progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Nuovo anno: tempo di bilanci Riqualificazione di un edificio storico nel centro di Catania Nuova sede SKY Italia (MI) La terza metropolitana di Roma: linea C La scelta dell’ancorante idoneo in caso di sisma Sommario Pagina 2 Editoriale 3 Nuovo anno: tempo di bilanci a cura di Alberto Casagrande Recupero conservativo 4 Riqualificazione di un edificio storico nel centro di Catania a cura degli ingg. Giuseppe Gaeta, Letterio Rizzo Caso studio 8 Nuova sede SKY Italia (MI) a cura degli Ingg. Danilo Campagna, Andrea Sangalli Gianluigi Fregosi, Riccardo Castagna Caso studio 16 La terza metropolitana di Roma: linea C a cura degli Ingg. Giampiero Martino, Francesco Giancane Ricerca e sviluppo 19 La scelta dell’ancorante idoneo in caso di sisma a cura di Ulrich Bourgund Impressum Editore: Hilti Italia S.p.A., Piazza Indro Montanelli 20, 20099 Sesto San Giovanni (MI), Tel. 02 212721 r.a., Fax 02 25902182 Direttore di pubblicazione: Alberto Casagrande Redazione: Federica Bini, Paola Angiulli Progetto grafico: Tipografia Locatelli S.r.l., Trezzano sul Naviglio - Milano Tiratura: 17.000 copie Registrazione presso il Tribunale di Milano ex Art. 5 L. 47/1948: No 418 del 30/06/03 Hanno collaborato: Ulrich Bourgund Danilo Campagna Alberto Casagrande Riccardo Castagna Gianluigi Fregosi Giuseppe Gaeta Francesco Giancane Giampiero Martino Letterio Rizzo Andrea Sangalli Le informazioni contenute in questa pubblicazione si basano sulle nostre migliori conoscenze attuali: ogni raccomandazione ed ogni conclusione è data da parte nostra senza alcuna responsabilità. Gli utilizzatori dovranno pertanto valutare la validità dei prodotti facendo, in funzione delle loro esigenze, prove specifiche di idoneità. La pubblicazione è indirizzata a società, studi tecnici e di progettazione inseriti nel database di Hilti Italia S.p.A. È vietata la riproduzione totale o parziale di testi, articoli, e immagini pubblicate su questa rivista, sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali, ecc. senza previa autorizzazione da parte dell’Editore. progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Editoriale Pagina 3 Nuovo anno: tempo di bilanci I l 2009 si è chiuso e, come ogni anno, è tempo di bilanci: probabilmente non ricorderemo questo come l’anno migliore dell’ultimo decennio, ma esistono molti elementi positivi da annoverare e vorrei condividerli con voi, cari lettori. se anche le consulenze per la realizzazione di sistemi di supporto per pannelli fotovoltaici e per la sigillatura di attraversamenti in pareti e solai resistenti al fuoco. In questo numero troverete illustrati come di consueto interessanti esempi di collaborazione. Il primo elemento positivo è rappresentato dal forte incremento di collaborazioni tra le Società di Ingegneria e la nostra Divisione Tecnica. Questo dato è sensibilmente migliorato sia per quanto riguarda i contatti con il nostro Ufficio Tecnico di Sede, sia per le collaborazioni in cantiere o negli studi tecnici, da parte dei nostri ingegneri presenti sul campo. Per quanto concerne le prestazioni richieste, si tratta di consulenze tecniche e stesure di relazioni di calcolo relativamente a sistemi di fissaggio e sistemi di connessioni a taglio per strutture miste; principalmente ancoranti chimici e strutture composte acciaio-calcestruzzo. Numero- La continua introduzione sul mercato di sistemi innovativi e di prodotti in grado di rispondere agli standard prestazionali più severi rappresenta di certo un altro punto di forza. Tutto ciò, in realtà, fa parte del modo di operare in Hilti. E così, sistemi in grado di soddisfare i progettisti più esigenti, rispettano anche gli standard di sicurezza più elevati e, grazie alla semplicità di utilizzo, sono in grado di venire incontro alle richieste di tutti i soggetti che sovraintendono un progetto e che operano in cantiere. Il 2009 ha visto a tal proposito l’affermarsi in Italia dei prodotti di fissaggio certificati per resistere an- che in zona sismica. Complice l’evento tellurico che ha colpito l’Abruzzo, sono cresciute sensibilmente le richieste di informazioni tecniche riguardo la gamma di ancoranti “antisismici”. In questo numero troverete un breve approfondimento e scoprirete ad esempio che solo Hilti è in grado di fornire una certificazione di qualificazione antisismica ICC degli ancoranti chimici. Nessun altro produttore o fornitore presente in Italia può fornire le garanzie che Hilti può dare. E questo testimonia ancora una volta l’impegno del nostro Gruppo verso il tema della sicurezza delle installazioni. Potrei citarvi molti altri esempi, primo tra tutti la questione delle connessioni dei ferri di ripresa post-installati mediante resine chimiche, ma di questo e di molto altro avremo modo di approfondire nei prossimi numeri. Sulla base di quanto sopra illustrato, posso affermare che nel 2009 Hilti ha visto consolidare la propria posizione di “leadership” sul mercato. Ci avete premiati giudicandoci vostro partner affidabile con cui affrontare le sfide progettuali di ogni giorno. Vi ringrazio per questo e vi confermo il nostro impegno a supportarvi per il 2010 e per i prossimi anni con soluzioni sempre innovative, frutto della nostra continua ricerca. Auguro a tutti voi un 2010 ricco di successi professionali, buona lettura ■ Alberto Casagrande Responsabile Servizio Tecnico Hilti Italia S.p.A. Recupero conservativo Pagina 4 Riqualificazione di un edificio storico nel centro di Catania: nuove strutture in acciaio in sostituzione delle vecchie murature interne SCHEDA PROGETTO PROGETTO ARCHITETTONICO E D.L.: Arch. Filippo Nasca PROGETTO STRUTTURALE, CALCOLI ED ESECUTIVI DI OFFICINA: Studio Ing. Giuseppe Gaeta DISEGNI ESECUTIVI DI OFFICINA E COLLABORAZIONE AI CALCOLI: Ing. Simona Scarpa COLLABORAZIONE ALLA PROGETTAZIONE E DISEGNI ARCHITETTONICI: Arch. Letizia Adragna a cura degli ingg. Giuseppe Gaeta, Letterio Rizzo Catania, al margine del centro storico, un edificio privato dei primi anni del Novecento è stato riqualificato con un recupero funzionale degli spazi interni ottenuto sostituendo le ingombranti murature ad archi e volte con snelle strutture in acciaio. Catania, ricostruita dopo il devastante sisma del 1693 che l’ha rasa al suolo, ha visto nel suo centro storico l’espandersi di un’architettura tardo barocca della quale tutt’oggi si conservano splendide testimonianze. Notoriamente la città di Catania ha avuto, tra le sue peculiarità, un grande sviluppo delle attività industriali, legate anche all’attività portuale e ai trasporti marittimi. Nel corso della prima rivoluzione industriale, alla fine dell’Ottocento, si insediarono a Catania, nella A zona della scogliera d’Armisi, diversi opifici industriali per la trasformazione dello zolfo estratto nelle miniere dell’Ennese. Nell’immediato intorno degli insediamenti industriali, vennero edificate le residenze degli operatori del settore. La tipologia di tali costruzioni era costituita da edifici mediamente a due piani fuori terra, dove il piano terra veniva destinato all’attività di magazzino e ricovero dei mezzi di trasporto all’epoca utilizzati, mentre il primo piano era normalmente dedicato a residenza. La fine di tale attività industriale ha visto un conseguente degrado delle zone ad essa collegate fino al totale abbandono della maggior parte dei fabbricati a partire dalla fine degli anni ’50. L’immobile oggetto dell’interven- to si affaccia, con il suo prospetto principale, lungo il Viale Africa, importante collegamento viario tra la Stazione Centrale ed una parte della città prospiciente il lungomare, in cui ricadono le più importanti attività commerciali. L’arteria di collegamento, per decenni fortemente penalizzata per lo stato di degrado degli edifici che costituivano le quinte di