direzione Franco Pollini catalogo a cura di Emanuela

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2012 - 2013
direzione
Franco Pollini
catalogo
a cura di
Emanuela Dallagiovanna
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SOMMARIO
3 Bonci, un teatro di tradizione con l’animo giovane
Paolo Lucchi Sindaco di Cesena
Elena Baredi Assessore ai Servizi e alle Istituzioni Culturali
4 Teatro Bonci: una sfida per il futuro
Daniele Gualdi Presidente di Emilia Romagna Teatro Fondazione
5 Un cartellone che merita.
Intervista a Franco Pollini Direttore del Teatro Bonci di Cesena
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PROSA
ESSAI
RICERCA
TEATRO MUSICALE
DANZA
CONCERTI
BONCI, UN TEATRO DI TRADIZIONE CON L’ANIMO GIOVANE
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I
nizia una nuova Stagione teatrale, si aggiunge un nuovo capitolo alla lunga storia del
Teatro Bonci che, con i suoi 166 anni egregiamente portati - fu inaugurato il 15 agosto 1846 -,
si presenta ancora una volta all’appuntamento con i suoi spettatori. E lo fa, come di consueto,
con un cartellone ricco e variegato, che spazia dalla prosa alla musica, dalla danza alla ricerca,
mette in scena grandi nomi (da Luca Ronconi a Paola Gassman, da Luca Zingaretti a Daniel
Ezralow, solo per citarne alcuni) e compagnie emergenti, mixando con disinvoltura tradizione
e innovazione, ma punta sempre e comunque su proposte di alto livello.
Il programma 2012-2013 centra in pieno l’obiettivo della qualità, e ciò risulta ancor più ragguardevole se si tiene conto del difficile momento che stiamo attraversando e della minore
disponibilità di risorse. Ma è proprio nei momenti di maggiore difficoltà che il teatro, e più in
generale la cultura in ogni sua forma sono più che mai necessari. A loro il compito di tenere
viva la passione, l’intelligenza, il desiderio di conoscere e di confrontarsi con altre idee e visioni del mondo.
Un compito che il Bonci da sempre assolve nel migliore dei modi, con la capacità di interpretare le esigenze del pubblico e della città e di intercettare i fermenti culturali e artistici che la
animano: il Teatro di Cesena, dunque, non è solo la vetrina per begli spettacoli, ma un luogo
di incontro e di crescita sempre stimolante. Lo è per il grande pubblico della prosa, per gli
appassionati dei nuovi linguaggi, per i tanti che seguono le sempre interessanti rassegne collaterali che arricchiscono la Stagione. Ma anche per le centinaia di bambini e ragazzi che ogni
anno partecipano alla Stagione del Teatro ragazzi e scoprono per la prima volta la magia del
palcoscenico, e ancora per i giovani studenti che danno vita al Festival del Teatro Scolastico
con la freschezza e l’entusiasmo della loro età.
Questa attenzione alle nuove generazioni, che ha accompagnato la crescita di tanti cesenati,
si arricchisce quest’anno di un ulteriore elemento. Fra i titoli del cartellone, infatti, compare
la tragedia Ifigenia in Aulide, diretta da Marco Plini, giovane regista già assistente “storico” di
Massimo Castri, e interpretata da otto giovani attori, allievi del Cantiere 2012 di ERT. E ci piace sottolineare con particolare soddisfazione che questo spettacolo è frutto di un percorso di
formazione e ricerca svoltosi proprio sul palcoscenico cesenate nell’estate appena trascorsa.
Il Bonci così torna a essere, ancora una volta, non solo il luogo della rappresentazione, ma anche quello della nascita di nuovi spettacoli, dell’elaborazione di nuovi progetti. Lo fa sulla scia
di una tradizione che, in passato, ha portato a maturare le esperienze delle compagnie cesenati ormai affermate a livello internazionale, come la Socìetas Raffaello Sanzio e il Teatro della
Valdoca, e che oggi si rinnova con l’affacciarsi alla ribalta di giovani artisti come la compagnia
Dewey Dell e Dario Giovannini degli Aidoru. La loro presenza nel cartellone di quest’anno
testimonia una vivacità culturale che è una vera ricchezza per l’intera città.
Il Sindaco
di Cesena
Paolo Lucchi
L’Assessore ai Servizi e
alle Istituzioni Culturali
Elena Baredi
TEATRO BONCI: UNA SFIDA PER IL FUTURO
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N
ell’attesa degli spettacoli, nel pregustare le occasioni e gli eventi, nello sguardo desideroso
degli spettatori, di tutti noi, c’è qualcosa di meraviglioso: la voglia di essere emozionati, di vivere
e rivivere i grandi sentimenti umani e civili di sempre che la parola e la musica, il movimento
e la rappresentazione sono in grado di evocare, di realizzare come se fossero veri. Quando
addirittura pensiamo ad un programma complessivo (come quello presentato attraverso questo
catalogo), che si andrà a dipanare nel corso dei mesi, quando ci si appresta a presentarlo oltre
che a noi agli altri, troviamo amplificato questo piacevole sentimento.
Se poi, come avviene sicuramente quest’anno, il cartellone, pur nel suo inevitabile contenimento,
propone più e più volte occasioni apprezzabili, che meritano il nostro interesse e la nostra
preferenza, allora questo gusto emerge con ancora più forza. Ci parla anche della possibilità di
essere partecipi di un rito che si ripete, forse uguale, così lo vogliamo noi, ma sempre diverso
e comunque rinnovato; ci parla della possibilità di trasferire altrove, in Teatro, di amplificare
le nostre relazioni domestiche all’interno della comunità tutta a cui apparteniamo, del sistema
complessivo del nostro essere sociale.
Scatta poi in me una disposizione particolare, una gioia che non posso non condividere, perché
mi trovo a presentare il cartellone del Teatro di Cesena in qualità di Presidente di Emilia
Romagna Teatro Fondazione (che gestisce il Bonci), da pochi mesi insediato, ai miei concittadini,
parlando loro del nostro teatro, il Bonci, e delle sue attività. Vorrei davvero riuscire a dare un
contributo per qualificare, per valorizzare, anche per arricchire, il programma del Bonci, vorrei
che il cartellone si potesse estendere ad altri spazi, vorrei aggiungere nuove iniziative alle tante
che proficuamente e intensamente il Bonci propone ogni anno. Questo è il mio intendimento
che, con la collaborazione di tutti, perseguirò nelle prossime Stagioni. Il significato di una
Presidenza cesenate della Fondazione di cui il Comune di Cesena è socio fondatore è tutto in
questa possibilità: il rafforzamento del Teatro Bonci, delle sue relazioni con la città e il territorio,
con gli artisti e le loro organizzazioni, con le altre istituzioni cittadine, con le altre città della
Romagna. Non esiste in Regione, ma neppure in Italia, un luogo così denso di potenzialità:
viviamo davvero in un’epoca fortunata. Sta a noi riuscire a sviluppare, a costruire, a realizzare.
Emilia Romagna Teatro Fondazione può contribuire al conseguimento di questo risultato. Del
resto questa è la convinzione, oltre che nostra, dell’Amministrazione Comunale di Cesena che ha
rinnovato la convenzione per il quadriennio 2012-2015. Possiamo mettere a disposizione della
città un’esperienza e un ruolo internazionali: ERT è uno dei pochissimi Teatri Stabili italiani ad
avere una dimensione e una visibilità esterne ai ristretti confini nazionali. Usando una metafora
calcistica, possiamo dire che partecipa stabilmente ai tornei europei: gli spettacoli prodotti da
ERT sono presenti in festival e in rassegne in tutto il mondo. Da questi contatti trae occasioni e
opportunità per tutti i soci, che si solidificano in programmazioni e festival. Ha una sua ricca
esperienza formativa; ha indirizzi di azione non dipendenti dalle facili mode di un giorno, ma
consolidati da percorsi produttivi coerenti.
Il Teatro Bonci, d’altra parte, ha una sua storia ricchissima, anche recente, di relazioni con il
pubblico e con gli artisti, di produzioni teatrali e culturali, ha uno staff di primo ordine, ha
conseguito risultati impensabili per una città delle dimensioni di Cesena.
Tutto questo mi orienta all’ottimismo, a pensare che, nonostante le difficoltà, su cui non vale la
pena soffermarsi più di tanto perché sono quotidiane per tutti noi, possiamo riuscirci, possiamo
conseguire obiettivi e risultati utili per i nostri spettatori e per tutti i cittadini. Per tutti noi che
consideriamo il teatro e la cultura vere priorità nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri.
Daniele Gualdi
Presidente di ERT Fondazione
UN CARTELLONE CHE MERITA
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intervista a Franco Pollini Direttore del Teatro Bonci di Cesena
Quali sono i segnali ora che si avvicina l’inizio della prossima Stagione?
È il momento della verifica del nostro lavoro dei mesi scorsi, un lavoro assiduo, attento, che non
ha tralasciato nulla nel tentativo di costruire un cartellone valido e di presentarlo nel migliore
dei modi ad un pubblico che lo giudicherà prima sulla carta, nello spazio dell’attesa, poi dal
vivo nelle tante serate tra autunno e primavera in Teatro. Abbiamo segnali, belli, confortanti:
nell’estate, anche con caldi pensieri atterriti dalla contingenza, il pubblico del Bonci si è fatto
sentire. D’altra parte il Teatro di Cesena è una istituzione culturale che garantisce un servizio
e dal quale ci si attende innanzitutto una proposta organica, un progetto compatibile, non un
prodotto qualsiasi, non una fotografia senza qualità dell’esistente.
Avete fiducia quindi in un buon risultato di pubblico?
Il cartellone lo merita. Non abbiamo taciuto le difficoltà che la congiuntura economica sta
creando a tutti, al nostro pubblico e al Teatro. Nel 2012 abbiamo dovuto tagliare molte spese
per la diminuzione dei contributi. Lo abbiamo detto con chiarezza agli abbonati che del
resto hanno una competenza e una attenzione ai prodotti teatrali talmente alta da leggere
indipendentemente dalle nostre presentazioni il significato del progetto culturale proposto.
Abbiamo dovuto costruire un programma con risorse molto ridotte che hanno prodotto
conseguenze non solo quantitative. La Stagione musicale, per esempio, è quest’anno
interamente riservata a solisti e piccole formazioni orchestrali. Non ci sono orchestre. Non
possiamo permettercele. Ma tutti i concerti per la qualità degli artisti e la cura dei programmi
sono di interesse straordinario, all’altezza delle attese.
Altrettanto si può dire per tutti gli altri appuntamenti, ciascuno dei quali è stato pensato. Non
è lì per caso. I nostri abbonati e gli spettatori che si vorranno aggiungere non si pentiranno di
averci confermato la fiducia abituale.
Avete anche adeguato l’offerta, le forme di abbonamento?
Abbiamo costruito nel tempo una serie molto articolata di proposte, fisse e flessibili: pochi
teatri in Italia hanno un’offerta così attenta. Solo noi abbiamo una formula che consente la
scelta autonoma dei titoli e delle serate su tutto il cartellone. L’abbiamo chiamata Zapping
per citare il fluttuare delle preferenze individuali tra le tante proposte disponibili. Da molti
anni la presentiamo con successo nella formula dei 10 titoli scelti all’inizio della Stagione.
Quest’anno sperimentiamo una nuova formula, in aggiunta a quella tradizionale, lo Zapping
MINI a 6 titoli: funziona come l’altro più esteso ma seleziona un numero inferiore di titoli.
Naturalmente ha anche un costo inferiore. Con questa ulteriore proposta pensiamo di poter
raggiungere non solo tutte le persone che negli anni precedenti si sono abbonate al Teatro
Bonci, ma anche nuovi spettatori per i quali l’abbonamento può costituire una novità. Non
dimentichiamo poi che dall’anno scorso proponiamo la TAB Card, 5 ingressi a prezzo scontato
da utilizzare liberamente nel corso della Stagione. Una proposta per chi vuole saggiare il
Bonci, senza impegnarsi sui titoli dall’inizio della Stagione.
Vi rivolgete anche a pubblici specifici con proposte mirate?
Alle aziende e alle scuole. Abbiamo proposte mirate, agili, molto flessibili. Riteniamo che le
aziende possano proporre ai propri soci o clienti o anche ai propri dipendenti un abbonamento
a Teatro come un cammeo. Così pensiamo che le scuole possano trarre una buona occasione
di approfondimento dei programmi, ma anche di educazione ai sentimenti e alle emozioni.
Stiamo lavorando molto, come sempre, in queste direzioni. Ascoltiamo i referenti, soprattutto
negli istituti scolastici, anche per individuare i percorsi e i contenuti più adatti: grazie al loro
prezioso lavoro abbiamo avuto importanti adesioni nelle Stagioni precedenti. Quest’anno
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cerchiamo di migliorare. Vorremmo ottenere risultati ancora più importanti. Il Teatro è aperto,
a disposizione del pubblico: è un bene collettivo che può arricchirci ogni sera, tutti quanti.
Per le scuole avete anche altri progetti?
Il rapporto con le scuole è non solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro. Abbiamo
la migliore Stagione di Teatro ragazzi tra quelle proposte dai teatri storici e di tradizione:
cerchiamo di raggiungere anche gli istituti più lontani e abbiamo una nostra linea produttiva.
All’inizio del prossimo anno, nella primavera 2013, proporremo per la seconda volta il format
che chiamiamo “Itaca” perché la prima edizione è stata dedicata ad una rilettura dell’Odissea
di Omero. Lo applicheremo con Gabriele Marchesini al Decamerone di Boccaccio di cui
ricorre il settimo centenario della nascita: alla fine di un corso di formazione biennale verrà
realizzato uno spettacolo per ragazzi e adulti, un prodotto di qualità a costi bassissimi e per
pubblici piacevolmente interessati a conoscere. Quest’anno presentiamo anche la XV edizione
del Festival Nazionale del Teatro Scolastico: possiamo affermare che gli spettacoli allestiti
in questo contesto costituiscono una speranza per il teatro di prosa del futuro. Occorre un
ricambio generazionale per mantenere i livelli di qualità produttiva raggiunti nei decenni
trascorsi. Così come aprono nuove prospettive per il futuro le linee produttive e formative
che si costruiscono attorno al Teatro Bonci, di cui sono segni le produzioni a Cesena degli
spettacoli di prosa di ERT, che garantiscono un altissimo livello qualitativo alla Stagione, e
la promozione che le Compagnie cesenati di ricerca effettuano anche all’estero evidenziando
il marchio del Bonci come sostenitore della propria attività ma anche l’insistenza su linee
produttive che riguardano il Teatro ragazzi, come il format “Itaca”, e la concertistica, sulla
linea del Nero d’avorio di Massimo Pulini con Alessio Boni e le musiche di Fabrizio Sirotti e
della Suite per Turing dello stesso Sirotti, entrambi con la regia di Gabriele Marchesini.
Il Bonci non è solo Teatro: è un centro culturale integrato. Quali programmi avete?
Abbiamo dei percorsi che da molti anni proponiamo ai nostri spettatori. Li identifichiamo con
alcune parole chiave, come “Teatro aperto” e “Centri di interesse”: hanno il significato di un
invito ad approfondire i temi e gli eventi proposti dal cartellone. Gli incontri con i protagonisti,
le proiezioni cinematografiche con gli attori di cinema ospiti del cartellone teatrale, le mostre, le
pubblicazioni, le audizioni rappresentano altrettante occasioni per mantenere vivo il rapporto
con il pubblico. Tutto questo lo facciamo da sempre. Così come da molti anni organizziamo
rassegne di forte impatto culturale, come Poesia a Teatro e Uno Scrittore le sue musiche, che sono
un tassello indispensabile di questo quadro di attività.
Il Bonci ha dunque più che mai bisogno del suo pubblico?
Più che mai. Il pubblico è la forza del Bonci. Sulla qualità e l’attenzione dei nostri spettatori
riceviamo continue conferme e attestati dagli artisti che frequentano il palcoscenico del Teatro.
Conoscendo le attese espresse dalla platea e dai palchi del Bonci mi sbilancio nel dire che il
programma 2012-2013 sarà gradito quanto e più di altri anni. Ci sono ritorni, ma soprattutto
nuovi volti tra quelli che “bucano” la quarta parete del Teatro.
Si parla molto di reti culturali, di Area Vasta. Il Bonci come può situarsi in questo contesto?
Questa è la grande novità del momento che viviamo. Una fase critica, non solo per ragioni
finanziarie, ma anche per le ragioni del nostro operare, di tutte le istituzioni culturali. Occorre
unire le forze in città, integrandosi, e in aree vaste, la Romagna per noi, all’interno delle
quali sviluppare un concetto di “cultura” intesa non solo come giacimenti da conservare e
valorizzare, ma pensata in un rapporto profondo con la società e l’economia. In questo distretto
culturale il Bonci può svolgere un ruolo cittadino e territoriale molto importante.
