi propri: bollo auto, Irap e
addizionale Irpef, per un totale di quasi 23 miliardi. La quasi totalità delle uscite è destinata a spesa corrente.
Solo il 7% va agli investimenti. La spesa impegnata per il sostegno alle attività produttive non raggiunge i 265
milioni, una goccia nell'acqua rispetto ai 17,5 miliardi assorbiti dalla Sanità, fiore all'occhiello del sistema
formigoniano e modello d'efficienza che attrae malati da ogni parte d'Italia. Poi il San Raffaele cade in
dissesto con un "buco" da un miliardo e mezzo, la magistratura apre un'inchiesta, mette sotto torchio un
faccendiere, Pierangelo Daccò, e si scoprono gli altarini: la Regione spende in modo discrezionale un
miliardo l'anno per le cosiddette funzioni non tariffabili (attività sostenute dalle strutture sanitarie e remunerate
al di fuori delle tariffe per le prestazioni rese ai malati) e una quota rilevante di questa somma finisce a istituti
a carattere scientifico e a case di cura privati. In particolare, tra il 2008 e il 2010, 147 milioni sono stati
incassati dal San Raffaele e 72 dalle strutture della Fondazione Maugeri di Pavia grazie ai buoni uffici di
Daccò, con cui Formigoni va spesso a cena e in vacanza. Il governatore è indagato per corruzione.
Dietro la facciata di un bilancio in ordine, il "modello" di governo lombardo scricchiola pericolosamente. Le
magagne vengono a galla. Formigoni è l'esponente più in vista di Comunione e liberazione e in dodici anni la
Regione ha stanziato per il meeting di Rimini poco meno di 2 milioni: la denuncia è dei consiglieri del Pd. Il
governatore spende circa un milione e mezzo l'anno per mantenere tre sottosegretari alla presidenza e
intanto i cittadini lombardi sono costretti a pagare un'addizionale Irpef dell'1,4%, il massimo consentito, e
ticket sanitari tra i più alti d'Italia per un totale di 237 milioni, contro i 147 del 2007. Un lombardo paga in
media 3,06 euro per ricetta, il doppio di un piemontese e più del doppio di un emiliano. Finlombarda, la
società finanziaria della Regione, ha speso nel 2011 oltre 1,2 milioni per consulenze contro i 79mila euro del
2009 e tra queste spicca un incarico a favore di Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo del territorio del
Comune di Milano durante la giunta Moratti.
I costi di funzionamento del Pirellone sfiorano i 353 milioni, sono in calo del 5,7% rispetto al 2010 e
rappresentano appena l'1% del bilancio regionale. Questa è un'altra medaglietta della giunta formigoniana. I
dipendenti sono scesi a 3.094 unità contro le 3.251 del 2007 e il loro costo del lavoro - 176 milioni nel 2011 è diminuito di quasi l'11% rispetto all'anno precedente. Attenzione, però. Formigoni ha trasferito funzioni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
21
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il bilancio ai raggi x. Nonostante i consensi sulla rendicontazione restano da chiarire fattori come le funzioni
sanitarie non tariffabili e il ruolo delle partecipate
17/10/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 25
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
22
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
strategiche dell'amministrazione a società ed enti partecipati, che abbondano di personale. Finlombarda,
centro nevralgico del sistema di potere ciellino-formigoniano, occupa 117 persone ed ha incorporato di
recente il Cestec (un'altra Spa regionale) con i suoi 91 dipendenti. Lombardia Informatica occupa 603
dipendenti. A Infrastrutture Lombarde, che gestisce appalti per centinaia di milioni, fanno capo 88 addetti. Le
Ferrovie Nord Milano, quotate in Borsa, di cui la Regione possiede la maggioranza assoluta del capitale,
hanno 1.312 dipendenti. La Expo 2015, di cui la Regione detiene il 20%, ha 135 dipendenti. La Eupolis, una
specie di Istat regionale, ha 69 dipendenti. Senza parlare dei 1.052 dipendenti dell'Arpa. Altro che Regione
leggera. Alla luce di questi dati i costi di funzionamento andrebbero completamente riscritti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI
23 miliardi
Le entrate
Il valore delle entrate correnti della Regione Lombardia, costituite per la maggior parte da tributi propri: bollo
auto, Irap e addizionale Irpef
17,5 miliardi
La spesa per la sanità
La sanità è il fiore all'occhiello del sistema formigoniano, ma i cittadini lombardi pagano un'addizionale Irpef
dell'1,4%, il massimo consentito, e ticket sanitari tra più alti d'Italia per un totale di 237 milioni, contro i 147 del
2007
7%
La quota degli investimenti
La quasi totalità delle uscite è destinata a spesa corrente. La spesa impegnata per il sostegno alle attività
produttive non raggiunge i 265 milioni
17/10/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 55
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Previsto un calo delle risorse - Tra le sfide c'è anche quella di elevare la qualità delle prestazioni
Giacomo Di Girolamo
La sanità siciliana vorrebbe puntare sulla qualità ma deve fare i conti con i nuovi tagli. Intanto resta in attesa
della svolta auspicata da più parti: la creazione di un unico sistema sociosanitario attribuendo a un solo
assessorato le competenze dell'assessorato alla Famiglia. In questi anni il lavoro dell'ex assessore regionale
alla Salute, Massimo Russo si è concentrato sulla razionalizzazione di spesa e servizi che ha consentito di
ridurre il deficit strutturale di 597 milioni: oggi, secondo fonti dell'assessorato, è di 21 milioni. Ma per
raggiungere questo risultato sono state necessarie misure drastiche, come l'accorpamento di dipartimenti e
presìdi ospedalieri, la riduzione in quattro anni di quasi 2.200 posti letto per acuti e il taglio di oltre il 30% del
numero delle unità operative. Sono state soppresse 12 aziende sanitarie, passate da 29 a 17, e centralizzate
le gare d'appalto. «In 4 anni abbiamo risanato i bilanci, migliorando il contesto organizzativo e tecnologico»,
dice Russo. Anche se, secondo un dato della Corte dei conti, nel 2011 la spesa per la sanità in Sicilia è stata
di 9,421 miliardi con un incremento sull'anno precedente (quando si era attestata a 8 miliardi e 902 milioni di
euro) di 519 milioni.
Adesso però l'isola ha di fronte ulteriori sfide. La prima: migliorare il livello qualitativo dell'offerta. Per Russo,
«già oggi in Sicilia ci sono le condizioni per curare come nel resto d'Italia anche i casi più complessi». Ma
dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) arriva una valutazione in chiaroscuro: ci sono strutture
d'eccellenza ma ci sono anche strutture lontane da standard nazionali. Russo e il suo staff insistono su un
punto: lo sforzo è stato fatto ed è palese nella spesa di 200 milioni di fondi Po-Fesr per l'acquisto di nuove
tecnologie d'avanguardia per gli ospedali siciliani. Per valorizzare questo lavoro è stata avviata una
campagna di comunicazione: tra le novità il portale www.costruiresalute.it, che riporta notizie su 4mila
strutture censite e informazioni in diretta dalle Aziende sanitarie provinciali. Però bisogna fare i conti con
nuovi tagli. Nel riparto del Fondo sanitario per il 2012, approvato a febbraio, la quota capitaria della Sicilia è
scesa a 8,673 miliardi.
«Le risorse rimangono scarse - commenta Russo - e diminuiranno sempre di più anche perché il calcolo
viene fatto con criteri che premiano alcune Regioni a dispetto di altre». La Sicilia, secondo un documento
elaborato a marzo dai ministeri della Salute e dell'Economia, per contenere ulteriormente i costi, dovrà
provvedere entro il 31 dicembre 2012 a nuovi tagli. Nel mirino il tasso di ospedalizzazione che è di 174 posti
ogni mille abitanti ed è ritenuto più alto di quello previsto dal Governo. Ciò comporterà un ulteriore taglio di
744 posti letto e di 323 primari. Altra questione da affrontare è l'eccessiva frammentazione delle strutture
ospedaliere con tante duplicazioni. Il problema c'è: tocca al prossimo governo regionale affrontarlo. E ci sarà
anche da valutare gli effetti della nuova legge di stabilità nazionale.
Ulteriori tagli sono previsti per i privati: «Non ce la facciamo più - è il commento di Barbara Cittadini,
presidente regionale e vicepresidente nazionale dell'Aiop, Associazione italiana ospedalità privata - dal 2007
al 2009 la sanità privata ha subìto tagli per 150 milioni. Abbiamo compreso che il piano di rientro era
improcrastinabile, e siamo riusciti anche a confrontarci su processi e modalità. Dal 2009 la spesa è ferma, e
adesso dobbiamo fare i conti con tagli già programmati fino al 2014». Permangono anche altre criticità:
dall'allungamento delle liste d'attesa sino all'intasamento delle aree di emergenza - urgenza e ai cosiddetti
"viaggi della speranza" per i quali ogni anno la Sicilia spende circa 250 milioni. La Sicilia nel Piano regionale
2011-2013, ha stabilito la «riduzione entro fine 2013 almeno del 15% del saldo negativo tra mobilità passiva e
attiva extraregionale rispetto al 2010, nonché una riduzione del medesimo saldo di mobilità passiva
infraregionale». Altra criticità è la spesa farmaceutica: secondo l'Agenzia nazionale del farmaco, la Sicilia è al
vertice nazionale per spesa pro capite che è pari a 258 euro e per consumo che è di 1.086 dosi giornaliere
ogni mille abitanti. Secondo i dati della Regione, la spesa per farmaci è scesa sotto il miliardo con una
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il tempo dei tagli non è finito
17/10/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 55
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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flessione del 15% nell'ultimo anno.
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Ospedalità privata
«Non ce la facciamo più. Dal 2007 al 2009 la sanità privata ha subìto tagli per 150 milioni. Abbiamo
compreso che il piano di rientro era improcrastinabile e siamo riusciti anche a confrontarci su processi e
modalità. Dal 2009 la spesa è ferma e adesso dobbiamo fare i conti con tagli già programmati fino al 2014»
Barbara Cittadini, presidente regionale e vicepresidente nazionale Aiop
I costi
Il disavanzo Negli ultimi quattro anni, secondo i calcoli della regione, il deficit strutturale nella sanità è stato
ridotto di 597 milioni. Per la Corte dei conti nel 2011 la spesa complessiva è stata di 9,421 miliardi in crescita
di 519 milioni sul 2010
La comunicazione
Il nuovo sito Presentato nei giorni scorsi il nuovo sito internet promosso dall'assessorato regionale della
Salute www.costruiresalute.it che riporta notizie su 4mila strutture censite e informazioni dalle Aziende
sanitarie provinciali
La spesa farmaceutica
I farmaci Secondo i dati dell'assessorato regionale, confermati dalla Corte dei conti, la spesa per i farmaci è
scesa sotto il miliardo. Per l'Agenzia nazionale del farmaco la Sicilia è al vertice in Italia per spesa procapite
che è pari a 258 euro
17/10/2012
La Stampa - Ed. nazionale
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EUGENIA TOGNOTTI
E'un caso editoriale - 15 mila copie vendute in una mattinata - il libro, Guide des 4000 médicaments, utiles,
inutiles ou dangereux che, sorprendentemente, svetta in cima alle classifiche dei libri più venduti in Francia.
Redatta - più che «scritta» - dall'urologo e parlamentare Bernard Debré e da Philippe Even, già preside della
Facoltà di Medicina e presidente dell'Istituto omonimo, la «Guida» è già alla terza edizione, a un mese scarso
dalla sua pubblicazione, e proprio in questi giorni, la casa editrice, Cherche Midi, ha dovuto ristamparne, in
tutta fretta, 200 mila copie. Il ponderoso rapporto - 900 pagine - fa il punto sulle grandi patologie,
sull'evoluzione dell'industria farmaceutica sull'impasse della ricerca contemporanea. Ma, soprattutto, propone
un elenco ragionato di migliaia di farmaci - utili, inutili, dannosi - con tutte le indicazioni possibili, nome del
laboratorio, efficacia, grado di rischio, prezzo. Non trattandosi di un adrenalinico, trascinante thriller, né di un
appassionante romanzo o di un geniale saggio scientifico, lo straordinario successo della «Guida», fa
pensare. Certo può aver avuto qualche parte la «sapienza» comunicativa degli autori, due personalità in vista
dell'establishment medico-accademico francese; il carattere ansiogeno di questo genere di pubblicazioni che
alimenta paura e paure del nostro tempo; l'effetto «tutti ne parlano». Ma l'impressione è che il libro sia
diventato un best seller, qui e ora, perché chiama in causa alcune questioni cruciali: la medicalizzazione della
vita quotidiana, i medici e la medicina, la spesa sanitaria e l'industria farmaceutica, la salute e la malattia, la
speranza di guarigione e l'antica ambiguità dei farmaci, espressa dalla parola greca «pharmakon», «rimedio»
e «veleno». Certo è che il lettore francese (ma anche quello italiano) non può non restarne colpito. Stando al
durissimo e serrato j'accuse dei due autori, sono inutili, o potenzialmente pericolosi - e come tali inseriti in una
lista nera - la metà di tutti i medicinali prescritti dai medici in Francia, il Paese europeo che divora più farmaci
(36 miliardi di euro l'anno), superando inglesi e italiani, senza per questo guadagnarci in speranza di vita.
Che nei paesi ricchi è dovuta ai farmaci «utili», in prima fila gli antibiotici e i medicinali in grado di trattare
infezioni virali e retro virali, come l' Hiv, e di curare e rallentare il decorso del cancro. E non sembra un caso
che vadano inseriti in quella fase dello sviluppo dell'industria farmaceutica che si è aperta all'indomani della
seconda guerra mondiale e si è chiusa con l'abbandono della ricerca da parte dell'industria, che - è la tesi dei
due autori - bada al marketing e propone farmaci sempre nuovi, che sono in realtà una riedizione di vecchie
molecole, che non portano alcun vantaggio e costano di più. In altre parole «paghiamo la copia di Monna Lisa
più della Gioconda originale», per riprendere le loro parole. Ma perché, se è vero che tanti farmaci sono inutili
e dannosi, vengono approvati e registrati dal servizio nazionale e infine prescritti da medici ospedalieri,
specialisti e di base? Perché sostengono gli autori - c'è un rapporto «malato» tra chi produce, chi approva,
chi prescrive i farmaci. Non per niente l'industria farmaceutica è «La più redditizia, la più cinica e la meno
etica di tutte». Il libro - era inevitabile - ha scatenato un vespaio di polemiche. Si sprecano gli aggettivi
liquidatori nel mondo scientifico, medico-professionale e dell'amministrazione sanitaria: «Oltraggioso»,
«approssimativo», «semplicistico», «diffamatorio», «irresponsabile». I più arrabbiati sono i medici e gli
specialisti - in particolare diabetologi e cardiologi - che si sentono trattati come i «ciarlatani» che un tempo
spacciavano rimedi nelle piazze, e accusano i due autori di aver minato la fiducia dei pazienti, molti dei quali
si presentano nei loro ambulatori col libro sotto il braccio e pretendono di controllare le prescrizioni. Le
polemiche però fanno bene agli editori del libro: farmaci utili, inutili o pericolosi, per loro è tutta salute.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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LA GUIDA ANTIFARMACI IN FRANCIA DIVENTA UN BEST SELLER
17/10/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 41
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"La Sanità in Piemonte del tutto fuori controllo"
Lapidario verdetto della Commissione parlamentare sui disavanzi ASL IN ROSSO Abbiamo il magg ior debito
sanitario nel Nord Italia
MARCO ACCOSSATO
Sulla gestione della Sanità, il Piemonte è una Regione a rischio commissariamento. È quanto emerge dopo
l'audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dei disavanzi sanitari regionali,
nei giudizi conclusivi e lapidari del suo presidente, Antonio Palagiano. Ciò che più preoccupa a Roma non
sono le difficoltà di bilancio - che ci sono e sono gravi ma il fatto che all'audizione «il Piemonte si è presentato
con dati del 2010 incompleti e quelli del 2011 inesistenti», osserva Palagiano. La nostra Regione - rileva la
commissione - non sarebbe in grado di dettagliare l'origine del disavanzo, «perché - osserva sempre il
presidente - ci è stato detto che non tutti i direttori generali delle Asl li hanno forniti». Domanda della
Commissione: «Dov'erano i revisori dei conti negli ultimi anni?», chiede Palagiano al presidente della
Regione Cota e all'assessore alla Sanità Monferino. «Il Piemonte non ha saputo fornire i dati sulle spese
legali, come neppure quelli sulle forniture, sugli appalti, sui mutui e sul valore degli straordinari». La
Commissione disavanzi ha così deciso di informare della situazione piemontese il ministro della Salute,
Renato Balduzzi, e convocare a breve l'assessore Paolo Monferino. «Il Piemonte - spiega Palagiano sembra essere la regione del Nord Italia con maggiori debiti nel comparto sanitario. Gli ultimi dati disponibili
registrano che tutte le aziende e gli enti, nessuno escluso, nel 2009 hanno avuto un risultato di bilancio
negativo. Perfino la legge regionale che imporrebbe alle Asl di rappresentare la previsione annuale dei costi è
stata completamente disattesa». L'incontro di ieri a Roma è parte delle audizioni che l'Ufficio di presidenza
della Commissione sui disavanzi sanitari sta svolgendo con i rappresentanti della Corte dei Conti nelle regioni
sottoposte a piano di rientro dai rispettivi disavanzi sanitari. L'assessore Monferino, preferisce non
commentare, «in attesa di leggere l'intera relazione». Tra gli elementi di criticità, viene anche sottolineato il
saldo negativo di mobilità dal Piemonte verso altre regioni. In altre parole: ci sono più malati piemontesi che
vanno a farsi curare in altre regioni, di quanti residenti in altre regioni si affidino ai nostri ospedali. Dato sottolinea la stessa relazione - che sicuramente risente del fatto che nel Novarese e Verbano ci si spinge più
verso la Lombardia anche per una questione di chilometri. Ma la puntualizzazione non rassicura, perché in
questo contesto, e per tornare ai bilanci delle Asl, «le perdite di esercizio sottolinea la Commissione non sono
state precedute da una vera e propria autorizzazione preventiva da parte della Regione». Molte aziende
continuano cioè «a considerare la copertura anticipata dei disavanzi finanziari come un'implicita
autorizzazione della perdita». Un buco nella voragine.
Foto: «Bilanci incompleti o inesistenti»
Foto: Più della situazione economica preoccupa il fatto che alcuni direttori Asl non fornirebbero i dati di
bilancio alla Regione
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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il caso
17/10/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Intanto il governo salva le Regioni più indebitate con una norma ad hoc
Roma Il governo va in soccorso delle Asl della Campania e, più in generale, delle amministrazioni sanitarie in
rosso profondo. A scapito, come sempre, dei creditori. Lo schema è sempre il solito: ai privati non è
permesso sgarrare e fare debiti, al pubblico sì. La conferma è arrivata ieri insieme al testo del disegno di
legge di stabilità, reso pubblico a una settimana dal varo. Piccole modifiche e proroghe che però danno il
senso di come lo Stato si sia costruito nel tempo un fortino che nemmeno le buone intenzioni di alcuni (come
chi nell'esecutivo spinge per approvare la direttiva europea sui pagamenti) riescono a espugnare. È il caso
della proroga di un anno, dal dicembre 2012 fino alla fine del 2013, della legge che rendere impossibile
intraprendere «azioni esecutive» nei confronti delle aziende sanitarie locali e ospedalieri delle regioni in
rosso, da parte dei creditori. Niente pignoramenti e «prenotazioni a debito» (il recupero delle spese) sui
trasferimenti delle Regioni ad Asl e ospedali. È il terzo anno di seguito che viene prorogata questa deroga nei
confronti delle aziende sanitarie sprecone. Un privilegio concesso alle amministrazioni sanitarie delle Regioni
che non hanno saputo tenere in ordine i conti, necessario a garantire il funzionamento degli ospedali, ma i cui
costi finiscono per gravare sul cittadino che abbia avuto la sventura di mettersi in affari con l'ufficio sbagliato.
C'è da dire che in questo caso la misura era stata ritagliata in particolare sulla situazione delle Asl della
Campania, regione dove il recupero dei crediti negli anni passati ha assunto caratteri patologici (la
magistratura denunciò organizzazioni che ricorrevano ad «azioni giudiziarie seriali» per entrare in possesso
dei finanziamenti di alcune aziende sanitarie). E il pignoramento dei finanziamenti ha portato al blocco
dell'attività e degli stipendi. La norma, per contro, è più volte incappata in sentenze dei tribunali che sono
andate in direzione opposta, cioè hanno riconosciuto al creditore il diritto di rientrare in possesso dei suoi
soldi anche con il sequestro dei trasferimenti. E, prima della legge, la Corte costituzionale aveva riconosciuto
la legittimità dei pignoramenti dei finanziamenti alle Asl e agli altri enti locali che decidono di non pagare o più
semplicemente non possono. Tra le buone notizie per i creditori, una arriva dal disegno di legge con le
semplificazioni. «Con il Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva, ndr ) viene preso atto anche che
un'azienda ha un credito e lo può compensare», ha spiegato il ministro per lo Sviluppo economico Corrado
Passera. In sostanza, quando un'azienda dovrà dimostrare di essere in regola con i pagamenti dei contributi,
se deve qualcosa alla previdenza pubblica, potrà compensare mettendo a credito le somme che gli devono lo
stato e le altre amministrazioni pubbliche. AnS
Foto: SOLUZIONI Gianluca Garbi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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AZIENDE SANITARIE
17/10/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 33
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«CI VORREBBE LA TENACIA IDEALE DI UN GIORGIO LA PIRA» Caro direttore, i cattolici non possono più
stare a guardare mentre l'Italia rotola nella corruzione, nella disoccupazione, nella deindustrializzazione e, in
taluni casi, nella disperazione delle famiglie che non vedono un futuro per i figli. Assistiamo alla chiusura di
fabbriche strategiche per la sopravvivenza del Paese nel mondo industriale. Le leggi dell'economia di
mercato spingono a produrre dove costa meno. E certe logiche capitalistiche si mostrano in tutta la loro
ferocia anti-umana. È chiaro, poi, che la globalizzazione ha penalizzato l'Italia e il processo sembra
irreversibile. Tuttavia esiste anche la speranza: spes contra spem , come diceva Giorgio La Pira quando
trattava le questioni della "Pignone" di Firenze. Ci vorrebbe anche oggi la tenacia ideale di un politico così,
che "negoziava" da solo la pace in Medio Oriente e lottava per i posti di lavoro in Italia. E perché non
provarci? I cattolici tornino a farsi valere e a far valere una solidarietà sociale basata non sulla filantropia di
maniera, ma sulla autentica carità. Sogno persone competenti, coraggiose, oneste che ci mettano la faccia e
si rimbocchino le maniche. Potrebbe anche esserci il "miracolo italiano" di questo inizio di terzo millennio...
Giancarlo Politi Vinci (Fi) CALENDARIO DEL FARMACISTA: INVITO A RIFLETTERE SULLA VITA Caro
direttore , da anni stampiamo sul "Farmadì", il calendario del farmacista (www.farmadi.net) e sulle buste che
usano i farmacisti, la frase «La Farmacia a difesa e al servizio della Vita». Non un giudizio, ma
semplicemente una testimonianza di verità per aiutare le famiglie a riflettere. Col Movimento per la Vita siamo
convinti che «Chi sceglie a favore della Vita costruisce il vero bene della persona e della società». Vittorio
Colavitto AUTOMOBILI: ITALIANI ESTEROFILI Caro direttore è risaputo che gli italiani sono esterofili,
specialmente in fatto di acquisto di auto. Lo sono cocciutamente, persino sfrontatamente, infischiandosi
altamente dei poveri operai e impiegati che faticano a mantenere il posto di lavoro. Purtroppo non si sente
una sola parola di incitamento a comprare italiano. Anzi si continuano a vedere politici di alto livello, manager
e non solo, scorrazzare su macchinoni stranieri dando un pessimo esempio di mancanza di solidarietà.
«Comprare italiano!», questo dovrebbe sentirsi risuonare alto. Invece solo silenzio. E si critica Marchionne
(che pure avrà le sue colpe) e si invocano nuovi modelli... Ma la gente compra altro! L'unica cosa che
potrebbe fare Marchionne sarebbe autoridursi le prebende. Questo sarebbe un nobile gesto di attenzione
verso i suoi dipendenti. Per il resto continuiamo pure così... tanto chi perde il posto ... si arrangi! Che
tristezza! Buon lavoro, caro direttore, da uno che crede ancora nella "buona stampa"! Beppe Serione Torino
Come forse sa, caro signor Serione, ho già detto e scritto diverse volte che l'esempio deve venire, anche a
proposito di auto, dall'alto. Credo che ci sia libertà di scegliere l'automobile preferita per tutti tranne che per
chi rappresenta e governa una nazione, a ogni livello. In questo caso guidare (o farsi trasportare) "italiano" è
un dovere. O dovrebbe esserlo: per convinzione e per solidarietà. (mt)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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a voi la parola
17/10/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
TRE DONNE SU QUATTRO LI PREFERISCONO "GRIFFATI"
Le donne italiane sarebbero "ossessionate" dalle marche, anche quando l'oggetto dell'acquisto è un farmaco
. Lo sostiene un'indagine promossa da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), condotta su
un campione di 300 farmacisti di tutta la Penisola. Secondo il sondaggio solo una connazionale su 4, quando
entra in farmacia, chiede spontaneamente un medicinale "generico" equivalente. E poco più della metà
chiede informazioni sull'alternativa senza marca. Quando poi il farmacista propone di sostituire il prodotto
"griffato" con un altro generico, meno costoso, soltanto 2 su 5 accettano il cambio, mentre la maggioranza
(soprattutto se di età anziana) continua a scegliere il medicinale di marca.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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MEDICINALI
17/10/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Decreto Sanità , il Tesoro si oppone alle modifiche
«Maggiori oneri per lo Stato». Il governo pensa alla fiducia
LUCA LIVERANI
DA ROMA Tutto da rifare, o quasi. Il lavoro complesso della commissione Affari sociali della Camera sul
"decreto Balduzzi", fatto di emendamenti e modifiche migliorative, si scontra contro l'altolà dell'Economia.
Uno stop giustificato con la previsione di maggiori oneri per lo Stato, che spiazza i deputati della
commissione, divisi su quali punti difendere a oltranza e su quali cedere. E il parere della commissione
Bilancio, arrivato ieri in tarda serata, vincola il suo sì alla cancellazione di diverse modifiche, in primis sulle
pensioni, cioé la deroga alla riforma Fornero e l'innalzamento a 67 anni dell'età pensionabile dei medici, con
l'opzione a 70. A rischio anche alcune norme del pacchetto contro le ludopatie. Oggi il testo arriva in aula ed
è probabile che il governo ponga la fiducia. Il documento del ministero dell'Economia, dunque, ieri ha di fatto
bocciato il lavoro dei deputati, accusandoli di avere reso il decreto troppo «oneroso». Nel pomeriggio la
commissione Bilancio si è riunita più volte, fino a sera, per discutere come armonizzare il testo ai numerosi
rilievi arrivati dal ministero dell'Economia e dalla Ragioneria dello Stato. Poi lo sblocco e la fiducia,
condizionata alla cancellazione delle onerose norme sulle pensioni. L'Udc insiste perché sia posta sul testo
così come è stato votato: «Sul decreto Sanità ci auguriamo che il ministro Balduzzi non abbia atteggiamenti
ideologici», dice il capogruppo Gian Luca Galletti. «Il lavoro delle commissioni parlamentari - ribadisce - va
rispettato. Noi ci attendiamo che il governo ponga la fiducia sul testo approvato da queste ultime. Se ciò non
accedesse ci troveremmo di fronte a una grande scorrettezza istituzionale». I commissari della Affari sociali
ieri sono arrivati in massa alla riunione, per spiegare la ratio dei loro emendamenti. A rendere visibile la
difficoltà del momento è stato l'arrivo in commissione dei ministri della Sanità Renato Balduzzi, dei Rapporti
con il Parlamento Piero Giarda e del sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo. Sul fonte dei contenuti,
comunque, sono diversi sono i nodi da sciogliere, che aumenterebbero i costi per lo Stato. Il braccio di ferro
ha visto da una parte i deputati della commissione Affari sociali, decisi a difendere le prerogative del
legislatore di fronte ai rilevi contabili. Dall'altra il sottosegretario all'Economia Polillo, a recitare il ruolo di chi
stringe i cordoni. Una norma destinata a saltare dunque è la deroga alla riforma delle pensioni per i
dipendenti del servizio sanitario. Il ministro Elsa Fornero già aveva espresso critiche molto dure, ricordando
che non si possono privilegiare categorie di lavoratori rispetto ad altri, a maggior ragione nel momento in cui il
governo deve risolvere problemi più gravi come quello degli esodati. Lo stesso ministro Balduzzi non aveva
espresso parere favorevole sul punto, rimettendosi alle decisioni dei deputati. Altra condizione posta è
l'innalzamento a 67 anni della pensione dei medici. A rischio ci sarebbe anche la norma che aumentava il
contenuto di succo di arance nelle aranciate, dal 12 al 20%. Così come la delicata questione dei farmaci off
label , usati per terapie diverse da quelle per cui sono stati autorizzati. Voluta da Balduzzi per contenere i
costi, era stata cancellata in commissione Affari sociali da Pdl e Udc per il timore di usi impropri e "ideologici".
Ma nel mirino della Bilancio c'è anche il "pacchetto ludopatie", cioè gli articoli che introducono norme per
contenere gli eccessi dell'azzardo di Stato (100 i miliardi giocati quest'anno dagli italiani). Fin dall'inizio, com'è
noto, l'Economia aveva espresso, più o meno velatamente, timori per una riduzione delle entrate in caso di
flessione del gioco. A rischio nel decreto ci sarebbero il fondo dedicato alla cura dei ludopatici, come pure le
misure per scoraggiare il gioco da parte dei minori. Secondo Pier Paolo Baretta però, capogruppo per il Pd in
commissione Bilancio, del pacchetto ludopatie dovrebbe essere salvata l'impostazione: anche se ci sono
problemi di copertura, spiega, va salvato il valore morale delle norme. I PUNTI PENSIONI SANITÀ, DEROGA
IN BILICO Tra le modifiche al decreto invise al ministero dell'Economia c'è la deroga per i dipendenti della
Sanità dalla riforma Fornero, che potrebbero andare in pensione secondo le vecchie regole più vantaggiose.
Un "privilegio" poco difendibile e duramente criticata dal ministro del Lavoro. LUDOPATIE, SALVA
L'IMPOSTAZIONE? Nel mirino della commissione Bilancio ci sono anche le norme volute per contenere il
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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GLI ITALIANI E LA SALUTE
17/10/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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gioco d'azzardo, come il fondo per curare le ludopatie. E il Tesoro teme un calo di entrate fiscali. Ma il "valore
morale" del pacchetto rende difficile un suo azzeramento
17/10/2012
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 55
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Loredana Guida
È in progressivo aumento l'utilizzo delle medicine alternative, anche se l'informazione è ancora poca.
Dall'indagine Istat sul rapporto tra gli italiani e la loro salute è emerso che quasi il 15% degli intervistati
dichiara di affidarsi alla medicina non convenzionale, con prevalenza delle donne sugli uomini. In testa
l'osteopatia con il 7,6%, l'omeopatia (7%), i rimedi di erboristeria (4,1%) e l'agopuntura (2,1%). La stessa Aifa
ha affermato che la regolamentazione dei medicinali omeopatici non è semplice, poiché i prodotti da
controllare sono addirittura 31.000, ma negli ultimi mesi si è riusciti a creare una task force che iniziasse a
valutarne efficacia e sicurezza. Un lavoro lunghissimo, dunque, che l'Aifa conta di «portare avanti nei
prossimi anni». Ma quali sono le ragioni che spingono i pazienti a rivolgersi alle medicine alternative?
L'approccio olistico per il quale l'uomo è unità inscindibile di corpo, mente e spirito; l'insoddisfazione nel
rapporto medico-paziente; la presunta minore tossicità dei rimedi alternativi; la curiosità verso ciò che rende
tale medicina anche una moda. «In medicina - spiega Alberto Moschini, specialista in omeopatia - è
fondamentale, prima di avviare qualsiasi terapia, una diagnosi accurata, che è la base per una successiva
strategia terapeutica adatta alla persona, ai suoi organi, alle sue cellule e al suo sistema immunitario. I
farmaci omeopatici, molto sicuri nella preparazione, non sono brevettabili, poiché sono sostanze comuni,
minerali, piante, organoterapici, nosodi e non sono sostanze chimiche originali. Vengono prescritti in base al
principio di similitudine sintomatologica della persona, che agendo direttamente sulla funzione del sistema
immunitario, producono citochine, proteine, determinando i sintomi. Tutte le patologie possono ricevere,
quindi, beneficio dai farmaci omeopatici». E un parere anche dalla medicina allopatica o meglio conosciuta
come tradizionale: «Le medicine non convenzionali - sottolinea Francesca Nasti, direttore dell'unità di
farmacia dell'azienda ospedaliera di Caserta - possono essere considerate come una buona alternativa, in
assenza di patologie importanti. Offrono un buon riscontro per la cura di alcune malattie: sindromi da
raffreddamento, malattie muscolo scheletriche, disturbi gastrointestinali o dell'apparato respiratorio per citarne
alcune». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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MEDICINA NON CONVENZIONALE, SVOLTA AIFA
17/10/2012
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 53
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Alessandra Grassi
Tra non molto i nomi dei principi attivi dei medicinali faranno parte del linguaggio quotidiano. Da settembre è
entrata in vigore la nuova normativa per il Servizio sanitario nazionale che prevede l'obbligo per il medico di
indicare sulla ricetta il principio attivo - cioè la sostanza base con effetto terapeutico - ed eventualmente,
accanto, il nome commerciale del farmaco. Dunque, anche i pazienti sapranno se assumendo un antibiotico
faranno una cura con amoxicillina o ciprofloxacina. Ma i vantaggi, almeno negli intenti del governo, saranno
piuttosto di ridurre la spesa per i farmaci dei cittadini. «Le nuove disposizioni non riguardano i pazienti che
sono già in terapia, ma i malati cui i medici devono prescrivere per la prima volta un medicinale - sottolinea il
professore Ettore Novellino, ordinario di chimica farmaceutica e direttore del dipartimento presso la facoltà di
farmacia dell'Università Federico II». Il farmacista, ricevuta la ricetta, tra le due possibilità indicate dal medico,
ossia principio attivo e farmaco di marca, dovrà consegnare quello che non comporta oneri per il cittadino,
salvo che non ne faccia espressa richiesta. Dunque, la farmacia deve dare il prodotto contenente il principio
attivo al prezzo più basso coperto dal Servizio sanitario, senza spesa aggiuntiva per l'assistito. Che, se
preferisce quello griffato, dovrà pagare di tasca propria la differenza di prezzo. Una strategia che secondo le
stime dovrebbe comportare un risparmio per i cittadini di 800 milioni all'anno su tutto il territorio nazionale.
«Anche se sono trascorsi pochi mesi dall'entrata in vigore della norma e non ci sono ancora dati effettivi»,
chiarisce Novellino. Sulla scelta e l'impiego di farmaci generici o di marca, ancora però non tutti sono
pienamente d'accordo sostenendo che non sempre si possa parlare di pari proprietà terapeutiche. «Sono
considerazioni non corrette. Si tratta di farmaci equivalenti, non c'è differenza sulla quantità di principio attivo
contenuta - sottolinea il professore - In particolare, l'equivalenza è data dalla quantità di principio attivo
assorbito: un farmaco si può considerare equivalente purché una volta nel torrente sanguigno sia in circolo
almeno l'80% delle molecole del farmaco. Può essere diversa la velocità di assorbimento della restante
percentuale, che però non incide sulla capacità terapeutica di un medicinale». © RIPRODUZIONE
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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ECCO LA RIVOLUZIONE DEI PRINCIPI ATTIVI
17/10/2012
MF - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Recordati fa scorta di vitamine in Russia
Raffaele Ricciardi
Recordati va a fare il pieno di vitamine in Russia. La società farmaceutica ha acquisito i diritti relativi a cinque
linee di prodotto commercializzate in Russia e nei Paesi dell'ex Comunità degli Stati Indipendenti. L'annuncio
è stato accolto con soddisfazione dal mercato, che ha premiato il titolo Recordati con un guadagno del 4%,
spingendolo a ridosso di quota 6 euro. L'acquisizione, il cui closing è previsto entro fine anno dopo i consueti
adempimenti Antitrust, è andata in porto per 2,7 miliardi di rubli, circa 67 milioni di euro al cambio attuale. Per
gli analisti di Intermonte il prezzo è in linea con il settore, anche in considerazione del fatto che si tratta di
prodotti già in circolazione sul mercato russo. Gli esperti hanno confermato il giudizio outperform sul titolo
Recordati con un prezzo obiettivo di 9,3 euro. Il portafoglio acquisito riguarda marchi di farmaci da banco e
integratori dietetici. Tra gli altri è particolarmente rilevante la linea Alfavit (vitamine e minerali), marchio ben
conosciuto sul mercato russo. Le vendite delle cinque linee di prodotto ammontano a circa 1 miliardo di rubli
all'anno (poco meno di 25 milioni di euro). In una nota Giovanni Recordati, presidente e ad del gruppo, ha
sottolineato che l'acquisizione rafforza la presenza della società italiana «nel mercato più grande dell'Europa
centrorientale», che è cresciuto in media del 12% negli ultimi cinque anni. L'area, nel primo semestre del
2012, ha pesato per l'8% delle vendite di Recordati, cresciute nel periodo a 420 milioni (+4,7%) proprio grazie
alla spinta internazionale (+9,1%). Per l'intero esercizio la società prevede ricavi tra 810 e 830 milioni e un
utile netto tra 115 e 120. L'accordo con il gruppo Akvion consentirà a Recordati (seguita nell'operazione da
Rothschild) di curare la produzione e lo sviluppo commerciale del portafoglio di marchi passato di mano. In
seguito sarà ampliata la rete di vendita: 50 unità dedicate alle farmacie si affiancheranno alle 150 già operanti
presso i medici. (riproduzione riservata) 16 lug '12 16 ott '12 quotazioni in euro 5,2 5,6 5,8 5,4 6,0 5,98 € +4%
IERI Giovanni Recordati
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ACQUISITE PER 67 MLN 5 LINEE DI FARMACI E INTEGRATORI
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ECCO LE PROTAGONISTE
Dalla A alla Z. Da Bolzano a Palermo. Dalle fondazioni alla cooperazione sociale. La componente femminile è
il vero fattore che sta rinnovando il terzo settore italiano?
Roberta Amadeo Aism Presidente conferenza persone con sm Nel recentissimo Giro d'Italia in Handbike ha
vestito più volte la Maglia Rosa, ed è campionessa d'Italia 2012 nella categoria wh1. In gioventù ha fatto judo
a livello agonistico. È architetto. Socia e volontaria Aism fin dal 1993, è stata presidente dal 2007 al 2010. Di
sé dice: «Ho realizzato i miei sogni e forse anche qualcosa di più, malgrado la diagnosi di sclerosi multipla a
soli 22 anni». Vive, per sua ammissione, «con il piede sull'acceleratore». L'8 marzo 2012, insieme ad altre
donne dal nome importante, ha lanciato Donneoltre, un progetto in cui donne inuenti scendono in campo per
far conoscere meglio la realtà (e non solo i problemi) delle donne con sclerosi multipla. Daniela Bernacchi
intervita direttore generale Con il suo Master in Marketing è passata attraverso i fumetti di Walt Disney e
l'energia di Liquigas. Dopo quasi vent'anni nel profit, nel 2007 ha fatto il salto a Intervita. Proprio con lei, a
partire dal 2009, Intervita promuove la campagna "Siamo Pari" per sensibilizzare contro le discriminazioni e le
violenze sulle donne. Lo scorso 25 novembre, per la giornata contro la violenza sulle donne, non ha avuto
paura di sbattere in faccia agli italiani una campagna che aveva come slogan un provocatorio "Stai zitta,
cretina!". Daniela Bianchi Fondazione alessandro Kambo Presidente e ceo Nata a Roma nel 1964, il suo
curriculum comincia così: «Sono mamma di due bimbi». Però sul suo blog - si chiama l'Oca Sapiens 2.0 (su
Vita.it) e si apre con una frase di Tutto su mia madre , il film di Almodovar: "Ah quanto costa essere
autentiche signora mia" - alla vigilia del suo rientro dalla seconda maternità si è scagliata contro quel
«congedo» di maternità che già dal nome sembra condannare «a un addio più o meno definitivo a uno status
quo ancor prima che al lavoro». Vicina alla Diocesi di Frosinone (è consigliere della Coop Diaconia, ente
gestore dei servizi della Caritas), oggi «nella vita n.1» è responsabile delle Relazioni Istituzionali di
IntesaSanpaolo e «nella vita n.2» presidente di Fondazione Kambo. Selene Bi Youth action For change
Fondatrice e presidente Imprenditrice sociale, nata a Monza nel 1982, aveva 22 anni quando ha lanciato
Youth Action for Change, la sua prima startup: una Onlus creata e gestita da giovani per i giovani, per
condividere conoscenze e progetti. E con soli 150 euro, precisa sempre. Le altre? Plain Ink, una non profit
per promuovere l'alfabetizzazione in India e Afghanistan attraverso i fumetti e Forgotten Diaries, una
piattaforma di citizen journalism per le notizie che arrivano dai conitti dimenticati. È stata consulente Onu e
Young Global Leader al World Economic Forum. Nel 2010 ha vinto il Premio MilanoDonna. Fa parte del
consiglio direttivo della Fondazione per l'Innovazione del Terzo Settore (Banca Prossima) e della Task Force
sulle Startup Innovative voluta dal ministro Passera. Laura Boldrini unhcr Portavoce Ex Jugoslavia,
Afghanistan, Iraq, Sudan, Ruanda: da quasi quindici anni tutte le emergenze internazionali l'hanno vista in
prima linea, per essere la voce di rifugiati e richiedenti asilo e far rispettare i loro diritti. A cominciare dall'Italia,
per i tanti che attraversano il Mediterraneo sulle carrette del mare. Laurea in giurisprudenza, primo lavoro in
un'azienda di riso in Venezuela, è stata giornalista Rai prima di iniziare un viaggio tra le agenzie
internazionali: Fao, World Food Program e - dal 1998 - Unhcr. Un ricordo, per dire il tipo: «Il capo ucio
stampa del World Food Program mi chiamò per chiedermi se conoscevo qualcuno che potesse curare i
rapporti con la stampa italiana. Mi proposi io. Aspettavo mia figlia, mi presentai al colloquio con la pancia».
Oggi dice: «Non vorrei sembrare un'invasata, ma faccio fatica a distinguere fra lavoro e non lavoro, perché
quando c'è la passione di mezzo non si possono mettere i paletti o guardare l'orologio». chiara Boroli
Fondazione de agostini segretario generale Si definisce «grande appassionata di libri e di letteratura» e
«profonda conoscitrice del mondo dell'editoria» e di fatto la sua è da generazioni una famiglia di editori. La
sua carriera è stata tutta all'interno del Gruppo De Agostini: gli annali raccontano che all'inizio è stata
«arruolata prima nella segreteria di redazione di Universo, poi al Centro Iconografico», mentre oggi è direttore
Relazioni Esterne di De Agostini SpA. Dal 2007 è segretario generale della Fondazione. Nel 2008 ha
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Le 50 donne del non profit
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acquisito in proprio la quota di maggioranza dell'Agenzia Letteraria Internazionale, blasonata agenzia
letteraria tutta al femminile. Vive Milano e ha tre figli. frieda Brioschi WiKimedia italia Presidente e socio
fondatore È grazie a lei che Wikipedia parla italiano. Informatica e freelance, classe 1976, fin dal 2003
collabora con Wikimedia, la fondazione nata per sostenere l'enciclopedia libera e collaborativa che ormai tutti
usiamo. Nel 2005 è stata uno dei 18 membri fondatori di Wikimedia Italia, un'associazione culturale non profit,
e il suo primo presidente. È stata la prima e finora unica italiana nel Consiglio direttivo di Wikimedia: «Dopo
non molto però mi sono dimessa. Non riuscivo a trovare il mio spazio, ero troppo giovane. Mi mancava il
background, ho preferito tornare», ha confessato. Da poco ha lanciato un appello in rete per convincere più
donne a scrivere una voce per Wikipedia (sono appena il 9%): «le donne sono multitasking in maniera
speculare alla rete, che è multitools», ha detto. Precisando che «le donne vanno volute, cercate e accudite,
perché l'ambiente è per cultura, formazione e abitudine fin troppo respingente». Giovanna cavazzoni vidas
Presidente «A renderlo immagine, il percorso del Vidas sarebbe un lungo, infinito abbraccio. Che non dice "io
ti salverò!", ma "io sono qui per accompagnarti. Ti sarò sempre vicino»: così Giovanna Cavazzoni, 81 anni,
racconta l'essenza dell'associazione che lei creò a Milano nel 1982 per assistere gratuitamente i malati
terminali. La sua è una vita ricchissima, ma con la gratuità al centro. Quando non aveva ancora sei anni, in
casa sua girava don Orione, con cui suo padre fondò il Piccolo Cottolengo milanese. A sedici anni,
studentessa di canto, fece i due incontri che le segnarono la vita: quello con Claudio Abbado (che sposò nel
1956) e quello con Rina Torricelli, una giovane corista della Scala malata di cancro. Fece una promessa,
«starò con lei finché vivrà». Promessa più che mantenuta. elena casolari acra amministratore delegato Con la
laurea in Bocconi in tasca è partita per il Giappone: ci è stata due anni e mezzo, occupandosi di modelli di
sviluppo. Per altri dieci anni ha lavorato nella finanza, in gruppi come HCBC e Dresdner. Nel 2005 entra in
Acra come direttore generale e nel 2011 diventa ad. Si è avvicinata alla cooperazione quando per conto di un
trust inglese cercava progetti di microfinanza in cui investire. «Credo nella finanza virtuosa», dice. È tra i
fondatori della nuovissima Fondazione Opes, che si occupa di impact investment. È mamma di Edoardo, 9
anni, che non ama il fatto che lei sia tanto spesso in giro per il mondo. carola carazzone vis Presidente È la
prima donna e la prima ex volontaria a ricoprire il ruolo di presidente della ong dei salesiani. Eletta nell'aprile
2011, è del 1973, torinese, avvocato specializzato in diritti umani presso l'Istituto Internazionale Diritti Umani
Renée Cassin di Strasburgo, membro di Asgi. È mamma di due bambini. A iniziato a fare volontariato al Vis a
19 anni, in un centro di accoglienza per bambini di strada in Paraguay. Ha un Master in Cooperazione e
sviluppo e quattro anni di esperienza sul campo. È portavoce del Comitato Promozione e Protezione dei
Diritti Umani, (una rete di 83 ong italiane) e ha coordinato attività di advocacy presso le Nazioni Unite, il
Consiglio d'Europa e l'Agenzia Europea per i diritti fondamentali. Maria ines colnaghi airc direttore scientifico
Milanese, classe 1932, si diletta di giardinaggio. Ha due figli, Cristiana e Vittorio, che di cognome fanno Grilli
(sì, è lui, il ministro dell'Economia e delle Finanze). Laureata in Scienze Biologiche, ricercatrice per essenza
(350 le sue pubblicazioni), ha lavorato per 35 anni all'Istituto nazionale dei tumori di Milano, di cui ha diretto il
Dipartimento di oncologia sperimentale. Ha visto muovere i primi passi della ricerca oncologica in Italia,
quando nessuno osava nemmeno pronunciare la parola cancro, e ha contribuito a renderlo non più
incurabile. Dal 2000 è direttore scientifico di Airc: seleziona i progetti da finanziare e pianifica gli indirizzi di
ricerca dell'Associazione. fiore crespi anlaids Presidente È in Anlaids fin dalla sua nascita, nel 1985. Allora
«ero l'unica donna non medico o ricercatore». Il volontariato e l'impegno professionale vanno di pari passo. È
tra le protagoniste del connubio tra alta moda e lotta all'Aids, prima come membro esecutivo di L.I.F.E.,
l'associazione benefica voluta da Valentino (tra i sostenitori più aezionati Elizabeth Taylor), poi come
promotore di Convivio. Nel 1995 fece anche da modella per una campagna firmata da Franco Moschino,
malato di Aids. Le peculiarità femminili per lei sono «immaginazione non priva di giudizio e ragionamento
logico non privo di condivisione degli altri punti di vista». In Anlaids e fuori vuole «costrure un'ideale
cittadinanza delle donne, non solo nel volontariato ma anche nel pensare e nel prendere posizione davanti a
tanti temi disattesi legati all'Aids». paola crestani ciai Presidente Ex insegnante, mamma di tre figli, dall'aprile
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2011 Paola Crestani è presidente dell'ente che per primo ha introdotto in Italia l'adozione internazionale, nel
1968: il Ciai (Centro Italiano Aiuti all'Infanzia). Ci entra dalla sede territoriale del Veneto e nel 1999 siede nel
consiglio direttivo. Nel 2010, alla Conferenza Nazionale della Famiglia, fece una relazione sull'inserimento
scolastico dei bambini adottati, chiedendo come premessa «indispensabile» che il Miur «sia disponibile a
riconoscere le peculiarità dei bambini stranieri adottati». Battaglia vinta: a giugno 2012 il Miur ha annunciato
l'istituzione di un gruppo di lavoro nazionale che dovrà predisporre le linee guida e dare soluzioni
organizzative per assicurare l'accoglienza scolastica e la piena integrazione socio-culturale dei minori
adottati. francesca danese csvnet vicepresidente Romana doc, imparentata con Giulio Andreotti, è una delle
figure più battagliere del volontariato italiano. Instancabile, appassionata, viene da doppio mandato di
presidenza del Cesv, uno dei due Centri di servizio al volontariato del Lazio. In un mondo in cui
rappresentanze sono a dominante maschile, lei si è sempre giocata la faccia. Come in occasione
dell'elezione della presidenza di CSVnet, in cui è scesa in corsa (senza spuntarla) con questa motivazione:
«Quanto a me, sì, vorrei essere il presidente di CSVnet: credo molto nella democrazia e nell'apertura del
dialogo e anche per questo ho scelto, contrariamente ad altri, di candidarmi in assemblea». federica de
Benedittis scuola di Fundraising Fondatore Nel 2011 ha raccolto più di 7milioni e mezzo di euro da lasciti
testamentari per Medici Senza Frontiere, pari al 21,2% di tutte le donazioni da privati: quasi il doppio del
l'anno prima. Lei è una Legacy Specialist, ovvero una fundraiser specializzata in lasciti testamentari, una
delle grandi future frontiere delle donazioni. Ci ha pure scritto un libro. Nel 2004 ha fondato la Scuola di
fundraising di Roma, dove insegna. fabiola de clercq associazione bulimia anoressia Fondatrice e presidente
Nel 1990, quando lei decise di raccontare la sua esperienza, in Italia di anoressia e bulimia non parlava
praticamente nessuno. Lei su quella «sfida di non esserci per esserci» scrisse un libro, "Tutto il pane del
mondo", in cui migliaia di donne si sono riconosciute. Inizia così un susseguirsi di incontri in giro per l'Italia:
dopo sei mesi nasce l'associazione, la prima in Italia per la prevenzione e la cura dei disordini alimentari, oggi
presente in sette città. Due note biografiche: Fabiola è nata in Belgio, ha due figli. Per sostenere l'Aba crea
nel 2002 anche la Fondazione Fabiola De Clercq. Mariella enoc Fondazione cariPlo vicepresidente Il suo
curriculm vitae è un vero cursus honorum, con un'infilata di cariche importanti. Novarese, classe 1944,
imprenditrice, si è sempre occupata dell'amministrazione e della gestione di strutture sanitarie. Oltre ad
essere vicepresidente della Fondazione Cariplo, è presidente di Confindustria Piemonte e dell'Associazione
Industriali di Novara, nonché consigliere di amministrazione della Fondazione Housing Sociale e della
Fondazione Filarete di Milano (per sostenere la ricerca e favorire la collaborazione tra università, imprese,
istituzioni finanziarie e operatori scientifici). «Il nostro Paese deve rifarsi al senso di responsabilità che le
donne hanno», ripete sempre. francesca floriani Fondazione Floriani Presidente Non è facile stare in mezzo
alla soerenza con un sorriso, ma lei lo fa. Milanese, nata nel 1955, medico, medaglia "Al merito della Sanità
Pubblica", da più di trent'anni è il volto pubblico, solare e trascinatore della fondazione creata dai suoi
suoceri, Virgilio e Loredana Floriani (la presidenza è di quest'ultima, in quanto membro più anziano della
famiglia). Presiede invece l'associazione Amici della Fondazione Floriani, che ha fondato nel 1986. La gran
parte dei progressi fatti in Italia nelle cure palliative, inclusa la recente legge n. 38 del 2010, passano anche
da lei. Per due mandati è stata presidente della Federazione Cure Palliative. Dall'ottobre 2011 siede nel CdA
del Pio Albergo Trivulzio, con delega al volontariato. Ha tre figli e una nipotina. Suor Giuliana Galli comPagnia
di san Paolo vicepresidente È nata l'8 marzo. A Meda, nella ricca Brianza, nell'Anno Domini 1935. Fu
chiamata Angelina. Divenne Giuliana a 23 anni, quando prese i voti. La residenza ce l'ha a Torino, al
Cottolengo. Il cuore della sua vita resta ancorato a quella Piccola Casa della Divina Provvidenza che per 24
anni ha gestito. Nel 2001 sostiene la nascita dell'Associazione Mamre, fondata da Francesca Vallarino
Gancia, per la prevenzione del disagio psicosociale degli immigrati. In mezzo, laurea e master in Florida più
sei anni in giro per il mondo a seguire le questioni riguardanti le fondazioni estere legate al Cottolengo. Aveva
73 anni nel 2008, quando Sergio Chiamparino - allora sindaco di Torino - fece il suo nome per il Cda della
Compagnia di San Paolo, principale azionista del colosso bancario. Nel 2010 venne nominata vicepresidente.