ambedue i lati, è oggetto di un processo di riqualificazione urbana, attraverso il recupero e la trasformazione in centri fieristici, musei permanenti, sale mostre e convegni degli edifici industriali in disuso e delle residenze ad essi riconducibili. L’edificio in oggetto si trova proprio di fronte al nuovo centro fieristico ottenuto dalla riqualificazione delle antiche ciminiere della città. REALIZZAZIONE OPERE DI DEMOLIZIONE: Impresa DI BELLA Acireale (CT) REALIZZAZIONE E MONTAGGIO DELLE STRUTTURE IN ACCIAIO: ICAM di Antonio Strano (CT) SUPERVISIONE STRUTTURE: Arch. Alessandro Amaro (Dir. Genio Civile di CT) INIZIO LAVORI: Dicembre 2008 FINE LAVORI: Dicembre 2009 progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Recupero conservativo Pagina 5 E’ in quest’ottica che la Committenza ha richiesto il recupero del manufatto. La progettazione ha tenuto conto di tale richiesta, senza trascurare l’aspetto architettonico nel tentativo di mantenere integra l’architettura dei prospetti, così come concordata con la Soprintendenza ai BB.CC.. Interventi di demolizione All’interno del fabbricato erano presenti grosse strutture portanti costituite da blocchi lavici intervallati da ricorsi di mattoni in terracotta (struttura tipica del Catanese) che, da analisi e verifiche, risultavano per le caratteristiche dimensionali sovradimensionate e funzionali a successive sopraelevazioni, ad oggi non realizzate. Inoltre, accertata l’assenza di finiture di pregio interne, si è proceduto, dopo una valutazione tecnico/economica, ad un totale svuotamento del manufatto, con il conseguente recupero di spazi meglio fruibili per l’uso cui sarà destinato l’immobile (attività commerciale). La perfetta sinergia tra i professionisti interessati alla progettazione architettonica e statica ha prodotto una soluzione strutturale di seguito descritta e illustrata. L’intervento ha riguardato una porzione di immobile, circa il 50%, fattore che ha limitato molto le scelte progettuali: realizzare una nuova struttura autonoma creando giunti sismici con la parte restante, oppure, considerare collaboranti le nuove strutture con quelle esistenti. La scelta, in virtù delle direttive della Soprintendenza ai BB.CC. inerenti il mantenimento delle strutture murarie perimetrali, è ricaduta su un modello di strutture collaboranti con l’esistente ottenibile considerando collaboranti i tamponamenti così da ridurre gli spostamenti al minimo. Dai calcoli sono stati ottenuti spostamenti millimetrici, compatibili, addirittura, con le dilatazioni termiche. In questo modo le vecchie strutture non subiranno nuove sollecitazioni e, ricongiunte con le nuove, riprenderanno la rigidezza globale dell’intero organismo. Le notevoli dimensioni delle strut- ture interne, caratterizzate da grosse colonne a sostegno di una serie di archi e volte, limitavano lo spazio interno sia in termini distributivi che di ingombro. Per questo motivo è stata scelta la soluzione dello “svuotamento” interno: la demolizione di tutte le strutture interne, verticali ed orizzontali ha consentito al progettista di recuperare nuovi spazi. Le nuove strutture dovevano sostenere i nuovi impalcati rispettando gli spazi recuperati; inoltre gli elementi verticali dovevano avere limitati ingombri e consentire grandi luci. Tutto ciò ha portato alla scelta di travi e pilastri in acciaio. Particolare importanza è stata data alle demolizioni, eseguite secondo un progetto-programma, allegato ai calcoli presentati al Genio Civile. La presenza delle volte e degli archi ha reso difficoltose le operazioni, diventate opere di smontaggio più che di demolizione; infatti, tutti gli elementi, opportunamente puntellati, sono stati smontati fino ai contrafforti, la demolizione dei quali è stata eseguita con l’utilizzo di un sistema di Tagliamuri Idraulica Hilti dotata di lame diamantate di grande diametro. Questa tecnologia ha consentito l’eliminazione di tutti i contrafforti senza creare vibrazioni e/o scuotimenti che avrebbero potuto nuocere alle murature. Strutture in acciaio La struttura portante dell’edificio è costituita da pilastri metallici di sezione circolare avente diametro 500 mm collegati alle travi di impalcato tramite monconi saldati ad essi e sagomati all’estremità utilizzando giunti tipo GASCI a ripristino di sezione. Tutti gli elementi strutturali sono stati realizzati in stabilimento seguendo una rigorosa procedura di controllo e pre-assemblaggio. La geometria della pianta, di forma pentagonale, fortemente asimmetrica, ha comportato una progettazione esecutiva di massima precisione, che è continuata in officina. La precisione richiesta è stata necessaria per evitare qualsiasi intervento di aggiustaggio in opera. Il giunto GASCI a doppia sella consente, oltre che il ripristino di sezione, un estradosso libero da impedimenti ed un rapido montaggio per la presenza di una doppia sella di alloggiamento. Inoltre, la presenza di numerosi bulloni nel nodo, riesce ad azzera- re qualunque errore di allineamento. Dal punto di vista economico, l’uso di tale giunto ha semplificato molto il montaggio delle travi in opera perchè, posata una trave sulle selle, la gru era già disponibile per il successivo tiro. Recupero conservativo Pagina 6 semplici collegamenti chiodati. Il calcolo del numero e della posizione dei connettori è stato eseguito, in prima fase, contestualmente al calcolo delle strutture in acciaio e, in seconda fase, utilizzando i La realizzazione dei pilastri in officina, con tutti i monconi saldati secondo la corretta inclinazione, ha avuto il vantaggio di montare in opera le colonne complete di giunti senza alcuna lavorazione di saldatura in cantiere. Fattore di grande importanza per il posizionamento dei pilastri è stato il rispetto delle quote di posizionamento dei monconi; a tal fine l’impresa esecutrice si è avvalsa del laser rotante Hilti PR 25, idoneo a misurazioni di alta precisione in ambienti esterni. La presenza dei muri perimetrali, lasciati integri nella loro originaria altezza, ha imposto l’utilizzo di una grossa autogru in grado di sbracciare per un’altezza di circa 30 m al fine di scavalcare le pareti. I solai Il recupero degli spazi interni ha interessato anche i solai. Gli impalcati sono stati progettati utilizzando strutture composte in acciaio-calcestruzzo (UNI 10016) per diminuire lo spessore delle travi ed ottenere la collaborazione della soletta di calcestruzzo. Questo sistema ha consentito di realizzare impalcati, di luce massima 8.50 m, senza pilastri intermedi, con uno spessore di travi relativamente sottile (HEA300) ed una soletta di calcestruzzo di spessore 17 cm. La collaborazione tra calcestruzzo e travi è stata affidata al sistema di connessione a taglio Hilti consistente nel fissaggio di connettori a taglio Hilti X-HVB 140 alle travi metalliche mediante l’uso di chiodi Hilti X-ENP-21 HVB applicati con l’inchiodatrice a propulsione Hilti DX 76 PTR. Il metodo scelto ha consentito una gestione più razionale delle fasi di assemblaggio delle strutture ed una veloce messa in opera; infatti il sistema tradizionale a connettori saldati (connettori saldati tipo Nelson o Philips) richiede il premontaggio dei pioli in officina, o in alternativa, la saldatura in opera, con costi e tempi più onerosi. La posa in opera dei connettori Hilti, non necessitando di complicate attrezzature di saldatura, può essere eseguita da personale non necessariamente specializzato, poiché le operazioni si riducono a connettori a taglio Hilti. I risultati ottenuti con l’uso del software Hilti hanno confermato valori perfettamente compatibili con quelli desunti dai calcoli effettuati in prima fase. progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Recupero conservativo Pagina 7 I solai sono stati calcolati ed armati a piastra incastrata sui