Prosa
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Programma 2012-2013
Prosa
da giovedì 22 a domenica 25 novembre 2012
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams
regia Antonio Latella
con Laura Marinoni, Vinicio Marchioni
da giovedì 6 a domenica 9 dicembre 2012
WORDSTAR(S)
di Vitaliano Trevisan
con Ugo Pagliai
regia Giuseppe Marini
da giovedì 17 a domenica 20 gennaio 2013
LA GRANDE MAGIA
di Eduardo De Filippo
con Luca De Filippo
regia di Luca De Filippo
PROSA
da giovedì 7 a domenica 10 febbraio 2013
MACBETH
di William Shakespeare
con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée
regia Andrea De Rosa
da giovedì 7 a domenica 10 marzo 2013
LA MODESTIA
di Rafael Spregelburd
regia Luca Ronconi
con Francesca Ciocchetti, Maria Paiato, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi
da giovedì 21 a domenica 24 marzo 2013
IL VENTAGLIO
di Carlo Goldoni
adattamento e regia di Damiano Michieletto
da giovedì 4 a domenica 7 aprile 2013
Tato Russo in
IL FU MATTIA PASCAL
versione teatrale di Tato Russo dal romanzo di Luigi Pirandello
uno spettacolo di Tato Russo
PROSA D’AUTORE
da martedì 5 a mercoledì 6 febbraio 2013
IFIGENIA IN AULIDE
di Euripide
regia Marco Plini
Gli spettacoli dal giovedì al sabato iniziano alle ore 21, le pomeridiane della
domenica alle ore 15,30
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Prosa
da giovedì 22 a domenica 25 novembre 2012
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ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile di Catania
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams traduzione Masolino D’Amico
regia Antonio Latella
con Laura Marinoni, Vinicio Marchioni, Elisabetta
Valgoi, Giuseppe Lanino, Annibale Pavone, Rosario
Tedesco
scene Annelisa Zaccheria costumi Fabio Sonnino
luci Robert John Resteghini suono Franco Visioli
assistente alla regia Brunella Giolivo
Il lirismo personale non è che un grido da prigioniero
a prigioniero, lanciato dalla solitudine della cella in cui
ciascuno è confinato per tutta la durata della sua vita.
[Tennessee Williams]
Ha debuttato a febbraio ma ha già ottenuto due
premi “Hystrio”: l’allestimento di UN TRAM CHE
SI CHIAMA DESIDERIO firmato da Antonio Latella
per ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione e
Teatro Stabile di Catania ha convinto la critica per il
coraggio della regia e per la toccante interpretazione
ph. di B. Giolivo
di Laura Marinoni.
Latella, artista italiano fra i più celebrati in Europa
(vive e lavora tra l’Italia e Berlino), rilegge il
capolavoro di Tennessee Williams - entrato a far
parte dell’immaginario collettivo grazie alla versione cinematografica interpretata da Marlon Brando e Vivian
Leigh - scegliendo di proiettare sulla scena la dimensione simbolica della raffinata scrittura di Williams:
capovolge la trama partendo dalla scena finale in cui Blanche si abbandona al medico che la allontana
dalla casa della sorella e da questa prospettiva fa rivivere alla protagonista la vicenda a ritroso, come in
una seduta di analisi.
Laura Marinoni è un’intensa Blanche Dubois: con il regista napoletano l’attrice aveva già lavorato nel
2007 in Le lacrime amare di Petra Von Kant, vincendo il premio Eleonora Duse, mentre recentemente è
stata diretta da Alvis Hermanis ne Le Signorine di Wilko. Accanto a lei, nei panni di Stanley, c’è un’efficace
Vinicio Marchioni, “il Freddo” della serie televisiva Romanzo Criminale, “Premio Biraghi” al Festival di
Venezia 2011 per il film 20 sigarette.
Siamo negli anni 40. Blanche, ultima erede di una famiglia caduta in rovina, è costretta ad abbandonare
la città in cui è cresciuta nella ricchezza per rifugiarsi a New Orleans, dove la sorella Stella vive con il
marito Stanley, un giovane immigrato polacco dai modi burberi e violenti. Blanche nasconde un oscuro
passato e un profondo trauma che continua a segnarla e che, a poco a poco, viene alla luce. Naufragata
la speranza di sposare Mitch, un amico di Stanley, Blanche ripiega nella pazzia come atto estremo di
salvezza e si lascia ricoverare in manicomio mentre la coppia, la cui vita familiare sembra allietata dalla
nascita di un bambino, arriva ad un punto di rottura: Stella non accetta il destino della sorella, il cui
crollo è dovuto in larga parte alle forti pressioni esercitate su di lei da Stanley.
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO, che Tennessee Williams compose nel 1947, non è soltanto un
viaggio introspettivo nella mente di una donna ferita ma anche la fotografia di un conflitto tra due mondi
inconciliabili: l’uno aristocratico e decadente che si ostina a vivere nell’illusione di un passato glorioso,
l’altro proletario e rampante che cavalca con fierezza il sogno americano. Ma soprattutto racconta
l’America puritana, il Sud integralista in l’autore è cresciuto e che è stato teatro di uno degli eventi più tristi
della sua vita: UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO è, come Lo zoo di vetro, un testo dolorosamente
autobiografico, ispirato alla tragica vicenda della sorella Rose che, mentre il giovane Williams era lontano
da casa per gli studi, fu internata e sottoposta a lobotomia su richiesta della madre.
“Uno spettacolo emozionante, ironico, affascinante, duro e persino molesto, da amare o da odiare.” “Latella con la
sua decisa lettura registica riesce a dare rinnovato spirito al dramma, dignità e forza a Blanche, in una centralità in cui
spicca la bellissima interpretazione di Laura Marinoni” Magda Poli, Corriere della Sera
“una strenua, imperscrutabile, maiuscola Laura Marinoni” “un serio risarcimento contemporaneo per un Tennessee
Williams immerso sempre nel realismo e nel mélo.” Rodolfo di Giammarco, La Repubblica
“bellissmo spettacolo” “Latella, che è un artista di ingegno, ha capito che solo la destrutturazione può riportare certe
pièce canoniche alla forza primaria del loro impatto originale.” Renato Palazzi, Il Sole 24 ore
“Una densa messa in scena. Perfetti Marchioni e la Marinoni” Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
www.emiliaromagnateatro.com
Prosa
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da giovedì 6 a domenica 9 dicembre 2012
Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni
WORDSTAR(S)
di Vitaliano Trevisan
con Ugo Pagliai, Paola di Meglio, Alessandro Albertin
e con Paola Gassman
regia Giuseppe Marini
scene Antonio Panzuto costumi Gianluca Falaschi
musiche Marco Podda luci Pasquale Mari
Essere artista è fallire, così come nessun altro ha il coraggio di fallire. [Samuel Beckett]
WORDSTAR(S) è il testo ispirato alla figura e alla biografia di Samuel Beckett scritto per il teatro da Vitaliano Trevisan, una delle voci più graffianti e potenti della letteratura italiana odierna: lo mette in scena
Giuseppe Marini - una firma di qualità della nuova regia, che il pubblico del Bonci ha apprezzato anche
durante la scorsa Stagione con Romeo e Giulietta - affidando il difficilissimo ruolo del protagonista a un
grande Ugo Pagliai.
Il titolo si riferisce al programma di scrittura più diffuso prima dell’avvento di Microsoft Word: “allo
stesso modo, come un programma di scrittura ormai obsoleto, si spegne un vecchio scrittore, Samuel”,
scrive l’autore. Tenendosi al riparo dalla cronistoria o dalla biografia teatralizzata, Trevisan immagina gli
ultimi giorni di vita del drammaturgo irlandese, colto nella sua quotidianità comicamente scandalosa.
La vertigine del pensiero e il tormento creativo dell’artista si coniugano con la tragicomica goffaggine
dell’uomo, del suo corpo, cervello compreso, che va in malora e che gli impedisce le più elementari
attività quotidiane.
Al flusso monologante del protagonista fanno da contrappunto due voci femminili, la moglie e l’amante,
entrambe inaspettatamente morte prima di lui, che nel loro chiacchiericcio post mortem, logorroico e
delirante, sembrano proprio due creature beckettiane. Tormentato dal ricordo delle due donne, Samuel
si prepara a morire mentre il direttore di una rivista di studi a lui dedicata cerca di carpirgli un’ultima
“illuminante” dichiarazione...
WORDSTAR(S) è una profonda meditazione sulla scrittura: oltre al titolo lo dichiara subito anche un
sottotitolo a dir poco visionario: ritratto di scrittore come uomo vecchio. Di cui il regista dice: “mi è parso subito il titolo di un quadro di Bacon e questa forte suggestione non ha mancato di reclamare i suoi
diritti e le sue urgenze in sede scenografica, nei costumi, nell’uso della luce e del colore, appunto, alla
Bacon.
Ma è la scelta dello scrittore a chiudere coerentemente il cerchio: e quale altro scrittore se non Samuel
Beckett, che ha dedicato (sacrificato) l’intera esistenza alla sua irriducibile ossessione per il linguaggio
e che ha spinto la letteratura e il teatro al limite delle loro
(im)possibilità espressive, portandole al collasso per usura. Lo
scrittore che, partendo dal presupposto che l’immaginazione
è morta e la vena creativa esaurita, corteggia l’idea della fine
della letteratura e della parola che si stempera nel silenzio da
cui trae origine e a cui vuol fare ritorno. Lo scrittore più fedele
all’idea dell’arte come fallimento inevitabile.” E per interpretare
questa incredibile figura di “gigante irlandese” Marini ha scelto
Ugo Pagliai, di cui racconta: “ha immediatamente creduto nel
progetto abbracciandolo col coraggio e la spericolatezza del
grande artista della scena…fare Beckett non era uno scherzo…
guardatelo e ascoltatelo: una meraviglia.”
ph. di M. Secchi
www.teatrostabileveneto.it
Prosa
da giovedì 17 a domenica 20 gennaio 2013
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Teatro Stabile dell’Umbria ed Elledieffe
La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
LA GRANDE MAGIA
di Eduardo De Filippo
con Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto,
Carolina Rosi
regia di Luca De Filippo
scene e costumi Raimonda Gaetani luci Stefano Stacchini
La vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto
dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla
fede…Ogni destino è legato ad altri destini in un gran gioco eterno
del quale non ci è dato scorgere se non particolari irrilevanti.
[Eduardo De Filippo]
LA GRANDE MAGIA di Eduardo De Filippo è il nuovo
allestimento realizzato per la Stagione 2012-13 dal figlio
del grande maestro, Luca De Filippo, che, fin dall’esordio
sotto la guida paterna all’età di 8 anni, ha raccolto l’eredità
della drammaturgia di Eduardo continuando a farla vivere
in scena, in una lunga carriera costellata da successi e
riconoscimenti, fino al recente Premio De Sica 2010 come
migliore attore teatrale.
Continuando il lavoro di approfondimento sul corpus dei testi datati primo dopoguerra, La Compagnia
di Teatro di Luca De Filippo sceglie stavolta una commedia tra le meno rappresentate del drammaturgo
napoletano, messa in scena soltanto da Eduardo stesso e poi da Giorgio Strehler.
Il tema centrale de LA GRANDE MAGIA è il rapporto tra realtà, vita e illusione: il Professor Otto Marvuglia
fa “sparire” durante uno spettacolo di magia la moglie di Calogero Di Spelta per consentirle di
fuggire con l’amante e poi fa credere al marito che potrà ritrovarla solo se aprirà con totale fiducia nella
fedeltà di lei la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. Alla fine la donna torna a casa pentita ma il marito
si rifiuta di riconoscerla, preferendo restare ancorato all’illusione di una moglie fedele custodita nella
scatola da cui è diventato inseparabile.
Tra le righe emerge l’amarezza di un’eccezionale scrittore che, negli anni difficili, pieni di speranza e
di entusiasmo del primo dopoguerra aveva creduto di trovare un ruolo “pubblico” ma ora si accorge
che i suoi contemporanei preferiscono non guardare in faccia la realtà e considerano il teatro un’arte
accessoria: non uno strumento di allerta piuttosto un tranquillizzante gioco di illusione. Così legge la
commedia Luca De Filippo: “nella Magia Eduardo lascia spazio all’introspezione e all’amara disillusione
sulla possibilità di assistere, in Italia, ad un reale cambiamento. La speranza di un’inversione di tendenza
è venuta meno: all’individuo non resta che cullarsi nell’illusione che tutto vada bene. Una scelta valida,
utile a sopravvivere, ma perdente, nel privato, come nel pubblico. È un Eduardo cinico e disincantato
quello che scrive La grande magia. Ci consegna l’immagine di un’Italia immobile, prigioniera di
circostanze immutabili, un Paese che si lascia scivolare in un insensato autoinganno.”
www.defilippo.it
Prosa
da giovedì 7 a domenica 10 febbraio 2013
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Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni
MACBETH
di William Shakespeare traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana,
Gennaro Di Colandrea
regia Andrea De Rosa
spazio scenico Nicolas Bovey e Andrea De Rosa
costumi Fabio Sonnino luci Pasquale Mari suono Hubert Westkemper
Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini.
[William Shakespeare]
Ha debuttato nel mese di maggio allo Stabile di Torino, facendo subito molto parlare di sé: il MACBETH
interpretato da Giuseppe Battiston – icona del cinema d’autore e applaudito protagonista delle ultime
stagioni teatrali con Orson Welles’ Roast e 18mila giorni. Il pitone – è diretto da Andrea De Rosa, regista
visionario e dal segno raffinato, che il pubblico cesenate ha apprezzato negli spettacoli La tempesta e Molly
Sweeney con Umberto Orsini. Per il ruolo di Lady Macbeth De Rosa ha scelto Frédérique Loliée, attrice
prediletta e indimenticabile protagonista della sua Elettra.
Macbeth è uno dei personaggi più attuali del corpus shakespeariano, perché ci pone una domanda inquietante
e senza tempo: chi può dire cosa si nasconde sotto il volto di un uomo? Questa tragedia dolorosissima sulla
banalità del male prefigura, dice il regista, “il funzionamento di ciò che molto tempo dopo chiameremo
inconscio e ci racconta il pericolo mortale che si nasconde dietro l’espressione dei nostri desideri più profondi.
Perché i desideri rappresentano la parte più insondabile che la psicoanalisi ha provato a nominare, quel territorio
oscuro dove è sepolto qualcosa di terribile”. Dal momento in cui il generale vittorioso si imbatte nelle tre
Streghe che gli predicono il suo futuro da re, il desiderio di essere davvero il sovrano di Scozia inizia a guidarlo
ineluttabilmente sulla via degli efferati delitti attraverso cui realizza la profezia. Ma la scia di sangue che lascia
dietro di sé genera nemici e perfino la sua complice, Lady Macbeth, stretta tra la determinazione nell’essere
motore di violenza e i lacerti di una dolcezza che emerge da un tempo lontano, fragile e compassionevole,
crolla quando ha finalmente ottenuto il titolo di regina, incapace di uscire da una nevrosi che la renderà la
figura emblematica analizzata nel celebre saggio di Sigmund Freud.
Scrive De Rosa: “quando, nel 2008, ho lavorato alla messa in scena dell’opera di Giuseppe Verdi Macbeth, mi
tornava spesso in mente la frase di un filosofo che diceva che, tra tutti i mali, il peggiore che si possa immaginare
è quello che i nostri desideri si avverino. Ho capito il senso di questo paradosso solo di fronte a Macbeth.
Quello che le streghe gli rivelano, è il suo desiderio più nascosto e inconfessabile. Il suo tragico destino è legato
indissolubilmente all’avverarsi di quel desiderio. Lontano da qualunque anacronistica tentazione psicanalitica,
penso che sia lì, nel dire i propri sogni e desideri, che il lato oscuro di Macbeth prende forma (nella raffinata
indagine psicologica medievale si fa chiaro che nei sogni non si agisce, ma si viene agiti). È lì che il lato più
misterioso dell’esistenza si affaccia, in forma di visione, di felicità, di terrore.”
Gli aspetti più intimi e universali dei personaggi affiorano in una scena “perturbante”, che, traendo ispirazione
dalle arti visive e dal cinema, in particolare quello di Cronenberg, mescola il sangue ai segni di un’infanzia
fantastica e deformata. Qui sembrano materializzarsi desideri
e incubi, purtroppo, attualissimi. Sono due i fatti di cronaca
citati come fonte di suggestione nelle interviste a De Rosa e
ph. di B. Caroli
Battiston: il delitto di Suor Maria Laura a Chiavenna e quello
compiuto da Olindo e Rosa. Perché, come dichiara l’attore
protagonista, Macbeth e la sua Lady sono “due persone
normali, in cui possiamo guardare noi stessi”.
“un Macbeth visionario, moderno” “un bravissimo Giuseppe Battiston”
Anna Bandettini, La Repubblica
“Ottima l’interpretazione di Giuseppe Battiston, un Macbeth in
corsa sul suo sentiero di sangue, sempre fanciullesco nelle sue
crudeltà, mai retorico.” Magda Poli, Corriere della Sera
“notevole interpretazione di Giuseppe Battiston, un Macbeth quasi
infantile che gioca con la corona come gioca con la morte degli
altri e sua.”
“Un’interpretazione straniata, in contropiede, matura.“
Maria Grazia Gregori, L’Unità
“l’interprete si rivela perfetto” “Per tutti molti applausi.”
Osvaldo Guerrieri, La Stampa
www.teatrostabiletorino.it
Prosa
13
da giovedì 7 a domenica 10 marzo 2013
una coproduzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Fondazione Festival dei Due
Mondi di Spoleto e Associazione Mittelfest, su progetto di Santacristina Centro Teatrale
LA MODESTIA
ph. di L. Laselva
di Rafael Spregelburd traduzione di Manuela Cherubini
regia di Luca Ronconi
scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci A.J. Weissbard
con (in o. a.) Francesca Ciocchetti, Maria Paiato, Paolo Pierobon,
Fausto Russo Alesi
Ogni opera è un tentativo delicato (a volte fallito) di toccare qualche
spigolo di quella che - non sapendo come si chiama - diciamo “anima
umana”. [Rafael Spregelburd]
Testo insolito ma graffiante, in bilico fra ironia e grottesco,
LA MODESTIA dell’argentino Rafael Spregelburd – due volte
Premio UBU come migliore novità straniera – costituisce il
terzo capitolo del progetto Eptalogia, una complessa analisi dei
vizi fondamentali della nostra società, ispirata a La Ruota dei
Sette Peccati Capitali del pittore cinquecentesco Hieronymus
Bosch: per Spregelburd i vizi contemporanei sono paranoia,
stravaganza, caparbietà, stupidità, panico, inappetenza e finta
modestia.