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Da allora per tutti è «sorella banca». Maurizia iachino oxFam italia Presidente Il primo maggio 2012, data di
inizio del suo mandato, ha detto: «Dobbiamo coraggiosamente investire in progetti di sviluppo e scommettere
sulle donne. Sapete che se le donne contadine avessero le stesse opportunità degli uomini, i raccolti
aumenterebbero del 20-30%, riducendo così il numero degli aamati del 1217% a livello mondiale?». Laurea
in filosofia e specializzazione in psicologia, sposata, con tre figli, per mestiere è consulente aziendale.
Volontaria in prima linea, dal 2001 al 2007 è stata presidente di Save The Children Italia. Presiede
l'Osservatorio del Progetto Donne e Futuro e siede nell'advisory board del progetto Ready for Board Women
per promuovere la presenza delle donne nei Cda. Marilina Laforgia agesci Presidente del comitato nazionale
Un vertice che non è un vertice, ma una diarchia. Per statuto. Lei ne è il volto femminile, Alberto Fantuzzo
quello maschile. Una cascata di riccioli, pugliese, Laforgia è in Agesci dal 1978. Ha svolto servizio in tutte le
unità, è stata Responsabile di Zona, poi regionale, ed è formatrice. È laureata in filosofia, perfezionata in
bioetica e insegna materie letterarie. Gli scout per lei sono «sentinelle di positività». ida Linzalone Fondazione
vodaFone segretario generale Milanese, specializzata in marketing, ha in curriculum diverse aziende della
telefonia mobile (è passata da Ote Marconi a Motorola ed infine a VodafoneItalia, dove è arrivata nel 1995
come analista di mercato nella direzione Marketing). Dal 2004 è segretario generale della Fondazione
Vodafone Italia. Ci è arrivata, ha raccontato, con un percorso tutto aziendale: «Non ho mai fatto volontariato e
non pensavo nemmeno di avere certe sensibilità». Ora il suo lavoro lo definisce «un privilegio». Quello che le
piace di più è «la scoperta di quanto è interessante e arricchente la relazione con le tante donne straordinarie
che lavorano nel non profit». E scommette nell'impresa sociale come opportunità per le donne. antonia
Madella noja Fondazione tog segretario generale Quella della Fondazione Together to go, che solo il 6
ottobre ha aperto a Milano il suo centro di eccellenza per la riabilitazione di bambini colpiti da patologie
neurologiche complesse, è una storia tutta femminile. L'idea è nata due anni fa Gerusalemme, nello studio di
Reuven Feuerstain, dove Neige De Benedetti, giovane fotografa e oggi vicepresidente della Fondazione,
aveva seguito Antonia. Lei nella riabilitazione neuromotoria dei più piccoli ci lavora da una vita ed è una delle
massime specialiste al mondo del metodo Feurstein, che lavora sulla potenzialità dei bambini con disabilità
gravi. andreina Maggiore club alPino italiano direttore generale La sua passione è lo scialpinismo. La sua tesi
di laurea (in Diritto amministrativo) è stata sul Cai. Nel Club alpino italiano ci lavora da quando aveva 21 anni,
nel 1980. Ma era già socia da anni. «Conosco bene il Cai poiché il mio percorso è stato tutto tra queste
mura», ha detto quando è stata eletta, nel dicembre 2010. Ha fatto la volontaria per molti anni, sia presso
un'associazione di Pronto Soccorso cittadina sia nella Sezione di Milano del Cai. emma Marcegaglia
Fondazione marcegaglia onlus Fondatore È nata la vigilia di Natale, nel 1965. Ha una figlia, Gaia. È stata la
prima donna alla guida della Confindustria (ma anche il più giovane presidente in assoluto). Pure a lei, al
momento dell'addio a viale Astronomia, è scappata una lacrimuccia, proprio come all'altra "dura", il ministro
Fornero. L'estate l'ha avvicinata alla politica. La fondazione di famiglia (presieduta dalla sorella Carolina) l'ha
fondata solo due anni fa. Presiede invece dal 2003 la Fondazione Areté, che supporta l'Ospedale San
Raaele. Le quote rosa non sono mai state la sua passione: l'anno scorso chiese maggior gradualità
nell'applicazione del 30% di donne nei Cda, perché «senza gradualità c'è il rischio di mettere dentro i consigli
amiche e fidanzate, ossia donne non competenti». Giovanna Melandri uman Foundation Presidente Si è
sposata nel 2009 dopo 21 anni di convivenza ed è mamma di Maddalena. Nel 2008, in piena campagna
elettorale, a un Berlusconi che esibiva come argomento il fatto che le donne del centrodestra «sono
certamente più belle di quelle del centrosinistra», lei replicò che «l'opposto della bellezza è la volgarità». La
due volte ministro (per i Beni culturali prima e per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive poi) e ora
onorevole del Pd, ha sempre frequentato il non profit accanto alla politica. Per più di dieci anni è stata in
Legambiente, dal 1995 al 1998 è stata presidente di "Madre Provetta" e nel 1998 ha promosso la nascita
dell'Associazione "Emily in Italia" per allargare la partecipazione femminile alla politica. Uman Foundation è
nata nel 2012 per connettere l'Italia con la filantropia internazionale, puntando sull'impresa sociale. paola
Menetti legacooPsociali Presidente Dal 2007 è alla presidenza dell'Associazione nazionale delle cooperative
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sociali aderenti a Legacoop, succedendo a Costanza Fanelli che aveva guidato l'associazione sin dalla sua
fondazione nel 2004. Paola Menetti, bolognese, è cooperatrice dagli anni 80, è stata presidente dal 1983 al
1999 di Cadiai, cooperativa sociale di tipo A attiva nei servizi sociali, sanitari ed educativi per le persone. È
stata responsabile Emilia Romagna del settore cooperazione sociale di Legacoop dal 2000 al 2005. «Nei miei
trent'anni da cooperatrice», spiega, «ho capito che professionalità e competenze sono un mix imprescindibile
per fare della cooperazione sociale non solo uno strumento di politiche pubbliche, ma un soggetto autonomo,
portatore di innovazione». rossella Muroni legambiente direttore generale È laureata in sociologia con una
tesi su turismo e qualità ambientale. La sua carriera è tutta dentro a Legambiente: ci entra nel 1996 e nel
2002 diventa responsabile nazionale delle campagne di informazione, sensibilizzazione e monitoraggio
ambientale. È stata eletta direttore generale nel 2007. Romana, classe 1974, è sposata e ha due figli. È
convinta che «le donne sono le protagoniste eccellenti di una riscossa della qualità ambientale, perché sono
quelle che ne trarrebbero maggior benessere». cristina nespoli enzo b. Presidente Si è presentata da sola sul
nuovissimo blog che tiene per Vita.it. «Ho 51 anni, sono la presidente di Enzo b. Ho cinque figli di tutti i colori
che mi riempiono la vita. Mi sono dedicata per più di 20 anni all'obiezione di coscienza e al servizio civile e
ora per la maggior parte del tempo mi occupo di adozioni internazionali». È stata presidente della Cnesc e
Responsabile Servizio Civile per Federsolidarietà/Confcooperative. Dei suoi figli dice che «io e mio marito
siamo convinti che sono "un prestito". Non vediamo dierenza tra figli biologici, adottati o in ado». francesca
paini cooP. altreconomia Presidente Comasca, da anni si occupa di cooperazione e di welfare. Da un anno e
mezzo è presidente della cooperativa Altra Economia. Vicina alle Acli, fa parte del Consiglio provinciale delle
Acli comasche ed è presidente di Questa Generazione, cooperativa sociale delle Acli di Como. È consigliere
delegato del consorzio Sol.Co Como. Sposata, con due figli, nel 2011 con Carlo Borzaga ha scritto "Buon
lavoro", per raccontare i vent'anni della cooperazione sociale in Italia. raaella pannuti Fondazione ant
Presidente Sposata, con un figlio, classe 1973, bolognese, laurea in chimica industriale, esperta di controllo
dello smaltimento dell'amianto, è stata prima segretario generale e poi presidente della più grande realtà che
in Italia assiste gratuitamente a domicilio i soerenti di tumore, Ant, creata da suo padre, l'oncologo Franco
Pannuti. È iscritta a Acevo e Euclid, associazioni internazionali che raccolgono i leader del Terzo settore e già
nel 2009 il suo nome era l'unico italiano tra gli invitati a Lisbona per il Secondo Forum Europeo dei giovani
leader della BMW Foundation. Chiude sempre le sue mail con il motto della Fondazione: «Felice eubiosia»,
cioè «vita con dignità dal primo all'ultimo respiro». Luisa pavia caF onlus amministratore delegato Nata a
Torino nel 1960, ha studiato alla Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino e per quindici anni ha
lavorato nell'azienda di famiglia, la Liabel, facendo carriera «con grande fatica ma con passione». Quando la
famiglia vende ai partner americani, per lei è l'occasione di reinventarsi. Tre viaggi le cambiano la vita: in
Kosovo, ai tempi della Missione Arcobaleno, per verificare con Marco Vitale l'utilizzo dei fondi da privati; a
Calcutta, per i funerali di Madre Teresa; in Birmania. A quel punto basta un appello da parte di un amico per
entrare nella squadra del Caf, il primo centro italiano dedicato all'accoglimento e alla cura di minori vittime di
maltrattamenti e abusi sessuali. È nel Cda dal 2003 e amministratore delegato dal 2011. novella pellegrini
enel cuore onlus segretario generale Emiliana, 40 anni, laureata in Lettere e Filosofia con un Master in
Management Sanitario, tra il 2000 e il 2007 lavora in diverse realtà non profit e sanitarie, occupandosi di
comunicazione e relazioni istituzionali. Nel 2007 entra in Enel Cuore Onlus. Dal settembre 2010 ricopre la
carica di Segretario generale. Il progetto "Un Cuore in Stazione" per aiutare i senza fissa dimora, di Enel
Cuore e Ferrovie dello Stato, a maggio ha vinto il premio Sodalitas Social Award. caterina pilo aicassociazione italiana celiachia direttore generale Lavorare nel terzo settore, per lei, è come «un aspiratore»:
c'è una grande motivazione, un grande ritorno di soddisfazione, «ma certo ti è chiesto anche moltissimo, in
maniera quasi scontata». Tant'è che quando racconta di sua figlia, Vittoria, dice: «avrei voluto una famiglia
più numerosa, non è un rimpianto, ma uno dei sacrifici che inconsapevolmente si fanno quando fai un lavoro
che ti appassiona così tanto». Nata a Genova nel 1967, laureata in Scienze politiche, incontrò l'Aic quando
ancora organizzava convegni. Ci entra nel 1999, come assistente del presidente. Dal 2003 è Direttore
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generale. Con la riorganizzazione in corso il suo raggio d'azione si è allargato anche alla Fondazione
Celiachia e a Spiga Barrata Service, l'impresa sociale che gestisce il marchio per i prodotti senza glutine.
cristiana poggio Fondazione Piazza dei mestieri vicepresidente Faceva la professoressa d'italiano e aveva un
posto sicuro, ma la passione per la formazione professionale dei giovani, in particolare di quelli che - come
dice lei - «hanno fatto a botte con la scuola», l'ha trasformata in una imprenditrice sociale. Nel 1991 lascia
l'insegnamento per fondare la cooperativa Immaginazione e Lavoro, che ancora presiede. Nel 2004 inaugura
la Fondazione Piazza dei Mestieri, a Torino, un'esperienza di grande successo dove 500 ragazzi ogni anno
imparano un mestiere e vengono introdotti nel mondo del lavoro. Ha ricoperto cariche nazionali in
Confcooperative e Compagnia delle Opere ed è attualmente consigliere dell'Ucio Pio della Compagnia di San
Paolo. Per il suo profilo su Facebook ha scelto una foto di famiglia, con Sergio e i tre figli ormai grandi.
«Essere mamma mi ha aiutato nel mio lavoro, perché la maternità ti regala uno sguardo centrato sulla singola
persona», ha detto nel 2010 in occasione della vittoria del Premio Gamma-Donna. Monica poletto cdo oPere
sociali Presidente Torinese, dottore commercialista, grande esperta di diritto tributario degli enti non profit, già
vicepresidente di CdO Piemonte, è presidente di CdO Opere sociali dal 2009. L'ultimo 8 marzo lo ha
festeggiato parlando delle carceri, della «ricchezza di umanità» che vi si trova e «che mai mi sarei aspettata»,
di persone «che ho potuto chiamare sinceramente amici». Lì ha detto anche: «Mi impressiona sempre il fatto
che incontrare esperienze di gratuità aiuti a fare meglio il proprio lavoro, perché allarga la ragione». Serena
porcari dYnamo camP ceo e vicepresidente Laurea in Bocconi, tre figli (l'ultimo piccolissimo),
professionalmente parlando si è formata in Ibm, dove è stata promossa dirigente mentre era incinta del primo
figlio. Dal 2004, in tandem con l'imprenditore Vincenzo Manes, è l'anima di Dynamo Camp, che ha portato in
Italia la terapia ricreativa per bambini aetti da patologie gravi e croniche. I primi camp italiani, sul modello
degli Hole in the Wall Camps fondati da Paul Newman, sono stati nel 2007. È Consigliere delegato di
Fondazione Dynamo, è membro del consiglio di amministrazione della Hole in the Wall Camps americana e
Community Advisor della Fondazione Newman's Own Usa. Dal maggio 2010 è presidente di Dynamo
Academy srl Impresa Sociale, per utilizzare gli spazi del camp di Limestre quando non sono utilizzati dai
bambini malati. Maria Vittoria rava Fondazione Francesca rava - nPh italia Fondatore e presidente Ormai per
tutti lei è "Nostra Signora di Haiti", perché appartiene in toto ad Haiti e agli haitiani. A maggior ragione dopo il
terremoto del gennaio 2010. Avvocato, milanese, due figli, nel 2000 ha cambiato vita (lavorava in Kpgm uno
dei big player della consulenza aziendale e revisione contabile) e messo in piedi una fondazione che aiutasse
i bambini per ricordare la sorella Francesca, morta a soli 26 anni in un incidente d'auto. Scelse Haiti perché
era il più povero tra i tanti Paesi dell'America Latina in cui la ongNph, Nuestros Pequeños Hermanos, fondata
da Richard Frechette, americano, sacerdote e chirurgo, che allora cercava un partner in Italia, era attiva: un
bambino su tre ancora muore prima dei cinque anni. Lidia rota Vender alt Fondatore e presidente Medico
specializzato in ematologia, vive la medicina come un servizio agli altri e quasi una religione. Sue frasi si
trovano nel web, sui siti di aforismi. Nel 1986 a Milano ha fondato ALT- Associazione per la Lotta alla
Trombosi, certa che aumentando la consapevolezza sui fattori di rischio si sarebbero potute salvare 200mila
vite all'anno. È stata membro del consiglio direttivo di European Heart Network, la federazione internazionale
di associazioni dedicate alla prevenzione delle malattie cardio e cerebrovascolari. È socio fondatore e
membro del Comitato direttivo di Summit della Solidarietà. Gabriella Salvini porro Federazione alzheimer
Fondatore e presidente Tutto è iniziato in quanto, come lei racconta, «sono stata la figlia di una persona
malata di Alzheimer». Nel 1988, convinta che servisse fare qualcosa di concreto per i malati e le loro famiglie,
decise di mettere a disposizione di tutti quelli che si erano trovati nelle sue condizioni «la sua esperienza, i
suoi sentimenti, le sue emozioni» e fonda a Milano l'Associazione Alzheimer. Nel 1993 dà vita alla
Federazione Alzheimer Italia, che riunisce 46 associazioni locali e che ancora presiede. È stata nel direttivo di
Alzheimer's Disease International (Adi) e di Alzheimer Europe. regina Sironi Fondazione abio segretario
generale Nata nel trevigiano, dal 1960 al 1972 è stata impiegata e poi responsabile del personale in una
piccola azienda metalmeccanica. È entrata in Abio nel 1985, come volontaria dell'ospedale Uboldo di
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Cernusco sul Naviglio: ci è rimasta fino al 1996. Negli stessi anni faceva anche la coordinatrice volontaria
della Caritas di Segrate. Nel 1996 diventa segretario di Abio Milano e dal 2004 ad oggi è segretario generale
del Comitato Abio Italia, che nel 2006 diventa Fondazione. Di recente ha lanciato un "allarme" sui suoi
volontari, che tradizionalmente sono soprattutto volontarie: «Per la prima volta facciamo fatica a coprire la
presenza in reparto nei giorni infrasettimanali, che però sono il grosso del nostro servizio». Dal 2006 fa parte
del Comitato Etico dell'Ospedale Buzzi. cira Solimene uildm direttore operativo Napoletana, 45 anni,
psicologa, innamorata della Costiera Amalfitana, ha lavorato per anni al Centro Gaetano Torre per le malattie
neuromuscolari di Napoli. È volontaria Uildm dal 1994 e tra il 2007 e il 2009 ne è stata vice-presidente
nazionale. Ha lasciato la carica nel novembre 2009, quando è stata scelta come direttore operativo di Uildm.
Ha millecentoquaranta amici su Facebook, perché crede che i social network diano tante possibilità di
relazioni sociali alle persone con disabilità. Continua a fare volontariato dentro la Uildm, soprattutto nella
formazione dei volontari in servizio civile. Dal febbraio 2011 è presidente dell'associazione non profit che
gestisce il Centro Gaetano Torre per le Malattie Muscolari, assumendone a titolo gratuito anche la direzione
generale. patrizia Spadin aima Fondatore e presidente Giornalista, vive e lavora a Milano. Ha fondato l'Aima
nel 1985, perché figlia di un'ammalata. Da allora la presiede e si batte per il diritto alla qualità di vita (e di
malattia) dei malati e dei loro familiari. Il suo slogan è "Per non dimenticare chi dimentica". Ha portato in Italia
gli Alzheimer Café, nati in Olanda. Nel 2007 contestò duramente Beppe Grillo per una sua battuta su ProdiAlzheimer. orietta Maria Varnelli action aid Presidente Marchigiana, è imprenditrice e titolare, insieme alla
madre e alle sorelle, della Distilleria Varnelli Spa, fondata nel 1868. In azienda ha puntato a fare
dell'appartenenza territoriale e della propria gente il valore aggiunto dell'impresa. È stata presidente dei
Giovani imprenditori di Confindustria Marche, fa parte del Comitato tecnico per lo sviluppo sostenibile di
Confindustria e nel 2005 ha contribuito alla nascita di Symbola. Dal dicembre 2011 è presidente di ActionAid
Italia: «Considero un privilegio partecipare alla realizzazione di "Italia, sveglia!", la nuova strategia di
ActionAid, condividendo il percorso dell'organizzazione nel nostro Paese», ha detto al momento della sua
elezione. anna Venturino oliver tWist direttore generale È una giovane business woman. Ha solo quarant'anni
e ha già messo al mondo tre figli e due fondazioni. Energica e dirompente, nel 2001 con il Gruppo Ras ha
dato vita alla prima fondazione d'impresa in Italia, UmanaMente, scardinando un modello di fondazione solo
erogativa. Nel 2005 ha contribuito a fondare la Fondazione Oliver Twist, di cui sono partner Kairos e
Leonardo Del Vecchio. È direttore generale della Fondazione e direttore dell'Accademia, un luogo per
aggregare gli adolescenti attraverso musica, danza, teatro. Maria Grazia Zanaboni amico charlY Presidente Il
18 dicembre 2000 suo nipote, Charly Colombo, si suicida. Ha solo 16 anni. Nasce così l'associazione che
vuole aiutare i ragazzi che, come Charly, sentono l'impulso a non continuare l'avventura della vita. Milanese,
professoressa di lettere classiche alBerchet di Milano, a 52 anni (dopo 37 nella scuola) cambia vita e diventa
presidente dell'associazione che si occupa di prevenzione del disagio minorile. Dal 2010 ha inaugurato una
nuova sede L'Ocina dei Giovani, uno spazio di 12.000 mq nel popolare quartiere milanese di Dergano. elena
Zanella Fondazione serena direttore relazioni esterne, e Fundraising È la "zanzarella" del non profit, come ha
chiamato il suo nuovo blog su Vita.it. Classe 1972. Mamma di Flavio, nato nel 2010. Fundraiser e blogger
sociale (molto attiva su twitter @elenazanella). Un passato in editoria, un trascorso in pubblicità e un
presente nel non profit. Dal 2007 guida il fundraising, la comunicazione e il marketing sociale Fondazione
Serena Onlus - Centro Clinico Nemo. Dal 2011 è nel direttivo di Assif, l'associazione italiana fundraiser.
Ilaria Buitoni Borletti Fai Presidente LO SCORSO NOVEMBRE , NEL PIENO DELLA CRISI POLITICA ,
Donna Moderna la scelse come candidata per un Governo ideale, di sole donne. Ci stava, visto che lei ha
sempre detto di vivere la sua presidenza al Fai come «una chiamata alle armi per mettersi servizio del Paese
senza darsi alla politica». Signora milanese dal nome importante e dalla mentalità concreta, 56 anni, prima di
arrivare al Fai (nel gennaio 2010, raccogliendo il testimone di un altro nome "pesante" prestato al non profit,
Giulia Maria Crespi) è stata presidente del Summit della solidarietà, numero due dell'Istituto italiano della
donazione e per 17 anni presidente di Amref . Quando le chiedono come sia nato il suo amore per il non
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profit, racconta questo: «Per 15 anni, un mese all'anno, andavo in Kenya, in un ospedale del Nord. Lì ho
imparato a restituire i privilegi, a condividere la fortuna delle mie origini. E lì ho capito che le mie qualità sono
soprattutto organizzative». E quanto è contato il cognome che porta nel portare avanti buone cause? «Ha
giocato enormemente. Se non altro nel togliermi del tutto la timidezza di chiedere fondi ai finanziatori». Con la
mentalità imprenditoriale che la contraddistingue è convinta che lo Stato non possa più gestire da solo tutto il
patrimonio di sua competenza. E i privati possono aancarsi ecacemente e mettere a disposizione risorse e
competenze per una gestione più eciente.
francesca pasinelli Fondazione telethon direttore generale È una storia piena di donne, quella di Telethon. A
cominciare da Susanna Agnelli, che l'ha fondata, ma anche dalle tante donne «che hanno voluto che
Telethon nascesse, mamme di bambini aetti da malattie gravissime e allora completamente sconosciute, che
hanno sempre sostenuto la ricerca pur sapendo che nella maggior parte dei casi questa non avrebbe potuto
salvare i loro figli». È a loro che Francesca Pasinelli ha dedicato, lo scorso gennaio, il Premio Vhernier, creato
dall'Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (ONDa). Classe 1960, bresciana, ha fatto le medie in
una classe tutta femminile e di quegli anni ha chiarissimo il ricordo di una professoressa che disse che
l'Università andava fatta lontano da casa. Lasciò il segno. Lei l'università l'ha fatta a Parma, laurea in
Farmacia con una specializzazione in farmacologia, ha sposato un compagno del liceo, messo su casa a
Milano e per quindici anni ha lavorato nell'industria farmaceutica. Approda a Fondazione Telethon nel 1997,
come direttore scientifico. In quel ruolo ha rivisto il processo di assegnazione dei fondi e importato in Italia i
sistemi di valutazione della ricerca accreditati a livello internazionale. Per questo motivo ha ricevuto nel 2005
il Premio Bellisario. Nel 2007 viene insignita dell'onorificenza di Commendatore da Giorgio Napolitano. Dal
luglio 2009 è direttore generale della Fondazione Telethon.
isabella Seragnoli Fondazione seragnoli Fondatore e consigliere Dedita alla filantropia, dice di lei Wikipedia.
Bolognese, nata nel 1945, imprenditrice (ha 5mila dipendenti) e Cavaliere del lavoro (pochissime le donne in
Italia che hanno conquistato questo titolo), è erede di una dinastia dedita alla "corporate philanthropy" da ben
prima che fosse cool chiamarla così. La famiglia si dedica in particolare alla ematologia e all'oncologia, anche
per le malattie che hanno colpito negli anni più di un famigliare. Nel 2003 ha creato la Fondazione Isabella
Seragnoli, di cui è consigliere. Una Fondazione nata con l'intento di connotare sul territorio la presenza di
un'istituzione privata in grado di proporre modelli di progettualità sociale sussidiari all'istituzione pubblica. È
anche vicepresidente della Fondazione Hospice Maria Teresa Chiantore Seragnoli (dal nome della madre:
gestisce l'hospice di Bentivoglio, aperto 10 anni fa) e di BolognAIL, nonché socio di Fondazione Carisbo. È
appena stata nominata nel Comitato dei garanti per supervisionare l'utilizzo dei 15 milioni di euro delle
donazioni fatte dagli italiani con gli sms solidali per il terremoto in Emilia. Quanto alle prospettive le sintetizza
così: «Dovremmo lavorare per un maggior riconoscimento della sussidiarietà tra pubblico e privato. Inoltre,
bisogna creare opportunità perché anche le realtà non profit riescano a raggiungere la sostenibilità
economica».
cecilia Strada emergencY Presidente Aveva quindici anni quando i suoi genitori, Gino Strada e Teresa Sarti
fondarono Emergency. Ne aveva trenta nel 2009, alla morte della madre e alla vigilia della nascita di suo
figlio Leone, quando il direttivo la elesse presidente. In quei 15 anni è stata volontaria di Emergency, e dopo
la laurea in Sociologia (tesi antropologica sulle donne afgane) ha lavorato nell'ucio che segue le missioni
estere della ong. Emergency, ha scritto nell'editoriale con cui a luglio ha chiuso l'esperienza di E!, il mensile di
Emergency diretto dal suo compagno, «mi hanno insegnato a lavorare con la testa e con il cuore». Il suo
lavoro coniuga impegno civile e politico: offrire una sanità di livello elevato e gratuita alle vittime delle guerre e
della povertà grazie al contributo di migliaia di volontari e di sostenitori. Nel 2011 ha vinto il premio
WomenTech alle «tecnovisionarie», per le donne che hanno saputo «inventare il futuro». Di sé dice:
«L'insegnamento più importante che ho avurto è questo: se ognuno fa il proprio pezzettino ci ritroviamo in un
mondo più bello. Si può fare la dierenza in un modo molto semplice, ma il primo passo è provarci. La frase
che mi sento ripetere più spesso quando presentiamo un progetto è che noi di Emergency siamo pazzi. La
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nostra fortuna è che siamo anche testardi». Una curiosità: ha twittato giusto per un mese, ma i suoi 79 tweet
sono bastati a conquistarle 634 followers
rossella Urru cisP cooperante «Rossella è una cooperante, una donna coraggiosa, che crede nel valore
della solidarietà e della promozione del dialogo tra i popoli. È figlia dell'Italia migliore, quella che guarda al
futuro, quella di cui possiamo tutti essere fieri»: così l'ha descritta a luglio il ministro Andrea Riccardi,
annunciando la sua liberazione. Mesi prima, sul palco di Sanremo, di lei Geppi Cucciari aveva detto: «È una
volontaria italiana, gente che ci fa sentire orgogliosi di essere nati qui». Trent'anni, nata a Samugheo, in
provincia di Oristano, era stata sequestrata nei pressi di Tindouf, in Algeria, la notte del 22 ottobre 2011.
Laureata in Cooperazione Internazionale all'Università di Bologna, Rossella ha lavorato per il Comune di
Ravenna, Servizio di Cooperazione Decentrata, tra 2007 e 2009. Poi aveva scelto di fare esperienza di
cooperante ed era in Algeria come coordinatrice del campo profughi per rifugiati saharawi per il Cisp
(Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli). Dopo la sua liberzione e nei mesi successivi, non ha
rilasciato interviste. Ha solo detto che «quello della cooperazione è un lavoro dicile e rischioso, ma io ci credo
e spero di tornare presto in Africa». Sono donne il 49% delle cooperanti. Michela Murgia, sua conterranea, ne
ha salutato il ritorno a casa paragonandola a una rondine: «La rondine, la mia, ce l'ha una casa vera. Non è il
fango del nido. È la primavera».
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In quali casi l'amministratore di sostegno può esprimere il consenso informato? Sofia moretti, mail
Risponde Emanuela Salaris Il consenso informato, rappresenta la base del rapporto intercorrente tra il
medico ed il paziente, e si individua quale norma di legittimazione del trattamento sanitario che, altrimenti,
sarebbe da considerarsi illecito. Quando un soggetto è aetto da grave malattia, che lo rende incapace di
esprimersi in ordine al trattamento sanitario cui sottoporsi, in assenza di un Amministratore di sostegno (Ads),
l'alternativa è l'impossibilità per il medico di provvedere a cure adeguate. Il combinato disposto dell'art. 404
c.c. con l'art. 6 della convenzione di Oviedo, permette nel caso di soggetto incapace di prestare il proprio
consenso ai trattamenti sanitari, la nomina di un Ads che lo assista negli atti a cui il medesimo non sia più in
grado di provvedere in modo autonomo. È fondamentale sottolineare che il potere di esprimere il consenso
alle cure mediche, nell'interesse del beneficiario, può essere deferito all'Ads solo a seguito della ricostruzione
della presumibile volontà, nonché degli intendimenti del beneficiario in relazione all'intervento proposto.
Questo perché, l'Ads, in primo luogo è tenuto a conoscere e rispettare la volontà del beneficiario con riguardo
alle scelte di cura, perché il medico acquisisca il consenso informato al trattamento sanitario. Il principio
ineludibile, costituzionalmente garantito, stabilisce che nessuno può essere sottoposto a trattamento sanitario
contro volontà. Ma, perché si possa correttamente valutare la volontà della persona non autosuciente,
occorre distinguere tra una volontà espressa da una volontà presunta. Quando la disabilità, non impedisce di
collaborare con chi ha il compito di proteggere il suo benessere, la misura dell'Ads si rivela particolarmente
idonea a promuovere la finalità di rimuovere gli ostacoli che impediscono alla persona disabile di realizzarsi.
In questo caso, pertanto, l'Ads dovrà ricostruire attraverso, parenti, familiari, amici e conoscenti, il pensiero e
le volontà in cui si identificava il beneficiario, in merito all'argomento. Al contrario, per coloro che sono aetti da
infermità mentale che determini la totale impossibilità di autodeterminarsi, le scelte di cura, non potendo
essere orientate dalla volontà del beneficiario, saranno indirizzate dai principi generali che tutelano il diritto
alla vita ed il divieto di sperimentazioni cliniche che non presentino un beneficio reale e diretto per la salute
dell'interessato con un grado minimo di rischio. Si possono quindi derogare i principi a difesa
dell'autodeterminazione, nell'accertata assenza della capacità di discernimento ed allo scopo di proteggere i
soggetti deboli da possibili abusi o sperimentazioni incontrollate. In questo specifico caso, pertanto l'Ads, non
avrà libertà di espressione o di azione, ma la sua attività dovrà necessariamente essere sottoposta al
controllo, valutazione e accettazione del Giudice Tutelare, che indirizzerà correttamente tutti nella gestione di
situazioni suscettibili ad illeciti amministrativi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Amministratore di sostegno, chiariamo le cose
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(diffusione:45000)
30 miliardi dal pubblico al privato. la vera sfida della sanità
Una vera rivoluzione in vista. Come arontarla?
ALESSANDRO MESSINA
TENDIAMO A DIMENTICARLO, DISTRATTI DALLO SCANDALISMO dei media e dalla distorta esperienza
soggettiva, ma il nostro sistema sanitario è una eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Secondo
l'Organizzazione Mondiale della Sanità è il secondo miglior modello al mondo per grado di copertura dei
bisogni e qualità media delle prestazioni. E non è neanche particolarmente costoso. Spendiamo in media sommando spesa pubblica e spesa privata - il 9% del Pil, contro l'11,2% della Francia o il 10,5% della
Germania. Con una quota di contribuzione dei privati tutt'altro che irrilevante: pari in Italia al 30% del totale,
contro il 21% del Regno Unito, il 28% della Francia, il 29% della Germania. Eppure la nostra sanità è in forte
trasformazione. Per almeno due spinte, una virtuosa, l'altra meno. La prima riguarda la necessità di spostare
il baricentro del sistema dagli ospedali (formidabili divoratori di risorse) all'assistenza primaria e domiciliare
(più calda e meno costosa). Questo è infatti il principale obiettivo del recente Decreto Sanità (D.L. n. 158 del
2012), che all'articolo 1 disciplina il riordino dell'assistenza territoriale. Solo così troveremo le risposte per i
crescenti bisogni che derivano dalle evidenti e ormai consolidate tendenze del nostro tessuto demografico e
sociale, sempre più caratterizzato da anziani soli, famiglie monoparentali, cittadini stranieri. Dovendo per di
più recuperare gap antichi. A Capodarco, dove si è svolto l'ultimo Forum di Sbilanciamoci (la decima edizione
della "Contro-Cernobbio"), Pietro Barbieri, presidente di Fish, ha ricordato seccamente dati di cui c'è poco da
andare orgogliosi: «Siamo il terz'ultimo paese nell'Unione Europea a 27 per spesa sociale sulla disabilità».
Qui ci si scontra con la seconda spinta "riformatrice", quella meno virtuosa, tutta finanziaria. Secondo l'Ecofin,
la copertura assistenziale pubblica in tutti gli stati membri dovrà scendere al 50% entro il 2050. Fatte due
somme, per l'Italia significa trasferire 30 miliardi di euro l'anno dal sistema pubblico (incluso quello in
convenzione, sia chiaro) a quello privato tout court, cioè sul "mercato". Ma quale mercato della sanità può
mai nascere in un contesto di redditi decrescenti e lavori intermittenti? I rischi di andare verso uno
sfarinamento ulteriore del welfare ed un'esasperazione dell'esclusione sociale appaiono evidenti. Il tema va
presidiato con attenzione. Nel frattempo, se non si vuole delegare tutto ad una sempre più debole politica,
sarà bene rimboccarsi le maniche, ricordando che "pubblico" non fa solo (e sempre) rima con statale e che in
Italia è ampia e gloriosa la tradizione dell'auto-organizzazione e del mutualismo. È proprio quanto sta
accadendo all'interno del movimento cooperativo, dove crescono cooperative a specializzazione sanitaria,
farmaceutiche, di medici (soprattutto giovani e donne) e trovano nuova linfa le antiche ma sempre valide
mutue sanitarie. Attenzione: nessuno rimpiange il Dott. Tersilli (l'Alberto Sordi medico della mutua), e la
mutualità di cui si parla deve essere veramente integrata nel sistema nazionale, svolgendo una funzione
estensiva dell'accesso ai diritti, per tutti. La cooperazione, e più in generale il mutualismo, possono svolgere
un ruolo prezioso perché si arrivi ad un riordino "non traumatico" del sistema sanitario: favorendo la massima
copertura territoriale e omogeneità dei servizi, dando valore alla relazione con l'utenza, che diventa essa
stessa protagonista della definizione dell'oerta, ottenendo maggiore ecacia a parità di risorse economiche,
creando nuova (e buona) occupazione nei settori dell'assistenza primaria e domiciliare. La mutualità può
contribuire alla costruzione di un sistema sanitario più eciente e relazionale, dunque ad una medicina più
umana, pertanto ecace. Che forse aiuterà gli italiani anche a percepire meglio la qualità del welfare di cui
(già) dispongono. Account twitter dell'autore: @msslsn
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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PROFITTEVOLE
16/10/2012
Vita - N.26 - ottobre 2012
Pag. 108
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Il sistema virtuoso dei Bonus bebé
Con i "voucher sociali" la spending review diventa una realtà concreta in alcune regioni italiane. Dopo la
Lombardia - con il progetto "Dote Scuola" - anche il Piemonte ha sperimentato con successo il "Bonus bebè"
erogato alle famiglie non in denaro contante bensì in voucher finalizzati all'acquisto di prodotti per l'igiene e
per l'alimentazione del neonato in una rete di negozi e farmacie convenzionati. Una soluzione che consente
finalizzazione, tracciabilità delle risorse e conseguenti monitoraggio e controllo. Un sistema virtuoso che
permette alla pubblica amministrazione di aiutare le famiglie che hanno eettivamente bisogno di sostegno,
senza sprechi di risorse. Un percorso che si sposa appieno con la filosofia d'impresa di Edenred, azienda
leader nel settore che sta aancando con proposte innovative le pubbliche amministrazioni nel delicato
processo di voucherizzazione degli aiuti ai cittadini. L'utilizzo del voucher contribuisce alla differenziazione,
ampliamento e specializzazione del mercato dei servizi sociali, favorendo il sostegno della cura e
dell'assistenza di soggetti fragili. L'importante esperienza con Regione Piemonte è l'ultima di una lunga serie
di progetti "speciali" realizzati con le più importanti PA italiane. Il progetto piemontese, nello specifico, ha visto
la Regione Piemonte mettere a disposizione delle famiglie con figli nati dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011 il
Bonus bebè: carnet di buoni acquisto del valore complessivo di 250 euro spendibili presso esercenti
convenzionati. Gli aventi diritto dovevano esser in possesso di determinati requisiti, come per esempio
l'essere residente in Piemonte e avere un reddito Isee inferiore a 38.000 euro. La realizzazione del progetto è
stata possibile grazie alla collaborazione con Federfarma Piemonte.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Edenred porta i voucher in Piemonte
16/10/2012
Bimbi Sani e Belli - N.11 - novembre 2012
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alla caduta dei capelli
È normale che cadano dopo il parto. Ma è importante intervenire con tempestività per evitare che la
capigliatura si impoverisca troppo
Alberta Mascherpa
L' Accademia americana di dermatologia ha i stimato che circa un terzo delle donne vede i propri capelli
indebolirsi e cadere almeno una volta nella vita. Occorre, però, fare subito un distinguo tra la caduta
occasionale e quella persistente che dura più di sei mesi: nel primo caso, il problema si esaurisce in poco
tempo; nel secondo, invece, i capelli non solo cadono in maniera abbondante ma ricrescono anche più sottili
e questo può portare a un progressivo diradamento. succede sempre dopo il bebé Mentre solo una donna su
cinque è interessata dalla caduta nelle sue manifestazioni più severe, quasi la metà della popolazione
femminile accusa un problema di perdita occasionale in determinate fasi della vita. Una di queste è
sicuramente il post-parto: mentre durante la gravidanza l'aumento degli ormoni femminili rinfoltisce la
capigliatura, dopo il parto il crollo improvviso degli estrogeni e della prostaciclina (una sostanza in grado di
stimolare la crescita di capelli, peli e unghie) provoca il diradamento della chioma. Nel caso di allattamento al
seno, si registra una crescita della prolattina che svigorisce ancora di più la capigliatura. La riduzione dei sali
minerali e delle vitamine legata alla produzione del latte complica la situazione che, però, tende a risolversi
quando l'equilibrio ormonale torna alla normalità. diversi i fattori in gioco La caduta occasionale è quindi
fisiologica (normale) dopo il parto. Ma può verificarsi anche in altre situazioni. Il punto di partenza è sempre
una condizione di sofferenza dell'organismo. Un ruolo di primo piano giocano anche i fattori di ordine
psicologico. I follicoli piliferi sono a contatto con le fibre nervose e reagiscono a particolari neuromediatori che
regolano la crescita dei capelli. Ansia, depressione e stress alterano i livelli di questi neuromediatori
favorendo la caduta. Anche la comparsa di dolore al cuoio capelluto è legato al rilascio di questi
neuromediatori implicati nel diradamento. conta anche la stagione È vero, infine, il vecchio detto che i capelli
in autunno cadono come le foglie. La ragione è legata allo stress che i follicoli piliferi sono costretti a
sopportare in estate a causa della continua esposizione al sole. COME SI USANO Le lozioni si applicano sui
capelli asciutti o bagnati; quello che conta è la regolarità 8 Le modalità di impiego delle lozioni anti-caduta
variano da prodotto a prodotto; alcune agiscono in trenta giorni con applicazioni giornaliere, altre richiedono
almeno due mesi di utilizzo con una frequenza di due-tre volte alla settimana. Importante in ogni caso è la
regolarità: per avere buoni risultati i prodotti vanno applicati con la frequenza consigliata massaggiandoli
delicatamente sul cuoio capelluto pulito.
I TRUCCHI CHE AIUTANO B Non è vero che lavare i capelli troppo spesso li faccia cadere. Certo, ci
vogliono alcune attenzioni come non strofinarli troppo, non pettinarli da bagnati, lasciarli asciugare il più
possibile all'aria o comunque con il phon tiepido. È utile poi usare uno shampoo anti-caduta. La presenza di
sostanze trattanti, come estratti di aloè, té verde, serenoa repens, cheratina, ceramidi, vitamine del gruppo B,
aiuta a riparare la fibra capillare. Dopo lo shampoo si può fare una maschera rinforzante, un trattamento
specifico che completa il ciclo di cure anti-caduta. agire dall'interno Un'alimentazione equilibrata e varia
contribuisce a dare forza ai capelli È utile arricchire la dieta con legumi, fonte privilegiata di biotina, frutta
secca ricca di rame e zinco, importanti per potenziare la ricrescita, verdure, che forniscono minerali capaci di
regalare lucentezza, carne rossa che da ferro, fondamentale per trasportare ossigeno e dare forza ai bulbi,
frutti di bosco che, grazie ai flavonoidi, potenziano l'ossigenazione. Al termine dell'allattamento si può
ricorrere anche agli integratori a base di solforati, zinco, estratti vegetali e vitamine, in particolare la A, la E e
le vitamine del gruppo B, che favoriscono la vitalità del bulbo e contrastano i radicali liberi. Gli isoflavoni di
soia, con la loro struttura simile agli estrogeni, aiutano, infine, a compensare gli squilibri ormonali. di Alberta
Mascherpa con la consulenza del professor Antonino Di Pietro, dermatoiogo a Milano e presidente Isplad,
Società internazionale di dermatologia plastica
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servono
cosmetici mirati Diversi sono i principi attivi presenti nelle formule di fiale e lozioni. Complessi vitaminici,
lievito, aminoacidi e oligoelementi forniscono energia al bulbo; derivati proteici rinforzano la cheratina della
fibra capillare evitandone la rottura; estratti di ginkgo biloba, ginseng, baobab, té verde, eleuterococco
agiscono sulla microcircolazione a livello dei cuoio capelluto, mentre antiossidanti come la vitamina E, i
polifenoli e i carotenoidi rallentano l'invecchiamento dei follicoli e ne favoriscono la vitalità. Vitamine, in
particolare quelle dei gruppo B, e sostanze naturali come ìe proteine della soia, l'olio di lino e la cheratina si
prendono cura del capello rendendolo più morbido e luminoso.
shopping 1. BioscalinTricoAGE+ Il punto di forza di questo integratore è il BioEquolo, in associazione con
soia fermentata, Ajuga reptans e Biogenina. Giuliani, in farmacia, 30 compresse, 28,50 euro. 2. Sharrtpoc Ha
una formula avanzata questo shampoo delicato a base di MultiVitamin Complex. Sunsìlk Co-Creations, nella
grande distribuzione, 250 mi, 2,95 euro. 3. Ridensifica in 90 giorni la capigliatura con una molecola
brevettata, la Stemoxydine. Con applicatore massaggiante esclusivo. Vichy, in farmacia, 28 monodosi da 6
mi, 98 euro. 4. Un mix di sostanze per rivitalizzare il bulbo, proteggerlo dall'ossidazione e stimolare la crescita
del capello. BioNike, in farmacia, 100 mi, 39,75 euro.
5. o Vigore all'Aloè Vera Contiene un mix di estratti vegetali di aloè e Serenoa repens ad azione
antiossidante. Planter's, in erboristeria, 200 mi, 10 euro. 6. dii-sin Advaiice M-tbci-era Da usare dopo lo
shampoo, riattiva il microcircolo e da forza con Stimoxidil, vitamine del gruppo B e proteine del lievito. Bioclin,
in farmacia, 200 mi, 18 euro. 7. Capelli Perfetti lina Oligo-Complex a base di ferro, zinco, rame e manganese
preserva l'integrità del capello, Complesso proteico biotecnologico nutre. Collistar, in profumeria, 15 fiale da 5
mi, 32,30 euro. 8. care Shampoo Anticaduta Speciale Domi.: E a base di estratto di Swertia japonica e BioComplex 5 per un'azione anti-caduta. Biopoint, in profumeria, 200 mi, 14,20 euro.
16/10/2012
Bimbi Sani e Belli - N.11 - novembre 2012
Pag. 102
(diffusione:96812, tiratura:131140)
una crema per piccoli e grandi sportivi
un aiuto per scegliere bene tra le offerte del mercato
Dalla ricerca Bayer un valido alleato per piccoli e grandi sportivi che ripristina le normali condizioni cutanee:
un'innovativa e naturale crema in gel a base di arnica, escina e bromelina. Un mix a triplice azione in grado di
unire le proprietà lenitive dell'arnica, la capacità di riassorbimento dei liquidi dell'escina, e l'efficacia protettiva
sulla microcircolazione cutanea della bromelina. Il tutto coadiuvato dal mentolo, per un immediato senso di
freschezza. Fino a dicembre, poi, in alcune scuole, parchi giochi, campi sportivi e farmacie si può provare il
prodotto e partecipare al concorso "Con Ematonil, plus, Vinci lo sport" per aggiudicarsi un buono da 300 euro
per acquistare attrezzatura sportiva presso il gruppo Cisalfa, una console Xbox 360 con Kinect o una
mountain bike Olmo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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la vetrina
17/10/2012
Capital - N.392 - ottobre 2012
Pag. 51
(diffusione:85554, tiratura:133841)
Fa bene alla linea e anche... alla borsa
L industria del benessere fattura miliardi di euro solo in Italia. Ma, dicono i numeri, è un settore che ha ancora
grandi potenzialità e possibilità di crescita. Come dimostrano i nuovi investimenti dei colossi del settore, da
Technogym i al circuito GetFit
Enrico Maria Corno
JRIMA ESISTEVA UNA GENERICA CURA DEL CORPO, che si limitava alla frequentazione delle palestre
per modellare i muscoli a fini estetici. Da un punto di vista industriale era circoscritta a poche aziende che
realizzavano macchinali per allenarsi. Poi arrivò il wellness, un concetto assai più preciso e progettuale che,
in Italia, prese il via attraverso la Technogym di Nerio Alessandri, autore di un «manifesto sullo stile di vita
orientato al benessere», che comprende attività tìsica ed esercizi, alimentazione, abitudini e relazioni. Dal
successo di Technogym il business delle palestre ebbe un forte impulso e oggi l'industria del settore fattura
diversi miliardi di euro solo in Italia ed è ancora in fase di evoluzione, con importanti margini di crescita.
