RIFORMARE BANKITALIA ED APPROVARE LA LEGGE SUL RISPARMIO Egregio Direttore, in una situazione delicata come l’attuale, in cui è messa a dura prova la credibilità finanziaria dell’Italia e del sistema bancario, ritengo sia estremamente urgente giungere ad una riforma di Bankitalia ed all’approvazione della legge sul risparmio; provvedimenti che devono essere assunti in modo distinto a differenza di quanto si è fatto finora. Questa promiscuità giuridica presente nel testo di legge sul risparmio, già approvata dalla Camera ed in fase di approvazione al Senato, ha fatto si che, a distanza di due anni dai crack Parmalat e Cirio, il Parlamento non sia ancora giunto all’approvazione di una normativa regolatrice del settore. I piccoli risparmiatori, dopo essere stati pesantemente danneggiati dalle scorribande finanziarie che per troppo tempo hanno caratterizzato la nostra economia, non perdonerebbero al Parlamento e ai partiti politici di non essere riusciti ad approvare una legge che li tuteli maggiormente dai “pirati”. Le banche non hanno bisogno di ulteriori protezioni, i risparmiatori si. In Bankitalia sono presenti due macroscopiche anomalie: la prima è rappresentata dal fatto che alla Banca stessa siano stati affidati contemporaneamente i compiti di vigilare sulla stabilità del sistema e sulla concorrenza fra le banche; la seconda è rappresentata dal fatto che Bankitalia, ora che le banche non sono più pubbliche, si trova ad avere un azionariato composto da banche private che, a loro volta, sono controllate da industrie. Si pone quindi la necessità di cambiare l’azionariato di Bankitalia. Giuliano Amato, a questo proposito, ha dichiarato al settimanale Panorama: “ La Banca d’Italia è una gigantesca contraddizione. Ha per azioniste le banche che deve controllare. Si occupa di stabilità e concorrenza, due cose che non possono andare d’accordo”. Personalmente, come ho già scritto in passato, sono parzialmente d’accordo sull’ipotesi di trasferire i poteri di antitrust bancario da Bankitalia all’Autorità per la concorrenza; ciò in quanto ritengo che un trasferimento totale esautorerebbe la Banca centrale da una funzione fondamentale, mettendone in discussione la sua stessa ragion d’essere. A meno che non si intenda fare della Banca d’Italia un “guscio vuoto”, ma ciò rappresenterebbe un affossamento e non una riforma della stessa. Semmai il potere di antitrust bancario dovrebbe essere ripartito: la materia riguardante le fusioni ed acquisizioni bancarie dovrebbe restare a Bankitalia, mentre potrebbe essere trasferita all’Autorità la parte più specifica riferita alla concorrenza; mi riferisco a quella attività finalizzata ad impedire che i prezzi dei servizi bancari siano stabiliti attraverso cartelli espliciti o impliciti. Più razionale mi sembra invece l’ipotesi di rivedere le norme riguardanti l’insindacabilità del Governatore in materia di fusioni ed acquisizioni; in questo caso il potere insindacabile del Governatore potrebbe essere trasferito al Direttorio. Convengo invece sulla necessità di stabilire un mandato a termine di otto anni per il Governatore, come già avviene per la Bce. D’altronde il Governatore di Bankitalia è il solo, fra i grand commis della Repubblica, a godere di un tale status, unico fra i suoi pari grado in Europa e nel mondo. “Non esiste nelle grandi democrazie – ha osservato Sergio Romano – un altro Governatore (nemmeno Alan Greenspan, presidente della Federal reserve) che abbia il diritto di ignorare le proprie specifiche competenze e di esercitare nella vita pubblica del suo Paese una funzione oracolare”. Sarebbe importante che alla prossima riunione del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio (CICR), prevista per il prossimo 26 agosto, il Governatore Fazio si presentasse con una proposta di autoriforma di Bankitalia; una sua assenza invece verrebbe intesa come una prova di arroganza e complicherebbe ulteriormente la situazione. Distinti saluti Giuseppe Bianchi www.giuseppebianchi.it