c-173 prog riforma banca d`italia

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Circolare n. 173 del 6 settembre 2005
COMUNICATO STAMPA
Progetto di riforma Banca d’Italia: una soluzione inadeguata
Il segretario generale della Fiba Cisl Giuseppe Gallo : “Il Consiglio Superiore della Banca
d’Italia avvii la procedura di revoca del mandato al Governatore”
Il progetto di riforma della Banca d’Italia, approvato dal Consiglio dei Ministri il 2 settembre
u.s. rappresenta una soluzione del tutto asimmetrica ed inadeguata alle gravi questioni
emerse nella vicenda della contesa su Antonveneta,
Si risponde, infatti, con un cambiamento delle regole (il mandato a termine di 7 anni) ad un
problema di caduta reputazionale e di parzialità che la condotta del Governatore ha posto,
inderogabilmente, all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee e dei mercati finanziari
interni ed internazionali.
Il mandato a termine per il prossimo Governatore non ha alcun potere taumaturgico,
nessuna possibilità di riscattare la reputazione e l’indipendenza a brandelli del
Governatore in carica!
Una risposta regolamentare (tardiva ancorché condivisibile) non può rappresentare il
lavacro purificatore per la condotta soggettiva, gravemente compromessa, di A. Fazio. La
sua decorrenza è, inoltre, del tutto aleatoria poiché subordinata all’uscita di scena
dell’attuale Governatore che, com’è noto, recalcitra con estrema determinazione.
Peraltro la riforma non affronta il conflitto di interessi derivante dalla concentrazione nella
Banca d’Italia delle funzioni di Autorità di vigilanza e di Autorità antitrust, concentrazione
che, insieme al mandato a vita, ha costituito la condizione obiettiva dell’autocrazia del
Governatore.
La riforma enfatizza, invece, il conflitto di interessi derivante dalla partecipazione delle
aziende di credito al capitale della Banca d’Italia (i controllati che detengono la
maggioranza azionaria del controllore) e propone di superarlo attraverso la proprietà
pubblica della Banca Centrale.
Il conflitto è storicamente infondato, poiché la governance della Banca d’Italia non è
comparabile alla governance di una SpA quotata ed il Consiglio Superiore non ha mai
avuto alcun potere di condizionamento sulle azioni dei Governatori in materia di politica
monetaria, di vigilanza sulla stabilità del sistema e di tutela della concorrenza. Il conflitto è,
tuttavia, possibile nella configurazione proprietaria della Banca Centrale.
L’assetto proprietario pubblico, è, d’altro canto ad altissimo rischio se gestito da un
Governo che ha dato prove ripetute di ostilità organica all’autonomia ed all’equilibrio dei
poteri sui quali si regge una democrazia liberale.
Il conflitto di interessi potenziale sarà superato solo garantendo alla riforma degli assetti
proprietari l’impossibilità del controllo politico del Governatore.
La riforma della Banca d’Italia, come ognuno può agevolmente comprendere, si riduce, in
realtà, a poca cosa che, nella visione allucinata del Premier diviene l’ennesimo miracolo
se confrontata con la legge sul risparmio che, dopo 2 anni, continua a sfidare i principi
dell’essere, rappresentando il nulla. Che la ragione politica di ultima istanza sia
riconducibile al potere di condizionamento della Lega ed alla farsa da fiera di paese
sottostante (la situazione fallimentare della Credieuronord, la banca della Lega con 2
sportelli, dissestata sul nascere dei grandi banchieri padani e salvata dalla BPL di Fiorani,
pronubo Fazio) è un segno, inquietante, della regressione dei tempi.
Probabilmente anche per questo Governo potrebbe essere troppo. Il Consiglio Superiore
della Banca d’Italia al quale compete il potere formale di nomina e di revoca del
Governatore, non può restare agnostico: avvii la procedura di revoca del mandato al
Governatore consentendo al Presidente della Repubblica di emettere il correlativo decreto
su proposta del Presidente del Consiglio di concerto con il Ministro dell’Economia.
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