Anche in un periodo di recessione come questo. Un caso esemplare Per descrivere lo stato dell'arte del
wellness, si può partire dai numeri di Technogym, settore in cui l'azienda romagnola è leader mondiale: si
stima che le sue macchine siano presenti in circa 65mila centri wellness e lOOmila abitazioni private e che
vengano utilizzate da oltre 35 milioni di persone. Il fatturato •• • è pari a 400 milioni di euro l'anno, con ricavi in
crescita in doppia cifra. L'azienda impiega 2.200 collaboratori in 14 filiali in Europa, Stati Uniti, Asia, Medio
Oriente, Australia e Sud America ed è stata fornitore ufficiale ed esclusivo delle ultime cinque edizioni delle
Olimpiadi. È proprio Nerio Alessandri che spiega dove un'azienda come la sua può ancora crescere: «II
settore ha potenzialità di sviluppo incredibili. Oggi il tasso di penetrazione del wellness in Italia non supera il
7-10% della popolazione e quindi c'è ancora molto da fare in termini di sviluppo. Il futuro di Technogym, nello
specifico, starà nella differenziazione e nella customizzazione del prodotto, soluzioni diverse per le palestre,
per gli alberghi, per il privato. Non più solo un prodotto meccanico, ma una soluzione che comprenda anche
programmi di allenamento, software per gestirlo e altri numerosi servizi». Per un imprenditore che ha sempre
teorizzato che la crisi non esiste a livello mondiale e che è solo limitata a pochi paesi europei, gestire la
recessione significa, ovviamente, diversificare il rischio d'impresa, pur senza tradire il comparto wellness: «Da
parecchi anni, ormai Technogym è socio di minoranza di Enervit, il colosso del settore degli integratori
alimentari per uso sportivo, e dal 2006 ha una partecipazione del 40% in Starpool, un'azienda trentina
specializzata nella progettazione e realizzazione di centri benessere di alto livello». E significa anche
diversificare i mercati: qui si esporta il 90% del fatturato e si da sempre maggiore importanza a paesi come il
Brasile, l'Indonesia, il Messico, oltre a Cina e India. E soprattutto, qui non si smette d'investire: «A fine
settembre abbiamo inaugurato il Technogym Village a Cesena, la nuova sede dell'azienda (vedi box a
sinistra, ndr). Senza dimenticare il Technogym Store di Soho a New York. Il mercato italiano tiene. È ovvio
che oggi si tagli il superfluo, ma il wellness non è un effimero fatto estetico, è un investimento per la salute.
Per queste ragioni, l'utenza comprende trasversalmente tutte le fasce sociali, senza essere ghettizzata verso
l'alto, anche perché l'offerta di wellness è amplissima e permette più di una scelta». Terme, da declinare al
maschile «Non c'è dubbio che la domanda di benessere sia crescente. Potenzialmente è tre volte quella
reale», dice Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme. «Un investimento sul lungo periodo potrebbe
dunque essere strategico, perché, nonostante i numeri stiano scendendo, le nuove generazioni si rivelano
molto più inclini di una volta alle attività termali (oggi il 25% dei clienti ha un'età compresa tra i 20 e i 45 anni).
Anche la domanda maschile è in crescita, allargando ulteriormente il mercato. Detto questo, è certo che la
burocrazia oggi è ancora il vincolo maggiore che rallenta il settore. Una volta trovata l'acqua termale, un
privato ci mette anche 15 anni per aprire uno stabilimento». E aggiunge Pecci: «In questo momento circa 2
milioni di italiani scelgono le terme ogni anno (più del 50% dei quali si concentrano in Campania,Veneto ed
Emilia Romagna): di questi, 1,2 milioni vanno per curare determinate patologie, mentre il restante preferisce
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Speciale wellness
17/10/2012
Capital - N.392 - ottobre 2012
Pag. 51
(diffusione:85554, tiratura:133841)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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la ricerca di wellness: ecco, quest'utenza termale si sta selezionando verso l'alto». E sono proprio le
eccellenze del settore che alzano i numeri. Cominciando dalle Terme di Saturnia Spa & Golf, resort nel cuore
della Maremma portato all'eccellenza a livello mondiale dai massicci e costanti investimenti realizzati dalla
proprietà, che in questo momento punta soprattutto a una clientela internazionale. Mentre le Terme di
Merano, posizionate in pieno centro città, senza hotel, influiscono sull'incremento della ricezione negli
alberghi della zona. Il complesso, in 5 ettari di parco mediterraneo nel quale confluisce la piscina sportiva,
conta 25 piscine coperte e scoperte, 1.250 mq di saune, una trentina di sale per trattamenti di bellezza e
terapeutici e allestimenti realizzati dall'architetto Matteo Thun. Discorso diverso può essere fatto per i centri
benessere, che non sfruttano acqua termale ma offrono un ampio ventaglio di servizi, dalle vasche
idromassaggio ai trattamenti estetici, e giochi d'acqua con piscine e scivoli. «Oggi, almeno sulle Alpi, non si
può aprire un albergo a tre o quattro stelle senza prevedere un centro benessere di buon livello con una
manciata di operatori e almeno 600 mq di spazio», dice Isabella Renzi, presidente dei Vitanova Hotel, il
consorzio di alberghi trentino caratterizzati dalla presenza di centri benessere all'interno della struttura.
Mentre in Alto Adige funzionano le Spa come quelle dello Sport & Kurhotel Bad Moos in Val Fiscalina,
fortemente agganciate alla tradizione, con un apposito reparto Sulfurea & Balneo per i bagni alpini, immersi in
una tinozza di legno davanti al caminetto. Palestre: mondo in evoluzione II mercato delle palestre in Italia è,
per sua natura, estremamente parcellizzato, e centri attrezzati con macchine superate e minuscole salette
per i corsi si alternano sul territorio con enormi strutture all'avanguardia, dotate di piscine olimpioniche, aree
spa con sauna e massaggi, bar alla moda e ristoranti bio dove si arriva ad avere anche 8-9mila iscritti per
volta. La metratura dei locali e il numero degli iscritti sono le variabili che discriminano il modello di business.
Quel che caratterizza il conto economico di qualunque palestra è l'alta percentuale di costi fissi (affìtti,
finanziamenti per le opere di ristrutturazione e gli arredi, utenze, costi del personale, manutenzioni ordinarie),
che arrivano a pesare anche più del 70% del totale. Molto del margine può essere ricavato, ovviamente, dalla
riduzione dei costi. «C'è grande attenzione a questo tema», dice Livio Leardi, presidente di GetFit, 13 centri
concentrati a Milano, il mercato più ricco e ricettivo del paese. Le sue palestre sono forse il miglior compendio
tra i numerosi servizi di alto livello delle grandi palestre di catene internazionali e la cura verso •• • il cliente
delle piccole palestre di provincia. «Molti cercano di trasformare i costi fissi in variabili, limitando l'assunzione
di istruttori per le sale, preferendo avvalersi di professionisti il cui costo è estrapolato dall'abbonamento e
delegato al cliente». E le palestre low-cost di cui tanto si parla (meno di 250 euro di abbonamento annuo
contro circa mille di un centro di buon livello)? «Sono solo spazi dove vengono lasciate le macchine, senza
alcuna professionalità, con i clienti abbandonati a se stessi». Conviene ancora investire nel settore? «Sì,
esistono ancora buone possibilità di sviluppo, legato ai cambiamenti nello stile di vita delle persone: oggi, la
palestra è diventata anche complementare a cure per patologie particolari e si apre a un utilizzo sanitario e a
un target che deve ancora essere esplorato. In tutti i settori della vita c'è stata una riduzione dei costi, nel
wellness meno che in altri. Non c'è stata, infatti, una riduzione degli iscritti alle palestre, quanto della loro
spesa all'interno del centro». «Un ottimo incentivo», prosegue Leardi, «sarebbe rendere l'abbonamento alla
palestra detassato e scaricabile. Siamo uno dei pochi paesi dell'Unione europea dove è ancora assoggettato
all'Iva al 21%, senza vantaggi fiscali per l'utente. Eppure, i risultati dell'esercizio fisico alleggeriscono di molto
i costi per il Servizio sanitario locale: è proprio vero che uno stile di vita sano fa bene al pii. E potrebbe essere
ancora più salutare. Nelle cifre totali, sono solo 3,5 milioni gli italiani che vanno regolarmente in un centro
fitness, il 7% a livello nazionale contro il 15% della Germania. Numeri che parlano da soli, raccontando un
mercato che è senza dubbio ancora da conquistare». Un business sofisticato I numeri impressionano,
cominciando da quelli di Enervit, leader nel mercato dell'integrazione alimentare sportiva e della nutrizione
funzionale, l'unica azienda italiana del settore quotata in borsa con un fatturato (2011) di 44 milioni di euro.
«Tutto il settore è in costante crescita», spiega Giada Caudullo, amministratore delegato di Solgar Italia: 100
dipendenti, 15 milioni di euro di fatturato nel 2011, cresciuto in doppia cifra rispetto all'anno precedente. «Le
nostre indagini di mercato confermano: l'integratore sta entrando nelle abitudini non solo degli sportivi, ma
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Capital - N.392 - ottobre 2012
Pag. 51
(diffusione:85554, tiratura:133841)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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anche delle persone più avanti con l'età, che lo scelgono come mezzo per raggiungere il loro wellness.Va da
sé che l'età media, almeno in Italia, continuerà a salire e il mercato non potrà che ampliarsi». E aggiunge
Valentino Mercati, presidente della toscana Aboca, nonché di Assoerbe: «Suggerirei di investire sulla qualità
del prodotto, come ho fatto io: integratori composti con prodotti naturali, che risultano più efficaci e più sani di
quelli realizzati in laboratorio. Certo, sono anche più costosi, ma non hanno effetti collaterali», dice Mercati.
Che supporta la sua filosofia con i numeri: 80 milioni di fatturato, 500 dipendenti, export in 20 paesi, una
crescita annua del 40% all'estero. «Alla fine di questa crisi, tutto sarà diverso, anche gli integratori, chi lo
capisce, tra 20 o 30 anni, si troverà a guidare il mercato». E le poche aziende che sarebbero effettivamente in
grado di produrre integratori naturali, così sofisticati, potrebbero essere italiane, dato che il nostro paese è
all'avanguardia in fatto di regolamentazione sulla produzione e messa in commercio di erbe medicinali e loro
derivati. «Il fatturato in Italia del settore è intorno al miliardo di euro (omeopatia e fitoterapia esclusi) fatto
nelle palestre, nelle farmacie, su internet e perfino con il porta a porta. Le filiali italiane di due multinazionali
da sole fanno 200 milioni di euro: il resto è realizzato da 2mila aziende, quasi tutte a gestione familiare, di cui
solo una decina in grado di superare i 150mila euro di fatturato». &
Sotto, Nerio Alessandri; a destra, il suo nuovissimo Technogym Village di Cesena.
La cittadella che piace a Clinton L'inaugurazione è stata un evento di risonanza internazionale, a cui ha
partecipato anche l'ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, perché il Technogym Village di Cesena è il
primo esempio al mondo di wellness campus. E per Nerio Alessandri, «un sogno che si realizza». L'idea della
cittadella, infatti, è nata una decina d'anni fa. Un'operazione il cui obiettivo è attrarre a Cesena 25mila
persone all'anno tra ricercatori, operatori del settore, clienti e dipendenti. Con l'Università del benessere, che
si rivolge a medici, scienziati e architetti, il centro di ricerca e quello di produzione. In totale 17 ettari e 65mila
metri quadri coperti, il Technogym Village progettato da Antonio Citterìo e costruito in vetro, acciaio e legno
seguendo i principi della bio-architettura, riserva alla qualità della vita dei dipendenti la massima attenzione.
Negli uffici sedie-wellness bali, studiate per garantire l'equilibrio ottimale tra muscoli addominali e lombari, e
poi palestra di ultima generazione, biblioteca, ristorante a km 0, con piatti a basso contenuto di sale e senza
grassi saturi. Perché, dice Nerio Alessandri, «il benessere può abbattere lo spread. E se i lavoratori sono in
forma è in forma anche il bilancio».
// tasso di penetrazione in Italia supera //7-10%. C'è ancora da fare in termini di SVILUPPO
Foto: Qui sopra, un trattamento ai vinaccioli altoatesini e, a destra, la sala bagnanti delle Terme di Merano;
sotto, la Spa dello Sport & Kurhotel Bad Moos Aito Adige, in Val Fiscalina.
Foto: A destra, l'architetto Livio Leardi, presidente del circuito GetFit; sopra, uno dei centri di Milano.
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 8
(diffusione:114106, tiratura:198093)
CONTROLLI GRATUITI DELLA PRESSIONE
Dal 22 al 29 ottobre, in migliaia di farmacie italiane si potrà misurare gratuitamente la pressione arteriosa con
un apparecchio in grado di rilevare anche la fibrillazione atriale, fattore di rischio per l'ictus cerebrale.
L'iniziativa è promossa da Alice Italia Oidus (Associazione per la lotta all'ictus cerebrale), che conferma il suo
impegno a favore della prevenzione, visto che con la diagnosi precoce è possibile evitare tre ictus su quattro
causati da fibrillazione atriale. Per saperne di più, consultare il sito www.ahceitalia.org.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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NEWS/ CONTRO L'ICTUS CEREBRALE
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 10
(diffusione:114106, tiratura:198093)
DIABETE
14 NOVEMBRE IN FARMACIA
Distribuzione di un opuscolo informativo-educativo sul diabete e le sue complicanze e degustazione gratuita
di alcuni dei prodotti Giusto Diabel, la linea di alimenti di Giuliani dedicata a chi soffre di questa malattia, che
collabora in campo educazionale con l'Associazione medici diabetologi. Succede in farmacia, in occasione
della Giornata mondiale del diabete, che si celebra il 14 novembre: si tratta della principale campagna di
prevenzione e informazione per sensibilizzare su una malattia che interessa il 9 per cento della popolazione
italiana.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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NEWS
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 18
(diffusione:114106, tiratura:198093)
COME SARA L' INFLUENZA DI QUEST' ANNO?
I CEPPI VIRALI SARANNO PIÙ AGGRESSIVI DI QUELLI DELIE STAGIONI PRECEDENTI. PER QUESTO
GU SPECIALISTI CONSIGLJANO A TUTTE LE CATEGORIE A RISCHIO DI VACCINARSI AL PIÙ PRESTO
Claudio Cannone
LO SPECIALISTA dottor Pierangelo Clerici è presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e
della Federazione italiano delle Società di medicina di laboratorio. È direttore dell'Unità operativa complessa
di microbiologia dell'Azienda ospedaliera di Legnanoe svolge inoltre attività didattica presso ' Università degli
studi di MILANO A scatenare febbre alta, tosse e quella tipica sensazione ii ossa rotte quest'anno, oltre
all'ormai conosciuto virus A/H1N1, ci saranno due nuovi ceppi. I ricercatori dei cinque centri di riferimento
mondiali hanno già realizzato un nuovo vaccino che potrà evitare a milioni di italiani di rimanere a letto
quando l'influenza raggiungerà il picco più alto, tra dicembre, gennaio e febbraio. Ma quali sono le categorie a
rischio per le quali la vaccinazione influenzale è consigliata? E chi non vi rientra quali strategie può mettere in
atto per prevenire i debilitanti sintomi invernali? Abbiamo chiesto delucidazioni al dottor Pierangelo Clerici,
presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani. Perché la nuova influenza si preannuncia più
complessa di quella degli ultimi due anni? «Sarà più complessa perché i ceppi virali che circoleranno sono
tre: uno è vecchio e noto, cioè l'A/HINl, ma due sono del tutto nuovi, ossia un ceppo B e un ceppo A/ H3N2.
Chi ha già contratto negli anni passati l'A/HINl ha già sviluppato gli anticorpi e possiede una buona risposta
del sistema immunitario, mentre nei confronti dei ceppi nuovi la popolazione è immunologicamente
totalmente scoperta». Che cosa identificano le sigle A e B nei virus dell'influenza? «Identificano il tipo di virus
influenzali. Come una persona nasce di razza caucasica e un'altra di razza asiatica, così il mondo dei virus
influenzali si divide in A e B. La lettera che li contraddistingue non ha a che fare con la pericolosità, cioè non
esprime una maggiore o minore virulenza. Entrambi i tipi di virus sono ubiquitan, ossia colpiscono tutti
indistintamente, adulti, bambini 0 anziani». 1 sintomi dell'influenza di quest'anno saranno diversi da quelli
degli anni scorsi? «L'influenza di quest'anno si presenterà con lo stesso corredo di sintomi di sempre, cioè
febbre anche alta, brividi, tosse, mal di gola, bronchite, congestione nasale, mal di testa, dolori alle ossa e ai
muscoli, spossatezza, malessere generale, inappetenza, talvolta problemi di natura gastrointestinale come
vomito o diarrea. Questi disturbi possono essere più o meno intensi, a seconda dell'esposizione ai ceppi
virali, allo stato di salute della persona e all'efficienza del suo sistema di difesa naturale». Che cosa fare sin
dai primi malesseri? «L'influenza deve essere considerata fin da subito una malattia importante che va
affrontata con cautela. Il primo passo da fare è evitare il fai da te con compresse e sciroppi e rivolgersi invece
al medico di base, che prescriverà tarmaci sintomatici, come per esempio quelli per abbassare la febbre, per
tenere sotto controllo la tosse o per alleviare i dolori muscolari o il mal di testa intensi. E se il medico
raccomanda di stare a riposo e a letto, bisogna rispettare l'indicazione perché è necessario dare
all'organismo il tempo di reagire e di riequilibrarsi per evitare pericolose complicazioni come la polmonite».
Tra i tarmaci non ha citato gli antibiotici: spieghiamo perché non sono affatto utili... «L'uso arbitrario degli
antibiotici è un'annosa questione. Questa classe di medicinali, troppo spesso ancora utilizzata erroneamente
in autogestione, non va assolutamente assunta perché non ha nessuna azione contro i virus . E l'influenza di
quest'anno è scatenata da tre tipi di virus. Solo ed esclusivamente se in seconda battuta subentra
un'infezione batterica, il medico potrà prescrivere un antibiotico specifico. Le indicazioni sul trattamento
antinfluenzale più efficace devono passare dal medico di famiglia, a maggior ragione se il malato è un
soggetto a rischio e soffre di malattie croniche che richiedono già l'assunzione di altri farmaci». Come
distinguere l'influenza dalle sindromi parainfluenzali? «Non è possibile dal punto di vista dei sintomi che sono
gli stessi e di uguale durata. L'unica possibilità è la diagnosi di laboratorio che di solito viene effettuata solo in
caso di epidemia e di gravi rischi per la comunità, raccogliendo i campioni di tamponi nasali che vengono poi
processati con tecniche di laboratorio che rivelano se il virus è influenzale o parainfluenzale e se è di tipo A o
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA PAROLA AL MEDICO
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 18
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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B». Il nuovo vaccino antinfluenzale è già disponibile? «Il vaccino è pronto e come ogni anno è presente in
farmacia dagli inizi di ottobre». Chi deve farsi vaccinare? «Il vaccino è consigliato e quindi distribuito
gratuitamente alle categorie a rischio. Sono gli over 65,1 malati cronici di disturbi respiratori e
cardiocircolatori, quelli che soffrono di insufficienza renale o di problemi di natura metabolica come il diabete
(questo vale anche per i bambini) o coloro che sono affetti da tumori o da malattie come il Parkinson o
l'Alzheimer. Queste persone sono particolarmente vulnerabili, perché per via della loro malattia di base hanno
un organismo strutturalmente e fisiologicamente meno reattivo nei confronti di tutti gli agenti nocivi esterni,
virus influenzali compresi». Appartengono alle categorie a rischio anche il personale sanitario e le donne in
gravidanza? «La vaccinazione è consigliata e gratuita anche per il personale sanitario, cioè medici e
infermieri, per gli insegnanti e per chi lavora a contatto con il pubblico. Queste persone possono ritirare il
vaccino in farmacia e possono farselo iniettare intramuscolo dal proprio medico di base oppure possono
rivolgersi ai distretti sanitari, ma non in ospedale, dove viene inoculato soltanto ai malati ricoverati che ne
hanno necessità o al personale sanitario. Alle donne in gravidanza dall'anno scorso, vista la sicurezza e
l'efficacia, si consiglia il vaccino se affronteranno il secondo o il terzo trimestre tra dicembre, gennaio e
febbraio». Fino a quando ci si può vaccinare? «In genere fino alla fine di dicembre, ma questo deve essere
considerato come l'ultimo termine». I bambini sono considerati categoria a rischio e possono essere vaccinati
gratuitamente? «I bambini non sono considerati categoria a rischio, a meno che siano per esempio asmatici,
abbiano altri problemi respiratori o siano diabetici. I genitori che vogliono far vaccinare i loro bambini, anche
se in perfetta salute, dovranno acquistare a proprie spese il vaccino. Il costo si aggira tra i 10 e i 15 euro».
Quante dosi sono previste per i più piccoli? Il vaccino va inoculato sempre nella spalla? «Fino a nove anni se
non sono stati vaccinati servono due dosi a distanza di quattro settimane. In caso contrario ne basta una
dose, sempre pediatrica, che non viene iniettata nella spalla ma nella coscia, perché è un tessuto più ricettivo
e più ampio». Per chi ha meno di 65 anni ed è in salute la scelta della vaccinazione è discrezionale? «Sì.
Ventenni o cinquantenni che sono in buono stato di salute possono decidere di farsi vaccinare ugualmente, in
accordo con il medico di base, ma dovranno acquistare a proprie spese il vaccino per poi farselo inoculare in
ambulatorio». Quali effetti collaterali bisogna aspettarsi subito dopo l'inoculazione del vaccino e come farvi
fronte? «Gli effetti collaterali sono di due tipi: locali e generali. I primi sono dolore, eritema e gonfiore nel sito
di iniezione, ma non è detto che si manifestino sempre. Poi ci sono i sintomi generali che invece sono
malessere, febbre nelle prime sei-12 ore dalla vaccinazione, ma che non permangono per più di due giorni.
La complicazione che si può presentare subito dopo la vaccinazione non è mai una sindrome influenzale, ma
riguarda malesseri, febbre e dolori muscolari spesso confusi con essa». A che punto siamo con il vaccino
influenzale universale di cui si parla ormai da anni? «E allo stadio sperimentale negli animali, sui quali ha
dato buoni risultati. Ora però bisogna avere fiducia nelle sperimentazioni successive, anche a livello umano.
Quella del vaccino universale quindi è una possibilità su cui si sta lavorando e sarà ampiamente risolutiva
delle problematiche influenzali ma al momento siamo indietro e non lo avremo a disposizione in tempi brevi».
Claudio Cannone
Come si è giunti alla formulazione del siero di quest'anno L'influenza che arriva in Italia è già transitata
dall'emisfero australe e dunque se ne conoscono tutte le caratteristiche. Per arrivare all'identificazione
precisa dei geni hanno lavorato oltre 100 laboratori in altrettanti Paesi che hanno raccolto i virus influenzali
dai pazienti e li hanno invia- ti a cinque centri di riferimento (Atlanta-Stati Uniti, Londra-Gran Bretagna,
Melbourne-Australia, TokyoGiappone, Pechino-Cina), che a loro volta li hanno tipizzati, cioè ne hanno
sviluppato la struttura antigenica precisa. Sulla base di questi dati, della loro maggiore o minore circolazione, dei luoghi dove si sono diffusi e di come si sono spostati nei due emisferi, si è arrivati a presumere con
buona approssimazione quali sono i ceppi virali che saranno la causa principale dell'influenza della prossima
stagione fredda e quali sono quindi quelli da inserire nel vaccino.
Dall'anno scorso, considerata la sicurezza e l'efficacia, il vaccino viene consigliato alle donne in
gravidanza che affronteranno il secondo o il terzo trimestre tra dicembre, gennaio e febbraio
16/10/2012
Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 18
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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PREVENZIONE CINQUE MOSSE L'INFLUENZA SI TRASMETTE DI SOLITO PER VIA AEREA, CIOÈ
ATTRAVERSO LE MINUSCOLE GOCCE DI SALIVA EMESSE QUANDO SI STARNUTISCE, SI TOSSISCE
O PIÙ SEMPLICEMEN- TE si PARLA. PER PREVENIRLA O N O N DIFFONDERLA DIVEN- TANDO VERI E
PROPRI UNTORI SPESSO BASTA METTERE IN PRATICA ALCUNE SEMPLICI PRE- INIZIO DI MALATTIA
O GIÀ CAUZIONI. 1 LAVARSI SPES- S O LE M A N I , SOPRATUTTO QUANDO SI TORNA A CASA DOPO
AVER UTILIZZATO PER ESEMPIO I MEZZI PUBBLICI. 2 EVITARE DI STRINGERE LA M A N O SE SI È
INFLUENZATI O SE SI SALUTA QUALCUNO CHE LO È, PERCHÉ LE MANI POSSO- N O ESSERE
CONTAMINATE DALLE SECREZIONI RESPIRATO- RIE. 3 COPRIRSI NASO E BOCCA QUANDO SI
TOSSISCE O SI STARNUTISCE O IN PRE- SENZA DI PERSONE CHE STAR- NUTISCONO O
TOSSISCONO. 4 1 N O N FREQUENTARE PER- , SONE DI CUI SI SOSPETTA UN INFLUENZATE. 5
USARE SO- LO FAZZOLETTI DI CARTA USA E GETTA E PREOCCUPARSI DI ELIMINARLI DOPO L'USO.
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EMICRÀNIA E PRURITO? FORSE SEI STRESSATO
UN MALESSERE INTERIORE PUÒ ABBASSARE LE DIFESE NATURALI E SCATENARE NUMEROSI
DISTURBI FISICI. I FARMACI SERVONO A POCO: OCCORRE PRIMA CAPIRE LA CAUSA DEL DISAGIO
Roberto Camisasca
Sempre più persone manifestano disturbi fisici durante un periodo psicologicamente difficile: c'è chi non
riesce a digerire, chi ha problemi nell'intimità di coppia, chi si riempie di chiazze e chi comincia a perdere i
capelli. Uno studio condotto a Milano da 100 dermatologi ha evidenziato come lo stress dovuto all'instabilità
economica degli ultimi tempi abbia comportato un calo delle difes e e un conseguente aumento dei disturbi
della pelle. Analizzando la salute di circa 600 individui che avevano perso il lavoro, i ricercatori hanno notato
una frequenza maggiore, rispetto alla popolazione generale, di problemi come calvizie, dermatite seborroica*,
psoriasi e prurito diffuso. Ignari dell'origine psicologica dei loro sintomi, molti italiani si affidano agli
psicofarmaci, peggiorando la situazione. E l'allarme lanciato dall'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco secondo
cui negli ultimi anni l'uso, spesso inappropriato, degli antidepressivi, è aumentato in modo esponenziale. Il
corpo, infatti, è come un'automobile: quando si accende una spia, è necessario scoprire l'origine del guasto,
per poi ripararlo. Allo stesso modo, per curare i sintomi provocati da un disagio intcriore, bisogna capire da
che cosa questo è provocato e modificare ciò che non va. TUTTE LE MALATTIE SONO PSICOSOMATICHE
Un tempo, per definire la comparsa di sintomi fisici legati a vissuti psicologici, si parlava di malattie
psicosomatiche. Oggi questo concetto è superato e si preferisce parlare di "disturbi a origine multifattoriale".
«Una volta si pensava che ogni malattia avesse una casualità lineare, cioè una linea tra la causa e l'effetto»
spiega il dottor David Lazzari. «Così insegnava anni fa la microbiologia, a partire da virus e batteri come
fattori scatenanti di molte malattie. Poi, a partire dal ventesimo secolo, si è capito che il passaggio dalla
salute alla malattia non è sempre così netto né riconducibile a un unico elemento. E possibile identificare una
causa principale, ma questa talvolta non è sufficiente a spiegare il quadro clinico». La manifestazione dei
sintomi di una malattia non è che la fine di un percorso che può durare mesi o anni e talvolta può essere
difficile risalire al disagio che vi è alla base. «Ogni malattia ha tre fattori causali: biologici, psicologici e
ambientali (o sociali). Dunque possiamo affermare che tutte le malattie sono psicosomatiche, se intendiamo
con questo termine la presenza di una componente psi cologica » prosegue l'esperto. I tre mondi, sempre
presenti, cambiano le modalità con cui si miscelano, dando vita a quadri sintomatologici diversi. Gli studi
hanno dimostrato però che la diversità di rappresentazione dei fattori determinanti non dipende tanto dalle
malattie, quanto dalle persone, dalla loro situazione personale, dal loro bagaglio emozionale. NESSUN
RISCONTRO NEGLI ESAMI Ma se il termine malattia psicosomatica non è più attuale, lo stesso non può
dirsi dei disturbi psicosomatici o somatoformi. Sono caratterizzati da sintomi fisici indicativi di una malattia,
che però non trova riscontro da visite ed esami. II corpo e la psiche si influenzano a vicenda grazie alle
connessioni che avvengono a livello psicologico, neurologico, immunologico e ormonale. In situazioni normali
questo sistema è capace di autoregolarsi, se invece reagisce in modo anomalo subentrano i problemi.
«Improvvisamente l'apparato digerente non fa più il suo lavoro, il sonno non arriva mai, la stanchezza è
sempre dietro l'angolo, l'umore fa le bizze, eppure gli accertamenti medici non confermano alcuna malattia»
dice l'esperto. I sintomi riferiti dalla persona sono però tali da rendere poco serena la vita. «Si tratta di stress
cronico» sottolinea il dottor Lazzari «che altera il lavoro dell'organismo provocando modifiche e disfunzioni nei
meccanismi regolatori, come temperatura, metabolismo, battito cardiaco. Non si può parlare ancora di
malattia, ma di una zona di transizione tra il benessere e la condizione patologica. Sono situazioni diffuse, a
cui però quasi sempre non si forniscono risposte efficaci». Le persone stressate si trovano in una zona
d'ombra: i loro disturbi non hanno una spiegazione e i medicinali danno un sollievo parziale. LA BATTAGLIA
CONTRO LO STRESS Lo stress è definibile come una mobilitazione delle risorse energetiche dell'organismo
atta a fronteggiare una situazione di pericolo. Se è prolungato produce un'iperattivazione cronica, che è alla
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L'APPROFONDIMENTO
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base dei disturbi psicosomatici. Impegnato a gestire un elevato carico di stress, l'organismo è costretto a
mettere in secondo piano tutti gli altri processi: la digestione rallenta, muscoli e articolazioni vanno in
tensione, il respiro si fa corto, il cervello è in allerta, il battito cardiaco accelera, la pressione arteriosa sale. I
bersagli più colpiti sono la pelle, che ha una riconosciuta espressività emozionale, e l'intestino, chiamato
secondo cervello per la capacità di riflettere gli stati emotivi. Ma tutti gli apparati e le funzioni vitali possono
essere vittime di questo sacrifìcio di energia, dal cuore alla circolazione sanguigna, dai muscoli all'apparato
sessuale. Se lo stress perdura e diventa cronico, ecco comparire strappi e contratture, emicrania, stipsi,
eczemi, dermatiti, calo della libido, dolore vulvare nelle donne e deficit di erezione negli uomini. Spesso,
l'aumento dei livelli di stress facilita la ricomparsa o il peggioramento di disturbi latenti. In quelli somatoformi i
sintomi sono causati dall'incapacità della persona di menlalizzare le emozioni, cioè di elaborarle attraverso il
pensiero. Sensazioni e sentimenti cercano allora vie alternative di sfogo. Ne soffrono di più i caratteri poco
riflessivi, molto concreti e tendenti all'azione. In generale, però, chiunque si trovi in una fase di cambiamento
o difficoltà può somatizzare. LA PELLE, BERSAGLIO PRIVILEGIATO I disturbi psicosomatici colpiscono la
parte più debole e vulnerabile del corpo. L'organo bersaglio, però, può anche non essere sempre lo stesso.
Non è raro neppure che disturbi diversi, come mal di testa e stipsi, si manifestino in contemporanea. Alcuni
sono reazioni immediate allo stress, come il cuore che batte all'impazzata, la sensazione di costrizione, il
respiro affannoso e la tachicardia. Colpa del sistema nervoso neurovegetativo, che normalmente regola la
frequenza delle pulsazioni cardiache e, in caso di emergenza, subisce uno scombussolamento. L'iperidrosi,
invece, cioè la sudorazione eccessiva, sarebbe, secondo l'ipotesi degli esperti, una sorta di barriera che i
timidi e gli introversi ergono per difendersi. Altre volte il tentativo di fronteggiare una difficoltà o di esprimere a
parole il proprio disagio si traduce in colpi di tosse nervosa ripetuti e fastidiosi, che provocano imbarazzo e
ansia. Il prurito invece è visto, in chiave psicosomatica, come un fuoco intcriore che non riesce a spegnersi.
Lo stimolo a grattarsi avrebbe anche un significato diverso a seconda della zona del corpo in cui si manifesta:
difficoltà di relazione se riguarda le mani, impossibilità di verbalizzare le emozioni se colpisce il volto,
incapacità di affrontare le situazioni se è localizzato alla schiena, blocco fisico se si riferisce a gambe e piedi.
Il prurito può essere accompagnato da pelle arrossata e gonfia: sono i sintomi di un'allergia, come orticaria o
eczema, che però a volte compaiono o peggiorano senza un apparente perché. È ancora lo stress che altera
la produzione di sostanze chimiche che compromettono le difese dell'organismo. MAL DI PANCIA E DI
STOMACO Quando invece i problemi compaiono in modo graduale o subdolo, può essere difficile risalire alla
causa. Un forte mal di pancia, accompagnato da un'alternanza di stipsi e diarrea, è la manifestazione tipica
della sindrome del colon irritabile, una malattia che in genere accompagna tutta la vita chi ne è predisposto,
ma che si riacutizza nei periodi di tensione. Nell'intestino ci sarebbero, come nel cervello, dei neuroni, cellule
che ricevono e trasmettono impulsi al resto del corpo. Se i neuroni intestinali non comunicano correttamente
con quelli cerebrali, il sistema va in tilt. La tensione altera i movimenti dei muscoli che normalmente regolano
la peristalsi (l'espulsione delle feci), stimolandoli eccessivamente, nel caso della diarrea o rallentandoli, nel
caso della stipsi. Quando invece il problema è la digestione, si parla di dispepsia funzionale, che da gonfiore,
senso di pesantezza dopo i pasti, bruciori, dolori e crampi, emissione di gas. Di per sé, lo stress provoca una
produzione eccessiva di acido cloridrico che infiamma le pareti dello stomaco. Ma l'influenza di ansia e
tensione si gioca anche a tavola: si mangia di corsa, non si fa attenzione alla scelta dei piatti, la testa è
impegnala in altri pensieri. Chi ricopre importanti ruoli professionali o è iperattivo di solito soffre di dispepsia
funzionale.
TENSIONE DALLA TESTA ALLA SCHIENA Anche le crisi di mal di testa possono avere una base
psicosomatica. Lo dice già il nome:
cefalea muscolo tensiva: la contrazione involontaria dei muscoli del collo, peggiorata dalle cattive posture,
irrita le terminazioni nervose delle vertebre, causando dolore. Questo tipo di cefalea si riconosce perché è
lieve o moderata, ma persistente, si manifesta con una sensazione di peso e di cerchio alla testa e rigidità
della nuca. Poi contratture muscolari e posture scorrette spianano la strada a un'altra manifestazione
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psicosomatica: il mal di schiena. Simbolo di verticalità e sostegno, proprio sulla colonna vertebrale si
riversano molte delle emozioni. La lombalgia è spesso legata a un conflitto intcriore profondo, è il segnale che
il corpo ha perso l'equilibrio. Il dolore può essere acuto e improvviso (colpo della strega), o graduale, che
peggiora fino a impedire semplici azioni, come allacciarsi le scarpe. Uno stato di tensione prolungata si
ripercuote inevitabilmente anche sul ritmo sonno veglia, provocando difficoltà di addormentamento, risvegli
continui, sonnolenza diurna, irritabilità. Nel 15 per cento dei casi, infatti, l'insonnia è di tipo psicosomatico,
meglio definita psicofisiologica. A volte, chi riesce a prendere sonno esprime il suo nervosismo digrignando i
denti (bruxismo): la persona non se ne accorge, ma nel tempo questa abitudine causa dolori muscolari ed
erosione dentale. LE MALATTE CRONICHE PEGGIORANO Esistono poi alcune malattie croniche, cioè
sempre presenti e da cui non è possibile guarire, che peggiorano nei periodi di stress. La psoriasi, per
esempio, si fa più intensa e anche l'asma, in chi è predisposto, si riacutizza, con attacchi soprattutto la
mattina al risveglio o quando le preoccupazioni sono più pervasive. Infine alcune malattie infiammatorie
intestinali come colite ulcerosa e morbo di Crohn possono risentire della componente psicologica, sempre per
il meccanismo autoimmune che a lungo andare danneggia la mucosa gastrointestinale. RICONOSCERE IL
PROBLEMA Per fare la diagnosi di disturbo psicosomatico, bisogna innanzitutto escludere che i sintomi
abbiano una causa fisica, sottoponendosi a tutti gli accertamenti medici. Fondamentale, in questa prima fase,
il medico di medicina generale, che deve ricostruire la storia del malato e dargli il suo supporto psicologico,
non sottovalutando l'entità dei disturbi né dubitando di ciò che riferisce, anche se non trova riscontro medico
(si chiama empatia ed è alla base del counselling, cioè dell'approccio medico basato sulla comprensione, sul
dialogo e sull'ascolto). I disturbi psicosomatici, benché possano influire in modo sostanziale sulla qualità della
vita, sono spesso passeggeri e trovano risoluzione o miglioramento semplicemente con una modifica dello
stile di vita o delle abitudini alimentari. Una volta riconosciuti i fattori scatenanti e acquisite le misure per far
fronte alle situazioni difficili, sarà più facile gestire i sintomi senza ricorrere al medico ogni volta che questi
ricompaiono. U N A CURA A DIVERSI LIVELLI Lo stress non va eliminato ma regolato perché, se equilibrato,
da energia e vigore e contribuisce a difendere l'organismo dai pericoli. È l'eccesso di stress e la paura di non
farcela, che provoca le malattie. Per riportare il livello di stress nella norma bisogna rivedere i propri ritmi
quotidiani. L'attività fisica moderata, la meditazione, gli hobby come la lettura o la musica sono ausili validi.
«A patto che non vengano intrapresi con lo spirito di competizione» conclude lo specialista. L'approccio
vincente è quello combinato: innanzitutto autovalutazione e miglioramento del proprio approccio alle
situazioni, e poi farmaci, psicoterapia, medicina dolce (omeopatia, fitoterapia, agopuntura) e tecniche di
rilassamento (yoga, training autogeno*, ipnosi). J Roberto Camisasca LO SPECIALISTA IL dottor David
Lazzari è psicologo clinico specializzato in medicina psicosomatica e psicologia della salute. È responsabile
della Struttura complessa di psicologia ospedaliera dell'Azienda ospedaliera di Terni e insegna psicologia
medica all'Università degli studi di Perugia. È presidente della Società italiana di
psiconeuroendocrinoimmunologia (Sipnei).
BIOFEEDBACK
PER LA CEFALEA Di origine americana, il biofeedback (letteralmente significa "bioreazione") è una tecnica
validata per contrastare la tensione muscolare di spalle e collo, ma non solo. Si avvale di un'apparecchiatura
che, collegata ad alcuni sensori posti sul collo e sulla fronte, segnala l'intensità delle contratture muscolari.
Insegna a controllare la muscolatura e a rilasciarla con specifici esercizi. Quando il mal di testa colpisce in
ufficio, si può eseguire un esercizio, da ripetere due volte. Da seduti, si lasciano le braccia rilassate pendere
tra le gambe, si abbassa la testa in avanti e lentamente il collo, le spalle e la schiena fino a toccare il
pavimento con le mani. Dopo qualche secondo si torna lentamente alia posizione iniziale.
IMENTA E LIMONEl
PER L'EMICRANIA Anche l'emicrania può essere di origine psicosomatica. Quando colpisce all'improvviso e
in modo intenso, si può ricorrere all'olio essenziale di menta o lavanda. Basta metterne qualche goccia su
una zolletta di zucchero da sciogliere in bocca o inspirarne più volte l'aroma direttamente dalla boccetta. In
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associazione o in alternativa, si può provare ad applicare sulle tempie una fetta di patata cruda o di limone
fresco oppure un fazzoletto imbevuto d'acqua fredda: la costrizione dei vasi sanguigni infatti contrasta il
dolore. Stesso principio per le mascherine decongestionanti: contengono una sostanza che a contatto con il
freddo si solidifica. Si tirano fuori dal frigorifero e si mettono sugli occhi quando l'attacco si presenta.
COSI SAREMO PIÙ
LONGEVI Secondo un antico detto della Scuola medica salernitana, spesso sono sufficienti tre "medicine"
per guarire piccoli disturbi: mente lieta, auiete inferiore e dieta equilibrata. Lo pensano anche i neuropsicologi
dell'associazione Assomensana, che da tempo studiano il segreto della longevità degli ultracentenari. Questi
esperti hanno scoperto che il trucco per vivere a lungo senza stress è avere un atteggiamento positivo nei
confronti della vita. L'associazione da anche alcuni consigli per raggiungere questo equilibrio. Nel lavoro,
bisogna optare per occupazioni che incentivano il contatto e la collaborazione con gli altri, per sentirsi più
motivati e partecipi ai progetti. Sfogliando giornali e riviste, è consigliabile soffermarsi sulle notizie belle (le
scoperte della medicina, le storie finite bene), saltando la cronaca nera. Durante le conversazioni sono da
evitare le espressioni lamentose, i no e le parole negative (non posso, nessuno, mai), preferendo termini di
possibilità (mi piacerebbe, magari, forse). Anche nelle giornate più buie c'è sempre un avvenimento che fa
sorridere: è bene pensarci ogni sera, prima di dormire. Infine, sono utili alcuni esercizi di respirazione e di
mimica facciale: due volte al giorno bisogna respirare profondamente per due minuti, mantenendo ferma la
gabbia toracica e gonfiando e sgonfiando solo la pancia. E sorridendo spesso (almeno sette volte ripetute,
per tre volte al giorno), la muscolatura del volto rinvia segnali di piacere al cervello.
IIMPACCHI DI RISOl
PER IL PRURITO Se la pelle è un fuoco e le mani non si fermano mai, è bene liberarsi subito, se possibile,
dei vestiti e indossare abiti di cotone non costrittivi, perché l'attrito può aumentare il disagio. Molto indicato è
l'impacco di acqua di riso: si cuoce per 30 minuti una manciata di riso in un litro di acqua, poi si lascia
raffreddare e si filtra. L'acqua arricchita dall'amido dò sollievo alla pelle e calma la sensazione di prurito.
AUTOIPNOSI
PER LA TOSSE La tecnica consiste nell'ignorare la sensazione che innesca la tosse chiudendo gli occhi e
immaginando paesaggi rilassanti o ricordi gradevoli. Il segreto, comunque, è cercare di non pensarci: a
questo scopo viene in aiuto la respirazione addominale che permette di controllare le proprie emozioni. Si
inspira lentamente e si segue con il pensiero il respiro, che dalle narici scende fino alla pancia. Poi
lentamente si espira, seguendo il respiro nel percorso inverso.
VUTOMASSAGGK
PER IL COLON IRRITABILE Contro i dolori addominali può essere utile praticare un massaggio, da seduti o
da sdraiati. Si tiene la mano sinistra appoggiata nella zona tra lo stomaco e la pancia. Con la destra si fa un
leggero movimento in senso orario, come se si disegnasse una spirale, e si ripete in senso inverso.
Obbligatorie le modifiche alimentari: più acqua e fibre se il sintomo principale è la stipsi (frutta, verdura e
cereali integrali come pasta, pane e riso e almeno un litro e mezzo di acqua); meno fibre se si soffre di
diarrea; abolizione di cibi grassi e legumi se il problema è il gonfiore.
IFISIOCHINESITERAPIAI
PER IL MAL DI SCHIENA Un contributo contro il mal di schiena che non ha cause fisiche (alterazioni della
colonna o traumi) è fornito dalla fisiochinesiterapia: si avvale di metodiche manuali che sollecitano muscoli e
articolazioni a muoversi correttamente. Contrariamente a quanto si pensa, poi, se si soffre di mal di schiena è
meglio non mettersi a letto, ma optare per attività fisiche dolci, da eseguire quando il dolore non è troppo
intenso. Sono consigliate le camminate, il nuoto (evitando gli stili a delfino e a rana), la bicicletta e lo yoga.
DIGITOPRESSIONE
PER LA DIGESTIONE Oltre ad aggiustare la dieta (stop ai pasti abbondanti e ai cibi pesanti, come formaggi
grassi, dolci, fritti e intingoli), e a correggere le abitudini a tavola (masticare a lungo e non sdraiarsi dopo i
pasti), la dispepsia funzionale può trovare sollievo dalla digitopressione. Si può fare da soli: si esercita una
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pressione leggera con il polpastrello del pollice in precisi punti del corpo, eseguendo un piccolo massaggio in
senso orario. I punti sono gli stessi che vengono stimolati con l'agopuntura (è bene farsi insegnare da un
esperto). Se lo stress si manifesta con rigurgito acido, nausea e vomito, può essere utile anche masticare
radici di zenzero, che si trovano in erboristerie e negozi specializzati: migliorano la funzionalità dello stomaco
e riequilibrano l'eccessiva produzione di acido.
STRESS E DISTURBI DASOMATIZZAZIONE A. COMPARE, E. GROSSI, Springer Con un approccio
multifattoriale questo volume affronta lo stress e i disturbi psicosomatici (del comportamento alimentare,
cutanei, gastrointestinali, cardiocircolatori...).
MANUALE DI PSICOSOMATICA S. GRANDI, C. RAFANELLI, G. FAVA, II pensiero scientifico Le branche
specialistiche della medicina sembrano sempre più inadeguate nel fornire risposte a disturbi complessi,
rispetto all'approccio psicosomatico.
DALL'ANIMA AL CORPO (E RITORNO) AA. VV., Anfora La definizione di malattia psicosomatica, un tempo
quasi rifiutata, ha finito per includere ogni malattia nota. I contributi raccolti in questo testo affrontano il
viaggio che dall'anima porta al corpo e viceversa.
BAGNO CALDO
PER L'INSONNIA Per prevenire l'insonnia psicofisiologica nei periodi di stress, è utile rare un bagno caldo
prima di coricarsi: lava via la tensione, facilita l'addormentamento e rende più regolare il sonno. La
temperatura dell'acqua deve essere calda (37 gradi circa) e l'immersione può durare dai 10 ai 20 minuti. Si
può potenziare l'effetto aggiungendo olio essenziale di lavanda, camomilla o fiori d'arancio.
ABC Dizionario DERMATITE SEBORROICA: malattia della pelle che colpisce soprattutto il cuoio capelluto,
il volto e il torace. Si manifesta con squame gialle e untuose, accompagnate a volte da prurito. Si cura con
creme e lozioni a base di cortisone. TRAINING AUTOGENO: tecnica di rilassamento profondo utile per
curare diversi disturbi di origine psicosomatica, gestire lo stress e imparare a controllare le emozioni. Si basa
su esercizi di rilassamento muscolare, meditazione e respirazione controllata.
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Come Stai - N.11 - novembre 2012
Pag. 44
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Chi è il Santo protettore dei medici?
Sono ben due: i Santi Cosma e Damiano che, oltre a essere protettori dei medici, lo sono anche di farmacisti
e barbieri. Questi ultimi non stupiscano: nell'antichità, infatti, parecchie pratiche di piccola chirurgia (come
cavare i denti) erano affidate proprio ai barbieri. I due santi, che la tradizione vuole gemelli, subirono il
martirio sotto l'imperatore romano Diocleziano (300 d.C) a causa della loro fede. Entrambi medici,
esercitavano senza mai farsi pagare ed erano considerati potenti taumaturghi. Nelle pitture sono sempre
rappresentati con alcuni strumenti medici o di farmacia.
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I VOSTRI PERCHE
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LE TONSILE NON SI OPERANO (QUASI) PIÙ
ANCHE SE IN CERTE CONDIZIONI L'INTERVENTO CHIRURGICO È ANCORA NECESSARIO, OGGI SI
PREFERISCE NON ASPOR1ARLE PER MANTENERE LA LORO FUNZIONE DI DIFESA. PER CURARLE
BASTANO GLI ANTINFIAMMATORI E, TALVOLTA, GLI ANTIBIOTICI
Cecilia Lulli
E ormai sempre più raro sentirsi dire, da bambini e ancor più da adulti, che è necessario sottoporsi a una
tonsillectomia, ossia a un intervento di asportazione delle tonsille. Eppure, fino a non troppi anni fa, gli
otorinolaringoiatri erano noti a tutti proprio come "i medici che operano le tonsille", per il semplice fatto che
questo tipo di operazione costituiva, non di rado, una buona parte dei loro impegni professionali. «Negli ultimi
40 anni il numero delle tonsillectomie è calato di oltre il 50 per cento» conferma il dottor Marco Piemonte.
«Questo perché sono migliorate le condizioni socio-abitative, la salute generale degli abitanti, l'assistenza
sanitaria di base e specialistica e, soprattutto, sono cambiate le indicazioni all'intervento, cioè i casi in cui è
necessario ricorrervi». Sono dunque migliorate le conoscenze mediche e le possibilità di cura farmacologica.
Il risultato è che, da un lato, la necessità di intervenire chirurgicamente si è ridotta per la maggiore efficacia
dei medicinali a nostra disposizione, dall'altra si tende ora a intervenire solo in circostanze di reale necessità,
per evitare di correre i rischi legati all'intervento e per salvaguardare, quando possibile, la funzione protettiva
delle tonsille che, al contrario di quanto si pensava in passato, non si esaurisce con il passare del tempo.