quattro lati con armature, costituite da doppia griglia, collegate ai connettori Hilti. Oltre alla normale doppia armatura, cautelativamente, per le campate più grandi, sono state inserite armature supplementari “di sospensione” in diagonale in modo da indirizzare, gli eventuali sforzi di trazione nella mezzeria, verso i pilastri d’angolo. Gli impalcati alla prima ed alla seconda elevazione, sono stati ancorati alle murature perimetrali tramite ammorsamenti ottenuti utilizzando le soglie delle aperture e/o scassi operati appositamente in corrispondenza di conci geometricamente ben identificati. Conclusioni Il recupero dei volumi interni dell’edificio descritto è stato possibile grazie all’uso dell’acciaio che ha consentito di utilizzare strutture di grandi luci e di modesto ingombro. In realtà i modesti spazi di manovra, insufficienti per un cantiere tradizionale per strutture in c.a., sono stati sufficienti per la tecnica di assemblaggio in cantiere adoperata, con giunti semplicemente bullonati, senza saldature in opera. Le nuove strutture, concepite per resistere al sisma di seconda categoria, secondo la normativa nella zona di Catania, conferiscono al restante edificio adiacente una rigidezza che consente un notevole miglioramento sismico dell’intero complesso. Quanto esposto rappresenta un esempio di collaborazione di successo tra studio di progettazione, direzione lavori, imprese coinvolte nella realizzazione dell’opera ed il Servizio Tecnico Hilti. ■ Caso studio Pagina 8 Nuova sede SKY Italia (MI) a cura degli Ingg. Danilo Campagna, Andrea Sangalli (MSC Associati, Milano) Gianluigi Fregosi, Riccardo Castagna (Gamma Engineering, Lecco) 1. Introduzione intervento della nuova sede SKY Italia si trova nell’area di Milano Santa Giulia. Il complesso è composto da 3 edifici (di cui uno ancora in costruzione) collegati tra loro da una piastra comune con due piani interrati destinati a parcheggio, magazzino e locali impianti. L’edificio 1 (Tecnologico) è attrezzato per la produzione televisiva; un corpo di collegamento lo connette all’edificio 2 che è collegato a sua volta all’edificio 3 mediante un ponte sospeso sulla viabilità stradale; entrambi gli edifici 2 e 3 sono destinati ad uffici. Il ponte multipiano (luci: lung. 30.15m, trasv. 16.80m), sospeso sulla viabilità stradale, è sostenuto da travi reticolari in carpenteria metallica, costituenti le 2 facciate L’ strutturali sull’altezza di 3 piani. L’edificio 1 ha richiesto specifiche analisi strutturali, nonchè particolari scelte progettuali, per la necessità di conferire allo stesso notevole rigidità sotto le azioni orizzontali, al fine di garantire l’allineamento dei segnali di trasmissione ai satelliti, attraverso le antenne poste sulla copertura. I solai degli edifici sono in elementi prefabbricati in c. a. precompresso a fili aderenti, i pilastri sono prefabbricati (Rck=50MPa). Le strutture sono messe in opera secondo precise sequenze di montaggio che hanno permesso la realizzazione delle strutture in tempi più stretti rispetto alle tradizionali strutture in c.a.. Il modulo costruttivo è basato su una maglia tipica di 8,40x8,40m, che si adatta alle diverse situazioni; lo- Figura 1. Planimetria Nuova Sede SKY progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Caso studio Pagina 9 SCHEDA PROGETTO Committente: Milano Santa Giulia S.p.A., con la direzione tecnica dell’Ing. Silvio Bernabè. Progetto Architettonico: Arch Byron Harford, Byron Harford & Associates – East Sydney Direzione Lavori Generale: Ing. Giuseppe Baudille, ATI Intertecno S.p.A. - TEI S.p.A. Progetto Strutture in opera: Ing. Danilo Campagna, MSC Associati S.r.l. – Milano Progetto Strutture opere prefabbricate: Ing. Gianluigi Fregosi, Gamma Engineering S.r.l. – Lecco Covisore al Progetto Strutturale: Prof. Ing. Antonio Migliacci, MSC Associati S.r.l. – Milano diante la tecnologia jet-grouting, monofluido e bifluido, tramite l'iniezione nel terreno di miscele cementizie ad alta pressione. La peculiarità di questa tecnica consiste nella capacità, durante l'iniezione, di disgregare il terreno, miscelandolo contemporaneamente con un fluido cementizio fino a formare una colonna di materiale che ha caratteristiche geomeccaniche superiori rispetto a quelle del terreno originario, con sezione circolare ed asse corrispondente al foro di perforazione. Sono state realizzate colonne, sia compenetrate che tangenti tra loro, aventi diametro massimo pari a 190 cm in corrispondenza dei maggiori carichi verticali e altezza massima pari a 11.15 m in corrispondenza dei vani scala. Direzione Lavori opere strutturali: Ing. Danilo Campagna, MSC Associati S.r.l. – Milano General Contractor - Impresa Esecutrice: Colombo Costruzioni S.p.A – Lecco calmente si sono realizzate campate di circa 18,00m (ed. 1) e di 16.80m (ed. 2). Le strutture (vani scala e vani ascensori), aventi funzione controventante degli edifici sotto l’azione dei carichi orizzontali, sono realizzate in opera (Rck=37MPa) e connesse in seconda fase alla struttura prefabbricata mediante sistemi di ripresa e di continuità che garantiscono il monolitismo. La presenza dell’acqua di falda e la particolare natura dei terreni hanno richiesto una fondazione a platea su colonne di jet-grouting, adottando il metodo costruttivo “vasca bianca” a garanzia dell’impermeabilità. Figura 3. Stralcio pianta jet-grouting La tensione ammissibile del terreno naturale è stata assunta pari a 1,5 daN/cm2, mentre in corrispondenza delle colonne di terreno trattato la tensione ammissibile è stata assunta pari a 10 daN/cm2. 2. Opere Fondazionali Le opere fondazionali degli edifici, nonchè le relative strutture complementari, sono costituite da una platea su colonne di jet-grouting. Tale scelta è conseguenza della particolare natura dei terreni e della presenza dell’acqua di falda. Le opere di consolidamento del terreno sono state effettuate me- Figura 2. Rendering Nuova Sede SKY (www.bharch.com) gna di indagini costituita da: verifica della densità della miscela cementizia (1.53 kg/l); prelievi della miscela cementizia per verifica della resistenza a compressione; carotaggi per controllo della resistenza a rottura per compressione ad espansione laterale libera (> 50 daN/cm2); prove ecometriche; prova di carico in sito su colonna singola. Figura 5. Bilancia tipo Baroid La platea di fondazione presenta spessore variabile da 80 a 120 cm (con esclusione della “zona ponte” illustrata nel seguito); i maggiori carichi caratteristici verticali sui pilastri sono prossimi a 14.580 kN (1.458 t) laddove lo spessore fondazionale è previsto pari a 120 cm. Lo studio delle fondazioni è stato condotto idealizzando il comportamento del terreno di tipo elastico alla “Winkler” differenziando la rigidezza tra le zone non trattate (kwinkler= 0,7 daN/cm3) e quelle consolidate mediante jet-grouting (kwinkler≤ 4,5 daN/cm3). Le analisi statiche delle opere fondazionali sono state condotte mediante il metodo degli elementi finiti realizzando diverse modellazioni di insieme e di dettaglio. Figura 4. Estradosso Colonne vano scala Al fine di verificare la bontà di realizzazione di tali opere di consolidamento è stata svolta una campa- Figura 6. Modellazione platea zona vani scala Caso studio Pagina 10 La platea è resa impermeabile mediante il sistema di impermeabilizzazione denominato “vasca bianca”; tale tecnologia si basa sulla realizzazione di una struttura in c.a. impermeabile e sull’impermeabilizzazione di fessure, giunti e attraversamenti. Tale metodologia prevede la fessurazione programmata del calcestruzzo ottenuta utilizzando elementi di prefessurazione posati tra le maglie di armatura. Le fessurazioni e i punti critici vengono successivamente impermeabilizzati con iniezioni di resina acrilica. Le caratteristiche principali della platea sono riportate nel seguito: 1) Calcestruzzo. Il conglomerato cementizio presenta il seguente mix-design: classe C25/30; rapporto acqua/cemento ≤ 0,55; contenuto di cloruri 0,20; classe di consistenza S4; diametro massimo dell’aggregato 30 mm; classe di esposizione XC2; cemento tipo CEM IV/A 32.5R (dosaggio 360kg/m3); superfluidificanti di tipo Acrilico o Policarbossilico con dosaggi compresi tra lo 0,9% e l’1.1% sul peso del cemento. Oltre al controllo della composizione del calcestruzzo presso l’impianto di confezionamento, vengono svolti in cantiere controlli sul calcestruzzo fresco, tra i quali: rapporto acqua/cemento; densità; aria occlusa; acqua efficace; consistenza. Sono stati eseguiti da Laboratorio Ufficiale, ed in contraddittorio con la Direzione Lavori Opere Strutturali, controlli a piè d’opera per la valutazione delle caratteristiche del cls fresco. La figura 8 mostra le fasi di valutazione delle caratteristiche del cls fresco: rapporto a/c; classe di consistenza; aria occlusa. 