La magistrale regia di Luca Ronconi sceglie di confrontarsi con
il giovane drammaturgo che, con la sua scrittura straniante
ma profondamente attaccata alla vita, ha “sedotto” i grandi teatri europei, affidando i suoi enigmatici
personaggi a 4 fra i migliori nuovi attori della scena italiana: Francesca Ciocchetti, Maria Paiato, Paolo
Pierobon, Fausto Russo Alesi.
LA MODESTIA intreccia due storie parallele: 4 attori, 2 coppie, interpretano gli 8 personaggi che
continuamente si sovrappongono, si confondono, in uno scambio di 18 scene alternate senza soluzione
di continuità. L’azione si svolge sempre dentro la stessa camera, che rappresenta due luoghi diversi, in
tempi diversi: la prima vicenda è ambientata nella Buenos Aires dei giorni nostri, la seconda nel passato,
in un paese dei Balcani. I dialoghi svelano via via una trama di cui inizialmente sfugge il senso: ci sono
un avvocato, invischiato in un traffico di videocassette compromettenti, una ragazza scomparsa, uno
scrittore in crisi, malato di tubercolosi e prossimo alla morte, sua moglie, un medico ambizioso che
promette di guarire lo scrittore in cambio dei diritti di un romanzo che egli dovrà concludere...
“Qual è il peccato di essere modesti? Cosa c’è di moralmente condannabile nel fingere di essere meno
di quel che si è in realtà? Stiamo per scoprirlo. O per intuirlo.” dichiara Spregelburd. Ma nella commedia
nessun riferimento al peccato del titolo appare esplicito e lo spiazzamento è costante: perfino i personaggi
sembrano non sapere mai fino in fondo a quale delle due vicende appartengono. Il risultato è una specie
di thriller che prevede una scoperta finale ma in cui raccapezzarsi non è semplice.
Come, del resto, non è semplice orientarsi nella complessità contemporanea di cui Spregelburd,
appassionato della vita e dell’umano in tutta la sua affascinante caoticità, è considerato uno dei più
acuti interpreti. Nei suoi dispositivi drammaturgici, che mettono in discussione l’identità dei personaggi,
confondono i luoghi, i tempi e persino le azioni, si riflette il senso doloroso dell’attuale crisi: una débâcle
mondiale partita dall’economia - l’Argentina l’ha vissuta prima del nostro Paese - ma che investe ormai
l’intero sistema di pensiero della nostra epoca, ovvero la modernità.
“Il teatro di Spregelburd - scrive Ronconi - fa pensare ad un certo cinema che abbiamo conosciuto ed
apprezzato grazie a registi e sceneggiatori come Alessando Gonzales Iñarritu e Guillermo Arriaga, autori
di film come Babel o 21 grammi. Una cifra tipicamente sudamericana ma che ci è divenuta familiare e
che viviamo come profondamente contemporanea”.
“A 42 anni Rafael Spregelburd, argentino, attore, regista ma soprattutto autore, si trova ad essere in Europa, a suo
modo, una star della drammaturgia, l’unico nome nuovo che è stato capace di sedurre i grandi teatri, dalla Schaubhne
berlinese al Royal Court di Londra, al Piccolo.” Gianfranco Capitta, Il Manifesto
“Un’affascinante caoticità che, se da un lato mette in difficoltà lo spettatore, dall’altro affascina e coinvolge. Un
labirinto lungo tre ore nel quale alcuni si perdono e altri semplicemente percorrono, godendo del cammino sino a
scordarsi di cercare una via d’uscita.” Luca Vido, Il Giorno
“Luca Ronconi non smette mai di stupirci per la lucidità, il coraggio e l’intelligenza delle sue proposte sceniche”
“quattro magnifici attori “ Giuseppe Liotta, Il Giornale di Sicilia
www.piccoloteatro.org
Prosa
da giovedì 7 a domenica 10 marzo 2013
14
Teatri e Umanesimo Latino Spa, Teatro Stabile Del Veneto Carlo Goldoni
IL VENTAGLIO
di Carlo Goldoni
adattamento e regia di Damiano Michieletto
scene Paolo Fantin costumi Carla Teti
disegno luci Alessandro Carletti
con Alessandro Albertin, Silvio Barbiero, Daniele
Bonaiuti, Katiuscia Bonato, Giulia Briata, Nicola
Ciaffoni, Emanuele Fortunati, Matteo Fresch, Manuela
Massimi, Giuseppe Nitti, Silvia Paoli, Pierdomenico
Simone
Ho fatto una commedia di molte scene brevi, frizzanti, animate da una perpetua azione, da un movimento continuo.
Vi vorrà una quantità grande di prove, vi vorrà pazienza e
fatica ma vuò vedere se mi riesce di far colpo con questo
metodo nuovo. [Carlo Goldoni]
Damiano Michieletto, giovane e geniale regista
d’opera italiano che lavora in tutto il mondo, realizza, insieme a un vivace cast di bravi attori, in
parte esordienti, una frizzante rilettura dell’ultima
grande commedia corale di Goldoni, IL VENTAGLIO: reduce dai successi delle sue inconsuete regie liriche, Michieletto rilegge il testo con sguardo
contemporaneo, in una scena moderna e colorata in cui l’oggetto del titolo si trasforma in un piccolo
ventilatore a pile...
Nella commedia tutto avviene per via di questo oggetto, simbolo dell’erotismo, che passa di mano in
mano con un ritmo indiavolato: la giovane Candida, parlando dal balcone con il suo innamorato, Evaristo, lascia cadere a terra un ventaglio, che va in pezzi. Evaristo compra un ventaglio nuovo dalla merciaia
Susanna e incarica la contadina Giannina di consegnarlo a Candida. Ne nascono equivoci a non finire.
A reggere le fila dell’azione la regia introduce la figura di un Cherubino, una sorta di Puck alato che
scaglia versi dai sonetti shakespeariani e, racconta il regista, “si muove invisibile tra i personaggi e li
comanda, li provoca, si diverte alle loro spalle, gioca con i loro sentimenti e rapidamente li contagia
fino alla follia. Allo stesso tempo li educa all’amore, permette loro di imparare a dire i propri sentimenti,
scioglie le loro lingue ed apre i loro occhi...Tutti vengono coinvolti nella vicenda del ventaglio, diventano
violenti, accecati per amore, folli di gelosia, ridicoli nelle loro smanie, impugnano pistole e coltelli, si
minacciano...e tutto per un niente, per un piccolo ventaglio che non vale neanche due lire. Ma in realtà
si tratta dell’amore: l’amore non ha prezzo e per amore si sono sempre fatte le più immense follie...”.
Goldoni ha scritto IL VENTAGLIO a Parigi, con la consapevolezza che non sarebbe rimpatriato: questa
commedia lieve e garbata che parla d’amore non cela il disincanto dell’autore verso i meccanismi profondi delle relazioni umane. Dice il regista: “Muore la fiducia, nessuno crede più nell’altro. L’inganno
porta sofferenza, amarezza, è il lato nero della commedia. Come nella vita.”
“uno spettacolo accattivante” “ricco di invenzioni” “giocato con allegria ed entusiasmo da una compagnia che recita
col piacere di recitare” Magda Poli, Corriere della Sera
“usa tutti gli accorgimenti possibili per coinvolgere il pubblico più giovane e culturalmente lontano da ciprie e parrucche. E ci riesce bene grazie anche al fresco impegno corale di una compagnia in cui spiccano, fra gli altri, Giuseppe
Nitti e l’effervescente Silvia Paoli” Renato Palazzi, Il Sole 24 ore
“12 bravi attori” “lo spettacolo diverte e meraviglia gli spettatori anche per le continue invenzioni registiche che scandiscono un ritmo serrato da pochade, possiede una felice e intelligente leggerezza” Carmelo Alberti, Il Gazzettino
“un Goldoni innovativo e dirompente” Caterina Barone, Corriere del Veneto
www.teatrostabileveneto.it
Prosa
da giovedì 4 a domenica 7 aprile 2013
15
Tato Russo in
IL FU MATTIA PASCAL
versione teatrale di Tato Russo dal romanzo di Luigi Pirandello
con (in o.a.) Francesco Acquaroli, Renato De Rienzo, Sara
Falanga, Giulio Fotia, Marina Lorenzi, Adriana Ortolani, Antonio
Rampino, Carmen Pommella, Francesco Ruotolo, Massimo
Sorrentino
scene di Tony Di Ronza costumi di Giusi Giustino
musiche di Alessio Vlad
uno spettacolo di Tato Russo
Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era
questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo.
Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti
dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da
me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle
spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: Io mi chiamo
Mattia Pascal. [Luigi Pirandello]
IL FU MATTIA PASCAL - romanzo capolavoro di un
giovane Luigi Pirandello, che contiene in nuce tutti i
temi della sua futura, geniale drammaturgia - adattato,
diretto e interpretato da un talento storico, ma tuttora
sorprendente, del teatro nazionale, Tato Russo, diviene una nuova pièce, tanto aderente allo spirito e al
linguaggio del grande siciliano da meritare, secondo la critica, una ideale acquisizione al suo repertorio
teatrale. Grazie a una calibrata riduzione del testo e all’altissimo livello attoriale, l’artista napoletano e la
sua troupe arrivano al cuore dell’opera, esaltando i contenuti di un racconto sempre misterioso e vivo.
Cosa corrisponde a un semplice nome proprio?
È questa la domanda alla quale intende rispondere il protagonista, che compie un viaggio attraverso i
vari modi d’apparire di se stesso a se stesso e agli altri, tra gli intrighi di un’esistenza moltiplicata forse
all’infinito che gli impedisce, tra convenzioni e compromessi, di capire chi sia veramente. Mattia Pascal
sceglie (o accetta?) di morire con la speranza di vivere una vita diversa. Angustiato dall’ambiente familiare
e sociale in cui è continuamente costretto a indossare delle maschere, schiacciato da una somma di leggi
e doveri, intuisce una via d’uscita quando scopre di essere creduto morto: può, finalmente, rinascere,
liberarsi dalla forma che soffoca la sua vera essenza. Ma una volta assunta una identità di fantasia, quella
di Adriano Meis, capisce di non avere più un posto all’interno della società perché Meis all’anagrafe non
esiste e perciò non può sposare la donna di cui si è innamorato né denunciare un crimine subito. L’unica
cosa che gli è concesso fare, dopo l’abbandono anche della sua identità fittizia, è attendere la sua terza
e definitiva morte scrivendo la storia del fu Mattia Pascal.
Pirandello svolge una ricerca inesausta sull’identità della persona nei suoi aspetti più profondi, mettendo in
evidenza il contrasto esistente tra la fluidità inarrestabile della vita, che è diversa di momento in momento
e presenta contemporaneamente aspetti molteplici e persino contraddittori (l’essere), e l’esigenza di
cristallizzare quel flusso continuo in immagini certe, stabili, alle quali ancorare la conoscenza che si ha,
o meglio si crede di avere, di sé e degli altri (la forma, l’apparire).
Lo spettacolo si sviluppa in una sorta di autoanalisi, sulla falsariga di un lungo ricordo del protagonista.
Tato Russo è nel doppio ruolo di Mattia Pascal e di Adriano Meis ma anche gli altri personaggi che si
rincorrono nella storia sono interpretati dagli stessi attori in identità diverse: Mattia e i suoi compagni
della trama muoiono tutti per rincontrarsi identici nella storia di Adriano Meis e rivivere poi in quella
nuova di Pascal.
Racconta Tato Russo: “Ho immaginato un gran luogo dei ricordi, uno spazio vuoto di memoria, una
perenne evocazione di fantasmi, un sorgere di anime vaganti che man mano prendevano i colori dei
personaggi e degli interpreti.” “i fantasmi del racconto si sono incontrati certamente con i fantasmi del
teatro e gli attori hanno incominciato a viaggiare con grande naturalezza tra personaggi e maschere.”
“una vaticinante interpretazione” Corriere della Sera
“Dramma, commedia, tragedia e farsa bagnano il Mattia Pascal di Tato Russo, perfettamente a metà tra un adattamento
e una regia geniali e il rispetto per la versione originale di Luigi Pirandello.” Il Giorno
“un diluvio di applausi” Il Mattino
“un capolavoro assoluto abilmente trasfigurato dalla letteratura di casa nostra al teatro più alto del nostri tempi”
teatro.org
www.tatorusso.it
Prosa
PROSA D’AUTORE
da martedì 5 a mercoledì 6 febbraio 2013
16
ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione
IFIGENIA IN AULIDE
di Euripide regia Marco Plini
con Giulia Angeloni, Giusto Cucchiarini, Roberta De Stefano, Ivano La Rosa, Giancarlo Latina, Luca Mammoli,
Silvia Pernarella, Emilia Scarpati
aiuto regista Thea Dellavalle assistente alla regia in stage Maria Vittoria Bellingeri
Emilia Romagna Teatro scommette ancora sui nuovi talenti e affida una delle nuove produzioni 201213 a un giovane regista con un’invidiabile curriculum, che da anni collabora con la Fondazione: Marco
Plini, assistente di un maestro della scena come Massimo Castri, ha già alle spalle un’esperienza a
livello europeo nel campo della formazione teatrale e ottime prove di regia, fra cui il pubblico cesenate
ricorda senz’altro Freddo, il drammatico testo di Lars Norén, coinvolgente e crudo teatrino della violenza
sociale, che Plini ha messo in scena nel 2011 insieme a 3 bravissimi ex allievi. Anche il nuovo progetto,
IFIGENIA IN AULIDE, nasce da un percorso di ricerca e formazione che Plini condivide con 8 giovani
attori: partendo dal testo di Euripide la compagnia affronta un vero e proprio viaggio attraverso i miti
fondanti della civiltà occidentale, fino al confronto con la contemporaneità.
La flotta greca in partenza per Troia è bloccata in Aulide dal vento sfavorevole: l’indovino rivela che
solo grazie a un sacrificio la dea Artemide, placata, permetterà la partenza. È la vergine Ifigenia, figlia di
Agamennone, la vittima prescelta: il padre la attira all’accampamento con la promessa di un improvviso
matrimonio con Achille. Al suo arrivo, con la madre Clitemnestra e il piccolo fratello Oreste, Ifigenia
scopre l’orribile verità. Dopo l’iniziale richiesta di pietà, offre spontaneamente la propria vita ma, al
momento del sacrificio, la dea Artemide la sostituisce con una cerva.
“Agamennone e Menelao non sono eroi, non hanno ancora vinto la guerra, sono giovani condottieri,
inesperti che non conoscono ancora né gli onori né il prezzo della vittoria. Euripide ce li presenta
come figure contraddittorie: da un lato sono cinici e crudeli nella superficialità e nella leggerezza
con cui accettano il sacrificio di un’innocente nella prospettiva di ottenere prestigio e vittoria, o per
vendicare l’orgoglio ferito, dall’altro sono vili e insicuri, tornerebbero sulle proprie decisioni in modo
ugualmente irresponsabile. Sono dominati da ambizione e sete di potere, o da sete di eros, ma sono
deboli nell’esercizio dell’autorità, cambiano idea, tentennano, non sanno controllare gli eventi e gli
uomini sono, in fondo, inesperti del comando.
Per capriccio o ambizione hanno messo in moto qualcosa che sfugge al loro controllo e non hanno il
coraggio di sostenere le ragioni dei vincoli famigliari che pure li trattengono di fronte a un esercito tanto
numeroso che preme per iniziare la spedizione. I valori eroici
sono degradati, la tragedia si abbassa, a tratti sfiora la farsa.
A sbloccare la situazione è il sacrificio spontaneo di Ifigenia,
la decisione di una ragazzina che si dimostra più risoluta
dei grandi. Ma la scrittura di Euripide, permeata dalla crisi
del suo tempo, incrina anche l’immagine di questa giovane
martire che va incontro al suo destino a testa alta; anche la
critica ha rilevato nell’autosacrificio di Ifigenia ‘qualcosa di
surriscaldato, di narcotico’ di profondamente irrazionale, resta
dunque il sospetto che anche in esso non ci sia vero eroismo
ma solo una forma di incoscienza più ingenua e cieca e in un
certo senso più terribile.
C’ è dunque nel testo lo spazio per approfondire un discorso su
una forma del tragico che assume, come materiale da plasmare
e rappresentare, le debolezze umane e che arriva a sfiorare la
farsa, e lo spazio per tentare attraverso la regia un racconto
sull’uomo molto vicino alla visione disincantata e priva di eroi
della nostra contemporaneità.” Marco Plini
www.emiliaromagnateatro.com
ph di M. V. Bellingeri
Prosa
17
da martedì 8 a mercoledì 9 gennaio 2013
Laura Morante in
THE COUNTRY
ESSAI
di Martin Crimp
con Gigio Alberti
e Stefania Ugomari Di Blas
regia Roberto Andò
da martedì 12 a mercoledì 13 marzo 2013
LEONILDE Storia eccezionale di una donna normale
di Sergio Claudio Perroni
regia Roberto Andò
con Michela Cescon
da martedì 26 a mercoledì 27 marzo 2013
Luca Zingaretti, Massimo de Francovich
LA TORRE D’AVORIO
di Ronald Harwood
regia Luca Zingaretti
Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21
Essai
da martedì 8 a mercoledì 9 gennaio 2013
18
Teatro Stabile dell’Umbria, Fondazione Brunello Cucinelli
in collaborazione con Nuovo Teatro
Laura Morante in
THE COUNTRY
di Martin Crimp
traduzione Alessandra Serra
con Gigio Alberti
e Stefania Ugomari Di Blas
regia Roberto Andò
scene e luci Gianni Carluccio costumi Agata Cannizzaro
Per me, il dialogo è intrinsecamente crudele. C’è qualcosa di intrinsecamente crudele che riguarda le persone mentre
parlano tra di loro. E non so di cosa si tratta. [Martin Crimp]
Debutta a settembre il nuovo allestimento di THE COUNTRY - enigmatica e affascinante commedia scritta da uno dei più acclamati drammaturghi contemporanei, l’inglese Martin Crimp - con una splendida
Laura Morante: l’attrice, dopo i recenti successi cinematografici nella doppia veste di regista e interprete,
torna al suo primo amore, il teatro, dove ha iniziato giovanissima al fianco di Carmelo Bene. La dirige
Roberto Andò, firma d’eccellenza del teatro e del cinema italiani, che sceglie di farla dialogare con un
attore versatile e raffinato come Gigio Alberti.