PROTEGGONO DAGLI AGENTI ESTERNI «Le tonsille sono degli organi linfatici* posti all'imbocco della via
aero-digestiva, in fondo alla gola per intenderci che, insieme con altre strutture equivalenti rappresentano un
sistema di riconoscimento degli antigeni* e degli elementi dannosi per il nostro organismo che entrano nel
nostro corpo attraverso gli alimenti e l'aria respirata» spiega il dottor Piemonte. «Per fare una similitudine
molto semplice, è come se fossero una postazione delle forze dell'ordine sul confine, dove gli agenti
chiedono il passaporto a chiunque voglia entrare. E quando entrano in contatto con agenti esterni di tipo
tossico o infettivo attivano meccanismi immunitari di tipo difensivo. Se le adenoidi svolgono questa funzione
principalmente tra i due e i quattro anni e poi scompaiono, le tonsille lo fanno soprattutto tra i tre e i cinque,
ma mantengono poi questa funzione per tutta la vita». I PROBLEMI INIZIANO SE NON FUNZIONANO Le
difficoltà cominciano quando questi organi protettivi non funzionano correttamente. «Ci sono due possibili
condizioni di malfunzionamento» chiarisce l'esperto. «Il primo si verifica quando un agente infettante è molto
forte e aggressivo, per cui supera le difese delle tonsille e le infetta, provocando una tonsillite acuta. Il malato
ha le tonsille arrossate con placche o pus e febbre alta, sente dolore e fa fatica a mangiare e a deglutire. Altre
volte gli agenti irritanti-infettanti riescono a modificare le normali condizioni delle tonsille, facendole gonfiare,
ma non sono abbastanza forti da far scoppiare la malattia vera e propria. Si crea cioè un equilibrio tra
l'agente esterno e le tonsille, per cui queste rispondono aumentando di volume, ma non compare febbre o
dolore. Sono le cosiddette tonsilliti croniche ipertrofiche». N O N SEMPRE SERVONO GLI ANTIBIOTICI «Per
curare la tonsillite acuta sicuramente è necessaria una cura antinfiammatoria, mentre soltanto in alcuni casi
selezionati sono indicati gli antibiotici» precisa il dottor Piemonte. Le tonsilliti possono infatti essere di origine
virale o batterica, ma solo contro i batteri sono utili questi medicinali. «Al contrario di quanto si sosteneva in
passato, è però difficile, se non impossibile, distinguere con la sola analisi visiva della gola da parte del
medico di quale tipologia si tratta, ma sono necessari esami di laboratorio e i test rapidi che si trovano in
commercio per uso medico o di laboratorio» prosegue l'esperto. «Con un prelievo di sangue si va a guardare
la conta e il tipo dei globuli bianchi. E poi ci sono indici aspecifici di un'infiammazione in corso, come la Ves* o
la proteina C reattiva*». Lo specialista può ricorrere anche a un tampone faringeo, prelevando una piccola
quantità di secrezione sulla superficie delle tonsille e della gola da sottoporre a coltura o, per esempio, a un
test rapido per individuare l'eventuale presenza di un batterio chiamato streptococco. «E un esame che si
può fare anche in un ambulatorio di pediatria o medicina generale ed è finalizzato proprio a distinguere la
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PREVENIRE E CURARE
16/10/2012
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tonsillite virale da quella batterica. Bastano pochi minuti per avere i risultati. Solo se è accertata l'origine
batterica verranno prescritti antibiotici con un dosaggio e una durata che vanno rispettati scrupolosamente.
Non di rado al primo miglioramento i malati tendono a interrompere la cura salvo poi soffrire di recidive».
CONVIVERE CON LA FORMA CRONICA «La tonsillite cronica, quando è asintomatica e non da problemi
può essere invece tranquillamente tollerata senza bisogno di ricorrere ad alcuna cura» spiega il dottar
Piemonte. «Talvolta, soprattutto nei bambini, questo tipo di tonsilliti trae vantaggio da trattamenti termali con
acqua salsoiodica o sulfurea. Quando invece le tonsille sono molto grosse o la forma cronica tende a
riacutizzarsi spesso, allora può essere indicato ricorrere all'intervento chirurgico». A livello internazionale
esistono diverse linee guida, ma sono quasi tutte abbastanza concordanti. In Italia ci sì attiene a quelle stilate
dall'Istituto superiore di sanità nel 2008, che consigliano il ricorso alla chirurgia per le tonsilliti di tipo batterico
ricorrenti, se c'è stato un precedente ascesso tonsillare e se si soffre di apnee ostruttive del sonno dovute
all'aumento di volume delle tonsille. È consigliato poi in alcuni casi di otite cronica secretiva, di rinosinusite
(ma questo in genere vale più per le adenoidi) e in una sindrome chiamata Pfapa (febbre periodica, stomatite
aftosa, faringite e linfoadenite cervicale), che è una forma di tipo infiammatorio infettivo recidivante. Le altre
indicazioni si possono ormai considerare obsolete. OPERAZIONE RAPIDA MA NON BANALE La
tonsillectomia richiede sempre l'anestesia generale e non dura più di 15-20 minuti. «Per i bambini, la Società
di otorinolaringoiatria consiglia un ricovero di 24 ore, mentre per gli adulti è previsto un paio di giorni» spiega
il professore. «Non va però considerato un intervento banale e non va quindi mai sottovalutato». La
complicazione principale cui si potrebbe andare incontro è un'emorragia. «Capita nell'1 per cento dei casi, un
dato rimasto immutato negli anni, nonostante le tecniche utilizzate siano completamente cambiate e
migliorate rispetto a 40 anni fa. Quando si verifica un'emorragia è comunque di modesta entità e quindi si
supera senza conseguenze, ma è comunque potenzialmente pericolosa. È anche per questo che bisogna
ricorrere alla chirurgia solo se si verificano le condizioni previste dalle linee guida, ossia solo quando
veramente necessario». SOLO CIBI FREDDI DOPO L'OPERAZIONE Una volta tornati a casa, per qualche
giorno bisognerà seguire scrupolosamente le istruzioni del medico. Vengono prescritti antidolorifici, ma non si
tratta mai di farmaci che possano favorire emorragie, come l'Aspirina. E poi necessario evitare gli sforzi e
l'esposizione al sole. Occorre anche prestare attenzione a ciò che si mangia e si beve, visto che si ha una
ferita aperta proprio in gola. «Innanzitutto sono indicati cibi freddi. Per non correre il rischio di emorragie
vanno poi evitati i liquidi gassati e i cibi secchi, come il torrone o il pane croccante» precisa l'esperto. «Sono
sconsigliate anche le bibite acide, come la spremuta d'arancia o limone, perché provocherebbero bruciore.
Nel giro di 10-15 giorni si può tornare a una vita totalmente normale. Dunque non ci si devono aspettare
conseguenze di rilievo per la salute dovute alla mancanza delle tonsille. «Se le tonsille vengono tolte in
presenza delle corrette indicazioni, erano già di fatto inefficaci, perché non lavoravano più come avrebbero
dovuto» chiarisce lo specialista. «Qualche problema in più si verifica invece nelle persone operate 40 anni fa,
quando si interveniva decisamente più spesso. In questo caso si vedono più di frequente reazioni a livello
faringeo da immunodeficienza locale, cioè
conseguenze dovute alla mancanza della protezione immunitaria svolta dalle tonsille, come per esempio le
faringiti croniche». LO SPECIALISTA II dottar Marco Piemonte è direttore della Struttura operativa complessa
di otorinolaringoiatria dell'Azienda ospedaliere) universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine. È stato
presidente della Società italiana di otorino aringoiatria e chinirgia cervicofacciale. È autore di circa 200
pubblicazioni su riviste e relazioni italianee straniere.
LA DIFESA DELLE VIE AEREE LE TONSILLE SONO PICCOLI NODULI DEL SISTEMA DI DIFESA
NATURALE DELL'ORGANISMO CHE PROTEGGONO LE VIE AEREE SUPERIORI DALL'AZIONE DEI
GERMI. S I DISTINGUONO I N : P A L A T I N E , COLLOCATE AL DUE LATI DELLA GOLA, SUBITO
DIETRO E SOPRA LA BASE DELLA LINGUA (LE CLASSICHE "TONSILLE"); F A R I N G E E , CHIAMATE
ANCHE "ADENOIDI", SITUATE DIETRO ALLE FOSSE NASALI DOVE IL NASO COMUNICA CON LA
FARINGE; T U B A R I C H E , SITUATE NEL RINOFARINGE ALLO SBOCCO DELLE TUBE DI
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EUSTACHIO; L I N G U A L I , OVVERO AMMASSI DI TESSUTO LINFATICO POSTI ALLA BASE DELLA L
N G U A . L'INSIEME DELLE TONSILLE FORMA IL COSIDDETTO "ANELLO LINFATICO DI WALDEYER". L
A SUPERFICIE DELLE TONSILLE N O N È LISCIA BENSÌ IRREGOLARE A CAUSA DELLE CRIPTE
TONSILLARI, PICCOLE TASCHE CHE P E R M E T T O N O D I A U M E N T A R E L A SUPERFICIE A C
O N TATTO C O N L'ESTERNO. NELLE CRIPTE TONSILLARI P O S S O N O FORM A R S I I
TONSILLOUTI, PICCOLE PALLINE BIANCO-GIALLASTRE FORMATE DA RESIDUI DI CIBO, BATTERI E
GLOBULI BIANCHI, CHE POSSONO CAUSARE ALITO CATTIVO.
TUBARICHE. FARINGEE. LINGUALI. PALATINE
Il tampone faringeo è indispensabile per accertare la presenza dello streptococco, batterio
responsabile di tonsilliti negli adulti come nei bambini ip
Tecniche nuove, stesso risultato Oltre alle conoscenze, anche le tecniche utilizzate per l'intervento
chirurgico si sono evolute con il passare degli anni, ma senza modificare significativamente i risultati. Per
esempio, invece del bisturi classico, oggi è possibile utilizzare, a discrezione del medico, il bisturi elettrico,
quello a ultrasuoni o il laser. Una novità rilevante è che sono in corso studi sull'esecuzione, in caso di tonsilliti
croniche ostruenti molto importanti, di una tonsillotomia invece di una tonsillectomia. Non si rimuove cioè
interamente la tonsilla, ma solo una parte, circa metà. In questo modo si risolve il problema ostruttivo, perché
si libera spazio, ma allo stesso tempo sembra si possa conservare la funzionalità della tonsilla. È una tecnica
accettata, ma non approvata universalmente. È ancora in fase di esame, anche se sta già riscuotendo un
certo successo tra gli specialisti.
L'INTERVENTO È PIÙ SEMPLICE NEI BAMBINI Se la tonsillectomia non è solo un intervento per bambini,
ma può anzi interessare anche persone adulte, esistono delle differenze sia sul fronte delle indicazioni sia su
quello dell'intervento. «Se nell'adulto l'indicazione più frequente alla chirurgia è rappresentata da tonsilliti
infettive recidivanti o ascesso peritonsillare ed è raro che si presenti l'indicazione ostruttiva, nei più piccoli
quest'ultima rappresenta proprio l'indicazione principale. E >iù facile che un >ambino con tonsille molto
grosse abbia difficoltà di respirazione» spiega il dottor Marco Piemonte. «Anche per questa ragione, sebbene
si proceda sostanzialmente allo stesso modo, lo scollamento della tonsilla si rivela in genere più facile nei
bambini, mentre nell'adulto che ha avuto episodi infiammatori e infettivi ripetuti ci sono spesso aderenze un
po' più difficili da superare». Ecco perché di solito per i più piccoli si prevede un ricovero di sole 24 ore
rispetto alle 48 consigliate agli adulti.
Non è possibile distinguere una tonsillite batterica o virale con la sola visita in ambulatorio
GLI INDIRIZZI BERGAMO Azienda ospedaliera Ospedali riuniti, Unità operativa di otorinolaringoiatria,
tei. 045/8122330 CATANIA Azienda ospedaliero universitaria Policlinico Vittorio Emanuele. Presidio
ospedaliero Gaspare Rodolico, U. o. di otorinolaringoiatria, tei. 095/3781093 ROMA Ospedale
pediatrico Bambino Gesù, U. o. di otorinolaringoiatria, tei. 06/68593478 UDINE Azienda ospedaliero
universitaria Santa Maria della Misericordia, U. o. di otorinolaringoiatria, tei. 0432/552801 VERONA
Azienda ospedaliera universitaria integrata, U. o. di otorinolaringoiatria, tei. 045/8122330
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BENZILPENICILLINA BENZ, sospensione iniettabile, classe A; CLARITROMICINA, 14 compresse,
classe A.
ABC Dizionario ANTIGENE: sostanza che induce il sistema immunitario a produrre anticorpi contro di
essa. GLOMERULONEFRITE POST STREPTOCOCCICA: infianrH inazione dei tubuli renali (glomeruli)
che filtrano i residui del sangue, a seguito di un'infezione da streptococco. ORGANI LINFATICI:
insieme di organi e tessuti che intervengono nella difesa immunitaria dell'organismo e svolgono una
funzione di drenaggio della linfa nel flusso sanguigno. PROTEINA C REATTIVA: sostanza prodotta dal
fegato in risposta a un processo infiammatorio, e immessa nel sangue. VES: velocità di
eritrosedimentazione. Esame del sangue che misura la velocità con cui i globuli rossi sì separano dal
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plasma. Un suo aumento è indice di un malfunzionamento.
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RASSEGNATE AL FLUSSO ABBONDANTE
LE MESTRUAZIONI LUNGHE E COPIOSE SPESSO S O N O CONSIDERATE DALLE DONNE COME U N
A CONDIZIONE CHE BISOGNA ACCETTARE PERCHÉ IRRISOIVIBILE. INVECE LA CAUSA VA SEMPRE
INDAGATA, PERCHÉ LA SOLUZIONE C'È
Cinzia Testa
Ogni mese circa 20 milioni di donne hanno le mestruazioni. Difficile però trovarne due con lo stesso flusso.
C'è chi lo ha breve e scarso e chi deve fare i conti con il ciclo per più di una settimana al mese, chi quasi non
si accorge di averlo e chi invece ha perdite molto abbondanti. Il flusso mestruale normalmente può durare da
due a sette giorni e la quantità e la durata sono proporzionati allo stimolo a cui l'endometrio, il tessuto che
ricopre la cavita interna dell'utero, viene sottoposto da parte degli ormoni estrogeni. Se viene stimolato poco,
si sfalda in modo minimo e le mestruazioni hanno una durata ridotta, al contrario s e viene iperstimolato le
mestruazioni durano più giorni. TROPPE PERDITE NON SONO POSITIVE II discorso è diverso se il flusso
mestruale è sempre eccessivo o se si è modificato da qualche mese a questa parte. Per dare un'idea, se
dura più di una settimana e richiede un cambio di più di tre assorbenti al giorno. In questo caso si parla di
sanguinamento uterino anomalo, un disturbo che interessa FI 1-13 per cento delle donne tra i 12 e i 50 anni,
con un picco che raggiunge il 24-30 per cento tra i 36 e i 45 anni. «Ancora oggi molte donne ritengono che
sia normale avere mestruazioni molto abbondanti e, anzi, che ciò sia positivo perché ripulisce l'organismo»
spiega la professoressa Alessandra Graziottin. «In realtà non è così. Dietro un ciclo abbondante c'è quasi
sempre una causa precisa che va indagata». Una visita dal ginecologo è quindi indispensabile per controllare
lo stato di salute dell'apparato riproduttivo. Innanzitutto viene effettuata la valutazione del collo dell'utero per
escludere la presenza di polipi cervicali e un'ecografia per diagnosticare eventuali fibromi. Inoltre sono
indispensabili alcuni esami del sangue, tra i quali l'emocromo*, la sideremia* e la ferritina*. Poi a seconda
della diagnosi si potrà procedere alla cura. PUÒ DIPENDERE DA UN FIBROMA Almeno tre donne su dieci,
soprattutto dopo i 40 anni, hanno uno o più fibromi. Possono essere piccoli come piselli oppure raggiungere
le dimensioni di un'arancia e la loro crescita è dovuta agli estrogeni, gli ormoni femminili. «Il fibroma è un
tumore benigno che può svilupparsi nello spessore della mucosa uterina oppure all'interno o all'esterno
dell'utero» spiega la professoressa Graziottin. «I motivi per cui si forma non si sanno, ma è certo che gioca un
ruolo importante la familiarità, per cui se la mamma, la zia o la nonna hanno avuto un fibroma, facilmente lo si
avrà a propria volta. Alle donne a rischio oggi si consiglia un contraccettivo ormonale, perché gli studi
dimostrano che cinque anni di contraccezione riducono del 50 per cento il pericolo di svilupparlo». Tra i
campanelli d'allarme del fibroma ci sono proprio le mestruazioni lunghe e talmente abbondanti da dover
sostituire l'assorbente anche ogni ora. Talvolta il flusso è accompagnato anche da fitte al basso ventre. «Di
solito per ridurre i sintomi e la crescita del fibroma» continua la professoressa Graziottin «vengono prescritti
farmaci a base di progesterone naturale o progestinici come il diidrogesterone e il medrossiprogesterone
acetato. Per ridurre la quantità del flusso mestruale sono invece indicati altri progestinici, come il
nomegestrolo acetato o il noretisterone acetato. Anche la pillola contraccettiva è utile nel rallentare la crescita
dei fibromi, la quantità di sangue e il dolore mestruale». I farmaci in sette casi su dieci evitano l'intervento
chirurgico per l'asportazione del fibroma e i benefici si notano subito perché già dal primo mese si riducono il
flusso e il dolore. L'EMBOLIZZAZIONE o L'ASPORTAZIONE Se le dimensioni del fibroma non superano i trequattro centimetri è possibile ricorrere all'embolizzazione. Questa tecnica prevede l'inserimento di un
microcatetere (un tubicino del calibro di un ago da puntura intramuscolare) nell'arteria femorale che viene
fatto avanzare fino alle arterie uterine sotto controllo radiografico. A questo punto, utilizzando lo stesso
microcatetere, vengono iniettate microparticelle (grandi come granelli di sabbia) di una sostanza inerte fino a
ostruire i vasi sanguigni che alimentano i fibromi. L'intervento è eseguito in anestesia locale, dura 30-60
minuti e si torna a casa il giorno stesso o al massimo dopo una notte di degenza in ospedale. Dopo
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l'intervento può comparire dolore pelvico che però si risolve spontaneamente. Poi, nell'arco di qualche
settimana, il fibroma si riduce fino a diventare pressoché inesistente. Se i farmaci non hanno risolto il
problema e il fibroma è grosso, bisogna asportarlo. La cosiddetta miomectomia in base alle dimensioni del
fibroma e alla sua localizzazione può essere eseguita per via laparoscopica, cioè inserendo i ferri chirurgici
attraverso piccolissime incisioni sotto l'ombelico o per via isteroscopica, inserendoli cioè attraverso la vagina.
Con entrambe le tecniche l'intervento è ambulatoriale e la guarigione rapidissima. È necessaria l'asportazione
dell'intero utero quando le altre cure non hanno avuto effetto, il fibroma è di dimensioni troppo estese e causa
sanguinamento e dolore così intensi da interferire con le attività quotidiane oppure se è presente una glande
quantità di fibromi. L'intervento, in anestesia generale, prevede una degenza di un paio di giorni. COLPA DEI
POLIPI UTERINI? Anche i polipi danno segnale della loro presenza con mestruazioni abbondanti e perdite di
sangue anche durante l'ovulazione e dopo i rapporti sessuali. I polipi, palline più o meno grosse a forma di
grappolo, vengono prodotti da cellule che proliferano in eccesso e si formano soprattutto sull'endometrio. In
genere sono rari nelle donne giovani e più frequenti con il trascorrere degli anni. «Compaiono per ragioni
diverse» puntualizza la professoressa Graziottin. «Innanzitutto possono essere di origine genetica e lo
dimostra il fatto che più donne della stessa famiglia tendono ad averli. L'altra causa scatenante è di tipo
ormonale, tant'è che i polipi sono più frequenti nelle donne obese. Il tessuto adiposo produce, infatti, un
estrogeno "cattivo" che tende a far proliferare l'endometrio, facilitando per l'appunto la loro formazione».
VANNO TOLTI SEMPRE L'unica cura che trova concordi tutti gli specialisti è la loro asportazione.
«L'intervento è in anestesia locale e si può fare in day hospital. La sera stessa si torna a casa e dopo un paio
di giorni di riposo si può tornare alla vita normale». Il problema è che i polipi si riformano, a volte anche a
distanza di un paio di anni dal primo intervento. «È possibile limitare la recidiva con una cura a base di
progestinici» aggiunge la professoressa Graziottin. «Sono ormoni amici dell'utero, perché lo proteggono,
seppure non in modo assoluto». Si prendono dalla seconda metà del ciclo per circa 14 giorni e la cura può
essere protratta anche per anni. Ogni dodici mesi sono comunque necessarie la visita ginecologica con
l'ecografia. U N INDIZIO DELLA PREMENOPAUSA Per una donna su trenta dopo i 45 anni i flussi possono
diventare abbondanti a causa dei capricci ormonali che precedono la menopausa. «E tipico in questa fase un
aumento degli estrogeni e viceversa una carenza del progesterone» spiega la professoressa Graziottin.
«Questo squilibrio causa una crescita irregolare dell'endometrio che si sfalda con la mestruazione, dando uri
flusso abbondante e prolungato». La cura più tradizionale è la contraccezione ormonale. Prima della
prescrizione è bene però effettuare un check up per controllare la salute cardiovascolare, dal momento che i
contraccettivi ormonali possono aumentare il rischio di trombosi in chi è già a rischio. L'altra cura è chirurgica
e consiste nel raschiamento della mucosa sulla parete dell'utero che si è ispessita. In questo modo spesso si
risolve il problema, dal momento che nel frattempo le bizze ormonali scompaiono da sole e non stimolano più
la superproduzione di endometrio. EFFICACE LA SPIRALE MEDICATA C'è infine un'altra possibilità di cura,
proposta però soltanto per le situazioni più gravi oppure quando c'è il sospetto di iperplasia endometriale, che
negli anni può evolvere in tumore. «Una volta tolto ogni dubbio con la biopsia, prima di arrivare al bisturi si
prospetta alla donna anche un'altra soluzione, che consiste nell'applicazione della spirale medicata
contenente l'ormone progestinico levonorgestrel» continua la professoressa Graziottin. «Si tratta di un
ormone che diminuisce la produzione di quelle cellule che tutti i mesi nella seconda parte del ciclo
ispessiscono l'endometrio. Così, quando al termine delle due settimane l'endometrio si sfalda e viene
eliminato, non si verificano più i flussi abbondanti». La spirale medicata dura cinque anni e va applicata in
ambulatorio dal ginecologo, il primo giorno di mestruazioni. Unica controindicazione, anche se temporanea, la
possibilità di infezioni. G I À DA RAGAZZINE? SOS COAGULAZIONE Tipico delle ragazzine, un difetto nella
capacità di coagulazione del sangue si ripercuote anche sulle mestruazioni che diventano fin dall'inizio
emorragiche. Il disturbo ha una predisposizione familiare. «È sempre opportuno tenere sotto controllo i cicli
emorragici con i farmaci per scongiurare il rischio di anemia da carenza di ferro, con i conseguenti problemi di
debolezza, stanchezza, depressione, riduzione della memoria e della concentrazione, caduta dei capelli»
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spiega la professoressa Graziottin. Oggi sono disponibili progestinici molto efficaci, in grado di ridurre il
flusso, quali il noretisterone oppure il nomegestrolo. Si assumono per bocca, una volta al giorno la sera, dal
quinto al ventiseiesimo giorno del ciclo. Il progestinico ha la capacità di riequilibrare la crescita
dell'endometrio, la mucosa che riveste la cavità uterina che, sfaldandosi in modo irregolare, causa il flusso
emorragico. In alternativa e se non ci sono controindicazioni, si può assumere la pillola contraccettiva con
estrogeni naturali e dienogest, l'unica approvata anche per i cicli abbondanti. «Dal primo giorno delle
mestruazioni inizia invece la seconda cura» prosegue la professoressa Graziottin. «Il farmaco è a base di
acido tranexamico da 500 mg, dalla nota capacità antiemorragica. Si prendono due compresse ogni 12 ore
se il flusso è abbondante oppure due ogni otto ore se le perdite sono proprio di tipo emorragico». A N C H E
FORTI DOLORI CON L'ENDOMETRIOSI Inizia a manifestarsi fin dalle prime mestruazioni e si può
riconoscere perché puntualmente ogni volta ci sono dolori insopportabili. A scatenare questa malattia, che si
chiama endometriosi, è la crescita innaturale dell'endometrio all'esterno dell'utero. La causa è ancora in parte
sconosciuta. Si sa però che anche queste cosiddette isole di endometrio subiscono l'influenza degli ormoni,
proprio come il tessuto all'interno dell'utero. Questo significa che nella seconda metà del ciclo si gonfiano, per
poi sfaldarsi al momento della mestruazione. Ed ecco il ciclo particolarmente abbondante e i dolori forti. La
cura più tradizionale consiste nell'assumere la pillola anticoncezionale perché, mettendo a riposo l'organismo
dallo stimolo degli ormoni, le isole di endometrio si risolvono da sole. Questa cura però non va bene per chi
ha un rischio di trombosi o di malattie cardiovascolari né per chi ha una forma di endometriosi particolarmente
estesa. Un'altra soluzione è rappresentata dagli analoghi del Gnrh, farmaci che bloccano nell'organismo la
produzione di quelle sostanze chiamate gonadotropine, che apportano nutrimento alle isole di endometrio. Si
possono assumere per sei mesi, ma non di più, perché se la cura viene prolungata c'è il rischio di andare
incontro a vampate di calore e a un'iniziale forma di osteoporosi, dal momento che le ossa tendono a
diventare più fragili.
ATTENZIONE! PERICOLO MONDAZIONI LO SPECIALISTA La professoressa Alessandro Graziottin è
specialista in gine, cologia, ostetricia e oncologia ed è direttore del Centro di ginecologia e sessuologia
medica dell'Ospedale San Raffaele Resnati di Milano. È membro dell'Osservatorio nazionale sulle abitudini
sessuali e le scelte consapevoli della Società italiana di ginecologia e ostetrica (Sigo). Ha pubblicato diversi
libri scientifici, oltre che manuali educazionali dedicati alle donne.
Un apparato prezioso TUBE DI FALLOPPIO CAVITA UTERINA L'apparato riproduttivo femminile è
costituito dalle ovaie, i due organi simmetrici destinati a produrre gli ovuli; dalle tube di Falloppio, i due
condoni che collegano l'ovaio alla cavità uterina; dalla cavità dell'utero, in cui si sviluppa l'ovulo fecondato;
dalla vagina, il canale muscolo membranoso piuttosto lungo, che accoglie il flusso mestruale e che termina
con la vulva (i genitali estemi).
COLLO DELL'UTERO O CERVICE VAGINA
Le donne in sovrappeso sono più soggette alla formazione di polipi all'interno dell'utero
ASSORBENTI INTERNI O ESTERNI? Quando il flusso è mollo abbondante, ogni donna può scegliere
assorbenti interni o esterni in base alle proprie preferenze, purché li gestisca con attenzione. Quelli interni
vanno sostituiti almeno ogni due ore e subito dopo un bagno al mare o in piscina. Inoltre, si deve curare
particolarmente l'igiene intima. Bisogna lavarsi la mattina e la sera e, se possibile, anche durante il giorno,
con un detergente a pH neutro, con azione disinfettante. Queste regole vanno rispettate scrupolosamente
perché se l'assorbente non viene cambiato di frequente, il sangue mestruale assorbito crea all'interno della
cavità vaginale un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri nocivi. Per questa ragione ci si deve
anche lavare con cura le mani sia prima di cambiare l'assorbente sia al termine. Anche gli assorbenti esterni
possono aumentare il rischio di infezioni se non cambiali più volte al giorno, fino a dieci in caso di
mestruazioni particolarmente abbondanti. È meglio poi preferire prodotti anallergici per evitare eventuali
irritazioni.
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Anemia in agguato Se le mestruazioni sono sempre molto abbondanti, si corre il rischio di soffrire di anemia
sideropenica, dal momento che si verifica una perdita di ferro in percentuale considerevole. La cura è doppia.
Innanzitutto è necessario potenziare l'apporto di ferro con l'alimentazione. Al contrario di quanto si crede,
questo minerale non è contenuto soltanto nella carne rossa, ma anche in quella bianca, cioè pollo, coniglio e
tacchino, nei legumi e nelle uova. Inoltre, tutti i giorni è importante aggiungere nel proprio menù verdure
ricche di ferro, come i carciofi e il radicchio verde. Non bisogna infine dimenticare la frutta e la verdura con
vitamina C, perché migliora la biodisponibilità del ferro, cioè fa in modo che l'organismo ne possa utilizzare in
maggiore quantità e con maggior efficacia. Dunque bisogna portare spesso a tavola agrumi, lamponi, fragole,
broccoli, cavolini di Bruxelles, asparagi, lattuga, ravanelli. Talvolta, nelle situazioni più serie, è necessaria
anche una cura con integratori di ferro. In commercio esistono diverse formulazioni, tutte ugualmente valide.
La cura dura circa tre mesi e va ripetuta se i valori della sideremia e della ferritina non migliorano.
Formaci specifici possono rallentare l'evoluzione dell'endometriosi e migliorare il flusso abbondante. Ma
quando le isole di endometrio riprendono a crescere dopo la sospensione delle cure e peggiorano anche le
perdite, è necessario ricorrere all'intervento chirurgico. Viene effettuato in laparoscopia, cioè attraverso uno o
più forellini praticati nel basso ventre, sotto l'ombelico, in cui il chirurgo inserisce una sottile sonda per
localizzare esattamente le isole di endometrio e asportarle con microscopici strumenti chirurgici. L'intervento
è in anestesia generale e può essere effettuato anche in day hospital.
L'uso di un contraccettivo adeguato, che metta a riposo l'apparato riproduttivo, permette di curare molti
problemi
INDIRIZZI BOLOGNA III cllnica ostetrica e ginecologica, Policlinico Sant'Orsola Malpighi, tei. 051/6363111
CAGLIARI Clinica ostetrica e ginecologica, Università di Cagliari, tei. 070/652797 FIRENZE Clinica ostetrica
e ginecologica, Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, tei. 055/4296586 MILANO II clinica ostetrica e
ginecologica, Ospedale universitario Mangiagalli, tei. 02/57991 NAPOLI Istituto di clinica ostetrica e
ginecologica, Ospedale Fatebenefratelli, tei. 081/5981111 PISA Clinica ostetrica e ginecologica
dell'Università, tei. 050/553412 ROMA Cattedra di clinica ostetrica e ginecologica, Policlinico Umberto I, tei.
06/49971.
IN FARMACIA*
Progestinici
PRIMOLUT-NOR, 30 compresse, classe A.
Anticoncezionali
CERAZETTE, 28 compresse classe C; KLAIRA, 28 compresse classe C; DIANE, 21 compresse, classe A;
EVRA, 3 cerotti transdermici, classe C; NUVARING, sistema a rilascio vaginale, classe C.
Per i problemi di coagulazione
TRANEX, 30 capsule, classe A.
Integratori di ferro
FERROGRAD C, 30 compresse e FERRITIN-OTI, 20 compresse, classe C.
ABCDizionario EMOCROMO: esame che da indicazioni sui diversi elementi che compongono il sangue,
come il numero dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine per millimetro cubo di sangue, la
concentrazione in grammi di emoglobina e altri parametri come il volume corpuscolare medio e la volumetria
piastrinica. FERRITINA E SIDEREMIA: valori relativi alla quantità di ferro presente nel sangue.
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AUTUNNO TEMPO DI FUNGHI
NON STIAMO PARLANDO DI QUELLI CHE CRESCONO NEI PRATI, MA DI QUELLI CHE SI INCUNEANO
NELLE UNGHIE DEI PIEDI E CHE VANNO DISTINTI DAI BATTERI RESPONSABILI DI ALTRE INFEZIONI.
PER CURARLI, SMALTI É FARMACI PER BOCCA
Claudio Cannone
E alla fine della stagione calda che le nostre estremità manifestano più frequentemente infezioni, malattie
dovute a funghi e batteri che non solo compromettono l'estetica del piede ma mettono a repentaglio la salute
dell'intero organismo. E giunto quindi il momento di prendersi del tempo per osservare le unghie dei piedi e
se presentano qualche stranezza come un ispessimento o una colorazione anomala, di rivolgersi al
dermatalogo che consiglierà i trattamenti più efficaci. CAUSE NOTE, MA SOTTOVALUTATE Unghie gialle,
verdastre o addirittura marroni tendenti al nero sono la conseguenza dell'attacco di miceti (questo è il nome
scientifico dei funghi) ma anche di batteri che, in seguito a microtraumi ripetuti, si spingono in profondità al di
sotto dell'unghia e proliferano. «Basti pensare a quante volte durante l'estate abbiamo camminato a piedi
nudi sugli scogli o abbiamo giocato a beach volley sulla sabbia» interviene il dottar Giovanni Chiarelli. Anche
abitudini scorrette, tipicamente ma non esclusivamente estive, predispongono al problema, come per
esempio utilizzare smalti colorati permanenti che alla lunga rendono fragili le unghie, indossare scarpe strette
e a punta, camminare a piedi nudi in piscina o fare scalzi la doccia in palestra. «Gli ambienti umidi, infatti,
sono i luoghi ideali per la diffusione delle infezioni micotiche e per le conseguenti sovrainfezioni batteriche ed
è anche per questo che le scarpe da ginnastica usate abitualmente possono contribuire a scatenarle»
aggiunge il dermatalogo. Altre cause che espongono l'organismo all'attacco di funghi e batteri sono legate a
un sistema di difesa naturale indebolito, a malattie infiammatorie come la psoriasi*, immunitarie come il lupus
eritematoso sistemico* o metaboliche come il diabete». LE DONNE SONO PIÙ ATTENTE A livello
epidemiologico a soffrire di infezioni micotiche e batteriche alle unghie dei piedi sembra essere il 5-10 per
cento della popolazione. Ne sono colpiti indistintamente e in eguai misura gli uomini e le donne, sia chi
pratica assiduamente sport, in special modo chi ha il piede d'atleta*, sia chi fa una vita sedentaria. «In questo
periodo dell'anno sembra che il problema esploda e affligga maggiormente le donne, ma non è così; è solo
che il sesso femminile è più attento alla cura del proprio corpo e soprattutto più disponibile ad andare dallo
specialista quando vede che qualcosa non va» sottolinea l'esperto. In realtà le onicomicosi di per sé non
danno sintomi, nel senso che non sono dolorose. Di solito la donna se ne accorge molto dopo il loro esordio,
per esempio quando toglie lo smalto usato nei mesi precedenti e l'unghia appare all'improvviso di uno strana
colorazione. QUANDO È GIALLA E ISPESSITA «Se l'unghia è gialla o biancastra può trattarsi di funghi
dermatofiti o del genere Candida albicans. La lamina ungueale può anche diventare particolarmente spessa ,
opaca o friabile (come polverosa), l'unghia si solleva dal suo letto, si storce e crea una sorta di vuoto,
diventando esteticamente molto brutta. Le infezioni da fungo a differenza di quelle batteriche sono altamente
infettive per la persona stessa, ma anche per gli altri e possono diffondersi da un'unghia all'altra e da un
piede all'altro, quindi non vanno mai sottovalutate» avverte il dottor Chiarelli. SE È SCURA E DOLENTE Se
invece l'unghia è marrone o nerastra il responsabile di solito non è un fungo ma un batterio come per
esempio lo Pseudomonas, lo Streptococco o lo Stafilococco, che possono scatenare infezioni anche molto
dolorose, con rigonfiamenti della pelle intorno all'unghia e la secrezione di pus. Il più aggredito dalle colonie
di batteri è di solito l'alluce, per esempio a seguito del cosiddetto giradito o dell'unghia incarnita, una malattia
che oggi anche nei casi più seri non impone più la rimozione totale (onicolisi) dell'unghia stessa ma solo
parziale. U N PRELIEVO PER LA COLTURA Ma è sufficiente l'assenza o la presenza dei sintomi per stabilire
con certezza se si tratta di un'infezione micotica o batterica? «Non basta, ma è una discriminante altamente
rivelatrice» dice l'esperto. «Se c'è arrossamento, gonfiore e pus la causa è quasi sempre batterica. Poi per
conoscere la natura esatta del batterio bisogna effettuare un prelievo del materiale, del tutto indolore, e
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SINTOMI E CURE
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procedere con la coltura. Questa è indispensabile per scegliere la cura antibiotica specifica, che se è per
bocca è quasi sempre a base di ciprofloxacina e se è per uso locale è a base di acido fusidico». In genere
bastano otto giorni per ottenere una guarigione completa. L'ESAME MICOLOGICO Se una persona non ha
dolori, ma l'unghia ha un aspetto alterato si effettua un esame micologico per la ricerca del fungo
responsabile. E indolore e consiste nell'asportazione con un tronchesino di una piccola parte dell'unghia
malata, poi disposta su un vetrino ed esaminata al microscopio per accertare la presenza o meno del fungo.
Lo stesso frammento viene poi messo in piastre di coltura e tenuto in laboratorio per 15 giorni per vedere se e
quanto il fungo si sviluppa. A seconda dell'esito, si stabilisce se la condizione è lieve e necessita di terapia
locale o se è importante e impone anche una cura per bocca. I FARMACI PER BOCCA II fluconazolo,
l'itraconazolo e la terbinafina sono i farmaci sistemici più utilizzati. «Si assumono per bocca e il primo è più
attivo per le onicomicosi da Candida, mentre gli altri rispondono bene alle micosi da dermatofiti. Oggi questi
principi attivi non prevedono più dosi m a s sicce per un periodo breve, a vantaggio di una terapia pulsata,
che cioè prevede per esempio una sola somministrazione alla settimana per sei mesi» aggiunge il dottor
Chiarelli. L'intervallo dei giorni può variare in base al farmaco. G L I SMALTI SPECIFICI SONO EFFICACI
Alla categoria dei sistemici si aggiunge quella dei farmaci a uso topico, cioè locale.
«Contro le infezioni micotiche sono efficaci gli smalti a base di ciclopiroxolamina. Quelli più innovativi
contengono chitosano, una sostanza che permette al principio attivo di penetrare nell'unghia più in profondità
e con maggiore efficacia. Sono prescritti per lunghi periodi, anche per sei mesi e vanno applicati tutte le sere»
precisa l'esperto. Sempre contro le micosi il dermatologo può consigliare anche un altro principio attivo,
l'amorolfina, ancora una volta sotto forma di smalto che, come il precedente, necessita di tempi lunghi di
applicazione prima di garantire la completa guarigione.
ATTENZIONE AGLI EFFETTI COLLATERALI Le conseguenze indesiderate dei farmaci antimicotici sistemici
e topici possono riguardare soprattutto le donne che assumono la pillola anticoncezionale, le persone che soffrono di allergie e quelle che prendono altri farmaci, per esempio per
problemi cardiologici o neurologici, date le possibili interferenze. «È basilare quindi che la prescrizione del
farmaco sia preceduta da un'attenta anamnesi, specie se il malato è un anziano che già abitualmente
assume altri medicinali. A questa categoria di persone si preferisce dare soltanto la cura antimicotica locale,
mentre ai giovani e agli sportivi, indipendentemente dal sesso, di solito viene prescritta una cura per bocca e
una topica. Tutti i trattamenti antimicotici devono essere fatti in questo periodo dell'anno o in pieno inverno,
perché durante i mesi estivi e più assolati hanno l'effetto collaterale di essere fotosensibilizzanti*» conclude il
dottor Chiarelli. LO SPECIALISTA Il dottor Giovanni Chiarelli è responsabile di dermatologia allergologica
presso l'Ospedale San Raffaele Resnati di Milano e specialista dermatalogo ambulatoriale presso il
Dipartimento di dermatologia cosmetologica dell' Ospedale San Raffaele di Milano.
1I consigli di prevenzione
Tenere le unghie pulite e corte ed evitare di limarle ai lati
Asciugare scrupolosamente i piedi, specialmente nella zona tra le dita Non strappare le pellicine ai bordi
dell'unghia, ;, non indossare scarpe strette e poco traspiranti ed evitare qualsiasi altro tipo di trauma 4Mai
camminare a piedi nudi nelle piscine, palestre, camere d'albergo Non usare smalti colorati troppo a lungo né
gel per la ricostruzione delle unghie perché possono danneggiare la lamina ungueale, che rischia di sfibrarsi
e spezzarsi Curare le ferite o i calli perché possono favorire le infezioni Indossare calze in fibre naturali o in
tessuti tecnici appositamente studiati per la pratica sportiva e poi lavarle in lavatrice a 60°C Non rivolgersi a
estetiste improvvisate e accertarsi che gli strumenti per la pedicure siano sterilizzati Evitare alimenti ricchi di
zuccheri e lieviti che fanno peggiorare le infezioni micotiche
I I GIRADITO? COLPA DEI BATTERI Quando un dito del piede si presenta arrossato, caldo, pulsante e
soprattutto dolorante, si è in presenza quasi sempre della perionissi, più comunemente detta giradito. Si tratta
di un'infiammazione conseguente all'abitudine di strappare le pellicine o di effettuare una pedicure troppo
aggressiva che apre il varco a una o più specie batteriche. Il giradito è causato per lo più dall'Escherichia coli
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e dallo Streptococcus pyogenes, ma anche dallo Pseudomonas, un batterio che penetra nei piedi a seguito
del contatto delle piante con la terra. La perionissi è una malattia infettiva che deve essere curata con un
antibiotico per bocca, per esempio con la ciprofloxacina, e con uno topico come l'acido fusidico o la
mupirocina. Esiste anche un rimedio della nonna, che consiste nell'immergere il dito colpito nell'acqua salata:
tuttavia, anche se in questo modo l'infezione può migliorare, senza il ricorso all'antibiotico non è in grado non
guarire completamente.
È più vulnerabile all'attacco di funghi e batteri chi ha le difese naturali indebolite o soffre di malattie
infiammatorie, immunitarie o metabolicheH
IN FARMACIA* PER BOCCA A base di fluconazolo DIFLUCAN, capsule, classe A; ELAZOR, capsule, calsse
A. A base di itraconazolo SPORANOX, compresse, classe A; TRIASPORIN, compresse, classe A. A base di
terbinafina LAMISIL, compresse, classe A A USO LOCALE A base di ciclopiroxolamina NIOGERMOX,
smalto per unghie, classe C. A base di amorolfina LOCETAR, smalto per unghie, classe C.
A base di acido fusidico DERMOMYCIN crema, classe C; FUCIDIN crema, classe C.
ABC Dizionario FOTOSENSIBILIZZANTE: sostanza che applicata sulla pelle o assunta per bocca può
provocare eritemi, vescicole, eczemi a seguito dell'esposizione ai raggi solari. LUPUS ERITEMATOSO
SISTEMICO: malattia che coinvolge organi e apparati, dalle cause ancora sconosciute. Comporta dolori
articolari, febbre, malessere generale. PIEDE D'ATLETA: infezione detta scientificamente Tinea pedis,
causata da un fungo che si annida tra le dita dei piedi. È comune tra gli sportivi che soffrono di sudorazione
abbondante e che utilizzano scarpe che non facilitano la traspirazione PSORIASI: malattia degenerativa della
pelle, di causa ignota, contrassegnata da una proliferazione localizzata di cellule della pelle.
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QUANDO SEDERSI E UNA SOFFERENZA
LE TECNICHE CHIRURGICHE USATE PER RISOLVERE LE EMORROIDI IN GENERE HANNO DUE
LIMITI: CAUSANO FORTI DOLORI E HANNO UN'ALTA PERCENTUALE DI RECIDIVE. OGGI , PERÒ, C'È
UNA NOVITÀ CHE PROMETTE DI LIMITARE ENTRAMBI I PROBLEMI
Roberto Raviolo
Secondo gli ultimi dati, in Italia le persone con problemi di emorroidi sarebbero oltre tre milioni e mezzo. La
diffusione del disturbo si basa su stime, ma non su dati reali. Molte persone che ne soffrono, infatti, non ne
parlano con il medico per pudore e cercano soluzioni fai da te. Le emorroidi invece vanno affrontate al più
presto per diversi motivi. VANNO TRATTATE SEMPRE «Innanzitutto perché, seppur raramente, le loro
manifestazioni possono sovrapporsi con i sintomi del tumore del colori retto, una malattia che, se affrontata in
tempo, si può risolvere» interviene il professor Angelo Caviglia. «In secondo luogo, perché oggi le emorroidi
si possono curare con diverse tecniche farmacologiche e chirurgiche che causano meno dolore rispetto al
passato. Il terzo motivo è che si possono complicare: può cioè accadere che il flusso di sangue che affluisce
a un'emorroide si interrompa, causando un coagulo locale che da luogo a fitte molto intense. Per non parlare
delle forme di anemia dovute al continuo sanguinamento; del prurito che subentra quando le emorroidi
prolassano e, scendendo nel retto, danno luogo a dermatiti; della stitichezza persistente, causa ma anche
conseguenza delle emorroidi; dell'incontinenza delle feci, se al contrario sono liquide. Tutti questi disturbi
possono realmente incidere sul benessere e sulla vita quotidiana: per questo è importante conoscere tutte le
possibilità in fatto di cura. Perché le emorroidi si possono affrontare e risolvere. VA MODIFICATO LO STILE
DI VITA Una volta che sono state escluse altre malattie e che lo specialista è sicuro che si tratti proprio di
emorroidi, è necessario mettere in atto tutte le possibili strategie per ridurre i sintomi. Se il problema è ancora
lieve e i cuscinetti infiammati non causano troppo fastidio, alcune modifiche allo stile di vita possono rivelarsi
risolutive. È importante innanzitutto curare la propria alimentazione, bevendo molto e assumendo fibre per
ridurre la stitichezza e la pressione delle feci dure nella zona anorettale. E utile anche esegui
re semicupi caldi: basta sedersi in pochi centimetri di acqua per 15-20 minuti tre volte al giorno per ridurre
l'infiammazione. Se invece le emorroidi iniziano a dare faslidio, è possibile ricorrere a farmaci da banco:
creme e pomate a base di anestetici, idrocortisone, astringenti o antisettici possono alleviare il fastidio e il
prurito, almeno temporaneamente. «1 farmaci, anche quelli senza obbligo di prescrizione, non vanno usati a
lungo senza consultare il medico» avverte il professor Caviglia. «Altrimenti, possono verificarsi effetti
collaterali come eritema, irritazione e micosi della cute intorno all'ano. Inoltre, occorre precisare che i farmaci
non curano le emorroidi, ma sono solo in grado di alleviare i sintomi». LA LEGATURA E LE INIEZIONI
SCLEROSANTI Se le emorroidi cominciano a causare un fastidio più serio si può prendere in considerazione
il ricorso a tecniche poco invasive che si effettuano in ambulatorio. La legatura elastica, per esempio, viene
generalmente utilizzata per ridurre i sintomi delle emoroidi di I, II e III grado . Il medico posiziona uno o due
elastici sottili intorno alla base di un'emorroide interna per ostruire la circolazione del sangue. In questo modo
l'emorroide si secca e cade nel giro di una settimana. La procedura funziona in molti casi, ma può produrre
qualche effetto indesiderato, come fastidio e sanguinamento che possono cominciare due-quattro giorni dopo
la legatura. Per ridurre il volume dell'emorroide si può ricorrere anche alle iniezioni sclerosanti: lo specialista
inietta una soluzione chimica nell'emorroide per creare una sclerosi della vena. L'iniezione non è dolorosa,
ma può essere meno efficace della legatura elastica. Infine, se in un'emorroide esterna si è formato un
coagulo di sangue, il medico può eliminarlo con una semplice incisione, manovra non dolorosa, che procura
un immediato sollievo. L'ASPORTAZIONE CHIRURGICA CLASSICA Per curare le emorroidi più serie, di III o
IV grado, lo specialista può optare per l'asportazione chirurgica. Esistono due tipi principali di interventi
tradizionali: la tecnica di Ferguson o emorroidectomia chiusa e la tecnica di Milligan e Morgan o
emorroidectomia aperta. La prima prevede l'asportazione delle emorroidi e la riparazione delle ferite anali con
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CHIRURGIA
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suture, per favorire una più rapida cicatrizzazione. La seconda si basa sempre sull'asportazione chirurgica
delle emorroidi, attraverso la rimozione dell'eccesso di tessuto responsabile di emorragie e prolasso, ma le
ferite sono lasciate aperte per permettere una guarigione spontanea. Entrambe le tecniche vengono
effettuate in anestesia generale, la persona deve restare nella struttura ospedaliera da uno a quattro giorni ed
è possibile riprendere la propria attività in tre-sei settimane circa. Il grosso limite delle tecniche tradizionali è
quello di causare molto dolore perché l'ano è una delle regioni più sensibili di tutto il corpo. Va detto però che
queste tecniche hanno un basso rischio di recidive. Si TOGLIE SOLO IL TESSUTO PROLASSATO Dalla fine
degli anni Novanta sono state messe a punto tecniche che, a differenza di quelle tradizionali, hanno l'obiettivo
di non rimuovere le emorroidi infiammate, bensì solo il prolasso mucoso rettale. L'intervento, chiamato
prolassectomia, riduce prima di tutto il dolore, ma anche il sanguinamento. La prima procedura di
prolassectomia in ordine di tempo è stata la cosiddetta "tecnica di Longo". È tuttora in uso e si avvale di una
particolare suturatrice* meccanica chiamata stapler. Con questo dispositivo si asporta un anello di tessuto
mucoso prolassato al di sopra dei cuscinetti emorroidari, che L vengono poi riposizionati dalla suturatrice
stessa nella loro sede naturale. «La tecnica con stapler è diventata negli ultimi anni l'intervento di prima
scelta per le emorroidi di II grado avanzato, di IH e IV grado» spiega il chirurgo. «L'uso della suturatrice,
asportando la mucosa rettale ed emorroidaria prolassata, permette di ricreare un canale anale con anatomia
normale. Questo ha notevoli vantaggi: dal momento che la sutura è interna al eanale anale, in zone poco
innervate, il dolore e i fastidi, nei giorni seguenti l'operazione, sono ridotti. Inoltre, la conservazione dei
cuscinetti emorroidari è importante per la continenza anale». L'intervento viene effettuato normalmente in
anestesia locale con sedazione, ma può essere eseguito con tutti i tipi di anestesia, dalla spinale alla
generale, a seconda delle condizioni di salute della persona. Il ricovero va da uno a quattro giorni e necessita
di circa due settimane per la ripresa delle attività quotidiane. RECIDIVE FREQUENTI Nonostante questi
indubbi vantaggi, la prolassectomia è ancora soggetta a una percentuale di recidive più elevata rispetto
all'intervento chirurgico classico: le emorroidi si ripresentano nell'8-9 per cento dei casi, contro il 2-3 per cento
dell'intervento chirurgico tradizionale, soprattutto sul lungo periodo e nelle persone che presentano una
malattia emorroidaria associata a un grosso prolasso rettale interno. Questa maggior frequenza di recidive
dipende essen
Andare in bicicletta, in moto oppure a cavallo può fare peggiorare lo stadio delle emorroidi zialmente
dall'incompleta asportazione del prolasso rettale. Le suturataci inizialmente disponibili sul mercato non
riuscivano infatti ad asportarne una quantità sufficiente e in modo selettivo. NUOVE SOLUZIONI Per ovviare
a questi limiti sono state messe a punto nuove soluzioni. Oggi è possibile infatti ricorrere a un intervento
chirurgico abbastanza simile ma un po' più invasivo: la cosiddetta Starr (Stapled trans-anal rectal resection).