2) Prescrizioni progettuali. In fase di progettazione la platea è stata suddivisa in lotti costruttivi, delimitati dagli elementi di prefessurazione, aventi forma prevalentemente quadrangolare con superficie non superiore ai 400 m2. Inoltre, relativamente alle armature, sono previste particolari disposizioni, quali: sovrapposizione minima 60φ; nessuna sovrapposizione in corrispondenza degli elementi di prefessurazione; ricoprimento 50mm. Figura 7. Elemento di prefessurazione 3. Deformabilità edifici Gli edifici sono realizzati mediante l’utilizzo di telai spaziali costituiti da pilastri, travi e solai prefabbricati solidarizzati da una soletta collaborante realizzata in opera in calcestruzzo armato. Le azioni orizzontali, relative alla sola azione del vento, sono trasferite, tramite i solai considerati rigidi nel loro piano, dai telai spaziali ai nuclei di controvento costituiti dall’insieme dei vani scala e dei vani ascensore, per cui la totalità delle azioni orizzontali viene assorbita dalle pareti in c.a. di questi ultimi. L’edificio 1 ha richiesto specifiche analisi strutturali, nonchè particolari scelte progettuali, per la necessità di conferire allo stesso notevole rigidità (rotazione massima delle antenne: 0.01°sessagesimali) sotto le azioni orizzontali (velocità di riferimento del vento: 110km/h), al fine di garantire l’allineamento dei segnali di trasmissione ai satelliti, attraverso le antenne poste sulla copertura. Il limite deformativo viene richiesto relativamente alle seguenti condizioni di vento: • pressione da normativa (D.M. 16.01.1996); • pressione SKY (sollecitazioni sulla struttura calcolate applicando il D.M. 16.01.1996 utilizzando una velocità di riferimento del vento pari a 110 km/h). Le pressioni dovute al vento sono state calcolate con riferimento a: Zona 1; classe di rugosità C; categoria di esposizione III; coefficiente topografico pari all’unità; pressioni applicate, a favore di sicurezza, dallo spiccato fondazionale. I campi di spostamento e rotazione, conseguenti all’applicazione delle pressioni del vento sui pannelli di facciata dell’edificio, sono Figura 8. Controlli cls fresco per getto platea Figura 9. Antenne di emissione segnale stati dedotti analizzando due modelli strutturali distinti: • il primo modello, analizzato da MSC Associati S.r.l è di tipo generalizzato ed è stato utilizzato per valutare il campo di spostamenti orizzontali dei solai ai vari piani dai quali si sono dedotte le rotazioni orizzontali degli impalcati (rotazioni con asse normale ai solai dell’edificio); • il secondo modello, analizzato da “GAMMA ENGINEERING” è quello relativo all’ultimo solaio dell’edificio dove sono installati gli apparati di trasmissione. Da questo modello si sono dedotte le rotazioni alla base delle antenne (rotazioni con asse complanare al piano dei solai) per effetto dell’ applicazione delle pressioni del vento sulle parabole di trasmissione. Dall’analisi dei risultati ottenuti si deduce che la pressione massima del vento (sopravento +sottovento) richiesta da SKY risulta essere pari a 221,16 daN/m2, mentre la pressione massima fornita dalla normativa risulta essere pari a 148,00 daN/m2, tale per cui risulta un incremento delle forze orizzontali pari al 49.4% rispetto a quanto richiesto dalla sopraccitata normativa. Per valutare il campo di spostamenti orizzontali dei solai ai vari piani dai quali si sono dedotte le rotazioni orizzontali degli impalcati si è costruito un modello strutturale. Gli elementi strutturali portanti sono stati modellati con i seguenti elementi elastici: elementi lineari di tipo beam per modellare travi e pilastri; elementi piani di tipo shell per modellare pareti e piastre. progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Caso studio Pagina 11 La struttura è stata vincolata rigidamente al piano fondazionale in quanto il sistema di fondazione di tipo indiretto (platea su jet-grouting) ha una deformabilità trascurabile al fine della valutazione del campo di spostamenti orizzontali degli impalcati. Il getto integrativo armato previsto sui solai prefabbricati che costituiscono i vari orizzontamenti è stato considerato sufficiente per ipotizzare rigido il comportamento membranale dei solai. Dal punto di vista flessionale i solai sono stati ipotizzati unidirezionali con verso pari a quello di orditura dei solai. Per interpretare le reali condizioni di vincolo strutturali sono stati introdotti vincoli di tipo cerniera nelle connessioni travi-pilastro. Il collegamento tra la struttura prefabbricata e quelle di controvento (vani scale e ascensori) è stato modellato con opportuni elementi elastici che ne interpretano la reale connessione cinematica. I carichi di tipo permanente ed accidentale sono stati implementati come di superficie se agenti sui solai e di tipo lineare se agenti sulle travi (es. pannelli di facciata). Il vento è stato considerato come carico orizzontale lineare applicato sulle travi perimetrali dell’edificio. I risultati ottenuti dalle analisi numeriche, relativi al solaio di copertura a supporto delle antenne di emissione, sono i seguenti: • Rotazione massima solaio: 0,00387° < 0.01° • Spostamento massimo solaio: Dx = 0,980 cm (~1/4.000altezza) < (1/1.000altezza) Le antenne principali di trasmissione segnale ai satelliti sono posizionate al livello 7 fuori terra (q.ta +39.55 dal piano fondazioni), sono vincolate alla struttura di solaio mediante tirafondi annegati nel getto e sono localizzate in corrispondenza delle travi principali. La struttura è realizzata con travi principali prefabbricate in c.a.p. di sezione a T rovescio poste ad interasse 8,40 m, aventi lunghezza 9.60 m e fissate ai pilastri con un vincolo orizzontale a cerniera. Gli elementi solaio sono prefabbricati in c.a.p. con sezione ad U (intra- dosso piano); lateralmente il solaio è confinato con travi prefabbricate di sezione rettangolare. Opportuni fori predisposti nelle travi e nel solaio hanno permesso la posa dell’armatura per il basamento delle antenne e il posizionamento dei tirafondi. Un getto di completamento in calcestruzzo di spessore 20 cm, con conglobamento delle armature di ripresa sporgenti dalle travi e dagli elementi di solaio, garantisce all’impalcato la rigidezza necessaria e la capacità portante per le azioni trasmesse dalle antenne. L’analisi statica della porzione di struttura e la ricerca delle deformazioni è stata condotta utilizzando lo schema di un graticcio di travi collegate da un getto strutturale. I risultati ottenuti dalle analisi numeriche, relativi al solo solaio di copertura a supporto delle antenne di emissione, sono i seguenti: • Rotazione max solaio ϕy:0,0079° < 0.01° • Rotazione max solaio ϕx:0,0056° < 0.01° I casi analizzati, sulla base delle scelte strutturali fatte, hanno evidenziato il