Nella casa in campagna in cui ha convocato i tre personaggi della sua commedia, Corinne, Richard e Rebecca, Crimp muove il mistero a partire da un incidente che fa da antefatto all’azione: il medico Richard,
che si è appena trasferito dalla città insieme alla famiglia, ha trovato una giovane donna americana ai
margini della strada, in stato confusionale, e l’ha portata in casa. La moglie, Corinne, ha il dubbio che
lui la conoscesse già. Da qui, passo dopo passo, lo spettatore viene informato che la coppia è da tempo
ostaggio di un altro ospite inquietante...
THE COUNTRY, scrive Andò nelle note di regia, è “una storia di menzogne, di persone legate da inesplicabili sottomissioni, da torbide attrazioni sbilanciate, una storia d’amore tra un uomo e una donna in
attesa di redenzione.”
Dagli anni ‘80 la scrittura sottile ed evocativa di Martin Crimp rappresenta con implacabile ironia il
decadimento della società attuale, avvertita come un luogo
insicuro, dove le preoccupazioni quotidiane della middle
class nascondono a malapena paure profonde, che quotidianamente si trasformano in sentimenti crudeli e desideri
malvagi. Crimp dipinge un quadro di desolazione spirituale,
in cui le pulsioni violente covano sotto la superficie della
vita normale minando i progetti di convivenza sociale e sostituendo la sicurezza con il panico.
Drammaturgo in residenza al Royal Court Theatre, Crimp,
al pari di pochi giganti del calibro di Beckett e Pinter, viene
ritenuto in patria un master of language, uno scrittore dotato
di un’eccezionale abilità nel cogliere le sfumature della illogica e frammentaria conversazione quotidiana reinventandola per il palcoscenico. Con grande controllo e intelligenza
teatrale Crimp offre una visione critica del declino morale
della società postmoderna che è geniale e convincente.
www.teatrostabile.umbria.it
Essai
da martedì 12 a mercoledì 13 marzo 2013
19
Teatro Stabile di Catania
LEONILDE
Storia eccezionale di una donna normale
di Sergio Claudio Perroni
tratto dall’omonimo testo edito da Bompiani
regia Roberto Andò
scene e costumi Giovanni Carluccio musiche Marco Betta
luci Franco Buzzanca
con Michela Cescon
Sono cresciuta in fretta, io. Neanche il tempo di essere ragazza,
ed ero già donna. Cresciuta in fretta, troppo in fretta. “Come tutte
le belle figliole”, diceva mio padre. Ma in realtà la bellezza non
c’entrava. C’entrava la fame. La fame fa crescere in fretta. Belli e
brutti, figliole e figlioli. Se non li ammazza prima…
[Sergio Claudio Perroni]
Si apre così LEONILDE, monologo di Sergio Claudio Perroni
sulla vita di Nilde Iotti, che la sapiente regia di Roberto
Andò affida alla voce di Michela Cescon: l’attrice, che con
talento e coraggio da vendere si divide tra i grandi palcoscenici teatrali e il migliore cinema italiano (ha
appena vinto David di Donatello e Nastro d’argento per il ruolo di Licia Pinelli in Romanzo di una strage
di Marco Tullio Giordana), affronta la monumentale figura della Iotti facendo “vibrare le corde dell’anima”
e tratteggia un ritratto intimo ma potente di una “donna coraggiosa, autentica”.
Eletta parlamentare a 26 anni, membro della “Commissione dei 75” che diede vita alla Costituzione, prima
donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera: la biografia di Nilde Iotti testimonia gran parte
della storia dell’Italia moderna, dal Fascismo alla Seconda Guerra Mondiale, dalla Resistenza alla nascita
della Repubblica, dalla Costituzione all’emancipazione femminile. Ma LEONILDE è soprattutto la storia
di una donna determinata e tenace: per quasi vent’anni compagna “scomoda” di Palmiro Togliatti (il capo
del Partito Comunista di 27 anni più vecchio di lei, all’epoca del loro incontro sposato e con un figlio),
nell’Italia bigotta del secondo dopoguerra lei rivela un’elevata statura morale e intellettuale che la induce
ad anteporre i sentimenti al perbenismo, difendendo coraggiosamente il valore delle proprie scelte.
Tra squarci intimistici, sentimento dolente e acuta satira, l’affilata penna di Perroni costruisce un lungo
monologo - tratto dall’omonimo libro edito da Bompiani - in cui pubblico e privato, slancio lirico e rigore
documentaristico, invenzione drammaturgica e verità storica si fondono. Confessa l’autore: “Mi ha sempre
affascinato la tempra drammaturgica di Nilde Iotti, l’agguerrita soavità con cui, tra la fine del fascismo e
la morte di Togliatti, questa ‘regina plebea’ seppe reagire alle invidie e alle insidie di una corte che non le
perdonava i tanti successi, primo fra tutti quello di essere amata dal capo del Pci. Tenace, incrollabile e
‘sempre da sola’, Leonilde rispose colpo su colpo con altri successi ancora, per sé e per il proprio popolo,
fino all’incoronazione in Montecitorio.”
La vita di Nilde Iotti diventa oggi testimonianza di una moderna eroina, autorevole esempio di una caratura
politica che fatica a trovare eredi. “L’autore”, scrive il regista Roberto Andò, “ci invita a celebrare una sorta
di solenne esequie della politica in Italia attraverso uno dei suoi più alti emblemi. Non si potrebbe evocare
meglio il vuoto lasciato da una grande generazione di italiani, quelli usciti dal fascismo e dalla guerra,
quelli della rinascita e della Costituzione, quelli che ci sono stati madri e padri. Come essere all’altezza di
quell’energia, di quella semplicità? Dopo di loro, cosa si è reciso per sempre, e perché?”
“Un testo secco, senza un filo di retorica, che è racconto in prima persona di una vita non facile ma ricca, la
cui teatralità è tutta nella regia di Roberto Andò e nella interpretazione di Michela Cescon che coinvolge con una
recitazione tesissima.” Paolo Petroni, Corriere della Sera
“una storia avvincente” “un’attrice che ama le sfide” “lo spettacolo regala squarci di vita di una donna che merita di
essere ricordata” Francesca De Santis, L’Unità
“un monologo ‘classico’ ed impeccabilmente sintetico, cui Michela Cescon aderisce con cesellata naturalezza”
Angelo Pizzuto, Sipario
“una magistrale interpretazione di Michela Cescon“ Maurizio Giordano, dramma.it
“toccante e a tratti poetico” ”esempio di teatro civile e avvincente” Sergio Sciacca, La Sicilia
www.teatrostabilecatania.it
Essai
da martedì 26 a mercoledì 27 marzo 2013
20
Zocotoco srl
Luca Zingaretti, Massimo de Francovich
LA TORRE D’AVORIO
di Ronald Harwood traduzione Masolino D’Amico
con Peppino Mazzotta, Gianluigi Fogacci, Elena Arvigo, Caterina Gramaglia
scene Andrè Benaim
costumi Chiara Ferrantini luci Pasquale Mari
regia Luca Zingaretti
per gentile concessione di G. M. Chieregato
Tutti dicono, “non avevo altra scelta”. Questa è una bugia. C’è sempre una
scelta. [Ronald Harwood]
È uno dei volti più amati dal grande pubblico: Luca Zingaretti torna
a Cesena con il suo nuovo progetto teatrale, LA TORRE D’AVORIO,
che dirige e interpreta per la stagione 2012-13. Il testo, una
coinvolgente riflessione sulle responsabilità dell’artista come figura
pubblica, è firmato da Ronald Harwood, lo scrittore sudafricano
Premio Oscar per la sceneggiatura de Il pianista, molto apprezzato,
nella scorsa stagione, per la commedia Servo di scena.
Berlino 1946. È il momento di regolare i conti, e la cosiddetta
denazificazione - la caccia ai sostenitori del caduto regime - è in
pieno svolgimento. Gli alleati, impegnati nelle indagini preliminari
al celebre processo di Norimberga, hanno bisogno di prede illustri,
di casi esemplari che diano risonanza all’iniziativa. Viene così
convocato, per verificare l’accusa di presunta collaborazione con
la dittatura, il più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, vale a
dire il direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler, universalmente acclamato accanto a Toscanini come il
maggiore della prima metà del secolo. Furtwängler non era stato nazista, e anzi non aveva nascosto di
detestare le politiche del Terzo Reich; era anche riuscito a non prendere mai la tessera del partito. Ma nel
buio periodo dell’esodo di molti illustri intellettuali che avevano preferito trasferirsi all’estero piuttosto
che continuare a lavorare in condizioni opprimenti, era rimasto in patria, e aveva svolto la sua attività
in condizioni privilegiate. Aveva scelto, in tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della
cultura, convinto che questa non abbia connotazione politica; e aveva sfruttato il suo prestigio per aiutare,
all’occorrenza, persone perseguitate o emarginate. Si era anche scaricato la coscienza barcamenandosi
per esibirsi nel minor numero possibile di occasioni ufficiali; pur di non stringere la mano a Hitler, in
una occasione famosa e fotografata, aveva fatto in modo di continuare a impugnare la bacchetta con la
destra. Dai suoi compatrioti, quasi tutti melomani, era sempre stato venerato alla stregua di una divinità
super partes, e anche dopo la fine della guerra nessun tedesco si era sentito di addebitargli alcunché.
Ma ecco ora che i vincitori vogliono vederci chiaro, e se possibile far crollare anche questo superstite
mito della superiorità germanica. Consapevoli del fascino che il grande artista esercita su tante persone,
essi affidano l’indagine a un uomo che dà ogni garanzia di esserne immune: un maggiore dell’esercito
che detesta la musica classica, venditore di polizze assicurative nella vita civile e quindi molto
sospettoso nei confronti del prossimo; un plebeo che disprezza le sdolcinatezze borghesi; un giustiziere
sacrosantamente indignato dalle ingiustizie e dalle atrocità che ha visto perpetrare in questa corrottissima
zona dell’Europa; soprattutto, un americano convinto nell’eguaglianza di tutti gli uomini sia nei diritti sia
nelle responsabilità.
Ronald Harwood è contemporaneamente ebreo, appassionato di musica e sudafricano: in grado quindi
sia di guardare il contegno di Furtwängler con gli occhi critici di una delle vittime, sia la tracotanza del
maggiore con quelli di qualcuno per cui l’arte è un bene supremo e irrinunciabile, sia l’atteggiamento
dei vincitori dalla prospettiva di uno di loro. Quello che mette in scena è un delicato rebus morale. Del
resto l’episodio è storico, all’epoca Furtwängler fu veramente indagato e in qualche misura umiliato, e se
le accuse poi caddero la sua immagine pubblica non recuperò più del tutto la limpidezza di una volta. Il
suo caso suscita interrogativi che nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi, e assai modernamente
l’autore non propone risposte, ma sollecita ogni spettatore a dare la sua.
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21
TEATRO COMANDINI, da martedì 9 a giovedì 11 ottobre 2012
Socìetas Raffaello Sanzio e Teatro delle Albe
POCO LONTANO DA QUI
di e con Chiara Guidi e Ermanna Montanari
suoni originali Giuseppe Ielasi
TEATRO COMANDINI, sabato 12 gennaio 2013
Dewey Dell
GRAVE
concept Agata, Demetrio e Teodora Castellucci, Eugenio Resta
con Agata Castellucci, Teodora Castellucci
coreografia Teodora Castellucci
musiche originali Demetrio Castellucci
venerdì 1 febbraio 2013
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Teatro Valdoca
ORA NON HAI PIÙ PAURA
seconda parte della Trilogia della gioia
regia, scene, luci e costumi Cesare Ronconi
collaborazione drammaturgica Mariangela Gualtieri
direzione del progetto sonoro Enrico Malatesta
in scena Silvia Mai, Chiara Orefice, Sveva Scognamiglio
TEATRO AURORA DI SAN GIORGIO, sabato 9 marzo 2013
fuori abbonamento venerdì 8 e domenica 10 marzo 2013
Dario Giovannini/ Aidoru
TOPO
un progetto di Dario Giovannini
con Frei Rossi
musiche dal vivo Dario Giovannini e Michele Bertoni
campionamenti e musiche registrate Aidoru
regia Dario Giovannini
parole Roberta Magnani
ABBONATI IN ANTICIPO per abbonati prosa e essai
venerdì 19 e sabato 20 aprile 2013
CHI HA LETTO IL DECAMERONE?
con gli allievi dei corsi di teatro realizzati nell’ambito del Festival Nazionale del
Teatro Scolastico e della Stagione di Teatro ragazzi del Teatro Bonci
conduzione dei corsi e regia di Gabriele Marchesini
Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21
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TEATRO COMANDINI, da martedì 9 a giovedì 11 ottobre 2012
nell’ambito di Màntica 2012, festival organizzato dalla Socìetas Raffaelo Sanzio
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Socìetas Raffaello Sanzio
e Teatro delle Albe
POCO LONTANO DA QUI
di e con Chiara Guidi e Ermanna Montanari
suoni originali Giuseppe Ielasi
produzione Socìetas Raffaello Sanzio
e Teatro delle Albe-Ravenna Teatro
coproduzione Emilia RomagnaTeatro Fondazione,
Comune di Bologna, Fondazione Romaeuropa,
Festival delle Colline Torinesi-Torino Creazione
Contemporanea, Ravenna 2019 Città Candidata
Capitale Europea della Cultura, Santarcangelo
•12•13•14 Festival Internazionale del Teatro in
Piazza
prima assoluta
Il palco è il luogo in cui Chiara Guidi e Ermanna Montanari mettono alla prova due modalità di lavoro
che i percorsi della Socìetas e delle Albe hanno elaborato nel corso degli anni. Il lavoro dell’una si apre
al lavoro dell’altra.
“Il parlar franco è stato il patto iniziale del nostro incontro. La decisione di lavorare insieme non aveva
nulla di concreto su cui misurarsi: potevamo contare unicamente sulla potenzialità del nostro ‘dialogo’ e
della nostra trentennale ricerca vocale. I concetti che ogni volta affioravano, creavano quella combustione
necessaria che ci permetteva di assumere una forma che andava a comporre lo spettacolo. Finalmente
attraverso la guida di Karl Kraus abbiamo incontrato le lettere di Rosa Luxemburg che si è posta come
specchio oggettivo e autorevole nel nostro intarsio quotidiano. Quelle lettere dalla prigione hanno dato
coraggio alle scelte dei nostri atti scenici, alla nostra impossibilità iniziale a dire, a vedere. Ci siamo
moltiplicate per diventare ricettacoli di un luogo sonoro che il musicista Giuseppe Ielasi ha raccolto e
composto. Il nostro intarsio drammaturgico graffia ogni giorno la forma oscura che preferisce nascondersi
e noi abbiamo deciso di non ostacolare questa velatura”. Chiara Guidi e Ermanna Montanari, 24 agosto
2012
www.raffaellosanzio.org
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TEATRO COMANDINI, sabato 12 gennaio 2013
Dewey Dell
GRAVE
concept Agata, Demetrio e Teodora Castellucci, Eugenio Resta
con Agata Castellucci, Teodora Castellucci
coreografia Teodora Castellucci
e con i partecipanti al laboratorio tenuto dalla compagnia
musiche originali Demetrio Castellucci
luci Eugenio Resta
realizzazione costumi Chiara Bocchini, Carmen Castellucci, Daniela Fabbri
disegno di locandina Clio Casadei
produzione Dewey Dell
coproduzione Centrale Fies, NEXT festival, Eurometropolis Lille-Kortrijk-Tournai + Valenciennes,
Rencontres Chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis, Fondazione Fabbrica Europa
in collaborazione con AMAT per Civitanova Danza
si ringrazia Clàudia Tatinge Nascimento, Haruka Inoue, Taeko Seguchi, Momoi Shimada e quelli del Buio
Dewey Dell fa parte del progetto Fies Factory
Dopo il debutto a Civitanova Danza e un breve tour nei maggiori festival estivi di danza a arti performative,
arriva a Cesena, al Teatro Comandini, GRAVE, il nuovo lavoro di Dewey Dell.
“GRAVE nasce dalla volontà di trasformare in danza i movimenti di un corpo che sta precipitando. È
come se, proprio mentre la gravità lo proietta a terra ad una velocità stratosferica, l’essere in caduta libera
si incantasse in una lentezza estrema: il punto di vista interno di chi è in aria.
Un punto immobile dentro la forza di gravità, uno sguardo pregno della consapevolezza della fine.
Grave è una tragedia ridotta all’osso: ci sono un personaggio principale e un coro; la dinamica e le scene
non sono altro che i risvolti e le piroette spezzate e disarmoniche di un corpo in aria.