Tale procedimento comporta l'utilizzo di due suturatrici per asportare due semilune di parete rettale, anziché
un anello tutto in una volta. Grazie a questa tecnica, le recidive sono state ridotte. L'intervento è, tuttavia, più
complesso e può causare un sanguinamento abbondante. U N A SUTURATRICE CIRCOLARE È nata quindi
l'esigenza di suturatrici di nuova concezione, che consentissero di asportare una maggiore quantità di tessuto
prolassato, limitando comunque il sanguinamento. L'ultima novità è rappresentata dalla suturatrice meccanica
circolare ad alto volume. Questa soluzione costituisce un importante progresso tecnologico nella cura delle
emorroidi. Ci sono ancora studi in corso per valutare il presentarsi di recidive, ma queste sembrano essere
meno frequenti: la tecnica ha quindi il merito di unire la riduzione del dolore al minore rischio di ritorno della
malattia e, pur non modificando le procedure chirurgiche standardizzate, di ottenere migliori risultati e minore
sanguinamento. La nuova tecnica è eseguita presso numerose strutture ospedaliere specializzate ed è
rimborsata dal Servizio sanitario nazionale. LO SPECIALISTA Il professor Angelo Caviglia è direttore
dell'Unità dipartimentale colonproctologica dell'Ospedale San Camillo Forlanini di Roma e segretario della
Società italiana unitaria di colonproctologia (Siucp). Ha effettuato più di 4.500 interventi di proctologia e più di
400 interventi sul colori.
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IL TERMINE E MALATTIA EMORROIDARIA Le emorroidi sono cuscinetti di tessuto vascolare che rivestono
un importante ruolo nel mantenimento della continenza fecale. Sono composte da tessuto vascolare, da vasi
arteriosi e venosi tra loro collegati (anastomizzati), da tessuto connettivo* con un elevato contenuto di fibre
elastiche e collagene. La malattia emorroidaria compare quando si verifica il prolasso della mucosa del retto,
che fa slittare verso il basso i cuscinetti emorroidari i quali, non più localizzati nella loro sede anatomica
normale, possono cominciare a dolere e sanguinare. Le emorroidi possono essere localizzate all'interno del
retto (emorroidi interne), sotto la pelle che circonda l'ano (emorroidi esterne) oppure possono essere miste,
interne ed esterne. Quando ci sono sanguinamento e disturbi non è quindi del tutto corretto parlare di
emorroidi, bensì di malattia emorroidaria.
I chili di troppo favoriscono la comparsa delle emorroidL, perché il peso dell'addome rallenta il ritorno
venoso <
fe peggiora la pressione sulle venedej retto
Fattori ereditaria ma non solo Secondo gli esperti esiste una predisposizione ereditaria alle emorroidi,
dovuta alla presenza di una debolezza congenita delle pareti venose. Ci sono però altri fattori che le
favoriscono. Lo sforzo eccessivo e prolungato nella defecazione dovuto alla stitichezza è considerato una
delle cause principali di emorroidi. Le vene intorno all'ano, infatti, tendono ad allungarsi sotto pressione e
possono gonfiarsi o protrudere. Altre cause sono la diarrea cronica, per i suoi effetti irritanti sulla mucosa
anorettale; uno stile di vita sedentario; il consumo eccessivo di alcolici, di cibi fritti e piccanti. Il sovrappeso e
ancora di più l'obesità sono considerate possibili cause di malattia emorroidaria: l'aumento del peso nell'area
addominale rallenta infatti il ritorno del sangue venoso e peggiora la pressione sulle vene del retto. Anche
alcune attività quotidiane aumentano il rischio: sollevare regolarmente oggetti molto pesanti, come accade in
alcuni lavori, gli sport molto intensi, come il sollevamento pesi, l'aerobica, o caratterizzati da po- sizioni sedute
come l'equitazione, il ciclismo, il motociclismo, tutte condizioni che creano un aumento della pressione sulle
vene del retto e un eccesso di carico sulle strutture di sostegno del canale anale. Infine il fumo, per i suoi noti
e molteplici effetti dannosi a livello dei vasi sanguigni, può favorire la comparsa delle emorroidi.
I DIVERSI GRADI DI DISTURBO
MANCA IL TESTO MINI TEST
per sapere se sei a rischio
1. NELLA TUA FAMIGLIA ALTRE PERSONE HANNO SOFFERTO O SOFFRONO DI MALATTIA
EMORROIDARIA? 2. SEI IN SOVRAPPESO OPPURE HAI PROBLEMI DI OBESITÀ? 3. SOFFRI DI
STITICHEZZA O, AL CONTRARIO, SEI SPESSO SOGGETTO A EPISODI DI DIARREA? sì si il4. BEVI
MOLTI CAFFÈ AL GIORNO? 5. MANGI CIOCCOLATO, ALIMENTI PICCANTI, FRITTI O PESANTI? 6.
FUMI? 7. IL TUO LAVORO TI COSTRINGE A SOLLEVARE PESI? 8. IL TUO STILE DI VITA È DI TIPO
SEDENTARIO ? un gastroenterologo. 9. PRATICHI UNO SPORT COME EQUITAZIONE, MOTOCICLISMO,
CICLISMO A LIVELLO AGONISTICO? Se hai risposto "sì" ad almeno sei domande, significa che sei a rischio
di sviluppare la malattia emorroidaria. Ai primi sintomi, rivolgiti a un colonproctologo o
LA DIETA GIUSTA
MANCA IL TESTO Andare in bicicletta, in moto oppure a cavallo può fare peggiorare lo stadio delle
emorroidi
GLI INDIRIZZI* PIACENZA Divisione di chirurgia/Unità di colonproctologia, Presidio ospedaliero di
Castel San Giovanni, tei. 0523/880134. ROMA Struttura dipartimentale di colonproctologia, Ospedale
San Camillo Forlanini, tei. 06/58703037 TERNI Unità operativa chirurga generale surgery, Asl 4,
Ospedale di Narni, tei. 0744/ 740285 TORINO Ospedale civile Edoardo Agnelli di Pinerolo, tei.
0121/2331260. DAL BRUCIORE AL DOLORE INTENSOI sintomi delle emorroidi dipendono solitamente
dalla localizzazione. I primi segnali delle emorroidi esterne possono essere fastidio, prurito e bruciore nella
regione anale. Può comparire sanguinamelo non doloroso durante la defecazione: fa persona può notare
piccole quantità di sangue rosso vivo sulla carta igienica o nel wc. Si avvertono anche gonfiore e dolore a
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livello della regione anale, oltre alla presenza di una sorta di grumo in prossimità dell'ano, che può essere
sensibile o dolente. E anche possibile perdere piccole quantità di feci. Qualche volta il sangue in
un'emorroide esterna può formare un coagulo (trombo), che aumenta il gonfiore, causa infiammazione e
dolore, soprattutto durante la defecazione e in posizione seduta. Le emorroidi interne generalmente non si
avvertono, ma lo sforzo della defecazione e l'irritazione dovuta al passaggio delle feci possono causare
sanguinamento. Quando lo sforzo della defecazione spinge un'emorroide interna verso l'esterno attraverso il
canale anale si parla di protrusione o prolasso dell'emorroide, che può causare irritazione e anche forti
dolori.IN FARMACIA* PROCTOLYN, pomata rettale, classe C; PREPARAZIONE H, unguento, classe C;
RUSCOROID, crema rettale, classe C; ANTROLIN, pomata, classe C (per emorroidi con ragadi);
RECTOGESIC, unguento rettale, classe C (dopo l'intervento per la difficoltà a evacuare); DAFLON,
compresse, classe C (per far rientrare l'emorroide in fase acuta); ARVENUM, compresse, classe C (per
emorroidi che sanguinano).ABCDizioncirio TESSUTO CONNETTIVO: tessuto di sostegno, collegamento e
nutrizione degli organi del corpo. SCLEROSI: termine che indica l'indurimento del tessuto che costituisce un
organo. SUTURATRICE: strumento utilizzato in chirurgia, in grado di effettuare in modo automatico le sutu'e.
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Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
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della CI (Consumers' International), di ICRT (International Consumers' Research and Testing) el BEUC
(Ufficio europeo delle associazioni di consumatori).
INDIPENDENTI L'associazione Altroconsumo si finanzia con le quote associative e l'abbonamento alle
proprie riviste, che non contengono pubblicità, né informazioni pagate da produttori o da gruppi di interesse
politico e finanziario. L'indipendenza è totale: finanziaria, politica e ideologica, a garanzia della obiettività dei
giudizi, dei consigli, delle prese di posizione. EFFICACI DALLA TUA PARTE La nostra missione è
esclusivamente orientata a soddisfare le necessità dei consumatori e a tutelare i loro diritti. Per questo
offriamo servizi di consulenza individuale ai nostri associati e, in forma diretta, concreta e adeguata, portiamo
la voce e le istanze dei consumatori presso tutti gli interlocutori istituzionali e sociali. II nostro metodo di
lavoro si basa su criteri di rigore scientifico, efficienza e competenza. Ai test e alle inchieste lavorano tecnici
qualificati e specialisti di settore (ingegneri, alimentaristi, medici, farmacisti, giuristi, analisti finanziari,
giornalisti...) che mettono la loro professionalità al servizio dell'informazione, della consulenza, della
risoluzione dei problemi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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I NOSTRI VALORI
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 3
ALLA NOSTRA SALUTE!
Rosanna Massarenti
La tutela della salute è entrata finalmente nell'agenda politica. Bene, direte. Un governo molto concentrato sul
risanamento delle finanze pare aver capito che anche il benessere dei cittadini può aiutare l'economia e che
la salute di tutti può essere meglio tutelata su più fronti: modificando gli stili di vita, eliminando gli sprechi,
offrendo assitenza capillare a tempo pieno e riorganizzando il servizio guidati dalle logiche del bene comune,
e non da quelle della spartizione di posti per dirigenti e primari. Magari fosse vero che tutte queste buone
intenzioni trovassero una realizzazione concreta. Già ora, nel momento in cui scriviamo (settembre), le forti
pressioni di lobby e categorie interessate sono riuscite ad annacquare, se non ad annullare, molti
provvedimenti. Niente tassa sulle bibite, stralciato l'articolo sulle farmacie, nessun obbligo per i medici di
associarsi per garantire assistenza 24 ore su 24, con il risultato che solo alcune regioni potranno garantire il
servizio. E chissà che altro succederà prima dell'approvazione definitiva. Oggi, dunque, mentre festeggiamo i
nostri primi 100 numeri, non possiamo ancora brindare a una vera e coraggiosa riforma della sanità pubblica.
Fedeli al nostro ruolo, continueremo a offrirvi un'informazione indipendente. Lo facciamo da sempre su
Altroconsumo e, dal lontano 1995, su questa rivista, che approfondisce i temi del benessere, del mercato
subdolo e mangiasoldi che gli gira intorno, dei farmaci e delle cure, della prevenzione e del diritto di tutti a
un'adeguata assistenza. Tutti i temi legati alla salute sono intrecciati: efficienza ed equità del servizio
pubblico, rapporto medico-paziente, educazione a corretti stili di vita. In un settore dove la pubblicità ha gioco
facile, visto che per stare in salute si è disposti a quasi tutto, e dove le informazioni sono quasi sempre
sponsorizzate, vi abbiamo messi in guardia dalle false promesse di prodotti, rimedi o prestazioni che si
vendono come miracolosi. Numero dopo numero, abbiamo affrontato i temi della corretta alimentazione e
della qualità del cibo che compriamo. Ci siamo occupati dei farmaci, della loro sicurezza e anche del loro
costo, promuovendo, primi in Italia, una cultura del generico. Per risparmiare, perché le risorse economiche,
pubbliche e private, sono sempre più limitate e vanno usate con intelligenza per garantire cure adeguate a
tutti.
Foto: 100 numeri di informazione indipendente e di battaglie per difendere la salute
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Editoriale
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 10
Cento di questi numeri
Siamo arrivati insieme al numero 100 di Test Salute. Chi ci ha seguito ha potuto smascherare tante
menzogne. Risparmiare. E guadagnare salute.
In preda al panico scatenato da un'informazione superficiale e allarmistica vi siete precipitati in farmacia a
comperare antivirali per proteggervi dall'influenza suina? Se leggete Test Salute, no. E neanche avete
comperato inutili gel per "disinfettare" le mani. Vi siete buttati sull'ultima dieta dimagrante alla moda,
seguendo i consigli alimentari più assurdi per perdere "tre chili in dieci giorni" e riprenderli nei dieci giorni
successivi? Se leggete Test Salute, no. E neanche avete comprato integratori per bruciare il grasso, creme
antiadipe, né tantomeno farmaci pericolosi per dimagrire. Se ci leggete, avrete evitato anche molti altri
comportamenti inutili e dannosi: per esempio, sapete perfettamente che prima di prendere un farmaco
bisogna accertarsi che sia veramente utile e che in molti casi non lo è, anche se la pubblicità lo presenta
come la panacea per tutti i mali. Avrete capito che non c'è integratore, neanche il più pubblicizzato, che
possa sostituire una dieta ricca di frutta e verdura. Saprete perfettamente che quando si compra un prodotto
alimentare non conta quello che è strillato sulla confezione, ma solo quanto è elencato tra gli ingredienti. E
questi sono soltanto alcuni esempi. Grazie ai quali tutti quanti abbiamo vissuto meglio e abbiamo risparmiato.
Una voce libera Non nascondiamocelo: lo stato dell'informazione, nel nostro Paese, non è proprio dei migliori.
Per questo il nostro lavoro ci piace: perché per molti versi siamo unici. In primo luogo, la nostra regola di
fondo è basarci su dati, il più possibile oggettivi, e non su opinioni, per quanto autorevoli queste possano
essere. Quando è possibile, scegliamo una strada costosa, ma efficace: quella del test di laboratorio.
Possiamo farlo, praticamente unici in Italia, per una serie di motivi: perché collaboriamo con altre associazioni
di consumatori europee, insieme a cui sosteniamo i costi; e perché non dobbiamo temere ricatti dagli
inserzionisti pubblicitari, dato che la nostra rivista non contiene neanche una riga di pubblicità. E di test, in
questi anni, su Test Salute ne avete visti molti: abbiamo portato in laboratorio dalle bevande energetiche agli
occhiali per presbiti, dalla biancheria intima ai saccocci per cuocere il pollo, dagli epilatori ai probiotici, dai
farmaci comprati su internet agli integratori al mirtillo... e stiamo parlando soltanto dei test pubblicati negli
ultimi mesi. Solide basi scientifiche Non sempre è possibile o ha senso fare test. Non si può fare un test per
accertare l'efficacia di un farmaco: ci vogliono studi clinici svolti da esperti. Anche le conseguenze per la
salute delle nostre scelte di vita non si possono certo verificare in laboratorio. In questi casi, applichiamo un
metodo altrettanto rigoroso: passiamo al vaglio tutta la letteratura scientifica disponibile in materia,
analizzandone l'affidabilità, la serietà della rivista su cui è pubblicata, la numerosità del campione sui cui sono
svolti gli studi. Il tutto, cerchiamo sempre di trasformarlo in consigli pratici. Per esservi veramente utili:
riuscirci è il nostro premio. Che oggi vogliamo condividere con voi. Cento di questi numeri!
www.altroconsumo.it/salute
A ciascuno il suo Grazie al nostro sito, nel corso di questi anni abbiamo potuto puntare su informazione e
servizi personalizzati, ritagliati su misura per te. A pagina 5 trovi l'elenco completo, qui ti presentiamo alcuni
dei servizi interattivi per eccellenza, I nostri calcolatori online. \ Nella banca dati farmaci puoi inserire il nome
di un principio attivo o il nome commerciale del medicinale che ti interessa: scoprirai il farmaco più
economico, il suo prezzo, se ci vuole la ricetta, se è rimborsato dal servizio sanitario, se contiene lattosio o
glutine. www.altroconsumo.it/salute \ Per verif icare se il tuo peso è corretto, puoi calcolare il tuo indice di
massa corporea, inserendo peso, altezza ed età e scoprire anche il tuo fabbisogno calorico,
www.altroconsumo.it/alimentazione \ Per tenere sotto controllo la tua alimentazione, puoi verificare come va
la tua dieta dal punto di vista di alcuni alimenti particolari che incidono sulla salute: sale, zucchero, caffè,
alcol. www.altroconsumo.it/alimentazione
Foto: Si risparmia molto evitando acquisti inutili e dannosi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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AL VOSTRO FIANCO
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 18
Se la salute è in offerta
Abbiamo provato alcune visite mediche ed esami a prezzi superscontati con Croupon e simili. Attenzione agli
accertamenti inutili o rischiosi.
Una controllatina al cuore, con tanto di Ecg ed ecodoppler? Finora non ci avevi mai pensato, ma l'offerta che
ti arriva nella casella di posta elettronica è troppo allettante per lasciarsela sfuggire. Vivi in una città inquinata
e vuoi sapere come stanno i tuoi polmoni? Con un clic, e senza neanche passare dal tuo medico di fiducia, ti
togli lo sfizio di una visita pneumologica completa. Il tutto spendendo cifre che si avvicinano al ticket del
sistema sanitario. È la nuova frontiera delle proposte low cost dei siti di social shopping: tra serate al
ristorante, massaggi e offerte di week end fuori porta, fioccano anche gli annunci in camice bianco. Una
manna per i consumatori? L'ingresso di queste offerte ha sollevato polemiche, in particolare da parte
dell'Ordine dei medici, che non solo ha accusato i suoi associati di svilire la qualità professionale e di violare il
codice deontologico, ma ha anche messo in guardia i potenziali pazienti sui rischi che si possono incontrare
approfittando di offerte superscontate inerenti la salute. Indagine sul campo Intenti protezionistici? Scarsa
propensione alla concorrenza delle associazioni professionali? O rischi reali? Una risposta univoca non c'è.
Sicuramente il fatto di muovere la concorrenza, abbassando i prezzi di prestazioni gèneralmente molto
costose (a volte in maniera ingiustificata) ci vede favorevoli. I dentisti, per esempio, hanno vissuto per anni di
rendita, applicando tariffe esagerate e ora, anche grazie alla concorrenza di colleghi che non disdegnano i
supersconti, dovranno adeguarsi al nuovo panorama. Ma il rischio di incappare in qualche problema, come la
scarsa accuratezza della visita (cosa, per la verità, che può accadere anche nel servizio pubblico o tra le
mura del più rinomato specialista) o l'ambiguità della reale consistenza dell'offerta, esiste. Lo dimostra la
nostra indagine sul campo, negli ambulatori di decine tra dentisti, dermatologi, dietologi, cardiologi,
pneumologi e andrologi che hanno pubblicato un'offerta sui siti di acquisti di gruppo (Groupon, Groupalia,
Let's Bonus ecc.) e le oltre 130 testimonianze dei soci che abbiamo raccolto con un questionario aperto sul
nostro sito. Perché curarti se non sei malato? A prescindere dai risultati concreti del nostro viaggio tra la
sanità in offerta - di cui potete vedere i dettagli nelle schede alle pagine seguenti - quello che più ci lascia
perplessi su questo tipo di offerte non è tanto il rischio di incappare in un medico disonesto o poco
scrupoloso, cosa che può avvenire in qualsiasi contesto, quanto quello di essere spinti ad acquistare, come
una qualsiasi altra "mercé" visite ed esami di cui non abbiamo affatto bisogno. E che ciò ci faccia entrare in
una spirale di accertamenti e approfondimenti, che alla fine sono inlnfluenti sulla qualità della nostra salute e
sulla nostra aspettativa di vita. 0 che addiruttura la peggiorino, contribuendo ad aumentare il nostro stress. Ok
se ne hai bisogno Per questo è importante capire che per cogliere al meglio il vantaggio economico delle
visite scontate bisogna acquistarle solo se sono davvero necessarie e cioè se sono state consigliate e/o
prescritte dal medico di famiglia. Il metodo dell'inchiesta Voce ai soci e visite Abbiamo raccolto, attraverso un
questionario aperto sul nostro sito, 130 segnalazioni di soci che hanno acquistato un coupon sui siti di social
shopping negli ultimi sei mesi. Le esperienze raccolte sono principalmente legate ai trattamenti estetici.
Siamo andati di persona Abbiamo quindi acquistato e utilizzato 15 coupon di offerte di prestazioni di tipo
medico su Groupon, Croupalia, Poinx e Letsbonus in quattro città: Milano, Roma, Bari e Palermo.
Foto: Cli sconti dei medici online fanno concorrenza al ticket del sistema sanitario
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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INCHIESTA
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 25
VACCINO ANTINFLUENZALE, SERVE?
Il vaccino contro l'influenza è uno dei più discussi: la sua efficacia è infatti messa in dubbio da diversi studi.
Dalla nostra inchiesta è emerso che oltre l'80% della popolazione (grafico in fondo al box) sa che ci si può
ammalare anche se si è vaccinati. Ma, nonostante questo, il 53% del campione nella fascia d'età fra i 65 e 74
anni si è vaccinato nell'ultima stagione invernale. + Chi è a rischio. Tutti possiamo ammalarci di influenza, ma
i soggetti più deboli, per cui potrebbe causare delle complicazioni - e per cui la vaccinazione è raccomandatasono soprattutto gli anziani (con più di 65 anni) e le persone con malattie croniche, come cardiopatie o
malattie a carico dell'apparato respiratorio. Il consiglio è di fare il vaccino appena è disponibile, per dare
all'organismo il tempo di montare una difesa adeguata. Da tenere presente che la stagione influenzale vada
fine dicembre a fine marzo. + Perché non è efficace al 100%. Il vaccino, come abbiamo detto, non garantisce
una protezione totale: la sua efficacia negli adulti in buona salute è solo del 70% (su 10 persone che si
vaccinano, in 3 prendono comunque l'influenza). L'efficacia è limitata anche dal fatto che il virus muta ogni
anno e che l'Organizzazione Mondiale della Sanità, per consentire alle case farmaceutiche di preparare il
vaccino in tempo, è costretta a fare una previsione sullaformulazione molti mesi prima della stagione
influenzale. E siccome il virus è in continuo cambiamento, il margine di errore è piuttosto ampio. Anche nel
caso in cui ci sia perfetta corrispondenza fra vaccino e il tipo di virus circolante, la risposta dell'organismo non
avviene in tutti i soggetti nello stesso modo. Ad esempio, negli anziani, che hanno un sistema immunitario
meno reattivo, la risposta potrebbe essere insufficiente. Non dimentichiamoci, poi, che il vaccino non
protegge dalle malattie parainfluenzali, dovute ad altri virus, che sono di fatto la maggioranza delle infezioni
respiratorie invernali. * Cosa consigliano gli esperti. L'efficacia del vaccino è difficilmente dimostrabile anche
per una carenza di dati affidabili: gran parte delle informazioni a nostra disposizione, infatti, arriva da studi
non sperimentali; inoltre, anziani e malati cronici sono poco rappresentati negli studi clinici. Nonostante ciò,
governi e autorità sostengono questa forma di prevenzione. Che fare, dunque, visto che il vaccino è, ad oggi,
l'unico strumento di prevenzione disponibile? Nell'attesa di avere dati più affidabili, il consiglio degli esperti è,
per i soggetti a rischio, di continuare a vaccinarsi: meglio una prevenzione parziale, che totalmente
mancante. * Falsi pregiudizi e possibili reazioni. Nel grafico abbiamo riassunto i principali convincimenti
rispetto a efficacia e sicurezza. Da notare come una percentuale piuttosto significativa dei nostri intervistati
creda che il vaccino contro l'influenza, essendo riformulato ogni anno, sia meno sicuro di altri. In realtà non è
così: la procedura seguita per prepararlo è standard e testata, quindi può essere considerata sicura. Gli effetti
collaterali più comuni sono minimi: dolore nella zona dell'inoculazione, febbre bassa e debolezza. E solo il
13% dichiara di averne sofferto. In quanti non sanno la "verità" Benché venga riformulato ogni anno, è un
vaccino sicuro come gli altri È importante per gli anziani vacci- " narsi contro l'influenza Non è completamente
efficace: chi si vaccina può ancora ammalarsi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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EFFICACIA PARZIALE E DATI INCERTI / INCHIESTA
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 26
Il corpo e la sua crema
Per tenere la nostra pelle ben idratata non è necessario spendere molto. Il nostro Miglior Acquisto si compra
al supermercato.
Per mantenere la pelle del nostro corpo liscia e morbida l'acqua da sola non basta. Anzi, se ci si lava troppo
si perdono le sostanze idratanti presenti nel suo strato superficiale. Quindi, dopo la doccia o il bagno, è buona
abitudine dissetarla con una crema idratante. Il sole, il freddo, il vento, ma anche l'aria condizionata sono gli
stress, spesso quotidiani, che fanno perdere acqua ed elasticità alla pelle, che per stare bene deve
mantenere un tasso di acqua del 13% circa. Le creme idratanti per il corpo che troviamo sul mercato sono
tutte efficaci nel ridare la giusta idratazione alla nostra pelle. Infatti, i 13 prodotti che abbiamo testato per voi
hanno dimostrato un potere idratante da medio a ottimo. Il che significa che, al di là del gusto personale, che
ci porterà a privilegiare una certa crema per il suo profumo o per la sensazione che ci da sulla pelle, qualsiasi
prodotto scegliamo ci garantirà il risultato. Non solo in farmacia La buona notizia è che la crema che troviamo
al supermercato ha caratteristiche e qualità simili a quella venduta a prezzi ben più elevati in farmacia o in
profumeria. Infatti, il prodotto con il miglior rapporto qualità prezzo è risultato Kaloderma, che troviamo sugli
scaffali della grande distribuzione a poco più di tre euro e mezzo. Aveeno, venduta in farmacia, ha un prezzo
cinque volte maggiore e si trova in fondo alla nostra classifica di qualità. Questo dimostra che non sempre
spendere di più significa acquistare un prodotto migliore. Basti pensare al caso dell'Erbolario, ultimo
classificato nel nostro test, che è tra i prodotti più cari. Dall'altro lato, però, la crema che si aggiudica il titolo di
Migliore del Test è la superpubblicizzata Vichy, seguita a ruota da Eucerin, altro marchio star del marketing.
Entrambe si presentano solo sul set autorevole della farmacia, con prezzi molto elevati rispetto al resto del
mercato: 18,38 euro la prima, 16,50 la seconda. Morbida per 24 ore Nella scelta della crema non fatevi
influenzare dagli slogan in etichetta che garantiscono un'idratazione che dura 24 ore. Ben 11 prodotti su 13 si
attribuiscono questo potere idratante, smentito dal nostro test che mostra come dopo 24 ore l'azione si riduca
al lumicino (vedi riquadro apag. 17). Una strategia di marketing che lascia il tempo che trova, visto che i
prodotti testati sono efficaci nel breve termine (dopo un'ora dall'applicazione) e anche nel lungo termine se si
usano ogni giorno (dopo 15 giorni). Lo abbiamo verificato su un nutrito numero di volontarie, misurando il
grado di idratazione della loro pelle prima e dopo l'uso. Abbiamo considerato anche le qualità cosmetiche
delle creme, cioè se si spalmano bene, non ungono e lasciano una sensazione piacevole sulla pelle,
intervistando le volontarie che le hanno provate. Bisogna dire che la percezione dell'effetto delle creme è
stata sempre positiva. Cosa c'è dentro? I produttori si impegnano poco per rendere le etichette complete e
utili. Infatti, pur rispettando la legge, non vanno oltre. Per esempio, dovrebbero rendere il più possibile
leggibile la lista degli ingredienti, che in ben quattro casi è risultata illeggibile per i caratteri sfocati o troppo
piccoli. Per chi ha una pelle particolarmente sensibile ad alcune sostanze sapere cosa c'è nella crema può
evitare l'irritazione cutanea o una reazione allergica. Idratano la nostra pelle? Sono piacevoli al tatto e
all'olfatto? Abbiamo messo alla prova 13 creme idratanti per il corpo, scegliendo le marche più diffuse sul
mercato. Abbiamo verificato il loro potere idratante su 130 donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni con
pelle secca o tendenza alla secchezza cutanea. Tutte le creme sono state testate su 20 volontarie. Misuriamo
l'idratazione Abbiamo misurato il grado di idratazione dello strato superficiale della pelle con uno strumento
particolare, il corneometro, a diversi intervalli di tempo. L'idratazione della pelle a un'ora dall'applicazione
della crema è stata misurata dopo aver applicato la crema sull'avanbraccio delle nostre volontarie (vedi
immagine a lato). In questo modo abbiamo verificato qual è l'effetto immediato. Con lo stesso strumento
abbiamo misurato l'idratazione della pelle dopo 24 ore dall'applicazione del prodotto, questa volta sulla
gamba delle volontarie. Infine, abbiamo fatto lo stesso a distanza di 15 giorni, applicando la crema una volta
al giorno. Quanto piace alla pelle La crema che spalmiamo sul nostro corpo, oltre che efficace, deve anche
essere piacevole, cioè avere la giusta consistenza che la renda facile da applicare, un profumo gradevole...
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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COSMESI
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 26
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Lo abbiamo chiesto alle volontarie con un questionario.
Non fidatevi degli slogan in etichetta Quasi tutte le creme del test sparano in etichetta "idrata 24 ore" (solo
Kaloderma e L'Erbolario non vantano tale capacità). Si tratta con tutta evidenza di uno slogan pubblicitario,
perché una crema non può agire per tutte le 24 ore. Se non basta il buon senso per arrivare a questa
conclusione, i risultati della nostra misurazione in laboratorio non lasciano dubbi. Infatti, dopo 24 ore c'è una
netta diminuzione del potere idratante. L'efficacia idratante diventa del tutto insufficiente per Eucerin, Nivea
Nutriente corpo, Leocrema e Johnson's Body Care. Resta almeno accettabile l'idratazione con Vichy,
Neutrogena, Dove, Carnier Body, Nivea idratante Express Corpo, L'Oréal e Aveeno. Usa la crema ogni
giorno Non c'è bisogno di vantare proprietà inesistenti per cercare di distinguersi dagli altri marchi sul
mercato, come fanno i produttori delle creme testate. Abbiamo verificato, invece, che spalmando la crema
ogni giorno sulla pelle per 15 giorni il grado di idratazione aumenta. Vichy, Nivea Nutriente corpo ed Eucerin
raggiungono un risultato ottimo. Pelle secca o normale? Quasi tutte le creme del test specificano sulla
confezione il tipo di pelle per la quale sono indicate: "pelle secca","pelle da normale a secca", "pelle normale
tendente al secco". Solo quattro indicano "pelle normale" e L'Erbolario non specifica nulla. Chi ha la pelle
secca può farsi attirare da questa indicazione in etichetta e scegliere così un prodotto che ritiene specifico e
che dovrebbe dare più idratazione rispetto a uno indicato per pelle normale. Peccato che non sia così. Con il
nostro test abbiamo verificato che non sempre il fatto che la crema sia indicata per la pelle secca significa
che abbia una maggiore efficacia idratante. Quindi, meglio non affidarsi agli slogan che pubblicizzano una
particolare durata o potere idratante.
IL PARERE DELLE DONNE CHE LE HANNO USATE QUESTIONE DI FEELING Si spalma bene sulla pelle?
Ha un profumo gradevole? Ci da una sensazione di idratazione? La pelle ci appare più morbida e liscia? La
crema per il corpo che usiamo dopo il bagno o la doccia deve piacerci. Infatti, l'odore ma anche la
consistenza possono essere sgradevoli per alcuni, piacevoli per altri. Per questo la scelta della crema è
legata anche al gusto personale. Bisogna dire, però, che alcune caratteristiche cosmetiche e sensazioni sono
risultate condivise dalle donne che hanno testato le creme del test e quindi possono guidarvi nella scelta. +
Tutte le creme del test sono state apprezzate per la sensazione che lasciano sulla pelle. Il feeling non è mai
mancato, basta guardare i giudizi in tabella (a pag.18). * Dove ed Eucerin sono in cima alle preferenze delle
nostre volontarie per la loro texture (consistenza, ndr). + Vichy è quella che si assorbe più facilmente e
consente di rivestirsi subito. + Leocrema e Garnier sono quelle giudicate meno appiccicose. + Le meno unte
sono Leocrema, Dove, Johnson's Body Care e L'Oreal. Al contrario Nivea Nutriente Corpo e Aveeno sono
risultate troppo unte per le nostre volontarie, il che significa che non ci si può rivestire subito dopo averle
applicate. + Eucerin, L'Erbolario e Kaloderma sono le più facili da usare, nel senso che l'erogazione della
crema avviene senza intoppi. + La gradevolezza del profumo è un parametro molto soggettivo, quindi non
abbiamo usato questo risultato del questionario per il giudizio sulle qualità cosmetiche che trovate in tabella.
Leggere la tabella Etichetta. Le informazioni obbligatorie per legge sono riportate da tutti i prodotti, mancano
però nella maggior parte delle creme altre indicazioni che riteniamo importanti, tra cui un numero telefonico o
un indirizzo email da contattare in caso di problemi. Nessuna crema ha un sigillo che impedisca antigieniche
aperture e in qualche caso gli ingredienti sono illeggibili perché in caratteri piccoli e sfocati. Alcune creme
riportano claim che abbiamo più volte criticato come "ipoallergenico", "dermatologicamente testato", "senza
parabeni". Quaiitàcosmetiche. Consistenza, facilità di applicazione e di assorbimento, untuosità... Le qualità
cosmetiche sono state valutate con un questionario sottoposto alle volontarie che hanno provato le creme.
Per il giudizio in tabella non abbiamo considerato il profumo in quanto troppo soggettivo. Perdita di prodotto.
Abbiamo svuotato tre contenitori per ciascuna crema, pesando poi il flacone. La perdita di crema è stata poi
calcolata confrontando il peso del contenitore vuoto con quello del flacone pieno.
J \ Migliore del Test: ottiene i migliori risultati nelle nostre prove Miglior Acquisto: buona qualità e il miglior
rapporto con il prezzo Scelta Conveniente: qualità accettabile, prezzo molto vantaggioso H Ottimo + Buono •
Accettabile - Mediocre © Pessimo Qualità buona
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 26
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
TEST SULLE CREME IDRATANTI CORPO 5 CARATTERISTICHE • - 10 D + • + + Q H a • • - D • • a D a D +
+ + + • + + + D D O + + + + + + T Q 400 400 400 400 400 400 250 250 250 200 400 400 200 i m 5,96 ( m
8,25 1,49 1,14 1,03 1,14 1,68 1,73 1,86 0,73 0,99 8,25 p E I u I 2 I 1 d Q F + 63 62 60 56 54 18,38 16,50
16,50 4,60 PREZZI •• •- Pelle secca Pelle normale Non indicato Pelle normale 3,94-4,99 3,36-4,93 3,98-5,25
3,55-5,36 4,08-5,55 2,27-3,35 3,45-5,27 3,55-5,51 RISULTATI Pelle secca Pelle normale o secca Pelli da
normali a secche Pelle secca Pelie da normale a secca Pelle normale Pelle secca Pelle normale Pelle
normale tendente al secco MARCA e denominazione ®VICHY NutriExtra fluido eKALODERMA Fluida corpo
NIVEA Idratante Express Corpo AVEENO Crema idratante corpo DOVE Latte corpo-Hydro Nutrimento
EUCERIN pH 5- Emulsione corpo idratante GARNIER BODY Body sensitive-Fluida corpo idratazione
continua NIVEA Nutriente corpo L'OREAL Nutri Soft 24H-Latte vellutato corpo LEOCREMA Fluida idratanteEffetto seta JOHNSON'S' BODY CARE Idratante 24 ore-Fluida corpo vellutante L'ERBOLARIO Crema fluida
corpo alle 3 artemisieAssenzio NEUTROCENA Fluida Corpo idratazione intensa 24 ore
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Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 30
Effetti da far notare
Di fronte all'inerzia dei professionisti, la nuova normativa Uè rafforza il ruolo dei pazienti nella segnalazione di
reazioni indesiderate ai farmaci .
Chi può saperne di più, sugli effetti indesiderati di un farmaco, se non chi li sperimenta sulla propria pelle? La
nuova regolamentazione europea sulla farmacovigilanza - cioè l'attività di monitorare i farmaci dopo la loro
introduzione sul mercato - incoraggia i cittadini a segnalare personalmente agli enti di controllo le reazioni
legate all'uso di un farmaco. Anche le più note e banali: è comunque utile. Collaborare alla farmacovigilanza
è un'azione importantissima; questa permette infatti di conoscere meglio i medicinali quando, dopo le diverse
fasi di sperimentazione cllnica, sono utilizzati da migliaia di persone. Proprio in questa fase, infatti, possono
emergere effetti non rilevati durante la fase sperimentale. Non per nulla è successo, e continua a succedere,
che i farmaci siano ritirati del mercato dopo l'entrata in commercio: perché emergono effetti indesiderati gravi.
Per inciso, questo fa capire che non è mai consigliabile un farmaco appena uscito sul mercato, se non c'è un
motivo (e invece, spesso, i medici ci propongono entusiasti "un farmaco nuovissimo"). Raccogliere i dati
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha predisposto due schede per la segnalazione: quella per i
professionisti sanitari e quella per i cittadini (vedi il riquadro in basso a pag. 19). La scheda di segnalazione
per i cittadini è già disponibile dal 2004, benché finora sia stata poco promossa e poco utilizzata. Ora, con la
nuova normativa, dovrebbe essere promossa in misura maggiore, mentre il formato elettronico rende più facili
e veloci le segnalazioni. Ma neanche i professionisti hanno mai brillato. Benché la segnalazione spontanea in
teoria sia un obbligo per i professionisti della salute (qualunque sanitario che, nell'esercizio della sua
professione venga a contatto con una sospetta reazione avversa a un farmaco è tenuto a farla), in realtà le
segnalazioni in Italia sono state sempre piuttosto scarse. Solo negli ultimi due anni si è raggiunto lo standard
stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità e solo in due regioni: Lombardia e Toscana. Una rete
europea Le segnalazioni sono raccolte a livello nazionale ed europeo. Se una segnalazione non resta isolata,
ma si raccolgono altri casi simili, le autorità regolatone possono decidere di intervenire, per esempio
raccomandando ai medici di usare il farmaco sospettato solo quando non ci sono alternative. Se le reazioni
segnalate dai professionisti sono particolarmente gravi, tali da mettere in pericolo la vita stessa del paziente,
si può decidere per il ritiro immediato del farmaco, come è già avvenuto molte volte (vedi il riquadro a pag. 19
per sei casi di ritiri famosi). Il ruolo dei cittadini Le segnalazioni dei pazienti in Italia negli ultimi anni sono state
pochissime: meno di 100 all'anno. Un picco di segnalazioni (1.703) è stato raccolto nel 2010, legato a un
progetto promosso dalla Regione Veneto, che prevedeva l'intermediazione dei farmacisti: ai cittadini che
entravano nelle farmacie aderenti al progetto veniva consegnata una scheda, per invitarli a segnalare le
eventuali reazioni indesiderate legate al farmaco acquistato. Una volta terminato il progetto, le segnalazioni
dei pazienti sono calate di nuovo drasticamente. Peccato, perché gli studi dimostrano che i pazienti
contribuiscono in modo sostanziale alla raccolta di segnalazioni avverse. Segnalano più frequentemente dei
medici, le loro segnalazioni apportano benefici e non causano inconvenienti, sono ben documentate e
contengono informazioni affidabili. Inoltre le segnalazioni dei pazienti contengono informazioni preziose sulla
qualità della vita, aderenza alla terapia e soddisfazione del paziente, tutti dati altrimenti di difficile reperibilità.
Poiché danno informazioni aggiuntive, le segnalazioni dei cittadini non si sostituiscono, ma risultano
complementari a quelle dei medici. Una novità importante, che dovrebbe incoraggiare le segnalazioni, è che
ora bisogna segnalare anche le reazioni già note e indicate nel foglietto illustrativo e anche quelle legate a
errori nell'uso o abusi. Le norme prevedono che i cittadini abbiano a disposizione informazioni sulla sicurezza
dei farmaci su portali web (per l'Italia: www. agenziafarmaco.it).
Foto: Coilaborare è importante e da oggi più facile
Foto: Sul foglietto illustrativo del farmaco sono elencati gli effetti indesiderati emersi durante la
sperimentazione, raggruppati secondo la frequenza (comuni, non comuni, rari).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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MEDICINE SICURE
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 32
ANCHE NOI IN CAMPO
Grazie al nostro sito, abbiamo potuto trasmettere alle autorità centinaia di segnalazioni. Da anni ci siamo
attivati, con l'aiuto dei cittadini, per raccogliere segnalazioni sugli effetti indesiderati dei farmaci. Sul sito
altroconsumo.it/salute chiediamo ai cittadini, attraverso la compilazione di un'apposita scheda, di comunicare
la propria esperienza riguardo all'utilizzo di determinati farmaci. Spesso si tratta di "sorvegliati speciali", vale a
dire inseriti nelle liste di monitoraggio dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), proprio perché a rischio
particolare di effetti indesiderati. Antinfiammatori Coxib (dal 2005) Fin dalla loro uscita, abbiamo sconsigliato
ai nostri soci di ricorrere a questi farmaci, che promettevano di avere un'azione antinfiammatoria senza dare
problemi allo stomaco. In realtà i vantaggi non ci risultavano sufficientemente provati, cosi come non ci
risultavano sufficienti i dati sulla sicurezza. Più di 1.000 le segnalazioni di effetti avversi che abbiamo ricevuto.
Nel 2004 il rofecoxib viene ritirato dal commercio. Creme per la dermatite atopica (dal 2006) Sono 566 le
segnalazioni che riceviamo su Elidei (pimecrolimus) e Protopic (tacrolimus), farmaci che possono provocare
effetti avversi gravi. Elaborati e inviati all'Aita nel 2009, i dati attirano anche l'attenzione dell'Ema, l'Agenzia
europea dei medicinali, che ci invita a Londra a presentare i risultati del nostro progetto. Nel giro di pochi
mesi l'Ema pubblica nuove importanti informazioni destinate ai medici a proposito di questi farmaci,
raccomandando particolare cautela nella prescrizione e nell'uso. Isotretinoina (dal 2009) Un farmaco
antiacne, che può avere effetti indesiderati molto gravi: raccogliamo più di 300 segnalazioni, preesentate sia
ad Aifa sia a Ema.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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ATTRAVERSO IL NOSTRO SITO / MEDICINE SICURE
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 33
"I cittadini: una fonte preziosa "
Chi si accorge per primo delle reazioni avverse è chi assume il farmaco .
Perché la segnalazione diretta degli effetti indesiderati dei farmaci da parte dei cittadini è importante? I
cittadini sono una fonte preziosa di informazioni in tema di sicurezza dei farmaci. Non bisogna infatti
dimenticare che chi si accorge per primo di un'eventuale reazione avversa a un medicinale è proprio chi lo
assume e, senza la sua partecipazione attiva, né il farmacista né il medico né nessun altro operatore
sanitario potrebbe venire a conoscenza della reazione avversa. I pazienti possono segnalare reazioni
avverse che i professionisti potrebbero non riportare, proprio perché sono loro in prima linea a sperimentare
gli effetti indesiderati da farmaci. Diversi studi sul "patient reporting" indicano come i pazienti possano
contribuire all'identificazione e alla descrizione di nuove o differenti tipologie di reazioni avverse. Aifa sta
programmando azioni per stimolare i cittadini a segnalare gli effetti indesiderati dei farmaci? Uno dei principali
obiettivi della nuova normativa di farmacovigilanza è proprio quello di coinvolgere maggiormente i pazienti
nell'attività di farmacovigilanza ed è in tal senso che si sta muovendo l'Aifa. I cittadini possono infatti
segnalare direttamente alle autorità competenti tramite la compilazione delle apposite schede che sono state
realizzate proprio per il paziente stesso. Nello specifico i cittadini possono compilare la "scheda cartacea" o la
"scheda elettronica (vedi box sotto ndr).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Fernanda Ferrazin, Agenzia italiana del farmaco / MEDICINE SICURE
SANITÀ REGIONALE
25 articoli
17/10/2012
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
QUANDO CHIUDE UN CONSULTORIO
NADIA BUSATO
L a prima volta che sono andata al consultorio di via Baracca avevo vent'anni. Studiavo e mi mantenevo con
qualche lavoretto. Ero innamorata e orgogliosa. Volevo vivere bene la relazione con l'uomo che amavo senza
dover rendere conto a mia madre, l'unica che potesse pagare la visita in uno studio privato di ginecologia.
Avevo pochi soldi in tasca e molte domande in testa.
Mia madre, con grande buona volontà, mi aveva sempre messo a disposizione molti libri, alcuni
dettagliatamente illustrati; ma faticava a vedermi come femmina adulta. Io lo stesso.
La prima volta che sono andata al consultorio di via Baracca non cercavo dei medici, ma delle persone. La
sala d'aspetto era ordinata, pulita e colorata. Tra le donne ricordo tre indiane che mi parevano sorelle. Una di
loro era incinta, le altre l'accompagnavano. Ho scoperto poi, in una chiacchierata di italiano e inglese
malmischiati, che una era madre delle altre due. Le aveva avute nell'età in cui sei più bambina che donna;
era contenta di diventare nonna, ma ancora di più che le sue figlie fossero diventate madri quando si sono
sentite pronte, decidendolo.
Ho passato più di dieci anni della mia vita al Consultorio di via Baracca. L'ostetrica che ha seguito la
gravidanza della mia prima figlia si chiama Giulia. Ha i capelli neri, ha smesso di fumare e quando sono
entrata in ospedale per partorire in anticipo per complicazioni serie è venuta a trovarmi e ne ha approfittato
per spiegarmi come sopportare meglio i dolori del travaglio. L'ostetrica che mi ha accompagnato mentre
aspettavo il mio secondogenito si chiama Paola. Siccome avevo problemi col lavoro, ha sempre anticipato gli
orari delle nostre visite, sacrificando la sua famiglia per seguirmi. Quando sono stata ricoverata, per
complicazioni gravi, ha chiamato il reparto dell'ospedale pregando le colleghe di tenerla informata sul mio
stato. La dottoressa che mi ha seguito in tutti questi anni di vita da single, di coppia e di maternità si chiama
Maria. Ogni volta che le ho fatto una domanda mi ha risposto con onestà. I nostri incontri sono sempre stati
prima che da medico a paziente, da donna a donna. Non ha mai espresso un parere personale sulle scelte
che ho fatto. Mi ha sempre trattato come una persona intelligente e come tale mi ha rispettato.
Due giorni fa ho avuto un referto medico preoccupante. Le ho scritto una mail la sera stessa e lei, pochi
minuti dopo, mi ha risposto proponendomi il primo incontro della mattina successiva e allegando il suo
numero di cellulare. Se ne avessi avuto bisogno, ha scritto. Non ne avevo bisogno; ma il solo fatto di sapere
che c'era mi ha dato coraggio.
Ieri mattina sono stata al Consultorio di via Baracca. La sala d'aspetto aveva un colore in più: il verde degli
adesivi per il trasloco. Oggi si sbaracca il Consultorio di via Baracca. Senza le persone che hanno lavorato lì,
senza quel luogo, io sarei stata una donna meno coraggiosa, una madre più insicura, una persona meno
umana. Per me oggi, come donna, come madre, come cittadina, è un giorno di abbandono.
Le spiegazioni le lascio alla cronaca. Io questo so: che quello che sparisce e non rinasce è morto. In via
Baracca oggi, in lutto, sono le donne, tutte. Perché viene tolto loro un posto in cui essere libere di sentirsi
fragili e chiedere aiuto.
[email protected]
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
91
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UNA TESTIMONIANZA SU VIA BARACCA
17/10/2012
Corriere della Sera - Roma
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tutti i nodi della Sanità : taglio dei letti, crisi del Gemelli, blocco del turn over Tutti i cittadini hanno la
possibilità di segnalare uno spreco, aiutando a cercare le spese futili Enrico Bondi, commissario alla Sanità Di
Berardino (Cgil) «Una riorganizzazione è indispensabile, ma le scelte vanno assunte dalla nuova Giunta»
Francesco Di Frischia
Il delicato rapporto con la sanità privata convenzionata. La querelle con il Policlinico Gemelli. I conti in
profondo rosso di molti ospedali pubblici. Le migliaia di precari tra medici e infermieri oberati di lavoro dopo
anni di blocco del turn over. L'assistenza domiciliare e territoriale tutta da costruire e le liste d'attesa infinite,
soprattutto per curare malati cronici e non autosufficienti. Sono solo alcuni dei nodi che dovrà affrontare
Enrico Bondi, già commissario per la spending review, da ieri nuovo commissario per la sanità della Regione
Lazio dopo le dimissioni di Renata Poverini. La nomina di Bondi è stata annunciata dal premier, Mario Monti.