rispetto dei limiti deformativi richiesti da SKY. Figura 10. Modello ad elementi finiti edificio 1 Figura 11. Deformata globale edificio 1 Figura 12. Particolare solaio piano 7, basamento delle antenne principali 4. Opere Prefabbricate Edificio 1 – tecnologico: pianta rettangolare, con dimensioni 180,5 x 28,2 m esterno pilastri (circa 36.000 mq di solai); composto da: solaio interrato, piano terra e 7 solai fuori terra. Altezza totale 39.20 m (antenne). La maglia al piano terra (studio) è 9,5-8.40 x 8.40, ai piani superiori maglia regolare 17.95 x 8.40 m. Edificio 2 - uffici: pianta trapezoidale, con dimensioni 103 x 26 m esterno pilastri (circa 22.000 mq di solai), composto da: solaio interrato, piano terra e 9 solai fuori terra. Altezza totale 47.30 m. La maglia è regolare 9.90- 8.40 x 8.40 m. Edificio 1B: edificio di collegamento tra edificio 1 e 2 (circa 4.400 mq di solai), composto da: solaio interrato, piano terra e 6 solai fuori terra. Altezza totale 34.45 m. Edificio 3: pianta trapezoidale, con dimensioni 124 x 25 m esterno pilastri (circa 25.700 mq di so- Figura 13. Deformata solaio di appoggio antenne Figura 14. Strutture prefabbricate ed. n.1 e n.2 lai), composto da: solaio interrato, piano terra e 8 solai fuori terra. Altezza totale 44.75 m. La maglia è regolare 9.40- 7.40 x 8.40 m. Caso studio Pagina 12 Esclusi i blocchi scala, la struttura è realizzata con elementi prefabbricati: pilastri, tegoli binervati, solai alveolari, travi e elementi di compensazione. Gli elementi di solaio sono prevalentemente tegoli precompressi, a cavi aderenti, con sezione a doppio T di altezza 45 e 60 cm e con ali inferiori allargate; la sezione garantisce una rigidezza superiore ai tegoli TT ed è capace di dare una buona resistenza al fuoco (R120180) senza significativi aggravi di peso della sezione. In zone particolari per garantire un’altezza utile maggiore sono state posizionate lastre di solaio di tipo alveolare. Le travi sono prefabbricate precompresse a cavi aderenti di sezione a T rovescia ed a L con altezze differenti in funzione del solaio. Nel piano, ogni 3 tegoli di larghezza 250 m, è stato inserito un elemento speciale di larghezza 90 cm per completare regolarmente la maglia di 8.40 m; l’elemento ha caratteristiche di rigidezza superiori all’elemento di solaio ed è stato posizionato in corrispondenza dei pilastri per realizzare un telaio in direzione trasversale. Il solaio composto da travi e tegoli è stato completato con un getto strutturale realizzato in opera, previo inserimento di adeguata armatura. Al piano terra la presenza di locali per la produzione di filmati-trasmissioni (studio) e la corrispondente presenza di pareti realizzate in opera di dimensione notevole (due piani) con caratteristiche particolari atte a garantire isolamenti acustici, ha comportato l’inserimento di un numero di travi porta pareti nella direzione del solaio così da assicurare la corretta capacità portante anche in presenza di carichi concentrati e lineari. Al livello 6, per esigenze architettoniche, è stata “girata” la maglia strutturale (trave nella direzione lunga, solaio nella direzione corta) mentre, per esigenze strutturali di montaggio, le travi sono state realizzate accoppiando due profili prefabbricati ad L di altezza 130 cm, completati in opera con l’inserimento di armature e getti in calcestruzzo. I pilastri sono stati realizzati in sta- bilimento in casseri approntati appositamente per il progetto SKY, con sezioni differenti in c.a. (Rck = 50 MPa); per esigenze di trasporto, montaggio e di sformo in stabilimento, il peso è stato contenuto in 40t; il pilastro è quindi stato realizzato in due pezzi solidarizzati durante la fase di montaggio. Il pilastro centrale, di sezione alla base 90x90 cm variabile con l’altezza, è un pezzo da circa 20 m, giuntato poi con un elemento di sezione variabile con il piano e di altezza 20-25 m. ciamento e alla messa in opera dei tirafondi con l’aiuto di dime che garantivano la posizione in orizzontale ed in verticale. I pilastri sono stati realizzati posizionando alla base un numero differente di inserti speciali per bloccare lo stesso pilastro alla fondazione mediante i tirafondi annegati. travi e dei tegoli, proseguendo in altezza per campata. I controventi principali sono i nuclei dei vani scala; ogni piano è vincolato al vano scala gettato in opera attraverso opportuni fissaggi. Figura 18. Vista pilastri e muri vani scala Figura 17. Inserti speciali alla base dei pilastri Figura 15. Stoccaggio pilastri prefabbricati La caratteristica più rilevante è che questi pilastri non sono stati bloccati alla fondazione mediante un bicchiere per l’alloggiamento, perché avrebbe richiesto uno scavo maggiore di circa 140 cm, con problemi per la presenza dell’acqua di falda, ma è stato adottato un sistema di fissaggio meccanico. Il sistema è composto da tirafondi annegati nella fondazione e da inserti di collegamento annegati nel pilastro; per garantire il posizionamento corretto i tirafondi non sono stati posizionati direttamente prima del getto di fondazione, ma è stato ideato un cestello di tubi corrugati di diametro 100 mm, posizionato sul fondo della platea in fase di assemblaggio dell’armatura e prima del getto della stessa. Figura 16. Inserti di collegamento nelle platea Eseguito il getto, l’impresa ha provveduto alla verifica del trac- Gli inserti che costituiscono il nodo principale sono formati da una scarpa in acciaio di opportune dimensioni saldata ad un’armatura propria che si sovrappone all’armatura del pilastro per evitare problemi di distacco. Operazione di posizionamento pilastri: • il pilastro arriva in cantiere; • la squadra di montaggio provvede alla messa in quota dei sostegni di base; • il pilastro viene alzato e con particolari dispositivi viene inserito con attenzione nei tirafondi; • dopo opportune verifiche la squadra provvede al serraggio di tutti i tirafondi; • l’impresa provvede a sigillare con malte ad alta resistenza nonché espansive lo spazio tra la base del pilastro e la fondazione. L’utilizzo di dime anche nel posizionamento degli inserti all’interno del pilastro ha evitato ogni problema legato al corretto posizionamento dei tirafondi. Per il fatto che i pilastri sono stati realizzati con Rck = 50 MPa e le fondazioni con un Rck = 35 MPa si è realizzato un collare alla base del pilastro con malte cementizie ad alta resistenza per trasmettere il carico su una superficie di distribuzione maggiore. Dopo aver montato un certo numero di pilastri, il montaggio prosegue con il posizionamento delle Ogni piano è reso rigido e collegato mediante un’opportuna armatura inserita nel piano prima del getto strutturale (i pilastri laterali presentano fori nei quali sono state inserite opportune armature), mentre sono state realizzate catene per il collegamento fra i pilastri. Nella fase di montaggio, quando il vano scala è scollegato dalla parte prefabbricata e il getto non è ancora realizzato, sono stati inseriti opportuni controventi di piano e di parete utilizzando funi in acciaio. Totale elementi prefabbricati: travi tegoli pilastri edificio 1 762 1159 187 edificio 2 797 1201 225 edificio 3 697 908 145 ------ ------ ----2256 3268 557 5. Connessione strutture Le strutture verticali, vani scala e vani ascensori, sono state realizzate in opera (Rck=37MPa) e connesse in seconda fase alla struttura prefabbricata. Gli elementi di collegamento sono stati progettati al fine di trasferire ai nuclei di controvento le azioni orizzontali agenti sulla struttura prefabbricata. La connessione, in seconda fase, tra le due strutture è avvenuta mediante differenti sistemi di ripresa e di continuità, tra i quali quelli illustrati nelle sottostanti figure 20, 21 e 22. progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Caso studio