C’è anche un altro aspetto in questo lavoro, che fa ‘lievitare’ la caduta sotto un’altra luce, trasformandola
in un ingresso trionfale, non solo verso la morte. In inglese per dire ‘innamorarsi’ o ‘addormentarsi’ si
dice to fall in love o to fall asleep: il verbo ‘cadere’ viene inteso come un ingresso violento dentro una
dimensione che non è quella quotidiana o di veglia. La forza dell’amore o del sonno o della morte qui si
incontrano, in una fine che aderisce ad un inizio.” Dewey Dell
Dewey Dell nasce nel 2007 dall’unione di quattro ragazzi: Teodora, Agata, Demetrio Castellucci ed
Eugenio Resta. I quattro fondatori hanno attitudini
spiccate in ambiti artistici diversi che li portano ad
occuparsi in maniera prioritaria di aspetti specifici
del lavoro, senza per questo rinunciare a una
costante modellatura collettiva dei materiali. Il
nome Dewey Dell è un omaggio a Faulkner e alla
giovane ragazza di Mentre Morivo.
ph. di E. Resta
www.deweydell.com
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venerdì 1 febbraio 2013
Teatro Valdoca
ORA NON HAI PIÙ PAURA
seconda parte della Trilogia della gioia
regia, scene, luci e costumi Cesare Ronconi
collaborazione drammaturgica Mariangela Gualtieri
direzione del progetto sonoro Enrico Malatesta
ricerca sonora e suono dal vivo Attila Faravelli, Luciano Maggiore,
Enrico Malatesta
in scena Silvia Mai, Chiara Orefice, Sveva Scognamiglio
fonica Luca Fusconi macchinista Stefano Cortesi
organizzazione Elisa De Carli
amministrazione Morena Cecchetti
consulenza amministrativa Cronopios
produzione Teatro Valdoca
in collaborazione con Teatro A. Bonci di Cesena
con il sostegno di Comune di Cesena/ Emilia Romagna Teatro
Fondazione
si ringrazia Centro Teatrale Umbro, La Corte Ospitale, L’arboreto Teatro Dimora di Mondaino
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena
prima assoluta
ph. di Teatro Valdoca
L’arte è una gioia profonda, e quindi anche il teatro è gioia profonda. È il luogo dell’arte, dove si incontrano patimento
e felicità. [Cesare Ronconi]
Per la Stagione 2012-13 il Teatro Valdoca presenta, in prima assoluta, ORA NON HAI PIÙ PAURA, la
seconda parte della Trilogia della gioia. Con questo progetto triennale – di cui il pubblico del Bonci ha
visto, a maggio, la prima parte – Cesare Ronconi chiama a raccolta alcuni artisti con un consolidato
percorso nella Compagnia per affiancarlo nella creazione, con l’intento di offrire uno spazio vitale alla
giovane arte: “Penso che la tradizione sia nelle foglie non nelle radici, è un nostro obbligo dare nuove
possibilità”.
ORA NON HAI PIÙ PAURA è diretto da Ronconi in collaborazione con il cesenate Enrico Malatesta:
percussionista attivo nel campo della musica contemporanea, elettroacustica ed improvvisata, il giovane
ricercatore del suono ha studiato percussioni classiche presso il conservatorio “Bruno Maderna” di
Cesena e attualmente si esibisce in tournée in tutta Europa, Giappone e Corea del Sud.
Protagonisti, ancora una volta, giovani talenti incontrati “sul campo” da Cesare Ronconi. Tre performer e
tre musicisti dal vivo costruiscono in scena un tessuto di relazioni umane sul tema del sentimento e del
suo contrario: “il contrario di paura”, chiarisce il regista, “è infatti amore”. Partendo dal silenzio come
condizione di base, il lavoro dei musicisti crea spazi sonori che rendono la scena abitata e poliritmica.
Il rapporto tra fonti acustiche ed elettroniche e relative possibilità di diffusione consente di comporre la
scena in un’azione di rimando e contrasto tra l’attività dei suoni e quella dei corpi.
Le parole, poche e rare, sono filigrane dei corpi, piccole nenie, canzoni infantili.
“Il lavoro”, dice il regista, “fuori dalla dualità bello-brutto, bene-male prende forma senza pretendere
risposte. Non è infatti razionale la struttura dell’opera, ma profondamente legata al mistero del silenzio
e del pianto che ci portiamo dentro come un destino.”
www.teatrovaldoca.org
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TEATRO AURORA DI SAN GIORGIO, sabato 9 marzo 2013
fuori abbonamento venerdì 8 e domenica 10 marzo 2013
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Dario Giovannini/ Aidoru
TOPO
ph. di F. Venturi
un progetto di Dario Giovannini
con Frei Rossi
musiche dal vivo Dario Giovannini e Michele
Bertoni
campionamenti e musiche registrate Aidoru
regia Dario Giovannini parole Roberta Magnani
scene Dario Giovannini e Michele Bertoni
disegno della maschera del topo Virginia Mori
maschera del topo Maurizio Bertoni
audio e luci Michele Bertoni
produzione Aidoru Associazione
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro
Fondazione
residenza Anno Solare/ Santarcangelo .12.13.14
con il sostegno di Spazio OFF Trento, Regione
Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena,
Comune di Cesena
gabbia di ferro Rossi Sandro e Casadei R.G.
prima assoluta
Sotto la parola topo si cela un significato altro oltre a quello più immediato. Da topografia e toponomastica, topo è il
nome che abbiamo voluto dare al nostro luogo creativo. Un territorio all’interno del quale i gesti, i movimenti, i suoni
tracciano una mappa tridimensionale: la stilizzazione di un mondo immaginario, un volume che viene riempito di
segno e senso da un essere vivente. [Dario Giovannini]
Dario Giovannini, compositore e musicista, è tra i fondatori del gruppo Aidoru, con cui lavora in ambito musicale
dagli anni ‘90. In campo teatrale ha collaborato, tra gli altri, con il Teatro Valdoca. Dal 2004 è presidente di
Aidoru Associazione e crea progetti di musica, teatro, arti performative e visive nel segno dell’innovazione,
riflettendo intorno al tema del paesaggio urbano e delle sue mutazioni. Nel 2010 inizia il suo percorso di ricerca
artistica come solista con la performance musicale Soli Contro Tutti (produzione Santarcangelo 40), a luglio 2011
mette in scena Coro Doppio: pubblica tenzone politica, popolare e interculturale (produzione Santarcangelo
41) e nel 2012 debutta con il Sestetto di Soli Contro Tutti. Per la Stagione 2012-13 presenta a Cesena, in prima
assoluta, TOPO, che, sul filo della sua originale ricerca si preannuncia come interessante intreccio di istallazione
scenica, paesaggi sonori, visioni e parole poetiche.
TOPO è la stanza di un esperimento, costituita da volumi, linee, ostacoli, percorsi, oggetti, ai quali la cavia (l’attore)
conferisce una relazione, con se stesso e fra loro. All’interno ci sono alcuni oggetti sonori - pezzi di batteria,
percussioni, altri strumenti - e alcuni oggetti di uso comune, piatti, bicchieri, recipienti, cibo. La cavia esegue dei
movimenti, delle interazioni, emette dei suoni e questi elementi, a poco a poco, vanno a comporsi in un sistema,
generando una coreografia. La cavia è animale ma allo stesso tempo è umana: prova emozioni e le trasmette
all’osservatore scienziato/ regista/ pubblico.
Ad un certo punto il percorso drammaturgico subisce una svolta. I movimenti che prima apparivano essenziali,
minimali, elementari si fanno sempre più complessi, delineando una sorta di evoluzione scientifica del soggetto
(una metamorfosi kafkiana al contrario): l’emotività aumenta e la perfezione geometrica delle traiettorie viene
interrotta bruscamente da scelte volontarie. Non si tratta di una ribellione, bensì di un’imperfezione: ora gesti non
vitali, gesti superflui, lasciano delle tracce - dei rifiuti che piombano fisicamente sulla scena - ora gesti volontari,
finalizzati ad un appagamento egoistico, contaminano il luogo, spostano gli oggetti rompendo le linee e i volumi.
Lo spazio trasformato in caotico immondezzaio diventa habitat perfetto per un topo: un ambiente stravolto dal
lascito umano. E proprio in questo ambiente assurdo rinasce la speranza sotto forma di parola: “arriva il sonno, e il
topo si ferma e si addormenta. Nel sonno parla. Parla di estetica e di paesaggio, parla di armonia e disarmonia, della
bellezza del caos e della limitatezza dell’ordine. Parla della pericolosità del pensiero e della forza del vento.”
www.aidoruassociazione.com/artisti_dariogiovannini.html
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ABBONATI IN ANTICIPO per abbonati prosa e essai
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venerdì 19 e sabato 20 aprile 2013
in occasione del 700° anniversario della nascita di Giovanni Boccaccio
CHI HA LETTO IL DECAMERONE?
con gli allievi dei corsi di teatro realizzati nell’ambito del Festival Nazionale del Teatro Scolastico
e della Stagione di Teatro ragazzi del Teatro Bonci
conduzione dei corsi e regia di Gabriele Marchesini
progetto di Franco Pollini
produzione Teatro Bonci/ Teatro ragazzi/ Festival Nazionale del Teatro Scolastico
Maravigliosa cosa è da udire quello che io debbo dire [Giovanni Boccaccio]
CHI HA LETTO IL DECAMERONE? è un progetto di Gabriele Marchesini che si realizza con i giovani
allievi dei corsi di formazione per attori in programma al Bonci a partire dal gennaio 2013: coinvolge
studenti delle scuole e delle università cesenati, sulla falsariga di In viaggio da Itaca (2010-2011), un
format riuscito sia sul piano teatrale sia sul piano formativo. L’occasione è data dal 700° anniversario
della nascita di Giovanni Boccaccio.
Nel salotto della villa sui colli fiorentini, meta della fuga dalla peste dei dieci naufraghi letterari che
raccontano a turno le cento novelle del Decamerone, i ragazzi scelti da Marchesini si immergeranno
nelle atmosfere rarefatte di quell’esilio dorato e volontario.
Lo spettacolo vuole affrontare la complessità di un caposaldo della nostra tradizione letteraria, dando
l’idea della struttura, dei temi e della bellezza della lingua del Decamerone con una versione teatrale che
diviene quasi una traduzione, per rendere il testo più accessibile all’ascolto.
ph. di S. Albertini
Prosa
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venerdì 26 ottobre 2012
fuori abbonamento domenica 28 ottobre 2012
Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena
e Accademia di Belle Arti di Bologna - sede di Cesena
TEATRO MUSICALE
DIDO AND AENEAS
musica di Henry Purcell
Orchestra barocca del Conservatorio “Bruno Maderna” Konzertmeister Luca Giardini
Coro del Conservatorio “Bruno Maderna” diretto da Paola Urbinati
regia Gabriella Medetti
domenica 2 dicembre 2012
Opera Futura
MADAMA BUTTERFLY
musica di Giacomo Puccini
direttori Massimo Alessio Taddia e Giulia Manicardi
regia e scene di Paolo Panizza
domenica 6 gennaio 2013
spettacolo da definire
sabato 16 febbraio 2013
InScena - Compagnia Corrado Abbati
BULLI E PUPE
musical di Frank Loesser
esclusiva nazionale su licenza di Music Theatre International Show New York
Gli spettacoli iniziano alle ore 21 tranne le pomeridiane della domenica: inizio ore
15,30
Teatro musicale
venerdì 26 ottobre 2012
fuori abbonamento domenica 28 ottobre 2012
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Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena
e Accademia di Belle Arti di Bologna - sede di Cesena
DIDO AND AENEAS
musica di Henry Purcell
Orchestra barocca del Conservatorio “Bruno
Maderna” Konzertmeister Luca Giardini
Coro del Conservatorio “Bruno Maderna”
diretto da Paola Urbinati
regia Gabriella Medetti
coreografia Federica Zani, Sara Buratti
in collaborazione con Faenz’a Danza,
IPSSIA “U. Comandini” Cesena
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Ser.In.Ar.,
Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena
prima assoluta per Cesena
Uno straordinario progetto che ogni anno
il Conservatorio “Bruno Maderna” e la
sede cesenate dell’Accademia di Belle Arti
di Bologna regalano ai numerosissimi melomani della città: allievi e docenti realizzano l’allestimento
integrale di un’opera, curando nei minimi dettagli musica, canto, recitazione, scenografia e costumi. Il
risultato è sempre emozionante.
A questa felice esperienza che da tempo ospita, il Teatro Bonci dedica, per il secondo anno consecutivo,
l’apertura della Stagione musicale.
Capolavoro assoluto dell’opera secentesca, DIDO AND AENEAS del compositore inglese Henry Purcell
ripercorre la vicenda della sfortunata regina di Cartagine con grande densità narrativa, in un ricco e
complesso impianto drammaturgico: dopo aver accolto Enea in fuga da Troia Didone se ne innamora
ma l’eroe, ingannato dalle Streghe che desiderano la sventura per Cartagine, è costretto ad abbandonarla.
La regina non crede alla giustificazione e alle promesse dell’amato e lo respinge. Poi, muore di dolore.
Oltre al canto solistico, che ha nel finale dell’opera, con il famosissimo lamento di Didone, uno dei
vertici della musica di ogni tempo, vi sono numerose parti corali e danzate di grande impatto musicale
e scenico.
L’opera ha evidenti legami con il genere del masque: i personaggi virgiliani sono affiancati da
personaggi allegorici e fantastici di segno shakespeariano. A differenza di Virgilio, il librettista Nahum
Tate non attribuisce l’abbandono di Didone da parte di Enea al volere degli dèi, ma alla macchinazione
di malvagie streghe, che sembrano tratte direttamente dal Macbeth shakespeariano.
“Il ‘Progetto Opera’ sostenuto dal Conservatorio ‘Bruno Maderna’ e dal corso di Scenografia del
Melodramma dell’Accademia di Belle Arti di Bologna con sede nella nostra città”, racconta Adriano
Tumiatti, Direttore del Conservatorio, “continua a voler essere un messaggio di esaltazione della nostra
cultura musicale.
Docenti ed allievi delle due Istituzioni, pur incontrando grandi difficoltà di ordine logistico, economico
ed organizzativo, con il loro entusiasmo dimostrano che la fiamma non è spenta ma viene costantemente
vivificata e nutrita con grande tenacia.”
Visto il successo della scorsa Stagione, anche quest’anno ci sarà una replica - domenica 28, ore 15,30
con la formula “All’opera con mamma e papà”: i ragazzi fino a 13 anni accompagnati da un genitore
entrano gratis.
www.conservatoriomaderna-cesena.it
Teatro musicale
domenica 2 dicembre 2012
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Opera Futura
MADAMA BUTTERFLY
tragedia giapponese in tre atti dal racconto omonimo di John Lang Long e David Belasco
libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
musica di Giacomo Puccini
riduzione orchestrale di Hector Panizza approvata dall’autore
direttori Massimo Alessio Taddia e Giulia Manicardi
regia e scene di Paolo Panizza
costumi di Valerio Maggioni
Reduce dal successo de L’Elisir d’amore presentato anche a Cesena, all’inizio del 2012, Opera Futura
affida a Paolo Panizza – regista anche in Arena di Verona, dove ha collaborato con tutti i più grandi nomi
della lirica internazionale – l’allestimento di MADAMA BUTTERFLY, nella riduzione orchestrale, autorizzata da Puccini, a firma del noto direttore Ettore Panizza.
Il libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa racconta la celebre, tragica vicenda della giovanissima
geisha giapponese Cio-Cio-San (Madama Butterfly), andata in sposa a Pinkerton, ufficiale della marina
degli Stati Uniti, che dopo il matrimonio la abbandona. Lei attende con incrollabile fiducia il ritorno
dell’amato, ma quando finalmente Pinkerton arriva è soltanto per strapparle il figlio di quell’amore. Per
il dolore Butterfly si uccide.
Con un organico di 25 elementi, questa versione di MADAMA BUTTERFLY permette una messa in scena
che fonde la rappresentazione lirica dello spettacolo con l’orchestra. Spiega Panizza: “I due comparti
in una rappresentazione sono strettamente collegati, ma spesso accade che il lavoro si sviluppi in due
direzioni diverse. Il teatro prova per suo conto e così pure l’orchestra. Infine lo sforzo dei due comparti
viene unito, sempre con il divario della buca. Accade spesso che un musicista in orchestra faccia molte
repliche senza conoscere a fondo lo spettacolo per il quale sta suonando; viceversa gli attori dello spettacolo spesso non conoscono i professori che stanno in buca e che per loro suonano. Da qui l’idea di fare
un’Opera con l’orchestra in palcoscenico e gli attori che vivano l’orchestra anche scenicamente. Non un
concerto, ma un unicum teatrale”
La scena prevede una pedana principale sulla quale si sviluppa tutto lo spettacolo, attorno alla quale
sta l’orchestra. Altre pedane permettono ai cantanti di andare in mezzo ai musicisti e di fondersi con
l’elemento musicale. Il tutto in un allestimento essenziale, fedele al libretto e alla musica prima di tutto:
lontano da una rappresentazione “da cartolina”.
www.operafutura.it
Teatro musicale
sabato 16 febbraio 2013
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InScena - Compagnia Corrado Abbati
BULLI E PUPE
musical di Frank Loesser
esclusiva nazionale su licenza di Music Theatre
International Show New York
BULLI E PUPE, il divertente e colorato
musical di Broadway dall´intreccio perfetto,
dove tutto funziona grazie al brillante
libretto di Abe Burrows e alle vivaci,
immortali musiche di Frank Loesser, è la
nuova produzione, in esclusiva per l´Italia,
della Compagnia fondata da Corrado
Abbati, vero erede della migliore tradizione
operettistica italiana.
A Broadway BULLI E PUPE ha totalizzato
ben 1200 repliche, rimanendo in scena per
quasi 5 anni e vincendo il premio come
miglior musical, ma il successo mondiale
è arrivato dall´omonimo film del 1955 con
Marlon Brando e Frank Sinatra.
Nathan Detroit, scommettitore incallito, cerca una cantina dove allestire una bisca clandestina, e la trova
nel garage dell’Hotel Biltmore, dove, però, il proprietario chiede una cauzione. Cercando di ottenere la
somma, Nathan coinvolge un altro giocatore d’azzardo, Sky Masterson, e gli propone una scommessa
apparentemente impossibile: invitare a cena Miss Sarah Brown, rigidissima sergente dell’Esercito della
Salvezza.