L'arrivo di Bondi, dopo le voci su altri eventuali candidati circolate nei giorni scorsi, viene commentato così da
Renata Polverini: «Gli consegniamo una sanità sulla via della guarigione con un disavanzo ridotto a 600
milioni che è circa un terzo di quello che abbiamo ereditato dalla Giunta Marrazzo-Montino». «In due anni e
mezzo - aggiunge la governatrice in una lettera a Monti - siamo infatti passati dai 1,5 miliardi di deficit del
2010 ai 610 milioni previsti per il 2012, grazie alla riduzione dei costi e alla razionalizzazione della rete
ospedaliera. Ho fatto risparmiare 199 a cittadino». Soddisfazione invece dal centrosinistra: «È un'ottima
notizia - sottolinea Esterino Montino (Pd) -. «Bondi dovrà vederci chiaro sui costi e gli sprechi della sanità del
Lazio. Sarà un'impresa anche per un uomo esperto come lui perché insieme alla lotta agli sprechi bisogna
anche garantire i livelli essenziali di assistenza». Parole condivise da Lucio D'Ubaldo (Pd): «Sulla sanità
bisogna avere la forza di tagliare la spesa parassitaria, premiare l'efficienza e esaltare il merito». Il Codacons
chiede al neo commissario di «non adottare provvedimenti che possano danneggiare i disabili residenti nel
Lazio», riferendosi in particolare ad alcune norme (l'art. 26 del decreto commissariale n. 39 del 20.3.2012 ndr
). Ma Claudio Di Berardino della Cgil esprime dubbi: «Questo nuovo commissariamento ci lascia fortemente
perplessi», perché «il Lazio ha bisogno di uscire al più presto dal commissariamento. Una riorganizzazione
dell'intero comparto è indispensabile, ma le scelte strategiche vanno assunte dalla nuova Giunta».
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I problemi sul tavolo
1
La rete ospedaliera Dopo la chiusura di venti piccoli ospedali, decisa da Renata Polverini, Bondi dovrà
verificare se ci sono altri settori dell'assistenza con esuberi e servizi poco utilizzati
2
Migliaia di precari Dopo anni di blocco del turn over, in Asl e ospedali pubblici lavorano migliaia di precari tra
medici e infermieri, soprattutto in settori strategici come il pronto soccorso
3
La spesa farmaceutica Secondo gli ultimi report, la spesa farmaceutica territoriale nel Lazio è sotto controllo
e
quella ospedaliera aveva
fatto registrare un calo tra 2010 e 2011 del 7,4%
4
Il Policlinico Gemelli La Regione e il Policlinico Gemelli hanno una vertenza aperta. L'ospedale del Papa
lamenta crediti per circa 800 milioni di euro. Per la Regione sarebbero poco più di 200
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
92
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Arriva Bondi e trova un buco di 600 milioni
17/10/2012
Il Sole 24 Ore - Rapporti 24/sicilia
Pag. 55
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Pubblico e privato insieme per pianificare l'assistenza
A Caltanissetta una negoziazione sperimentale per evitare le duplicazioni e coprire i buchi nell'offerta
Per la prima volta in Sicilia nel settore della sanità pubblico e privato si confrontano e decidono, insieme,
come migliorare la programmazione di servizi e prestazioni nel territorio: in pratica la trattativa tra privato e
pubblico non viene fatta sul budget ma sulla razionalizzazione dei servizi. È questo l'esito della negoziazione
sperimentale promossa dalla direzione della Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, di cui è direttore
generale Paolo Cantaro e dall'Aiop locale, che coinvolge due aziende (la clinica Santa Barbara di Gela e la
clinica Regina Pacis di San Cataldo) d'intesa con il dipartimento Pianificazione strategica dell'assessorato
regionale alla Salute. È un modello di rete ospedaliera vista in un'ottica sistemica, tendente alla integrazione
complementare tra erogatori pubblici e privati accreditati.
Spiega Francesco Crimaldi, rappresentante delle case di cura convenzionate in provincia di Caltanissetta (lui
è amministratore delegato della Santa Barbara di Gela): «Siamo partiti dall'analisi dei dati, cioè dai reali
fabbisogni e dal tipo di offerta sanitaria che c'è nel territorio. Abbiamo verificato la percentuale di saturazione
dei posti letto, ad esempio, il costo delle singole prestazioni, e abbiamo raffrontato questi dati, alcuni anche
molto dettagliati, con le domande reali di salute dei cittadini». Una piccola rivoluzione, uno studio dell'offerta
sanitaria, che, in maniera assolutamente inedita tiene conto anche della domanda. A eseguire l'analisi
statistica - dal titolo "La salute nella provincia di Caltanissetta" - è stato il Consorzio universitario Unisom in
collaborazione con l'Università degli Studi di Palermo e con le società di consulenza Probus e Serius.
«Abbiamo individuato gli interventi che costano di più all'Asp - aggiunge Crimaldi - e per la prima volta il
privato ha rinunciato a fare alcune operazioni perché non rispondenti a una reale domanda del territorio,
mentre l'Asp ha rimodulato la rete ospedaliera».
L'obiettivo è quello di frenare la mobilità sanitaria di chi va non solo fuori Regione, ma anche fuori provincia.
Un esempio concreto? Spiega Crimaldi: «A Gela c'è una fuga di pazienti enorme per l'ortopedia. Partendo da
questo dato la struttura privata ha rinunciato alla chirurgia generale per creare solo un polo di ortopedia e
permettere di curare questa lacuna». Un tipo di negoziazione, quella tra Asp e sanità privata, che non è
dunque solo finanziaria, ma guarda alle prestazioni necessarie ai bisogni della popolazione, per aumentare
l'efficienza della sanità senza aumentarne i costi. Non è la prima volta che Asp di Caltanissetta e Aiop
lavorano su esperienze pilota. Già nel 2010 fu sottoscritto un inedito "protocollo di legalità", che ha introdotto
rigidi criteri per la selezione del personale e dei fornitori, attivando canali di collaborazione con le forze
dell'ordine.
G. Di G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Nuovi percorsi
17/10/2012
La Repubblica - Bari
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Lecce, colpito da blocco intestinale ma fu mandato via 2 volte Per sei volte l'uomo ha fatto la spola tra il
nosocomio di Campi e il Vito Fazzi
CHIARA SPAGNOLO
LECCE - Un paziente con un'occlusione intestinale fu mandato via dall'ospedale Fazzi perché nel reparto di
Chirurgia non c'erano posti, nel giorno di Ferragosto del 2009. Così disse il medico in servizio quel giorno,
che ora è stato chiamato in Tribunale a rispondere di falso e omicidio colposo. Tommaso Politi dovrà
spiegare davanti al giudice monocratico di Lecce perché disse ai familiari di Oronzo Centonze, 57enne di
Frigole, di portarlo nel nosocomio di Campi, nonostante nella Chirurgia del Fazzi ci fossero ben 13 posti liberi.
Ad attestarlo fu, nel corso delle indagini coordinate dal pm Capoccia, il dirigente del reparto Corrado Manca,
al quale la polizia giudiziaria chiese di produrre la documentazione relativa ai ricoveri nei giorni tra il 14 e il 16
agosto.
In quelle 72 ore, infatti, si consumò la tragedia di Oronzo Centonze, della quale ora sono chiamati a
rispondere con l'accusa di omicidio colposo oltre a Politi, Pierluigi Chiriacò e Daniela Giannetta. Alla vigilia di
Ferragosto di tre anni fa Centonze si recò alla guardia medica a causa di dolori addominali lancinanti. Da lì,
dopo la diagnosi di blocco intestinale, fu mandato al Pronto soccorso dell'ospedale con un codice giallo e
sottoposto ad una radiografia che confermò il problema. Il medico che lo visitò lo spedì nella struttura
sanitaria di Campi, da dove fu rimandato indietroa Lecce, nella convinzione che era necessaria
un'operazione. Il 15 agosto, però, alla famiglia fu detto che non c'era possibilità di ricovero, perché il reparto
era al completo e il paziente fu trasportato di nuovo a Campi. Da qui un'altra volta a Lecce, sempre con la
diagnosi di un'occlusione intestinale su cui bisognava intervenire con un'urgenza, dove morì nel corridoio del
Pronto soccorso, in attesa di essere visitato per la sesta volta. Di fronte a quel balletto la famiglia non potè
accettare il decesso come una tragica fatalità e, assistita dagli avvocati Elvira Belmonte e Mariangela Calò,
presentò denuncia in Procura. Le consulenze disposte dal pm Capoccia dimostrarono che un diverso
comportamento dei tre medici in servizio al Fazzi avrebbe potuto salvare la vita dell'uomo e per questo il
magistrato chiese ed ottenne il rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Ieri l'avvio del processo, nel corso del
quale, dopo la costituzione della parti, è stata acquisita la documentazione prodotta tra cui l'attestazione del
dirigente del reparto, che spiega come quel 15 agosto fossero ricoverati solo 27 pazienti rispetto ai 40 posti a
disposizione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I punti LA MORTE Oronzo Centonze, 57 anni, morì il 16 agosto nel pronto soccorso di Lecce, in attesa di
essere visitato la sesta volta LA DIAGNOSI La vittima fu visitata diverse volte e ad ogni visita fu confermata la
diagnosi di blocco intestinale LE CONSULENZE Le perizie della Procura dimostrano che un diverso
comportamento dei medici lo avrebbero potuto salvare
Foto: SEI VOLTE Il paziente deceduto ha fatto la spola tra l'ospedale di Campi e il Vito Fazzi di Lecce
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
"Non c'è posto" ma non era vero paziente muore, medico a giudizio
17/10/2012
La Repubblica - Genova
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Chiusa la partita per evitare nuove tasse. Fintecna decisiva per il futuro di Quarto Ancora da definire il destino
complessivo dell'ex ospedale psichiatrico
AVA ZUNINO
POTREBBE essere Fintecnaa farsi carico della sistemazione dell'area museale e del centro diurno e culturale
dell'ex manicomio di Quarto, nell'ambito degli oneri di urbanizzazione degli immobili che aveva già acquistato
qualche anno fa.
«Sono 1700 metri di attività non sanitarie, che non troverebbero spazio nella parte ancora da vendere: con il
Comune ci siamo detti di ragionare con Fintecna, dimodoché non sia solo Arte a farsi carico di questa
sistemazione»: parole di Marylin Fusco, l'assessore regionale all'Urbanistica che ieri mattina ha portato in
giunta le ultime due pratiche relative ala valorizzazione degli immobili da vendere per coprire il disavanzo
della sanità, così da scongiurare il rischio dell'aumento al massimo delle aliquote di Irpef e Irap. «Senza
Quarto e senza l'ex Martinez di Pegli che sono stati stralciati - ha detto Fusco - siamo riusciti a mettere
insieme un valore tale da ripianare il disavanzo della sanità. Sono 106 milioni di euro. Tutto quello che
arriverà dopo, con la valorizzazione degli edifici di Quarto e dell'ex Martinez, verrà utilizzato per gli
investimenti in sanità».
La procedura adesso dovrà andare in Consiglio e l'ipotesi è che tutto si concluda entro fine ottobre. Ieri la
giunta ha approvato gli atti per il cambio di destinazione d'uso dell'ex ospedale di Santa Margherita e del
padiglione Barellai di Costarainera. Al posto del vecchio ospedale di Santa Margherita, il futuro proprietario
potrà costruire residenze sugli attuali 5.700 metri quadrati di superficie con la possibilità di ottenere un
aumento di volumi del 10 per cento, corrispondenti a circa un piano in più o una serie di poggioli e balconi su
un lato. Ma l'acquirente potrà anche scegliere di ricavarne un albergo e uffici. Gli immobili genovesi che erano
nell'elenco delle vendite e sono già stati ceduti ad Arte, invece, restano in attesa di una destinazione
urbanistica che li valorizzi. La decisione come è noto è stata presa dalla Regione in accordo con il Comune di
Genova dal momento che l'ex Martinez a Pegli è stato ripensato come piastra di servizi sanitari, mentre per
l'ultima quota di edifici di Quarto (quella non acquistata da Fintecna) la decisione è di mantenere le residenze
per i malati psichiatrici e trasferire gli ambulatori di via Bainsizza. «Su richiesta della nuova amministrazione
di Genova- ha spiegato ancora Marylin Fusco - abbiamo fermato la procedura per gli ultimi due immobili
rimasti, l'ex ospedale di Quarto e l'ex Martinez. Non appena si determinerà la nuova destinazione d'uso, il
ricavato dalla loro vendita sarà comunque usato per nuovi interventi in sanità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
@ PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.liguria.it genova.repubblica.it
Foto: L'ospedale psichiatrico di Quarto
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
95
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Regione, 106 milioni dalla vendita degli ospedali
17/10/2012
La Repubblica - Roma
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Da cancellare 964 letti oltre ai 2900 spariti con la chiusura di 23 ospedali Dai trasferimenti al fondo sanitario
regionale saranno decurtati trecento milioni all'anno
CARLO PICOZZA
CON un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, la governatrice dimissionaria Renata Polverini è
stata di fatto esautorata dal ruolo di commissaria di governo alla sanità del Lazio (le cui tappe ha richiamato
in una lettera al premier e ai ministri di Economia e Salute). Al suo posto, con lo stesso atto, è stato nominato
il settantottenne Enrico Bondi, «la persona più rispettata in Italia», secondo il presidente del Consiglio, Mario
Monti, «per la sua inflessibile attività di tagliatore di costi e di risanatore». Quali impegni prioritari si parano
davanti al nuovo commissario che dovrà misurarsi con un maxi-taglio di 1,4 miliardi alla sanità regionali?
Bondi rivedrà il Piano di riordino della rete ospedaliera entro il 31 dicembre, per portare il rapporto tra posti
per malati acuti e popolazione allo standard indicato dal decreto legge 95 del 2012 ("Spending review") di 3
letti ogni mille abitanti. Per il Lazio vuol dire due decimali in meno, che tradotti in cifre assolute fanno 964
degenze (oltre alle 2.900 già cancellate con la chiusura di 23 ospedali e il drastico ridimensionamento di
reparti e servizi). L'obiettivo sarà perseguito sia riducendo gli accreditamenti con i privati sia cancellando
«almeno il 50%» delle degenze negli ospedali pubblici. Anche il Piano di rientro dal deficit dovrà essere
rimodulato, come prescritto dai ministeri dell'Economiae della Salute, sulla scorta dei nuovi doveri delle
Regioni con deficit strutturali, in materia di sanità. Così, per il 2012, il disavanzo (775 milioni nel 2011) non
dovrà superare i 570 milioni. Vanno riscritti con urgenza tutti i Piani operativi alla luce della riduzione delle
risorse per il fondo sanitario regionale nel triennio 20122014, prevista dalla spending review: 1,4 miliardi in
meno tra gli effetti delle manovre di Tremonti (la finanziaria 2011) e di Monti (decreto legge 95). Su quali voci
si abbatterà la scure di Bondi? Di certo sui costi per l'acquisto di beni e servizi sanitari con l'obiettivo di
risparmiare 140 milioni all'anno (420 nel triennio). Un taglio, dal "valore" di 130 milioni, sarà eseguito sul tetto
della spesa farmaceutica regionale che dovrà passare dal 12,3% del fondo sanitario all'11,5. Altri 70 milioni
verranno recuperati ridimensionando i budget ai privati accreditati. E per toccare quota 1,4 miliardi ci sarà un
taglio alla fonte cui provvederà il governo all'atto del riparto del fondo sanitario nazionale. Al Lazio, che ha
beneficiato di un trasferimento di 10 miliardi, arriveranno sui 300 milioni all'anno in meno (900 nel triennio).
Un coro di "evviva" ha accompagnato la nomina di Bondi. A guastare la "festa", mettendo le mani avanti, ci
sono solo due sindacati. «Il nuovo commissario», per Tommaso Ausili segretario della Cisl Lazio, «eviti altre
sforbiciate eseguite con logiche ragionieristiche guardando al fabbisogno di salute dei cittadini già mortificato
pesantemente da un'offerta di assistenza che non riesce più a garantire neanche i servizi essenziali». Si
dicono «preoccupati» anche Claudio Di Berardino e Gianni Nigro della Cgil. «Il primo banco di prova per
Bondi sarà la scadenza dei contratti per tremila precari». «Il Lazio», indicano, «esca al più presto dal
commissariamento: sia la nuova giunta a farsi carico della riorganizzazione della sanità del Lazio».
Le misure urgenti AL LAZIO MENO 1,4 MLD Nel triennio 2012-2014 è prevista una riduzione di 1,4 miliardi
alla sanità per effetto delle manovre Tremonti (Finanziaria 2011) e Monti (decreto 95 del 2012) BENI E
SERVIZI SANITARI Su quali voci si abbatterà la scure di Bondi? In primis sugli acquisti di beni e servizi
sanitari per risparmiare 140 milioni all'anno (420 milioni nel triennio) SPESA FARMACEUTICA Un taglio (per
reperire altri 130 milioni) si abbatterà sul tetto della spesa farmaceutica che dovrà passare dal 12,3% del
fondo sanitario all'11,5% MENO SOLDI AI PRIVATI Altri 70 milioni verranno recuperati contraendo i budget ai
privati ai quali sarà ridotto l'accreditamento dei letti per acuti (gli altri tagli, «almeno il 50%», nel "pubblico")
Foto: DEL GOVERNO Enrico Bondi (foto) sostituisce Renata Polverini nel ruolo di commissario alla Sanità
del Lazio per conto del governo
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Sanità , Bondi nuovo commissario nel Lazio altri tagli per 1,4 miliardi
17/10/2012
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Una tangente in Piemonte nello scandalo della Maugeri
SARA STRIPPOLI
C'è un filone torinese nella storia giudiziaria che riguarda la Fondazione Maugeri di Pavia e il presidente della
Lombardia Roberto Formigoni. Un filone che passerà all'attenzione della Procura subalpina su iniziativa dei
pm milanesi e riaccende i riflettori su vicende che riportano in superficie le ombre inquietanti sul rapporto
sanità pubblica-privata dei tempi dello scandalo Odasso. Nell'interrogatorio del 2 ottobre di quest'anno a
Milano, l'ex-direttore amministrativo dell'Istituto Maugeri Costantino Passerino rivela un versamento di 150
mila euro a Giorgio Grando, che nel 2008 diventa consulente dell'assessorato alla Sanità diretto da Eleonora
Artesio, giunta Bresso, con il ruolo di controllo sull'evoluzione dei costi della rete ospedaliera privata.
«FRA il 2007 e il 2008 - racconta Passerino ai pm milanesi- era nostro interesse ottenere il riconoscimento
della nostra struttura a Torino quale presidio pubblico.
Abbiamo chiesto a lui un aiuto per l'istruttoriae il favorevole esito della pratica». La struttura cui si fa
riferimento è la Major di via Santa Giulia 60, una clinica specializzata nella riabilitazione acquisita dalla
Maugeri nel 2002. Il riconoscimento di presidio pubblico arriva ad aprile 2009, con una delibera firmata dal
vicepresidente Paolo Peveraro. «Fu Grando - dice ancora Passerino - a chiederci di eseguire il pagamento,
estero su estero, che venne disposto solo quando fu completata con successo la pratica». Giorgio Grando è
un nome noto nella sanità piemontese. Nato politicamente nell'area socialdemocratica che faceva riferimento
a Franco Nicolazzi, diventa sostenitore di Forza Italiae conquista la direzione dell'Asl 13 di Novara. Quando
viene rimosso nel 2001 per decisione dell'allora assessore D'Ambrosio, con la motivazione di non aver
rispettato i budget di spesa, presenta ricorsoe vince: 439mila euro di risarcimento. Il ricorso si accompagna a
denunce pesanti sulla politica della giunta Ghigo a favore delle aziende private: l'exdirettore scrive una lunga
relazione per la commissione d'inchiesta presieduta da Antonio Saitta. Nel documento sostiene che i bilanci
delle aziende sanitarie sono falsi e denuncia un sistema grazie al quale si può elevare il budget di spesa per
la sanità privata, anche oltre il limite di possibili prestazioni.
Grando cita pure alcune strutture che avrebbero beneficiato della riduzione (secondo lui decisa
strategicamente) degli interventi di cardiochirurgia nelle strutture pubbliche: Villa Maria Pia e la Casa di Cura
San Gaudenzio di Novara.
«Dal '97 ad oggi - dice in un'intervista a Repubblica nel 2003 - la grande espansione dei finanziamenti ad
alcune cliniche private è derivata da una precisa organizzazione amministrativa. La Regione ha gestito
direttamente gli accordi con i privati escludendo le Asl». Con questa denuncia si accredita come paladino del
sistema pubblico, un ruolo che assume aspetti ancora più inquietanti se le accuse per quel versamento di
150mila euro fossero confermate. Una condizione che lascia intravedere una guerra sotterranea nella sanità
privata. Il nome di Grando continua a circolare quando tocca a Mario Valpreda scegliere i direttori delle
aziende. Ma Valpreda non pare entusiasta di averlo con sé e Grando torna ai vertici della sanità solo nel
2008, quando viene nominato consulente in assessorato e proprio nel ruolo di controllore dei costi della
sanità privata. Sostituisce Renato Balma, ora consulente di Claudio Burlando in Liguria.
La delibera con la quale la Major diventa presidio pubblico è dell'aprile 2009. Dopo essere ricomparso più
volte nella rosa possibile dei direttori, Grando è attualmente consulente alla clinica San Luca di Pecetto.
L'ultima tappa della storia che vede al centro la Fondazione Maugeri in terra piemontese arriva con una
delibera dello scorso anno. Alla Fondazione Maugeri, questa volta non per la Major ma per la clinica di
Veruno (Novara), viene riconosciuto un finanziamento (in gergo "di funzione") di 3 milioni di euro su un
budget complessivo di oltre 31 milioni di euro. Si tratta di prestazioni che non sono tariffabili, un "extra" che
fra i presidi pubblici viene riconosciuto solo al Gradenigo (6.800.000), che però ha un pronto soccorso e al
Cottolengo.
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Il retroscena
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La Repubblica - Torino
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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© RIPRODUZIONE RISERVATAProtagonistiGRANDO L'ex-direttore amministrativo della Fondazione
Maugeri sostiene che Giorgio Grando ha avuto 150mila euroARTESIO Grando diventa consulente dell'
assessore alla sanità Eleonora Artesio. Con un ruolo di controllo sulla sanità privataGHIGO D'Ambrosio,
giunta Ghigo, rimuove Grando dall'incarico di direttore. Lui accusa la giunta di favorire la sanità privata
Foto: La Fondazione Maugeri
Foto: La sede della Fondazione Maugeri: c'è un filone torinese nello scandalo lombardo
17/10/2012
La Repubblica - Torino
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" Sanità , profondo rosso dov'erano i revisori?"
(o. giu.)
«NESSUN dato relativo al 2011 per ritardi nella trasmissione da parte delle Asl. Dati incompleti sui bilanci
aziendali relativi al 2010. Saldo negativo della mobilità interregionale dei pazienti, nessun controllo preventivo
e direttori generali che raramente fanno riferimento alle cause dei disavanzi. È questo il quadro che emerge
oggi dai dati forniti dalla Corte dei conti»: così il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli
errori e i disavanzi sanitari regionali, Antonio Palagiano, ha commentato l'esito dell'audizione del presidente
della sezione regionale di controllo della Corte dei conti per il Piemonte, Enrica Laterza e del procuratore
regionale Carlo Floreani.
Un incontro che si colloca nell'ambito di un ciclo di audizioni con i rappresentanti della Corte dei Conti nelle
regioni sottoposte a piano di rientro. «Il Piemonte sembra essere la regione del Nord Italia con maggiori debiti
nel comparto sanitario. Gli ultimi dati disponibili - ha aggiunto il presidente Palagiano - registrano che tutte le
aziende e gli enti, nessuno escluso, nel 2009 hanno avuto un risultato di bilancio negativo. Perfino una legge
regionale che imporrebbe alle Asl di rappresentare la previsione annuale dei costi è stata completamente
disattesa».
Un sistema drogato, con pesanti ritardi nei bilanci e gravi mancanze, che compromette l'attuazione del piano
di rientro. La Regione oggi continua a essere debitrice di circa 2,5 miliardi nei confronti delle sue aziende sui
4,2 del debito complessivo di Asl e ospedali. «Il quadro della Regione Piemonte mostra forti criticità sia per
quanto riguarda la previsione di bilancio che per quanto riguarda il controllo sulla spesa. Tanto che verrebbe
da chiedere: prescindendo da una gestione della spesa che non responsabilizza pienamente le direzioni
aziendali, ma dove erano i revisori dei conti negli ultimi anni?». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I VERTICI L'assessore regionale alla sanità Paolo Monferino e il direttore dell'Aress Claudio Zanon
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Il caso La commissione parlamentare d'inchiesta ascolta la Corte dei Conti
17/10/2012
La Repubblica - Torino
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Sette giorni per ventiquattr'ore il primo negozio sempre aperto
(r.t.)
UN NEGOZIO aperto sette giorni su sette, ma soprattutto 24 ore su 24. Si chiama Essere e Benessere ed è
una catena che sfrutta al massimo le possibilità offerte dalla liberalizzazione degli orari d'apertura voluta dal
governo Monti.
Ha da poco inaugurato un nuovo punto vendita nell'ex Blockbuster di piazza Santa Rita da Cascia, che in
200 metri quadrati vende soprattutto farmaci e prodotti di parafarmacia, ma non solo: anche pasta e prodotti
alimentari, libri, accessori per il benessere quotidiano, lampadine. I responsabili della catena lo chiamano «il
prototipo della farmacia del futuro, il luogo per tutte le esigenze quotidiane di salute e benessere della
famiglia, tutti i giorni, dalla mattina alla notte».
Il negozio di Santa Rita è uno dei quattro punti vendita che Essere e Benessere ha aperto nel capoluogo
piemontese. Nata nel 1998, la società milanese è il primo operatore italiano privato specializzato nella vendita
retail di farmaco e parafarmaco e conta oggi un network di 82 punti vendita in tutta Italia tra farmacie,
parafarmacie e villaggi della salute. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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In Santa Rita
17/10/2012
La Stampa - Novara
Pag. 51
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Non ci ha pensato solo la Regione, ma anche un Comune. Meina lancia la campagna dei «bonus bebè» per i
nuovi nati nel 2012. I capofamiglia riceveranno a casa una lettera con il benvenuto al neonato e un invito alla
famiglia presentarsi in municipio per una «sorpresa». «Non è molto - spiega il sindaco Paolo Cumbo - ma
daremo un contributo di 100 euro per ogni nato. E' un segnale: crediamo molto nella famiglia e,
simbolicamente, questo è un modo per sostenerla». Se la Regione Piemonte si basa sul reddito come criterio
di aggiudicazione di voucher di acquisto nelle farmacie e nei supermercati da 250 euro (informazioni e
domande nelle sedi delle Asl), il Comune di Meina fa riferimento solo alla residenza in paese di almeno uno
dei due genitori (da minimo 3 anni se italiano, da 5 anni se straniero). Per l'iniziativa, è stata stanziata a
bilancio una somma di 2 mila euro: in media le nascite nel paese sono infatti 20 all'anno. Nel «pacco di
benvenuto» saranno inseriti anche buoni acquisto e omaggi messi a disposizione da commercianti e artigiani
meinesi: «Una ventina hanno aderito e tra questi farmacie, ristoranti, pasticcerie, fioristi, l'asilo nido e pure i
parrucchieri. Il primo taglio di capelli, ad esempio, sarà gratis».
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Il bonus bebé include il taglio gratis dei capelli
17/10/2012
Il Messaggero - Roma
Pag. 35
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Truffa, condannati medici e avvocati
Ottenevano risarcimenti dalle compagnie di assicurazioni con certificati falsi
ADELAIDE PIERUCCI
Trentacinque euro per ogni certificato fasullo, 100 per ecografie fatte solo sulla carta, altrettanti per le false
attestazioni del medico legale o cicli di fisioterapie non eseguiti. E ovviamente, la tariffa per l'avvocato che
curava la pratica. A far saltare l'organizzazione era stato un automobilista: la moglie avrebbe dovuto ottenere
un risarcimento di mille euro per un tamponamento e quando se ne è visti riconosciuti quasi tremila ha
lasciato l'assegno allo studio legale ed è andato al commissariato di Primavalle. «Volevo solo il giusto», ha
chiarito. Alla fine sono finiti sotto processo undici insospettabili. Cinque, due avvocati, due medici di base e
un impiegato di un centro sanitario, tutti romani, hanno patteggiato la pena, mentre per altri due camici
bianchi, per la segretaria di un centro per la fisioterapia e per alcuni presunti automobilisti compiacenti si è
appena aperto il processo. All'ortopedico Emiliano Riccardi e al medico legale Euplio Paglia, alla segretaria
del Centro fisioterapico Aurelio Maria Pia Tiburzi, e ai «feriti», Francesca Orsini, Pierluigi Tollon e Giulio
Fracassi, il pm Laura Condemi contesta di aver alimentato la truffa a discapito di agenzie come Ras, Aurora e
l'Italiana Assicurazioni. Leonardo Tamburello, l'automobilista onesto, ieri, ha testimoniato in aula. «Mia moglie
aveva sottoscritto un Cid per un tamponamento, la nostra assicurazione invece ci ha consigliato di procedere
per via legale rivolgendoci all'avvocato Antonio Del Monte - ha raccontato - così abbiamo fatto. Il legale mi ha
prospettato lauti guadagni se avessimo allungato la malattia di mia moglie che in ospedale aveva avuto sette
giorni di prognosi. Mi spiegò il tariffario per le prognosi fasulle, necessarie per gonfiare il risarcimento. Non
accettai». In cinque, intanto, hanno patteggiato la pena (sospesa) di un anno di reclusione: gli avvocati Del
Monte e Fabrizio Lattanzi, il medico di base Claudio Marelli, l'ecografista Bruno Volta, e il collaboratore del
Centro fisioterapico Aurelio, Giuseppe Petavrachi. Per il pm Condemi, mente della truffa del «finto colpo della
frusta» sarebbero stati proprio Del Monte e Lattanzi, che insieme a Giulio Fracassi (collaboratore di studio e
cointestatario con Lattanzi di un conto bancario utilizzato per il pagamento dei medici) si occupavano di
procacciare i clienti e curare i contatti con le assicurazioni per spuntare i rimborsi gonfiati. Petavrachi, invece,
avrebbe agito da intermediario tra Del Monte e il Centro fisioterapico per fornire i nominativi a cui intestare le
fatture con la falsa firma del direttore sanitario (completamente estraneo alla vicenda) da produrre per
l'indennizzo.
Foto: Un'agenzia della Ras
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LA SENTENZA
17/10/2012
QN - Il Resto del Carlino - Fermo
Pag. 4
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Falsa ricetta per acquistare medicinali , assolta una studentessa
universitaria
ERA ACCUSATA di aver presentato una ricetta falsa per acquistare tranquillanti e antidolorifici. Dopo cinque
anni di odissea giudiziaria è stata finalmente assolta, anche se con la vecchia formula dell'insufficienza di
prove. E' accaduto a Bologna, dove una studentessa universitaria di Fermo, all'epoca dei fatti 25enne, era
incappata nell'incredibile vicenda giudiziaria legata ad una ricetta risultata poi effettivamente falsa. Il legale
della giovane, Paolo Calcinaro, alla fine è riuscito a dimostrare che la ragazza che si era presentata in
farmacia non era effettivamente la sua assistita, o che quanto meno non c'erano elementi probatori, poiché,
al momento della presentazione della ricetta, il farmacista non aveva chiesto un documento d'identità.
Durante il processo è emerso anche che la studentessa era stata interrogata dalla polizia, non in presenza
del suo avvocato, come previsto dalla legge, e aveva ammesso, perché spaventata dalla situazione, di aver
presentato lei quella ricetta. La confessione, strappata in condizioni illegali, non è stata quindi ammessa
come prova, così come la ricetta, risultata falsa, ma non falsificata dalla ragazza fermana, che non è stata
mai sottoposta ad una perizia calligrafica. Il giudice, che inizialmente sembrava sicuro della colpevolezza
della giovane, ha dovuto capitolare e assolverla. f. c.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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PROCESSO IL LEGALE CONVINCE IL GIUDICE
17/10/2012
Il Gazzettino - Treviso
Pag. 29
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Il Comune mette all'asta la nuova farmacia
CORDIGNANO - Il comune di Cordignano mette sul mercato la concessione per la nuova farmacia comunale
che verrà aperta nella frazione di Pinidello. Base d'asta 500 mila euro più iva. Saliranno così a due, dopo le
recenti disposizioni del governo, le farmacie presenti sul territorio di Cordignano. Dopo la delibera del
consiglio comunale dello scorso aprile, il comune ha ora aperto l'asta pubblica per la concessione della
gestione della nuova farmacia di Pinidello. C'è tempo fino alle 12 del 3 novembre per farmacisti singoli o
associati, società e associazioni temporanee, per presentare in comune in busta chiusa la propria offerta, al
rialzo. Buste che saranno poi aperte a partire dalle 15 del 5 novembre. La durata della concessione sarà di
trent'anni e il corrispettivo della concessione è composto da un importo una tantum, in aumento rispetto alla
somma di 200 mila euro più iva posta a base di gara da corrispondere al comune alla stipula del contratto, un
canone annuo di 10 mila euro più iva a base di gara e un ulteriore canone variabile aggiuntivo pari al 5% del
fatturato eccedente la soglia minima di 630 mila euro anno più iva. Nell'offerta si dovrà indicare anche quali
saranno i locali individuati a Pinidello per la nuova attività. Claudia Borsoi
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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CORDIGNANO
17/10/2012
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 17
(diffusione:69063, tiratura:107480)
«Acs, servono lacrime e sangue per salvare la municipalizzata»
Revisione dei servizi. A rischio 13 lavoratori su 35
PATRIZIA TOSSI
di PATRIZIA TOSSI - SAN DONATO - UN BUCO da 3 milioni di euro che rischia di trascinare nel baratro 35
dipendenti, la gestione del campo sportivo, mense, farmacie e perfino alcune case comunali dove vivono le
famiglie in difficoltà. È un quadro a tinte nerissime quello dell'azienda comunale Acs, passata ai raggi x da
alcuni esperti finanziari che hanno aperto un'indagine per sondarne la solidità e le prospettive aziendali.
«L'OBIETTIVO è mettere in sicurezza l'azienda - annuncia il sindaco Andrea Checchi - la situazione è
compromessa, saranno lacrime e sangue per tutti. Ai lavoratori e ai sindacati che ho incontrato in questi mesi
ho detto che dobbiamo ragionare su quello che possiamo fare per salvare l'azienda, non ci sarà posto per
tutti, ma una soluzione va trovata». L'ipotesi al vaglio è quella di alleggerire le attività che gravano su Acs,
alcuni servizi dovrebbero ritornare in capo al Comune, come la gestione delle mense e degli eventi. La
scommessa sarà mantenere all'interno di Acs le farmacie comunali, portando questo ramo aziendale in attivo
e salvare così 22 posti di lavoro. Alcuni dipendenti potranno essere assorbiti dal Comune mentre per 13
persone il futuro rimane in bilico. I costi delle utenze del Parco sportivo, vero buco nero dei bilanci di Acs,
saranno bloccati: il debito verrà ridiscusso con Eni attraverso un piano di rientro mentre l'amministrazione
comunale dovrebbe accollarsi le spese fino a quando, attraverso un bando, non verrà trovato un gestore
privato. UN PACCHETTO di manovre che verrà discusso in un consiglio comunale speciale, ben sapendo
che tutte queste scelte dovranno essere approvate dai consiglieri. «Il bilancio 2011 di Acs è stato fra i primi
documenti che mi sono stati sottoposti alla firma appena insediato - continua Checchi - ma gli accertamenti
hanno evidenziato che il patrimonio aziendale era sovrastimato e i crediti erano stati svalutati, così che la
situazione apparisse meno drammatica di quanto invece si è rivelata. Davanti a quelle cifre, però, non me la
sono sentita di sottoscrivere un documento che il mio predecessore, cui spettava l'azione di controllo e
verifica prevista dalla legge, aveva pensato bene di lasciare senza firma, non assumendosi lui per primo le
responsabilità del dissesto». [email protected] Image: 20121017/foto/3283.jpg
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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SAN DONATO IL SINDACO CHECCHI SUL BUCO DA 3 MILIONI
17/10/2012
Il Mattino - Benevento
Pag. 32
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Fa tappa a Benevento il progetto «Abbiamo a cuore il tuo cuore» promosso dall'Ordine dei Farmacisti
provinciali: esperienza e tecnologia a disposizione dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Dopo un
infarto miocardico, la terapia farmacologica rappresenta una vera alleata per ridurre ulteriori episodi
sfavorevoli. L'assunzione dei farmaci deve durare nel tempo e proseguire senza interruzioni, ponendo grande
attenzione alla posologia e alla dose indicata dal medico curante. L'iniziativa «Abbiamo a cuore il tuo cuore»,
sviluppata da Vodafone e Pfizer, nasce proprio con questo obiettivo. Quando la scatola delle medicine sta per
finire, il paziente potrà ricevere un sms dal farmacista, che gli ricorderà di tornare dal proprio medico per
rinnovare la terapia. Una soluzione tecnologica semplice, indicata dal cardiologo o dal medico curante ai
propri pazienti, grazie alla quale il farmacista potrà aiutarli a seguire in maniera adeguata e costante la cura. Il
progetto ha ricevuto il patrocinio dell'Azienda sanitaria locale, dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri, dell'Ordine dei Farmacisti e della Federfarma Provinciale, avvalendosi, inoltre, della
collaborazione degli ospedali Rummo e Fatebenefratelli.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Infartuati, un sms per seguire la terapia
17/10/2012
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 22
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Influenza, ora mancano i vaccini
Una delle ditte fornitrici sospende la consegna di 168 mila dosi sulle 400 mila complessive
ALESSANDRA COSTANTE GUIDO FILIPPI
INIZIO con brivido per la campagna di vaccinazione antinfluenzale. In Liguria partirà a giorni - il 25 ottobre i
vaccini dovrebbero essere a disposizione nelle farmacie e negli ambulatori pubblici - ma ieri il principale
fornitore della Regione, la Janssen Cilag Spa, ha comunicato «la decisione di sospendere la consegna di
Inflexal V». Questo perché il produttore, la Crucell, ha volontariamente sospeso «tutte le consegne del
vaccino influenzale stagionale per garantire la sicurezza degli utenti». Il brivido sta nei numeri perché alla
Janssen Cilag la Regione Liguria aveva ordinato 168 mila dosi di vaccino sulle 400 mila necessarie. Da sola
la multinazionale aveva il 40% dell'ordine, per un importo di circa 948 mila euro. Ed ora, alla vigilia della
campagna di vaccinazione, la Regione Liguria si ritrova con una voragine nella fornitura e grandi difficoltà a
reperire le dosi mancanti dagli altri fornitori, la Novartis e la Sanofi. La mail è arrivata ieri mattina in Regione,
alla Centrale acquisti regionale, alla commissione regionale degli infettivologi e all'Aifa. E come alla Liguria,
anche a tutto il resto d'Italia. In una paginetta, su carta intestata della Janssen -Cilag Spa, che spiega i motivi
della decisione dopo «una serie di indagini interne su due lotti che hanno riportato risultati inattesi nei test».
«Verifiche interne condotte da Crucell non hanno ancora rilevato cause specifiche con un livello di sicurezza
tale da permettere il rilascio degli altri lotti prodotti per la ca campagna di vaccinazione 2012-2013». E
ancora: «La decisione di Crucell di sospendere la formitura per l'intera campagna vaccinale è stata presa in
considerazione del rischio residuo associato a questi due lotti, swebbene non vi siano indicazioni che la
qualità e l'integrità degli altri lotti è stata compromessa». Ergo: non sapendo se i risultati delle indagini interne
arriveranno in tempo, Janssen -Cilag suggerisce alla Liguria «di cercare un fornitore alternativo di vaccino».
Più facile a dirsi che a farsi a pochi giorni dall'inizio della vaccinazione di massa. L'assessore regionale alla
Salute, Claudio Montaldo ovviamente minaccia cause e penali. Che però di scarso conforto in questo
momento. Le altre aziende fornitrici della Regione Liguria, interpellate non hanno risposto "picche", ma quasi.
Tutte gli ordinativi sono già stati fatti e le procedure per la preparazione e l'autorizzazione di ogni lotto di
vaccino sono lunghissime. Tanto per dire: a febbraio l'Oms comunica i ceppi virali dell'influenza stagionale quest'anno sono il virus AH1N1, l'AH3N2 Victoria e il B Winsconsin -, poi fornisce il virus madre ai produttori
che impiegano mesi a riprodurlo e "lavorarlo". Di fatto i primi vaccini escono dai laboratori intorno a fine
giugno per i test sui volontari. Da quel momento in poi ogni lotto viene controllato e i risultati dei test spediti
all'Agenzia italiano del farmaco per la validazione. E ovviamente le aziende programmano la produzione in
base agli ordini ricevuti. Per di più il caso della Janssen Cilag si colloca in un momento particolare,
sottolineato proprio ieri da una nota dell'Aifa e del Ministero della Salute sulla carenza del vaccino influenzale:
«Per sopperire al fabbisogno nazionale, le ditte produttrici stanno importando vaccino influenzale dall'estero».
Quindi, calma. Aifa spiega così il rallentamento della produzione: «Si tratta di un problema organizzativo che
non riguarda le caratteristiche di vaccino prodotto». Ed aggiunge che «quest'anno il ciclo generativo ha subito
un'interruzione dovuta, appunto, alla mancata disponibilità di alcuni prodotti». La somministrazione del
vaccino antinfluenzale a un anziano La lettera della Janssen Cilag che annuncia lo stop alle consegne
ASPETTANDO LA PANDEMIA IL 25 OTTOBRE L'INIZIO DEL PIANO È IL 25 OTTOBRE l'inizio della
campagna di vaccinazione in Liguria. Il piano nazionale chiede la vaccinazione del 95% degli
ultrasessantacinquenni TRE I VIRUS INDIVIDUATI DALL'OMS L'OMS ha individuato i tre virus dell'influenza
stagionale. Sono i ceppi AH1N1 "pandemico" e due virus cambiati, l'australiano AH3N2 e il B Winsconsin
DUE MILIONI LA SPESA IN LIGURIA LA REGIONE Liguria ha investito complessivamente 2 milioni e 94
mila euro per l'acquisto dei vaccini: 948 mila per l'Inflexal e 1.146.000 per gli altri
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CLAMOROSO COLPO DI SCENA A POCHI GIORNI DALL'AVVIO DELLA PROFILASSI: LA REGIONE
CERCA DI CORRERE AI RIPARI
17/10/2012
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 22
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Ospedale del ponente, Montaldo accelera
«Abbiamo bisogno anche del nuovo Galliera ma il progetto è ancora bloccato»
LA REGIONE LIGURIA punta allo studio di fattibilità per l'ospedale di Ponente. Parola di Claudio Montaldo,
ieri, a margine del consiglio regionale. «Per quanto riguarda l'ospedale del Ponente parte il confronto con il
Comune per l'individuazione delle condizioni per uno studio di fattibilità, sulla localizzazione e poi sugli aspetti
economici» ha detto l'assessore alla Salute. Nei giorni scorsi anche il Pd genovese aveva spronato la
Regione ad andare avanti nello studio di fattibilità della struttura che dovrebbe essere progettata nell'area di
Villa Bombrini, ma anche alla rivalutazione del Galliera, «che fornisce un'ottima risposta alla cittadinanza, ma
che evidenzia il bisogno di un adeguamento strutturale, necessariamente rivisto rispetto al progetto
originario». A questo si aggiunga anche il pressing di Fds e Sel che da tempo chiedono alla Regione di
dirottare sull'ospedale del Ponente i soldi del nuovo Galliera. La riposta di Montaldo arriva a stretto giro di
posta. «Noi abbiamo bisogno dell'ospedale del ponente genovese - ha detto - ma anche del Galliera che non
è in condizioni di durare vent'anni e dovrebbe essere rinnovato». Sul Galliera però incombono due tegole: la
sentenza del Tar che ha annullato le previsioni urbanistiche del Comune per la valorizzazione dei beni
dismessi dall'ospedale «che implica il venir meno di una fonte di finanziamento e dall'altro l'impossibilità da
parte nostra di garantire un mutuo delle dimensioni prospettate». E poi la spending review che costringe la
Regione «a prevedere già da oggi una riduzione di 90 posti letto per l'attuale Galliera e quindi anche nel
nuovo ci dovranno essere meno posti letto di quelli previsti. Siamo dunque in un momento di stand by». Sulla
costruzione delle nuove strutture ospedaliere, oltre ai fondi Fas, la Liguria potrebbe impiegare la plusvalenza
della valorizzazione dell'ospedale di Quarto e del Martinez, stralciati dal piano delle alienazioni. Per coprire il
buco della sanità del 2011 basteranno dunque i 106 milioni di euro stimati per i primi 11 immobili, da
Costarainera a La Spezia, passando per Savona, Varazze, Arenzano, Recco e Santa Margherita. Procedure
che dovranno essere terminate entro ottobre. La giunta regionale però deve ora decidere con quale modalità
procedere all'alienazione del patrimonio. «Ascolteremo le valutazioni e le proposte di Filse e di Arte e poi
decideremo» ha detto oggi la vicepresidente Marylin Fusco. «Filse sta studiando quale sia la procedura
migliore dal punto di vista finanziario mentre Arte sta valutando le dichiarazioni di interesse arrivate fino a
oggi». «Bisogna valutare se conviene cedere tutto il patrimonio in blocco - ha spiegato - oppure se cedere i
singoli beni uno ad uno».
Foto: L'ospedale del ponente sorgerà nell'area di Villa Bombrini a Cornigliano
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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L' ASSESSORE ANNUNCIA IL CONFRONTO CON PALAZZO TURSI PER AVVIARE LO STUDIO DI
FATTIBILITÀ
17/10/2012
Il Secolo XIX - Imperia
Pag. 25
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Finale, Cupa e centro prelievi attivi da ieri in via Dante
La gestione dei due servizi è passata dall'Asl a "Finale Salute"
SILVIA ANDREETTO
FINALE. Da ieri il Centro unico prenotazioni e il Centro prelievi sono operativi nella nuova sede di via Dante
26, in adiacenza agli studi medici di "Finale Salute" che si è trasferita da via Ghiglieri 7 nei nuovi ambulatori di
via Dante 12, assumendo la gestione anche dei due servizi che, fino alla scorsa settimana erano gestiti
dall'Asl 2. E per il primo giorno tutto si è svolto nel migliore dei modi, a parte un problema per chi voleva
effettuare il pagamento col bancomat, a seguito di un disguido tecnico da parte della banca che fa capo
all'Asl 2 che stava ancora mettendo a punto il collegamento col POS. Quaranta sono stati i prelievi effettuati
ieri mattina e centoventi le prenotazioni di esami e visite specialistiche effettuate dal nuovo personale assunto
da Finale Salute per gestire il servizio, dove è attivo anche lo sportello del cittadino a disposizione degli utenti
che vogliano rilevare problemi o disagi, o chiedere informazioni sui servizi attivi in città per quanto riguarda il
sociale. E nonostante ci siano stati momenti di maggiore afflusso durante la mattinata, tutto si è svolto nel
migliore dei modi. Gli utenti dovevano dotarsi di un numero di prenotazione, quindi attendere il proprio turno
per poter fare il prelievo, possibile dalle ore 7.30 alle ore 9.30 o per prenotare esami e visite presso il Cup,
aperto tutti i giorni, eccetto i festivi e prefestivi, dalle 8 alle 12 e il martedì e il giovedì dalle 14 alle 16.
«Sicuramente il fatto che si siano mantenuti a Finalmarina entrambi i servizi è molto positivo - afferma Alessio
Vero, residente a Orco Feglino - però mancano le indicazioni per capire dove sia il Cup e il Centro prelievi
visto che sulle vetrate c'è solo la scritta "Finale Salute". Ma credo sia una questione di tempo, visto che i
nuovi studi sono stati appena aperti». È Rosanna Gallea a sottolineare come la nuova sede sia molto più
comoda: «Per quanto riguarda gli studi medici essendo al piano terra sono molto più facilmente raggiungibili
sottolinea - ed è anche meglio per i parcheggi che qui sono gratuiti, mentre prima si trovavano solo a
pagamento». «Abito a Finalborgo e sono qui per ritirare i referti che vengono consegnati a partire dalle 10 aggiunge Giuseppe Martino - e devo dire che questa sede è molto più baricentrica rispetto alla precedente,
oltre che essere più accogliente». Intanto è l'assessore ai servizi sociali e alla sanità Gianmario Massazza a
invitare gli utenti del Cup a rivolgersi anche alle farmacie per prenotare esami clinici e visite specialistiche:
«Molti non sanno che le farmacie sono abilitate anche alla prenotazione di esami e delle visite specialistiche
e se utilizzassero anche tali canali si potrebbero ridurre ulteriormente i tempi d'attesa ed evitare eventuali
code». VA BENE ANCHE QUI Avrei preferito se la sistemazione fosse stata in via Pineta, ma va bene lo
stesso MARIA TERESA SCOTTO È MOLTO MEGLIO Senza confronti col fatto di dover andare al S.Corona
e meglio anche i parcheggi VILMA QUIROGA IL CUPA DOV'È? Mancano le indicazioni su dov'è il Cupa, su
tutte le vetrate c'è scritto "Finale Salute" ALESSIO VERO OTTIMA POSIZIONE Siccome abito a Finalborgo,
questa sistemazione per me è anche più comoda GIUSEPPE MARTINO
Foto: CUP e Centro prelievi
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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DEBUTTO POSITIVO PER LA NUOVA SEDE DEI SERVIZI SANITARI TERRITORIALI
17/10/2012
QN - La Nazione - Massa carrara
Pag. 4
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Via Baracchini, trasloca la farmacia comunale «Zona poco sicura per il
personale femminile»
- MASSA - LA FARMACIA comunale 4 di via Baracchini alla Partaccia deve essere trasferita anche per motivi
di sicurezza. Lo si legge nell'atto di indirizzo (delibera 297 del 5 ottobre) con cui la giunta ha deciso il
"trasloco" in un locale di proprietà dell'ente in via delle Pinete, quello in precedenza affittato al ristorante "La
Combriccola". Attualmente la farmacia si trova in un immobile facente parte del condominio Cos.Edil. Ma
presto cambierà sede. I motivi li elenca la delibera: al primo punto, la sicurezza, perché «nei mesi da ottobre
ad aprile l'attuale localizzazione è fonte di notevole disagio, in special modo per il personale di sesso
femminile, in ragione dell'attenuarsi dei livelli di sicurezza generale che si registra nella zona in tale periodo
dell'anno». C'è poi il fatto che in ogni caso l'amministrazione dovrebbe procedere «alla ristrutturazione dei
locali, mediante rinnovo degli arredi, allargamento delle attuali aperture esterne, sia porte che finestre,
nonché mediante il posizionamento lato monti di due unità esterne di condizionamento». Date queste
premesse, la decisione. Dal giugno 2010 il Comune è rientrato in possesso dell'immobile di via delle Pinete i
cui locali «risultano idonei ad ospitare la nuova sede della farmacia comunale» e si trovano in una zona
«contraddistinta da un considerevole afflusso di cittadini durante tutto il periodo dell'anno e, nel periodo
estivo, anche da turisti». Il che - è la valutazione aggiuntiva - farà probabilmente aumentare le entrate della
farmacia. A.Pu.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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LA DECISIONE NUOVA SEDE NEI LOCALI DELL'EX RISTORANTE "LA COMBRICCOLA"
17/10/2012
Corriere del Trentino - Trento
Pag. 9
(diffusione:11196)
SANITÀ E TAGLI Farmaco vitale Egregio direttore, chiedo cortese ospitalità sulla rubrica delle lettere per
segnalare lo stato di disagio in cui versano numerose persone che a causa del proprio stato di salute devono
assumere il farmaco «Clexane» prodotto da Sanofi Aventis, in particolare persone anziane e con patologie
complesse. Dato che tale farmaco è prescritto per favorire la fluidità sanguigna e prevenire il rischio di
malattie quali ischemie, ictus etc, le persone sottoposte a tale terapia devono assumerlo quotidianamente e
per sempre. Orbene, da alcune settimane il farmaco in questione, almeno nelle Giudicarie, è introvabile.