Pagina 13 Figura 23. Collegamento scala metallica Figura 19. Esecuzione strutture verticali in opera Figura 24. Collegamento tiranti della scala metallica al solaio soprastante (Hilti HSL-3 M10/20) Figura 20. Sistemi per riprese di getto Figura 25. Collegamento tiranti della scala metallica al solaio di sbarco (Hilti HAS M20 con HVU) Figura 21. Sistemi di continuità Figura 26. Armature aggiuntive inserite in seconda fase (Hilti HIT-HY 150) Figura 22. Barre filettate Ø20 e Ø24 Figura 27. Collegamento orditura secondaria a struttura in c.a.p. (Hilti HIT-HY 150 e HAS M12) Oltre ai soprariportati sistemi di connessione sono stati altresì utilizzati ancoranti, sia chimici che meccanici, al fine di minimizzare la tempistica di esecuzione delle opere stesse. Sono stati impiegati molteplici ancoraggi in quanto ogni tipo di fissaggio risulta essere idoneo per specifici materiali, nonché per determinati stati di sollecitazione, per cui è indispensabile conoscerne nel dettaglio il comportamento meccanico e gli effetti che induce sul materiale base. Per poter eseguire una idonea progettazione è pertanto primario e fondamentale determinare, oltre alle sollecitazioni (trazione e/o taglio) e la loro direzione di applicazione, la geometria dell’ancoraggio e del materiale base (calcestruzzo). Nel seguito si riportano una serie di ancoraggi adottati in alcune delle opere sopra descritte: • scala in ossatura metallica realizzata in seconda fase rispetto ai muri portanti in c.a. del vano scala; • scala in ossatura metallica realizzata in seconda fase rispetto ai solai prefabbricati. La scala risulta essere vincolata mediante 4 tiranti metallici al solaio superiore e mediante due travi uscenti a sbalzo dal solaio di sbarco; • scale in c.a. realizzate in seconda fase rispetto ai muri di elevazione; oltre ai sistemi per riprese di getto inseriti in prima fase, laddove esigenze statiche richiedevano incrementi di armature, si è optato per l’inserimento dell’armatura aggiuntiva mediante resina; • l’edificio n°3 presenta la particolarità di avere una porzione che presenta una curvatura molto pronunciata. Per tale area si è optato per una soluzione in carpenteria metallica a compensazione delle struttura lineare in elementi prefabbricati. La struttura secondaria in carpenteria trova vincolo sugli elementi prefabbricati tramite l’utilizzo di tasselli chimici. Inoltre, al fine di verificare in sito l’efficienza di alcuni sistemi di connessione, sono state eseguite prove di trazione a rottura su tasselli tipo Hilti HSL-3-G M20 e Caso studio Pagina 14 tipo Hilti HSA M20. Gli ancoranti sono stati posati a distanza tra loro su due pareti ortogonali di un vano scala seguendo le specifiche di posa previste dal produttore. La parete in calcestruzzo, di spessore pari a 30cm, non presentava bordi, ringrossi, spigoli, forature o altre anomalie geometriche in prossimità degli ancoranti. La prova ha confermato i risultati attesi e previsti nella fase di progettazione degli ancoraggi. Figura 28. Prova di estrazione tasselli 6. Ponte multipiano L’edificio 2 è connesso all’edificio 3 mediante un ponte multipiano. Tale struttura è costituita da una volumetria che verrà adibita a corpo di collegamento (passerella) tra quattro piani dell’edificio 2 e dell’edificio 3. La volumetria sarà edificata a ponte al di sopra della strada comunale di prossima costruzione; pertanto dovrà scavalcare la luce netta prevista tra i due edifici pari a circa 30 m. La larghezza della stessa volumetria è prevista pari a 2 interassi strutturali (8.40x2), l’altezza corrisponde a quella di tre piani di calpestio (13,5 m). Per quanto riguarda la tipologia delle opere strutturali, considerata la luce del ponte (30.15 m), e considerata la notevole luce dei solaio (16.8 m), ai fini di contenere il peso delle opere strutturali e lo spessore degli impalcati, si è prevista una struttura in carpenteria metallica secondo gli schemi strutturali seguenti: • struttura portante principale, costituita da due travature di tipo reticolare poste in facciata sulla luce di 30.15 m a formare una struttura resistente alta quanto l'intera facciata e cioè pari a 3 piani. Sono previsti: montanti verticali costituiti da profili a doppio T a pa- rete piena, composti da lamiere saldate, al passo corrispondente a quello delle travi secondarie; correnti superiori ed inferiori, sempre costituiti da profili saldati a doppio T a parete piena. Le riquadrature così ottenute in facciata (larghezza 9,25 m – 11,65 m – 9,25 m) sono poi attraversate da aste diagonali in profili tubolari a sezione ellittica (composta da due tubi semiellittici); • struttura secondaria, costituita da travi a doppio T a parete piena, composte da lamiere saldate ed ordite trasversalmente sulla luce di 16,80 m; • struttura terziaria, costituita da travi laminate a doppio T, ordite parallelamente alle travi principali di facciata, portanti il solaio costituito da lamiera grecata con getto di completamento. La struttura portante verticale è costituita da n°4 pilastri in profili metallici che trovano appoggio su n°4 pilastri in opera in c.a. (Rck=45 MPa) connessi alla platea di fondazione che presenta, solo in corrispondenza di tali strutture verticali, uno spessore pari a 150 cm. In aderenza ad ogni pilastro in c.a. è posizionato un pilastro prefabbricato atto a sostenere le strutture dell’edificio. Ogni coppia di pilastri risulta collegata mediante, sia barre laminate a caldo per post tensione, sia barre FeB44k ancorate con resina ad alte prestazioni. Inoltre le due coppie di pilastri in adiacenza all’edificio 2 sono altresì similmente collegate alle pareti dei vani scala mediante barre laminate a caldo per post tensione. Come si è già detto, lo schema statico del ponte consiste in due travi reticolari principali, collegate tra loro da quattro serie di quattro travi secondarie, opportunamente forate per permettere il passaggio degli impianti; ogni serie di travi secondarie forma, con i montanti delle travi reticolari, telai incastrati ai nodi trasversalmente alle travi principali, posti a distanza 9,25 m – 11,65 m – 9,25 m. I telai sono collegati dalle travi terziarie che reggono i solai. Le travi terziarie, Figura 29. Struttura principale e secondaria Figura 30. Collegamento pilastri in seconda fase (prefabbricato-opera) Figura 31. Collegamento con vano scala Figura 32. Resistenza dei diagonali ellittici progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Caso studio Pagina 15 poste ad interasse costante di 2,5 m, sono incernierate alle estremità. Per quanto concerne la resistenza dell’impianto strutturale alle azioni orizzontali, nel caso specifico la sola azione del vento, queste vengono trasferite alle strutture in c.a. dai solai dei livelli 2 e 5 che funzionano a trave (lastra) infinitamente rigida nel loro piano. I solai dei livelli 3 e 4 sono interrotti nella campata centrale da 11,65 m e funzionano a trave-lastra solo nelle campate esterne. Quindi nel settore centrale le vetrate di facciata trasferiscono, a questi livelli, i carichi di vento ai diagonali della trave reticolare principale che hanno sezione ellittica (composta da due tubi semiellittici) con inerzia maggiore trasversalmente ai carichi. Al fine di consentire le libere deformazioni termiche della struttura in questione, sono previsti opportuni giunti di dilatazione-contrazione: a livello secondo (primo solaio) appoggi scorrevoli, uno unidirezionale e l’altro bidirezionale sul lato con l'edificio 3, mentre sul lato dell'edificio 2 sono previsti appoggi uno fisso ed uno scorrevole unidirezionale; a livello quinto (copertura) due vincoli scorrevoli unidirezionali, in modo tale che possano trasmettere correttamente le forze orizzontali in direzione trasversale, causate dall’azione del vento, alle strutture di