Sarah naturalmente rifiuta le galanterie di Sky, ma quando questi furbescamente le propone di riempire
le preghiere della sua Missione con una dozzina di scapestrati, lei accetta. Ottentuto l’invito a cena, Sky
forza le inibizioni della ragazza facendole bere del Bacardi. Lei si lascia andare non appena ubriaca, ma
il giovane non vuole approfittarne, dimostrando un certo spessore morale. Nel rientro verso la missione,
i due scoprono di essersi innamorati l’uno dell’altra, ma il loro momento romantico si infrange quando
scoprono che gli incontri di preghiera della Missione sono completamente svuotati: sono andati tutti alla
bisca di Nathan, che nel frattempo dava per scontata la sua vittoria con Sky.
Intanto Miss Adelaide, l’eterna fidanzata di Nathan, medita di lasciarlo perché lui non si decide a
sposarla.
Sky, non volendo disattendere la promessa fatta a Sarah, vince una scommessa coi ragazzi alla bisca di
Nathan, esigendo in premio che si rechino alla Missione dell’amata. Anche Nathan è costretto, e così riesce
anche a ricucire lo strappo con Adelaide, fino alle insperate nozze, alle quali fanno seguito quelle tra Sky e
Sarah, per l’immancabile lieto fine.
La Compagnia Corrado Abbati realizza anche stavolta un grande spettacolo, con un cast di oltre 20
artisti, voci importanti, coloratissimi costumi, balletti mozzafiato e scene eleganti, nel segno della sua
riconosciuta qualità.
www.inscena.it
Prosa
31
giovedì 27 dicembre 2012 (fuori abbonamento)
Balletto Russo di Anna Ivanova solista del Balletto di Mosca
LO SCHIACCIANOCI
musiche di Pyotr Ilych Tchaikovsky
coreografie di Marius Petipa
venerdì 28 dicembre 2012
Balletto Russo di Anna Ivanova solista del Balletto di Mosca
DON CHISCIOTTE
DANZA
musiche di Ludwig Minkus
coreografie di Marius Petipa
venerdì 11 gennaio 2013
Compagnia Junior BallettO di ToscanA
COPPELIA
drammaturgia, regia e coreografia di Fabrizio Monteverde
musica Leo Délibes
sabato 23 febbraio 2013
D.E. Constructions Dance Company
OPEN
il nuovo spettacolo di
Daniel Ezralow
sabato 16 marzo 2013
OMAGGIO A BIRGIT CULLBERG
con alcuni ballerini del Teatro alla Scala di Milano
coreografie Birgit Cullberg
musiche Igor Stravinsky, Hilding Rosenberg, Sergei Prokofiev
ABBONATI IN ANTICIPO per abbonati musica e danza
venerdì 25 gennaio 2013
Compagnia Artemis Danza/ Monica Casadei
TRAVIATA
coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei
musiche Giuseppe Verdi
Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21
Danza
giovedì 27 dicembre 2012 (fuori abbonamento)
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Balletto Russo di Anna Ivanova solista del Balletto di Mosca
LO SCHIACCIANOCI
musiche di Pyotr Ilych Tchaikovsky
coreografie di Marius Petipa
scenografie Tony Fanciullo
solisti Anna Ivanova e Aleksandr Alikin
Ritornano a Cesena, dopo lo straordinario
successo della scorsa Stagione, i ballerini del
Balletto di Mosca, stavolta con il prestigioso
Balletto Russo di Anna Ivanova, che presenta
due titoli: LO SCHIACCIANOCI (27
dicembre 2012 fuori abbonamento) e DON
CHISCIOTTE (28 dicembre).
È uno dei balletti più affascinanti della storia
della danza: per le sue caratteristiche di
favola a lieto fine e per la vicenda pervasa da
un’atmosfera di festa, LO SCHIACCIANOCI
è lo spettacolo più rappresentato nel mondo
durante le festività natalizie. Una fiaba fatta
di dolciumi, soldatini, fiocchi di neve e fiori
che danzano, che ammalia grandi e piccini.
Durante la vigilia di Natale, agli inizi del XIX
secolo, un sindaco dà una festa per i suoi
amici e per i loro piccoli figli. Arriva il signor Drosselmeyer, un amico di famiglia, che porta regali a tutti
i bambini: alla sua prediletta, Clara, regala uno schiaccianoci. Clara, stanca per le danze della serata,
dopo che gli invitati si ritirano, si addormenta sul letto e inizia a sognare. È mezzanotte, e tutto intorno a
lei inizia a crescere: la sala, l’albero di Natale, i giocattoli e, soprattutto, una miriade di topi che cercano
di rubarle lo schiaccianoci.
Alla fine della battaglia con i topi, lo schiaccianoci si trasforma in un principe e conduce Clara nel
Regno dei Dolci, dove li riceve la Fata Confetto…La conclusione è segnata dallo squisito Valzer dei Fiori,
dopo il quale Clara si ritrova nella sua poltrona con lo schiaccianoci in grembo, felice di questo sogno
di Natale.
Il Balletto Russo di Anna Ivanova nasce a Mosca e si basa sulla grande tradizione della scuola del balletto
classico russo: oltre alla Ivanova, che ha fatto parte del corpo di Ballo del Teatro Bolshoi ed è, come
Aleksandr Alikin, solista del Balletto di Mosca, è composto da altri artisti di altissimo livello, vincitori di
vari concorsi internazionali.
Con un repertorio che include le più belle coreografie del patrimonio classico, come Il Lago dei Cigni,
La Bella Addormentata, Lo Schiaccianoci, Giselle, Romeo e Giulietta, Don Chisciotte, la compagnia fa
sognare il pubblico di tutto il mondo: le sue rappresentazioni sono state seguite da milioni di spettatori
in tutta Europa e in Africa.
Rifacendosi fedelmente alla tradizione - costumi e scenografie si attengono ai canoni artistici del Grande
Teatro Imperiale Russo - il Balletto di Anna Ivanova affascina e coinvolge lo spettatore di oggi grazie alla
bellezza dei suoi spettacoli, che toccano “le corde dell’anima”.
www.ballettorusso.com
Danza
venerdì 28 dicembre 2012
33
Balletto Russo di Anna Ivanova solista del Balletto di Mosca
DON CHISCIOTTE
musiche di Ludwig Minkus
coreografie di Marius Petipa
scenografie Tony Fanciullo
solisti Anna Ivanova e Aleksandr Alikin
DON CHISCIOTTE è il secondo titolo presentato dal prestigioso Balletto Russo di Anna Ivanova: ritornano
a Cesena, dopo lo straordinario successo della scorsa Stagione, i solisti del Balletto di Mosca, con un
corpo di ballo di altissimo livello, che nasce dalla grande tradizione della scuola del balletto classico
russo.
Pittoresche scenografie e costumi ispirati al folklore iberico rendono ancor più classico un balletto
tardoromantico basato sull’elegante tecnica accademica, cui si affiancano danze di carattere ispirate alla
tradizione iberica. Celebri sono l’atto bianco con il sogno di Don Chisciotte e l’atto finale, dedicato al
puro divertissement che contiene il pirotecnico passo a due.
Don Chisciotte, un eccentrico gentiluomo di campagna, si ritiene legittimo successore dei cavalieri erranti
medievali, sui quali ha letto moltissimo, forse troppo. Ormai sogna soltanto la nobile dama Ducinea,
frutto della sua fantasia, per la quale combatterà pericolose battaglie. I suoi sogni sono bruscamente
interrotti da Sancho Panza, che sta fuggendo dopo aver rubato un pollo, inseguito da alcune serve. Don
Chisciotte lo nomina immediatamente suo scudiero e insieme a lui parte per avventure cavalleresche di
guerra e amore…
Il Balletto Russo, guidato da Anna Ivanova - ballerina che ha fatto parte del corpo di Ballo del Teatro
Bolshoi ed è, come Aleksandr Alikin, solista del Balletto di Mosca - è composto da artisti vincitori di
vari concorsi internazionali. Con un repertorio che include le più belle coreografie del patrimonio
classico, come Il Lago dei Cigni, La Bella Addormentata, Lo Schiaccianoci, Giselle, Romeo e Giulietta,
Don Chisciotte, la compagnia fa sognare il pubblico di tutto il mondo: le sue rappresentazioni sono state
seguite da milioni di spettatori in tutta Europa e in Africa.
Rifacendosi fedelmente alla tradizione - costumi e scenografie si attengono ai canoni artistici del Grande
Teatro Imperiale Russo - il Balletto di Anna Ivanova affascina e coinvolge lo spettatore di oggi grazie alla
bellezza dei suoi spettacoli, che toccano “le corde dell’anima”.
www.ballettorusso.com
Danza
venerdì 11 gennaio 2013
34
Regione Toscana, Fondazione Nazionale della Danza Reggio Emilia
Compagnia Junior BallettO di ToscanA
COPPELIA
balletto in un atto liberamente ispirato all’omonimo balletto del repertorio
interpretato da 9 coppie della Compagnia Junior BdT diretta da Cristina Bozzolini
drammaturgia, regia e coreografia di Fabrizio Monteverde
musica Leo Délibes
costumi Santi Rinciari luci Andrea Narese
interpreti Siro Guglielmi, Nicola Simonetti, Debora Di Biagi, Sara Pennella, Martin Angiuli, Francesco Porcelluzzi,
Charlotte Lazzari, Alessandra Berti, Alessio Marchini, Vincenzo Minervini, Mattia Saracino, Salvatore Sciancalepore,
Lorenzo Terzo, Valentina Galluccio, Giovanna Pagone, Alice Pellacini, Silvia Sisto, Laura Nicola Viganò
in collaborazione con AterDanza
Fabrizio Monteverde è uno dei migliori coreografi italiani contemporanei. Con questa nuova creazione,
una trascinante COPPELIA “adolescente” per la vivace ed agguerrita formazione dello Junior BdT, riprende
un percorso di feconda collaborazione con Cristina Bozzolini, ideatrice, nel 2005, della Compagnia di
giovani talenti cresciuti nella Scuola omonima. Formato da ballerini fra i 16 e i 21 anni, l’ensemble
diretto da Cristina Bozzolini si è imposto subito all’attenzione meritando, nel 2009, il Premio “Danza &
Danza”, e attualmente affronta palcoscenici sempre più prestigiosi, nazionali e internazionali.
Fra i più celebri titoli del repertorio classico, COPPELIA (1870) si rifà al racconto fantastico del tedesco
Hoffmann L’uomo della sabbia. Ricca di umorismo, di esuberanza e di danze briose, rappresenta tuttavia
una rottura con il mondo cupo dei balletti romantici: è un intreccio divertente di amore, gelosia e
mistero, sulla spumeggiante musica di Léo Delibes. Cogliendo la leggerezza dell’originale, il balletto di
Monteverde rispetta i canoni e i ruoli classici alternando scene corali, variazioni di gruppi, variazioni
singole e passi a due. Ma, con lo straordinario organico di diciotto elementi, crea un teatro di danza
febbrile e emozionale, vibrante di fisicità e profondamente espressivo. I ragazzi dello Junior BdT
raccontano la vicenda come adolescenti contemporanei, ottenendo uno spettacolo fresco e attuale, che
riesce a parlare alle nuove generazioni.
L’inquietante fabbricante di giocattoli Coppelius costruisce una bambola meccanica a grandezza
naturale, di cui si innamora Franz, fidanzato di Swanilda. Coppelius crede di poter rendere umana la sua
creatura, Coppelia, trasferendo la vita dal ragazzo a lei. Ma la seducente e volitiva Swanilda si accorge
dell’inganno e, sostituendosi a Coppelia, smaschera il giocattolaio e riconquista l’amore di Franz.
Tema dominante dell’immaginario romantico, quello dell’automa perfetto ma senza anima è quanto mai
attuale in una società popolata da avatar e realtà virtuali, attratta dal mito della bellezza estrema. Nota
il coreografo: “a differenza di quanto accade sempre più spesso nel nostro tempo, in cui si va verso una
perdità di umanità, in COPPELIA è proprio il tentativo di Coppelius di ‘dare vita’ alla sua bambola a
rendere il suo personaggio struggente, emozionante e verosimile nella sua disperata solitudine umana.”
“Monteverde ha vinto una scommessa. Grazie a una danza
continua, con equilibri precari, risse, spintoni, abbracci, repulsioni
e magnifici duetti, costruiti bocca a bocca, ha tolto la polvere da
Coppelia, rendendola quasi astratta, nel trionfo dell’adolescenza
e dei suoi interpreti veritieri, così calorosamente dentro la parte di
se stessi.” Marinella Guatterini, Il Sole 24 ore
“Divertenti e trascinanti scene di insieme danzate all’unisono si
alternano a passi a due sensuali” Sergio Trombetta, La Stampa
“Straordinaria la fisicità dei giovanissimi danzatori, snodabili ed
elastici come le gonne tirate dagli uomini alle bamboleggianti
ballerine” Giuseppe Distefano, Il Sole 24 ore
“questo piccolo gioiello fiorito nella periferia nord di Firenze
(dove c’è la sede della Scuola del BdT) è sulla bocca di tutti”
Silvia Poletti, Corriere della Sera ed. Firenze
“La nuova formazione Junior è pimpantissima e di alta classe”
Silvia Poletti, Danza & Danza
“una cascata di perle coreografiche” “una ghiotta occasione di
meraviglie cinetiche” Ermanno Romanelli, Corriere dell’Umbria
www.danzatoscana.it
Danza
sabato 23 febbraio 2013
35
BaGS Entertainment
presenta
D.E. Constructions Dance Company
in
OPEN
il nuovo spettacolo di Daniel Ezralow
Debutta in autunno OPEN, il nuovo, attesissimo
spettacolo del geniale coreografo statunitense
Daniel Ezralow: e, dopo quattro anni di assenza
dai palcoscenici italiani, torna a Cesena il
creatore dei più sorprendenti eventi mediatici
degli ultimi anni.
La sua arte coreografica si fonda su un’idea
di danza fatta di umorismo, agilità, sorpresa,
leggerezza, coinvolgimento diretto del
pubblico, utilizzo emozionale delle tecnologie
visive più all’avanguardia: fra i fondatori delle
compagnie di danza acrobatica Momix e Iso,
Ezralow è coreografo per i maggiori corpi di
ballo mondiali e lavora per il teatro (in spettacoli come Aeros con David Parsons, Love del Cirque du
Soleil, la versione italiana di Cats, Spider-man tourn of the dark diretto da Julie Taymor con musiche di
Bono e The Edge), la musica (con Sting, U2, David Bowie, Pat Metheny, Andrea Bocelli, Lucio Dalla,
Ricky Martin), il cinema (nel recentissimo Across the Universe di Julie Taymor), la moda (con stilisti come
Issey Miyake e Koji Tatsuno, Roberto Cavalli, Hugo Boss). Per la televisione italiana ha coreografato le
ultime quattro edizioni di Amici di Maria De Filippi, le ultime tre edizioni del Festival di Sanremo, il
recente show di Fiorello Il più grande spettacolo dopo il weekend e, nel 2001, uno dei celebri programmi
di Adriano Celentano.
Spettacolo dal vivo, cinema, TV, moda, sport, pubblicità: non c’è declinazione dell’arte del movimento,
e in generale della comunicazione, che non sia stata sperimentata dallo suo straordinario talento.
OPEN parte da qui: è un’originalissima selezione del repertorio di coreografie create nella sua lunga
carriera, reinterpretate, oggi, per il palcoscenico. Quadri brevi, fulminanti vignette, trasportano il
pubblico in uno stato di meravigliata sorpresa, in una miscela inarrestabile di emozione scenica e puro
entertainment.
Il cast è formato da otto danzatori provenienti dalla compagnia americana dell’artista, con talenti e stili
variegati: dalla danza classica alla danza moderna, dalla ginnastica alla street dance.
Un vocabolario espressivo, sempre provocatorio, che forza continuamente i confini della danza
tradizionalmente intesa, si fonde con l’originale colonna sonora, in cui entrano anche indimenticabili
melodie scelte dal repertorio della musica classica.
“OPEN”, dichiara Ezralow, “è puro e semplice, giocoso e esaltante, colorato e magico. Non c’è una storia
da raccontare ma l’idea che i ballerini sono note è introdotta in uno dei brani dello show e mentre lo
spettacolo si sviluppa e solletica i nostri sensi si arriva a conoscere la loro personalità.”
www.bagsentertainment.com
Danza
sabato 16 marzo 2013
36
OMAGGIO A BIRGIT CULLBERG
con alcuni ballerini del Teatro alla Scala di Milano
Sabrina Brazzo prima ballerina Teatro alla Scala
Beatrice Carbone ballerina solista Teatro alla Scala
Deborah Gismondi ballerina solista Teatro alla Scala
Roberta Voltolina già ballerina Teatro alla Scala
Maurizio Licitra ballerino solista Teatro alla Scala
Andrea Volpintesta corpo di ballo Teatro alla Scala primo ballerino Balletto Rio De Janeiro
Stefano Benedini già ballerino Teatro alla Scala
Valerio Torelli
e un primo ballerino solista in via di definizione
coreografie Birgit Cullberg
produzione Artedanza srl - Bags Entertainment
PROGRAMMA
Pulcinella Suite musiche Igor Stravinsky
Adamo ed Eva musiche Hilding Rosenberg
Romeo e Giulietta musiche Sergei Prokofiev
in collaborazione con AterDanza
OMAGGIO A BIRGIT CULLBERG è un tributo che alcuni ballerini del Teatro alla Scala di Milano hanno
voluto dedicare ad una delle grandi dame del balletto moderno europeo.
Scomparsa nel 1999 a 91 anni, la coreografa svedese Birgit Cullberg è stata una delle figure più
significative della danza contemporanea, maestra e modello per tutti coloro cha hanno seguito la strada
del moderno: il suo allievo più famoso è Maurice Bejart, che per lei ha costruito le sue prime coreografie
dopo aver abbandonato la carriera di danzatore.