Viene distribuita una confezione da 6 siringhe monodose iniettabili per ogni farmacia e a causa di questo ci si
trova costretti a lunghi giri in macchina tra le varie farmacie per verificare se ci sono delle confezioni
disponibili. Figuriamoci quindi le scene quando la persona in coda prende l'ultima scatola disponibile e ce ne
sono altre 3-4 che devono rimanere senza e non possono farne a meno. Tutto questo accade nel civile
Trentino dove a forza di revisione della spesa (al bando gli inglesismi) tagli, ritagli e frattaglie saremo costretti
a reintrodurre la tessera annonaria anche per i medicinali. Mi auguro che questa mia lettera sia solo la prima
di una lunga serie dato che il problema riguarda alcune migliaia di persone, soprattutto anziani, costrette a
farsi le iniezioni a giorni alterni perché si è deciso che si debba risparmiare. Ivan Simoni, MONTAGNE
MALATI REUMATICI Nuove esenzioni Caro direttore, l'associazione trentina malati reumatici (Atmar in sigla)
esprime soddisfazione per l'importante decisione assunta dalla giunta provinciale che su proposta dell'
assessore Ugo Rossi ha deciso di accogliere la richiesta avanzata qualche mese fa dalla nostra associazione
e di riconoscere, con decorrenza 8 ottobre 2012, a integrazione di quanto già predisposto, ulteriori esenzioni
dalla compartecipazione alla spesa a chi è colpito da artrite reumatoide, artropatia psoriasica e da spondilite
anchilosante. Si tratta, in particolare, di esenzioni per diversi esami indispensabili al monitoraggio di queste
patologie reumatiche infiammatorie e alla prevenzione di ulteriori aggravamenti. Le patologie infiammatorie,
infatti, richiedono per la loro cura l'impiego dei cosiddetti farmaci di fondo (farmaci immunomodulatori,
immunosoppressori e farmaci biotecnologici), che, a differenza di analgesici e cortisonici, pure impiegati per
curare i sintomi di queste affezioni, agiscono sui meccanismi che sono alla base delle malattie infiammatorie
croniche. Non sono tuttavia farmaci che il paziente può gestire da solo, e i possibili effetti collaterali debbono
essere costantemente monitorati da un assiduo controllo specialistico. La decisione della Provincia di venire
incontro a un'esigenza molto sentita dai malati reumatici, costituisce un'importante agevolazione nel difficile
momento di crisi economica, che colpisce particolarmente le fasce più fragili della popolazione, ed è una
concreta dimostrazione dell'attenzione dell'assessorato alla salute e dell'Azienda sanitaria verso i problemi di
questi malati cronici. Questo significativo risultato è dovuto anche al sostegno dell'unità operativa di
Reumatologia del Santa Chiara di Trento, guidata dal dottor Giuseppe Paolazzi, che con la sua equipe
medica e infermieristica da anni collabora attivamente con l'Atmar per il miglioramento dell'offerta
assistenziale in ambito reumatologico in Trentino. Per informazioni più dettagliate sulle esenzioni aggiuntive è
possibile visitare il sito di Atmar (www.reumaticitrentino.it) e scaricare la delibera e l'elenco delle prestazioni,
pubblicate anche sul bollettino ufficiale della Regione. Annamaria Marchionne, presidente associazione
trentina malati reumatici ROVERETO Un salotto in via Dante Egregio direttore, come dice l'antico proverbio:
«tutto il mal non vien per nuocere». Lo vogliamo adottare, il proverbio, davanti al dilatarsi dei tempi per il
restauro del ponte sul Leno, tra via Dante e via 1° Armata, che tra non molto dovrebbe essere denominato
Ponte degli Alpini. Orbene, tolto il martedì, giorno di mercato a Rovereto, il traffico su via Dante da qualche
tempo si sta riducendo e il fenomeno cresce con il passare dei giorni. Ritrovarsi con la macchina lungo via
Lungo Leno Destro, vicino al circolo tennis per capirci, in prolungata fila, ha indotto molti automobilisti, per
attraversare la città, a trovare percorsi alternativi a un passaggio improprio e svantaggioso sulla bella via
Dante utilizzando, come dovrebbe essere sempre, via Halbherr e via Abetone. Ne sta guadagnando la
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Ci scrivono
17/10/2012
Corriere del Trentino - Trento
Pag. 9
(diffusione:11196)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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vivibilità e la bellezza della stessa via Dante che in tanti sogniamo di rivedere tornare un bellissimo viale in
stile liberty. Come far sì che questa atmosfera prosegua anche dopo l'auspicata riapertura del ponte?
Parlandone tra amici a fine giornata in un bar piacevolmente affacciati proprio su via Dante, è nata un'idea
che potrebbe essere il cosiddetto «uovo di Colombo». La proposta, in sintesi, è di impedire al traffico normale
che percorre via Dante da nord a sud di proseguire diritto dopo il semaforo verso il ponte, ma di svoltare
obbligatoriamente a destra, su via Cavour, e a sinistra, su via Setaioli. Lasciando, peraltro, doverosamente
libero accesso verso il ponte e l'ospedale ai soli mezzi di soccorso (ambulanze, vigili urbani, polizia stradale,
carabinieri, vigili del fuoco), ai taxi, al trasporto pubblico e alle biciclette. L'eventuale decisione potrà creare
per qualche giorno un po' di comprensibile imbarazzo ma siamo quasi certi che a guadagnarne, e non poco,
sarebbe la vivibilità e la bellezza della via intitolata al sommo poeta, e con questo fatto il piacere di godere, a
piedi e in bicicletta, di uno spazio cittadino di assoluto pregio storico e architettonico e, quindi, di grande
valore anche sociale. Chissà che così facendo non possa diventare realtà l'idea di un viale Dante bello
ampio, senza anche i recenti sfregi, con i suoi palazzi liberty tutti ben sistemati, con due eleganti file di alberi,
con la giusta illuminazione, con i vari esercizi pubblici pronti ad accogliere tanta gente desiderosa di farsi una
passeggiata lungo un autentico, signorile, salotto cittadino. Noi la pensiamo così. A chi oggi può, l'ardua
sentenza. Paolo Farinati, ROVERETO
17/10/2012
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 32
(diffusione:64550, tiratura:80914)
Gravina
Oggi alle 10.30, nel salone riunioni della parrocchia di S. Paolo, in via Zangrì a Gravina, sarà presentata la
campagna di prevenzione del carcinoma del colon-retto, che si svolgerà nei mesi di ottobre e novembre nel
Distretto sanitario di Gravina. La popolazione bersaglio dello screening è costituita dai soggetti residenti di età
compresa tra i 50 anni e i 70 anni - 40mila utenti, rilevati dagli elenchi dei soggetti iscritti all'anagrafe assistiti
dell'Azienda Sanitaria Provinciale. Il programma di prevenzione viene attuato dall'Asp in collaborazione con i
medici di medicina generale e con le farmacie convenzionate, sfruttandone la capillare distribuzione sul
territorio: obiettivo prioritario è identificare precocemente le forme invasive di tumore, ma anche individuare e
rimuovere possibili precursori. Il test di screening è gratuito e non richiede l'impegnativa del medico curante.
La metodica prescelta è fondata sulla ricerca del sangue occulto nelle feci: l'utente viene invitato, tramite
lettera nominativa, a ritirare il kit e riconsegnarlo a seguito del prelievo nella farmacia più vicina. Il risultato, se
negativo, verrà inviato tempestivamente per posta; in caso di esito positivo, il cittadino verrà contattato
telefonicamente per fissare i necessari approfondimenti». 17/10/2012
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Due mesi di screening gratis contro i tumori colon-rettali
17/10/2012
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 39
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Il responsabile del dispensario farmaceutico: «Avevo anche chiesto una stanza nella delegazione
municipale»
Da qualche settimana il dispensario farmaceutico di Presa, frazione di Piedimonte, ha chiuso. Un manifesto
sulla porta d'ingresso, firmato dal titolare dell'esercizio dott. Elio Di Silvestri, ha spiegato i motivi: «Due anni fa
il Comune ha promesso nuovi locali alla farmacia. Il locale non è più idoneo all'attività e devo dunque
sospendere il servizio», scrive Di Silvestri. Lo sportello al servizio di Presa, Vena e delle altre borgate vicine
opera da circa 10 anni in sostituzione della farmacia rurale lì attiva dagli anni settanta, gestito - come
stabiliscono le due leggi fondamentali in materia (L. n. 221/68 e n. 362/91) - da Di Silvestri perché farmacista
nella vicina Sant'Alfio, escludendo Piedimonte il comune più vicino alle frazioni indicate. Dal vivo l'interessato
conferma i toni forti: «Chiudere era l'unico gesto possibile. I locali attuali non sono più idonei ed avevo chiesto
una stanza nella vicina delegazione municipale», spiega, così da poter «Abbassare le spese dell'affitto e
quindi le perdite. La Regione ha revocato i contributi, l'utenza è calata». Ma nonostante l'affare in perdita, Di
Silvestri non pensa di lasciare: «Non voglio andare via da Presa e togliere agli abitanti la farmacia». I cittadini
non sono rimasti spettatori; un comitato civico si è rivolto al settore farmaceutico dell'Asp: «Il dott. Di Silvestri
ha improvvisamente interrotto il servizio del dispensario farmaceutico, comunicandolo alla cittadinanza
tramite manifesto di accuse al Comune», si legge nel documento inviato al capo del Dipartimento strutturale
del Farmaco, Francesco Rapisarda, «Ne è nato un grave disservizio, i disagi sono notevoli». Gli abitanti di
Presa e Vena dunque non comprendono la repentina chiusura della farmacia - tanto meno la protesta del
farmacista che «potrebbe pensar da solo ai locali della propria attività» - essenziale riferimento per un
territorio che «non è coperto da nessuna rete di servizi pubblici» e vogliono chiarezza: «La situazione è
incresciosa, chiediamo di intervenire». Se il sindaco Pidoto annuncia deciso di «Voler mettere fine ai disagi,
disponendo l'affitto dei locali richiesti dal farmacista con una delibera nei prossimi giorni», dall'Asp fanno
sapere di volerci veder chiaro perché «La pubblica utilità del dispensario di Presa non può passare così in
secondo piano», fa notare lo stesso Francesco Rapisarda, precisando di «Non aver ricevuto dalla farmacia
alcuna segnalazione di chiusura». Francesco Vasta 17/10/2012
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Locali non idonei, chiude farmacia a Presa Piedimonte.
17/10/2012
Pubblico Giornale
Pag. 16
Da Bari a Torino, passando per Terni, le nuove realtà sul ritorno dell'eroina
In Umbria, il primato di vendita di siringhe nelle farmacie
GABRIELLA GREISON g g r ei s o n @ pu b b l i co . eu @ G r ei
ccc In quest ' ultima puntata d ' inchiesta sul ritorno dell ' eroina nel nostro Paese, entriamo nel dettaglio di tre
diverse realtà che si vivono giornalmente in altrettante città italiane (ieri abbiamo pubblicato un articolo «per
le strade di Roma, nelle vie dello spaccio», in particolare nel quartiere San Lorenzo e il Verano, frequentati in
tarda notte). Da Roma, ci spostiamo a Terni. Secondo uno studio sulle acque reflue, condotto dall ' I s ti tuto
Mario Negri di Milano, è - insieme a Perugia - il più grande centro di consumo di eroina. Lo studio, che ha
monitorato gli scarichi di 17 città italiane, ha mostrato che nelle fogne di Terni vengono scaricate
giornalmente 98 milligrammi di eroina. A seguito di questi risultati, è stato fatto uno studio dal Dipartimento
delle Politiche Antidroga, da cui è emersa la grande geolocalizzazione del fenomeno di spaccio di eroina (si
parte da un centro più piccolo, per poi arrivare alle grandi città: per vedere come reagiscono gli assuntori, e
capirne il numero), e ancora altri dati parlano di prove di assunzione per diverse centinaia di ragazzi, nella
regione umbra, tra i 15 e i 19 anni. «Sì, ci sono in giro più tossici, rispetto al passato»: a parlare è il
responsabile della vendita al dettaglio, con servizio notturno, della Farmacia Centrale di Terni (situata vicino
ai giardinetti comunali, uno dei luoghi meno raccomandabili della città): «Svolgo il servizio notturno da diversi
anni, e il numero di persone che viene in farmacia a chiedere siringhe è decisamente in aumento. Ci sono
sere che si arriva anche a quindici persone. O anche di più, nei fine settimana. Noi abbiamo l ' obbligo di dare
siringa e acqua a chi ce li chiede, e se non hanno i soldi, non importa. La maggior parte, si " fanno " subito
fuori dalla farmacia. Alcuni ragazzi sono di Perugia, e vengono a Terni a " ri fo r n i rs i " . La tipologia di
persone che entra a chiedere siringhe è di tutti i tipi: molti ben vestiti, pettinati bene, che non penseresti mai
di vederli poi sbattuti per terra a " f a rs i " . La polizia più di tanto non può fare, può solo monitorare da
lontano. E noi abbiamo l ' obbligo di considerare i tossici come malati». I dati allarmanti che riguardano Terni,
rientrano in una più ampia emergenza eroina, che riguarda l ' intera regione umbra, ed è nota già da qualche
mese: i numeri parlano di 240 arresti per spaccio nel 2011, 28 morti per overdose, e quasi centomila siringhe
da insulina vendute nel capoluogo. Da Terni, scendiamo a Bari. Uno dei porti dove avvengono gli sbarchi di
«merce» direttamente dall ' Afghanistan. È di queste ore la notizia di nuovi sequestri, da parte della Guardia
di Finanza (13 chili, all ' interno di un doppiofondo creato sotto il pianale di un ' au tomobile con targa estone),
e anche l ' i n fi t ti mento dei controlli è cosa nota. Bari sta diventano, di nuovo, la centrale di smistamento
dell ' eroina, soprattutto quella brown, che costa meno e può essere piazzata più facilmente. Dai Sert di Bari,
arrivano le ultime notizie con i numeri da spavento: sui 2.649 tossicodipendenti in cura (provincia compresa),
nei 14 centri di disintossicazione, 1.644 abusano di eroina: quasi il 65% del totale. Percentuale che diventa
80, se si considera solo il capoluogo pugliese, dove si concentrano la maggior parte degli utenti: su 600
pazienti, 450 sono in cura per uso di eroina (e solo 392 cocainomani, mentre i dipendenti da cannabis 544,
ma distribuiti in tutta la provincia). La media di chi ha chiesto aiuto ai medici per una riabilitazione è sui 30
anni, che si abbassa ancora se si considerano solo gli ultimi mesi. Da Bari, saliamo a Torino. Stando agli
ultimi articoli di cronaca, gli arresti per spaccio di eroina sono tornati in auge. Ai Murazzi, sul lungo Po, al
parco del Valentino, a piazza Castello. Nell ' ultimo week end, trentuno persone sono andate dietro le sbarre
per spaccio, grazie all ' intensa attività di repressione condotta dai carabinieri, nei luoghi di ritrovo giovanile.
«La nostra percezione, è che ci sia un netto ritorno sulle strade di questo tipo di droga»: a confermare tutto, è
la voce di Andrea Bellini, che lavoro a Torino, in zona Mirafiori, all ' interno di un centro per la
disintossicazione, chiamato Onda 1. «Su 150 cartelle aperte, noi abbiamo un buon 30% di casi in cura per
dipendenza da eroina. I metodi di utilizzo, oggi, sono diversi da quelli degli anni passati: molti provano con
questa sostanza, anche se non ne sono molto convinti. Provano per via del basso costo, e per le sensazioni
che produce: la sniffano o la fumano. Tra giovani e adolescenti, sta diventando quasi una moda. È questo il
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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IL PERICOLO INCOMBENTE
17/10/2012
Pubblico Giornale
Pag. 16
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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fatto più allarmante. Ora c ' è questo nuovo traffico, e il mercato si è all ' improvviso allargato, per far spazio
all ' arrivo di questa droga». Sempre da Torino, sugli effetti dell ' e ro i n a, Alice Pagani, una psicologa del
Sert del Quadrilatero spiega: «Mentre alcuni anni fa, il primato della droga in Italia era tenuto dalle
anfetamine, oggi la droga più diffusa è senza dubbio l ' eroina. La cosa più drammatica è che la dose
iniettata, non si conosce in partenza: il tossico potrebbe farsi una quantità più o meno diluita, a seconda di
quello che decide il pusher. L ' eroina può essere diluita dal 70 fino addirittura all ' 1 per cento. Naturalmente i
guadagni vanno alle stelle, e questa è una delle cause del dilagare del fenomeno e a volte della morte degli
assuntori. Perché, se la morte da sindrome di astinenza è rara, quella per sovraddosagio è frequente. E
questo incidente si ha quasi sempre per colpa dello spacciatore, il quale diluisce meno del solito l ' eroina e il
drogato, credendo di fare uso della dose abituale, ne prende il doppio o il triplo. Qualche volta, la morte
sopraggiunge anche dopo che la persona ha smesso di " f a rs i " da un po ' di tempo, ma ricomincia a
prendere eroina nella stessa dose che prendeva quando aveva smesso: in tal caso, però, la sua tolleranza è
diminuita, e quindi la dose risulta eccessiva. Poi, discorso diverso è da fare sulle sostanze taglianti che
risultano più tossiche della droga stessa: il talco, la stricnina, o il chinino; tutte mortali. E l ' as s u n to r e, nel
momento che se fa uso, non sa niente: ma, poi, dopo che sono passati i sintomi positivi, si accorgerà di tutto
il resto».
LA NASCITA Un semplice calmante per la tosse, venduto in farmacia. L ' eroina nasce così, nel 1899,
prodotta dalla Bayer, l ' industria tedesca che quell ' anno lancia anche un altro medicinale di grande
successo: l ' aspirina . Sintetizzati da Felix Hoffman, chimico specializzato nell ' a c e ti l azi o n e, processo
allora usato per rendere più efficaci molecole già in uso. Dall ' a ci do salicilico, estratto dalla corteccia di
salice, rimedio popolare contro i raffreddori, si ottenne l ' aspirina, dalla morfina, analgesico derivato dall '
oppio, l ' eroina, che presto fu utilizzata non solo per la tosse al posto della codeina, ma come analgesico
generale, per poi divenire di largo consumo, in tutto il mondo. Si riteneva che non desse dipendenza come la
morfina. Valutazione sbagliata. L ' eroina rende dipendente chi la assume più di quanto non faccia la sua "
antenata " , e in più breve tempo. Presto fu bandita ovunque. Dal 1925 divenne fuorilegge in Italia e negli
Stati Uniti. E iniziò la sua storia c l a n d es ti n a . ALESSANDRO BERTARELLI ccc Quinta puntata. Continua
l ' inchiesta sull ' eroina, la droga che sta tornando nelle strade del nostro paese. Nella prima puntata, il
presidente del Ceis ha lanciato l ' allarme: «Sono in arrivo 120 mila tonnellate di eroina dall ' Afghani stan.
Stiamo tornando agli anni 70. I consumatori di eroina sono in aumento, e saranno gli adolescenti i più alti
fruitori dei prossimi tre anni». Abbiamo anche pubblicato i dati previsionali: saranno 300 mila gli individui che
si prevede faranno uso di eroina, tra i 15 e i 64 anni (dati ISTAT); sarà del 18% la percentuale di crescita del
numero di consumatori di eroina nella popolazione studentesca, tra i 15 e i 19 anni (dati ESPAD). E il costo di
una dose scenderà fino a 7 euro. Giovedì avevamo un'intervista molto toccante, alla madre di un ragazzo
tossicodipen dente; e venerdì la testimonianza di un ex-dipendente. Ieri, invece, siamo an dati per le strade
dello spaccio, a Roma, per capire meglio il fenomeno.
17/10/2012
Giornale dell'Umbria
Pag. 52
Afas - Azienda Speciale Farmacie del Comune di Perugia ha indetto un bando di concorso, per titoli ed
esami, per la copertura a tempo determinato del posto di direttore generale. In data 28/09/2012 è stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 76 nella sezione 4° serie speciale - concorsi ed
esami la rettifica del bando. Oltre alla laurea in Giurisprudenza, Economia e Commercio, Farmacia o Chimica
e Tecnologia Farmaceutiche, è stata aggiunta anche quella in Ingegneria gestionale. Il termine di
presentazione delle domande di ammissione al concorso inizialmente previsto al 24 settembre 2012 viene
prorogato per ulteriori 30 (trenta) giorni.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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Un direttore all'Afas
11/10/2012
Il Cittadino di Monza e Brianza - Ed. nazionale
Pag. 5
II giovane e il vecchio, rapinatori violenti
Arrestati due monzesi, erano il terrore dei farmacisti. Otto i colpi accertati ma si indaga su ventidue| Uno ha
puntato un coltello su tre clienti, l'altro partecipò a una sanguinosa rapina in via Borsa
• Uno ha 26 anni, noto nel rione Cederna come assiduo frequentatore di 'rave parties', l'altro ha 54 anni, è
originario di Palermo, abita a San Rocco, ed è il padre di un complice del primo. Sono accusati a vario titolo
di otto rapine consumate ai danni di negozi e farmacie della città, LucaTruscello e Vincenzo Parisi (papa di
Vittorio appena uscito dal carcere per rapina), raggiunti nei giorni scorsi da un'ordinanza di custodia cautelare
in carcere. Ma i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di via Volturno sospettano di ben 22 colpi messi
a segno in tutta Monza, dando vita ad un escalation di rapine che tra l'autunno e l'inverno scorsi aveva
seminato non poca preoccupazione tra i negozianti della città. «Lavoro esemplare», quello svolto dagli
investigatori dell'Arma, secondo quanto fanno sapere dalla procura di piazza Garibaldi (l'indagine è stata
coordinata dal sostituto procuratore Alessandro Pepe). Dunque sospetti su oltre venti colpi, anche se gli
elementi concreti sono stati riscontrati su otto episodi per un bottino di oltre 4.500 euro. Il primo risale al 23
dicembre dello scorso anno, presso la tabaccheria 'Fortunato', al civico 65 di via Borsa. Duecento euro il
bottino pre-natalizio, a seguito di un'irruzione armati di taglierino. Secondo episodio il 17 gennaio al
Blockbuster di via Foscolo (205 euro); quattro colpi successivi dal 6 al 28 febbraio (due farmacie, una in via
della Robbia, l'altra in via Ponchielli, e due all'agenzia di scommesse Games & Go di via Ferrari 7), il più
importante dei quali ha fruttato 1500 euro. Le ultime due rapine contestate sono del 3 aprile e del 14 maggio
ancora alla farmacia comun ale di via Della Robbia e alla comunale di via Borgazzi (300 e 350 euro il bottino).
Particolarmente aggressiva la condotta di Truscello che, secondo le accuse, avrebbe in almeno tre occasioni
afferrato per il collo un'anziana puntandole il coltello. Mancano all'appello un paio di compiici, che avrebbero
aiutato Truscello. Indagini in corso anche su un'altra batteria, protagonista della rapina più violenta tra quelle
realizzate lo scorso inverno. Si tratta dell'episodio ai danni dei negozianti e dei clienti della tabaccheria al
civico 88 di via Felice Cavallotti. In quel caso erano due soggetti che si muovevano in moto. Truscello e Parisi
invece entravano in azione il più delle volte a piedi. Parisi ha un vecchio precedente di 20 anni fa, una
violenta rapina ad un salumiere di via Borsa che venne gravemente ferito. In quell'occasione venne arrestato
dal commissario Pepe, fratello del pm che ha condotto le indagini in questi mesi. Federico Berni
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 17/10/2012
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CRONACA
PROFESSIONI
6 articoli
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 4
Farmaci : non spendiamo di più
Quest'estate ci avevamo quasi creduto: sull'onda della necessità di tagliare le spese (parliamo della famosa
spending review) il governo aveva annunciato un decreto che avrebbe obbligato i medici di base, seppure
con molte eccezioni, a prescrivere i farmaci esclusivamente con il nome del principio attivo e non con quello
della marca. In questo modo si voleva favorire il ricorso ai farmaci equivalenti, medicinali che hanno la stessa
azione dei farmaci di marca, ma costano meno. Quelli che per anni sono stati chiamati "generici", insomma.
Da parte nostra abbiamo immediatamente sostenuto l'iniziativa, che offre una delle rare possibilità di ridurre
le spese senza che nulla cambi nelle cure. Purtroppo, però, le lobby della sanità hanno in seguito fatto sentire
la loro voce e il decreto è stato in parte modificato: ora i medici dovranno sì inserire nella ricetta il nome del
princìpio attivo, ma potranno comunque continuare a indicare anche il nome commerciale. Tuttavia, i cittadini
hanno pur sempre un'arma in più: la presenza sulla ricetta del nome del principio attivo rende infatti più facile
ricorrere all'equivalente. Il nostro consiglio è di farlo, ogni volta che è possibile, chiedendolo direttamente al
medico o al farmacista.
Foto: Lavarsi frequentemente le mani col
Foto: sapone per 30 secondi è il sistema più efficace per prevenire l'influenza
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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INSISTIAMO SUL GENERICO / PRIMO PIANO
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 5
Su misura per te
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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PRIMO PIANO
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 31
PERCHÉ I CONTROLLI NON DEVONO FINIRE MAI
Lo sapevate? È stato stimato che il 5% di tutti gli accessi in ospedale sono dovuti a reazioni avverse legate ai
farmaci. Per questo la farmacovigilanza è fondamentale: è proprio la disciplina che si occupa di monitorare la
sicurezza dei farmaci dopo che sono stati messi in commercio. Ma allora i farmaci non sono sicuri? Nessun
farmaco è sicuro al 100%. Tutti, in quanto capaci di interagire con l'organismo, possono dare reazfoni
avverse. Ma quali, tra le reazioni indesiderate, sono ammesse e quali no? Prima dell'immissione in
commercio, i farmaci sono sottoposti a una lunga fase di sperimentazione (dura una decina di anni). Se,
rispetto all'azione desiderata del farmaco, gli effetti collaterali che provoca sono tollerabili, di modesta entità e
transitori, il farmaco supera il test ed entra in commercio. Tutti i farmaci sono trattati allo stesso modo, da
questo punto di vista? No, le cose sono un po' più complesse di così: alcuni farmaci, per esempio gli
antitumorali, superano il test per entrare in commercio anche se causano anemia e fanno cadere i capelli.
Questi effetti indesiderati sono ammissibili per un farmaco indispensabile per controllare una grave malattia.
Sarebbero invece intollerabili per un semplice farmaco antidolorifico o per un antiallergico. Per un
antidolorifico, per esempio, si può accettare che dia un po' di nausea, ma non è accettabile che aumenti il
rischio di infarto. In sostanza, nel valutare la necessità e l'utilità di un farmaco si deve tener conto sempre del
rapporto tra beneficio e rischio: se la malattia in gioco è grave e il beneficio che si può ottenere dal farmaco è
alto, si possono accettare anche reazioni avverse più pesanti. Come funziona la sperimentazione? Durante la
fase sperimentale il farmaco viene testato su persone (sia sane sia malate) per provarne l'efficacia e la
sicurezza. I test vengono eseguiti su poche centinaia o al massimo qualche migliaio di pazienti selezionati,
cioè scelti perché hanno determinate caratteristiche. Una volta entrato in commercio, invece, il farmaco verrà
usato da migliaia, milioni di persone, che hanno caratteristiche diverse. Può quindi succedere che reazioni
che non si erano viste durante la sperimentazione si manifestino quando il farmaco è sul mercato. Qui entra
in gioco la farmacovigilanza: che fa sì che reazioni non ancora conosciute vengano rilevate e analizzate.
L'ente che se ne occupa in Italia è l'Agenzia italiana del farmaco, che dipende dal ministero della Salute.
Queste reazioni avverse sono rare? A volte sono rare, ma non così infrequenti come si potrebbe pensare.
Abbastanza rare, comunque, per venire a galla solo quando a usare i farmaci sono molte persone. E sono
pròprio le persone che usano i farmaci ad avere un ruolo importante nella loro individuazione.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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NESSUN MEDICINALE E SICURO AL 100% / MEDICINE SICURE
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 32
SE USI UNO DI QUESTI FARMACI
Si pubblicizzano e si vendono senza ricetta medica farmaci poco adatti a curare un sintomo come il bruciore
di stomaco. Parliamo di quattro farmaci: Pantoloc control, Somac contrai, Dosanloc e Maalox reflusso, tutti in
compresse; sono stati lanciati da poco sul mercato e tutti contengono lo stesso principio attivo, il
pantoprazolo, 20 milligrammi a compressa. • L'anomalia, tutta italiana, è che il pantoprazolo in compresse da
20 mg è presente anche in altri farmaci, vendibili però solo dietro presentazione di ricetta medica (Pantecta,
Pantopan, Pantorc, Peptazol per citarne solo alcuni), prescritti dal medico in caso di ulcera gastrica, ulcera
duodenale e reflusso gastro-esofageo. L'unica differenza è che le confezioni dei farmaci con obbligo di
prescrizione contengono molte più compresse, in genere 30 per scatola. • È un'anomalia che non sta in piedi:
stesso farmaco, stesso dosaggio, confezioni diverse e indicazioni diverse (ulcera contro semplice bruciore di
stomaco). Come se non bastasse, c'è un'altra differenza tra i due gruppi di farmaci: il prezzo. I farmaci da
automedicazione costano molto di più. • Farmaci come Pantoloc, Somac, Dosanloc e Maalox reflusso sono
inutili per il bruciore di stomaco temporaneo: per questo disturbo (oltre ad adottare uno stile di vita più sano) è
meglio usare gli antiacidi ad azione locale (a base di magnesio o alluminio). In più, questi farmaci possono
causare effetti collaterali, anche se la pubblicità non ne parla. I più comuni sono: nausea, vomito, mal di
pancia, diarrea, mal di testa, vertigine. Inoltre, devono essere evitati in gravidanza, allattamento e al di sotto
dei 18 anni di età.
Foto: Se ne hai usato o ne stai usando uno, raccontaci la tua esperienza sul nostro sito www.altroconsumo.it/
farmaci
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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COLLABORA CON NOI / MEDICINE SICURE
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 33
Ecco come segnalare gli effetti indesiderati
La scheda cartacea di segnalazione di sospetta reazione avversa può essere scaricata e stampata dal
portale web dell'Aita (www.agenziafarmaco.gov.it/ it/content/modalità-di-segnalazionedelle-sospette-reazioniavverse-aimedicinali). Questa scheda, una volta compilata va inviata al Responsabile di farmacovigilanza
della propria struttura (Asl) di appartenenza, il cui nominativo e recapiti sono reperibili sul portale web dell'Aita
al seguente indirizzo: www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili. La scheda elettronica di segnalazione di
sospetta reazione avversa è reperibile sempre tramite il portale web dell'Alfa, allo stesso indirizzo. Dopo la
compilazione online, la scheda può essere salvata sul proprio Pc e può essere inviata per e-mail al
responsabile di farmacovigilanza della propria struttura (Asl) di appartenenza, reperibile sempre sul portale
web dell'Aita.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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MEDICINE SICURE
16/10/2012
Altroconsumo - Test Salute - N.263 - ottobre 2012
Pag. 38
Dispositivi diversi
Un dottore che prescrive un dispositivo medico per uso domiciliare non a carico del Servizio sanitario
nazionale deve specificarne il nome? Per esempio, quando il medico prescrive un dispositivo per terapia con
campi elettromagnetici pulsati può indicarne marca e modello? Non mi pare ci siano regole specifiche in
merito all'equivalenza dei dispositivi tra loro. C.V. - email
In effetti non esistono regole che stabiliscano l'equivalenza di questi dispositivi, come ne esistono invece - e
sono estremamente stringenti per garantire la equivalenza dei farmaci generici rispetto ai farmaci di marca
corrispondenti. Spesso, del resto, le terapie di questo tipo non sono fondate su studi clinici rigorosi che ne
abbiano accertato l'efficacia, quindi ancora meno probabile è che sia stata accertata con studi specifici
l'equivalenza di due apparecchi di marca diversa. Possiamo immaginare che il medico abbia indicato un
dispositivo specifico perché lo conosce personalmente o perché ha una familiarità con quel particolare
strumento.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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LETTERE
PERSONAGGI
5 articoli
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 52
(diffusione:15710, tiratura:15933)
Nord
La rassegna dei corsi universitari di specializzazione aperti ai laureati in Farmacia e Chimica e tecnologia
farmaceutiche per l'anno accademico 2012-2013
Università degli Studi di Torino Facoltà di Farmacia- Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco in
collaborazione con Ordine dei Farmacisti della provincia di Torino Via P. Giuria, 9 - 10125 Torino Tel.
0116706665 [email protected], www.farmacia.unito.it, www.ordinefarmacistitorino.it Master di II livello in
Farmacia Territoriale "Chiara Colombo" Sede: "Il Centro in centro" Via Galliari, 10 A - Torino, aula offerta da
Federfarma Torino. Durata: 1 anno. L'attività formativa minima del corso è di 60 crediti formativi universitari
(CFU). I posti disponibili sono 30 ed è previsto un numero minimo di 20 iscritti. Il conseguimento dei crediti è
subordinato al superamento da parte degli iscritti di apposite verifiche di accertamento delle competenze
acquisite effettuate periodicamente (30 CFU). Inoltre è previsto un tirocinio pari a 20 CFU (500 ore) da
svolgere in una farmacia aperta al pubblico. Il conseguimento del master è subordinato al superamento di
una prova finale (10 CFU) di accertamento delle competenze complessivamente acquisite, oltre che alla
discussione della tesi. Frequenza: obbligatoria. Requisiti per l'ammissione: i requisiti per l'accesso al master
sono: Laurea magistrale in Farmacia (14S), Chimica e Tecnologia Farmaceutiche (14S) e le corrispondenti
lauree del vecchio ordinamento. Abilitazione alla professione di farmacista. Requisiti per l'ammissione: laurea
magistrale in Farmacia (14S), Chimica e Tecnologia Farmaceutiche (14S) e le corrispondenti lauree del
vecchio ordinamento. Abilitazione alla professione di farmacista. Finalità: il master presenta un taglio
volutamente pratico, idoneo a supportare la crescita professionale del farmacista come primo operatore del
settore sanitario capillarmente disponibile sul territorio. Il corso si pone l'obiettivo di formare farmacisti esperti
in grado di padroneggiare l'organizzazione della farmacia in tutti i suoi aspetti, dalla scelta del fornitore al
concetto di servizio per il cliente. Al termine del percorso il farmacista avrà acquisito competenze ampie e
adeguate per poter svolgere la propria attività in qualità sia di titolare/direttore sia di collaboratore nelle
farmacie territoriali aperte al pubblico. Potrà infatti proporsi per ricoprire ruoli organizzativi e gestionali, per
sviluppare singoli reparti o l'intera gestione della farmacia. Inoltre avrà acquisiti elementi sufficienti per
partecipare a progetti di sviluppo delle attività di farmacia territoriale in contesti in cui ci sia la necessità di
istituire e/o riorganizzare il servizio farmaceutico territoriale. La segreteria del corso avvierà al termine del
master un progetto di collaborazione con l'Ordine dei Farmacisti e con Federfarma per facilitare l'incontro tra
l'offerta e la domanda di competenze professionali di eccellenza. Programma didattico: verranno trattati
diversi argomenti inerenti aspetti normativi e procedurali, attività di marketing strategiche e operative, nonché
gestione delle risorse umane; nella fattispecie il farmacista potrà eccellere nella costumer satisfaction e nella
costumer fidelity attraverso l'apprendimento di competenze sanitarie di base e delle corrette tecniche di
comunicazione e di supporto del cliente (counseling). Il corso permetterà di approfondire tutte le tematiche
relative alla corretta dispensazione del medicinale e alla vendita di dispositivi medici, nonché di tutto il
parafarmaco. Inoltre, verranno approfonditi gli aspetti legati alla gestione del laboratorio galenico in modo da
svilupparne le potenzialità produttive e valorizzarne il significato professionale. Il valore dell'offerta formativa e
la qualità della didattica sono elementi sufficienti per sostenere il successo di un corso universitario, se
supportati da uno stretto contatto con il mondo del lavoro. Per questo motivo la direzione del master vuole
facilitare lo sviluppo di un sistema di relazione tra gli studenti del master e le farmacie territoriali. Si ritiene
infatti che elementi distintivi possano essere il saper mantenere un contatto continuo con il mondo del lavoro
per coglierne rapidamente le nuove esigenze ma anche il soddisfare le aspettative professionali di chi è alla
ricerca di una occupazione. Docenti: la maggioranza è rappresentata da esperti esterni all'Ateneo, selezionati
in base ai singoli argomenti trattati. Costo : 1.300,00 euro. Sono previste minimo 2 borse di studio, messe a
disposizione dall'Ordine dei Farmacisti di Torino, a copertura dei costi di partecipazione al Master. Le borse
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
cultura / SPECIALE MASTRE 2012
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 52
(diffusione:15710, tiratura:15933)
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
verranno assegnate in base alla graduatoria di merito e all'autocertificazione del reddito. I candidati che
intendono presentare domanda per l'assegnazione di una borsa di studio devono produrre, fra gli altri
documenti, una attestazione I.S.E.E. in corso di validità (attestazione da richiedere a un centro di assistenza
fiscale). Valori I.S.E.E. superiori ai 27.000,01 euro non verranno valutati. Coordinatori: prof.ssa Paola Brusa,
Facoltà di Farmacia di Torino e dott. Mario Giaccone, presidente Ordine dei Farmacisti di Torino e provincia.
Informazioni: prof.ssa Paola Brusa, facoltà di Farmacia, direttore del master, tel. 0116706665, e-mail
[email protected], dott.ssa Laura Caccamo, facoltà di Farmacia, manager didattico, tel. 0116707885, email laura.caccamo@unito. it, sig.ra Maria Teresa Talarico, Ordine dei Farmacisti di Torino, segretaria, tel.
011658582, e-mail [email protected] Corso di Perfezionamento in Farmacia di Comunità
Via Balzaretti, 9 - 20133 - Milano Facoltà di Farmacia di Torino in collaborazione con Ordine dei Farmacisti
della provincia di Torino, la Cooperativa Farmauniti e Federfarma Piemonte Sede: " Il Centro in centro" Via
Galliari, 10 A - Torino, aula offerta da Federfarma Torino. Durata: il corso si articola in n°12 settimane - 1
giorno per settimana - 8 ore pro die. È prevista una valutazione dello studente mediante prove in itinere per
l'accertamento delle competenze acquisite. I posti disponibili sono 50 ed è previsto un numero minimo di 20
iscritti. Frequenza: obbligatoria. Requisiti per l'ammissione: i requisiti per l'accesso al corso sono: laurea in
Farmacia o Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, possesso dell'abilitazione all'esercizio professionale,
svolgimento di attività professionale presso una Farmacia di comunità. Le iscrizioni dovranno pervenire entro
il 30 novembre alla Segreteria studenti Farmacia, C.so Massimo d'Azeglio, 60 - 10126 Torino. Finalità: scopo
del corso di perfezionamento è quello di erogare una formazione adeguata ai farmacisti, titolari e
collaboratori, in funzione del progetto " Farmacia di Comunità ". L'esplosione della spesa ospedaliera,
l'invecchiamento della popolazione impongono e imporranno sempre più di spostare la cura delle patologie
croniche (diabete, sindrome metabolica, bronco pneumopatia ostruttiva, osteoporosi, ecc.) dall'ospedale al
territorio. Solo un farmacista con adeguata formazione potrà fornire valore aggiunto alla dispensazione del
medicinale, tale da porlo come partner ideale del medico specialista e del medico di medicina generale, per
gestire sul territorio il paziente cronico nel rispetto delle proprie competenze e professionalità. La presa in
carico del paziente, il monitoraggio dell'assunzione dei medicinali, le corrette informazioni sanitarie, la
gestione professionale delle autoanalisi, tutto secondo linee guida concordate e validate, daranno alto valore
aggiunto alla mera dispensazione. Programma didattico: il corso si articola in tre sezioni: una scientifica
inerente ad aspetti clinici e tecnologici di patologie specifiche per cui i pazienti spesso si rivolgono al
farmacista; una relazionale, nella quale verranno affrontati aspetti generali e peculiari relativi ai pazienti affetti
dalle patologie trattate nella sezione precedente, avvalendosi di una analisi fornita da un epidemiologo;
l'ultima affronterà aspetti economici-manageriali inerenti alla gestione dell'azienda Farmacia. Docenti: esperti
interni ed esterni all'Ateneo, selezionati in base ai singoli argomenti trattati. Costo : 900,00 euro Coordinatori:
Paola Brusa, Marco Cossolo, Mario Giaccone, Massimo Mana, Giorgio Vecco. Informazioni: prof.ssa Paola
Brusa, Facoltà di Farmacia, direttore del Corso di Perfezionamento (tel. 0116706665, e-mail paola.brusa@
unito.it). sig.ra Maria Teresa Talarico, Ordine dei Farmacisti di Torino, segreteria (tel. 011658582, e-mail
[email protected]). Siti web della Facoltà di Farmacia - www.farmacia.unito.it - e
dell'Ordine dei Farmacisti della provincia di Torino - www.ordinefarmacisti.torino.it. Università degli Studi di
Milano Facoltà di Farmacia - Dipartimento di Scienze Farmacologiche Via G. Balzaretti 9 - 20133 Milano Tel.
0250318320 - fax 0250318284 e-mail [email protected] [email protected] Master di II livello
in Farmacia e Farmacologia oncologica Sede: dipartimento di Scienze Farmacologiche, Via G. Balzaretti 9 Milano. Durata: 1.500 ore complessive (didattica frontale, studio individuale, didattica interattiva, FAD, stage).
Per il termine di presentazione delle domande e l'inizio delle lezioni (quest'ultimo previsto per inizio marzo
2013) consultare il sito web dell'Università. Frequenza: 240 ore in aula per la didattica frontale (8 moduli + 2
corsi monotematici). Requisiti per l'ammissione: laurea in Farmacia e Farmacia industriale. Corsi di laurea
vecchio ordinamento: Farmacia, Chimica e tecnologia farmaceutiche, Biotecnologie, Scienze Biologiche.
Programma didattico: anatomia patologica in oncologia; terapie innovative in oncologia; farmacotossicologia
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 52
(diffusione:15710, tiratura:15933)
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
oncologica; terapie di supporto in oncologia; gestione manageriale delle terapie oncologiche; nuovi approcci
farmacoterapeutici e biotecnologici in oncologia; aspetti tecnicofarmaceutici, manageriali, gestionali, giuridici
e legislativi delle terapie oncologiche. i corsi monotematici su: farmacocinetica oncologica e laboratorio
farmaceutico in oncologia. Finalità: arricchire le conoscenze farmacologiche, tossicologiche, manageriali,
tecnico- farmaceutiche e legislative già acquisite durante la frequenza ai corsi di laurea degli operatori sanitari
col fine ultimo di gestire in modo sicuro ed efficace la terapia oncologica. Docenti: provenienti da università
varie e da istituti di ricerca. Coordinatore: prof. Alberto Corsini. Costo: euro 4.000,00. Corso di
perfezionamento in Farmacia oncologica Sede: Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Via G. Balzaretti 9 Milano. Durata: didattica frontale: 96 ore. Per il termine di presentazione delle domande e l'inizio delle lezioni
(quest'ultimo è previsto per inizio marzo 2013) consultare il sito web dell'Università (didattica). Requisiti per
l'ammissione: laurea in Farmacia e farmacia industriale, Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria, Biologia,
Biotecnologie mediche veterinarie e farmaceutiche, Scienze biologiche, Farmacia, Chimica e tecnologia
farmaceutiche. Programma didattico: anatomia patologica in oncologia; terapie innovative in oncologia;
farmacotossicologia oncologica; terapie di supporto in oncologia; gestione manageriale delle terapie
oncologiche. Finalità: arricchire le conoscenze farmacologiche, tossicologiche, manageriali, tecnicofarmaceutiche e legislative già acquisite durante la frequenza ai corsi di laurea degli operatori sanitari col fine
ultimo di gestire in modo sicuro ed efficace la terapia oncologica. Docenti: provenienti da università varie e da
istituti di ricerca. Coordinatore: prof. Alberto Corsini. Costo: euro 1.600,00. Università degli Studi di Milano
Facoltà di Farmacia - Centro SEFAP Tel. 0250318259 - fax 0250318292 e-mail: [email protected]
[email protected] - www.unimi.it Master di II livello in Farmacovigilanza FSede: Centro Interuniversitario di
Epidemiologia Farmacologia Preventiva (SEFAP) - dott.ssa Elena Tragni (segreteria scientifi ca) - Sig.ra
Elena Loggia (segreteria organizzativa) - Dipartimento di Scienze Farmacologiche - Via Balzaretti, 9 20133
Milano. Durata: didattica frontale: 156 ore - Studio individuale: 619 ore - Didattica interattiva: 350 ore Tirocinio formativo: 500 ore. CFU 67. Numero posti: 16. Per il termine di presentazione delle domande e
l'inizio delle lezioni (quest'ultimo è previsto per marzo 2013) consultare il sito web della Facoltà. Requisiti per
l'ammissione : laurea specialistica o laurea conseguita in corsi di laurea vigenti in base all'ordinamento in
vigore prima dell'applicazione del DM 509/99. Per le lauree non scientifi che verrà valutata in sede di
selezione l'ambito professionale del candidato. Titoli di studio conseguiti all'estero valutati equivalenti dal
Comitato Ordinatore. Programma didattico: la didattica frontale è strutturata in 5 moduli: Biostatistica e
Farmacoepidemiologia: basi di statistica, data mining, basi di epidemiologia, farmacoepidemiologia, basi di
metanalisi. Farmacologia Clinica: farmacocinetica e farmacodinamica, interazioni tra farmaci, prescrizione
razionale, farmacogenetica e farmacogenomica. Legislazione Farmaceutica: sperimentazione clinica,
registrazione di un farmaco, post marketing surveillance, aspetti normativi, aspetti legali, bioetica. Gestione
del Farmaco sul Territorio e Farmacosorveglianza: patologia iatrogena e diagnosi differenziale, la
segnalazione spontanea, i ruoli di medico di medicina generale, medico ospedaliero, farmacista sul territorio,
farmacista ospedaliero, ASL, centri regionali e uffi ci AIFA, reti di farmacovigilanza in Italia. Farmacovigilanza:
il ruolo dell'azienda farmaceutica, il sistema di farmacovigilanza italiano, europeo, americano e mondiale, risk
e crisis management, economia sanitaria in farmacovigilanza. Finalità: formare una fi gura professionale con
conoscenze teoriche e pratiche necessarie per la valutazione del rischio e per il monitoraggio di effetti
indesiderati associati a un trattamento farmacologico che possano operare sia in strutture pubbliche sia
private. Coordinatore: prof. Alberico L. Catapano. Costo: 4.400,00 euro. Euro 3.000,00 per gli studenti che
hanno frequentato il Corso di Perfezionamento del SEFAP. Corso di perfezionamento in Farmacovigilanza
Sede: Centro Interuniversitario di Epidemiologia Farmacologia Preventiva (SEFAP) - dott.ssa Elena Tragni
(segreteria scientifi ca) - Sig.ra Elena Loggia (segreteria organizzativa) - Dipartimento di Scienze
Farmacologiche - Via Balzaretti, 9 - 20133 Milano. Durata: didattica frontale: 126 ore. Numero posti: 25 con
un minimo di 12. Per il termine di presentazione delle domande e l'inizio delle lezioni (quest'ultimo è previsto
per aprile 2013) consultare il sito web della Facoltà. Requisiti per l'ammissione: tutte le lauree, lauree
16/10/2012
Farmacia News - N.9 - ottobre 2012
Pag. 52
(diffusione:15710, tiratura:15933)
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 17/10/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
specialistiche o lauree conseguite in corsi di laurea vigenti in base all'ordinamento in vigore prima
dell'applicazione del D.M. 509/99. Programma didattico: Farmacologia clinica: farmacocinetica e
farmacodinamica, interazioni tra farmaci, prescrizione razionale, farmacogenetica e farmacogenomica.
Legislazione farmaceutica: sperimentazione clinica, registrazione di un farmaco, post marketing surveillance,
aspetti normativi, aspetti legali, bioetica. Gestione del farmaco sul territorio e farmacosorveglianza: patologia
iatrogena e diagnosi differenziale, la segnalazione spontanea, i ruoli di medico di medicina generale, medico
ospedaliero, farmacista sul territorio, farmacista ospedaliero, ASL, centri regionali e uffi ci AIFA, reti di
farmacovigilanza in Italia. Farmacovigilanza: il ruolo dell'azienda farmaceutica, il sistema di farmacovigilanza
italiano, europeo, americano e mondiale, risk e crisis management, economia sanitaria in farmacovigilanza,
visita di una azienda farmaceutica. Finalità: fornire strumenti appropriati per poter comprendere i concetti di
base della farmacovigilanza e per svolgere attività di sorveglianza sulla sicurezza e appropriatezza d'uso dei
farmaci Coordinatore: prof. Alberico L. Catapano. Costo: 1.400,00 euro. Università degli Studi di Pavia
Facoltà di Farmacia - Dipartimento di Scienze del Farmaco Viale Taramelli, 12 - 27100 Pavia Tel. 0382
987357 - fax 0382 987859 e-mail: [email protected] - https://sites. google.com/a/unipv.it/masterpsc Master
di II livello in Preformulazione, sviluppo farmaceutico e controllo di medicinali Sede: Università di Pavia facoltà di Farmacia - dipartimento di Scienze del farmaco. Durata: 12 mesi (1500 ore). Termine presentazione
delle domande: 11.1.2013. Posti previsti minimo 7, massimo 20. Inizio marzo 2013, termine marzo 2014.