controvento degli edifici. Il vincolo tra la carpenteria metallica e la struttura verticale realizzata in c.a. in opera è riportato in figura 33. Figura 34. Foto aerea nuova sede SKY Italia (aprile 2008) 7. Tempi di realizzazione Figura 33. Particolare vincolo carpenteria Degne di nota risultano le tempistiche di realizzazione delle opere relative agli edifici 1 e 2, in quanto l’edificio 3 è ancora in fase di costruzione. Le operazioni di getto della platea di fondazione dell’edificio 1 hanno avuto inizio in data 22 marzo 2006. Realizzati i primi riquadri fondazionali, si è subito proceduto con la realizzazione delle strutture di controvento, mentre era in fase di completamento la platea di fondazione dell’ed. 2. Per le opere fondazionali sono stati impiegati complessivamente circa 15.700mc di cls. I primi pilastri prefabbricati dell’edificio 1 sono stati innalzati in data 14 maggio 2006; a seguire sono stati posizionati i pilastri dell’edificio 2. In data 20 aprile 2007 venivano concluse le ultime operazioni di getto delle solette collaboranti degli impalcati dell’edificio 2. ■ Caso studio Pagina 16 La terza metropolitana di Roma: linea C Adeguamento e ristrutturazione stazioni tratta T7 a cura degli Ingg. Giampiero Martino, Francesco Giancane el cuore di Roma, giorno dopo giorno e sotto gli occhi di milioni di persone, si sta costruendo la più complessa e straordinaria metropolitana del mondo. L’aspetto che rende quest’opera tanto complessa e straordinaria è rappresentato indubbiamente dalla presenza dei monumenti, delle chiese e dei palazzi storici più famosi della Capitale che sorgono lungo il suo percorso. La nuova linea metropolitana C di Roma attraverserà la città da NordOvest a Sud-Est sottopassando il Tevere ed il centro storico, raggiungendo, lungo l’asse della Via Casilina la zona di Pantano (frazione del Comune di Monte Compatri). Tecnologicamente avanzata sarà sicuramente un modello per le metropolitane del futuro essendo la prima grande infrastruttura di trasporto pubblico in Italia guidata e controllata a distanza da un sistema di automazione integrale (sistema driverless - Tabella 1). N La complessità e l’importanza dell’opera hanno portato il Committente (Roma Metropolitane – per conto del Comune di Roma) ad indire una gara per l'affidamento dei lavori di realizzazione della terza metropolitana di Roma ad un Contraente Generale (General Contractor). Figura 1: Tracciato Linea C La formula, il know-how e la capacità manageriale del General Contractor consentono infatti di affrontare la duplice sfida della costruzione della linea C: una sfida che è insieme di ingegneria progettuale e realizzativa, di ingegneria organizzativa e di gestione finanziaria, mirate ad assicurare al Committente (oltre ai costi fissi e alla qualità) tempi rapidi e certi di consegna. La gara indetta da Roma Metropolitane è stata vinta dall'Associazione Temporanea d'Imprese costituita da Astaldi Spa, Vianini Lavori Spa, Consorzio Cooperative Costruzioni, Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari Spa e Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi. SISTEMA DRIVERLESS 1 Treni ogni 75 secondi 2 Maggiore capacità di carico 3 Risparmio 30% costi esercizio manutenzione 4 Flessibilità di gestione 5 Risparmi energetici e minore usura del sistema 6 -14/20% costi globali Tabella 1 I cinque Soci, attraverso Metro C S.C.P.A., si sono riuniti in un General Contractor (Contraente Generale) che dispone di uno specifico know-how e di una consolidata esperienza nella realizzazione di ferrovie metropolitane a livello internazionale. È proprio nell’ambito di progetti complessi come questo che Hilti riesce ad esprimersi al meglio potendo vantare, oltre la qualità indiscussa dei suoi prodotti e la competenza dei suoi Tecnici venditori, un servizio di consulenza tecnica altamente specializzato in grado di offrire supporto sia in fase di progettazione che di realizzazione. Il supporto tecnico offerto è stato evidente fin dalle prime fasi della progettazione attraverso la realizzazione di seminari tecnici organizzati appositamente per i progettisti di Metro C al fine di condividere con loro l’esperienza e le soluzioni che Hilti è in grado di offrire relativamente ai sistemi di fissaggio. Questa attività di collaborazione e supporto iniziata con l’ufficio tecnico di Metro C è stata immediata- mente estesa a tutte le società di ingegneria esterne che offrono consulenza specialistica alla progettazione della nuova Linea C. È proprio nell’ambito di questa attività di supporto che è nata la collaborazione tra Hilti e la Engineering & Graphics S.r.l. ed in particolare con l’ing. Giampiero Martino che ha curato, dal punto di vista strutturale, il progetto della tratta T7. La tratta T7 interessa una zona periferica di Roma in cui il percorso della nuova Linea C si porta in superficie ricalcando il tracciato della ferrovia esistente Termini-Pantano. A differenza delle altre tratte in cui gli interventi sono realizzazioni ex novo, la tratta T7 è caratterizzata da interventi principalmente di adeguamento e ristrutturazione di stazioni esistenti in cui l’aspetto dei sistemi di ancoraggio ed in particolare delle armature post-installate riveste indubbiamente un ruolo fondamentale. In particolare, su tutte le stazioni della tratta T7 (a meno della stazione di Grotte Celoni, dove le de- progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Caso studio Pagina 17 SCHEDA PROGETTO LA LINEA: 25,5 km lunghezza complessiva 17,6 km in sotterraneo 7,9 km all'aperto 800 metri c.a distanza media fra le stazioni 30 stazioni 2 stazioni di corrispondenza e scambio con la Metro A 1 stazione di corrispondenza e scambio con la Metro B 1 stazione di corrispondenza e scambio con la FR1 1 Officina-deposito a Graniti (220.000mq) 1 Posto Centrale di Controllo e Comando a Graniti 24.000 passeggeri all'ora per senso di marcia I TRENI: 30 convogli composti da 6 vetture 107 metri lunghezza treni 90 km/h velocità massima 35 km/h velocità commerciale 1.200 passeggeri capacità massima di trasporto per treno 3 minuti frequenza nelle ore di punta (tratta Clodio/Mazzini – Alessandrino) 6 minuti frequenza nelle ore di punta (tratta Alessandrino - Grotte Celoni) 12 minuti frequenza nelle ore di punta (tratta Grotte Celoni – Pantano) SCAVI: 4.300.000 m3 di scavi 600.000 m3 di scavi archeologici 1.600.000 m3 di calcestruzzo 270.000.000 kg di acciaio 3.357 giorni di lavoro Figura 2: Dettaglio delle stazioni appartenenti alla tratta T7 Una volta note le sollecitazioni agenti in corrispondenza delle zone di collegamento tra la nuova struttura e quella esistente è stato possibile individuare la tipologia di ancorante chimico idoneo per ciascuna applicazione (HIT-HY 150-FR per la maggior parte dei casi ed HIT-RE 500 per gli ancoraggi più sollecitati) per poi procedere ad una verifica puntuale dell’ancoraggio attraverso il Sotware di calcolo Hilti PROFIS Anchor. Terminata l’attività di progettazione si è passati alla fase di realizzazione dove, grazie alla presenza e competenza dei Tecnici venditori Hilti, sono state svolte dimostrazioni per la corretta posa in opera della resina ed è stata supportata l’impresa nell’individuare gli strumenti più adatti per l’esecuzione del lavoro (molto apprezzato è stato il dispenser a batteria HIT ED 3500-A in grado di garantire un minimo sforzo di erogazione ottenendo un lavoro veloce e senza fatica). L’attività di Hilti iniziata nella fase di progettazione con Metro C, passata poi al supporto offerto all’impresa in cantiere, si è conclusa con l’esecuzione delle prove di carico ad estrazione delle barre di armatura post-installate sotto la supervisione della Direzione Lavori. RIFINITURE: 150 ascensori 250 scale mobili 11 sottostazioni elettriche 87 cabine di trasformazione 200 ventilatori 