Riformatrice del balletto svedese, la Cullberg ha usato il classico come il moderno, unendo una perfetta
lezione di stile e un grande talento drammaturgico per portare alla ribalta i problemi sociali e politici
del nostro tempo.
Formatasi con Kurt Jooss, Sigurd Leeder e, successivamente, con Martha Graham a New York, ha iniziato
la sua attività di coreografa nel 1950, producendo subito un capolavoro, Signorina Giulia, entrato ormai
nel repertorio di molte compagnie internazionali (in Italia è eseguito dal Balletto della Scala).
Donna di grande cultura, nelle sue opere fonde le passioni per la letteratura e il teatro moderno nel genere
del dancedrama, che con lei ha assunto una struttura agile e essenziale, concentrato sull’osservazione di
problematiche sociali e interpersonali contemporanee. Tutto
attraverso un vocabolario coreutico fortemente espressivo,
nel quale confluiscono la tecnica classica e un interesse via
via più accentuato per principi compositivi più liberi.
Le coreografie raccolte in questo OMAGGIO sono tre
composizioni emblematiche di un arco creativo di oltre
vent’anni e presentano al pubblico tre approcci molto differenti
per contenuti espressivi e narrativi.
Pulcinella e Pimpinella (1980), su musiche di Strawinsky, è
un brano vivace e brioso: racconta l’amore di Pulcinella per
Pimpinella, per la quale i genitori Pantalone e Pandolfina
sognano un Principe Azzurro. Travestirsi da nobiluomo porta
a Pulcinella molti guai, ma il lieto fine è assicurato.
Adamo ed Eva, su musiche del compositore svedese Hilding
Rosenberg, è incentrato sul tema dell’eros e racconta la
trasformazione di un amore innocente, ancora puerile, alla
maturità della passione adulta in una coppia che, una volta
cacciata dall’Eden, arriva a rifiutare Dio.
Romeo e Giulietta (1969) presenta una lettura introspettiva e
psicologica del dramma dei due giovani amanti, lasciando
in secondo piano gli aspetti più strettamente narrativi.
www.bagsentertainment.com
Danza
ABBONATI IN ANTICIPO per abbonati musica e danza
37
venerdì 25 gennaio 2013
Compagnia Artemis Danza/ Monica Casadei
TRAVIATA
ph. di M. Caselli Nirmal
coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei
assistente alla coreografia Elena Bertuzzi
con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo,
Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco, Sara Muccioli,
Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca Ruggerini,
Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan
musiche Giuseppe Verdi
elaborazione musicale Luca Vianini
drammaturgia musicale Alessandro Taverna
produzione Compagnia Artemis Danza/ Monica Casadei
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara,
Festival Verdi - Parma
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, Regione Emilia Romagna-Assessorato alla
Cultura, Provincia e Comune di Parma
in collaborazione con AterDanza
TRAVIATA è il primo capitolo di un coraggioso progetto firmato da Monica Casadei, eclettica coreografa
emiliana formatasi fra Italia, Inghilterra, Francia e vari soggiorni in Oriente: si tratta di Corpo a Corpo Verdi, che
si propone di tradurre nel linguaggio della danza i melodrammi più celebri del più amato compositore italiano.
La tappa successiva, Rigoletto, ha debuttato a Gennaio 2012 al Théâtre de Suresnes Jean Vilar di Parigi.
La storia di Violetta, cortigiana consumata dalla tisi che le crudeli regole di una società conformista
condannano all’impossibilità di amare, nata dalle pagine del romanzo La Dame aux camélias di
Alexandre Dumas figlio, diventa prima dramma teatrale, poi opera lirica e infine balletto. Da Eleonora
Duse a Sarah Bernhardt, da Maria Callas a Alessandra Ferri, la passione e il dolore di Violetta, attraverso
la voce, il canto o l’emozione del corpo che danza, hanno fatto piangere intere generazioni. Del resto si
tratta di una storia, scriveva il suo primo autore, che ha un merito: “quello di essere vera”. Marguerite, la
protagonista del romanzo, è il nome di fantasia sotto cui si nasconde la figura storica di Marie Duplessis:
morta di tisi, sepolta a Montmartre, amata dal giovane Dumas.
Dice Monica Casadei che “Violetta è un anelito, un sentire che la società ha avvilito, massacrato. Un cuore
che non doveva battere”. Ed è dal suo punto di vista che la visionaria coreografa, insieme alla sua strepitosa
compagnia, Artemis Danza, rilegge l’intera opera: al centro della scena, riflessa da un suggestivo fondale
argentato, è un’intensa Violetta, prima in bianco, poi in rosso, sempre moltiplicata in diverse interpreti, a
scandagliare tutta la sua complessità femminile. Contro di lei si schiera una società maschilista e borghese
espressa da un coro in nero, capitanata dal padre dell’amato Alfredo, Giorgio Germont.
Con la volontà di entrare nel dramma di questa donna a cui è negata la speranza di un sentimento
d’amore, Artemis compie un viaggio coreografico in cui la danza e l’opera duettano, dando corpo a un
fluire di immagini sbrigliato da qualsiasi volontà di aderenza didascalica, eppure legato a doppio filo al
dramma di Violetta. Alla fine è il celebre Amami Alfredo a risolvere questo gioco di amore e morte con un
urlo di disperazione e di solitudine, in una TRAVIATA molto femminile nella quale la partita non si gioca
sulla decorazione ma sull’esplodere di una straordinaria energia fisica che si fa specchio dell’anima.
“Di fronte a noi è un coro di bellezza, con quelle gonne lunghe che strisciano ipnoticamente per la scena.” “Un bel
lavoro” Francesca Pedroni, Il Manifesto
“è la stessa coreografa dalla forza neo espressionista a danzare l’amore sanguinante e infinito”
Marinella Guatterini, Il Sole 24 ore
“commovente” “la danza della Casadei disegna movimenti fluidi e disarticolazioni corporeee, mantenendo nella
potenza, nel rigore, nella sensualità e nell’intensità la cifra stilistica della sua creatrice ed esaltando la bravura del
collettivo di Artemis Danza” “Tanti gli applausi” Cristina Romagnoli, Il Resto del Carlino
“una carica e un’energia straordinarie” “La coreografa, la compagnia e la musica di Verdi, insieme funzionano. E gli
applausi calorosi e lunghi stavano lì a dimostrarlo.” Athos Tromboni, La Nuova Ferrara
www.artemisdanza.com
Prosa
38
sabato 17 novembre 2012
FRANCESCA DEGO violino solo
PROGRAMMA
N. Paganini 24 capricci per violino solo op.1
venerdì 30 novembre 2012
in collaborazione con Associazione Polonia e Consolato Generale di Polonia in Milano
BERNADETA SONNLEITNER canto
JAKUB TCHORZEWSKI pianoforte
PROGRAMMA
musiche di M. Karłowicz, W. Lutosławski, K. Szymanowski, F. Chopin
sabato 26 gennaio 2013
CONCERTI
ENRICO DINDO violoncello
MONICA CATTAROSSI pianoforte
PROGRAMMA
L. V. Beethoven Variazioni sul Flauto magico
F. Schubert Sonata in la min per cello D 821 Arpeggione
S. Rachmaninov Prelude op. 2 n°1, Danse orientale op. 2 n°2, Sonata in sol min op 19
per pf e cello
domenica 17 febbraio 2013
ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA
ANDREA BACCHETTI pianista solista e concertante
PROGRAMMA
J. S. Bach
Suite per orchestra d’archi (da definire)
Concerto per pianoforte e archi BWV 1058 in sol minore
Concerto per pianoforte e archi BWV 1055 in la maggiore
Concerto Branderburghese in re magg. BWV 1050 (per flauto, violino principale,
archi e tastiera concertante)
sabato 2 marzo 2013
ANNIE WHITEHEAD GROUP
con la partecipazione di SARAH-JANE MORRIS e CRISTINA DONÀ
presentano
SOUPSONGS: tributo a Robert Wyatt
domenica 17 marzo 2013
BENEDETTO LUPO pianoforte solo
PROGRAMMA
J. Brahms Due Rapsodie op. 79, Fantasie op. 116
P. I. Čajkovskij Grande Sonata in sol maggiore op.37
sabato 13 aprile 2013
URI CAINE
Solitaire - piano solo
Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21
Concerti
sabato 17 novembre 2012
39
FRANCESCA DEGO violino solo
PROGRAMMA
N. Paganini 24 capricci per violino solo op.1
Ex enfant prodige, a soli 23 anni la violinista FRANCESCA DEGO è già una stella della musica classica: la
sua carriera in rapida ascesa l’ha portata a esibirsi regolarmente da solista e in formazioni cameristiche in
Italia, Stati Uniti, Messico, Argentina, Uruguay, Israele, Inghilterra, Irlanda, Francia, Germania, Svizzera a
fianco di musicisti e direttori del calibro di Salvatore Accardo, Gabriele Ferro, Bruno Giuranna, Christopher
Franklin, Julian Kovatchev, Wayne Marshall, Antonio Meneses, Shlomo Mintz, György Györiványi Ráth,
Daniele Rustioni, Peter Stark e Xian Zhang.
A ottobre esce il suo disco di debutto per la Decca con i 24 Capricci di Paganini incisi sul Guarneri del
Gesù appartenuto al grande Ruggiero Ricci.
Vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, nel 2008 è stata la prima violinista italiana
ad entrare in finale al Premio Paganini di Genova dal 1961, aggiudicandosi il premio speciale “Enrico
Costa” riservato al più giovane finalista.
Salvatore Accardo, suo maestro, la definisce “uno dei talenti più straordinari che io abbia incontrato.
Possiede una tecnica infallibile e brillante, un suono bello, caldo e affascinante, la sua musicalità è al
tempo stesso fantasiosa e molto rispettosa del testo.”
Diplomata con lode e menzione speciale al Conservatorio di Milano, si è perfezionata con Daniele
Gay, con Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona e all’Accademia Chigiana a Siena e con
Itzhak Rashkovsky al Royal College of Music a Londra (Master in Performance) dove ha vinto la borsa di
studio George Stennett. Ha debuttato da solista a 7 anni in California con un concerto di Bach, in Italia a
14 con il Concerto di Beethoven (la registrazione del concerto è stata diventata colonna sonora del film
documentario americano The Gerson Miracle, vincitore della Palma d’Oro 2004 al prestigioso Beverly
Hills Film Festival) e a 15 con il Concerto di Brahms in Sala Verdi a Milano diretta da György Györiványi
Ráth. L’anno dopo è stata invitata da Shlomo Mintz ad eseguire con lui la Sinfonia Concertane di Mozart
al Teatro d’Opera di Tel Aviv.
I suoi due CD per Sipario Dischi 2005 e 2006 hanno incontrato subito il favore della critica. Brani
dal suo secondo disco sono stati inseriti nella colonna sonora dell’ultimo film del pluripremiato regista
americano Steven Kroschel, The Beautiful Truth. Del 2010 è la prima incisione assoluta della musica
per violino e pianoforte di Nicola Campogrande e del 2011 la pubblicazione del suo nuovo disco per
WideClassique.
Francesca suona un prezioso violino Giuseppe Guarneri del Gesù per gentile concessione della “Florian
Leonhard Fine Violins” di Londra.
“un’autorevolezza nel suono e nel gusto e una nonchalance tecnico-vistuosistica che ha del tutto giustificato le
ovazioni del pubblico” Angelo Foletto, La Repubblica
“l’artista mostra una saldezza smagliante, e poi bellezza di suono, piglio sicuro nella cavata, per non parlare di
intonazione e precisione.” Gian Mario Benzing, Il Corriere della Sera
“le splendide doti della Dego, musicista che non solo domina le difficoltà tecniche, ma rivela una personalità
interpretativa già ben delineata, persino esaltante nel suo controllo della materia musicale. Alla bellezza del suono
aggiunge la fluidità e la scorrevolezza del fraseggio
che acquista sempre nuove screziature dinamiche e
timbriche.” Carlo Bellora, Musica
“capace di cavare dei legni del suo strumento un
suono di suadente bellezza, sempre caldo, morbido
e tornito e di modellare con abile cura e rassicurante
pacatezza le inflessioni rapsodiche del canto” Luigi
Cioffi, Archi Magazine
“saldo dominio tecnico e cospicuità di suono,
incisivo e scultoreo” Sara Patera, Giornale di Sicilia
“tecnica sopraffina e suggestiva sensibilità” “bastava
entrare in teatro, sedersi ed abbandonarsi all’ascolto
per essere trasportati in un’atmosfera magica,
d’incanto “ Ornella Bellesi, Vivere Marche
www.francescadego.com
Concerti
venerdì 30 novembre 2012
40
in collaborazione con Associazione Polonia e Consolato Generale di Polonia in Milano
BERNADETA SONNLEITNER canto
JAKUB TCHORZEWSKI pianoforte
PROGRAMMA
musiche di M. Karłowicz, W. Lutosławski,
K. Szymanowski, F. Chopin
Il mezzosoprano polacco BERNADETA SONNLEITNER
si esibisce regolarmente come solista in diversi paesi
europei, con un repertorio che spazia dal primo
barocco fino alla musica contemporanea. Collabora,
inoltre, con ensemble vocali professionali, tra cui il
Vokalensemble della Liebfrauen Kirche di Zurigo e la
Zürcher SingAkademie. Con quest’ultima formazione
ha cantato diverse volte al Festival di Lucerna sotto la
direzione di Daniel Barenboim e Mariss Janson.
I suoi principali ambiti d’interesse sono, al momento, l’oratorio e il Lieder. Tuttavia, ha acquisito anche
una solida esperienza scenica all’Opernstudium e al
Teatro di Biel, nonché al Festival d’Opéra di Avenches, interpretando i ruoli principali di Suor Angelica (Puccini), I due Foscari (Verdi) e Giulio Cesare in
Egitto (Händel).
Premiata dalla Fondazione Kiefer Hablizel e dalla
Association Suisse des Musiciens, Bernadeta Sonnleitner ha condotto approfonditi studi vocali sia nella
nativa Polonia che in Svizzera, suo attuale paese di residenza. La sua prima formazione è avvenuta a
Varsavia, dove ha concluso brillantemente il corso di laurea quinquennale in Canto lirico presso l’Accademia di Musica “F. Chopin”. Trasferitasi a Berna, si è specializzata nelle classi di Elisabeth Glauser
e Janet Perry all’Università delle Arti, conseguendo il Solistendiplom in canto lirico e liederistico. Ad
approfondimento dei suoi studi, ha frequentato masterclass con Alberto Zedda, Renata Scotto, Katia
Ricciarelli, Margaret Honig e Markus Haas.
Martin Andersson, su International Piano, ha definito le sue interpretazioni “vigorose e ritmicamente
incisive” mentre il Washington Post, in occasione della sua prova da finalista del 55th Washington Piano
Competition, nel maggio 2008 presso il Kennedy Center di Washington D.C., ha scritto che il giovane
pianista polacco “ha fatto sfoggio d’immaginazione”. Per Schweizer Musikzeitung è un musicista “eccellente e assai promettente”.
A 31 anni, JAKUB TCHORZEWSKI si è già esibito in Europa, Nord America, Giappone e Brasile.
Neue Zeitschrift für Musik, la più antica tra le riviste musicali esistenti, fondata nel 1834 da Robert Schumann, ha attribuito al suo CD d’esordio, prodotto nel 2007 dalla casa discografica Musiques Suisses, il
massimo punteggio per l’interpretazione musicale e la scelta del repertorio. Si tratta del primo CD nella
storia della fonografia a riportare tutti i lavori per pianoforte solo di Sándor Veress, un compositore ungherese allievo di Béla Bartok, insegnante di György Ligeti e György Kurtag.
Premiato in diversi concorsi pianistici internazionali (55th Washington International Competition for
Piano, 2nd Louisiana International Piano Competition, ArtLivre Chopin/Liszt International Piano Competition, 3rd Andorra International Piano Competition), è stato invitato ai festival BolognaFestival 2010,
Chopin Transgresje (Varsavia), Veress 2007 (Berna) e presso istituzioni musicali come il Kennedy Center
di Washington D. C., il Kultur-Casino di Berna e le Filarmoniche di Varsavia, Cracovia, Opole e Leopoli.
Recentemente si è esibito, fra l’altro, presso il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro Regio di Parma, il
Teatro Sociale di Bergamo, la Fondazione Cini di Venezia, la Filarmonica di Trento e l’Auditorium Pollini
di Padova.
www.associazionepolonia.com
Concerti
41
sabato 26 gennaio 2013
ENRICO DINDO violoncello
MONICA CATTAROSSI pianoforte
PROGRAMMA
L. V. Beethoven Variazioni sul Flauto magico
F. Schubert Sonata in la min per cello D 821 Arpeggione
S. Rachmaninov Prelude op. 2 n°1, Danse orientale op. 2 n°2, Sonata in sol min op 19 per pf e cello
Annoverato fra i migliori violoncellisti al mondo, ENRICO DINDO si è imposto all’attenzione internazionale
vincendo nel 1997 il Primo Premio al Concorso “Rostropovich” di Parigi: da quel momento ha iniziato
l’attività da solista, che lo porta ad esibirsi in moltissimi paesi, con orchestre prestigiose come la BBC
Philharmonic Orchestra, la Rotterdam Philharmonic Orchestra, l’Orchestre Nationale de France, l’Orchestre
du Capitole de Toulouse, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra
dell’Accademia di Santa Cecilia, la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Stato di Sao
Paulo, la Tokyo Symphony Orchestra, la Toronto Symphony Orchestra, Chicago Symphony Orchestra,
Pittsburgh Symphony orchestra, Leipziger Gewandhaus Orchester e al fianco di importanti direttori, tra i
quali Riccardo Chailly, Aldo Ceccato, Gianandrea Noseda, Myung-Whun Chung, Paavo Järvj, Valery Gergev,
Riccardo Muti e lo stesso Mstislav Rostropovich. Per lui hanno composto autori come Giulio Castagnoli,
Carlo Boccadoro Carlo Galante e Roberto Molinelli.