Frequenza: obbligatoria per il 75% delle ore di lezione. Requisiti per l'ammissione: laurea specialistica in:
Farmacia, Chimica e tecnologia farmaceutiche, Scienze Chimiche, Biotecnologie mediche veterinarie e
farmaceutiche. Laurea quinquennale in: Farmacia, Chimica e tecnologia farmaceutiche. Programma didattico:
il master consente l'acquisizione di 60 crediti formativi universitari (CFU), di cui 20 teorico/pratici e 40
sperimentali. I crediti teorico/pratici sono articolati in lezioni frontali nell'ambito dei seguenti insegnamenti:
Physical pharmacy, Eccipienti farmaceutici, Stabilità e stabilizzazione, Sviluppo delle forme farmaceutiche,
Controlli delle forme farmaceutiche. A integrazione delle lezioni in aula sono previste attività complementari
consistenti in seminari, esercitazioni in aula o in laboratorio. I crediti sperimentali devono essere conseguiti
mediante la frequenza a un tirocinio pratico/ stage da svolgere presso i laboratori di Biofarmaceutica e
Sviluppo Galenico, Chimica Farmaceutica Applicata o Chimica Analitica Farmaceutica del Dipartimento di
Scienze del Farmaco dell'Università di Pavia o presso enti specializzati (aziende farmaceutiche ed enti di
ricerca pubblici e privati). Finalità: fornire approfondite conoscenze per la soluzione coordinata dei problemi fi
sico-chimici, fi sici e tecnologici connessi alla veicolazione di un principio attivo in una forma farmaceutica e al
controllo dei formulati. Docenti: le lezioni sono tenute da docenti di fama internazionale, italiani e stranieri,
appartenenti sia al mondo accademico sia a quello dell'industria farmaceutica. Coordinatore: prof.ssa Cristina
Bonferoni. Costo: 2.500,00 euro. Master di II livello in Prodotti nutraceutici: progettazione, sviluppo
formulativo, controllo e commercializzazione Sede: dipartimento di Scienze del farmaco. Durata: 12 mesi.
Frequenza: obbligatoria per almeno il 75% del monte ore complessivamente previsto . Requisiti per
l'ammissione: laurea specialistica in: Farmacia, Chimica e tecnologia farmaceutiche. Laurea quinquennale in:
Farmacia, Chimica e tecnologia farmaceutiche. Programma didattico: Chimica dei prodotti nutraceutici.
Progettazione, sviluppo formulativo e controllo di prodotti nutraceutici. Principi di legislazione. Analisi
statistica. Biochimica metabolica e molecolare. Impiego dei prodotti nutraceutici in ambito medico. Economia
e management della nutraceutica. Attività didattica integrativa Finalità: formare fi gure professionali altamente
qualifi cate nello sviluppo, formulazione, produzione e controllo di prodotti nutraceutici. Il master permetterà
inoltre di acquisire le competenze richieste per la commercializzazione di tali prodotti nei canali farmacia,
parafarmacia ed erboristeria. Docenti: Maria Daglia, Adele Papetti, Bice Conti, Ida Genta, Luigia Favalli,
Monica Stoppini, Antonella Zucchella, Giuseppe D'Antona dell'Università di Pavia ed esperti esterni, tra cui i
principali esponenti del consiglio direttivo di FederSalus (associazione nazionale dei produttori dei prodotti
salutistici). Coordinatore: dr.ssa Maria Daglia. Informazioni: e-mail: [email protected] www.farmacia.unipv.it (consultare anche il sito: http://masternutraceutici.blogspot.com) Costo: 3.000,00 euro.
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Sono previste 10 borse di studio a copertura della quota di iscrizione e agevolazioni economiche per i vincitori
delle borse di studio. Per maggiori informazioni rivolgersi al coordinatore. Master in Tecnologie farmaceutiche
e attività regolatorie Sede: dipartimento di Scienze del farmaco. Durata: 1 anno. Frequenza: obbligatoria al
75% delle lezioni frontali. Requisiti per l'ammissione: laurea specialistica (magistrale) in Farmacia, Farmacia
industriale, Chimica e tecnologia farmaceutiche, e laurea secondo il previgente ordinamento in Chimica e
tecnologie farmaceutiche, Farmacia e Chimica farmaceutiche. Programma didattico: complementi di
Biofarmaceutica e Farmacocinetica. Principi di Legislazione nella registrazione, fabbricazione e distribuzione
dei medicinali. Analisi dei farmaci e procedure di convalida. Progettazione e sviluppo di forme farmaceutiche.
Il sistema di qualità nei processi farmaceutici. Qualità della materia prima farmaceutica e drug master fi le.
Attività didattica complementare. TirocinioStage. Consultabile al sito web:http://farmacia.
unipv.eu/site/home/postlaurea/master/Tecnologie farmaceutiche e attività regolatorie.htm. Finalità: integrare
conoscenze teorico-pratiche avanzate in campo tecnologico-farmaceutico con un adeguato supporto
regolatorio sia alle attività registrative che produttive dei farmaci. L'evoluzione dei medicinali con l'avvento
delle nuove tecnologie di produzione e di somministrazione dei farmaci è stata tale che la registrazione, la
fabbricazione, il mercato e l'utilizzo delle forme farmaceutiche nuove, ormai sempre più veri e propri sistemi di
rilascio di farmaco, richiedono un approfondimento parallelo degli argomenti d'innovazione tecnologica e delle
norme di fabbricazione e di registrazione vigenti e in evoluzione, con specifi co riferimento alle problematiche
della qualità farmaceutica. In tale prospettiva nell'ambito del master trovano ampio sviluppo discipline di
carattere legale, amministrativo, socioeconomico ed etico e aspetti registrativi legati alla sicurezza ed effi
cacia dei farmaci. Docenti: Collegio docenti: G. Bettinetti, C. Caramella, L.Cattel, P. Colombo, B. Conti, F.
Ferrari, I. Genta, M.C. Bonferoni, S. Rossi (Università di Pavia), L. Tagliapietra (rappresentante AFI). I docenti
extrauniversitari appartengono prevalentemente all'Associazione Farmaceutici dell'Industria (AFI) e sono
coordinati dal dr. L.Tagliapietra. Coordinatore: prof.ssa Carla Caramella. Informazioni: Tel. 0382987378/385 fax 0382427529, e-mail: [email protected]; [email protected]; [email protected]. Costo: 2.500,00
euro. Master II livello di Progettazione e sviluppo dei farmaci Sede: dipartimento di Scienze del farmaco.
Durata: 12 mesi. Frequenza: obbligatoria per almeno il 75% del monte ore previsto. Requisiti per
l'ammissione: laurea specialistica (magistrale) in Farmacia, Farmacia Industriale, Chimica e Tecnologia
Farmaceutiche, e laurea secondo il previgente ordinamento in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche,
Farmacia. Programma didattico: i l master universitario prevede un monte ore di 1500 (60 CFU), articolato in
didattica frontale, tirocinio pratico-stage, visite presso aziende farmaceutiche, seminari didattici, attività di
studio e preparazione individuale. In dettaglio, i crediti teorico-pratici (600 ore) sono articolati in lezioni frontali
nell'ambito di insegnamenti di carattere specialistico, suddivisi in moduli, affi dati a docenti dell'Università di
Pavia, nonché a esperti esterni, provenienti da altre Università italiane o straniere, dall'Industria farmaceutica
(italiane o estere) e da Enti di Ricerca. A integrazione delle lezioni in aula sono previste attività didattiche
complementari consistenti in seminari su argomenti specifi ci, esercitazioni in aula o laboratorio e visite
presso Fenti e aziende specializzati. Le materie di insegnamento di carattere specialistico riguardano i
seguenti argomenti: progettazione dei farmaci, sintesi farmaceutica, composti chirali in chimica farmaceutica,
biocatalisi farmaceutica, chimica farmaceutica avanzata, e sviluppo dei farmaci. I crediti sperimentali (900
ore) devono essere conseguiti mediante la realizzazione di un progetto di ricerca, attraverso un tirocinio
pratico o stage, e la stesura della tesi di diploma, sotto la guida di un docente del collegio docenti. Gli studenti
devono svolgere il tirocinio pratico/stage nell'ambito delle discipline del Corso presso uno dei laboratori
dell'Università sede del master oppure presso enti esterni convenzionati (aziende farmaceutiche, enti di
ricerca pubblici o privati), in Italia o all'estero. Finalità: fornire a giovani laureati una formazione post-laurea
specialistica e altamente qualifi cata nel settore chimico-farmaceutico; rispondere alle esigenze di profi li
professionali richiesti dalle imprese farmaceutiche in materia di progettazione e sviluppo dei farmaci; fornire
profi li professionali adeguati al sempre più elevato livello di specializzazione delle imprese. Il master ha
inoltre la funzione di coniugare conoscenze teoriche ed esperienze pratiche, nell'ambito delle più attuali
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
discipline che caratterizzano il complesso percorso nella progettazione e nello sviluppo dei farmaci. Docenti:
gli insegnamenti di carattere specialistico, suddivisi in moduli, sono affi dati a docenti dell'Università di Pavia,
nonché a esperti esterni, provenienti da altre Università italiane o straniere, dall'industria farmaceutica e da
Enti di ricerca. Coordinatore: prof. Simona Collina (simona. [email protected]). Informazioni: tel. 0382987374 fax 0382422975. e-mail [email protected] http://chifar.unipv.it/psfmaster/ Costo: 3.200,00 euro. Il
master ha ricevuto per l'AA 2012/2013 la certificazione INPDAP che prevede l'assegnazione di 8 borse di
studio dell'importo di 3200 €, a copertura della quota di iscrizione. Sono previste ulteriori borse di studio a
copertura totale o parziale del costo di iscrizione. Master di II livello in Scienze cosmetologiche FSede:
dipartimento di Scienze del farmaco. Durata: 1 anno. Scadenza prevista per la domanda di iscrizione: metà
dicembre 2012. Le lezioni si svolgeranno da lunedì a venerdì in 5 settimane dislocate nel periodo febbraiosettembre 2013. Frequenza: obbligatoria al 75% delle lezioni frontali. Requisiti per l'ammissione: laurea
specialistica (magistrale) in Farmacia, Farmacia Industriale, Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, e laurea
secondo il previgente ordinamento in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, Farmacia. Programma didattico:
consultabile al sito web: http://master.labunicosm.it Finalità: il master in scienze cosmetologiche ha lo scopo
di fornire conoscenze teorico-pratiche avanzate nel campo della legislazione, tecnologia, controllo e
valutazione dei prodotti cosmetici. Molta attenzione viene data alle attività pratiche svolte in laboratorio e allo
stage formativo in azienda che può essere sostituito da un percorso multidisciplinare teorico-pratico. Docenti:
le attività didattiche si svolgeranno in collaborazione con docenti dell'Università di Pavia e dell'Università di
Milano, con esperti di provenienza industriale o di altre istituzioni pubbliche e private, con la SICC (Società
italiana di chimica e scienze cosmetologiche) e con Unipro (Associazione italiana delle imprese cosmetiche).
Coordinatore: dott.ssa Paola Perugini. Informazioni: tel. 0382 987363 - fax 0382 422975. e-mail:
[email protected]; sito web www. master.labunicosm.it Costo: 3.000,00 euro. Università degli Studi di
Pavia Facoltà di Farmacia - Dipartimento di Scienze del Farmaco - Sezione di Farmacologia Viale Taramelli,
14 - 27100 Pavia Tel. 0382 987394 - Fax 0382 987405 e-mail: [email protected] www.mamaf.it
Master di II livello in Marketing management nel settore farmaceutico Sede: Università di Pavia - Facoltà di
Farmacia - Dip. di Scienze del Farmaco - Sezione di Farmacologia Durata: 12 mesi (1500 ore) Termine
presentazione delle domande: prima settimana di dicembre 2012. Il numero dei posti previsti è stabilito in un
massimo di 12. Frequenza: la frequenza è obbligatoria per almeno il 75% del monte ore. Requisiti per
l'ammissione: laurea specialistica in Farmacia e Farmacia industriale, Chimica e tecnologia farmaceutiche
nonché ai laureati, secondo il previgente ordinamento, in Chimica e tecnologie farmaceutiche, Farmacia.
Programma didattico: struttura aziendale; mercato farmaceutico I; mercato farmaceutico II; il farmaco nel
sistema sanitario nazionale I; il farmaco nel sistema sanitario nazionale II; marketing farmaceutico I;
marketing farmaceutico II; marketing farmaceutico III; marketing farmaceutico IV. Tirocinio-Stage: attività di
lavoro individuale (di prassi sei mesi) presso una delle aziende convenzionate. Prova finale: stesura di una
relazione su argomento concordato tra Collegio dei docenti e referente aziendale. Attività lavorative coerenti
con le finalità del master, sono riconosciute ai fini del master stesso. Finalità: il master intende rispondere alla
domanda di figure professionali di questo specifico settore del marketing da parte delle aziende
farmaceutiche, delle agenzie specializzate in comunicazione in ambito sanitario e farmaceutico e dei servizi
in outsourcing di market access e di pianificazione del marketing farmaceutico. Docenti: gli insegnamenti del
Master saranno tenuti da esperti esterni altamente qualificati. Coordinatore : prof. Stefano Govoni
Collocamento: due terzi dei partecipanti trovano collocazione aziendale entro l'anno del master o nei primi
mesi dal conseguimento dal titolo. Informazioni: segreteria organizzativa prof. Stefano Govoni - prof.ssa
Adele Lucchelli - tel. 0382 987394, fax 0382 987405 - e-mail: segreteria. [email protected] Costo: euro
4.100,00. Università degli Studi di Verona Facoltà di Medicina e Chirurgia Corticella Paradiso, 6 - 37129
Verona Informazioni: Area Post Lauream, Ufficio Master e Corsi Perfezionamento, tel. 0458425216/5244; fax
0458425217 e-mail: [email protected] Master di II livello Farmacovigilanza e discipline
regolatorie del farmaco Sede: Dipartimento Sanità Pubblica e Medicina di Comunità - Sezione di
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Farmacologia - Policlinico G.B. Rossi - P.le L.A. Scuro 10 - 37134 Verona Durata: didattica frontale: 240 ore
di cui 44 in E-learning; stage: 425 ore; preparazione prova finale: 75 ore. Studio individuale: 760 ore. Numero
posti: minimo 10 - massimo 35. Termine di presentazione delle domande: 30 novembre 2012. Inizio lezioni:
Febbraio 2013. Requisiti per l'ammissione: laurea in Farmacia e Chimica e tecnologia farmaceutiche.
Programma didattico: consultare il sito www. univer.it/master. Per informazioni didattiche: dr.ssa Angela
Khuu, e-mail: [email protected]; tel. 0458027505. Finalità: i farmaci sono elementi essenziali nel
mantenimento dello stato di salute delle popolazioni e il loro beneficio è indubbio, tuttavia nessun farmaco è
esente da rischi ed è quindi necessario continuare costantemente a sorvegliare i farmaci immessi sul mercato
per meglio definire il loro profilo di tollerabilità. Queste attività vanno sotto il nome di farmacovigilanza e ormai
da decenni sono regolate da norme e leggi europee e nazionali. La conoscenza di tutti i complessi aspetti
della farmacovigilanza, da quelli scientifici a quelli normativi rappresenta uno dei contenuti generali del
master. Altro contenuto generale è rappresentato dalla conoscenza delle attività regolatorie che regolano il
mondo del farmaco, dalle procedure precedenti alla sua immissione in commercio a quelle successive,
procedure complesse che impegnano industria farmaceutica e autorit à regolatorie a una continua attività.
Infine un ulteriore contenuto generale del master è rappresentato dalla conoscenza del vasto mondo
dell'informazione sul farmaco e su come utilizzare i media per la comunicazione del rischio da farmaci. Costo:
euro 2.500,00. È inoltre previsto un contributo di selezione, a fondo perduto, di € 30,00 da versare all'atto
della presentazione della domanda. Corso di Perfezionamento in Trattamento del tabagismo Sede:
dipartimento Sanità Pubblica e Medicina di Comunità - Sezione di Farmacologia - PolicliniFacoltà di Farmacia
co G.B. Rossi - P.le L.A. Scuro 10 - 37134 Verona. Durata: didattica frontale: 48 ore, di cui 24 in E-learning;
esercitazione/laboratorio esperienziale/attività pratica su paziente/attività di reparto12 ore; preparazione
prova finale: 75 ore. Studio individuale: 115 ore. Numero posti : minimo 20 - massimo 35. Termine di
presentazione delle domande: 7 gennaio 2013. Inizio lezioni: gennaio 2013. Requisiti per l'ammissione:
laurea in Farmacia e Chimica e tecnologia farmaceutiche. Programma didattico: consultare il sito
www.univr.it/corsiperfezionamento. Per informazioni didattiche: prof. Cristiano Chiamulera,
[email protected] Finalità: gli sforzi delle politiche sanitarie nazionali e regionali si sono focalizzati
negli ultimi anni alla cura e prevenzione del tabagismo, anche grazie alla normativa antifumo nei locali
pubblici, detta Legge Sirchia del gennaio 2005, che cautela e protegge i non fumatori dai danni
dell'esposizione al fumo di tabacco. Nonostante ciò, tuttavia, si continua a definire il fumo come "abitudine" o
"vizio" e non come una dipendenza (categoria diagnostica F17 dell'ICD10), identificata dall'OMS come la
principale causa di morte prevenibile. Le linee guida internazionali identificano numerosi interventi efficaci nel
trattamento del tabagismo, tra i quali le varie forme di counselling, la terapia psicologica individuale o di
gruppo, le terapie farmacologiche. In Italia esistono numerosi operatori impegnati nei Centri per il Trattamento
del Tabagismo (CTT), Centri Antifumo (CAF), Ambulatori per Smettere di Fumare, o altra denominazione a
seconda delle differenti regioni di appartenenza. A oggi non esiste tuttavia un percorso didattico universitario
atto alla formazione specialistica delle figure professionali per il trattamento del tabagismo. Il Corso intende
pertanto contribuire a colmare tale lacuna di offerta formativa. La finalità è di ampliare le conoscenze teoriche
e le competenze tecniche rispetto al trattamento del tabagismo con particolare attenzione agli interventi
basati sulle evidenze scientifiche. Costo: euro 500,00. È inoltre previsto un contributo di selezione, a fondo
perduto, di € 30,00 da versare all'atto della presentazione della domanda. Università degli Studi di Bologna
Facoltà di Medicina e Chirurgia Dipartimento di Farmacologia Sede didattica: Via Irnerio, 48 - 40126 Bologna
Tel. 0512091856, 0512091809 Uff. Master: Via Zamboni, 38 - 40126 Bologna Tel. 0512098309 e-mail
[email protected] [email protected] - [email protected] Master di II livello in Valutazione dei
farmaci e farmacoepidemiologia Sede: Bologna. Durata: annuale (febbraio 2013 - gennaio 2014); scadenza
bando: 31.10.2012; immatricolazioni: dall'10 al 18.12.12. Frequenza: obbligatoria. La percentuale di
frequenza minima è dell'80%. Il master è un corso post-lauream a numero chiuso. Il numero minimo di iscritti
per l'attivazione del master è fissato in 10 e il numero massimo in 20. Il mancato raggiungimento del numero
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
minimo non consente l'attivazione del master. Requisiti per l'ammissione: laurea in Farmacia, Chimica e
tecnologia farmaceutiche et al. Programma didattico: 1. Elementi di statistica per la ricerca clinica 2. I benefici
e i rischi dei farmaci nell'individuo e nella popolazione 3. La medicina basata sulle prove nella valutazione dei
farmaci: come leggere gli studi clinici 4. Procedure nazionali ed europee di autorizzazione dei farmaci 5.
Elementi di farmacoepidemiologia per la valutazione del rischio da farmaci 6. Normative sui medicinali 7. La
prescrivibilità, la rimborsabilità e i prezzi dei farmaci 8. La valutazione dei farmaci post-registrazione (HTA) 9.
La scelta dei farmaci per efficacia e costi 10. Farmacoutilizzazione 11. Farmacovigilanza. Finalità: il corso è
attivato in collaborazione e con il supporto organizzativo di Fondazione Alma Mater. Profilo professionale: il
master fornirà a laureati competenze avanzate per il settore privato (Aziende farmaceutiche) e pubblico
(Agenzia Italiana del Farmaco, Assessorati regionali, Aziende sanitarie) nella valutazione di nuovi farmaci e di
farmaci già in commercio riguardo al profilo rischio/beneficio, al profilo costo/efficacia e all'appropriatezza
d'impiego, anche ai fini delle proposte di rimborsabilità o di inclusione in prontuari terapeutici. Il master
svilupperà anche competenze per studi di farmacoutilizzazione e farmacovigilanza. Docenti: Fabrizio de Ponti
(direttore). Costo: euro 4.500,00. Università degli Studi di Ferrara Facoltà di Farmacia - Dipartimento di
Scienze farmaceutiche Via Fossato di Mortara, 17/19 - 44100 Ferrara Tel. 0532974632, fax 0532974635
[email protected], [email protected], [email protected] www.unife.it/formazione-postlaurea Master di II livello in
Scienza e tecnologia cosmetiche Sede: Ferrara. Durata: biennale. Scadenza bando d'ammissione:
22.11.2012; dal 24.11.2012 colloquio e valutazione titoli, entro il 5.12.2012 comunicazione risultati;
20.12.2012 scadenza iscrizioni; inizio lezioni 6.2.2013 - termine lezioni ottobre 2014. Numero partecipanti:
minimo 15/massimo 20 (conoscenza base della lingua inglese). Requisiti per l'ammissione: laurea in
Farmacia, CTF e altre (vedi bando). Programma didattico: primo anno: analisi e controllo qualità dei cosmetici
I, anatomia, fisiologia e metabolismo della cute, chimica degli ingredienti cosmetici I, legislazione cosmetica,
microbiologia applicata, sistemi dispersi ed interfasi, tecnologia delle forme cosmetiche I. Secondo anno:
analisi e controllo qualità dei cosmetici II, comunicazione e sociologia dei prodotti del benessere,
dermatologia cosmetica, fitocosmesi e aromaterapia, ingredienti funzionali, marketing strategico, produzione,
packaging e sistemi di gestione industriale, ricerca e sviluppo di nuovi ingredienti e prodotti cosmetici,
tecnologia delle forme cosmetiche II, tossicologia e immunopatologia dei prodotti cosmetici. Finalità: formare
la figura dello specializzato in Scienze cosmetiche da inserire ai vertici del mondo cosmetico per competenze
e formazione. Si propone di specializzare laureati con esclusive competenze nel settore, che comprendono
gli aspetti: tecnologico-formulativo, legislativo, chimico cosmetologico, di controllo chimico-fisico,
tossicologico, funzionale; del marketing, del design e della gestione aziendale. Direttore : prof. Stefano
Manfredini, prof. Giovanni Baraldi. Costo: euro 7.000,00. Via Fossato di Mortara, 17/19 - 44100 Ferrara
[email protected], www.unife.it/formazionepostlaurea FUniversità degli Studi di Ferrara Master di II livello in
Scienza e tecnologia dei radiofarmaci Sede: Ferrara. Durata : annuale. Numero partecipanti minimo 5
(richiesta lingua inglese). Requisiti per l'ammissione: laurea in Farmacia, CTF e altre. Programma didattico:
natura della radioattività; metodi di rilevazione e misura delle emissioni radioattive; radioprotezione;
apparecchiature di impiego diagnostico e terapeutico; metodi dosimetrici; principi chimico-fisici che regolano
la sintesi, la caratterizzazione molecolare e il controllo di qualità dei radiofarmaci; principi di base della
farmacocinetica e le procedure di somministrazione dei farmaci; principi di base della biologia cellulare,
molecolare, e delle biotecnologie; meccanismi fondamentali responsabili del comportamento biologico dei
radiofarmaci e della loro utilizzazione clinica; nonché argomenti che stanno alla base dell'assicurazione della
qualità farmaceutica dei preparati radiomarcati e degli aspetti legislativi. Finalità: fornire conoscenze teoricopratiche fondamentali per la formazione di specialisti nella scienza e nella tecnologia dei radiofarmaci
impiegati in medicina nucleare come agenti diagnostici o terapeutici. Il corso si propone di specializzare
laureati nel settore della progettazione, sviluppo e produzione di composti marcati applicati alla diagnostica
per immagini, alla terapia radiometabolica e allo studio dei processi biologici che avvengono in sistemi viventi
integrati. Direttore : prof. Mechiore Giganti, prof. Adriano Duatti. Costo: euro 3.000,00. Corso di
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Perfezionamento in Management della Farmacia Sede : Ferrara Durata : annuale, pari a 10 crediti (80 ore di
formazione). Numero di partecipanti: minimo 14. Requisiti per l'ammissione : laurea in Farmacia, CTF e altre.
Programma didattico : amministrazione della farmacia, l'industria della salute e l'organizzazione del SSN,
strumenti e tecniche di management della farmacia, marketing e comunicazione, organizzazione, logistica e
gestione delle risorse umane, gestione fiscale e tributaria. Nell'ambito dei moduli sopra richiamati verranno
fornite le nozioni fondamentali per la comprensione dell'attuale contesto in cui la Farmacia è chiamata a
operare e l'applicazione di un orientamento manageriale alla gestione. Finalità : il corso ha la finalità di fornire
conoscenze teorico-pratiche fondamentali per orientare l'attività di gestione delle Farmacie, in un contesto in
ampia evoluzione. Pertanto, verranno fornite conoscenze inerenti le tecniche di analisi del posizionamento
strategico, la valutazione economica di specifiche aree di attività, le nozioni per la valutazione dell'equilibrio
economico-finanziario alla luce del modello di remunerazione esistente e di possibili evoluzioni di questo. In
sintesi, l'obiettivo del corso consiste nello sviluppare un orientamento manageriale che permetta di gestire i
rischi e il cambiamento in atto. Direttore : prof.ssa Emidia Vagnoni. Contatti : [email protected], tel.
0532/455053. Costo : euro1.000,00.
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14:00
Virgilio.it
Sito Web
Roma, 16 ott. (TMNews) - Sempre secondo il 92% dei farmacisti , le donne chiedono una più adeguata
azione di rassicurazione da parte del medico di famiglia o delle figure sanitarie che, non assumendo una
posizione chiara (né pro né contro), non favoriscono nella donna la conoscenza e la percezione...
Roma, 16 ott. (TMNews) - Sempre secondo il 92% dei farmacisti, le donne chiedono una più adeguata azione
di rassicurazione da parte del medico di famiglia o delle figure sanitarie che, non assumendo una posizione
chiara (né pro né contro), non favoriscono nella donna la conoscenza e la percezione di sicurezza garantita
dalla cura, sia dal punto di vista razionale che emotivo. E, secondo oltre la metà dei farmacisti intervistati,
anche il recente decreto 135/2012, che impone la citazione del principio attivo, non cambierà nulla nel
panorama generale se non per il medico. Solo per il 30% del campione porterà ad una maggiore apertura
verso questa classe di farmaci.
"Questa indagine - spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda - ha messo in luce la necessità di una
maggiore e migliore informazione riguardo al farmaco equivalente. Aspetto questo che può favorire da un lato
una apertura o un rifiuto più consapevole verso questa classe di farmaci e dall'altro dare alla donna, che resta
il principale 'decisore famigliare' in questo campo come in molti altri, la giusta rassicurazione sulla sicurezza
della cura sia a livello razionale che emotivo".
"Nella farmacia italiana - commenta Annarosa Racca, presidente di Federfarma - la grande professionalità
dei farmacisti promuove da anni la conoscenza dei farmaci equivalenti. Lo fa rivolgendosi indistintamente a
tutta la popolazione, ma con un particolare riguardo alla donna che si sente investita di una maggiore
responsabilità verso la tutela della salute famigliare in relazione al suo ruolo di care-giver. Ed è proprio questo
carico psico-emotivo - aggiunge Racca - a condizionare ancora la donna nella scelta di un farmaco di marca,
di cui ha maggiore consapevolezza, rispetto a un equivalente meno noto che tuttavia garantisce la stessa
efficacia".
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 17/10/2012
136
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Farmaci/ Crisi non aiuta equivalenti: li chiede solo 1... -2-
16/10/2012
17:06
WallStreetItalia
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Milano, 16 ott. (Adnkronos Salute) - Donne italiane ossessionate dalla 'griffe' anche quando l'oggetto
dell'acquisto non è un vestito, ma un farmaco. Secondo un'indagine promossa da Onda (Osservatorio
nazionale sulla salute della donna), condotta su un campione di 300 farmacisti distribuiti lungo tutta la
Penisola, soltanto una connazionale su 4 quando entra in farmacia chiede spontaneamente un medicinale
equivalente, e poco più della metà chiede informazioni sull'alternativa senza marca. Quando poi il farmacista
propone di sostituire il prodotto 'loggato' con il generico meno costoso, soltanto 2 su 5 accettano il cambio,
mentre la maggioranza continua a scegliere il medicinale col brand. Una resistenza particolarmente ostinata
nelle anziane, legata a una diffidenza fondo e accompagnata dal rischio di un 'effetto contagio', considerando
che la donna è il vero capofamiglia nelle decisioni che riguardano la salute. Dall'indagine, presentata oggi a
Milano, risulta che in Italia vendere un medicinale generico a una donna è per i farmacisti "un percorso a
ostacoli", dice Elena Ripamonti di Elma Research, che ha condotto la ricerca per Onda. "I problemi sorgono
soprattutto per certe categorie di farmaci - spiega - specie per quelli contro le malattie cardiache. Per altri
prodotti come antidolorifici, antinfiammatiori, antibiotici e area gastro-intestinale, si registra invece più
apertura". Il 70% dei farmacisti intervistati ritiene che all'origine di tutto vi sia un problema di cattiva
informazione, e il 64% cita questo fattore come principale barriera all'uso degli equivalenti. Sempre dal punto
di vista del farmacista, le donne temono una minor efficacia del generico (96%) perché non esattamente
uguale all''originale' (14%), oppure rifiutano il prodotto senza marca perché non si sentono curate allo stesso
modo (12%), o per esperienze negative (26%). Il 92% dei farmacisti sostiene poi che le donne abbiano
bisogno di rassicurazioni dagli operatori sanitari e in particolare dal medico di famiglia. E oltre la metà è
convinto che le nuove regole sulla prescrizione dei medicinali per principio attivo, di fatto, non cambierà molto
in termini di maggiore apertura agli equivalenti. Solo il 30% pensa invece che il decreto in vigore da
Ferragosto possa 'spingere' il mercato dei generici nel nostro Paese, oggi fermo al 18% circa. "Questa
indagine - commenta la presidente di Onda, Francesca Merzagora - mette in luce la necessità di una migliore
informazione riguardo al farmaco equivalente". Un bisogno già emerso in una precedente ricerca sul tema
promossa dall'Osservatorio, che aveva interpellato direttamente le donne: "Per il 44% si erano dette poco o
per nulla informate sui medicinali generici", ricorda Ripamonti. Secondo Merzagora, per favorire
un'informazione corretta sul tema "è indispensabile parlare ai cittadini con chiarezza e trasparenza, in modo
da favorire una scelta equilibrata. Purtroppo, oggi di fronte alle dispute che spesso nascono sull'argomento si
ha la sensazione che non vi sia questo equilibrio, necessario per una scelta consapevole e informata". Sulla
necessità di "un'informazione chiara e trasparente, supportata da spiegazioni e dati scientifici", concorda
anche Maria Antonietta Nosenzo, vice presidente della sezione milanese dell'onlus Andos (Associazione
nazionale donne operate al seno) e chirurgo oncologo. Per questo, aggiunge la specialista, "ben venga se
l'Agenzia italiana del farmaco realizzerà il cosiddetto 'Orange Book', un volume facile e utilizzabile da tutti nel
quale siano contenute le liste di sostituibilità dei farmaci, per tutelare la salute del paziente garantendo il
farmaco giusto per ogni specifica indicazione".Anche nell'ottica di una maggiore diffusione degli equivalenti,
"in sanità la sfida del futuro si gioca sul territorio, quindi sul dialogo tra professionisti e in particolare tra medici
di famiglia e farmacisti. E da parte del farmacista non c'è alcuna pregiudiziale nei confronti del medicinale
generico", tiene a precisare Paolo Vintani, vice presidente di Federfarma Milano, intervenuto in sostituzione
della presidente di Federfarma nazionale Annarosa Racca, a Roma per incontri tecnici. Il messaggio della
numero uno dell'associazione titolari è comunque che "la categoria dei farmacisti è attiva dal 2007 nella
promozione e nel consiglio dell'equivalente". Per Racca, inoltre, a spiegare la 'paura' femminile del generico
c'è il fatto che "la donna si sente investita di una maggiore responsabilità verso la tutela della salute
familiare", perciò sceglie la 'marca' perché la conosce meglio e si fida. Ovidio Brignoli, vice presidente della
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Farmaci: le donne li vogliono 'griffati', solo 1 su 4 chiede generici
16/10/2012
17:06
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Società italiana di medicina generale (Simg), fa notare che "l'utilizzo dei farmaci equivalenti da parte dei
medici è un segno di civiltà e di consapevolezza dei problemi del Paese". Un "atto istituzionalmente dovuto aggiunge - per il quale non ci sarebbe dovuto essere bisogno di un decreto, che peraltro è stato accolto male
solo dai medici che non l'hanno letto". Il 'camice bianco' ricorda inoltre che "dall'anno prossimo il medico di
famiglia potrà prescrivere medicinali equivalenti nel 100% dei casi, perché l'alternativa generica sarà
disponibile in pratica per ogni farmaco. Quindi non ci saranno più alibi", anche se "per alcune categorie di
farmaci, sostanzialmente gli antipsicotici atipici, gli anticoagulanti e gli antiaritmici - puntualizza Brignoli bisognerà valutare con grande attenzione la sostituzione, a volte non opportuna, e comunque utilizzare nel
caso sempre lo stesso equivalente". Sul capitolo antipsicotici è intervenuto anche Claudio Mencacci, direttore
del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano e neo presidente della Società
italiana di psichiatria. "Esistono oggi prove scientifiche più che sufficienti - assicura - per garantire una
continuità terapeutica" ai pazienti in cura per problemi di salute mentale "anche utilizzando i farmaci
equivalenti". Una valida sostituzione è possibile soprattutto per "gli antidepressivi e gli antiepilettici usati come
stabilizzatori dell'umore". Quanto agli antipsicotici più 'complicati' in termini di sostituzione, "se la terapia viene
iniziata ex novo, e se lo specialista osserva buoni risultati con l'impiego di un prodotto equivalente, è giusto
impiegarlo a patto di mantenere lo stesso generico nel tempo".
16/10/2012
02:35
IlFarmacistaOnline.it
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Un'indagine di Onda su 300 farmacisti ha analizzato il rapporto tra le donne - veri "decisori" per tutta la
famiglia in tema di salute - e farmaci 'no brand'. La loro diffusione è ancora scarsa, nonostante la crisi e il
bisogno di risparmiare. Per il 70% dei farmacisti è colpa della poca informazione.
16 OTT - Non c'è 'spending review' che tenga. Le donne italiane non vanno in crisi di fronte alla spesa
sanitaria e prediligono ancora il farmaco di marca a un equivalente, di pari efficacia anche a fronte di un costo
inferiore. Nel merito, quando va in farmacia, chiede spontaneamente un equivalente 1 donna su 4. Su
consiglio del farmacista la scelta sull'equivalente sale a 2 donne su 5. Comunque poche. Inoltre si
sostituiscono più gli antinfiammatori e gli antidolorifici, meno le terapie per malattie cardiache o gravi. È
quanto emerge da un'indagine su 300 farmacisti italiani promossa dall'Osservatorio Nazionale sulla salute
della Donna (Onda) al fine di conoscere quale sia la loro interpretazione sul comportamento delle donne - veri
"decisori" per tutta la famiglia in tema di salute - nei confronti dei farmaci equivalenti. L'indagine rileva che
poco più della metà pone domande al farmacista, specie sull'effettiva equivalenza, prima di decidere. Una su
tre lo fa prima di scegliere il farmaco tradizionale, e due su cinque passano all'equivalente solo su proposta
del farmacista che imputa (al 70%) il timore verso questi prodotti a una scarsa e mirata informazione. Dunque
è l'informazione, secondo il 64% del campione dei farmacisti, la principale barriera all'accettazione e
all'utilizzo degli equivalenti. E così le donne temono la minor efficacia (96%), credono che i due farmaci non
esattamente uguali (14%), percepiscono di non sentirsi curate allo stesso modo (12%) o affermano di avere
avuto o sentito esperienze negative (26%). Sempre secondo il 92% dei farmacisti, le donne chiedono una più
adeguata azione di rassicurazione da parte del medico di famiglia o delle figure sanitarie che, non
assumendo una posizione chiara (né pro né contro), non favoriscono nella donna la conoscenza e la
percezione di sicurezza garantita dalla cura, sia dal punto di vista razionale che emotivo. Sempre secondo
oltre la metà dei farmacisti intervistati, anche il recente decreto 135/2012, che impone la citazione del
principio attivo, non cambierà nulla nel panorama generale se non per il medico. Solo per il 30% del
campione porterà ad una maggiore apertura verso questa classe di farmaci. "Questa indagine - ha dichiarato
Francesca Merzagora, presidente di Onda - ha messo in luce la necessità di una maggiore e migliore
informazione riguardo al farmaco equivalente. Aspetto questo che può favorire da un lato una apertura o un
rifiuto più consapevole verso questa classe di farmaci e dall'altro dare alla donna, che resta il principale
'decisore famigliare' in questo campo come in molti altri, la giusta rassicurazione sulla sicurezza della cura sia
a livello razionale che emotivo. Elementi che nell'attuale comunicazione ancora mancano. Più della metà
delle donne pone domande accurate al farmacista prima di optare per l'equivalente; episodio, questo, molto
più raro (1 caso su 3) quando si tratta di acquistare o assumere un farmaco di marca. Ciò sta ad indicare che
occorre dare alle donne una informazione più consapevole che passi attraverso tutti i canali comunicativi". "I
risultati di questa indagine - ha aggiunto Gilberto Corbellini, presidente del Comitato Scientifico di Onda sono molto interessanti. Penso che le donne dimostrino un'innata saggezza e che alla scarsa informazione si
aggiunga, però, anche un senso di timore. Le donne sono sospettose non solo perché poco informate, ma
perché in questa fase storica si sentono messe sotto pressione dall'attuale contesto economico fortemente
orientato al contenimento della spesa". "Nella farmacia italiana - ha commentato Annarosa Racca, presidente
di Federfarma - la grande professionalità dei farmacisti promuove da anni la conoscenza dei farmaci
equivalenti. Lo fa rivolgendosi indistintamente a tutta la popolazione, ma con un particolare riguardo alla
donna che si sente investita di una maggiore responsabilità verso la tutela della salute famigliare (marito, figli
e anziani) in relazione al suo ruolo di care-giver. Ed è proprio questo carico psico-emotivo a condizionare
ancora la donna nella scelta di un farmaco di marca, di cui ha maggiore consapevolezza, rispetto a un
equivalente meno noto che tuttavia garantisce la stessa efficacia. L'impegno costante del farmacista in una
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Farmaci equivalenti. Li chiede solo 1 donna su 4. Ma su consiglio del
farmacista si convincono 2 su 5
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
azione di sensibilizzazione ha comunque ridotto la diffidenza della popolazione verso questa classe di
farmaci che, seppure gradualmente, cominciano ad essere meglio conosciuti in maniera indistinta e senza
grandi differenze sia da parte della donna che dell'uomo. La diffusione del farmaco equivalente ha portato ad
una costante diminuzione del prezzo dei farmaci e della spesa farmaceutica. Il recente decreto, entrato in
vigore in agosto, che impegna il medico a prescrivere il principio attivo per le nuove terapie, è stato solo
l'ultimo tassello verso il cittadino, ma la categoria dei farmacisti è attiva dal 2007 nella promozione e nel
consiglio del generico o meglio equivalente. Condivido i risultati della ricerca proposta, avrei potuto
parteciparvi io stessa - ha proseguito Racca - il farmacista, con la sua preparazione chimica conosce e
capisce l'equivalenza e su questo informa il cittadino, ma non può forzare la sua decisione né contrastare la
volontà del medico". "L'utilizzo dei farmaci equivalenti da parte dei medici - ha dichiarato Ovidio Brignoli,
vicepresidente nazionale della Simg (Società Italiana di Medicina Generale) - è un segno di civiltà e di
consapevolezza dei problemi del Paese e l'accettazione di ciò che ormai, in tutti i paesi del mondo, da
vent'anni, è una posizione consolidata e mai messa in discussione. Dobbiamo però con grande attenzione,
soprattutto nei confronti dei pazienti anziani, fare in modo da un lato che i farmaci vengano sempre presi
correttamente, dall'altro rassicurare i nostri pazienti che la medicina equivalente prescritta è sicura ed efficace
indipendentemente dal nome e dal colore della scatola e della pillola". "Solo una informazione chiara e
trasparente, supportata anche da spiegazioni e dati scientifici - ha commentato Maria Antonietta Nosenzo,
vice presidente Andos Onlus, Sezione di Milano - può sensibilizzare la donna al passaggio al generico. Un
aspetto, questo, che diviene particolarmente importante quando i generici vengono impiegati per patologie di
rilievo, quali ad esempio terapie di cronicizzazione ormonali per tumori della mammella, e la cui efficacia secondo anche quanto emerso in letteratura - è pari a terapie con farmaci di marca. L'importante è che il
medico di medicina generale o lo specialista precisino nella ricetta la 'non sostituibilità' del farmaco. Ben
venga quindi se l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) realizzerà il cosiddetto 'Orange Book', un volume facile
e utilizzabile da tutti nel quale siano contenute le liste di sostituibilità dei farmaci, per tutelare la salute del
paziente, garantendo il farmaco 'giusto' per una specifica indicazione, e di migliorare la comunicazione fra il
medico ed il proprio assistito. Per far questo - ha concluso Nosenzo -, al fine di favorire la migliore
conoscenza di questa classe di farmaci, occorre anche e naturalmente un impegno sinergico fra medici di
medicina generale, specialisti, farmacisti e Istituzioni, utile a dirimere le ingiustificate perplessità che ancora
avvolgono gli equivalenti".
16/10/2012
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famiglia in tema di salute - e farmaci 'no brand'. La loro diffusione è ancora scarsa, nonostante la crisi e il
bisogno di risparmiare. Per il 70% dei farmacisti è colpa della poca informazione.
16 OTT - Non c'è 'spending review' che tenga. Le donne italiane non vanno in crisi di fronte alla spesa
sanitaria e prediligono ancora il farmaco di marca a un equivalente, di pari efficacia anche a fronte di un costo
inferiore. Nel merito, quando va in farmacia, chiede spontaneamente un equivalente 1 donna su 4. Su
consiglio del farmacista la scelta sull'equivalente sale a 2 donne su 5. Comunque poche. Inoltre si
sostituiscono più gli antinfiammatori e gli antidolorifici, meno le terapie per malattie cardiache o gravi. È
quanto emerge da un'indagine su 300 farmacisti italiani promossa dall'Osservatorio Nazionale sulla salute
della Donna (Onda) al fine di conoscere quale sia la loro interpretazione sul comportamento delle donne - veri
"decisori" per tutta la famiglia in tema di salute - nei confronti dei farmaci equivalenti. L'indagine rileva che
poco più della metà pone domande al farmacista, specie sull'effettiva equivalenza, prima di decidere. Una su
tre lo fa prima di scegliere il farmaco tradizionale, e due su cinque passano all'equivalente solo su proposta
del farmacista che imputa (al 70%) il timore verso questi prodotti a una scarsa e mirata informazione. Dunque
è l'informazione, secondo il 64% del campione dei farmacisti, la principale barriera all'accettazione e
all'utilizzo degli equivalenti. E così le donne temono la minor efficacia (96%), credono che i due farmaci non
esattamente uguali (14%), percepiscono di non sentirsi curate allo stesso modo (12%) o affermano di avere
avuto o sentito esperienze negative (26%). Sempre secondo il 92% dei farmacisti, le donne chiedono una più
adeguata azione di rassicurazione da parte del medico di famiglia o delle figure sanitarie che, non
assumendo una posizione chiara (né pro né contro), non favoriscono nella donna la conoscenza e la
percezione di sicurezza garantita dalla cura, sia dal punto di vista razionale che emotivo. Sempre secondo
oltre la metà dei farmacisti intervistati, anche il recente decreto 135/2012, che impone la citazione del
principio attivo, non cambierà nulla nel panorama generale se non per il medico. Solo per il 30% del
campione porterà ad una maggiore apertura verso questa classe di farmaci. "Questa indagine - ha dichiarato
Francesca Merzagora, presidente di Onda - ha messo in luce la necessità di una maggiore e migliore
informazione riguardo al farmaco equivalente. Aspetto questo che può favorire da un lato una apertura o un
rifiuto più consapevole verso questa classe di farmaci e dall'altro dare alla donna, che resta il principale
'decisore famigliare' in questo campo come in molti altri, la giusta rassicurazione sulla sicurezza della cura sia
a livello razionale che emotivo. Elementi che nell'attuale comunicazione ancora mancano. Più della metà
delle donne pone domande accurate al farmacista prima di optare per l'equivalente; episodio, questo, molto
più raro (1 caso su 3) quando si tratta di acquistare o assumere un farmaco di marca. Ciò sta ad indicare che
occorre dare alle donne una informazione più consapevole che passi attraverso tutti i canali comunicativi". "I
risultati di questa indagine - ha aggiunto Gilberto Corbellini, presidente del Comitato Scientifico di Onda sono molto interessanti. Penso che le donne dimostrino un'innata saggezza e che alla scarsa informazione si
aggiunga, però, anche un senso di timore. Le donne sono sospettose non solo perché poco informate, ma
perché in questa fase storica si sentono messe sotto pressione dall'attuale contesto economico fortemente
orientato al contenimento della spesa". "Nella farmacia italiana - ha commentato Annarosa Racca, presidente
di Federfarma - la grande professionalità dei farmacisti promuove da anni la conoscenza dei farmaci
equivalenti. Lo fa rivolgendosi indistintamente a tutta la popolazione, ma con un particolare riguardo alla
donna che si sente investita di una maggiore responsabilità verso la tutela della salute famigliare (marito, figli
e anziani) in relazione al suo ruolo di care-giver. Ed è proprio questo carico psico-emotivo a condizionare
ancora la donna nella scelta di un farmaco di marca, di cui ha maggiore consapevolezza, rispetto a un
equivalente meno noto che tuttavia garantisce la stessa efficacia. L'impegno costante del farmacista in una
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azione di sensibilizzazione ha comunque ridotto la diffidenza della popolazione verso questa classe di
farmaci che, seppure gradualmente, cominciano ad essere meglio conosciuti in maniera indistinta e senza
grandi differenze sia da parte della donna che dell'uomo. La diffusione del farmaco equivalente ha portato ad
una costante diminuzione del prezzo dei farmaci e della spesa farmaceutica. Il recente decreto, entrato in
vigore in agosto, che impegna il medico a prescrivere il principio attivo per le nuove terapie, è stato solo
l'ultimo tassello verso il cittadino, ma la categoria dei farmacisti è attiva dal 2007 nella promozione e nel
consiglio del generico o meglio equivalente. Condivido i risultati della ricerca proposta, avrei potuto
parteciparvi io stessa - ha proseguito Racca - il farmacista, con la sua preparazione chimica conosce e
capisce l'equivalenza e su questo informa il cittadino, ma non può forzare la sua decisione né contrastare la
volontà del medico". "L'utilizzo dei farmaci equivalenti da parte dei medici - ha dichiarato Ovidio Brignoli,
vicepresidente nazionale della Simg (Società Italiana di Medicina Generale) - è un segno di civiltà e di
consapevolezza dei problemi del Paese e l'accettazione di ciò che ormai, in tutti i paesi del mondo, da
vent'anni, è una posizione consolidata e mai messa in discussione. Dobbiamo però con grande attenzione,
soprattutto nei confronti dei pazienti anziani, fare in modo da un lato che i farmaci vengano sempre presi
correttamente, dall'altro rassicurare i nostri pazienti che la medicina equivalente prescritta è sicura ed efficace
indipendentemente dal nome e dal colore della scatola e della pillola". "Solo una informazione chiara e
trasparente, supportata anche da spiegazioni e dati scientifici - ha commentato Maria Antonietta Nosenzo,
vice presidente Andos Onlus, Sezione di Milano - può sensibilizzare la donna al passaggio al generico. Un
aspetto, questo, che diviene particolarmente importante quando i generici vengono impiegati per patologie di
rilievo, quali ad esempio terapie di cronicizzazione ormonali per tumori della mammella, e la cui efficacia secondo anche quanto emerso in letteratura - è pari a terapie con farmaci di marca. L'importante è che il
medico di medicina generale o lo specialista precisino nella ricetta la 'non sostituibilità' del farmaco. Ben
venga quindi se l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) realizzerà il cosiddetto 'Orange Book', un volume facile
e utilizzabile da tutti nel quale siano contenute le liste di sostituibilità dei farmaci, per tutelare la salute del
paziente, garantendo il farmaco 'giusto' per una specifica indicazione, e di migliorare la comunicazione fra il
medico ed il proprio assistito. Per far questo - ha concluso Nosenzo -, al fine di favorire la migliore
conoscenza di questa classe di farmaci, occorre anche e naturalmente un impegno sinergico fra medici di
medicina generale, specialisti, farmacisti e Istituzioni, utile a dirimere le ingiustificate perplessità che ancora
avvolgono gli equivalenti". 16 ottobre 2012 © Riproduzione riservata