1.500 telecamere COSTO: 3.000.000.000 di Euro 70% a carico dello Stato 18% a carico del Comune 12% a carico della Regione Lazio molizioni dell’esistente sono più impattanti) sono previste due applicazioni interessanti in cui è previsto l’utilizzo di armature postinstallate: – L’innalzamento delle porzioni di banchina attualmente a quota +0.25m dal piano ferro; – La copertura per l’intera lunghezza delle banchine con esclusione della stazione Finocchio. Al fine di dimensionare adeguatamente gli interventi, il calcolo delle sollecitazioni è stato condotto con l’ausilio di un codice di calcolo agli elementi finiti realizzando, per ciascuna stazione, un modello di calcolo in grado di considerare adeguatamente lo stato tensionale preesistente e la variazione di questo in seguito alle modifiche strutturali previste da progetto. Figura 3: Stazione di Pantano - Innalzamento delle porzioni di banchina attualmente a quota +0.25m dal piano ferro Figura 4: Ancorante chimico Hilti HIT-HY 150-FR + Dispenser a batteria HIT ED 3500-A Caso studio Pagina 18 Conclusioni. Attualmente il cantiere di Metro C, sebbene proceda a pieno ritmo, è ancora agli inizi e si presenta ricco di potenzialità e di sfide che vedono Hilti protagonista giorno dopo giorno al fianco di imprese e progettisti. Pertanto concludiamo questo articolo con un arrivederci a presto per poter continuare a raccontare altre interessanti collaborazioni di successo nell'ambito del progetto/costruzione della terza linea metropolitana di Roma. ■ Hilti sponsor della sicurezza in metro C Figura 5: Stazione di Borghesiana - Innalzamento banchine Figura 6: Stazione di Pantano - Installazione armature post-installate a parete Il 30 Ottobre 2009 si è conclusa, presso la Scuola di Formazione Operativa dei Vigili del Fuoco di Montelibretti (RM), l’ultima parte di un esperimento scientifico unico al mondo che ha visto Hilti tra i principali sponsor dell’iniziativa. Un test volto a verificare il grado di sicurezza antincendio della nuova linea C della metropolitana di Roma. La prova si è svolta ricreando le condizioni previste dal progetto della linea. È stato perciò costruito presso la Scuola dei Vigili del Fuoco un tratto di galleria lungo 110 metri del tutto analogo alle gallerie attualmente in costruzione nel sottosuolo romano. Nella galleria è stata poi esposta al fuoco una carrozza avente le stesse carat- Figura 7: Esecuzione delle prove di carico richieste dalla D.L. teristiche di quelle che saranno fornite per la linea C, sia per valutare i livelli di sicurezza sopra accennati, sia per la verifica dei sistemi di prevenzione e mitigazione sviluppati all'interno del progetto SITI (Sicurezza In Tunnel Intelligente). Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il capo del Dipartimento dei Vigili del fuoco Francesco Paolo Tronca e il Capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco Antonio Gambardella hanno assistito all’esperimento in diretta, insieme a numerose altre autorità e giornalisti. Per ulteriori dettagli ed approfondimenti tecnici in merito all’esperimento, vi consigliamo di non perdere il prossimo numero di Progetti & Tecnologie. progetti&tecnologie N° 13 – Dicembre 2009 Ricerca e sviluppo Pagina 19 La scelta dell’ancorante idoneo in caso di sisma Di Hilti l’unico ancorante chimico testato e certificato per zone ad alta sismicità a cura di Ulrich Bourgund - Responsabile Normativa e Certificazioni, Hilti AG interesse dei progettisti si sta in questi ultimi anni estendendo dalle semplici considerazioni di vulnerabilità strutturale di un edificio alla necessità di garantirne la funzionalità anche in caso di eventi accidentali. Gli ancoranti post-installati trovano sempre più larga applicazione sia nell’ambito strutturale che impiantistico (o non strutturale come elementi secondari, controsoffitti, ecc.) e pertanto è necessario operare una corretta scelta del sistema di ancoraggio. L’ Nelle strutture assegnate alle Categorie di Progettazione Sismica C, D, E o F gli ancoranti post-installati devono aver superato il test di simulazione sismica secondo l’ACI 355.2. I prodotti che hanno superato tali prove avranno un certificato ICC-ESR (basato sull’AC 193 per gli ancoranti meccanici oppure sull’AC 308 per gli ancoranti chimici) pubblicato dall’ICC-ES (International Code Council Evaluation Service). Tutte le certificazioni possono essere scaricate gratuitamente dal sito www.icc-es.org. In Europa i criteri di qualificazione per gli ancoranti post-installati idonei per l’impiego in caso di sisma sono ancora in fase di definizione. Lo stato attuale dell’arte per gli ancoranti post-installati è rappresentato unicamente dalla normativa americana ACI 355.2. Gli Stati Uniti hanno introdotto le Categorie di Progettazione Sismica (SDC) dalla classe A alla F. Per valutare la SDC in una zona specifica bisogna definire lo spettro di risposta, le condizioni locali del suolo e la classe di affollamento. Considerando questi parametri si può esprimere la SDC come mostrato in Tabella 1. Categorie di Progettazione Sismica (SDC) negli Stati Uniti Per l’impiego in zona sismica, gli ancoranti dovrebbero essere qualificati per calcestruzzo fessurato ed avere ottenuto come SDC almeno la classe C. Nel mercato italiano Hilti è l’unico produttore in grado di fornire un ancorante chimico qualificato in zona sismica SDC classe C o superiori. In altre parole, in Italia Rischio sismico e conseguenze A Basso o trascurabile B Basso o trascurabile C Moderato D Alto E Molto alto F Molto alto per Ospedali, strutture di emergenza Tabella 1: Categorie di Progettazione Sismica e descrizione semplificata solo Hilti è in grado di fornire un ancorante chimico capace di garantire le massime prestazioni in caso di sisma: la soluzione si chiama HIT RE 500 SD (Fonte: www.icc-es.org, ottobre 2009). Tale ancorante può quindi essere impiegato anche nelle zone a più alta sismicità (Zona 1). Più in generale, Hilti è in grado di fornire una serie completa di ancoranti meccanici e chimici, certificati per soddisfare le necessità delle più esigenti committenze e dei progettisti più attenti sia in ambito strutturale che in ambito impiantistico. contributi a programmi di ricerca più estesi hanno coinvolto il National Research Institute for Earth Science and Disaster Prevention a Kobe, in Giappone (vedere fig.1) e l'Università della California a San Diego (vedere fig.2). I risultati di questi studi forniranno ulteriori conoscenze scientifiche preziose per la stesura delle nuove linee guida ETAG relative all’impiego di ancoranti in zona sismica. Fig. 1: Ricerche svolte in Giappone da Hilti relative all’installazione di ancoranti su elementi secondari. Fig.2: Sperimentazioni di ancoranti su modelli in scala 1:1 di edifici a 7 livelli su piastra vibrante Il costante impegno di Hilti nella ricerca e sviluppo ci consente di accrescere le competenze anche in merito al comportamento degli ancoraggi in zona sismica. I recenti Macchinari di prova e sperimentazione degli ancoranti a carichi sismici in presenza di fessurazioni nel calcestruzzo Innovazione e ricerca, esperienza, qualità dei prodotti ci consentono il rispetto degli standard più rigorosi. Manuali e software di calcolo, formazione di tecnici e progettisti, supporto tecnico in ogni fase rappresentano l’impegno di Hilti per installazioni sempre sicure. ■ Stampato in Italia © 2009/12 Hilti = marchio registrato di Hilti Corp., Schaan Se volete ricevere consulenza in merito a progetti di vostra competenza o siete interessati a pubblicare su progetti&tecnologie un lavoro da voi eseguito con sistemi e soluzioni Hilti, contattate la redazione. Hilti. Passione. Performance. Hilti Italia S.p.A. - P.zza Montanelli, 20 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - www.hilti.it - [email protected] -