Figlio di musicisti, ha iniziato a sei anni lo studio del violoncello, diplomandosi presso il Conservatorio
“G. Verdi” di Torino. Attualmente è Direttore stabile dell’Orchestra da camera “I Solisti di Pavia” e docente
presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, presso la Pavia Cello Academy e i corsi estivi
dell’Accademia T. Varga di Sion. Nel giugno 2012 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia.
Dindo incide per la Decca, per la quale è uscita nel 2011 l’integrale delle Suites di Bach. Nel gennaio 2012
la Chandos ha pubblicato i concerti di Shostakovich, incisi con la Danish National Orchestra, riscuotendo
immediato consenso da parte della critica internazionale.
Suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717 affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.
MONICA CATTAROSSI ha suonato come solista con l’Orchestra da Camera di Verona, di Genova, l’Orchestra
Giovanile Bulgara, l’Orchestra del Festival di Chioggia, l’Orchestra “G. Verdi” di Milano. È stata invitata in
numerosi festival, tra cui Montepellier, Kuhmo, St. Riquier, Allegretto Albania, Città delle Nazioni, Pontino,
Kronberg e da importanti associazioni concertistiche, tra cui Società dei Concerti di Milano, Unione Musicale
di Torino, Amici della Musica di Firenze.
La sua predilezione per il repertorio per violoncello e pianoforte la rende preziosa collaboratrice di importanti
artisti, con i quali si è esibita in sale quali la Carnegie Hall di New York, Kuhmo e Arts Center Hall di Seoul,
Hercules Saal di Monaco, Kitara Hall di Sapporo.
Nata a Treviso, dopo aver compiuto gli studi musicali nella sua città si è diplomata giovanissima presso
il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia e ha proseguito lo studio del pianoforte con il M° Jacques
Rouvier, il M° Konstantin Bogino e il M° Andrea Lucchesini,
specializzandosi sotto la guida del M° Alberto Baldrighi. Si
è laureata col massimo dei voti e lode in Musicologia presso
l’Università di Cremona.
Affianca all’attività concertistica un prestigioso ruolo di
accompagnatrice nei corsi di perfezionamento di Accademie
quali la “W. Stauffer” di Cremona e il Mozarteum di Salisburgo.
È collaboratore ufficiale in alcuni dei più importanti concorsi di
strumento, sia nazionali che internazionali.
È inserita nell’elenco artisti della Gioventù Musicale d’Italia.
“un carisma da grande solista e una musicalità straordinaria”
Francesco Maria Colombo, Corriere della Sera
“una esecuzione essenziale ed impeccabile”
Roberto Iovino, La Repubblica
“Uno strumentista che conosciamo e del quale non possiamo che
ribadire in toto l’assoluta eccellenza.” Elsa Airoldi, Il Giornale
“Inutile dire che Dindo è stato fantasmagorico.”
Paolo Gallarati, La Stampa
“suona in un modo così superbo che inaspettatamente ti sconvolge”
Janelle Gelfand, Cincinnati Enquirer
www.enricodindo.com
ph. di S. Lelli
Concerti
domenica 17 febbraio 2013
42
ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA
ANDREA BACCHETTI pianista solista e concertante
PROGRAMMA
J. S. Bach
Suite per orchestra d’archi (da definire)
Concerto per pianoforte e archi BWV 1058 in sol minore
Concerto per pianoforte e archi BWV 1055 in la maggiore
Concerto Branderburghese in re magg. BWV 1050 (per flauto, violino principale, archi e tastiera concertante)
Il suo recentissimo CD Sony Music dedicato alle Suite Francesi di Bach - fra
i dischi del mese “5 stelle” per la rivista Musica di settembre 2012 - appena
pubblicato ha ricevuto richieste da distributori di oltre 50 paesi in tutto
il mondo. Il CD Andrea Bacchetti plays Bach (Dynamic) ha ottenuto nel
2009 il prestigioso riconoscimento BBC Music Magazine CHOICE. Le più
autorevoli riviste musicali – per citarne alcune: Classics Today, Diapason,
Le Monde de la Musique, Gramophone, International Piano, Classic Voice,
Amadeus – segnalano e premiano il suo indiscusso talento da una ventina
d’anni: classe 1977, il pianista genovese ANDREA BACCHETTI è ormai
annoverato fra i migliori interpreti del panorama internazionale.
Cresciuto a contatto con vere e proprie leggende della musica, come Karajan,
Magaloff, Baumgartner, Berio e Horszowski, Bacchetti ha debuttato a 11
anni a Milano con i Solisti Veneti e da allora ha suonato nei principali festival
(a Lucerna, Salisburgo, Belgrado, Santander, Antibes, Vicenza, Bologna,
Menorça, Brescia e Bergamo, Sermoneta, Camerino, Sorrento, Ravello,
Torino, Como, La Coruña, Pesaro, Milano – Festival MITO, Bellinzona,
Salamanca, Cervo, Badworishofen, Husum, Ravenna) e presso importanti
centri musicali, a Berlino, Parigi, Praga, Bruxelles (Europalia 2008),
Venezia (Teatro La Fenice), Buenos Aires, Bucarest, Mosca, Madrid, San
Paolo, Berna, Valladolid, Lipsia, Roma (Università La Sapienza, Accademia Filarmonica, Concerti al Palazzo del
Quirinale). A Milano si è esibito al Teatro alla Scala e in Sala Verdi, partecipando anche al ricordo di L. Berio
insieme all’Ensemble Intercontemporain e P. Boulez; è, inoltre, ospite regolare delle Serate Musicali, dove ha in
corso di esecuzione un programma pluriennale con l’integrale dell’opera per tastiera di Bach.
Ha suonato in tournée dal Giappone al Sud America, con direttori ed orchestre di rilievo come Camerata
Salzburg, Lucerne Festival Strings, Cappella Istropolitana, Prague Chamber Orchestra, Filarmonica della Scala,
MDR Sinfonie Orchestra, RTVE Radiotelevisione Spagnola, Philarmonie der Nationen, SDWO Sud-West Deuschte
Orchestra, Enescu Philarmonic, ONBA, Philarmonique de Nice et de Cannes, Sinfonica Castilla Y Leon, Sinfonica
dell’Asturia, Sinfonica dell’Estado del Paraná.
Fra le sue incisioni, le Suite Inglesi di Bach (Decca), Berio Piano Works, (Decca), il SACD con l’integrale delle 6
Sonatas di Cherubini e il CD Galuppi Piano Sonatas (Rca Red Seal - Sony Music). Il DVD Arthaus con le Variazioni
Goldberg di Bach, trasmesso con grande successo da SKY Classica, è stato segnalato tra i migliori DVD dell’anno
dalla stampa specializzata europea e americana.
L’ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA nasce nel 1990, con il nome del capolavoro di Andrea
Palladio, posto nel cuore di Vicenza, che rappresenta un’opera unica al mondo: il Teatro Olimpico. Fondata
per iniziativa del Comune di Vicenza e di alcuni musicisti vicentini, l’Orchestra raccoglie le esperienze di altre
formazioni cittadine e riunisce da subito alcuni tra i migliori musicisti del Veneto.
Dalla Stagione 2012-2013 la direzione artistica è affidata a Giampaolo Bisanti.
L’OTO vanta collaborazioni con artisti del calibro di Benedetto Lupo, Maria Tipo, Antonio Ballista, José Carreras,
Renato Bruson, Mario Brunello, Astor Piazzolla, Enrico Rava, Richard Galiano, Hiromi.
Si è fatta apprezzare in numerose città italiane e straniere, con tournées in Francia, Spagna e negli Stati Uniti.
“un’interpretazione fresca, originalissima” “profondità e autenticità di pensiero” Enrico Girardi, Corriere della Sera
“tempi affettuosi, fioriture perfette e sonorità brunita” Carla Moreni, Il Sole 24 ore
“ha mani che potrebbero fare cose paragonabili al funambolismo di un acrobata. Invece sceglie Bach, il Pensiero. E
da quel Pensiero estrae la purezza, l’origine “ Nicoletta Sguben, Amadeus
“il senso di leggerezza, di disincanto quasi con cui fa nascere dalle dita la musica “ Luca Chierici, Classic Voice
www.orchestraolimpicovicenza.it
www.andreabacchetti.net
Concerti
sabato 2 marzo 2013
43
ANNIE WHITEHEAD GROUP
con la partecipazione di SARAH-JANE MORRIS e CRISTINA DONÀ
presentano
SOUPSONGS: tributo a Robert Wyatt
Sarah-Jane Morris e Cristina Donà voce
Annie Whitehead trombone, leader
Brian Hopper sax tenore
Mark Lockheart sax tenore e soprano
Jennifer Maidman chitarra, voce
Janette Mason pianoforte, tastiere
Tim Harries basso el.
LiamGenockey batteria
una produzione di Rosalba Di Raimondo Artist Management in collaborazione con Live Artssrl
SOUPSONGS è un viaggio nell’universo di Robert Wyatt: ex leader dei Soft Machine, sperimentatore
musicale senza confini, polistrumentista dalla voce “magica”, autore di alcune tra le più incredibili
canzoni del nostro tempo. Ideato dalla trombonista inglese Annie Whitehead, questo progetto ha ormai
una lunga storia alle spalle: ha esordito sulle scene inglesi nel 1999 e da allora ha toccato i più importanti
festival del mondo, arrivando anche in Italia nel 2001 dove è tornato, a maggio, con un “nuovo” debutto
italiano, al Vicenza Jazz festival. Nel frattempo la formazione è, in parte, cambiata: molto significativo è
stato l’arrivo, nel 2004, della voce di CRISTINA DONÀ, una delle più intense e originali del rock d’autore
italiano, che ha ormai conquistato il pubblico internazionale. Ben prima di essere coinvolta nel progetto,
Cristina ha ricevuto parole di elogio anche dallo stesso Wyatt, che nel ‘99 ha deciso di intervenire in uno
dei pezzi più belli incisi della cantante, Goccia. Accanto a lei, un’altra vocalist d’eccezione, la jazzista
soul SARAH-JANE MORRIS.
ANNIE WHITEHEAD si è formata come jazzista, ma una volta arrivata a Londra, alla fine degli anni
‘70, si è dedicata anche a fusion, blues, progressive rock e reggae, collaborando, tra gli altri, con Joan
Armatrading, Chris Rea, Bill Wyman, Elvis Costello, Robert Wyatt, i Communards e Bananarama.
Importante è anche la sua frequentazione dei musicisti sudafricani residenti a Londra: la Whitehead ha
suonato sia nella Brotherhood of Breath di Chris McGregor che negli SpiritsRejoice di Louis Moholo. Al
di fuori dei confini inglesi, si è esibita con James Blood Ulmer, Abdullah Ibrahim e il World Trombone
Quartet con Ray Anderson.
SOUPSONGS è l’unico programma di canzoni di Robert Wyatt eseguito da musicisti che hanno lavorato
direttamente con il grande musicista.
“l’omaggio più convincente al repertorio di Wyatt” “autentico e contagioso entusiasmo” “il gradimento in platea
sale alle stelle per canzoni zuppa capaci di scaldare tanto la pancia quanto il cuore” Antonio Stefani, Il Giornale di
Vicenza
ph. di A. Naddeo
www.rosalbadiraimondo.com
Concerti
domenica 17 marzo 2013
44
BENEDETTO LUPO pianoforte solo
PROGRAMMA
J. Brahms Due Rapsodie op. 79, Fantasie op. 116
P. I. Čajkovskij Grande Sonata in sol maggiore op.37
Il New York Times lo descrive come un musicista
di straordinaria sensibilità: considerato da tutta la
critica internazionale come uno dei talenti più
interessanti e completi della sua generazione,
il pianista BENEDETTO LUPO si esibisce in
lunghissime tournée in Italia e all’estero.
Ha debuttato a 13 anni con il Primo Concerto
di Beethoven, imponendosi subito in numerosi
concorsi, tra i quali “Cortot” e “Ciudad de Jaén”
in Europa, “Robert Casadesus”, “Gina Bachauer”
e “Van Cliburn” negli Stati Uniti. Nel 1992,
quando con un’intensa attività concertistica
era già impegnato nelle Americhe, in
Giappone ed in Europa, ha vinto a Londra
il Premio “Terence Judd”.
Ospite delle più prestigiose istituzioni
internazionali - Lincoln Center a New York,
Salle Pleyel a Parigi, Wigmore Hall a Londra,
Philharmonie a Berlino - Lupo ha suonato con
ph. di C. Cofano
orchestre come Chicago Symphony, Philadelphia
Orchestra, Boston Symphony, Los Angeles
Philharmonic, Montreal Symphony, London
Philharmonic, Gewandhaus Orchester di Lipsia,
Rotterdam Philharmonic, Hallé Orchestra, Deutsches Symphonie-Orchester, Orquesta Nacional de
España. In Italia, è stato chiamato dalle più importanti istituzioni musicali, fra cui il Teatro alla Scala di
Milano, l’Accademia di S. Cecilia, l’Orchestra Nazionale della RAI e l’Orchestra “Verdi” di Milano, il San
Carlo di Napoli, la Fenice di Venezia, i Teatri Comunali di Bologna e di Firenze.
Pianista dal vasto repertorio, ha al suo attivo anche un’intensa attività cameristica e didattica: insegna
al Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli, tiene masterclass in tutto il mondo ed è spesso invitato nelle
giurie di prestigiosi concorsi pianistici.
Ha inciso per Teldec, Bmg, Vai, Nuova Era e, per la Arts, l’integrale delle composizioni per pianoforte e
orchestra di Schumann. Nel 2005 è uscita una sua nuova incisione del Concerto Soirée di Nino Rota per
Harmonia Mundi, che ha ottenuto ben cinque premi internazionali, tra i quali il Diapason d’Or.
“uno dei campioni del pianismo italiano più apprezzato al mondo” Filippo Michelangeli, Suonare News
“tecnica sicura ed anche molta eleganza, virtuosismo da vendere, bellissime sonorità” “gli applausi sono fioccati
copiosi” Attilio Piovano, Il Corriere Musicale
“prodigioso” A. B., Corriere di Siena
“splendida la prova di Lupo” Matteo Pappalardo, Gazzetta del Sud
“Benedetto Lupo incanta” Nadia Spagna, Brescia Oggi
Concerti
sabato 13 aprile 2013
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URI CAINE
Solitaire - piano solo
Uri Caine è un artista rappresentato da Rosalba Di Raimondo Artist Management in collaborazione con
Live Artssrl
URI CAINE è uno degli “architetti” più intelligenti e sensibili della musica d’oggi, un geniale alchimista,
che compone in modo originale ripartendo dal passato prossimo del grande jazz come da quello più
remoto della musica classica, capace di rileggere i repertori di ogni epoca con intelligenza, cultura,
humour. Il suo jazz è una miscela di musica classica, rock ed elettronica.
Cresciuto a Philadelphia, dai 12 ai 16 anni studia con il brillante e sottovalutato pianista francese Bernard
Pfeiffer, che mentre gli insegna composizione lo spinge a rielaborare i pezzi con un approccio che si
rivela basilare nello sviluppo non solo della tecnica del giovane allievo ma della teoria jazzistica.
Quando si iscrive all’Università è già protagonista della scena jazzistica della sua città: suona nei jazz
club, entrando in contatto con i grandi maestri che visitano Philadelphia e continua a perfezionarsi fra
corsi di musicologia e di letteratura.
Trasferitosi a New York, inizia la sua carriera come solista. Nel 1992 incide il suo primo disco, Sphere
Music.
Nel 2003 è direttore di una memorabile edizione della Biennale di Venezia dove debutta con The Othello
Syndrome, un lavoro di variazioni liberamente tratte dalla partitura di Giuseppe Verdi che dà origine alla
registrazione di Winter and Winter nominata ai Grammy Awards di Los Angeles come migliore album di
musica classica/crossover del 2008 e premio Echo Klassik 2009.
Tra i suoi progetti più recenti: una composizione sugli orrori della guerra commissionata dal Festival di Granada,
un’opera musicale ispirata alle opere di Goya, un duo con John Zorn al Vicenza Jazz Festival, una tournée
delle Variazioni Diabelli con l’Orchestra Regionale Toscanae l’Orchestra Toscanini, Berio Project, commissionato
dal Ravenna Festival in collaborazione con Tempo Reale, la
prima esecuzione del programma Wagner e Venezia (titolo
dell’album di Winter & Winter, registrato dal vivo a Venezia
ph. di A. Boccalini
nel 1997) presso il Festival tedesco di Potsdam, programma
che è stato replicato al festival di Ravello, una commissione
per Suoni delle Dolomiti per orchestra d’archi e pianoforte,
una nuova composizione con il Quartetto Arditti, dal titolo
TwelveCaprices.
La sua discografia, ampia e ricca di opere importanti,
alcune riconosciute come pietre miliari, viene indicata
come snodo fondamentale della storia musicale
contemporanea.
Siren in trio jazz e The Four Seasons con Forma Antiqva,
una formazione barocca spagnola, e la voce di Theo
Bleckmann, sono i titoli delle incisioni più recenti.
“l’Autore USA continua a cancellare i confini tra i generi. Con
effetti geniali.” Lorenzo Viganò, Il Corriere della Sera
“Caine al piano è splendido.” Mario Gamba, Il Manifesto
“Successo clamoroso.” Franco Fayenz, Il Giornale
“anche quando improvvisa sembra che stia componendo.
E viceversa. La musica sembra un gioco per Caine” Helmut
Failoni, Corriere della Sera ed. Bologna
www.uricaine.com
ph. di G. Senni
La copertina è di
Ugo Bertotti
Questo volume è stato stampato a Cesena
nel mese di settembre dell’anno 2012
dalla litografia «Il Papiro» per conto della
Società Editrice «Il Ponte Vecchio»